UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA

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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI SCIENZE ECONOMICHE CORSO DI LAUREA IN ECONOMIA AZIENDALE PROVA FINALE IL BUSINESS PLAN, UN SOFTWARE APPLICATIVO RELATORE: CH.MO PROF. GIACOMO BOESSO LAUREANDO: TOMMASO MENEGHINI MATRICOLA N ANNO ACCADEMICO

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3 INDICE 1. INTRODUZIONE IL BUSINESS PLAN DEFINIZIONE APPLICAZIONI E SOGGETTI INTERESSATI STRUTTURA CREAZIONE DI UN SOFTWARE APPLICATIVO L USO DEL SOFTWARE: VANTAGGI E POTENZIALITÀ LA STRUTTURA PROPOSTA Aspetti e impostazioni comuni Definizione variabili generali Definizione variabili di prodotto Definizione altre variabili economico - finanziarie Cash flow mensilizzato Elaborazioni finali Bilanci - Indici CONCLUSIONI BIBLIOGRAFIA... 49

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5 1. INTRODUZIONE L obiettivo del seguente elaborato è di illustrare la realizzazione di un software che permetta la creazione della parte economico-finanziaria di un business plan. L idea di base è che, partendo da pochi input inseriti dall utilizzatore finale, si possa arrivare ad un elaborato comprensivo di bilanci previsionali, grafici ed indici analitici. Scopo è quello di creare uno strumento, facilmente fruibile da parte di soggetti interessati alla redazione di un business plan, che sia il più immediato, rapido e semplice possibile. La stesura di un business plan ricopre sempre più un ruolo fondamentale nella vita economica, anche di tutti i giorni: ne è esempio il caso di richiesta di un finanziamento bancario, per ottenere l apertura di una linea di credito, piuttosto difficile senza aver elaborato un progetto qualitativo e quantitativo che ne illustri l idea imprenditoriale. Allo stesso modo un imprenditore non può pensare di elaborare progetti di sviluppo, o addirittura di creare una nuova attività imprenditoriale, senza aver fatto prima un analisi del mercato di riferimento, o quantomeno mettere nero su bianco la strategia da porre in essere. Per tutte queste attività (e per molte altre), oggi è sempre più necessaria la redazione di un business plan che permetta di valutare l idea, per chi lo legge, ma di fornire anche una panoramica più precisa della strategia e delle risorse da mettere in campo, per chi lo scrive. Non a caso, come evidenzia Parolini (2011, p2) [in un business plan] ciò che conta non è tanto la meta, quanto il percorso fatto per raggiungerla : a rilevare l importanza del percorso di analisi che implica l elaborazione di un progetto simile. In questo elaborato si è dunque ritenuto di procedere prima con una panoramica sulla definizione e le potenzialità del business plan, per poi vederne le applicazioni pratiche tramite il software creato, avendo sempre un focus verso l utilizzatore finale. Nell elaborato si farà generalmente riferimento all imprenditore come principale soggetto interessato alla redazione del business plan; in realtà, come verrà illustrato successivamente, i soggetti interessati potrebbero essere molteplici. 1

6 2. IL BUSINESS PLAN 2.1. Definizione Prima di definire che cos è il business plan, è interessante capire come mai nel tempo il termine di origine inglese abbia avuto maggiormente presa, entrando nel linguaggio economico di tutti i giorni, rispetto a quelli con il quale viene generalmente tradotto in italiano. Sono infatti diverse le versioni che si possono trovare nella sempre più vasta letteratura e queste vanno da piano economico-finanziario (Borello, 2009) a piano industriale (Brusa, 2011) passando per piano strategico d impresa (Del Cogliano e Polidoro, 2002). In questi esempi si noti come il denominatore comune sia il termine piano, ossia, nel vero senso del termine, l attività di pianificazione che viene ritenuta alla base da tutti gli autori. La parola business, invece, genera le traduzioni più disparate, proprio per la molteplicità di significati che le si possono attribuire. Tutti gli esempi sopra riportati, possono essere considerati esatti in quanto esaminano il business da diversi punti di vista, tutti ugualmente validi (l aspetto economico-finanziario, l aspetto industriale piuttosto che l aspetto strategico), ma è proprio per questa capacità di sintetizzare più prospettive che, alla fine, il termine anglosassone è prevalso. Le considerazioni precedenti portano inevitabilmente ad avere delle difficoltà nella definizione vera e propria di cosa sia un business plan, in quanto non esiste una struttura univoca ed universalmente valida. Nonostante ciò, la letteratura converge su un punto: il business plan è innanzitutto un documento, distinguendo quello che Parolini (2011, p. 3) chiama invece processo di business planning. Con quest ultimo termine si indica il procedimento tramite il quale, a partire da un idea imprenditoriale, confusa ed aleatoria, si arriva al modello di business strutturato, basato sulla comprensione del contesto economico e di mercato, che si traduce in un modello redditizio e finanziariamente sostenibile. Tutto questo fa parte di quella che Borello (2009, p. XVI) definisce come concezione allargata di business plan, la quale, sempre secondo l autore, si prefigge l obiettivo di dare una risposta alle seguenti tre domande: Dove siamo? Dove vorremmo essere? Come ci si arriva? La risposta alla prima domanda scatena un analisi dettagliata del posizionamento attuale dell impresa, o, nel caso di singoli progetti, sullo stato attuale delle cose. In aggiunta a quelle 2

7 che diventeranno le analisi della concorrenza e della domanda, per delineare meglio il quadro generale, è sempre utile fare anche un analisi della storia aziendale e di come si sia evoluta nel tempo. La seconda domanda non è altro che la concretizzazione dell idea imprenditoriale, in termini di obiettivi da raggiungere, sia qualitativi che quantitativi. Spesso questo passaggio può diventare chiaro solo dopo che si è risposto in modo esaustivo alla domanda precedente, dato che, senza aver capito chi è, l imprenditore non potrà sviluppare la sua. Infine la terza domanda, raccogliendo le informazioni predisposte precedentemente, permette la definizione delle strategie da implementare, dettagliate nel piano operativo (o commerciale) e dall assetto organizzativo che dovrà essere predisposto. A queste caratteristiche iniziali se ne possono aggiungere altre che servono a distinguere il business plan da altri strumenti di pianificazione come i budget o i piani industriali. Di seguito si elencano le principali. La frequenza con la quale viene redatto non ha cadenze predefinite, come nel caso di un budget che indica gli obiettivi da raggiungere nel periodo, ma, al contrario, viene prodotto solamente al sorgere della business idea. L orizzonte temporale di un business plan (3-5 anni) è superiore a quello di un budget (12 mesi). Questa differenza è data dal fatto che un business plan non ha lo scopo di fissare degli obiettivi e di monitorarli mese dopo mese, ma bensì quello di capire se l idea presentata sia economicamente appropriata e perseguibile dal punto di vista finanziario. Il livello di dettaglio è inferiore rispetto ad un budget, in quanto un dettaglio eccessivo può far perdere facilmente di vista la visione d insieme del progetto. Rispetto ad un piano industriale, che spazia su tutti i business aziendali, il business plan può concentrarsi sui soli business in fase di cambiamento strategico. In altri termini, è uno strumento che opera a livello di business, non a livello corporate. 3

8 2.2. Applicazioni e Soggetti interessati La versatilità del business plan ne ha fatto nel tempo uno strumento necessario, ma al contempo, sempre più utile. L utilità è indipendente dal fine o dal soggetto al quale è rivolto, in quanto, come argomenta Parolini (2011), anche quando il business plan è obsoleto, le competenze acquisite nel redigerlo rimangono nel bagaglio di conoscenze dell imprenditore. In questo senso fare un business plan in prima persona arricchisce sempre di più rispetto al delegare il lavoro ad individui o società terze. L aspetto dell utilità per chi sviluppa il piano non prescinde dal ruolo che lo strumento ricopre nella vita economica di tutti i giorni, ossia quello di documento necessario ai fini informativi. I destinatari a cui ci si rivolge possono essere divisi tra interni ed esterni: da un lato ci sono i soggetti interni, che comprendono l imprenditore e poi via via i vari responsabili delle unità organizzative coinvolte, dall altro ci sono i soggetti esterni, quali banche o altri intermediari finanziari, soci o possibili nuovi investitori, altre imprese terze ed in generale tutti gli altri soggetti portatori di interessi (i cosiddetti stakeholder). Ogni soggetto coinvolto ha delle aspettative diverse rispetto agli altri, al fine di schematizzarle al meglio si veda la Tabella 2.1. Tabella 2.1 Tipologia di soggetti potenzialmente interessati al business plan Soggetti Interni Soggetti Esterni Imprenditore Soggetto Unità organizzative e relativi Responsabili Soci o Azionisti Banche e altri Intermediari Finanziari Imprese terze Stakeholder Fonte: A cura dell autore. Caratteristiche Colui che concepisce la business idea e la vuole formalizzare tramite il business plan. In aziende di medie-grandi dimensioni può essere ricondotto alla figura dell amministratore delegato, o ad un soggetto a suo diretto riporto. Sempre in un azienda strutturata, sono i soggetti responsabili di una specifica area di competenza, ma grazie al business plan possono avere una visione generale e trasversale delle attività connesse e non. Soggetti che, tramite l apporto di capitale proprio, partecipano al rischio di impresa. Hanno a cuore lo sviluppo dell azienda e la sua capacità di remunerare il capitale. Coloro che decidono se e come finanziare un impresa sulla base del grado di rischiosità e dalle prospettive economiche emerse dal business plan. Altre società che intrattengono rapporti di partnership o collaborazione che possono essere coinvolte direttamente o indirettamente nella business idea. Altri soggetti portatori di interesse, come per i soci, sono interessati a monitorare le scelte aziendali. 4

