XVIII CELEBERRIMI OPPIDA?

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1 22 Gonnos. Corredo funerario necropoli romana di Pire Meli Arbus. I resti di Santa Sofia Il Caso (con iniziale maiuscola) vuole che la società Monteponi e Montevecchio doni a don Alfredo Cauli, parroco pro tempore in Gonnosfanadiga, un ampio tratto di terreno per edificarvi la tanto agognata, sognata, desiderata chiesa da dedicare alla Madonna di Lourdes. Sempre lo stesso Caso aveva fatto ritenere inidonee altre due sedi, spingendo a trovare adatta solo quella che Lui aveva deciso. Nessuno lo sa, ma quel terreno fa parte del territorio della Gonnos arcaica, di cui si era perduto qualsiasi ricordo, di cui si era per secoli ignorata l esistenza. Con lo scavo delle fondazioni, appare subito che si sta aprendo uno scrigno ricolmo di reperti di tempi lontanissimi che, manco a dirlo, vengono fatti sparire immediatamente anche e, soprattutto, pensando di aver trovato dei grossi tesori (da trasformare in denaro). Classico l episodio di due baldi giovanotti che, portandosene dietro alcuni, si recano a Cagliari per farne valutare il valore venale e si rivolgono proprio ad un impiegato della Soprintendenza. Il quale sequestra i reperti, lasciando delusi e molto arrabbiati i giovanotti, che si videro defraudati di una vera e propria fortuna. È chiaro che qualunque altro oggetto riportato alla luce (e dicono che siano piuttosto numerosi), ha preso tutt altra via che quella della Sovrintendenza. Qualche centinaio di metri più in basso era stato edificato un grande locale per la scuola media e anche qui i reperti sono molto numerosi, non meno di un centinaio. Vengono raccolti e conservati da una persona che vi lavorava la quale, assillata da tante richieste di amatori, decise di interrarli in tre punti diversi, rassicurandomi personalmente che li avrebbe riportati alla luce, quando a Gonnos fosse nato un antiquarium. Purtroppo muore improvvisamente e tutto è andato perduto. In piazza Giovani XXIII, lavori, scavi, reperti, tombe. Altri reperti vengono distrutti volutamente in seguito ad un lutto in famiglia, cha viene attribuito alla loro presenza in casa. Si lottizzano e si vendono lotti di terreno per case private. In tal modo si scopre il cimitero di Sa Pira Mebi, che viene studiato dalla Sovrintendenza.. Un altro cimitero era stato scoperto casualmente tempo prima in regione Cadumbu. Ce ne parla Giovanni Pinna, che pubblicò questa esperienza (RI- CORDI - Tipografia Concu Sanluri - Giugno 1981) e che vogliamo riportare. Capitò che io, recandomi nella mia proprietà, venissi a capitare in quei pressi, e l amico vedendomi mi chiamò a vedere. Mi resi subito conto di quanto stava succedendo. L amico, a corto di nozioni storiche, stava arando sopra un antico cimitero e aveva già scoperchiato alcune tombe, che erano quasi a fior di terra, e aveva già infranto diversi oggetti,.. Io, entusiasta della scoperta, scrissi una lettera al prof. Lilliu, che sapevo si interessava di queste cose, invitandolo a un sopralluogo, ma non ebbi nessuna risposta. In seguito mi rivolsi al museo archeologico e mi dissero che di quegl oggetti ne avevano magazzeni pieni. E allora, visto che nessuno se ne voleva interessare ci riunimmo, cinque o sei amici e andammo a vuotare le tombe prima che tutto fosse perduto. Ne scoperchiammo una trentina. Erano poco profonde, al massimo cinquanta centimetri e lunghe non più di un metro poiché i cadaveri i seppellivano rannicchiati, non so se per risparmiare terreno o per risparmiare lavoro. Dove poggiava la testa c era un piccolo gradino con sopra recipienti per cibarie: di solito un piatto e un anforetta. C era poi nello stesso gradino, una piccola lucerna e un tubetto di vetro (un lacrimatoio )... Con tutto il rispetto che meritano il citato grande studioso e il museo archeologico, il silenzio del primo e la risposta dell altro, ci hanno fatto semplicemente rabbrividire. Altro documento della lunga presenza dei fenicio-punici a Gonnos, è restato nella lingua. Dei quattro vocaboli sicuramente accertati come appartenenti alla loro parlata, tre sono restati e usati in modo esclusivo da noi. Sono Tzìppiri (Rosmarino). Mizza (Sorgente ), Tzicchirìa (Aneto). Attraverso la zona dì S affangu, da Cadumbu si arriva all ultimo cimitero in alto, sul colle di Santa Severa, messo in luce dal taglio della collina relativo al passaggio del tubo dell acquedotto. Tombe a cappuccina e tanti reperti fatti sparire, come al solito, immediatamente. È il cimitero del personale che componeva la guarnigione romana, a difesa della città sottostante. Ché di una vera e propria città si trattava. Comprendeva infatti il territorio ad est della via Foscolo, alla fine della quale l aratro aveva portato alla luce il fondo di un grosso bacile di epoca romana (proprietà Spina). Un po più in alto Guspini. Fonte romana Sa mitza de s abiu XVIII CELEBERRIMI OPPIDA? di Enrico Casti Dopo secoli di abbandono totale, di ipotesi le più disparate senza che si sia arrivati a una qualsiasi soluzione da parte degli studiosi, ci si mette il Caso a sollevare il manto del segreto che copriva la Gonnos romana, preromana, e forse prenuragica. (proprietà Porta) negli anni 50 del secolo scorso era stato demolito un pozzo di tipo nuragico, dove vennero rinvenuti numerosi reperti fittili che, lasciati all aria, si sfarinarono letteralmente. Sempre ad est della via Foscolo, a metà circa della sua lunghezza, durante lo scavo di fossi per piantare una vigna, Domenico Piras, come mi raccontò lui stesso, doveva lavorare con piccone e badile ma anche con una carriola, che usava per portare fuori del campo, per buttarli, i numerosi reperti soprattutto fittili, che trovava continuamente durante lo scavo. L abitato descritto dai reperti comprendeva tutta la zona della scuola Media fino alla intercomunale Gonnos Arbus, tutta la zona ricca di acque che risorgevano nel laghetto di Pal e Pardu, la vasta zona di Sa Pira Mèbi che, oltre il cimitero, è tutta da esplorare e lo sarà per molto tempo, perché la gente non vi compra più lotti di terreno, scottata dal lungo blocco dei lavori, imposto anni addietro, in attesa dell esplorazione del cimitero stesso. La vasta area in cui sono saltati fuori i reperti è proprio quella di una città, che rende ragione al significato di Oppidum. che è quello di Città fortificata. In alto la guarnigione che la protegge (dalle incursioni dei montanari ribelli), al disotto l area urbana. Questo un po in contrasto con quanto dice il Della Marmora, che con Oppidum intende la sola guarnigione armata in Santa Severa (Itinerario..,Vol. I pag. 72). Siamo del tutto convinti di trovarci di fronte ad una fiorente città del periodo romano, uno dei XVIII celeberrimi oppida citati da Plinio, scomparsi senza lasciare traccia e che hanno dato molto da pensare agli studiosi. L oppìdum Gonus fanadiga era stato avvolto dal silenzio e dal mistero, assieme all oppidum pavilionis, a partire dal 1584, anno, secondo il Fara, della loro distruzione ad opera dei pirati. Se pure è esatta la data, la distruzione non è per niente veritiera, perché i pirati non avevano il tempo né l interesse di distruggere alcunché. La loro tecnica era quella di arrivare a sorpresa, predare e andar via il più in fretta possibile. Pensiamo che il termine Oppidum, attraverso il latino dei monaci bizantini, poi quello delle cancellerie giudicali, sia restato tale fino al periodo spagnolo, in cui lo troviamo scritto sempre nei documenti notarili con l intestazione scritta in latino. (Die...Mensis..Anno a nativitate Domini. in oppido Gonus fanadiga). Oltre a Gonnos, oppidum vengono sempre chiamati Guspini, Arbus, Sangavino, Pabillonis, Villacidro, Pauli Arbarei. Ci siamo chiesti quale sia stato il motivo o i motivi che hanno dato impulso a questi centri, determinando benessere, ricchezza, notorietà, tanto da essere definiti da Plinio non solo Oppida, ma anche celeberrimi. Siamo andati ad interrogare le tracce ancora presenti nell 800, che potrebbero fornire qualche labile indicazione. Per Gonnos a partire dagli 800 telai in 700 famiglie, dai manipoli dì lino prodotti annualmente, dai famosi Saccus Nieddus (Saguli) forniti all esercito romano e così via, non c è che da pensare alla grossa produzione di fibre tessili, tessuti di lana e di lino, con tutte le attività connesse e forse alla produzione delle angurie, originarie dell Egitto e che possono essere arrivate tramite gli scambi commerciali con i fenicio-punici presenti nel nostro paese, quelli che si erano realizzati il proprio cimitero in regione Cadumbu e ci hanno lasciato i tre vocaboli che abbiamo voluto riportare. Sostituire vocaboli nella lingua di genti dì cui si è ospiti, non è certo roba da pochi mesi o pochi anni. Per Guspini, visto che nell 800 sì producevano ancora armi (ved. il Dizionario del Casalis), non sarebbe del tutto fantasioso pensare che ai tempi dei romani vi si producessero grosse quantità di daghe, gladi, spade e cosi via, da inviare a Roma e nelle varie parti dell impero. Non ci è mai capitato dì leggere di qualche regione in particolare in cui venivano prodotte. Per Sangavino si può pensare ad estese piantagioni di quell optimum crocus, di cui ci parla il Fara, ottimo zafferano, da inviare nelle varie parti dell impero a deliziare le mese specie dei ricchi. Per Pabillonis il pensiero corre a quell attività mai abbandonata del tutto, della produzione dei più diversi oggetti di terracotta, e che una volta potevano essere prodotti in quantità industriali, da caricarne anche navi che si dirigevano a Roma (Non dimentichiamo il celeberrimi che contraddistingueva anche questa località). Per Villacidro ce lo suggerisce proprio il suo nome. Per Pauli Arbareì, data la sua posizione, viene da pensare ad un centro di raccolta di prodotti agricoli, grano in particolare, dal quale farli partire verso i porti di imbarco, con i numerosi mezzi di trasporto di cui la città era dotata, atti a formare vere carovane, protette da scorte militari. Non ci è riuscito di trovare alcun aggancio per l Oppidum di Arbus. Speriamo che ce lo possa fornire qualcuno più informato. In tempi recenti e forse anche in quei tempi, Arbus forniva ai gonnesi la lana di pecora nera per formare il grigio della lana da tessere, da tingere poi in nero corvino per i sacchi o da lasciare naturali per zaini, bisacce o altro. I gonnesi, tradizionalmente, hanno sempre allevato infatti solo pecore dal vello bianco. Siamo comunque convinti che si tratti di sette dei diciotto oppida celeberrimi citati da Plinio e l ubicazione degli altri undici non dovrebbe essere ormai più troppo difficile da trovare, visto che si trattava di Centri che, pensiamo, esistono ancora e che si trovano al di qua dei monti sulcitani, monte Linas compreso. Si trattava in tutti i casi di fiorenti, ricchi centri urbani, che andavano difesi dagli attacchi dei fuoriusciti che abitavano i monti del Sulcis, monte Linas compreso, e che dovevano latitarvi per tutti i sette secoli della dominazione romana. La loro ricchezza, importanza e celebrità era stata favorita dalla presenza dei romani, che fornivano protezione armata e possibilità illimitate per esportare i propri prodotti. Per quanto riguarda la Guspini romana, considerato che la Gonnos romana era sorvegliata dalla chiesa di Santa Severa quella guspinese potrebbe essere stata sorvegliata da quella di San Giorgio. Questo, nel caso che qualche appassionato volonteroso volesse tentarvi qualche ricerca. Tutti questi XVIII centri fiorirono, furono importanti e famosi, per quanto durò il sostegno e la causa di vita dei commerci con Roma. Con la caduta dell Impero sparì anche il benessere, la ricchezza, la fama che ne era derivata e questi centri famosi dovettero ridursi ad una sola economia curtense, sparendo dai grandi mercati, perdendo la propria fama e anche il loro nome venne cancellato dalla memoria di tutti, studiosi compresi. Possiamo citare il nome di soli sette oppida tutti uno vicino all altro, in quanto li troviamo in documenti notarili stilati in periodo spagnolo a Gonnosfanadiga. Nell archivio dì Stato di Cagliari non dovrebbe essere difficile trovarne citati degli altri o tutti gli altri. Una mano a sostenere la nostra tesi può darcela lo stesso Plinio quando scrive Oppidorum XVIII Sulcitani, vale a dire che indica la zona in cui tali oppida si trovano, a ridosso dei monti del Sulcis, dove i sardi ribelli si trovavano in gran numero. Si tratta comunque di una tesi e sostenuta tutt altro che da un gruppo di studiosi.

