Un tesoro da scoprire

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1 01 Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige Gennaio / febbraio / Marzo 2014 In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Poste Italiane S.P.A. Spedizione in A.B. 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue Un tesoro da scoprire Il plurilinguismo è la chiave per girare il mondo e assicurarsi il successo imprenditoriale

2 136 sono gli idiomi che si parlano in Alto Adige oltre alle tre lingue ufficiali ed ai quattro principali dialetti sudtirolesi.» In Alto Adige le lingue ufficiali e i dialetti sudtirolesi (pusterese, venostano, sarentinese e della Bassa Atesina) sono lo specchio della varietà culturale della società altoatesina. E assieme alle 136 lingue straniere sono l espressione di un mondo intero racchiuso in uno spazio ridotto. (Fonte: astat info 09/2013 Popolazione straniera residente 2012)

3 Ricchezza o problema? E voi quante lingue parlate? Una, due tre, quattro o anche di più? Si sa che tutto ebbe inizio con la famosa Torre di Babele: ai tempi in cui le persone parlavano sempre e solo una lingua, ad un certo punto la gente cominciò a parlare lingue diverse e a non capirsi più. Ed è chiaro che, in mancanza di comprensione, diventa difficile anche confrontarsi con l altro. Per fortuna l uomo è fatto per imparare ed ecco che ciò che a prima vista può sembrare un problema, in realtà è una ricchezza incommensurabile. La nostra esistenza è scandita dal linguaggio: nell economia, nella cultura, nella vita di tutti i giorni. E proprio quando si parla di internazionalizzazione è necessario vedere la lingua nel suo contesto, come parte di una determinata cultura. Chi non vuole fare un briciolo di sforzo in più per capire la cultura di un territorio, non avrà vita facile nel campo degli affari. Agli italiani non si può parlare come ai tedeschi, gli americani bisogna trattarli in maniera diversa dai russi. E non solo dal punto di vista linguistico, ma sotto ogni aspetto. La lingua in questo caso è solo il primo ostacolo da superare, ma senza averlo superato non si va avanti. Noi altoatesini facciamo del nostro meglio per vedere nel plurilinguismo una ricchezza piuttosto che un problema. Ma, a prescindere dalla cifra che avete dato come risposta alla domanda iniziale, non vi è venuta voglia di conoscere una nuova lingua o meglio ancora una nuova cultura? Vi auguro una piacevole lettura. Hansjörg Prast, direttore di EOS gennaio, febbraio, marzo 2014 M 3

4 passion for fashion multi label fashion stores bolzano I bressanone I brunico I vipiteno

5 Sommario copertina: Il plurilinguismo MARKETING 8 26 La fama corre sul web Lingue vincenti Il plurilinguismo come fattore di crescita: un potenziale non sfruttato. 14 Una questione di atteggiamento Per Rita Franceschini le competenze linguistiche devono essere curate e regolarmente fertilizzate. 16 Immersione vs bilinguismo Modelli e approcci diversi, un unico obiettivo comune: imparare le lingue. E possibilmente bene. 18 I commenti lasciati dai consumatori su Internet diventeranno il primo biglietto da visita di un'azienda. 28 Software libero Open Data, utilizzo diffuso, regole semplici e bassi costi: il free software è una manna per l'innovazione. 34 Go international Tre progetti targati EOS per andare più sicuri verso nuovi mercati. Cammelli & Ricerca Pasticcieri o ricercatori, poco cambia: per avere successo servono le lingue. 20 Le lingue fanno bene all'economia Da sempre l Alto Adige è un laboratorio linguistico che funge da interfaccia tra le culture del Nord e del Sud. Rubriche mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini l'opinione menti mercato nell'occhio dei media m come mele & co. BLS Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, Bolzano EOS Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, Bolzano SMG Agenzia Alto Adige Marketing, piazza della Parrocchia 11, Bolzano TIS innovation park, via Siemens 19, Bolzano Direttore responsabile: Maria Cristina De Paoli Caporedattrice: Barbara Prugger Redazione: Astrid Brunetti, Maria C. De Paoli, Bettina König, Petra Oberhuber, Eva Pichler, Cäcilia Seehauser Coordinamento: Cornelia Kupa, Ruth Torggler Traduzioni: Paolo Florio Layout: succus. comunicazione srl Design Consult: Arne Kluge Fotografie: Alex Filz, Gary Yim, Shutterstock Illustrazioni: Anna Godeassi Infografica: no.parking comunicazione Prestampa: typoplus, via Bolzano 57, Frangarto Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, Frangarto Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a m@suedtirol.info Registrazione c/o il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio g e n n a i o, f e b b r a i o, m a r z o M 5

6 ma ilbox tano a portare alla ribalta queste tematiche ed a fornire sostegno alle imprese. Il capofila di InterTech è il TIS innovation park, i partner di progetto sono l agenzia di insediamento del Tirolo, Assoimprenditori Alto Adige e Treviso Tecnologia, mentre i partner associati sono l Euroregione Tirol-Alto Adige-Trentino e la Euregio Inntal. ENGLISH STYLE GUIDE Il manuale per un inglese corretto Il progetto InterTech riguarda il know how del settore tessile. il CHECK up per l'export Siete pronti per sbarcare in Alto Adige? insediamento. Siete pronti per espandervi? è il titolo di una serie di articoli che la testata tedesca Handelsblatt Online ha cominciato a pubblicare qualche settimana fa su suggerimento dell agenzia provinciale di insediamento BLS. Lo scopo è quello di far conoscere le potenzialità dei mercati che gravitano attorno alla Germania, tra i quali figura anche l Italia. Tramite una sorta di check list è possibile testare volta per volta le proprie capacità di espansione. Se il risultato del test è positivo, l utente viene rimandato al sito web della BLS, dove può scoprire tutti i vantaggi derivanti da un insediamento in Alto Adige. La check list è stata appositamente concepita da BLS in collaborazione con il nuovo istituto di ricerca della testata economica tedesca. L iniziativa intende offrire un servizio qualificato di assistenza e prima consulenza alle aziende interessate a sbarcare sul mercato italiano. SEMINARio sull'export L abc dell esportazione EXPORT. Il numero delle piccole e medie aziende che cercano nuovi sbocchi commerciali è in costante crescita. La 6 m g e n n a i o, f e b b r a i o, m a r z o domanda e l offerta di nuovi mercati, nuovi partner d affari e nuovi fornitori è ormai indispensabile per far fronte alla concorrenza globale. Ma come bisogna muoversi per avere successo all estero? Un seminario dell IRE cerca appunto di fornire ai partecipanti le cognizioni basilari dell attività di export, partendo dalle varie forme di internazionalizzazione per arrivare ad un check up destinato a valutare le competenze e le potenzialità di export dell azienda interessata. Il seminario si svolgerà il 14 maggio 2014 e sarà tenuto in lingua italiana. Info: Thomas Lunger, tel , thomas.lunger@eos. handelskammer.bz.it. I turisti e i partner commerciali dell Alto Adige arrivano da ogni parte del pianeta, per cui è estremamente importante per le aziende locali non solo conoscere la lingua inglese ma anche usarla correttamente quando si ha a che fare con ospiti e partner internazionali. In quest ottica Alto Adige Marketing (SMG), in collaborazione con lo studio di traduzioni Blue Pencil, ha elaborato una pratica guida al corretto impiego della lingua inglese in ambito lavorativo. Il manuale contiene le principali regole linguistiche ma anche gli errori più comuni e tanti esempi di corretto utilizzo della lingua. La guida nasce con l intento di aiutare l'utente ad evitare gli svarioni più frequenti, che possono indurre l'interlocutore a pensare che egli non conosca bene la lingua inglese. (BK) TECNOLOGIA SENZA CONFINI Progetto UE per aziende produttive INNOVAzioNe. L impiego di tecnologie d avanguardia come la meccatronica, le nano e bio-tecnologie, la microelettronica e la fotonica permette di creare innovazione e di sviluppare prodotti competitivi. Il progetto interdisciplinare InterTech nasce proprio con l intento di divulgare queste tecnologie nelle aziende produttive. Analisi del fabbisogno, eventi informativi, coaching tecnologici e progetti-pilota pun- Il manuale aiuta ad evitare gli errori più frequenti commessi quando si parla inglese.