9 2.3. Struttura Come più volte riscontrato, il business plan non ha una struttura univoca e valida per tutte le situazioni in cui può essere necessario redigerlo. In particolar modo una delle caratteristiche principali è la possibilità, man mano che si procede nell analisi della business idea, di rivedere le decisioni di una o più parti del progetto chiarendole, cambiandole o affinandole. Questa caratteristica intrinseca al processo di business planning, è senza dubbio uno dei suoi pregi, come riportato anche da Borello (2009, p. XVIII). Nonostante l alta componente variabile, necessaria a personalizzare il business plan, esiste comunque una struttura di riferimento dalla quale partire e in cui implementare o sintetizzare le varie voci rispetto all obiettivo comunicativo prefissato. La prima suddivisione delle varie sezioni del piano è tra la parte iniziale, prettamente descrittiva, e la parte economicofinanziaria, dove vengono fatti i calcoli e le varie proiezioni future. Questa suddivisione è però riduttiva, soprattutto per quanto riguarda la parte descrittiva, in quanto sono diversi i punti che ogni business plan necessariamente deve illustrare. Nella Tabella 2.2 è riportato uno schema generico di business plan dove, per ogni sezione, è indicato tra parentesi il grado di rilevanza della stessa. Tabella 2.2 Sezioni del business plan Parte Descrittiva Sezione Executive Summary o Investment Memorandum (Alta rilevanza) L impresa (Media rilevanza) Gli Imprenditori e le posizioni chiave (Media rilevanza) Caratteristiche È il documento che sintetizza l intero business plan e ne rende chiari gli obiettivi. La differenza con l Investment Memorandum è nella quantità di informazioni presentate: in quest ultimo caso il dettaglio è superiore visto che lo scopo è generare appeal verso potenziali investitori. In entrambi i casi si tratta di una parte fondamentale del piano, poiché spesso è la prima impressione che conta e qualora non sia positiva è difficile farla cambiare con il resto dell elaborato. Valorizzata solo nel caso di un piano proposto da un impresa già esistente, la voce si prefigge il compito di presentare l impresa, la sua storia, il quadro in cui opera e i principali dati economici e reddituali. Assume particolare importanza nel caso di aziende ancora da creare, in quanto non essendoci dei dati sugli esercizi precedenti, per chi deve finanziare l impresa l unica garanzia è data dai componenti del team imprenditoriale e le mansioni che andranno a ricoprire. 5

10 Parte Economico-Finanziaria Il mercato target e la concorrenza (Alta rilevanza) Il sistema d offerta (Medio-Alta rilevanza) Il piano di comunicazione (Media rilevanza) La struttura da implementare aspetti organizzativi (Medio-Alta rilevanza) Network (Media rilevanza) Previsioni economicofinanziarie (Alta rilevanza) È un analisi di quello che sarà il mercato di riferimento. I dati presentati devono prevedere analisi precise della segmentazione del mercato, tassi di crescita e sviluppo di quest ultimo ed eventualmente anche il profilo del cliente ideale. A tutto ciò va aggiunta l analisi sulla concorrenza (diretta e indiretta) con particolare riguardo circa il grado di saturazione del mercato, delle eventuali barriere all ingresso e alla presenza di beni o servizi sostitutivi a quelli proposti. Si tratta di un analisi di quello che sarà il prodotto o servizio proposto, delineando quello che è lo stadio di sviluppo, le sue caratteristiche sistemiche (gamma, prezzo, servizi collaterali, packaging, tempi di consegna, ecc...), sempre con un occhio di riguardo a quella che è l offerta dei principali competitor. È la sezione in cui vengono elencate le varie politiche intraprese ai fini dello sviluppo e promozione del brand. Viene riepilogata la struttura da implementare per svolgere le attività aziendali, indipendentemente dalla loro tipologia (vendita, produzione, R&S o amministrativa). Il focus è sulle sole attività critiche, corredando l analisi anche con dati numerici. Nel caso emerga la necessità di implementare anche la struttura organizzativa, si dovranno indicare, oltre alla struttura prescelta, le modalità di acquisizione e sviluppo di competenze critiche per il successo del progetto imprenditoriale. Nel caso siano presenti, o si vogliano attivare, delle partnership con altre società, dovrà essere previsto un riepilogo in cui esporre la catena di creazione del valore costituito dall'azienda e dai suoi partner e le relative alleanze correnti e/o future. In questa sezione, sulla base delle considerazioni provenienti dai punti precedenti, si illustrano i risultati economici e finanziari previsti ai fini di corredare e valorizzare le ipotesi. Fondamentale è la coerenza tra tutti i dati proposti in quanto, anche se curati esteticamente, dei dati approssimativi o incongruenti compromettono la credibilità dell intero business plan. Fanno necessariamente parte di questa sezione i seguenti prospetti: bilanci previsionali (riclassificati o meno); cash flow mensilizzato; Principali indici di bilancio e break even point; Analisi sulla fattibilità finanziaria del progetto simulando la variazione di alcune ipotesi chiave. 6

11 Allegati Allegati (Media rilevanza) Fonte: elaborazione propria di Parolini (2011, p ). Per alleggerire la struttura, favorendo la lettura e la comprensione del piano, è consigliabile delegare a questa sezione l approfondimento di documenti non essenziali. Tra questi possono essere ricompresi gli eventuali curricula degli imprenditori (nell ipotesi di startup), le schede dettagliate dei prodotti/servizi o il dettaglio dei dati utilizzati ai fini delle previsioni economico-finanziarie. Come anticipato nell introduzione, il focus di questo elaborato si concentrerà ora nella sola parte economico-finanziaria, illustrando la soluzione software ideata per semplificare l operatività della stesura di questa sezione che, come visto precedentemente, ricopre un ruolo chiave nel sistema business plan. 7

12 3. CREAZIONE DI UN SOFTWARE APPLICATIVO In questo elaborato è stata posta l attenzione sulla parte economico-finanziaria di un business plan ossia a quella che Bove (2012, p. 129), definisce come l elemento indispensabile per controllare l andamento e prendere decisioni immediate che possono fermare mali potenzialmente incurabili o cogliere opportunità di crescita e successo. Come già illustrato precedentemente, la compilazione della parte economico-finanziaria non è solo un momento di mera contabilizzazione delle ipotesi presentate, ma anche un occasione di confronto tra idea imprenditoriale e fattibilità economica. Anche Parolini (2011) pone l accento su questo aspetto sottolineando come, nel caso in cui la business idea non dovesse generare un ritorno economico adeguato, si abbia comunque tra le mani uno strumento in grado di dettagliare tutte le voci di entrata ed uscita, aiutando così l imprenditore nell elaborazione di una nuova strategia più redditizia o, nel caso non ci siano margini di miglioramento, ad abbandonare definitivamente il piano. Tra i problemi che sorgono durante l implementazione di questa sezione, c è quello di riuscire ad avvalorare tutto quello che si è ipotizzato fino a quel momento con qualcosa di concreto e non semplicemente empirico. L unico modo per farlo è tramite la creazione di bilanci previsionali (sia conto economico che stato patrimoniale), il calcolo di indici significativi e le proiezioni di questi dati negli anni a venire, in modo da poter fare valutazioni sia di breve, che di medio-lungo periodo. La letteratura offre diversi spunti sull elaborazione della parte economico-finanziaria di un business plan e, come rileva anche Parolini (2011, p. 173), uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione è quello di non eccedere con il livello di dettaglio. La spiegazione è data dal fatto che il modello finale deve essere innanzitutto agile nella lettura da parte di persone che non hanno partecipato alla stesura del piano, come indicato anche da Ford, Bornsteine e Pruitt (2008, p. 123), senza considerare che un maggior livello di dettaglio aumenterebbe di conseguenza anche la possibilità di generare errori (Parolini, 2011). In definitiva è sempre preferibile un dato più aggregato e maggiormente significativo. Dalle considerazioni precedenti, molti autori, tra cui Floria (2007) e Bove (2012), propongono una struttura che comprende: Parte economica conto economico Parte patrimoniale stato patrimoniale 8

13 Il cash flow flusso di cassa Indici finanziari Analisi di break-even Per il dettaglio sull articolazione della struttura di questo elaborato, si vedano i paragrafi successivi. Un imprenditore che deve affrontare da zero questa parte del business plan, soprattutto se non è pratico di bilanci o comunque non ha ancora maturato un idea chiara, può senz altro scoraggiarsi all idea di dover impostare una struttura completa e soprattutto coerente in ogni singola voce proposta. Come riporta anche Castellazzi (2005, p. 55), i lettori [del Business Plan] considerano questa sezione una delle più importanti del piano, pertanto anche un minimo errore può compromettere la credibilità di tutto il lavoro precedente, indipendentemente dalla bontà delle analisi fatte o dall innovatività dell idea. Per sgravare il più possibile l imprenditore da questa responsabilità non indifferente, con il progressivo aumento dell informatizzazione nelle imprese, si sono sviluppati dei software, sempre più complessi, in grado di creare e gestire questa parte ostica del Business Plan. Molto spesso, però, l esigenza di un imprenditore è di poter avere uno strumento più agile ed immediato, al fine di avere una prima stima sul risultato economico che può generare la business idea che si sta elaborando. Come afferma Finch (2013, p. 98) spesso è meglio procedere con un software semplice e operando con una logica trial and error piuttosto che con modelli complessi. In quest ottica, per il presente elaborato, è stato creato un software tramite Microsoft Excel, in accordo con le caratteristiche sopraelencate. Maggiori dettagli sono forniti nei capitoli seguenti. 9

14 3.1. L uso del software: vantaggi e potenzialità Il software utilizzato per la creazione del programma, è Microsoft Excel che è un prodotto dedicato alla produzione ed alla gestione dei fogli elettronici, detti anche fogli di calcolo, ossia un programma per l organizzazione e l analisi dei dati tramite in una logica tabulare e con la possibilità di tracciare delle riproduzioni grafiche. Come sottolinea anche Bonollo (2006, p. 11) la scelta è stata fatta sulla base delle seguenti caratteristiche/potenzialità: Ampia diffusione e conoscenza del prodotto Minori costi di apprendimento Potenza elaborativa e completezza di funzioni Possibilità di automatizzare i processi tramite linguaggio Visual Basic Facilità di utilizzo Dei punti appena elencati, ce ne sono un paio di cui vale la pena approfondire. Il primo è quello che Costa (2005, p. 256) chiama costi di apprendimento ossia il tempo e le risorse necessarie affinché un lavoratore impari un compito. In altre parole la scelta di un software presente in praticamente qualsiasi azienda, implica che l utilizzatore finale debba compiere uno sforzo minimo per adattarsi al nuovo programma. Il secondo punto è il cosiddetto software nel software, ovverosia Visual Basic. Questo programma, nella dotazione standard della suite Office, supporta la registrazione ed esecuzione di routine predefinite permettendo, ad esempio, l automazione di operazioni ridondanti, o l iterazione di calcoli complessi. Nei capitoli successivi verranno analizzate le varie funzionalità che permetteranno di passare dalla semplice idea ai bilanci previsionali 10