2 di Edmunduburdu Peste e corna PER CINQUE EURO A TESTA Èun qualcosa come 300 milioni il costo del referendum del 17 aprile, circa 5 euro a testa per i 60 milioni di italiani, che vadano o no a votare pro o contro il rinnovo delle concessioni alle trivelle entro le 12 miglia dalla costa. Con i 5 euro puoi comprarci un pacchetto di sigarette, quasi due chili di pane o, se preferisci, qualche dozzina di carciofi sgambati, come li trovi a fine stagione, o due o tre chili di zucchine. E dopo le 12 miglia, cioè i circa 22 km dalla costa, c è qualcuno in grado di valutare se laggiù le trivelle sono indispensabili o arrecano solo danni? Nessuno ha fatto un elenco dettagliato dei pro e dei contro, ma in tanti sono d accordo nel dire che entro le 12 miglia sono un offesa ai nostri gusti estetici e un pericolo per la salute nostra e del mare, e allora la domanda è se si fa un controllo costante sulle loro attività entro e oltre le 12 miglia, come operano e quali guasti reali in termini di inquinamento dell acqua e dell aria arrecano e, inoltre, se lo si fa pure per le navi da crociera e da trasporto di merci, di gas e di petrolio. Il nostro Mediterraneo è semplicemente un grande lago, dove le sostanze inquinanti, scaricate volontariamente o cadute in seguito a perdite dovute a incidenti di varia natura, stagnano o si depositano sul fondo contribuendo a renderlo sempre meno pulito. Per fortuna almeno noi sardi abbiamo tante pecore, la cui lana, che fino a qualche anno fa era un peso per i pastori, ha trovato pieno valore come materiale isolante e ora come strumento per combattere l inquinamento delle acque: è il Salvamare Geolana, nato dalla collaborazione tra l Università di Cagliari e la nostra Daniela Ducato. L utilizzo dei carburanti fossili contribuisce all aumento dell anidride carbonica, ma è fuori luogo pensare di bloccarlo prima che le energie verdi consentano di sostituirlo, a meno che noi tutti si decida di andare a piedi e di riprendere in mano la zappa per lavorare i campi. Ma di questo si parla poco, mentre l occasione è buona per creare polemiche sullo Sblocca Italia e attaccare su tutti i piani, anche con mozioni di sfiducia, il governo Renzi, raffigurandolo come espressione dei cosiddetti poteri forti e facendolo responsabile di guasti ambientali e di intrallazzi e violazioni decennali, in particolare nel Meridione e nelle zone di estrazione della IL COMMENTO A MARE LE TRIVELLE Lo stato attuale della produzione energetica è frutto di un lungo processo storico che continua ad evolversi. Sapere da dove veniamo e quali forme e fonti di energia ha utilizzato il genere umano, nel corso della storia, è di vitale importanza. Quasi sempre alla scoperta e all impiego di nuove fonti di energia corrisponde un miglioramento delle condizioni di vita. Un milione di anni fa l uomo inizia ad utilizzare il fuoco come fonte di energia per riscaldarsi e per cucinare i cibi. Diventa, in seguito, energia la forza animale e quella umana del servo o dello schiavo. Nel mondo antico si scoprono le energie rinnovabili del vento e dell acqua. Con la forza del vento le imbarcazioni dei fenici arrivano in Sardegna e navigano in tutto il Mediterraneo. Con l acqua e con il vento si azionano le macine per i cereali, incrementando la produzione di farina. Il mortaio diventa archeologia industriale, si produce più farina e quindi più pane per sfamare gli uomini. Si scoprono le energie fossili: prima carbone, in seguito il petrolio, indispensabili per far camminare le macchine della rivoluzione industriale. Teniamo presente che in quel periodo preindustriale si viveva in media sui trenta anni. Duecento anni di era industriale hanno portato la speranza di vita media a settantadue anni. Nell epoca industriale si muore di meno e si vive di più. Nel progettare il futuro energetico teniamo presente ciò che abbiamo avuto e ciò che abbiamo, ciò che è possibile realizzare e ciò che è ancora utopia. L ecologia è una scienza, non è una nuova religione che prescinde dai dati reali e da quello che è possibile concretizzare in questo momento storico. In passato è stato possibile uscire dai mulini a vento per introdurre quelli funzionanti a elettricità, oggi è possibile produrre energia elettrica da fonti diverse da quelle fossili. Sulle fonti idriche e geotermiche ci sono certezze, quelle dell eolico e del solare sono in avanzata fase di sviluppo. Mentre Basilicata. Sembra che gli oppositori sfruttino l occasione del referendum per condurre con più violenza la propria campagna elettorale in vista delle amministrative, anziché per spiegare dal proprio punto di vista quali siano i vantaggi e gli svantaggi del Sì e del No in termini economici e di occupazione e salvaguardia della natura. Imperano purtroppo più che le scelte lungimiranti le convenienze o i convincimenti personali e noi semplici spettatori ci chiediamo se questo referendum porterà a scelte che incideranno sul nostro futuro o risulterà solo uno spreco di denaro e una litigata per accaparrare una poltrona. Quei 300 milioni forse andranno ai poco abbienti che prestandosi a fare gli scrutatori riusciranno ad attenuare per qualche giorno i propri disagi economici, ma utilizzati in maniera diversa avrebbero potuto facilitare nuove ricerche e attività, magari nello stesso settore delle energie alternative, e quindi nuovi posti di lavoro. Il referendum è un mezzo per conoscere cosa pensa il popolo, che purtroppo non sempre è adeguatamente informato, e ha senso se al voto seguono disposizioni che in tempi brevi ne mettano in pratica l esito. Si parla ogni tanto di dimezzare il numero dei parlamentari, di pensioni esagerate e conti Inps in difficoltà (come dice Boeri), ma tutto è fermo. Noi, che tentiamo di essere realisti, potremmo proporre di ridurre di almeno tre quarti il numero dei parlamentari e i loro emolumenti o, ancora meglio, visti certi andazzi, di eliminarli del tutto assicurando soltanto un adeguato gettone di presenza, come per i consiglieri comunali, e di farli decadere in caso di ripetute assenze non giustificate. La politica è una missione, non un mezzo per fare soldi, e chi la fa dovrebbe dedicarle tutto il suo tempo anziché svolgere altre attività da cui trarre guadagni. Dovrebbero anche essere eleggibili solo dove risiedono e ne conoscano i problemi anziché imposti dall alto. E dovremmo dare man forte a Boeri ed eliminare per sempre i cosiddetti diritti acquisiti ma non meritati di pensioni regalate e indecenti stipendi distribuiti a manager pubblici e privati: soldi rubati allo Stato, alle imprese e ai lavoratori. Boeri ha proposto qualcosa, ma ha trovato ben pochi appoggi. Anziché cambiare le norme, è molto più semplice e conveniente far finta di litigare. di Rinaldo Ruggeri l idrico e il geotermico, fonti limitate, garantiscono continuità di erogazione, l eolico e il solare, invece, sono fonti discontinue legate alla presenza del sole e del vento. In una società industriale come la nostra, per far funzionare le fabbriche, non si può prescindere dalla continuità di erogazione di energia elettrica. Per riempire i vuoti di produzione generati dall eolico e dal solare, oggi, si è ancora costretti a ricorrere a generazione da fonti fossili. In Sardegna, gran parte di questi vuoti sono coperti dalla centrale idroelettrica del Taloro, che con la sua stazione di pompaggio funge da potente accumulatore di energia. L esempio del Taloro, pur presente in altre parti d Italia, va esteso là dove le condizioni idrografiche e geologiche lo permettono. Per fare questo servono investimenti per costruire nuove dighe. L effetto serra e l inquinamento dell intero pianeta impongono scelte coraggiose non più procrastinabili, bisogna dirottare ingenti risorse verso la ricerca. Serve una fonte di energia pulita, non inquinante che garantisca continuità di fornitura. Diversi sono gli studi e le sperimentazioni, alcuni come il nucleare da fusione, la fotosintesi e l idrogeno sono in fase avanzata. Servono più soldi e più ricercatori. Intanto, la popolazione deve agire, non attendere il messia o l ora x, si deve operare e muovere i primi passi verso una economia senza fonti fossili. Si inizi a disinquinare i mari, in particolare quelli chiusi come il Mediterraneo, il mar Caspio e il mar Nero. Non si diano più concessioni per trivellare i nostri mari e si stabiliscano tempi definiti sulle concessioni. Una volta cessato il processo estrattivo si obblighino i petrolieri a smantellare le piattaforme, non vorremmo che si ripetesse quanto è accaduto nelle nostre miniere. Si è stufi di vedere imprenditori che scappano, dopo aver rapinato le risorse del nostro territorio, lasciando a noi l inquinamento da smaltire. 