7 MADE IN alto adige la scheda Progetto: Arte lignea Artista artigiano... Karl Heinz Windegger, Lahngut di Lana Produzione... vasi, ciotole e piatti, gioielli, oggetti d arte Legni usati... melo, ciliegio, noce, frassino, faggio Karl Heinz Windegger, artista-tornitore di Lana, ama lavorare con il legno e non contro il legno, è affascinato da ciò che è diverso, irregolare. Nei mesi invernali Windegger crea capolavori utilizzando la materia più tradizionale a queste latitudini, il legno. Lavora con blocchi unici, non usa colle e predilige il legno di melo. La tornitura trasversale, ovvero perpendicolare alle fibre del legno, conferisce ai suoi oggetti una prospettiva particolare. Prima di essere messe in vendita a prezzi che partono da 150 euro, le sue opere vengono lucidate a mano e trattate con qualche goccia d olio naturale. I criteri di qualità previsti dal marchio Gallo Rosso per l artigianato contadino garantiscono l utilizzo di materie prime provenienti dal proprio maso o comunque locali nonché la lavorazione artigianale degli agricoltori. Il risultato? Pezzi autentici, unici e di grande valore, che rispecchiano lo stile di vita altoatesino ed il felice connubio tra abilità artigianale e ispirazione artistica. gennaio, febbraio, marzo 2014 M 7

8 copertina: il plurilinguismo Lingue vincenti Lingue vincenti. In un mercato così globalizzato, oggi come non mai la conoscenza delle lingue straniere è una delle chiavi del successo economico. Eppure l Alto Adige, malgrado il suo storico multilinguismo, non è ancora riuscito a sfruttare appieno questa situazione favorevole. Testi: Maria Cristina De Paoli Illustrazioni: Anna Godeassi Non c'è pensiero senza parole, non c è identità senza lingua. Tedesco o italiano, basco o curdo, lingua standard o dialetto: la diversità linguistica fa parte della natura al pari della diversità biologica. In Alto Adige questo la gente lo sa da tempo. Da tanto tempo. Già, perché qui non è che il plurilinguismo sia nato 100 anni fa solo in seguito all annessione del Tirolo del Sud all Italia. Il pendolarismo di pastori e commercianti, di soldati e pellegrini sulle strade e sui sentieri delle Alpi è cosa antichissima, che risale alla notte dei tempi. E da sempre, per fare affari con lo straniero, è stato necessario capire la sua lingua e farsi capire. Di fatto oggi il connotato che più caratterizza l Alto Adige è proprio la presenza sul suo territorio di tre lingue e tre culture. Tanto che le prime cose che un forestiero nota quando varca il Brennero o la chiusa di Salorno sono le insegne bi- o trilingui, la naturalezza con cui ogni albergatore passa dall italiano al tedesco, i nomi ladini di antiche case e fattorie, il bugiardino bilingue nelle scatole di medicinali. Oggi come non mai l Alto Adige è un originale combinazione di cultura alpina e mediterranea, di palme e abeti, di lasagne e Schlutzkrapfen, di Ciao e Hoi. L ultimo censimento dice che nella provincia più settentrionale d Italia vivono 504.ooo persone così suddivise: di madrelingua tedesca, italiani e ladini, oltre a quasi stranieri che aggiungono ulteriori colori e lingue al territorio. E tuttavia, malgrado tutto questo multilinguismo, questa ricchezza di tradizioni a prescindere da qualsiasi connotazione politica finora l Alto Adige è riuscito solo in parte a sfruttare le potenzialità insite in una società multiculturale. I risentimenti reciproci dei due maggiori gruppi linguistici, l insufficiente volontà di andare incontro all altro, le troppe cose che ancora dividono rispetto alle poche che uniscono. Una lacerazione che si riflette anche sul grado medio di conoscenze linguistiche da parte della popolazione: «I nostri dipendenti spesso fanno fatica a scrivere una lettera in tedesco o italiano senza fare errori», commenta un imprenditore altoatesino. D altronde, se non c è contatto fisico tra le due lingue, anche lo scambio diventa impossibile, cosicché la scuola rappresenta di fatto l unica possibilità o l unico motivo per avere a che fare con l altra lingua ufficiale della provincia.» 8 m gennaio, febbraio, marzo 2014