15 3.2. La struttura proposta L impiego del software appena descritto si è concretizzato con la creazione di una cartella di lavoro (traduzione del più calzante termine anglosassone workbook). Come indica anche Sullivan (2008, p. 1) la cartella di lavoro non è altro che l insieme di tutti i fogli di calcolo correlati tra loro, nei quali sono state riportate tutte le voci che concorrono alla creazione dei prospetti economico finanziari. Nella Tabella 3.1 sono riepilogati tutti i fogli con le principali caratteristiche. Tabella 3.1 Struttura del software Indice Foglio Variabili Generali Dati Prodotti Altri dati economicofinanziari Cash Flow 1 Anno Cash Flow 2 Anno Cash Flow 3 Anno Cash Flow 4 Anno Cash Flow 5 Anno Caratteristiche Foglio di riepilogo nel quale sono riepilogati tutti i fogli consultabili (il numero può variare, come vedremo nel paragrafo dedicato alle variabili generali). L elenco è formato da una serie di link che permettono di andare direttamente al foglio desiderato senza doverli scorrere uno ad uno. È il foglio nel quale vengono impostati i parametri principali di tutto il progetto quali la durata, il numero di prodotti/asa e la loro denominazione; è, in definitiva, la parte di personalizzazione del software In questa sezione vanno indicati tutti i valori riferibili ai singoli prodotti o ASA. Ad esempio andranno indicati i volumi di vendita, piuttosto che i costi di produzione. Il programma calcolerà in base ai dati inseriti i margini di contribuzione (sia in valore assoluto che in percentuale), i vari costi riferiti alla manodopera diretta, i crediti verso i clienti, ecc In questo foglio andranno indicati i valori non riferibili direttamente al prodotto/asa. Alla fine è presente un controllo affinché tutti i dati inseriti, anche nel foglio precedente, quadrino e tutti gli impieghi abbiano una copertura finanziaria. Questi fogli, perlopiù identici, permettono di simulare l andamento della cassa dell impresa con un livello di dettaglio mensile. In ogni foglio è anche presente un grafico che riepiloga i movimenti in accredito, i movimenti in addebito ed il saldo progressivo di fine mese. Il foglio del primo anno è sempre visibile, mentre quelli degli anni successivi possono essere resi visibili o meno da un apposita sezione del foglio Variabili Generali, come verrà meglio descritto nel paragrafo dedicato. 11

16 Elaborazioni Finali Fonte: A cura dell autore. In quest ultimo foglio vengono elaborate tutte le informazioni inserite nei fogli precedenti e dai quali vengono generati i bilanci riclassificati, i principali indici economico-finanziari e il calcolo del break even point. La struttura appena sintetizzata ha lo scopo, come già riportato nell introduzione, di guidare l imprenditore-utente nella compilazione delle varie voci, alleggerendolo dal compito di dover collegare tutti i dati tra loro e dando un riscontro immediato di come varino i risultati attesi al variare delle ipotesi. Per arrivare a questo risultato finale, il software è stato dotato di una struttura semi-rigida che consentisse un livello minimo di personalizzazione, ma allo stesso tempo con dei punti fermi, necessari per ottenere dei bilanci previsionali standardizzati partendo ogni volta da ipotesi diverse. La maggior parte delle personalizzazioni sono state implementate nel foglio variabili generali e consistono principalmente nella modifica della struttura aumentando o riducendo i campi da compilare. Anche la parte del cash flow è stata impostata in maniera da concedere all utente la possibilità di modificare la distribuzione delle entrate e delle uscite, lasciando così autonomia nella redazione di questo importante riepilogo (per maggiori dettagli su entrambe le sezioni, si vedano i capitoli dedicati). Nel resto dei fogli, invece, l utente dovrà implementare al meglio tutte le sezioni con i dati previsionali senza aver la possibilità di intervenire sulla struttura. Questa impostazione è stata scelta in quanto un eccessiva libertà comporta l impossibilità di implementare uno schema che raggruppi tutte le voci correttamente e che quindi le renda organizzabili all interno delle voci di bilancio piuttosto che nel calcolo degli indici economico-finanziari. Nei paragrafi successivi si analizzeranno le singole sezioni/fogli appena descritti, prima però si è ritenuto opportuno fare una panoramica di tutti gli aspetti che riguardano trasversalmente tutta la cartella di lavoro. 12

17 Aspetti e impostazioni comuni In questo paragrafo si vuole porre l attenzione agli aspetti comuni presenti in tutti i fogli di calcolo con particolare riguardo agli oggetti di navigazione, alla formattazione e ad alcuni aspetti della struttura. Procedendo nell ordine sopraelencato una prima funzionalità inserita è stata una barra di navigazione, Figura 3.2.1, che permette di spostarsi agilmente da un foglio all altro. Figura Barra di navigazione Seguendo l ordine riportato in figura, il primo pulsante serve a ritornare all inizio del foglio di lavoro, indipendentemente dal punto in cui ci si trovi al momento del click; il secondo ed il quarto permettono di muoversi verso il foglio rispettivamente precedente o successivo, mentre il terzo pulsante (quello raffigurante una casetta) permette di tornare istantaneamente all indice. Nella Figura è proposta l immagine della schermata iniziale o Indice. Figura Indice Si noti la sopracitata barra di navigazione posta nell estremo angolo a sinistra (e presente nella medesima posizione in tutti i fogli), mentre più in basso, dopo il titolo principale, è data la possibilità di personalizzare il programma inserendo il nominativo dell utente. Le scritte evidenziate e sottolineate in blu sono invece dei veri e propri link che permettono lo spostamento in una sezione specifica della cartella di lavoro evitando così di dover scorrere uno ad uno i fogli di calcolo. 13

18 Un altro aspetto comune a tutto il progetto è la definizione di un layout univoco che permetta l immediata distinzione fra le due principali tipologie di celle: le celle di input e le celle di output. Per le prime, ossia quelle celle in cui l utente può inserire in autonomia i dati, è prevista una colorazione azzurrina per la descrizione del dato e un fondo bianco per il dato stesso. Le celle di output, invece, sono celle con calcoli e formule nelle quali l utente non può interagire e sono evidenziate con un colore grigio. In Figura è proposto un esempio tratto dalla sezione sulla definizioni delle variabili di prodotto. Figura Esempio celle di input-output 2013 Volumi venduti Prezzo unitario 30,00 Ricavi Nelle celle di input, al fine di evitare che vengano accidentalmente inseriti valori diversi da quelli previsti causando così degli errori, è stato implementato un controllo grazie al quale, ad esempio, non possono essere inseriti dei caratteri all interno di una cella dove devono essere inputati dei numeri. Nella Figura è proposto un esempio di questo controllo, su una cella in cui potrà essere inserito solamente un valore obbligatoriamente maggiore di 0; nel caso dovessero essere inserite delle lettere, il programma restituirà un errore. Figura Funzionalità Convalida dati In aggiunta a questo controllo sulle sole celle di input, tutta la cartella e i fogli di lavoro sono protetti da password in modo che non possano esserci modifiche alla struttura e ai calcoli. Utilizzando la funzionalità illustrata nella Figura 3.2.5, l utente potrà selezionare anche le celle di output permettendo di capire i calcoli sottostanti, senza però poterle modificare. 14

19 Figura Funzionalità Proteggi foglio Un ultimo aspetto, ma non per questo meno importante, è l impostazione del cosiddetto centro di protezione di Office. Il software presentato in questo elaborato presenta diverse funzionalità sviluppate tramite Visual Basic. Questo è un programma presente su tutta la suite Office e, se usato male, può arrecare danni irreparabili ai documenti o addirittura al computer. Per questo motivo di default Excel, è impostato per bloccare l esecuzione delle cosiddette macro, o come le definisce Greenwald (1959) quelle sequenze di istruzioni disponibili all utente tramite l esecuzione di un singolo comando permettendo di realizzare il tutto in modo più rapido e privo di errori. Per eludere il blocco, usufruendo quindi di tutte le funzionalità sviluppate, è necessario andare nelle opzioni di Excel, sezione centro protezione e abilitare l esecuzione di tutte le macro. Con quest ultimo aspetto si conclude la parte degli aspetti in comune, si analizza ora la struttura della cartella di lavoro nei suoi singoli fogli. 15

20 Definizione variabili generali La prima sezione da implementare è quella delle variabili generali. In questa parte del programma vengono implementati tutti quei dati che sono necessari a tutte le altre sezioni del programma. Nella Figura è proposta la schermata con la quale l utente dovrà interagire. Figura Variabili generali Vista di tutte le variabili Le voci sono state divise in due macro-gruppi: Durata e Livello di Dettaglio e Denominazione Progetto/Prodotti. La principale distinzione tra queste due categorie di voci è che mentre le prime comportano delle pesanti modifiche alla struttura del progetto, le seconde comportano delle semplici variazioni alle etichette dei dati. Procedendo con ordine, la prima informazione da implementare è il numero di anni sui quali si vuole impostare l analisi del piano. La durata massima è stata scelta in linea con le indicazioni di Borello (2009, p. 154), il quale sostiene che per via della sempre maggiore turbolenza dei mercati e delle tecnologie non è possibile spingersi oltre i tre anni di analisi. Si è deciso di estendere la durata massima a cinque in modo da concedere, ad aziende particolarmente stabili o prevedibili, la possibilità di ampliare l orizzonte temporale. La scelta potrà essere operata dall utente mediante un menu a tendina (come in Figura 3.2.7). 16