23 REFERENDUM TRIVELLE Domenica 17 aprile gli elettori sono chiamati a recarsi alle urne per il referendum sulle trivellazioni, proposto da nove Regioni, tra cui la Sardegna. TESTO DEL QUESITO Volete voi che sia abrogato l art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale, come sostenuto dal comma 239 dell art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016), limitatamente alle seguenti parole: per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale?. SI O NO? Rispondere Sì al quesito significa dire no, ossia essere contrari, alla durata indeterminata di estrazione di idrocarburi, concessa alle piattaforme attualmente in mare, entro le 12 miglia dalla costa (circa 22 chilometri da terra). Rispondere No, o non votare, consentirebbe alle società interessate di continuare ad effettuare perforazioni fino all esaurimento dei giacimenti. Di 135 impianti presenti in Italia, sono 92 quegli entro le 12 miglia, di cui 76 del gruppo Eni, 15 di Edison e uno di Rockhopper. Il referendum non avrà invece alcun effetto su altre trivellazioni per la ricerca di petrolio e gas su terra e neanche su quelle in mare oltre le 12 miglia, in quanto già vietate dalla nuova legge di stabilità. I sostenitori del Sì paventano la pericolosità delle estrazioni in mare per la salute dell uomo e della fauna. Quelli del No, o a sostegno dell astensione per far fallire il referendum, controbattono affermando che i rischi di inquinamento sono limitati dalla legge e dai controlli effettuati da enti come Asl e Ispra. A dimostrazione di ciò, alcune società petrolifere hanno fatto riferimento alle nove bandiere blu, simbolo di mare pulito, assegnate a località della riviera romagnola, che ospita una quarantina di piattaforme. Una terza voce si fa sentire per questo referendum: quella di chi, pur non avendo ancora scelto se Sì o No, farà di tutto per raggiungere il quorum, il 50 per cento più uno, in quanto è l unico strumento istituzionale e democratico per rendere valida la consultazione e consentire ad ogni cittadino di esprimere liberamente il proprio parere. «Prima - si lamentano i cittadini - ci insegnano ad esercitare il nostro diritto di voto. Poi, per interessi personali e partitici, ci esortano a trascorrere la domenica diversamente, persino andando al mare». Marisa Putzolu LaGazzett@ ffari BONUS ANNUNCIO GRATUITO lagazzetta@lagazzetta.net Fax via Matteotti, Guspini Scrivere in stampatello. Max 15 parole Testo Cognome e nome... Indirizzo... Cap...Città... Prov... Tel... Documento n.... del... Cod. Fiscale èèèèèèèèèèèèèèèè Dichiaro sotto la mia responsabilità di non rilasciare false dichiarazioni, di non operare come professionista nel campo dell oggetto del presente annuncio. Acconsento al trattamento dei dati, d. lgs 196/2003. Firma...

3 24 IL MIO PUNTO DI VISTA NEL NOME DEL PAPA RE! di Antonio Loru FRANCESCO D ASSISI, O FRANCESCO GIUSEPPE D ASBURGO-LORENA? Perché noi oramai lo sappiamo per certo, che Dio, nella sua infinita misericordia sopporta i credenti, ma predilige decisamente gli atei. (Moni Ovadia ai funerali di Umberto Eco) Sull Unione Sarda di Pasqua, cronaca di Iglesias, è comparso un articoletto contenente un perentorio ammonimento che potrebbe così sintetizzarsi: a bosàterus si da mparu deu sa lei cristia! Il parroco di Serra Perdosa, lamenta che una «manifestazione organizzata per festeggiare [ ] un graffittaro», (con 2 t 2), autorizzata e tenutasi nella palestra numero 2, dai ragazzi dell associazione 2Week, abbia «rotto», con la sua «musica hip hop, il silenzio del Venerdì Santo». Da notare: la processione si è snodata per le strade della città vecchia, piuttosto distanti dalla palestra; l uso dello spregiativo graffittaro, (offensivo dell artista e della lingua italiana); non si prende minimamente in considerazione l ipotesi che possa esistere qualcuno che dei riti della settimana santa non gli importi un baffo, e che comunque ne subisca pazientemente le conseguenze, (traffico bloccato, canti e musiche non necessariamente apprezzabili dall universo mondo, e come per tutte le tantissime santissime processioni che oggi sono tornate prepotentemente di moda, educatamente non si lamenti. Il Don, (che dovrebbe essere minuscolo, per i servi dei servi di Dio, quello maiuscolo si riserva ai nobili con la spada, per intenderci), premette di non aver nulla contro queste manifestazioni, ma, si chiede «è opportuna quell iniziativa nel giorno in cui la tradizione iglesiente ricorda [ ] una manifestazione di fede?», conclude invitando «a vigilare [ ] il valore culturale di una tradizione si perde anche attraverso questi avvenimenti in quanto vuol dire inserire, trasversalmente, altre cose che fanno iniziare a perdere interesse per una certa tradizione». Al di là di tutto, a qualcuno manca anche la più banale cognizione del valore politico, estetico e culturale di forme artistiche come la musica hip hop, la street art, writing o graffitismo che sia. Il (vice) primo cittadino si dice d accordo col prelato, (passati i tempi di Peppone e don Camillo!), e stabilisce d imperio le priorità culturali cogenti: debbono valere per tutti! «quando in città si svolgono grandi eventi identitari [ ] primi fra tutti, i riti della Settimana Santa [ ] non devono essere organizzate altre manifestazioni, in nessuno spazio pubblico, interno o esterno. Indipendentemente dal fatto che venga disturbata o meno la manifestazione principale». Tre punti esclamativi, direbbe Totò! E poteva mancare «chi [ ] parla di oltraggio alla religione, evoca divieti, esorta [ ] l intervento delle forze dell ordine per impedire certe manifestazioni», però rimane anonimo, si sa mai, di questi tempi di spietata persecuzione in Italia dei cattolici!? Sarà una dura lotta, com è sempre stato, combattere i fantasmi della superstizione e della paura esistenziale di sfondo, della morte e di quanto, a lei, nera signora, ci avvicina. Paura che tutte le chiese, con le loro gerarchie e i loro intellettuali, hanno sfruttato a vantaggio del proprio potere brutalmente temporale, economico. Combattere, con la armi dell argomentazione razionale, i nemici della vita, forti, agguerriti, resi spavaldi e arroganti dai successi che indubbiamente ora realizzano. Il loro potere ha un formidabile alleato nell ignoranza diffusa, voluta, coltivata pazientemente, che rende dipendenti, bisognosi a tutte le età di una guida, per poter affrontare la vita reale. Ignoranza, paura, mancanza di autonomia e autostima, povertà e malattie, sono le vere condizioni, il brodo di cultura che ha generato il ritorno di una fede idolatrica che vorrebbe riempire i vuoti dell attuale nulla, placare le ansie per uno futuro spaventoso e incerto, con certificati d indulgenza originali, veri! Attenti alle imitazioni, ai tarocchi fatti a Napoli, non valgono, non fanno entrare in cielo!! Cos è cambiato, dai tempi di Lutero!? Niente! Il prossimo saranno cinquecento, (500) anni esatti dalla pubblicazione delle 95 tesi del monaco agostiniano (Declaratione virtutis indulgentiarum), che alcuni sostengono affisse al portone della chiesa del castello di Wittemberg. Ancora in questo anno santo straordinario della misericordia, ufficiali e sottoufficiali degli eserciti sanfedisti, truppe mercenarie di giornalisti della carta e della televisione italiana totalmente occupata dalla macchina propagandistica cattolica, suggeriscono, invitano, incitano, a volte ai limiti dell intimazione, i credenti, (imponendone anche a chi questo dono non ha, cerimonie e querimonie), a cercare Dio e Cristo nella vista delle ossa dei morti, piuttosto che nelle ombre della mente e del cuore, nella latitanza della volontà di chi ha perso lavoro, casa, opportunità per i propri figli, invece che nella personale lettura e nella libera interpretazione delle Scritture. Folle oceaniche, televisioni e giornali, seguono corpi di recente mummificati e santificati, sindaci con la fusciacca e preti con la croce opposta alle minacce di esondazione di fiumi in piena, non per la troppa pioggia, ma per la devastazione operata nel territorio dagli egoismi e dalla stupida ingordigia di tutti; dalla pessima classe politica agli imprenditori, dai dipendenti ai poco o nullatenenti, che non sortiscono la decisa reazione, la dura e inequivocabile condanna da parte dei primati della Chiesa di Roma, al di là delle dichiarazioni di rito che lasciano il tempo e il maltempo che trovano. Altro effetto hanno sulla politica italiana, i richiami delle gerarchie vaticane a fare diga contro il sacrosanto diritto delle persone a darsi un modello di convivenza che non sia per forza quello della famiglia cattolica, imposto universalmente, da chi per statuto ha fatto voto di rinuncia alla responsabilità di creare e sostenere una qualsiasi forma di cellula sociale. di Giovanni Luigi Zedda Dimmi cosa leggi OGGI PARLIAMO DI... I SEGRETI DEL VATICANO Che cosa accomuna la Chiesa di Roma e il nazismo, cosa accadde realmente in Croazia, luogo