9 Lingua o dialetto: ecco il dilemma Tre domande a Kristin Reinke* Che differenza c è tra lingua e dialetto? Qual è il confine che li contraddistingue? Difficile a dirsi, perché proprio i dialetti sono alla base di molte lingue standard. Prendiamo ad esempio il francese, che deriva dal dialetto parlato nella regione parigina. Stessa cosa si può dire per l Italia, dove la lingua parlata nel XIV secolo dai grandi poeti Dante, Boccaccio e Petrarca è diventata la base dell attuale italiano standard. Oggi si tende a definire i dialetti come delle cosiddette varietà geografiche di una lingua, ovvero idiomi tipici di una determinata regione. In questo contesto pertanto la lingua standard è ritenuta una lingua sovraregionale. È vero che i dialetti hanno un patrimonio lessicale ridotto rispetto alla lingua ufficiale? In effetti è così, perché la maggior parte delle lingue standard non sono altro che dei dialetti allargati, ovvero lingue sviluppate per soddisfare le esigenze di un livello di comunicazione più alto. Le lingue nazionali vengono utilizzate in tutti i settori più importanti come la letteratura, la prosa, la scienza, l amministrazione e così via, cosicché possono disporre di un patrimonio lessicale decisamente più sostanzioso. Come viene visto oggi il dialetto nella vita sociale? In qualità di sociolinguista sono contraria alla condanna sommaria di qualsivoglia realtà linguistica. Oggi come oggi i dialetti sono usati per lo più in contesti familiari o comunque informali, dove sono assolutamente accettabili e anzi sono funzionali. Il problema sorge quando chi parla in dialetto non è in grado, in certi contesti formali o sovraregionali, di parlare la lingua standard, dando così origine a problemi di comunicazione. Le norme della nostra società moderna ci impongono di parlare in lingua in determinate situazioni, e chi non ce la fa può incorrere in penalizzazioni come potrebbe essere un giudizio negativo da parte dell interlocutore. *Kristin Reinke è Junior Professor di lingue francofone all Università Johannes Gutenberg di Magonza. Piccola curiosità a margine: l Italia è ritenuta la nazione dell Europa occidentale che vanta il maggior numero di dialetti, che talvolta si differenziano talmente tra di loro da poter essere considerati delle vere e proprie lingue a sè stanti. Secondo Kristin Reinke, le differenze strutturali riscontrate tra alcuni dialetti italiani possono essere paragonate a quelle esistenti tra la lingua italiana e quella spagnola. gennaio, febbraio, marzo 2014 M 9

10 coperti n a : i l plu r il in g u is mo Lingue vincenti Un forte fattore economico Va da sé che da tempo ormai le lingue non sono più solamente sinonimo di identità e arricchimento personale, ma rappresentano anche un eccezionale fattore economico. E di questo pure l Alto Adige dovrà tenerne conto per il futuro. Nel 2006 la Commissione Europea, tramite il cosiddetto Studio ELAN, ha stabilito per la prima volta che esiste una relazione diretta tra la mancanza di competenze linguistiche e le difficoltà nel settore dell esportazione. Per quell indagine vennero intervistate piccole e medie imprese sparse in 29 Stati europei, e per l 11% di esse venne alla luce che i problemi di comunicazione avevano causato la perdita di commesse per un importo complessivo di 100 miliardi di euro all anno. Una somma peraltro stimata per difetto e che quindi potrebbe essere di un bel po più alta. A questo si aggiunge un indagine condotta dall Osservatorio economia, lingue e formazione dell'università di Ginevra, secondo cui addirittura il 9% del Pil elvetico deriva dal plurilinguismo degli svizzeri. Nel loro studio i ricercatori confederati parlano di una quota di Pil da attribuire al multilinguismo. E anche se finora nessuno ha tentato di tradurre in cifre i benefici per l intera Europa derivanti dal plurilinguismo, si può comunque presumere che anche la UE tragga vantaggi economici dalla propria varietà linguistica. «Le lingue sono la chiave del successo conferma Stefan Pan ragion per cui, più lingue si conoscono e meglio è». Le lingue aprono tutte le porte e hanno un importanza strategica per le aziende, «a patto che si capisca che non basta saper ordinare un caffè in inglese». Il presidente di Assoimprenditori Alto Adige auspica invece una maggiore immersio1 0 m g e n n a i o, f e b b r a i o, m a r z o U n a S c h n i t z e l a i f e r r i e u n a r a n t s c h a t a Lo slang in salsa altoatesina Quando due lingue vivono gomito a gomito per secoli come in Alto Adige, è inevitabile che nascano delle contaminazioni. Il risultato? Dei neologismi talvolta esilaranti, un vero mischmasch, come riporta Paolo Cagnan nel suo manuale Lo slang di Bolzano. Il giornalista bolzanino è stato il primo a mettere nero su bianco il gergo degli altoatesini italiani. Il libricino parte dall intuizione che nel corso del tempo la popolazione altoatesina di lingua italiana non ha sviluppato un proprio dialetto ma una sorta di slang diffuso. Avvalendosi anche di una pagina Facebook, Cagnan ha raccolto tantissimi neologismi e modi di dire, molti dei quali derivanti dal contatto con la lingua tedesca. Qualche esempio? Chi vuole fare attenzione deve stare all auge, chi marina la scuola fa blaun, chi va a tutto gas viaggia volle pulle e chi è disgustato grida "pfui, taifel". Molto diffuse sono anche, soprattutto in Bassa Atesina, espressioni come trincare e sprizzenare, schpinch? (sei impazzito?) e schauwieschian (tutto attaccato, per dire guarda che bello ). Per i tedeschi la versione quasi speculare del dizionario di Cagnan è il vocabolario tedesco-sudtirolese elaborato dall architetto e caricaturista gardenese Hanspeter Demetz, che lo ha concepito come un utile dizionario per forestieri, turisti e immigrati. Molti termini mostrano un chiaro influsso della lingua italiana: nel ristorante ad esempio la Schnitzel (la bistecca) anche in tedesco viene ordinata ai ferri, da bere si chiede un Arantschàta e il pasto si chiude con un bel Tschelato. Quando non si vuole andare indietro si va avànti, quando ogni cosa è a posto si dice che è prònta, a Carnevale si va in Màschgra, in strada si può essere fermati da una Karpf (pattuglia della polizia) e chi ha la cucina a gas si compra una Bòmbola. E se la bombola esplode, allora sono tutti Kàtzimiei!