21 Figura Variabili generali Selezione numero periodi Una volta scelto il valore, in base alla selezione, una macro scritta in Visual Basic escluderà da tutti i fogli, da tutti i bilanci e da tutti i grafici finali, le colonne e i relativi dati riferiti ad anni successivi a quelli stabiliti. Nell esempio ipotizzato per commentare il funzionamento del programma, verrà utilizzato un orizzonte temporale di quattro anni anche per illustrare la funzionalità appena descritta. Procedendo con la seconda voce, una volta indicato il numero di anni, l utente potrà inserire il primo anno di simulazione. In base al valore inserito verranno aggiornati automaticamente gli anni successivi. Il terzo campo da immettere è il mese nel quale si desidera partire con le simulazioni. Una volta immesso il valore, il programma aggiornerà il prospetto di cassa, o cash flow, proiettando gli undici mesi successivi permettendo così all utente di simulare un anno operativo. Il penultimo valore della sezione Durata e Livello di Dettaglio, è il numero dei prodotti, o Aree Strategiche d Affari (ASA) oggetto del Business Plan. In questo elaborato si fa sempre riferimento a questa duplice accezione, in quanto ragionare con logiche di semplice prodotto può non essere sufficiente a cogliere la complessità di alcune realtà aziendali. Per questo è stata concepita e viene utilizzata l area strategica d affari, che è una combinazione di prodotti e mercati accomunati da un identità strategica e un autonomia organizzativa tali per cui i risultati economici sono direttamente imputabili ad essa (Favotto, Bozzolan, Parbonetti 2012). Una volta scelto il numero di prodotti/asa (potranno essere valorizzati da un minimo di uno ad un massimo di tre), un altra macro in Visual Basic nasconderà all utente tutti i prodotti eccedenti la quantità indicata. Si è scelto di limitare a tre i prodotti/asa al fine di non appesantire eccessivamente i calcoli, nonché compromettere la sinteticità del progetto. Come più volte ricordato, è sempre preferibile un livello di sintesi maggiore, accorpando eventualmente più prodotti simili tra loro. Infine l ultimo parametro permette di rendere visibili tanti cash flow quanti anni sono stati indicati nel primo campo, nel caso la casella non sia selezionata (come in Figura 3.2.8), verrà reso visibile solamente il primo anno. Questa funzionalità è stata implementata al fine di 17

22 permettere all utente di simulare più periodi gestionali, anche se, come indica Parolini (2011, p. 227), spesso è più che sufficiente simulare a livello mensile solo il primo anno, riepilogando a livello annuo i restanti periodi. Figura Variabili generali Creazione di cash flow Per quanto riguarda i campi presenti nel sottogruppo Denominazione Progetto/Prodotti, i valori che verranno inseriti andranno a modificare le varie denominazioni presenti in tutti i fogli di lavoro. La voce Approssimazione dati merita però un particolare approfondimento. Nel caso in cui l utente decida di impostare il progetto normalizzando il dato a mille o a un milione, il software modificherà le etichette dei campi ricordando di inserire il dato correttamente approssimato. Una delle prime voci da inserire, ad esempio, sono i volumi di vendita; nel caso in cui si decida di normalizzare il dato per mille, l etichetta cambierà da Volumi di vendita a Volumi di vendita (dati in migliaia). Con quest ultima voce si conclude la parte delle variabili generali: i dati fin qui implementati hanno modificato la struttura del progetto adattandolo il più possibile alle esigenze dell utente. Nella sezione successiva verranno richiesti i dati specifici dei prodotti/asa. 18

23 Definizione variabili di prodotto Una volta impostate le Variabili Generali, l utente dovrà implementare come prima attività tutti i dati riferiti ai prodotti/asa. L impostazione del software è tale da condurre l utente prima nell implementazione delle voci di gestione operativa o caratteristica, per poi completare le voci di gestione accessoria. In un business plan, soprattutto in presenza di startup, il focus di chi redige il piano deve essere incentrato sulla gestione operativa, ovverosia l insieme di attività riferibili all attività tipica dell impresa (Parolini, 2011). La distinzione è meglio sintetizzata in Figura dove appunto vengono evidenziate le principali suddivisioni a partire dall insieme delle voci economico-finanziarie. Figura L articolazione delle voci di bilancio (rielaborato da Parolini, 2011) Legati alla capacità produttiva Fissi Costi - Ricavi Impieghi - Fonti Gestione Operativa Variabili (in base ai volumi) Gestione Finanziaria Legati allo sviluppo Attiva Passiva Gestione Extra Operativa Gestione Fiscale Eventi Straordianri Si analizzano ora i vari campi disponibili seguendo lo stesso ordine che dovrà seguire l utente. Figura Variabili di prodotto - dati Prodotto/ASA 1 La Figura illustra il blocco di informazioni riferito al primo prodotto/asa (per gli altri prodotti le voci sono identiche). 19

24 Nell ordine, gli input da inserire sono i volumi di vendita ed il prezzo unitario, il cui prodotto genera il primo output: il fatturato. La prima voce di questo terzetto sono i volumi venduti, ossia il numero di unità (del primo prodotto/asa in questo caso) che si stima di vendere sulla base delle analisi di mercato svolte nelle sezioni precedenti del business plan. Analogamente va inputato il prezzo di vendita unitario che come indica il nome è il prezzo al quale verrà venduta una singola unità del prodotto; nel caso si ragioni in termini di ASA e questa comprenda più prodotti, è necessario inserire un prezzo medio. La combinazione di queste voci genera il fatturato, la principale fonte di ricavo e di copertura dei costi della gestione operativa. In questo modo è stato creato uno strumento per l imprenditore, che può osservare da subito gli impatti delle diverse strategie di pricing. Le voci successive concorrono all implementazione dei costi operativi. Si comincia innanzitutto con le rimanenze di prodotti finiti (il cosiddetto magazzino) che, come per i volumi venduti, vanno espresse in unità di prodotto. Implementando la voce successiva, il costo (sempre unitario) dei materiali diretti, otteniamo il secondo output: i costi totali dei materiali diretti. Questa voce è calcolata sommando i volumi venduti con quelli rimasti nel magazzino, in modo da ottenere il totale della produzione (in termini di volumi), moltiplicando il tutto per il costo dei materiali diretti. In questo modo nelle prime sei righe l utente può già avere un primo riscontro di quella che sarà la performance dell impresa. La voce successiva è il numero delle ore per la creazione di una unità di prodotto. Questo valore verrà poi moltiplicato per il volume totale prodotto (venduto più magazzino) generando così le ore complessive lavorate. Una volta sommate le ore anche degli altri prodotti/asa questo dato sarà alla base del calcolo delle risorse dirette necessarie (si approfondirà in seguito questa sezione). Continuando con le celle di input, l utente potrà indicare una percentuale del fatturato da inputare a provvigioni e il campo di output successivo non è altro che il valore monetario della percentuale indicata. Verso la fine di questo primo blocco di dati si trova il dato dei giorni medi di pagamento dei clienti. Il numero indicato viene usato per il calcolo dei crediti verso clienti mediante la formula: faturato 365 (o 366 se l tempi di pagamento dei cilenti anno è bisestile) Ultima voce modificabile dall utente è l aliquota IVA che servirà per il calcolo degli importi del conto IVA, appunto. 20

25 Con quest ultimo campo si conclude la serie di dati riferibili direttamente al singolo prodotto/asa. Come indicato precedentemente per gli altri prodotti la struttura è identica. La sezione successiva (Figura ) permette di completare l imputazione dei costi variabili, ossia di quei costi che dipendono direttamente dai volumi prodotti. Figura Variabili di prodotto Costi comuni La prima riga non è altro che la somma totale delle ore di lavorazione ipotizzate per ogni prodotto, come già illustrato precedentemente. Questo monte ore totale viene diviso per il numero di ore teoriche in un anno (nell esempio 8h 5gg 4sett. 11 mesi = 1.760) e il risultato di questo rapporto viene arrotondato all unità per eccesso in quanto non possono essere assunte frazioni di lavoratore e quindi al primo decimale sarà necessario un nuovo lavoratore. La riga successiva permette di fare modifiche in aumento o in diminuzione al fine di ottenere un numero di risorse prestabilito, come nell esempio proposto in cui durante il quarto anno il calcolo automatico prevedeva una risorsa in meno, mentre il piano non prevedeva dismissioni di personale. Da tutti questi dati deriva il totale addetti diretti che non è altro che la somma tra addetti teorici e l eventuale rettifica. Successivamente viene data la possibilità di indicare la percentuale di incidenza del trattamento di fine rapporto (TFR) che, una volta moltiplicata per il totale del costo della manodopera, concorrerà alla valorizzazione del fondo TFR (voce che verrà utilizzata nel calcolo dei bilanci previsionali). Gli ultimi campi di questa sezione consentono all utente di poter scegliere se considerare il lavoro diretto come un costo variabile, oppure se considerarlo come una componente fissa 21

26 modificando in questo modo il calcolo del punto di pareggio, ad esempio (per maggiori dettagli si veda l ultimo foglio del software). Il motivo di questa scelta è di dare la possibilità ad imprese particolarmente legate ai volumi, di poter imputare il costo della manodopera direttamente nei costi variabili. I quattro campi di output non fanno altro che prendere la percentuale di variabilizzazione dei costi di manodopera, ed il suo reciproco, moltiplicandoli per i costi totali, prima, e per la quota TFR calcolata in precedenza, poi. Nella sezione Altri costi comuni viene concessa la possibilità di ritoccare ulteriormente i costi variabili inserendo, ad esempio, aggiuntivi costi di produzione o, in alternativa, altri costi commerciali. Infine è possibile indicare una percentuale dei crediti che si stima diventeranno inesigibili la quale verrà moltiplicata per il fatturato e successivamente posta in detrizione al margine di contribuzione. Con questi dati si conclude la parte modificabile dall utente nella sezione delle Variabili di Prodotto. L ultima parte del foglio di lavoro consiste in sole celle di output che raggruppano e rielaborano gli input inseriti. In Figura sono illustrati i riepiloghi sulla composizione del fatturato suddiviso nei vari prodotti/asa. Figura Variabili di prodotto Riepiloghi Composizione Fatturato Il dato è proposto sia in valore assoluto che in percentuale al fine di evidenziare i rapporti di forza tra i vari prodotti; nell esempio è visibile come più della metà dei ricavi provenga dal primo prodotto. Le percentuali sono anche utilizzate nel calcolo dei costi variabili unitari che, come si illustrerà nei paragrafi successivi, sono una componente fondamentale nel calcolo dei margini di contribuzione. Dopo questi primi riepiloghi totali, si torna ad analizzare i singoli prodotti/asa al fine di calcolare la marginalità che essi producono. Nella Figura è presentata questa sezione che è identica nella struttura e nei calcoli anche per gli altri prodotti/asa. 22