in cui decine di religiosi contribuirono all olocausto di Serbi? Cosa si sa sugli orrori del Canadian Genocide e delle Magdalene Laundries? Perché se digitate sul vostro computer le voci Canadian Genocide o Magdalene Laundries, la ricerca si fa molto difficile, per non dire che è impossibile trovare siti che in italiano vi diano informazioni al riguardo, (errori di caricamento, tempo scaduto, ecc.), perché invece, dall elenco, tra gli altri che si chiudono a riccio, occhiolineggia un Non mi convince il genocidio canadese? e si apre immediatamente il sito della Bottega del Barbieri? Perché il Vaticano firmò il concordato con il Terzo Reich e si adoperò con inusitata solerzia, in campo avverso, per mettere al riparo dalle giuste punizioni criminali nazisti che ebbero un ruolo di primo piano nei crimini commessi contro l umanità in quegli anni in Europa e nel resto del mondo? Perché il silenzio di Pacelli? Dov è finito veramente l oro dei nibelunghi del Terzo Reich? Tutte domande alle quali cerca di rispondere Pierluigi Tombetti, e lo fa in maniera inusitata per il nostro tempo, fatto di agiografi travestiti da storici, che dichiarano e tanto deve bastare al pubblico attuale, composto in maggior parte non più da individui laicamente portatori di diritti universali, ma da fedeli salmodianti, estòllenti canti di ringraziamento agli imbonitori di questo sistema clerico-finaziario, che ci domina e tutto ri-comprende, cioè usando documenti, e tra questi ricchi corredi fotografici, che mostrano in maniera inequivocabile che se tanti preti e frati riescono a tenere in perfetto assetto verticale la croce, alcuni di loro riescono altrettanto bene a tenere perfettamente orizzontali i loro fucili puntati ad altezza d uomo, per meglio dire ad alzo di infedele, pertinace renitente alla chiamata cattolica. Leggetelo, non è una lettura facile, per gli attuali standard di lettura. Ma sono le cose difficili che lasciano il segno, in-segnano. E magari a contorno potete anche vedervi qualche film, per esempio Amen di Constantin Costa Gavras, The Magdalene Sister di Peter Mullan, Sex In A Cold Climate, film documentario del 1998 di Steve Humphries, (esistono versioni in italiano, solo sottotitolate). Pierluigi Tombetti, I segreti del Vaticano. La Santa Sede e il nazismo, arkadia, CA, 2015 La colonia confinaria di Pisticci nata sotto il fascismo La colonia per confinati di Pisticci fu attiva dalla primavera del 1939 al settembre del Una prima segnalazione di questo territorio per un progetto del genere risaliva al 1927, quando ancora erano imprevedibili le dimensioni che il fenomeno del confino politico avrebbe preso. Il capo della polizia Bocchini aveva chiesto ad alcuni prefetti della Sicilia, Sardegna, Calabria e Basilicata se vi fossero, nelle loro province, zone adatte a instaurare colonie agricole per lo sfruttamento economico dei confinanti politici. Si cercarono località facilmente sorvegliabili, in aree private o demaniali, ma salubri, provviste di acque potabili, nelle quali era possibile organizzare lavori agricoli. I prefetti venivano invitati a precisare se in prossimità vi erano locali idonei o adattabili per il ricovero dei confinati. Il prefetto della provincia di Matera rispose il 18 settembre del 1927, convinto dell opportunità di istituire tali colonie, proponendo due località idonee: il villaggio Venusio oppure quella denominata Salice, in agro di Pisticci. Nell agosto del 1938 il progetto di erigere colonie dove i confinanti fossero realmente sfruttabili cominciò a prendere forma. Pisticci risultò la zona più adatta e fu calcolata una spesa di circa cinque milioni da erogarsi in tre anni per apportare lavori di bonifica e trasformazione, opere che naturalmente avrebbero svolto i confinati. La località estesa per circa venticinque chilometri quadrati era lontana dalle vie di comunicazione e ferroviarie e si prestava a essere sorvegliabile. Nella zona erano già presenti dal 1927 dei capannoni in muratura, otto precisamente, che avrebbero potuto ospitare dopo la ristrutturazione circa duecento persone e con altri fabbricati si sarebbe potuto arrivare alla capienza di circa cinquecento confinati. Di proprietà demaniale del comune di Pisticci, l area era soggetta a vincolo forestale e a uso civico di pascolo e legnatico. Fu necessario quindi prendere accordi con le autorità locali per liberarla da questi legami, infatti nel novembre del 1938 con un decreto il ministero dell Agricoltura autorizzò la trasformazione a coltura agraria dei terreni del demanio di Pisticci. I terreni non furono più affidati al comune ma a un privato, l industriale Eugenio Parrini, a cui fu affidata la progettazione esecutiva dei lavori. Gli otto capannoni furono sistemati e poiché la zona sorgeva nel comprensorio di bonifica di Metaponto, Parrini poté usufruire di provvidenze statali grazie alle leggi sulla bonifica integrale e sull olivicoltura. I confinati svolsero in tre anni sia lavori agricoli che di costruzione occorrenti per la colonia. Finiti i lavori di disboscamento e bonifica, sorse intorno agli otto capannoni un villaggio agricolo, con le case per i carabinieri, il comando della Mvsn, l ufficio postale, le botteghe, la chiesa, il carcere, il magazzino, lo spaccio, e naturalmente l edificio adibito ai confinati. Il villaggio fu chiamato Marconia in onore di Guglielmo Marconi. Accanto ad antifascisti, nella colonia si contavano molti confinati raggiunti dal provvedimento per episodi occasionali, come offese al duce, canto di inni sovversivi, ascolto di radio Barcellona o radio Londra. Da segnalare anche la presenza di molti sacerdoti - tra cui Don Francesco Maria Giua, l unico prete sardo mandato al confino - a conferma di quel progressivo distacco del clero e del mondo cattolico dal regime. Il progetto fascista della bonifica e rieducazione non ebbe però esito positivo a lungo, infatti molti degli antifascisti presenti nella colonia dopo l otto settembre furono in prima linea nella lotta partigiana. Lorenzo Di Biase

4 EMOTIVAMENTE DISGUSTO E SOPRAVVIVENZA Darwin fu il primo teorico ad interessarsi al Disgusto, ritenendolo un emozione di base legata al senso del gusto, in relazione sia al cibo che al rifiuto della contaminazione, dello sporco. Filogeneticamente (in un ottica evoluzionistica), vengono riconosciute almeno tre antiche categorie di disgusto che hanno concorso alla sopravvivenza della specie umana: verso il cibo, verso gli animali e verso i prodotti corporali. La prima categoria ha regolato l alimentazione durante le diverse epoche, inibendo l assunzione di cibi velenosi o tossici per l organismo; il disgusto per gli altri animali ha regolato la distanza tra le diverse specie avvicinando quelle più utili e meno pericolose per l uomo, tenendo alla larga i predatori; la terza categoria ha gestito la territorialità, regolandola con sostanze corporali, marcando i confini dove potersi muovere. La valenza adattiva di questa emozione la si può notare nella sua varianza sociale più che individuale: cibi considerati disgustosi in alcune parti del mondo, possono essere considerati prelibatezze in altre. La mobilità dei popoli nel corso della globalizzazione ha ridefinito confini e alleanze, mescolando culture e razze diverse; la multiculturalità e l integrazione tra popoli ha permesso la conoscenza di altri gusti in grado di ridurre il disgusto favorendo emozioni più positive e adattive per la società moderna attuale. di Alice Bandino psicologa psygoalicebandino@outlook.it Psicologicamente questa emozione ha ancora una funzione difensiva: alla base ad esempio di fenomeni di soprusi verso la propria specie quali il bullismo, il razzismo e le discriminazioni in genere, oltre a intensi livelli di paura, tristezza e rabbia vi sono livelli di disgusto medio-alti, tanto che nella rieducazione emotiva di bulli o xenofobi lo psicologo lavora sulla comprensione del significato che riveste per i pazienti il disgusto morale e/o interpersonale che li ha portati ad attuare condotte antisociali. Gli studiosi D Urso e Trentin nel 2002 hanno teorizzato una triade dell ostilità formata da disgusto, ostilità e disprezzo, le emozioni negative per eccellenza. Quando a livello interpersonale proviamo disgusto per qualcuno, può capitare di rivalutare lo stesso individuo con la conoscenza delle diversità e l empatia che può condurre all inclusione reciproca. Allo stesso modo, la conoscenza può portare alla scoperta di caratteristiche disgustose per la nostra sopravvivenza fisica o psichica, tanto da portare ad allontanamenti dalla fonte di disagio. La soggettività del disgusto per noi ha valenza elevata nella vita sociale. Lo psicologo con l alfabetizzazione emotiva, permette al paziente di focalizzare quali sono le caratteristiche che provocano in noi disagio/disgusto verso qualcuno