11 ne non solo nella lingua, ma anche nella cultura del mercato che si vuole raggiungere. E Rita Franceschini, direttrice del Centro di competenza lingue della Libera Università di Bolzano, invita a distinguere tra il semplice masticare una lingua e la piena padronanza dell idioma straniero (vedi intervista a pagina 14). Ed è proprio questo il punto debole dell Alto Adige. Un vantaggio non sfruttato «Abbiamo avuto 100 anni di tempo per prepararci alla globalizzazione», dice Elena Chiocchetti, ricercatrice dell Istituto di Comunicazione Specialistica e Plurilinguismo dell'accademia Europea (EURAC) di Bolzano. «Per non parlare del grande vantaggio che avevamo rispetto alle realtà vicine alla nostra, e che siamo riusciti a sfruttare solo in parte». E per capire quali sono le difficoltà che ancora oggi incontrano le imprese locali a causa delle scarse conoscenze linguistiche, la glottologa porta un esempio pratico. «Conosco un azienda altoatesina che ha una filiale in Germania: poiché la succursale tedesca si era lamentata più volte della pessima qualità linguistica della documentazione inviata dalla casa madre, è stato necessario trasferire in Alto Adige due dipendenti germanici per l elaborazione di tutti i testi in tedesco». Il problema è stato risolto trasferendo in Alto Adige due dipendenti germanici e affidando loro l elaborazione di tutti i testi in tedesco. Per Elena Chiocchetti questo caso è esemplare della nostra realtà, «dove oggi come ieri si continua ad improvvisare» e ad arrabattarsi in qualche maniera con le lingue straniere. «Questo si nota soprattutto nelle traduzioni ed è un peccato, perché il linguaggio di un azienda, e la terminologia scelta, sono una componente importante della sua identità», afferma l esperta fornendo poi qualche consiglio. «Le traduzioni dovrebbero essere sempre fatte da persone esperte, che non si limitano a sapere la lingua ma conoscono anche le particolarità culturali di un territorio». Una buona traduzione in inglese, ad esempio, dovrà essere diversa a seconda se il mercato di destinazione è quello britannico o quello cinese. «Ma è anche utile oltre che a costo zero servirsi dei propri collaboratori, facendo prima leggere loro i testi scritti nella loro madrelingua». In buona sostanza, è tempo che le aziende locali affrontino seriamente il problema delle lingue: «Devono in-» gennaio, febbraio, marzo 2014 M 11

12 copertina: il plurilinguismo Lingue vincenti inglese, cinese, Hindi La classifica delle lingue più parlate A proposito di inglese: conoscere la lingua d Oltremanica non basta più. Questo non vuol dire che da oggi l inglese non sia più l idioma passe-partout del pianeta, ma semplicemente, come spiega Rita Franceschini, che «la lingua inglese è paragonabile alla patente di guida: si parte dal presupposto che ce l abbiano o la conoscano tutti». E allora è giunto il momento di conoscere le altre lingue più importanti, dal cinese all arabo senza dimenticare il russo, come ricorda Andrey Pruss: «Anche in Alto Adige l interesse per la lingua russa è in crescita», informa il direttore del Centro Russo Borodina di Merano. La struttura meranese, che tra i suoi fondatori annovera la Provincia di Bolzano, la Camera di commercio e la Libera Università di Bolzano, attualmente collabora con sette scuole superiori di lingua tedesca che propongono il russo come lingua straniera. Il primo istituto scolastico a proporla fu il liceo linguistico di Brunico nel lontano 1993, seguito man mano da altre scuole. «Nel giro di un paio di anni informa Pruss ci saranno 150 giovani altoatesini in grado di parlare in russo oltre ai cittadini russi, ucraini e moldavi che vivono e lavorano in Alto Adige. Ed è bene che l economia lo sappia». Anche perché la Russia, al pari della Cina, è uno dei mercati emergenti al quale sempre più aziende si stanno interessando, «ad eccezione fatta del comparto turistico, che ha già scoperto l ospite russo». Non c è quindi da stupirsi se Alpha Beta Piccadilly propone nel suo prodividuare i loro punti di forza e le loro debolezze, essere in grado di sfruttare al meglio il potenziale esistente ma anche essere pronte a investire nel miglioramento delle competenze linguistiche». L inglese da solo non basta più Il complesso rapporto tra economia e lingue è stato analizzato nel 2012 anche dall IRE, l Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano. La risultanza più eclatante è che il 65% delle PMI altoatesine è ancora monolingue. Il dialetto sudtirolese Sul pianeta Terra si parlano lingue, una dozzina delle quali sono definite lingue mondiali. Per definirle tali si prende in considerazione il numero delle persone che le parlano, sia come lingua madre che come lingua straniera, si legge sul sito dove è anche pubblicata la classifica delle 12 lingue più parlate al mondo. In testa alla graduatoria c è l inglese (parlato da un miliardo e mezzo di persone), davanti al cinese (1,1 miliardi) e all hindi (650 milioni di persone). Ai piedi del podio troviamo lo spagnolo (420 milioni) davanti al francese (quinto con 370 milioni), all'arabo (sesta posizione con 300 milioni), al russo (settimo con 275 milioni) e via via portoghese, bengalese, tedesco, giapponese e coreano. Il sito prende poi in considerazione la diffusione geografica e allora la cerchia delle lingue mondiali si restringe da dodici a soli cinque idiomi: inglese, spagnolo, francese, arabo e portoghese. Questo perché si tratta delle uniche lingue considerate ufficiali in più Stati e continenti. Secondo un'indagine condotta dall Unesco, ad oggi oltre la metà delle lingue esistenti sul nostro pianeta è a rischio di estinzione. continua ad essere la lingua più parlata negli ambienti aziendali, mentre la quota della lingua standard si attesta su un misero 5-7% tanto che, in caso di nuove assunzioni, si tende ad attribuire maggiore importanza a delle buone conoscenze linguistiche rispetto alle competenze tecniche o alla creatività. Gli stessi imprenditori sono soddisfatti solo parzialmente delle conoscenze linguistiche dei propri dipendenti: appena il 32% degli intervistati si è dichiarato capace di redigere un contratto in inglese. 12 m gennaio, febbraio, marzo 2014