27 Figura Variabili di prodotto Riepilogo prodotto/asa 1 I primi campi presentati sono il prezzo di vendita ed il costo dei materiali dai quali si parte per il calcolo del margine di contribuzione unitario che non è altro che la differenza fra ricavi unitari e costi variabili unitari, o, in altri termini, il guadagno netto per ogni singola unità di prodotto venduto. I due campi seguenti riconducono i costi generici (distinti tra quelli di produzione e quelli commerciali) alla singola unità di prodotto mediante la seguente formula: Altri costi variabili commerciali (di produz. ) volumi venduti (volumi prodotti) 23 % incidenza Fatt. prodotto/asa 1 Proseguendo nella stima dei costi variabili unitari, come evidenziato in precedenza, si può imputare anche il costo della manodopera diretta; nell esempio proposto la voce è valorizzata a zero sulla base della percentuale inserita nel campo Quota variabile del costo del lavoro. Nel caso in cui in questo campo sia indicata una percentuale diversa da zero, il calcolo avviene mediante la seguente formula: costo di 1 h lavoro tempo necessario alla produzione di 1 unità di prodotto Questa è sempre valida a meno che il valore della manodopera non sia stato imputato arbitrariamente (solo mediante il campo rettifica) e quindi senza disporre di un valore delle tempistiche di produzione. In questo caso la formula applicata sarà: incidenza costi manodopera ricavo medio per prodotto Le ultime due voci che concorrono alla generazione di costi sono le provvigioni e le perdite sui crediti, che sono entrambe calcolate moltiplicando le rispettive percentuali per il prezzo di vendita.

28 A questo punto non resta che procedere con il calcolo del margine unitario facendo la differenza tra prezzo di vendita e la sommatoria dei costi sin qui calcolati. Il passo successivo consiste nel calcolare il margine percentuale come rapporto tra prezzo e costi, ottenendo in questo modo un dato confrontabile negli anni e anche fra prodotti diversi. Nell esempio, per semplicità, i prezzi e i costi sono stati mantenuti in rapporti costanti nei periodi successivi e si può notare il fenomeno osservando la percentuale che non subisce variazioni nel tempo. Proseguendo con il riepilogo, vengono calcolate le rimanenze finali che non sono altro che i volumi di magazzino, moltiplicati per il costo variabile unitario (dato da materiali dir + costi variabili gen + manodopera dir). In questo modo è ora possibile calcolare il margine totale, moltiplicando il margine unitario per il totale dei volumi venduti, rettificando (in aumento o diminuzione) il dato con la variazione delle rimanenze finali; nell esempio mantenendo i dati costanti negli anni, non si hanno variazioni di al valore delle rimanenze. Le ultime voci calcolano nell ordine l ammontare dei crediti verso clienti (comprensivi di IVA) depurati dall eventuale percentuale di perdite, e l ammontare dell IVA sui ricavi di vendita. In questo modo terminano i riepiloghi dei singoli prodotti/asa, ora, a conclusione del tutto, vengono presentati i risultati totali che poi verranno utilizzati a vario titolo nei diversi bilanci previsionali e nel calcolo degli indici. Nella Figura è illustrato il Riepilogo Totale seguito dall analisi della composizione del margine. Figura Variabili di prodotto Riepilogo totale 24

29 In sostanza i dati vengono calcolati sommando i campi omologhi dei singoli prodotti/asa. In questo modo i ricavi di vendita e il costo dei materiali diretti derivano rispettivamente dalla somma dei fatturati e dei costi nei tre prodotti/asa. Diversamente le rimanenze finali si ricavano dai riepiloghi approfonditi nel paragrafo precedente, nei quali era stato rivisto il valore delle rimanenze alla luce dell incidenza degli altri costi variabili diretti. I costi variabili generali insieme ai costi della manodopera diretta variabile non essendo riferiti ai singoli prodotti, vengono riportati senza modifiche così com erano state inserite o calcolate nei campi descritti all inizio del capitolo. Prima del calcolo del margine occorre quantificare l eventuale perdita sui crediti moltiplicando la percentuale indicata con ricavi totali. A questo punto si può procedere con il calcolo del margine di contribuzione totale che, similmente a quanto fatto in quello per singolo prodotto, è calcolato come segue: (Fatt. +Rim. Finali) (Aq materiali + costi var + costi man + perdite su cred) I due campi seguenti riportano il costo della manodopera diretta non variabile e la quota TFR da essa derivante. Gli ultimi due campi sommano i dati provenienti dai diversi prodotti calcolando così il totale dei crediti netti e il totale dell IVA sui ricavi di vendita. Con l ultimo riepilogo sulla composizione del margine di contribuzione si conclude il foglio delle Variabili di Prodotto. Fino a questo punto l utente ha avuto modo di inserire e valutare i principalmente dati della gestione caratteristica. I riepiloghi permettono di valutare immediatamente l effetto di una variazione, anche minima, nei vari campi di input. La sezione successiva ha il compito di rifinire e completare la simulazione aggiungendo anche i dati della gestione extra operativa. 25

30 Definizione altre variabili economico - finanziarie Questo foglio di calcolo ha lo scopo di raccogliere tutti i dati restanti, sia di gestione caratteristica che di gestione accessoria, in modo da poter redigere i bilanci previsionali e tutti gli indici conseguenti. Proprio per questa sua funzione di completamento nella raccolta dati, questa parte del software è particolarmente ricca di campi di input. Procedendo con ordine, la Figura illustra i primi campi del nuovo foglio di calcolo. Figura Altri dati Costo del lavoro totale Le prime celle permettono di inserire il numero ed il costo della manodopera indiretta distinguendo tra tre tipologie: dirigenti, impiegati e altri operai indiretti. Questa suddivisione è stata creata per poter imputare al meglio i costi delle diverse categorie, alla luce del fatto che tra esse vi possono essere dei differenziali di costo non trascurabili. A questo punto il software sommerà i tre prodotti per ottenere il costo totale della manodopera indiretta, il quale a sua volta verrà moltiplicato per la percentuale da destinare al fondo TFR, ottenendo così l importo da accantonare per il personale indiretto. I quattro campi successivi sono presi dal riepilogo totale dei dati di prodotto e riportano i costi derivanti dalla manodopera diretta. L ultimo campo di input permette di liquidare, in caso di dismissioni di personale, una quota del fondo TFR. La voce Fondo TFR totale dell anno t sarà quindi calcolata nel seguente modo: Fondo TFR t = Fondo TFR t 1 + TFR man dir t + TFR man ind t liquidazioni TFR t Infine l ultimo campo non è altro che la somma tra TFR da manodopera diretta ed indiretta. 26

31 La sezione che segue riepiloga i Costi Fissi, come illustrato dalla Figura Figura Altri dati Costi fissi I vari costi sono stati raggruppati per tipologia, in modo da riepilogare funzionalmente tutte le voci. Alla fine di ogni gruppo è presente un totale che andrà ad alimentare direttamente il conto economico previsionale. Giunti a questo punto si valutano le immobilizzazioni, come riepilogato in Figura Figura Altri dati - immobilizzazioni 27

32 La sezione è divisa in tre parti: la prima nella quale vanno imputati i valori delle immobilizzazioni, la seconda nella quale vanno imputate le aliquote di ammortamento e la terza in cui va indicata l aliquota IVA (media) per l acquisto degli immobili. La scelta operata in questo software segue quelle che sono anche le indicazioni della letteratura, ossia di determinare correttamente e secondo competenza economica il costo di impiego dei fattori produttivi la cui utilità si estende per più esercizi (Cerbioni, 2006). Con i dati inseriti, il software calcola gli importi degli ammortamenti come proposto di seguito nella Figura Figura Altri dati Calcolo ammortamento terreni e fabbricati civili Per motivi di spazio, ma anche perché i calcoli sottostanti sono identici, si propone il calcolo dell ammortamento solamente della prima immobilizzazione. La riga di partenza prende il valore implementato dall utente e somma di anno in anno le eventuali variazioni in aumento applicando quindi la formula: invest. immob. ne t 1 + invest. immob. ne t Nel campo seguente viene calcolato l ammortamento provvisorio facendo il prodotto tra il totale immobilizzazioni del periodo e l aliquota di ammortamento indicata dall utente. A questo punto può essere valorizzato il fondo ammortamento provvisorio mediante la formula: f. do amm. to t 1 + amm. to provv. t I due campi successivi possono sembrare identici ai due appena descritti, in realtà la differenza è sostanziale e può essere meglio apprezzata nell esempio di Figura Figura Altri dati Esempio di calcolo ammortamento con aliquota al 50% Mantenendo invariati gli importi, è stata modificata l aliquota di ammortamento dal 10 al 50%, in modo da osservare come il software si comporti nel caso di beni che hanno cessato la loro utilità. Le due voci controllano che il fondo ammortamento provvisorio, che è un campo che continua a crescere nel tempo indipendentemente dall aliquota applicata, non abbia un 28