o qualcosa. Comprese queste caratteristiche si può lavorare sulle motivazioni disgustose che diamo a questi disagi e eventualmente rivalutarli, prima di un definitivo allontanamento da essi. San Gavino: è scomparso Bruno Mancosu L 8 aprile, all età di 57 anni, è venuto a mancare Bruno Mancosu, responsabile dei servizi sociali nel Comune di San Gavino. Una figura cardine nel quadro amministrativo comunale. Assunto nel marzo del 2000, aveva cominciato ad operare nel settore sociale, culturale, spettacolo, sport e politiche del lavoro. Originario di Guspini si laureò in sociologia all Università La Sapienza di Roma. Collaborò con diversi enti ma è a San Gavino che se ne ha il ricordo più vivo grazie ai tanti piani di lavoro sviluppati e alle varie amministrazioni comunali che ha affiancato durante questi anni. Malato da tempo, Bruno Mancosu era stato sostituito nel suo ruolo di responsabile che aveva portato avanti con professionalità fin quando le forze gliel hanno consentito. Il suo decesso fa seguito alla scomparsa avvenuta alcuni mesi fa di Gianfranco Gilardi, altro prezioso collaboratore del Comune che insieme a Bruno Mancosu aveva portato avanti diversi progetti dedicati soprattutto alle fasce giovanili. Lorenzo Argiolas 25 Autonomia locale addio Nell arco di quattro anni i cittadini e gli operatori degli enti locali hanno assistito e subìto un cambiamento radicale nel sistema impositivo locale. Nell alternarsi di governi differenti, dal centro destra al centro sinistra con una breve parentesi di governo tecnico, con annunci di riduzioni di tasse, eliminazione poi reintroduzione anche se in vesti diverse della tassa sulla abitazione principale. Una confusione di sigle dall abolizione dell Ici, poi l introduzione dell Imu prima su tutti gli immobili poi esentate le prime case, l abolizione della Tarsu, sostituita dalla Tares ma solo per un anno perché ha cambiato nome diventando Tari, assorbita dalla Iuc insieme all Imu ed alla Tasi. Al di là dell ambito applicativo di ciascuna di queste sigle, il dato effettivo è stato l attuazione di una sempre maggiore autonomia fiscale degli enti locali, che a seguito del taglio dei trasferimenti statali, dopo una prima difficoltà hanno dimostrato di riuscire ad organizzarsi, tanto che alcuni comuni sono riusciti ad esentare totalmente i cittadini dal pagamento della Tasi per esempio. La legge di stabilità in discussione sta disegnando un percorso inverso. Per il 2016 è previsto il blocco di tutte le aliquote, tanto delle imposte succitate quanto dell Irpef, con una conseguenza di non poco rilievo. Da una anno all altro, dopo quattro anni di modifiche sostanziali e confusionarie, all improvviso assisteremo ad una repentina inversione di tendenza. Il blocco per legge delle aliquote rappresenta l annullamento dell autonomia fiscale raggiunta dagli enti che dipenderanno nuovamente dal trasferimento di risorse del governo centrale. Infatti le minori entrate dei comuni rappresentate dall abolizione della Tasi, tassa sui servizi, per l abitazione principale dovrebbero essere compensate dai trasferimenti dello Stato, che dovrebbero garantire ai comuni risorse di importo pari al gettito dell imposta eliminata. La palese iniquità del provvedimento causerà non pochi malumori soprattutto in quegli enti che avevano esentato i cittadini dall imposta, mentre invece apparentemente saranno privilegiati quei comuni che avevano applicato un aliquota alta. Troppo presto per fare considerazioni, solo dopo i primi mesi di applicazione si potranno esprimere giudizi concretamente motivati. Intanto ad oggi la certezza che si legge nel test è che la nuova direzione delineata dal parlamento è il ritorno ad un nuovo centralismo fiscale. Elena Fadda L ISOLA IN CUCINA Ingredienti Per la pasta: g 200 di farina di semola di grano duro sardo, g 200 di farina bianca, 6 tuorli d uovo più 1 intero, latte e sale q.b.; per il ripieno: g 400 di pecorino sardo di San Gavino Monreale, g 200 di ricotta ovina, 1 uovo, zafferano San Gavino, g 250 di gherigli di noce, una presa di noce moscata, sale, pepe q. b.; per il condimento: 32 carciofini, g 120 di guanciale sardo (grandua) battuto a coltello, olio extra vergine di oliva, 1 spicchio di aglio, 1 limone non trattato, 1 mazzetto di prezzemolo, brodo vegetale, un mazzetto di timo sardo (armidda), pecorino stagionato, olio extravergine di oliva, sale e pepe q.b. Preparazione di Roberto Loddi de Santu Engiu Murriabi CRUGUXIONIS DE CASU CUN NUXI MANNA E ARDU LEU Cruguxionis de casu cun nuxi manna e ardu leu (ravioli di pecorino e noci con carciofi e cardi selvatici). Questo raviolo contiene come ripieno lo straordinario pecorino sardo, ottenuto con il latte prodotto dai pastori del caseificio di San Gavino Monreale in provincia di Cagliari (città capitale d Italia dell oro rosso, per l importante produzione di zafferano) e le noci di Aritzo in provincia di Nuoro, al suo interno. Il tutto condito con un succulento ragù di carciofini selvatici (ardu leu). In Sardegna, nella cucina casalinga con i carciofini selvatici (in campidanese cuguzzua o coguzzua) si preparano innumerevoli ricette, tutte figlie della tradizione, della cultura povera contadina e dell umiltà delle genti. Caratteristiche rimaste inalterate da sempre, che ne salvaguardano gli antichi sapori perduti da tempo e che appaiono nuovi alle ultime generazioni. Secondo gli esperti il carciofo è il frutto del cardo selvatico Cynara cardunculus dalle foglie folte e spinosissime, già usato come ortaggio commestibile sino dalla preistoria. Ne facevano uso pure gli Egizi, i Romani e anche i Greci, infatti il nome latino deriva proprio dal greco Kinara. Intorno all anno Mille, con l invasione dei Saraceni, in Campania e più precisamente nel Napoletano, iniziarono ad addomesticare la coltivazione del carciofo selvatico, selezionandone le differenti qualità, e a diffonderlo in tutto il resto d Italia. Oggi l ortaggio è coltivato in particolar modo nelle regioni con clima temperato, ma condensando la maggiore produzione in Sardegna, Puglia, Sicilia, Lazio e Campania. Ciò non toglie che in Sardegna sia rimasto un angolo di paradiso di terra selvatica, dove si trovano ancora questi deliziosi carciofini, per la gioia dei gourmet buongustai in italiano, liconagius in sardo. Disponi su una spianatoia le due farine miscelate, forma un cratere e al centro tuffaci una presa di sale, i tuorli d uovo più quello intero e tanta acqua quanta ne occorre per ottenere un impasto liscio e malleabile, che terrai coperto in luogo fresco a riposare. Nel mentre, avvalendoti di un mortaio, passa al pestello i gherigli di noce (precedentemente sbollentati, poi spellati) con una presa di sale e poni il ricavato dentro a un recipiente nel quale avrai raccolto la ricotta setacciata, quindi unisci l uovo, il pecorino tritato, un idea di zafferano, una grattata di noce moscata, una macinata di pepe, quindi amalgama assieme gli ingredienti e il composto così preparato lo utilizzerai dopo per farcire i cruguxionis. Ciò fatto, prepara il condimento nel seguente modo: monda i carciofini ed elimina le foglie esterne più dure prestando parecchia attenzione, onde evitare di pungerti le mani, e man mano che li pulisci tuffali in una terrina colma d acqua acidulata con il succo del limone. Terminata questa delicata operazione, taglia i carciofini a spicchi e falli cuocere in una casseruola assieme a un generoso giro di olio, la poltiglia di guanciale, l aglio schiacciato, il prezzemolo tritato, un pizzicone di sale, una macinata di pepe, una mestolata di brodo bollente e fai cuocere il sugo dolcemente fino a quando i carciofini risulteranno teneri, bagnando di tanto in tanto l intingolo con dell altro brodo bollente, per evitare che si asciughi troppo. Arrivati a questo punto, tira a sfoglie sottili la pasta, su una accomodaci dei mucchietti di ripieno grossi quanto una noce, distanziandoli fra loro; inumidisci i bordi con un pennello intinto in poco latte e subito dopo coprili con un altra sfoglia. Con la pressione del dorso della mano fai fuoriuscire l aria e con l ausilio di una rotella dentata ritaglia i ravioli di sei centimetri per lato (puoi farli anche più grossi o più piccoli, il formato va a gusti) e, man mano che li confezioni, allargali su un piano ben infarinato ad asciugare. Una volta che avrai terminato gli ingredienti, lessa i cruguxionis in abbondante acqua salata a bollore; come vengono a galla scolali nel recipiente della salsa e padellali velocemente a fuoco allegro, giusto il tempo che occorre per fare insaporire gli ingredienti. Servili immediatamente in piatti individuali con una spolverata di formaggio, una ulteriore macinata di pepe, un filo d olio e un ciuffo di timo. Vino consigliato: Arborea Sangiovese, dal sapore asciutto, morbido, fresco e aromatico.