13 gramma invernale corsi di lingua russa e araba. L associazione con sedi a Bolzano e Merano da 25 anni «promuove l'apprendimento delle lingue e la comunicazione interculturale in Alto Adige», come si legge nella homepage del sito. «Nel 2012 informa il direttore generale Paul Hammond i nostri corsi sono stati seguiti complessivamente da persone, in gran parte altoatesine ma con una forte partecipazione straniera». Per gli extracomunitari l obiettivo primario è la conoscenza di una delle due lingue ufficiali dell Alto Adige «e questi corsi vengono anche promossi in modo particolare dalla Provincia». Altoatesini e comunitari invece si rivolgono ad Alpha Beta per le più svariate motivazioni. «Chi viene da noi per imparare il francese o lo spagnolo, ma anche il russo, lo fa più che altro per il piacere di imparare una lingua straniera. Chi invece frequenta i corsi di tedesco, italiano e soprattutto inglese spiega Hammond lo fa per motivi di lavoro». E il cinese? A quanto pare non interessa a nessuno «e sinceramente questo mi stupisce». Per contro cresce la volontà di imprese e istituzioni di migliorare le competenze linguistiche dei propri collaboratori: «Un buon numero di corsi li teniamo direttamente presso le aziende, che ci chiedono soprattutto di accrescere il patrimonio lessicale dei corsisti». Tutto sommato Hammond riconosce agli altoatesini delle buone conoscenze linguistiche generali, e anche i bambini escono dalle scuole con cognizioni accettabili di inglese: «Questo lo deduciamo anche dal fatto che nei nostri corsi ci viene richiesto un livello di insegnamento sempre più alto». Scuole sempre più attrezzate Ma anche il presidente degli imprenditori Stefan Pan assegna voti alti alla preparazione scolastica: «Soprattutto per quanto riguarda l inglese ho constatato dei grandi progressi». Lo stesso purtroppo non si può dire dell italiano e del tedesco come seconda lingua: «È innegabile conferma Ferdinand Patscheider, ispettore dell ambito linguistico-espressivo della Sovrintendenza scolastica tedesca che gli studenti non parlano l altra lingua nella misura che ci si aspetterebbe dopo così tante ore di lezione». In quest ottica lo scorso autunno il Dipartimento all Istruzione e alla Formazione tedesca ha presentato un pacchetto di misure tese a migliorare la qualità dell insegnamento della seconda lingua. I pilastri di questa piccola rivoluzione sono la continuità didattica e una migliore formazione del corpo docente. Nelle scuole medie l italiano L2 è diventato materia d esame, e anche negli istituti superiori il programma è stato ritoccato: troppa letteratura e poca lingua parlata, era la critica frequente alla quale si è cercato di rimediare. Ma Patscheider sa bene che anche i migliori modelli di insegnamento sono destinati a fallire, se mancano le motivazioni e il consenso. Ed è su questo che l Alto Adige dovrà lavorare sodo negli anni a venire. >> suggerimenti Le aziende dovrebbero sapere bene quali sono le capacità linguistiche dei propri dipendenti. Affidarsi a delle conoscenze linguistiche presunte può essere pericoloso. Il linguaggio usato da unʼazienda è una componente essenziale della sua identità. I nuovi dipendenti dovrebbero imparare il linguaggio aziendale". Sarebbe bene organizzare stage linguistici orientati alla pratica. Una buona politica linguistica potrebbe considerare anche il punto di vista dei collaboratori dei mercati esteri. I testi dovrebbero essere sempre letti da persone di madrelingua. Fonte: EURAC e TIS, progetto "Comunicazione di impresa: verso nuovi orizzonti competitivi" gennaio, febbraio, marzo 2014 M 13

14 copertina: il plurilinguismo L intervista Una questione di atteggiamento. Rita Franceschini parla delle competenze linguistiche degli altoatesini, del ruolo del dialetto, dell importanza delle emozioni nell apprendimento di una lingua straniera e del perché le minoranze hanno un difficile rapporto con le lingue. chi è La glottologa elvetica Rita Franceschini dirige il Centro di competenza lingue della Libera Università di Bolzano, ateneo di cui è stata rettrice dal 2004 al Il suo campo di ricerca comprende le lingue viventi, l analisi della conversazione, il contatto linguistico e il plurilinguismo. Che uso ha fatto finora l Alto Adige del proprio plurilinguismo? È riuscito a sfruttarne i vantaggi? L Alto Adige è sempre stato un territorio di transito. Basti solo pensare alla via dell ambra, il corridoio commerciale del Medioevo che dai mari del nord arrivava al Mediterraneo attraversando anche il Renon. La posizione geografica ha fatto sì che questa regione fosse predestinata al multilinguismo, e per la gente è diventato un fenomeno talmente scontato da non accorgersi nemmeno delle opportunità offerte. Nel frattempo però le competenze linguistiche sono diventate un fattore economico decisivo. Quello che bisogna evitare, è che si parli il dialetto laddove non è opportuno Rita Franceschini, linguista E allora bisogna seriamente darsi da fare Da parecchio tempo ho in mente di creare a Bolzano un corso di studi che consenta un intenso scambio linguistico e favorisca un plurilinguismo consapevole. Diciamolo chiaramente: biascicare più lingue non significa saperle parlare né tantomeno conoscerne tutte le sfumature. A questo si aggiunge anche il fatto che il dialetto sudtirolese sta vivendo una seconda giovinezza tra la popolazione di lingua tedesca. Un fenomeno che sicuramente non aiuta a parlare e scrivere bene il tedesco standard. Questa tendenza si osserva soprattutto nell area germanofona meridionale ma è presente anche in altri Paesi europei, e può essere interpretata come una reazione alla globalizzazione. Le persone hanno bisogno di sentirsi maggiormente a casa loro, e il dialetto fa parte delle loro tradizioni rassicuranti. E fin qui non c è nulla di male; quello che non deve succedere invece, è che si parli dialetto laddove non è opportuno. Ed è questo il problema dell Alto Adige. Mentre in Svizzera la separazione tra dialetto e lingua ufficiale è netta, da noi questo confine è molto flessibile, non esistono più zone intermedie. Volendo semplificare, le variazioni linguistiche sono come un organo che ha diversi registri a disposizione, ma è necessario sapere con precisione quando suonarne uno piuttosto che un altro. Perché i giovani sudtirolesi scrivono sms e mail quasi esclusivamente in dialetto? Perché è più trendy? O perché non conoscono bene la grammatica e l ortografia tedesca? Se gli altoatesini di lingua tedesca usano il dialetto, quelli di lingua italiana fanno un uso estremo di abbreviazioni, e credo che tutto questo si possa ricondurre ad un approccio ludico con la lingua. I giovani amano fare esperimenti, 14 m gennaio, febbraio, marzo 2014