33 valore maggiore di quello dell immobile. In questo caso l ammortamento definitivo si azzera e il fondo ammortamento definitivo prenderà il valore dell immobile. Facendo così si può calcolare il valore netto dell immobilizzazione mediante la differenza tra valore iniziale e ammortamento definitivo. Lo stesso processo viene fatto per ogni categoria di immobile, in modo da imputare nello stato patrimoniale previsionale direttamente il valore effettivo. Conclusa la parte delle immobilizzazioni il software prosegue con il computo di eventuali altri ricavi e costi finora esclusi, seguendo la struttura riportata in Figura Figura Altri dati Ricavi e costi diversi Tutti i dati inseriti andranno imputati direttamente nel conto economico previsionale, applicando l IVA indicata nel quarto campo. Una volta che tutti i costi sono stati quantificati il software passa al calcolo dei debiti verso fornitori (Figura ). Figura Altri dati Calcolo debiti verso fornitori Nella prima parte vanno inseriti i giorni medi di pagamento dei fornitori, raggruppati per tipologia di costo, seguiti dall aliquota IVA media applicata agli acquisti. Dopo aver valorizzato i campi di input, il software raggruppa le varie voci di costo, suddividendole per le 29

34 tre tipologie. Sia i costi di produzione che i costi commerciali attingono dai dati di prodotto sommando le eventuali rettifiche presentate in Figura Per quanto riguarda i costi fissi, invece, l ammontare è dato dalla somma dei dati illustrati in Figura Dopo aver sommato i costi simili; in tutti i raggruppamenti viene applicata l aliquota IVA indicata nel quarto campo di input della sezione. Alla fine la somma dei costi e degli importi IVA viene divisa per il numero di giorni dell anno di previsione e moltiplicato per il numero di giorni di pagamento dei fornitori. La somma dei tre raggruppamenti è il valore dei debiti verso fornitori che verrà imputato nel passivo dello stato patrimoniale previsionale. Con questi ultimi dati è ora possibile fare il computo dell erario conto IVA (Figura ). Figura Altri dati Erario conto IVA Il primo campo permette di impostare la periodicità di pagamento la quale può essere scelta tra due opzioni: mensile o trimestrale. Nei successivi cinque campi di output vengono ripostati gli importi calcolati in precedenza. Il campo Differenza, penultima voce, fa la differenza, appunto, tra IVA sulle vendite (primi tre valori di output) e IVA sugli acquisti e investimenti. Nel caso Differenza sia negativa, ossia l IVA sugli acquisti è maggiore dell IVA sulle vendite, il valore verrà riportato senza modifiche, nel caso contrario, invece, verrà moltiplicato per uno o per tre mesi, in base alla scelta sulla periodificazione effettuata all inizio. La sezione successiva è quella dedicata alle imposte da pagare, un argomento molto importante soprattutto ai fini di bilancio. Al giorno d oggi, in Italia, le due maggiori imposte per le imprese sono l IRES e l IRAP che vengono calcolate rispettivamente sul reddito e sul fatturato. Ai fini del software, si è optato per una soluzione semplificata, non facendo distinzioni fra le varie imposte, ma applicando in alternativa una percentuale unica sul reddito d esercizio. La scelta è giustificata anche dall impossibilità di prevedere se e come il legislatore modificherà le imposte alle persone giuridiche. La Figura illustra la sezione in questione. 30

35 Figura Altri dati Calcolo imposte d esercizio Per prima cosa l utente dovrà indicare la percentuale di incidenza delle imposte; il valore immesso verrà moltiplicato per l utile (o reddito) ante imposte che viene calcolato nel conto economico previsionale. Oltre al calcolo della percentuale, è stato implementato il calcolo del fondo imposte, seguendo quelle che sono le indicazioni reperite in letteratura (Parolini, 2011, p. 240). Il concetto alla base di questo fondo è che risulta impossibile pagare un imposta calcolata su una voce che non può essere stimata rapidamente, ma solo alla chiusura dei bilanci; pertanto l erario riscuote un acconto per l anno in corso calcolato come segue: Acconto anno t = % di imposte pagate in acconto imposte anno t 1 In questo modo nell esercizio si pagherà l acconto sommato a quanto presente nel fondo imposte. Il fondo per quell anno, a sua volta, sarà dato dalla differenza tra quanto dovuto (Imposte) e quanto accantonato (Acconto anno in corso). La sezione successiva, illustrata in Figura , serve a riepilogare tutte le condizioni economiche applicate dagli intermediari finanziari Figura Altri dati Condizioni applicate Entrando nel dettaglio, le varie voci vengono distinte in due macro gruppi: i tassi attivi ed i tassi passivi. I primi vengono applicati quando vi è un eccesso di liquidità e l imprenditore decide di investire questo surplus acquistando titoli, o, alternativamente, lasciando la somma in conto corrente a maturare interessi; esistono ovviamente altre forme di investimento, ma al fine di semplificare il più possibile la procedura, si è optato per le due forme più comuni. La seconda tipologia di tasso implica una situazione opposta: sono tassi di interesse che l azienda deve corrispondere agli intermediari finanziari a fronte di una apertura di credito per sopperire 31

36 alle diverse esigenze finanziarie (Biffis, 2005). Procedendo nell ordine, la voce banche c/c debitore comprende la principale forma di affidamento a breve termine, ossia il cosiddetto fido di cassa che permette di utilizzare il conto anche con saldo negativo, purché il saldo si mantenga sopra ad una soglia detta fido. Segue il leasing che è un prodotto finanziario simile, dal punto di vista della durata, al mutuo, che però, a differenza di quest ultimo, implica l affitto di un bene, solitamente un immobilizzazione, a fronte del pagamento di un canone. La sezione successiva dà la possibilità di simulare l accensione di un finanziamento a mediolungo termine. La Figura illustra le varie voci disponibili. Figura Altri dati Finanziamento MLT I campi di input raccolgono i dati basilari del finanziamento tra cui l importo, il tasso applicato, la durata, il numero di rate all anno ed infine lo schema di rateizzazione distinto tra rate costanti e capitale costante. In base ai parametri implementati a lato viene generata la simulazione del piano rateale come riportato in Figura Figura Altri dati Piano rateale finanziamento MLT Per questioni di spazio sono presentati solo i primi due anni, ma dallo schema è possibile desumere l andamento anche per i periodi successivi. Tornando al riepilogo alla fine della Figura , per ogni periodo è riportato il debito residuo a fine anno seguito dal capitale rimborsato nel periodo e dagli interessi corrisposti. Queste voci saranno utilizzate per la valorizzazione del passivo dello stato patrimoniale previsionale. 32

37 Si è giunti infine, al riepilogo per il bilanciamento tra fonti ed impieghi. In questa sezione l utente dovrà indicare come intende coprire l eventuale fabbisogno, o, nel caso opposto, come distribuire l eventuale eccesso di liquidità. La Figura illustra tutti i campi presenti nella sezione. Figura Altri dati Fabbisogno finanziario Prima di procedere, c è una premessa da fare: il software, in questa sezione, prende delle voci direttamente dai bilanci previsionali in modo da generare dei calcoli iterativi tali per cui ogni variazione di un campo di input genera immediatamente uno squilibrio tra fonti ed impieghi che deve essere in qualche modo azzerato, pena l incongruenza del business plan. L effetto è visibile nel caso di coperture con mezzi finanziari, in quanto da un lato sono una fonte, ma dall altro generano interessi debitori che a loro volta necessiteranno una copertura finanziaria. Passando alle voci vere e proprie, il primo blocco serve per il calcolo delle fonti. L utente dovrà implementare l eventuale fido stipulato con la banca per elasticità di cassa. Una startup, soprattutto nei primi periodi, deve prevedere questa tipologia di finanziamento a breve, in quanto molto spesso l azienda si può trovare davanti ad imprevisti che possono far scendere in rosso il saldo del conto. Esistono anche altre forme di anticipazione per far fronte alle esigenze di liquidità, ma per gli ormai noti problemi di sintesi e semplicità di utilizzo sono stati esclusi dal software. Il saldo del conto corrente, sia a debito (in questo caso si parla di utilizzo del fido) che a credito, viene determinato per ultimo mediante il pulsante in fondo al foglio, funzionalità che verrà approfondita a breve. Proseguendo vengono riportati i dati del finanziamento a medio-lungo termine calcolati in precedenza: entrambi popoleranno il passivo dello stato patrimoniale previsionale in modo da ottenere il valore residuo del mutuo 33

38 al lordo dei rimborsi di capitale pagati nel periodo. La voce successiva è il leasing che, come accennato in occasione della sezione sulle condizioni applicate, è una forma tecnica a mediolungo termine che può essere assimilata ad un contratto di noleggio solitamente riferito ad una immobilizzazione. Verrà pertanto raggruppato assieme al finanziamento nella voce debiti a medio-lungo termine dello stato patrimoniale passivo, e sarà a sua volta una fonte di copertura del fabbisogno finanziario. La voce successiva è il capitale sociale che, a differenza dei finanziamenti provenienti da terzi, ha il vantaggio di coprire immediatamente il fabbisogno senza generare sbilanci dovuti a interessi passivi. Questo dato dovrà essere riportato su ogni periodo variato degli eventuali aumenti o liquidazioni. Si passa così alle ultime tre voci delle fonti che servono per la determinazione degli utili non distribuiti e delle riserve al netto degli utili distribuiti. Per il calcolo viene preso l utile netto dai bilanci finali e da questo viene tolto l importo distribuito ai soci. Il risultato verrà sommato nei periodi dando vita alle riserve. In questo modo è stato determinato il totale delle fonti di finanziamento che non è altro che la somma delle voci appena presentate, fatta eccezione per il fido iniziale e gli utili distribuiti finali. A questo punto il software calcola il fabbisogno finanziario mediante la formula: fabbisogno finanziario = Capitale investito netto totale fonti di finanziamento Come per il calcolo delle riserve, anche il capitale investito netto è preso direttamente dai bilanci finali. Il passo successivo è la determinazione dello squilibrio, ottenuto facendo la differenza fra totale fonti di finanziamento e il fabbisogno finanziario appena calcolato. Se lo squilibrio sarà negativo significa che è necessario prevedere ulteriori forme di finanziamento, ad esempio aumentando l utilizzo del fido di cassa; nel caso contrario, invece, si dovrà destinare il surplus in una delle forme previste: investimento in titoli, cassa aziendale o liquidità in conto corrente. Per i motivi già accennati in precedenza, questa parte del software è molto variabile e può quindi risultare difficile azzerare lo squilibrio manualmente, come d altra parte richiesto al fine di quadrare i bilanci. Per ovviare a questo problema è stato predisposto un pulsante che, previa implementazione di tutti i campi eccetto il conto corrente e tramite il calcolo iterativo, calcola il saldo esatto per il quale lo squilibrio si azzera. Nel caso di sconfinamento il cui valore ecceda l importo del fido, il software valorizzerà il campo utilizzo con il valore del fido e avviserà, mediante un messaggio di allert che si sta superando il fido impostato. Giunto a questo punto l utente potrà decidere se aumentare il fido o se cercare nuove fonti di finanziamento (MLT o in alternativa versamento di capitale). 34