5 26 Sport GONNOSFANADIGA Cinzia Meloni, campionessa regionale di cross La simbiosi è straordinariamente perfetta: lei ama l atletica, l atletica non può fare a meno di lei. A dimostrarlo i numeri, le performance e il palmares di tutto rispetto che in poco più di quattro anni di attività professionistica hanno fatto di Cinzia Meloni nel cross, nel fondo e nel mezzofondo isolano, ma non solo, un atleta di primo piano. Lo dice la Fidal attraverso classifiche e statistiche, lo confermano gli addetti ai lavori che hanno inserito Cinzia Meloni con pieno merito nella top delle difficili e faticose specialità. Proviamo a raccontarla con semplicità e naturalezza la storia di questa ragazza nata a Gonnosfanadiga, sposata con Alessandro, con l hobby della montagna e dell arrampicata sportiva praticata fino a qualche anno fa ad un buon livello agonistico e cresciuta caratterialmente con la filosofica complicità della determinazione e ostinazione, tratti salienti di una forte personalità non solo sportiva che, come ammette la stessa atleta, «mi hanno forgiato e permesso di raggiungere traguardi davvero importanti». Tanti i podi, tanti i riconoscimenti, tanti i piazzamenti e i trofei portati a casa. Tesserata con l Atletica Podistica San Gavino, Cinzia Meloni appena qualche settimana fa si è laureata a Sassari campionessa regionale di cross negli metri, traguardo prestigioso che va ad arricchire ulteriormente la sua personale bacheca già impreziosita dai tre titoli consecutivi di campionessa regionale di Trial ottenuti nel 2013, 2014 e 2015 a Isili nel Trial Running Sarcidano. Nel 2015 oltre al Trial e grazie ad una lunga teoria di podi e piazzamenti di rilievo per Cinzia Meloni regna l abbondanza: il 7 posto assoluto e prima nella sua categoria alla corsa dei Santi a Roma, il podio quale 3 assoluta e 1 italiana nella mezza maratona di Uta e ancora primi posti assoluti nelle kermesse di Serdiana, Tonara, Alghero, Pardu Nou e Orani. «Anche se il risultato di maggior prestigio», ammette con un pizzico di giustificato orgoglio, «è stata la medaglia di bronzo ai campionati europei master categoria SF40 nei 10 km su strada con il tempo di 37 45" e nella stessa gara la medaglia d oro a squadre ottenute con la maglia azzurra della nazionale italiana». Nulla però arriva per caso. Tutto va rigorosamente pianificato, cosa che l atleta cura con una certa minuziosità in perfetta sintonia con il suo allenatore Antonello Podda. Soddisfazione e sacrifici, alla fine cosa prevale? «Abbiamo dei programmi di allenamento da rispettare e in base a quelli ci organizziamo al meglio. Mediamente dedico alla preparazione fisica, corsa talvolta con aggiunta di palestra, dalle 2 alle 4 ore al giorno. Per me però non si tratta di sacrifici. Solo una grandissima passione per questa straordinaria disciplina bella, faticosa ma anche gratificante, dalla quale nasce continuamente la voglia di mettersi in gioco». Oltre l atletica, quali altre passioni? «Confermo fortissimamente la montagna e l arrampicata, accudire i miei cani, fare qualche viaggio e quando è possibile praticare lo sci. Il tutto nel rispetto perfetto del menage familiare dal momento che Alessandro, mio marito, anche lui sportivo e forte triathleta, ha le mie stesse passioni». L atletica leggera sia in ambito nazionale che regionale non gode attualmente di buona salute. Quali le problematiche? «Con ogni probabilità per svolgere e far conoscere l atletica servirebbero più impianti e di maggiore qualità. E magari anche qualche attenzione in più da parte dei mass media. Oggettivamente esistono però anche difficoltà economiche attualmente non facilmente superabili». Siamo oramai in vista del traguardo: gentilezza, cortesia, umiltà e grande disponibilità in aggiunta alla determinazione e ostinazione, suo miglior pregio suo peggior difetto, fanno guadagnare ancora una volta a Cinzia Meloni il gradino più alto del podio. Gianni Vacca Pabillonis. Tre giorni di gare Maratona di tiro a volo nel quadricampo Fossa Olimpica Dopo la 1ª prova del Campionato Regionale Percorso di caccia, che si svolgerà domenica 17, sarà una maratona di tiro a volo il ponte del 25 Aprile a Pabillonis. Nelle quattro fosse olimpiche di Pauli Orbacci si alterneranno numerosi sportivi e appassionati del tiro a volo isolano e della penisola per dar vita ad un eccezionale tre giorni di gare. Da sabato 23 a lunedì 25 aprile, si svolgeranno infatti diversi memorial con ricchi premi. La manifestazione è stata organizzata dagli Amici del Fogolar Furlan della Sardegna con il patrocinio del Coni e della Fitav. La manifestazione è valida per il 22 Trofeo Fogolar Furlan della Sardegna con medaglie offerte dal presidente nazionale Luciano Rossi. Si inizia sabato 23 con il 7 Memorial Benito Caldogno con un monte premi di 600 euro. Domenica 24, gara regionale con premi in denaro più medaglie: 3 Memorial Paolo Santoni euro (abbinato alla 2ª Prova del G. P. S. e Fiocchi Day e Trofeo Red Shot ). Lunedì 25, 3 Memorial Edoardo Sammartano euro (abbinato alla 3ª Prova del G. P. S. e Fiocchi Day e Trofeo Red Shot ). Al primo assoluto dei tiratori friulani premio in memoria di Bruno Ferro. Dario Frau Villacidrese. Categoria Giovanissimi Ad Assemini i giovanissimi si aggiudicano il torneo di Pasqua La Categoria Giovanissimi si aggiudica il 1 posto ad Assemini nel 28 Torneo di Pasqua Internazionale della Sardegna di Calcio Giovanile. Dopo tre vittorie consecutive, si è disputata la finale con la società Assemini, battuta per 5-0 dalla Villacidrese. Altri riconoscimenti per Riccardo Ollargiu miglior portiere ed Emanuele Pittau miglior giocatore. Stefania Pusceddu

6 27 Villamar calcio Virtus: dopo due campionati vinti centrata la salvezza in Prima Categoria Appena due anni fa la Virtus Villamar si trovava in Terza Categoria, il gradino più basso del calcio nazionale. Quella squadra riuscì a vincere nella stagione 2013/14 un campionato molto difficile e l anno successivo, questa volta in Seconda Categoria, a piazzarsi a sorpresa come seconda in classifica dietro la corazzata Samassi (compagine, quest ultima, con un organico da torneo di Eccellenza) riuscendo quindi ad accedere alla Prima Categoria. Ecco quindi che quest anno, con una squadra pressoché identica a quella di due stagioni fa più qualche nuovo innesto, la Virtus ha raggiunto una nuova impresa ovvero quella di centrare una salvezza in campionato senza grandi patemi d animo. Il traguardo, in piena linea con quelli che erano gli intenti programmatici iniziali, permette quindi alla società di apporre un nuovo sigillo alla sua decennale storia, dopo che la squadra è risorta, nel 2006, sulle ceneri della Villamarese. «Siamo molto contenti - sottolinea il presidente Francesco Scano - del risultato raggiunto. Se solo due anni fa ci avessero detto che due anni dopo avremmo giocato con successo in Prima Categoria non ci avremmo creduto. Nonostante ciò questi risultati non sono certo il frutto del caso: è da circa cinque anni che cerchiamo di riportare la squadra nelle categorie che più le competono; per un paese come il nostro che vanta una certa tradizione calcistica, la Prima Categoria è un patrimonio da non disperdere. Dalla prossima stagione è nostra intenzione prestare maggior attenzione verso i più giovani intavolando un discorso con le famiglie dei ragazzi». Grande ovviamente la soddisfazione per quanto fatto, tuttavia c è il presentimento che, con qualche infortunio in meno, su tutti quelli di Stefano Porcedda e Davide Muscas (colonne storiche della squadra), forse la Virtus avrebbe potuto raggiungere una posizione di medio/alta classifica. «Gestire una squadra di Prima Categoria - sottolinea il dirigente storico factotum Antonello Muscas - non è facile. Nel corso della stagione abbiamo dovuto fronteggiare diverse emergenze: oltre ai numertosi infortuni, abbiamo dovuto affrontare il problema del giocatore fuori quota. Ogni squadra di Prima deve disporre obbligatoriamente nell undici titolare di un calciatore nato almeno nel Abbiamo potuto contare, per questo ruolo, soltanto sulla presenza di Giovanni Pisola che ha giocato ininterrottamente ogni partita confermando alla La formazione della Virtus Villamar grande di meritare questa categoria. Sarebbe bello un giorno arrivare dove non siamo mai stati, in Promozione. Per realizzare questo sogno molto dipenderà, oltre che dalla nostra società, anche dalle strutture: abbiamo impianti fermi a trent anni fa, speriamo che dopo le nuove elezioni si possa affrontare questa tematica con l Amministrazione Comunale che verrà». Intanto il pubblico villamarese ha dimostrato attaccamento alla squadra; il numero degli spettatori a partita è stato sempre buono nel corso della stagione. Conclude il presidente Scano: «Oltre ai tanti giocatori, una menzione d onore merita l allenatore Fabio Casula, che, dopo i bei risultati degli ultimi anni, è cresciuto tantissimo a livello professionale. Sarebbe un sogno se un giorno con lui potessimo arrivare ancora più in alto». Simone Muscas SAN GAVINO KARATE Gino Emanuele Melis si tinge d argento ai Campionati Italiani W.K.A. Successi per gli esordienti della Nuova Italpiombo Santa Teresa Grinta, correttezza e rispetto degli avversari. Sono questi alcuni degli elementi messi in campo dagli esordienti della società di calcio Nuova Italpiombo Santa Teresa allenati da Renato Sechi. Gli iscritti sono ben 17 (in campo si gioca in 9) e di recente hanno disputato una bella amichevole con il Mogoro. In più la formazione sangavinese (nella foto di Renato Sechi) ha chiuso il campionato provinciale della Figc ai primi posti ed ora gli esordienti sono impegnati nel torneo far play della Figc con Samassi calcio, Villasor, Gialeto, e Monastir. I risultati sono lusnghieri con la formazione dell Italpiombo che è passata alla successiva fase provinciale. In più gli esordienti misti disputano anche il torneo della fase primaverile con Isili, Gialeto, Airone di Mandas, Samassi, Nurallao e Nurri. Intanto la società di calcio Nuova Italpiombo Santa Teresa gode di ottima salute e da qualche mese è guidata dal nuovo presidente Renato Copparoni, storico portiere del Cagliari e del Torino che riuscì a parare un rigore a Diego Armando Maradona. Nelle file della società sportiva sangavinese gli iscritti sono quasi un centinaio nel settore giovanile tra piccoli amici, pulcini, esordienti, allievi e giovanissimi. L entusiasmo è molto alto: «Abbiamo bambini e ragazzi che arrivano anche dai paesi del circondario. Da quest anno - rimarca Copparoni - siamo affiliati al Cagliari calcio: il nostro tutor è Max Canzi, allenatore della primavera rossoblu. Abbiamo giocato e disputeremo una serie di amichevoli ad Assemini che daranno ai nostri ragazzi l opportunità di farsi conoscere. I nostri giovanissimi, che hanno vinto il campionato provinciale, ora disputano il torneo regionale». Il vicepresidente dell Italpiombo è Paolo Ennas, il segretario Roberto Esu, tesoriere Franco Pinna mentre Giovanni Prenza è il presidente onorario, consulente il giovane Cristian Muntoni, consiglieri: Pasquale Marongiu, Franco Casu, Gianluca Frongia, Gavino Serra. Gian Luigi Pittau Gino Emanuele Melis, maestro IV Dan insieme al padre Giancarlo V Dan della Karate Do Funakoshi di Quartucciu, si conferma un atleta di ottimo livello e dopo le medaglie tricolori vinte con la Federazione F.E.S.I.K. e il 1 Ente di Promozione Sportiva in Italia CSEN è riuscito a conquistare altre 3 medaglie tricolori al Campionato Italiano Federale W.K.A. che si è svolto a Palestrina (Roma) il marzo Alla prestigiosa competizione hanno partecipato gli atleti della Nazionale Italiana e karateka di grande spessore tecnico e atletico. Melis ha conquistato il titolo di vice campione italiano nella specialità Kumite categoria Seniores cinture nere peso + 80 Kg., perdendo in finale contro il due volte campione mondiale Vincenzo Zerulo, e altre due medaglie d argento con la squadra della rappresentativa sarda di Kumite, che ha perso in finale nelle specialità Shobu Ippon e Sanbon con la squadra degli atleti della Nazionale Italiana W.K.A. Le finali delle categorie juniores, seniores e veterani cinture nere si sono disputate sul tatami rialzato 1,20 m da terra e sono andate in onda in diretta su streaming. L atleta sardo si era qualificato per la gara nazionale vincendo la medaglia d oro al Campionato Regionale W.K.A. tenutosi a Selargius il 6 marzo. Gino Emanuele, premiato di recente per la carriera agonistica dal sindaco di Quartucciu Lalla Pulga e per meriti sportivi dal presidente regionale CSEN, presenta un palmares di tutto rispetto costellato da 16 titoli regionali, 9 medaglie tricolori e una medaglia di bronzo vinta ai campionati europei. Al Campionato Italiano W.K.A., per la soddisfazione dei maestri Gino Emanuele e Giancarlo Melis, si sono contraddistinti diversi atleti della Karate Do Funakoshi di Quartucciu (società da anni molto attiva nel panorama regionale e nazionale addirittura 4^ società classificata Kumite al Campionato Italiano F.E.S.I.K. Roma 2012) nelle specialità Kata, Kata a squadre e Kumite. Tra le cinture colorate hanno vinto la medaglia d oro Elsa Pintus, Emanuele Caschili e Manuela Porcu (Kata); la medaglia d argento Giulia Pitzalis, Federico Fresu, Umberto Cancemi e Cristian Pau (Kata); la medaglia di bronzo Alessandro Congiu, Marta Malfitano (Kata), Matteo Fois, Giuliano Sanna e Alessio Ricci (Kata a squadre), Laura Pettinau e Mirko Caria (Kumite). Tra le cinture nere Lorenzo Derviskadic ha vinto la medaglia d oro nella categoria juniores e quella di bronzo nella categoria cadetti (Kata) mentre Roberto Cinus ha portato a casa la medaglia di bronzo nella specialità Kumite.(g.l.p.)