15 so. I bambini che crescono parlando due o addirittura tre lingue sono come i giocolieri che sanno usare più palline contemporaneamente. Questi bambini sono più abituati, flessibili e consapevoli. Il Centro di competenza lingue della LUB ha potuto constatare, con l ausilio della risonanza magnetica, che i bambini cresciuti in un contesto poliglotta attivano un settore del loro cervello in misura maggiore di altri. Ed è altrettanto vero che questi bambini, abituati fin da piccoli a passare da una lingua all altra, hanno una maggiore capacità decisionale. Ciò non toglie che le lingue si possano apprendere, e bene, pure da adulti; l unico vantaggio dei piccoli rispetto ai grandi è la migliore pronuncia. Ad ogni modo, più che l età, quello che conta è l atteggiamento. Più ci si avvicina ad una lingua in maniera emozionale, più veloce e più efficace sarà l apprendimento. Le competenze linguistiche sono un po come le piante, che per prosperare hanno bisogno di essere curate e regolarmente fertilizzate. ma questa creatività dovrebbe essere canalizzata. Tanto più che proprio i nuovi mezzi di comunicazione forniscono delle straordinarie opportunità di confronto linguistico. Qual è oggi la conoscenza del tedesco da parte dei sudtirolesi? Questo è uno studio che io vorrei fare da tempo, ma non è facile trovare i finanziamenti per un progetto di questa portata. Ho quasi il sospetto che i diretti interessati non vogliano saperlo. A parte questo comunque, sono gli altoatesini stessi a sminuire la loro conoscenza delle lingue. E questo è il segnale che sono i primi a non credere nelle proprie competenze linguistiche. Nella sua attività di linguista lei si occupa anche dell apprendimento delle lingue, per il quale esistono varie scuole di pensiero. Alcuni credono che avere ottime competenze nella prima lingua sia fondamentale per imparare le successive. Per altri invece, il plurilinguismo vissuto già in tenera età è la condizione ideale per imparare al meglio le lingue straniere. Qual è la visione corretta e quella obsoleta? Goethe disse: Chi non conosce le altre lingue, non conosce neanche sé stes- E la scuola è il fertilizzante per antonomasia Certamente, ma non dobbiamo limitarci alla scuola: anche la famiglia, il contesto sociale, le letture e l offerta culturale permettono di incrementare continuamente il bagaglio linguistico. Il mondo dell'economia si lamenta delle scarse competenze linguistiche degli altoatesini. Come si fa a recuperare questo gap? Difficile a dirsi, perché questo processo si gioca a livello emozionale. Per il futuro mi auguro che gli altoatesini arrivino ad avere un rapporto consapevole e sereno con le altre lingue, cosa peraltro molto apprezzata anche dalla UE. In tal senso credo anzi che gli altoatesini potrebbero diventare un modello in campo europeo. gennaio, febbraio, marzo 2014 M 15

16 copertina: il plurilinguismo L inchiesta Immersione vs bilinguismo. Vantaggi e svantaggi dei diversi approcci e modelli di apprendimento delle lingue. Ecco un confronto tra esperienze e studi riguardanti questa tematica decisamente molto controversa. Barbara Hofer Anglista «Tra gli alunni che frequentano le sezioni bilingui e quelli delle classi tradizionali esistono delle differenze significative»: questa è la conclusione alla quale è giunta l anglista altoatesina Barbara Hofer, che nel 2011 per la tesi presentata all istituto universitario di Anglistica (Scienza della lingua e della letteratura inglese) di Innsbruck, ha esaminato le competenze linguistiche di alcuni bambini di 10 anni che frequentavano le scuole elementari italiane Longon e Manzoni di Bolzano. In ognuno dei due istituti d istruzione primaria sono state prese in considerazione due classi: una con l insegnamento tradizionale e una con indirizzo bilingue. «I risultati non lasciano spazio a dubbi: gli scolari delle classi multilingui parlavano meglio sia le lingue straniere ma anche e questa è la particolarità la propria lingua madre». Nell occasione Barbara Hofer non si è limitata alla semplice analisi della capacità di parlare e capire le Esistono delle differenze significative tra gli alunni delle sezioni bilingui e quelli delle classi tradizionali lingue: «Questi bambini avevano in generale una maggiore confidenza con le lingue e dimostravano una consapevolezza metalinguistica più sviluppata, che li portava a saper riconoscere le differenze e le affinità». Lo studio ha altresì dimostrato che le strategie sviluppate dai bambini per imparare le lingue possono essere applicate anche ad altri ambiti e materie. Per la lingua madre Barbara Hofer si è avvalsa di un complicato test metalinguistico elaborato dall Università La Sapienza di Roma, «che ci ha permesso di constatare come i bambini siano in grado di cavarsela di fronte al sistema lingua nella sua complessità». Per l analisi delle lingue straniere sono state invece esaminate soprattutto le competenze linguistiche, «ed oggi siamo in grado di affermare conclude Hofer che l apprendimento precoce delle lingue favorisce in maniera inequivocabile la flessibilità cognitiva». Elisabetta Manzio Direttrice dell istituto paritario delle Suore Marcelline di Bolzano «Partendo dal presupposto che ogni sistema è migliorabile, io sono convinta che la nostra scuola non vanta solo la maggiore esperienza in Alto Adige nell insegnamento delle lingue, ma è stata anche capace di sviluppare un modello di grande efficienza». Parole di Elisabetta Manzio, diventata quest anno direttrice dell istituto pluricomprensivo (elementari e medie) Marcelline di Bolzano dopo una vita trascorsa in svariate scuole pubbliche, «alcune delle quali offrono anche lezioni in più lingue». La differenza le Marcelline la fanno nell approccio verticale alla questione: nella scuola paritaria del capoluogo si comincia già all asilo a cantare in italiano, ascoltare racconti in tedesco e fare ginnastica in inglese. «Una situazione precisa la direttrice che viene portata avanti fino alla conclusione della scuola media. E chi ne ha voglia, può rimanere da noi per frequentare il liceo linguistico». Il primo contatto con le lingue avviene in maniera ludica, «cosa che permette ai bambini di avere un approccio tale che anche i più piccoli non hanno paura di una lingua sconosciuta». Un altra arma vincente delle Marcelline è quella di avere un corpo docente interamente di madrelingua: «Questa è una delle condizioni essenziali per il buon funzionamento di un insegnamento plurilingue», sottolinea Manzio. Le Marcelline sono state il primo istituto scolastico ad introdurre, ormai 20 anni fa, l insegnamento bilingue: «È stata la logica conseguenza di tanti anni di esperienza con il liceo linguistico, ma è stato Persino i nostri bambini dell asilo non hanno paura delle lingue straniere decisivo anche il fatto di aver saputo riconoscere per primi quale avrebbe potuto essere l importanza delle lingue in un contesto globale». E non bisogna neanche dimenticare che i dirigenti scolastici erano e lo sono tuttora convinti che «l apprendimento delle lingue straniere allarga gli orizzonti mentali», conclude Elisabetta Manzio. 16 m gennaio, febbraio, marzo 2014