39 In Figura è possibile valutare l effetto della funzione appena descritta, applicata all esempio precedente. Figura Altri dati Bilanciamento avvenuto Se si osserva il primo anno (2013) si può notare come il valore dello squilibrio (91.717) non coincida con il valore dell utilizzo del fido di cassa calcolato dal software (99.606). Questo è un esempio di come gli interessi applicati allo sconfino diventino a loro volta parte del fabbisogno, costringendo ad un utilizzo maggiore e così via, fino a quando non si otterrà un utilizzo tale da coprire anche gli interessi generati. Con quest ultima funzionalità si conclude la sezione e anche il foglio. Sono stati raccolti tutti i dati necessari per la redazione dei bilanci previsionali riclassificati. Ora l utente potrà procedere con la determinazione dei flussi di cassa per valutare meglio l evolversi del fabbisogno a livello mensile, o, in alternativa, potrà già consultare direttamente i bilanci. 35

40 Cash flow mensilizzato Prima di procedere con i bilanci previsionali veri e propri il software dà la possibilità di analizzare i flussi di cassa tramite un prospetto che si chiama appunto Cash flow. Questa funzionalità ha lo scopo di valutare, con un livello di dettaglio mensile, l andamento delle entrate ed uscite di cassa. In Figura è riportata la tabella riepilogativa. Figura Cash flow mensilizzato Riepilogo 1 anno Il cash flow si presenta suddiviso in due sezioni distinte, anche cromaticamente: le entrate in verde e le uscite in rosso, la cui differenza genera il flusso di cassa. In entrambe le sezioni, eccezion fatta per i totali di riga e di colonna, i campi precompilati sono delle vere e proprie celle di input tali da poter essere modificate spostando, ad esempio, un costo da un mese a quello successivo. Questa caratteristica è stata implementata al fine di permettere all utente di gestire al meglio i flussi mensili che spesso presentando dei picchi che necessitano di essere adeguatamente coperti con strumenti finanziari a breve termine. Nel caso in cui il picco non sia circoscritto a pochi mesi, ma si collochi su periodi più lunghi, tendenzialmente dovrà essere coperto da forme di finanziamento a medio-lungo termine (Parolini, 2011). I totali di fine sezione, sono calcolati con le seguenti formule dove m è il mese considerato: variazione liquidità m = saldo fine mese m saldo fine mese m 1 saldo progressivo m = saldo a fine mese t 36 m t=1

41 La variazione di liquidità permette di capire quanto sia turbolento un mercato: ad esempio basse variazioni sottintendono delle entrate e delle uscite costanti da un mese all altro. Il saldo progressivo, invece, serve per valutare come si evolve la liquidità, individuando le punte di fabbisogno per le quali sarà necessario attivarsi secondo le modalità descritte in precedenza. Guardando l esempio proposto, ci si accorge che nel primo anno il saldo non scende mai al di sotto dei , pertanto una prima considerazione che l utente potrà fare sarà quella di abbassare l importo del fido precedentemente ipotizzato a Sempre all interno di questo foglio di calcolo, è stato predisposto un grafico per riassumere anche visivamente i flussi descritti numericamente. In Figura è illustrato il risultato. Figura Cash flow Grafico primo anno Cash Flow 1 Anno TOTALE ENTRATE TOTALE USCITE SALDO PROGRESSIVO Il grafico prende i totali di entrate ed uscite e li confronta in valore assoluto in modo da avere visibilità dei maggiori scostamenti. Il terzo dato monitorato è il saldo progressivo, dal quale è possibile intuire gli effetti delle variazioni delle altre due voci. Analizzando l esempio nel grafico è possibile fare le seguenti considerazioni: dopo i primi due mesi positivi, si presenta un calo improvviso che è dovuto al cosiddetto ciclo finanziario (Parolini, 2011), ovvero al differenziale tra pagamento dei fornitori e pagamento dei clienti. Passato il terzo mese la liquidità si stabilizza in quanto cominciano ad affluire i primi ricavi di vendita. Si arriva così all ultimo mese con il saldo progressivo finale che coincide con l utilizzo del fido di cassa. Si conclude così la parte del cash flow: l utente, a questo punto, avrà un quadro chiaro delle esigenze di liquidità dell impresa e potrà tornare nei fogli precedenti per apportare eventuali modifiche al fine di coprirle con i mezzi finanziari adeguati. 37

42 Elaborazioni finali Bilanci - Indici Nell ultimo foglio di calcolo sono contenuti i bilanci previsionali ed i relativi grafici. Contrariamente ai fogli precedenti, in questo, non sono previsti campi di input in quanto si è voluto creare un foglio di riepilogo unico che possa essere stampato e presentato senza dover riportare tutti i passaggi intermedi. Il primo prospetto presentato in questo riepilogo finale è il conto economico previsionale. Il conto economico ha lo scopo di determinare il risultato di periodo, ma per farlo esistono diverse strade percorribili. Quella proposta in questo elaborato, e di conseguenza implementata nel software, consiste nel riclassificare il conto economico a ricavi e costo variabile del venduto. La peculiarità rispetto ad una semplice riclassificazione per ricavi e costo del venduto, è la distinzione tra costi variabili e costi fissi che permette di determinare il margine di contribuzione, come già evidenziato in occasione della sezione sulle variabili di prodotto. Il margine è un indicatore molto importante per l imprenditore che può decidere di concentrare gli sforzi economici su prodotti più redditizi. Per queste sue caratteristiche, la riclassificazione a ricavi e costo variabile del venduto è particolarmente indicata in tutte le imprese commerciali, ossia per aziende focalizzate sulla vendita piuttosto che alla produzione. In Figura è illustrato il conto economico così come viene calcolato dal software. Figura Elaborazioni finali Conto Economico Previsionale 38

43 (continua) Nell ultima colonna di ogni voce è riportato un piccolo grafico lineare che permette di valutarne l andamento nel tempo. Si parte con i ricavi di vendita, rettificati dagli eventuali altri ricavi di gestione tipica. Dai ricavi totali così calcolati, vengono tolti i costi variabili formati a loro volta dai vari costi direttamente legati ai volumi prodotti. Si ottiene in questo modo il margine di contribuzione che può essere letto anche come il valore a disposizione dell azienda per coprire i costi fissi e i costi provenienti dalla gestione accessoria. A questo punto vengono quantificati i costi fissi formati dal costo del lavoro comprensivo dell accantonamento del TFR e gli altri costi della gestione caratteristica; una volta tolti dal margine di contribuzione, formano il reddito operativo della gestione caratteristica. Con questa voce si è giunti alla quantificazione della redditività del core business dell impresa, il passo successivo è quello di aggiungere i proventi provenienti dalla gestione extra caratteristica ottenendo in questo modo il reddito operativo. Questo dato parziale ha una grande rilevanza in quanto permette di individuare la redditività aziendale ignorando i costi derivanti dalle scelte effettuate sulla struttura finanziaria (Favotto, Bozzolan e Parbonetti, 2012 p. 235). Dal reddito operativo si tolgono gli oneri finanziari, che sono il totale degli interessi da corrispondere per le aperture di fido e per i finanziamenti a medio-lungo termine, e successivamente il saldo tra proventi ed oneri straordinari, questi ultimi imputati direttamente dall utente nel foglio altri dati (si veda Figura ). In questo modo si è giunti alla determinazione del reddito ante imposte che, come già descritto precedentemente, verrà utilizzato per il computo del fondo e delle imposte stesse. Gli ultimi passaggi prevedono il calcolo del reddito al netto delle imposte e, in ultima analisi, il valore dell utile non distribuito. Con quest ultima voce si è raggiunto l obiettivo del conto economico, ossia determinare il risultato di periodo. Il prospetto successivo è necessariamente lo stato patrimoniale previsionale e, analogamente a quanto fatto per il conto economico, è stata predisposta una riclassificazione di tipo 39

44 funzionale. Come suggerisce anche il nome, una delle caratteristiche principali è quella di dividere per funzione le varie voci, in modo da evidenziare le diverse aree gestionali, con particolare attenzione alla provenienza delle passività. Se da un lato infatti ci sono i debiti verso fornitori che nascono all interno del ciclo produttivo aziendale, dall altro ci sono tutti i debiti con gli intermediari finanziari che non hanno nulla a che fare con la capacità produttiva. In questo modo, distinguendo tra quelle che vengono definite passività operative e passività finanziarie, è possibile individuare il fabbisogno finanziario, o il surplus generato dalla gestione caratteristica. In definitiva questa riclassificazione è particolarmente al fine di determinare correttamente la redditività dell azienda. In Figura è illustrato lo stato patrimoniale previsionale dell azienda esempio. Figura Elaborazioni finali Stato Patrimoniale Previsionale Procedendo con ordine, il capitale immobilizzato operativo netto è dato dalla somma degli impieghi operativi, ossia quelle della gestione caratteristica, al netto dei debiti provenienti 40