7 28 San Gavino Monreale. Centro Sportivo Italiano Campionato provinciale e regionale di ginnastica ritmica Lo scorso 3 aprile, in una lunga maratona durata tutta la giornata, si è svolto a San Gavino Monreale il campionato regionale (durante la mattinata) valido per la qualificazione alle fasi nazionali riservato alle atlete dai sei anni in su e quello provinciale (nel pomeriggio) di ginnastica ritmica della Csi a cui hanno preso parte anche categorie delle più piccole. Nel capannone polivalente, dinanzi ad una bella cornice di pub- blico, si sono esibite le atlete di diverse scuole della disciplina. Presenti, fra le tante società, anche quelle del territorio: il Collettivo di Villacidro, la Dafne di San Gavino Monreale, la Muse Dance di Sanluri e la Dany Dance di Pabillonis. Nei campionati regionali si sono ben distinte alcune atlete del territorio che hanno centrato la qualificazione al campionato nazionale, mentre nel torneo provinciale si sono esibite le ginna- ste più piccole dinanzi a degli spalti gremiti. Chiusura con l esibizione per la categoria Coccinelle (bambine fra i 3 e i 5 anni) che hanno dato vita ad una serie di coreografie molto apprezzate dal pubblico. Alla fine, fra applausi e numerose foto, la premiazione finale con la consegna delle medaglie da parte dei volontari del 118 alle numerose ginnaste. Simone Muscas Gonnosfanadiga. Mtb Ottavo Trofeo Perda de Pibera Il countdown scorre velocemente verso uno degli appuntamenti ciclistici regionali dell anno, quando andrà in scena, per l ottava volta il Trofeo Perda de Pibera, gara di Mountain Bike valida quale prova unica del Campionato Regionale di Cross Country. La gara si svolgerà domenica 17 aprile, con partenza alle ore 10, all interno del Parco Comunale Perda de Pibera a Gonnosfanadiga, in un circuito ricavato in uno dei paesaggi più suggestivi del Medio Campidano. Il tracciato, caratterizzato da tratti in single e double track, con pendenze, sia in salita che in discesa, di oltre il 40%, che consentiranno di testare le qualità ed il carattere dei bikers in erba, è lo stesso che ha visto vincitori a Perda De Pibera il talentuoso campione dell Astana Fabio Aru, Pietro Sarai, da anni nella Top Ten delle maggiori competizioni italiane di Mountain Bike, nonché il fuoriclasse Altoatesino Gherard Kerschbaumer, più volte campione del mondo nel Cross Country tra gli juniores e gli Under 23, oltre ad aver visto nascere, crescere ed affermarsi in ambito regionale, e non solo, i tanti campioncini della Taxus Baccata da anni plurivittoriosi del titolo di Campione Regionale di categoria. «Tutte le fasi preparatorie sono state completate», afferma Tore Cabiddu, presidente dell A. S. D. Taxus Baccata Mtb Club, «Ormai è tutto pronto, vorrei ringraziare tutti i miei collaboratori che da mesi stanno lavorando sodo, nonché tutti i volontari che il giorno della gara si prodigheranno per far vivere a questo territorio una giornata di grande sport. Un ulteriore ringraziamento va all Amministrazione Comunale di Gonnosfanadiga e all Ente Foreste della Sardegna che, concedendoci l utilizzo del Parco, da anni ci permettono di allestire questa manifestazione che rappresenta un eccellenza per il nostro territorio». (r. m. c.) Dov e e qu an d o d on a r e dalle ore 8.00 alle Arbus Piazza Mercato...sabato 7 maggio Furtei Piazza Municipio...sabato 23 aprile Gonnosfanadiga Via Mameli 1...sabato 30 aprile Guspini Via Don Minzoni sabato 16 aprile GUSPINI 15 APRILE 2016 Samassi Piazza Italia...domenica 19 giugno Sanluri Piazza Porta Nuova...sabato 23 aprile Tanti Auguri a Sara per il suo 4 compleanno da mamma, papà, il fratello Davide, i nonni, gli zii e le zie, i cugini e le cugine e i didini. San Gavino Ospedale...martedì - giovedì - sabato Sardara Via Oristano...sabato 28 maggio Serramanna Poliamb. C.so Europa...domenica 15 maggio Serrenti Via A. Gramsci...domenica 17 aprile Siddi- Pauli Arbarei Piazza Europa......sabato 4 giugno Tuili Locali ex scuola media...sabato 11 giugno Villacidro Via Guido Rossa...sabato 7 maggio Villamar Via Roma sabato 9 luglio Villanovafranca Piazza Martiri...sabato 11 giugno

8 29 Parola che índica i nomi di parentela, il singeniònimo è sottoposto a precise règole grammaticali che dovrèbbero èssere rispettate, quando cioè si tratta di anteporne l artícolo determinativo, come avviene comunemente con tutti i nomi (la città, l ànima, le lumachine, i cieli, l armadio, gli sciacalli, gli occhi, lo zènzero). Quando lo si trovi dopo un aggettivo possessivo singolare (escluso loro e proprio/a ) mio/ a, tuo/a, suo/a, nostro/a, vostro/a l artícolo non si dovrebbe usare, poiché è errore unirlo, secondo la grammàtica, con le parole della parentela, anche se si adòpera sempre, con rare eccezioni, con tutte le altre (la mia città, all ànima vostra, gli occhi tuoi, il disco suo, i loro cieli). Perciò non la sua madre, ma sua madre; mai la nostra zia, sempre nostra zia; e cosí mio figlio, tua moglie, suo marito, ecc ). Le parole di cui si tratta sono quelle che ben conosciamo: padre, madre, figlio, figlia, marito, moglie, fratello, sorella, zio, zia, nipote, cugino, cugina. Sono considerati come i nomi di parentela, e dèvono quindi seguire la règola, anche quelli di affinità: suòcero/ a, cognato/a, gènero, nuora. Nonno, nonna, per alcuni grammàtici, pur essendo logicamente nomi parentali, si affiàncano alle altre parole che hanno un che di delicato, come babbo, papà, mamma, mammà, al pari dei vezzeggiativi padruccio, madricciuola, figlietto, figlina, figliettina, fratellino, sorellina, maritino, mogliettina, zietto, ziella, cuginetto, cuginella, nonnino/a, babbuccio, paparino, mammina. Con queste parole si deve usare l artícolo anche con il possessivo: la tua nonna, il suo papà, la vostra sorellina ecc.. Con questi singeniònimi, ma solo nel singolare e quando il possessivo li precede, non deve usarsi l artícolo. E perciò: mio padre, suo fratello, tua zia, vostra cugina, nostra nuora Nel plurale l artícolo si usa normalmente: le nostre mogli, le loro madri, le zie loro, i tuoi cognati ; e cosí avviene anche quando il possessivo segue il nome: il marito suo, lo zio suo, la cugina nostra ; e anche quando è accompagnato da un altro o da altri aggettivi o da un sostantivo in funzione appositiva: il tuo buon padre, la vostra giòvane e bellíssima zia, il suo gènero carabiniere; e cosí pure con proprio/a e con loro : la propria sorella, il loro cugino ; e ancora quando è determinato da un complemento: il tuo zio d Amèrica, la nostra cugina di città, la mia sorella con il tatuaggio, la vostra cognata di trédici anni ; e ancora quando è alterato (diminutivo, vezzeggiativo, accrescitivo, peggiorativo): la nostra cuginetta, la tua mogliettina, il suo fratellone, la vostra suoceraccia; e, infine, i molto molto familiari: la mia mamma, il suo papà, la vostra nonna, il tuo nonno. In sostanza l artícolo si usa come sempre, a ben considerare, anche con i singeniònimi, eccetto che con quelli d uso comune e I SINGENIÒNIMI PARENTI SERPENTI di Efisio Cadoni Prima parte con quelli d affinità prima nominati, con i quali non dovrebbe usarsi quando sono preceduti dagli aggettivi possessivi suindicati, ma soltanto nel singolare. In un solo caso, quando il nome di parentela singolare preceduto dall aggettivo possessivo sia seguito da un antropònimo (nome o nome e cognome o soprannome), può scègliersi di non usare l artícolo o di farne uso: mio fratello Giuseppe, il tuo cognato Raffaele, la nostra cugina Marina Porcella, vostro nipote Rubagalline Se l antropònimo precede il possessivo, piú spesso l artícolo si èvita: Antíoco, tuo bisnonno; Eleonora, sua nuora; la Boiata, vostra cognata Certo è che la règola nasce quando è stata consolidata dall uso e, in particolare, dall uso dei letterati, dei grandi poeti, dei grandi narratori. Se leggiamo i versi di Dante scopriamo che il padre della lingua italiana non va troppo sul fine e, in ogni caso, sembra contrario all omissione dell artícolo: cosí od io che solea far la lancia / d Achille e del suo padre esser cagione /prima di trista e poi di buona mancia. (Inf. XXXI, 4/6); Non credo che la sua madre piú m ami (Purg. VIII, 73); Non fate come agnel che lascia il latte / de la sua