17 Federico Ferretti Studente di lingua italiana al liceo scientifico tedesco «All inizio non capivo praticamente un accidente. Tra di loro i miei nuovi compagni di classe parlavano solo dialetto», racconta Federico Ferretti. Oggi invece il ventenne di madrelingua italiana parla perfettamente il sudtirolese «e ovviamente anche il tedesco standard». Nel 2012 Federico, proveniente da una famiglia italiana al 100% e oggi studente universitario alla facoltà di ingegneria di Trento, ha superato l esame di maturità sui banchi del liceo scientifico di lingua tedesca Raimund von Klebelsberg di Bolzano, dove era arrivato l anno prima dallo scientifico italiano Torricelli per frequentare la quarta superiore. «Per me fu un cambiamento radicale racconta Ferretti e non solo per la nuova scuola e la nuova lingua: mi sono trovato catapultato in una cultura per me completamente sconosciuta». Dopo le difficoltà iniziali comunque gli aspetti positivi furono così tanti che Federico decise di rimanere ancora un anno, sostenendo addirittura gli esami di maturità in lingua tedesca. All inizio non capivo praticamente un accidente. I miei compagni di scuola parlavano solo in dialetto Prima di questa immersione parziale Federico aveva già avuto contatti con l insegnamento bilingue dall asilo alle medie, avendo frequentato l istituto paritario pluricomprensivo delle Suore Marcelline di Bolzano: «Per me è stato un enorme vantaggio, perché già in prima superiore parlavo meglio degli altri il tedesco ma soprattutto l inglese. E questo mi ha dato anche maggiore sicurezza». Ferdinand Patscheider Ispettore linguistico-espressivo della Sovrintendenza scolastica tedesca «Se si vuole iniziare presto ad imparare le lingue, allora bisogna farlo in maniera totale». Ferdinand Patscheider, ispettore dell ambito linguistico-espressivo della Sovrintendenza scolastica tedesca di Bolzano, non crede nel metodo di somministrazione goccia a goccia delle lingue straniere. Per lui insomma non ha molto senso che all asilo un bambino impari quattro parole d inglese o una canzoncina in italiano (o tedesco). Patscheider non crede neanche alla leggenda che «più piccoli sono i bambini, più in fretta imparano le lingue». Ricerche empiriche hanno dimostrato in maniera chiara che, a parità di requisiti e condizioni, anche quando si è più grandi è possibile imparare nuove lingue. Ferdinand Patscheider non vede grandi successi neanche nell immersione didattica praticata da parecchi istituti scolastici: «In queste scuole le materie vengono insegnate in lingue diverse, come se i bambini le conoscessero tutte come lingua madre». In questi contesti non è previsto un sostegno glottodidattico che consenta al bambino di conoscere la materia dal punto di vista linguistico «ed è proprio questo il problema». Questo modello (CLIL) era stato utilizzato già diversi anni fa in Canada, «dove si è constatato che questa forma di insegnamento non è sufficiente e i risultati sono stati inferiori Se si vuole iniziare presto ad imparare le lingue, allora bisogna farlo in maniera totale. Il metodo goccia a goccia non funziona alle aspettative». Patscheider propugna invece un insegnamento linguistico e interdisciplinare bilingue, integrato da un sostegno glottodidattico: «Solo così è possibile creare un circolo virtuoso tra scolari, materie e lingue straniere». (MDP) Glossario Insegnamento bilingue: nell insegnamento bilingue (o multilingue) la lingua straniera viene utilizzata nelle discipline non linguistiche come se fosse la lingua madre. CLIL: Content and Language Integrated Learning (apprendimento integrato di lingua e contenuti) significa che la lingua straniera viene sempre veicolata tramite le materie non linguistiche ma con l aggiunta di un sostegno glottodidattico, teso a facilitare gli studenti nell apprendimento della materia. Immersione: in Alto Adige il termine immersione viene spesso identificato con l insegnamento bilingue, cosa che però non è corretta. Questo perché in glottologia per immersione si intende una situazione in cui lo scolaro viene completamente introdotto in un contesto straniero, come può essere ad esempio un anno scolastico frequentato all estero. Immersione parziale: un immersione parziale è invece quella di uno studente che per un anno frequenta la scuola dell altro gruppo linguistico. Quando è a scuola è a contatto con un altra lingua e cultura, quando esce torna a parlare la sua prima lingua. gennaio, febbraio, marzo 2014 M 17

18 copertina: il plurilinguismo Il mercato del lavoro Cammelli & Ricerca Mentre l Europa arranca, le economie emergenti di Asia e America Latina si stanno attrezzando adeguatamente dal punto di vista linguistico. E l Alto Adige come se la passa? Ecco quattro esempi che fotografano la nostra realtà. «se l'europa non impara a sfruttare meglio di quanto abbia fatto finora le potenzialità economiche insite nel plurilinguismo, è destinata a rimanere indietro rispetto ai Paesi in via di sviluppo»: questo il monito lanciato già nel 2007dal Forum economico per il plurilinguismo. Fior di esperti in quell occasione erano stati sollecitati dalla Commissione Europea a sviscerare il rapporto di causalità tra conoscenze linguistiche ed economia, in particolare sui posti di lavoro. In Alto Adige esistono svariate aziende e istituzioni attive in campo internazionale: ne abbiamo scelte quattro facendoci spiegare il loro rapporto con il multilinguismo e le loro strategie per avere successo su un mercato globalizzato. La lingua del cliente è sacra «La nostra è un azienda orientata verso le esigenze della clientela», afferma Ulrich Ladurner, patron della Dr. Schär di Postal. «Ne consegue che per noi è stato sempre naturale tenere i contatti con i clienti nella loro lingua madre». In effetti, tutti i contenuti del sito aziendale sono disponibili in italiano, tedesco, inglese, francese e spagnolo. Ma la ditta altoatesina, leader in Europa nel settore degli alimenti senza glutine, fa di più: due volte l anno pubblica un foglio informativo tradotto in quasi tutte le lingue del vecchio continente e spedito per posta a casa del cliente. Per le traduzioni il gruppo Dr. Schär si affida ad una rete di traduttori professionali: «Da soli non ce la faremmo mai spiega Ladurner e oltretutto la quantità di errori sarebbe troppo alta». L imprenditore meranese sa anche quanto sia importante, quando si decide di lanciarsi su nuovi mercati, avere conoscenze linguistiche specifiche. Al momento nel mirino c è la Spagna e allora la Dr. Schär ha incaricato alcuni dipendenti di imparare la lingua di Cervantes: «Facciamo dei corsi sia in azienda che esterni informa Ladurner e oggi come oggi abbiamo 15 persone in grado di parlare bene lo spagnolo». Da sottolineare la disponibilità del personale a mettersi in gioco, dovuta anche a parere di Ladurner al fatto che «molti dei nostri dipendenti sono giovani». L'informazione? Nella lingua del cliente. Cammelli di cioccolato per Dubai Cammelli di cioccolato per una compagnia area privata con sede a Dubai: ecco la commessa più esotica finora ricevuta dal maître chocolatier di Sarentino Anton Oberhöller. Per parlare di affari con l insolito cliente, sua moglie Paula ha preso l aereo per Dubai City «e comun- 18 m gennaio, febbraio, marzo 2014