45 anch essi dalla stessa gestione, ossia il fondo ammortamento e l accantonamento TFR. Il totale così calcolato, ha al suo interno voci con un orizzonte temporale a medio-lungo termine e, pertanto, necessiterà di coperture finanziarie altrettanto lunghe. Successivamente viene calcolato il capitale circolante operativo netto che, al contrario, presenta voci con un orizzonte temporale a breve termine. Al suo interno vengono sommate le rimanenze finali, i crediti verso clienti e il conto IVA, se positivo, sottraendo invece i debiti verso fornitori, il fondo imposte e il conto IVA, quando negativo. L attivo si conclude con il computo del capitale investito non operativo che è il capitale derivante dalla gestione extra caratteristica e che comprenderebbe anche eventuali immobilizzazioni non operative (stabili in locazione ad altre società), che nel software si limitano alla somma dei conti correnti attivi, dei titoli e dell eventuale cassa aziendale. La somma dei tre capitali fin qui calcolati, determina il capitale investito netto che non è altro che il valore che è stato usato in precedenza per il calcolo del fabbisogno finanziario. Nel passivo adesso rimangono solamente le voci di natura finanziaria, suddivise a loro volta in base alla durata, e quindi distinte in passività correnti (entro l anno) e passività consolidate (superiori all anno). L ultima voce del passivo rimane come anche per le altre riclassificazioni, il capitale netto, ossia la somma del capitale sociale, delle riserve degli esercizi precedenti e l utile conseguito nel periodo. Si conclude così lo stato patrimoniale previsionale riclassificato funzionalmente e, come sottolineato precedentemente, si è dimostrato utile nell analisi della redditività. Ad integrazione della parte dei bilanci, il software propone un grafico riassuntivo dello stato patrimoniale, come illustrato in Figura Figura Elaborazioni finali Grafico stato patrimoniale previsionale STATO PATRIMONIALE 1 ANNO Capitale Immobilizzato Operativo Netto Passivo Consolidato Finanziario Passivo Corrente Finanziario Capitale Circolante Operativo Netto A T T I V O Capitale Netto P A S S I V O 41

46 Questo grafico ha lo scopo di riassumere gli equilibri tra attivo e passivo dello stato patrimoniale permettendo di valutare le diverse relazioni che concorrono alla creazione della redditività. Nell esempio proposto si può notare come il capitale immobilizzato sia la voce con il peso maggiore e che il passivo consolidato, che tipicamente serve per coprire gli impieghi di medio-lungo termine, non sia sufficiente e debba essere coadiuvato dal capitale netto. Con il grafico si conclude definitivamente la parte dei bilanci. La parte successiva (Figura ) presenta un riepilogo sull andamento dei flussi finanziari. Figura Elaborazioni finali Flussi finanziari previsionali Questo riepilogo ha lo scopo di calcolare il flusso di cassa di ogni periodo tramite una metodologia detta indiretta, in quanto a differenza del cash flow normale, calcolato solamente sulle uscite di cassa nel periodo, quello indiretto viene calcolato tramite le variazioni tra un periodo e il precedente. Il punto di partenza è l utile d esercizio al quale vengono sommati i vari fondi, come gli ammortamenti e il TFR (al netto delle eventuali liquidazioni). La somma individua il flusso proveniente dalla gestione caratteristica, dal quale verranno aggiunte o tolte, in base al segno, le variazione di capitale circolante formate dalle rimanenze di magazzino, dai debiti verso fornitori, dai crediti verso clienti e gli altri crediti o debiti a breve termine della gestione caratteristica (conto IVA ed imposte). Per la determinazione della 42

47 variazione di fabbisogno finanziario vengono quantificate le variazioni di capitale investito, calcolate sugli acquisti e/o cessioni di immobili e titoli. A questo punto non resta che valutare le variazioni delle passività finanziarie, prima individuando la variazione della passività consolidate (sia finanziamento MLT che leasing) e successivamente valutando le variazioni di capitale sociale al netto degli utili distribuiti. In questo modo si è giunti alla determinazione del flusso di cassa complessivo dato dalla seguente formula: flusso di cassa = var. fabbisogno fin. +var. passività consolidate + var. capitale netto Questo dato viene poi confrontato con la variazione della liquidità netta, calcolata a sua volta come somma dei conti correnti attivi, passivi e della cassa aziendale. Se dal confronto dovesse emergere uno squilibrio, ciò implicherebbe un errore nella valorizzazione dei conti correnti e la conseguente necessità di rivedere il bilanciamento presente nel foglio Altri dati (si veda la Figura ). Con questo ulteriore controllo si conclude la parte del rendiconto finanziario grazie al quale l utente, indipendentemente che abbia o meno compilato il cash flow mensilizzato, ha a disposizione uno strumento per la determinazione dei flussi di cassa. Giunti a questo punto si hanno a disposizione tutti i dati sufficienti al calcolo degli indici di bilancio, così come riportato in Figura Figura Elaborazioni finali Indici di bilancio Gli indici sono degli indicatori che sintetizzano l andamento aziendale sulla base delle voci calcolate in precedenza, riaggregandole fra loro. I problemi principali nei quali si può incappare durante la stesura della sezione sono da un lato la possibilità di esporre la stessa informazione con più indici e dall altro l indice stesso deve essere significativo altrimenti viene sminuita l efficacia dell informazione (Favotto, Bozzolan e Parbonetti, 2012). Nel software si è scelto quindi di presentare solamente i principali indici, in modo da essere al contempo sintetici, ma completi. 43

48 Il primo indice calcolato è necessariamente il Return On Equity, in quanto principale indicatore della redditività totale. Si ottiene tramite la formula ROE = 44 Reddito Netto Capitale Netto, dove il reddito netto è il risultato di fine periodo proveniente dal conto economico ed il capitale netto la somma di capitale sociale, riserve ed utile provenienti dallo stato patrimoniale. Questo indice è però poco significativo se non viene confrontato con altre realtà aziendali o comunque investimenti simili. Al fine di individuare come si formi la redditività appena analizzata, può essere utile scomporre il ROE come segue: ROE = Il primo fattore ( Risultato Operativo Capitale Investito Risultato Operativo Capitale Investito Totale attivo netto Capitale Netto Risultato Netto Risultato operativo ) è di particolare interesse in quanto è un indicatore a sua volta: il cosiddetto Return On Investmen. Come si può notare al denominatore è presente il Capitale investito che è stato ottenuto grazie alla riclassificazione funzionale dello stato patrimoniale. Da questo indice si può quindi valutare quale redditività scaturisca dalla gestione caratteristica al netto dei costi di finanziamento. Come per gli altri indici, anche il ROI acquista maggior significato se paragonato con lo stesso indice di investimenti similari. Come per il ROE anche il ROI può essere scomposto a sua volta come segue: ROI = Il primo dei due fattori ( Risultato operativo Vendite Risultato operativo Vendite Vendite Capitale investito ) è chiamato Return On Sales e determina il reddito medio per unità di ricavo. Se questo indice è negativo implica che la gestione caratteristica ha avuto dei costi superiori ai ricavi, mentre se è positivo determina la percentuale di ricavi a disposizione dell impresa per la copertura dei costi non operativi. Il secondo fattore che compone il ROI è la Rotazione del capitale investito che è a tutti gli effetti un indice di efficienza in quanto determina la capacità di un impresa di fare ricavi in relazione al Capitale investito. Anche questa voce può essere calcolata facilmente prendendo il Fatturato dal conto economico e dividendolo per il capitale investito proveniente dallo stato patrimoniale funzionale. Con questa scomposizione sono stati evidenziati i principali aspetti della redditività aziendale, gli indici seguenti si concentreranno sulla struttura finanziaria. Il primo di questi indicatori è l indice di liquidità che misura la reattività dell azienda nell onorare le scadenze dei pagamenti, per questo viene anche denominato quick ratio. La formula è la seguente: Quick Ratio = Attività Correnti Magazzino Passività correnti

49 In pratica dalle attività correnti vengono escluse le rimanenze in quanto non possono essere monetizzate velocemente. L indice successivo è simile, ma questa volta vengono incluse anche le scorte. Questo è l indice di disponibilità ( Attività Correnti Passività correnti ), detto anche current ratio, e ha lo scopo di valutare l impresa nella sua capacità globale di coprire le passività a breve tramite le attività non immobilizzate. Infine l ultimo indice valuta la proporzione tra indebitamento finanziario e mezzi propri. Questo permette di valutare quanto sia fragile l assetto finanziario dell impresa, in quanto, a differenza del capitale sociale, il capitale finanziato può sempre essere revocato o comunque subire variazioni peggiorative. Si passa così agli indici di produttività nei quali vengono rapportati i risultati economici sul singolo dipendente, indifferentemente dal fatto che sia operaio o un dirigente. Pertanto i due indici saranno rispettivamente calcolati come segue: Fatturato per dipendente = Ricavi di vendita Totale Dipendenti Costo del personale = Costo del lavoro (fisso+var) + Fondo TFR (fisso+var) Totale Dipendenti A conclusione della sezione è riportato un grafico (Figura ) con l andamento degli indici di redditività. Figura Elaborazioni finali Grafico di riepilogo indici di redditività Apparel L.L.C. -Principali indici di redditività ,4% ,7% 35,5% ,7% ,6% ,6% 41,4% ,3% ,0% 24,4% ,5% 16,8% Redditività capitale proprio (ROE) Redditività capitale investito (ROI) Redditivita' vendite (ROS) Si è giunti così all ultima sezione del software, ossia quella dedicata all analisi costi-volumirisultati. Nello specifico, lo scopo prefisso è quello di determinare il cosiddetto punto di pareggio (break even point), quel punto cioè in cui il totale dei costi è coperto dal totale dei ricavi. Dall analisi sarà anche possibile desumere il grado di flessibilità dell azienda, 45

50 determinato dalla struttura dei costi (prevalenza dei costi variabili rispetto al totale). In Figura è illustrata la sezione, così com è visibile nel software. Figura Elaborazioni finali Analisi costi-volumi-risultati Si parte con i costi presi dal conto economico riclassificato, dai quali è possibile calcolare molto facilmente l indice di flessibilità (costi variabili/costi totali). Il passaggio successivo è il calcolo del punto di pareggio che, in base al parametro considerato, potrà essere calcolato in base al fatturato, o in base ai volumi venduti. Nel primo caso il calcolo sarà dato dalla formula: Punto di pareggio in fatturato = Costi fissi Nel secondo caso, invece il calcolo è dato dalla seguente formula: Punto di pareggio in volumi = Ricavi totali Margine di contribuzione totale Costi Fissi Margine di contribuzione unitario Dove il dato del margine di contribuzione unitario è stato prelevato dal foglio dei dati di prodotto. 46

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