madre (Par. V, 82/83) E, dopo di lui, leggiamo Matteo María Boiardo: venne col mio patre in mia diffesa (Orlando Innam., I, XXV, 43); sua matre del suo patre fu sorella (Orlando Innam., II, I, 70). E Gabriele D Annunzio: io sono la tua moglie; e la figliastra / deve obbedire (Tragedie, sogni e misteri, 982) E anche Camillo Sbàrbaro, ma con ben altra esigenza determinativa: Padre, se anche tu non fossi il mio / padre, se anche fossi un uomo estràneo, / per te stesso egualmente t amerei (Pianíssimo). Tutti questi nomi di parentela hanno un orígine antichísima e, in gran parte, ritòrnano in ogni lingua dalla medésima radicale sànscrita (il sànscrito, che signífica perfetto, grammaticalmente esatto, è la lingua dell Asia che comparve in India nei suoi Quattro Libri sacri della Conoscenza, i Veda, circa 1500 anni prima di Cristo, e venne scritta e parlata per quasi ottocento anni e ancor oggi viene usata nelle funzioni religiose indú bramane, cosí come nelle nostre chiese cristiane si usa il latino) e in tutti c è l idea della generazione, del sostegno vitale, della protezione. La parola padre, dalla radicale sànscrita pâ, vuol dire colui che gènera, protegge e nutre e, da patis, aggiunge a questo anche l altro significato di signore. Il nome latino della divinità suprema dei Romani, Iu-piter (Giove), vuol dire, appunto, precisamente Giove il signore, Giove il padre, (D)Iovis Pater. Madre, dal sànscrito matr, colei che forma, prepara, misura, che ha partorito, genitrice, Mater. E figlio, dalla radicale sànscrita dh-e, mutàtasi nella labiale aspirata f-e, che vuol dire súggere, il fellare dei latini, succhiare, signífica il poppante e, dal greco phís, dalla radicale phi (snscr. bhu ), vuol dire èssere, il generato, Filius. Fratello, in latino Frater, in sànscrito bhrathar deriva da bhar, che diviene bhra per metàtesi, con il significato di portare, sostenere, perciò equivale a colui che dà una mano d aiuto ; e da questa radicale nàscono anche la parola marito, bhart, maritus, vir, cioè l uomo, colui che sostiene, appunto, e la parola moglie, bharya, la sostenuta, uxor, la mulier nupta. E cosí la parola sorella, dal sànscrito sutri, in latino soror, colei che è con-gènita (rispetto a suo fratello). La parola parente viene dritta dritta dal latino parens, dal verbo parre, partorire, cioè colui che gènera, colei che partorisce. Per i Romani sono parenti, dunque, i genitori, padre (che gènera) e madre (che partorisce). E, con loro, sono parenti tutti gli antenati. Soltanto loro. Oggi, sono tutti parenti, anche quelli che alcuni méttono insieme con i serpenti, perché hanno le gambe corte anche quando sembra che tòcchino il cielo con la testa e, perciò, strísciano con la pancia in terra, come i rèttili: perché t invídiano per il poco che hai, ti disprézzano per il poco che fai, parlan male di te per il poco che sai, ti lòdano per distrarti e indurti a sbagliare sí da poterti accusare, approfíttano dei tuoi sentimenti sinceri, ti malédicono, ti derúbano di tutto quanto gli è possíbile e séminano zizzania in ogni dove per far crèdere a chi non ti conosce affatto o a chi non è molto sano di testa che sia tu il ladro, accúmulano con sordida e gretta avarizia o scialàcquano per farsi notare o, piú spesso, fanno vita da poveracci, anzi da miseràbili oppure vívono di scrocco o a ufo e si laméntano ininterrottamente, piangendo anche per il passato, se il presente non appare doloroso e lacrimévole, gòdono per ogni tua sofferenza e esprímono il desiderio di saperti morto, anche quando gli passi davanti e devíano lontano dai tuoi occhi con la coda in fiamme che gli brucia tra le gambe. Meno male che non sono tutti cosí. MARIA ANTONIETTA FANNI RACCONTA UN ALTRA IMPORTANTE PAGINA DELLA RICERCA SCIENTIFICA IN SARDEGNA BERNARDO LODDO (1926) Dottore cagliaritano in medicina negli anni cinquanta. Uno dei primi virologi in campo internazionale. A cura di Evaristo Puxeddu LA CRONACA Amava andare in motocicletta, una Guzzi 250, un mito per gli appassionati, sentire l aria sferzargli il viso. Ma la mattina del 12 novembre 1979, in piazza San Benedetto, a Cagliari, una frenata e uno scontro violento: il professore fu investito. Due giorni più tardi, Bernardo Loddo cessò di vivere nel reparto di neurotraumatologia, a Sassari. IL PERSONAGGIO Parlare di questo personaggio significa raccontare la ricerca scientifica in Sardegna. Bernardo, racconta la dottoressa Fanni, era riuscito ad ottenere cinque scimmie: con queste riuscì a dimostrare che il virus guanidino-dipendente poteva essere un efficace vacino contro la poliomielite. Lo studio fu pubblicato dall autorevole rivista Science. Lo scienziato, allegrone dalla battuta salace, aveva scoperto il primo antivirale senza danneggiare le cellule ospiti dove cresce. Fatto ciò, si mise a fischiettare Bach. Sembra quasi una favola, ma questa storia fu la realtà. L INNAMORAMENTO Bernardo Loddo, che ebbe come maestri William Fer- rari e Giuseppe Brotzu, si era invaghito dei virus e della ricerca in virologia, nella quale si immergeva totalmente. Manipolava provette, piastre, pipette con l abilità di un giocoliere. Aveva una visione gioiosa della ricerca. I virus, a contatto con la guanidina, erano diventati dipendenti dalla guanidina stessa (come i tossicodipendenti). Bernardo, raccontano i biografi, provò un emozione così forte che fece un passo di danza, una giravolta, poi un altra a ritmo di valzer. Sentì il bisogno di comunicare. Chiamò anche in America al prof. Gianluigi Gessa, suo importante amico medico, per annunciargli la grande scoperta. IL RICONOSCIMENTO Nei primi anni sessanta, Loddo, che aveva tempo prima accompagnato il Prof. Brotzu a Londra, quando, come riconoscimento della scoperta della Cefalosporina, ricevettero omaggio da parte della Regina Elisabetta, ebbe grandi apprezzamenti e scatenò un vero scompiglio scientifico nella comunità internazionale dei microbiologi, tanto che l Accademia delle scienze di New York lo chiamò a esporre le sue ricerche in uno dei consessi scientifici più autorevoli del mondo. Foto tratta dalla copertina del libro Un samurai sardo QUEL FLAGELLO DA COMBATTERE Nella prima metà del ventesimo secolo, la poliomielite era un grave problema sanitario nei paesi industrializzati. In Europa e nel Nord America, il picco massimo si ebbe negli anni quaranta e cinquanta, per poi scomparire quasi improvvisamente grazie alla vaccinazione. Poi diventò un problema nei paesi in via di sviluppo. Le zone ancora calde risultano l India e il Pakistan. Nel caso del vaccino per la poliomielite dominarono la scena i ricercatori Sabin e Salk che si scontrarono e un folto gruppo di industrie farmacetiche, interessate alla produzione del vaccino, da cui era facile intravedere la possibilità di lucrosi business. Il tutto sullo sfondo dei progressi scientifici.

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Tel (09/15) Giulio Matzeu, il sindaco più amato di Villamar Sono passati due anni dalla scomparsa di Giulio Matzeu, uno dei politici più conosciuti e stimati nel Medio Campidano. La sua scomparsa, all età di appena 60 anni, ha lasciato un vuoto incolmabile perché Giulio non era il classico politico burocrate, ma una persona appassionata che amava parlare con la gente ed era un punto di riferimento per tanti. Giulio Matzeu è stato per anni docente di scienze, ma la politica è stata la passione di tutta la sua vita. Da giovanissimo è stato sindaco di Villamar per tantissimi anni dal 1983 sino al Per quel paese ha sempre speso un grande impegno pronto ad ascoltare chi ne aveva bisogno, poi per anni è stato consigliere provinciale di Cagliari e in seguito capo di gabinetto del presidente Fulvio Tocco. Prima aveva ricoperto anche il ruolo prestigioso di presidente del consorzio turistico Sa Corona Arrubia. Il vuoto che ha lasciato Giulio è immenso, ma le sue idee, i suoi valori, il suo attaccamento verso la famiglia rimangono vivi in tutti noi e in tutti quelli che lo hanno conosciuto ed hanno avuto modo di apprezzare i suoi insegnamenti. Ciao Giulio, noi ti vogliamo ricordare sorridente in uno dei tanti momenti della tua attività politica. Ci manchi. Gian Luigi Pittau

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