19 All'EURAC di Bolzano si fa ricerca e si comunica sempre in tre lingue. que ci siamo dovuti avvalere di un traduttore d inglese, perché noi parliamo solo tedesco, italiano e dialetto sarentinese». Fino ad oggi le cose sono filate lisce: tutti i contratti sono stati stesi in inglese e anche gli ingredienti e le analisi di laboratorio sono stati tradotti nella lingua di Albione. «Ma siamo ancora nella fase iniziale», puntualizza Paula Oberhöller: se l affare con gli arabi dovesse ingrossarsi, allora la piccola azienda di Sarentino sarebbe costretta a rivolgersi ad un agenzia specializzata. «In quel caso infatti non basterebbe confezionare in maniera elegante i nostri cammelli di cioccolato destinati ai passeggeri, ma dovremmo anche fornire tutte le etichette e la documentazione necessaria in lingua araba». Anton Oberhöller è un pasticciere diplomato che tre anni fa ha deciso di dire addio a torte e krapfen per dedicarsi esclusivamente alla sua grande passione: il cioccolato. A fargli fare il grande passo fu il premio vinto dalla sua cioccolata al pino mugo in occasione della prestigiosa fiera milanese TuttoFood. Il contatto con la compagnia aerea di Dubai invece glielo ha procurato un cliente tedesco, a sua volta attivo sul mercato arabo. Tre lingue. Sempre e comunque Con 370 collaboratori provenienti da 25 nazioni diverse, l Accademia Europea di Bolzano (Eurac) è un vero e proprio crogiolo di lingue e culture. Superfluo aggiungere che la comunicazione, sia interna che esterna, è all insegna del plurilinguismo. «Tedesco, italiano, inglese: all Eurac ognuno è libero di parlare la lingua che più gli piace», spiega il direttore Stefan Ortner. Questo concetto si applica nei rapporti quotidiani dell istituto di ricerca, nei colloqui ma anche nelle attività scientifiche: «Da noi i documenti non vengono tradotti». Affinché un simile sistema possa funzionare, ad ogni nuovo collaboratore si chiede che nell arco di un anno abbia un grado di conoscenza almeno passivo delle tre lingue. «Ci atteniamo sempre a questa linea», dice Ortner, anche se esistono alcune inevitabili eccezioni: «Ad esempio abbiamo tradotto il regolamento di servizio, perché proprio i nuovi collaboratori devono prenderne atto e noi non possiamo pretendere a priori che tutti siano in grado di capirlo». English only «In precedenza abbiamo lavorato a Milano e New York, Bergamo e Londra», racconta Stefan Rier, che tre anni fa assieme a Lukas Rungger ha fondato a Bolzano lo studio di architettura noa. E fin dal primo momento i due giovani professionisti hanno voluto dare un respiro internazionale alla loro avventura imprenditoriale. «Abbiamo quindi deciso spiega Rier di avere un sito Internet unicamente in inglese, anche per non farci coinvolgere nella solita diatriba tra tedesco e italiano. Noi viviamo in Europa, abbiamo amici di madrelingua italiana e tedesca con i quali ci intendiamo bene, ed è questo che alla fine conta». Peraltro, grazie a questa decisione, i due architetti si sono risparmiati un bel po di soldini per le traduzioni. E non hanno neanche paura, presentandosi sul web solo in lingua inglese, di essersi giocati il mercato altoatesino: «Non credo che avremo meno lavoro locale a causa della lingua», dice Rier, che aggiunge: «Anche perché oggigiorno solo le generazioni più vecchie se la passano male con l inglese, per i giovani altoatesini non è assolutamente un problema. E comunque noi e i nostri collaboratori parliamo tedesco e italiano e conosciamo pure il greco e il francese». (MDP) gennaio, febbraio, marzo 2014 M 19

20 copertina: il plurilinguismo La business location Le lingue fanno bene all economia La business location Alto Adige ha qualcosa che molti altri concorrenti non hanno: il plurilinguismo e il multiculturalismo dei suoi abitanti. E a dirlo sono le aziende che hanno deciso di investire qui. La pressione fiscale più bassa d'italia, un contesto economico ideale per fare impresa ed una eccellente qualità di vita: sono solo alcune delle motivazioni che gli imprenditori forestieri snocciolano quando si chiede loro perché hanno deciso di investire proprio in Alto Adige. C è un argomento però che ricorre sempre: le aziende trovano straordinario il fatto che i propri dipendenti conoscano due o più lingue e culture, e siano pertanto in grado di muoversi su più mercati. Senza considerare la posizione oltremodo strategica di questa terra incastonata tra il nord e il sud dell Europa e quindi predestinata ad essere un ponte naturale tra le due economie, per le aziende dell area di lingua tedesca che vogliono sbarcare in Italia ma anche per gli imprenditori italiani che vogliono tentare la fortuna in Mitteleuropa. Una conferma dell importanza del plurilinguismo come valore aggiunto per un azienda arriva dalla vicina Svizzera. Una decina di anni fa il colosso della comunicazione Orange ha dichiarato apertamente, con tanto di comunicato stampa, di essersi insediato a Biel/Bienne in ragione del «plurilinguismo del territorio che gravita attorno a Biel». D altronde, proprio in quanto impresa attiva nel settore della comunicazione, Orange non può esimersi dal parlare lo stesso idioma dei propri clienti. Oltre all aspetto linguistico comunque, i vertici aziendali vedono grandi vantaggi anche nella multiculturalità che «apporta prospettive diverse e diversi approcci alle problematiche. I team multiculturali inoltre lavorano con maggiore creatività e sono in grado di sviluppare una grande quantità di idee e soluzioni». L espansione parla più lingue Anche le aziende altoatesine comunque sono coscienti dei vantaggi che offre il multilinguismo. Prendiamo ad esempio la MaGa Group International, fondata nel 2012: di fronte alla possibilità di stabilirsi in una metropoli europea in ballottaggio c'erano Vienna, Zurigo e Milano alla fine ha scelto di prendere casa a Varna, paesino a nord di Bressa- 20 m gennaio, febbraio, marzo 2014

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