CITTADUCALE. Pietrasanta e Camaiore. San Giovanni e Castelfranco. Cittaducale

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1 CITTADUCALE Nel 1310 re Roberto d Angiò avvia la fondazione di Cittaducale riprendendo una precedente iniziativa di suo padre che appunto Ducale l aveva chiamata in onore del figlio, allora ancora Duca di Calabria - e ricorre, nel quadro dei buoni rapporto che intrattiene con le città guelfe della Toscana, a un architetto pisano, Enrico de Recuperanti. Enrico conosce benissimo sia Pietrasasanta e Camaiore fondate dai lucchesi nel sia San Giovanni e Castelfranco fondate dai fiorentini nell alta Valdarno appena dieci anni prima, e riprende senza esitare il medesimo tema di una città rettangolare attraversata da tre strade longitudinali parallele Pietrasanta e Camaiore San Giovanni e Castelfranco Cittaducale Salta all occhio da un lato che le strade trasversali sono a Cittaducale più frequenti e dall altro che la profondità degli isolati, più frequenti, è costante e non decrescente: questo risponde al proposito di assegnare agli abitanti di tutti i villaggi che avrebbero dovuto confluire nella nuova città uno spazio equivalente e ben definito. La leggenda agiografica parla di villaggi che chiedono al re la licenza di costruire una città nuova dove consolidare la propria libertà dal giogo neofeudale dei signorotti locali, propiziato dai normanni e dagli svevi e sostenuto dal partito 1

2 ghibellino, ma in realtà le cose erano qui parecchio più complicate che non in Toscana. A Cittaducale infatti i villaggi non verranno infatti, per parecchio tempo, del tutto abbandonati, sicché la città non verrà immaginata subito come un corpo unitario con la sua gerarchia sociale rispecchiata da una gerarchia stradale, bensì come un aggregato di isolati equivalenti tra loro, i cui abitanti intrattenevano solidi rapporti con il villaggio di provenienza, la cui chiesa costituiva un doppione di quella cittadina, dedicata al medesimo Santo e affidata al medesimo curato, che del resto preferiva la decima contadina, consistente in qualche prebenna di grano, a quella cittadina in denaro sonante ma eroso dall inflazione Sicché il tracciamento egualitario renderà superflue le raffinatezze geometriche cui era stato fatto ricorso a San Giovanni e che torneranno anni dopo a Terranuova Bracciolini, limitato, come si vede in questo disegno, all impiego di squadre e corde. Geometria di Cittaducale Ma la somiglianza dello schema planimetrico delle tre strade parallele con la piazza grande al centro non deve trarci in inganno: Enrico sa che Cittaducale non è una creatura delle democrazie toscane, risponde alla strategia di consolidamento dei confini territoriali del loro regno con i domini della Chiese Rieti, a pochi chilometri, è già Stato pontificio - perseguita dagli angioini con il sistematico rafforzamento di altre città vicine, una città quindi con una dimensione regale che occorre rispecchiare. Ecco allora che la piazza centrale sarà grande quasi il doppio di quella di Castelfranco 81metri x 44 anziché 53x41 e la strada maestra sarà larga 8 metri contro i 6 metri di San Giovanni: anche se poi le strade secondarie saranno 4 metri e mezzo, perché la dimensione regale concerne la città e non i singoli quartieri. Questa dimensione regale è sottolineata fin dall origine dallo svettare di tre torri, il torrione simbolo del dominio degli angioini che sorveglia la città a monte è il castello richiesto dal sovrano nell atto di fondazione, da costruirsi a spese della città -, la torre civica, infine il campanile della chiesa comune, Santa Maria del Popolo, che caso a quei tempi raro, non essendo ancora tematizzata una piazza 2

3 delle chiesa verrà costruita sulla piazza grande proprio per avere una parrocchia e un prevosto a sovrintendere ai loro diversi curati. Il torrione angioino e Santa Maria del Popolo Manca una piazza del mercato, ma la piazza grande è come in molte altre città di fatto divisa in due parti che tutti erano in grado di riconoscere: davanti al palazzo municipale e alla torre civica, che ne sottolineava il limite, la piazza principale vera e propria, con la sua connotazione politica di sede appropriata dell assemblea e, davanti a Santa Maria del Popolo (affiancata dopo 1502 dal palazzo vescovile sul sito del primo ospedale) la piazza del mercato, che trabordava poi, senza nessuno scandalo, all interno della chiesa, una suddivisione sottolineata dai portici sotto il palazzo del capitano. La piazza grande e la sua partizione 3

4 Come quasi dovunque l implicito suggerimento di una sequenza trasversale, sviluppata lungo la croce di strade sovrapposta alla piazza grande, verrà colta nel corso del Trecento da una lato con la chiesa del convento agostiniano un ordine allora in forte espansione disposta trasversalmente ma per contrasto dotata poi, sulla piazza, di un portale laterale di notevole impegno, e sul lato opposto, al margine della città, dalla sequenza, parallela alla strada maestra, della confraternita di Santa Maria dei Raccomandati (una congregazione laica di carità affiliata a una casa madre romana che gestirà in seguito l ospedale), del seminario - oggi scuola del corpo forestale - e conclusa, appena più in basso, dal monastero delle benedettine. La facciata di Santa Maria dei Raccomandati, il campanile della cattedrale che tematizza la sequenza, e la chiesa del monastero delle benedettine Veduta aerea 4

5 L originaria intuizione di Enrico de Recuperanti, che Cittaducale fosse una città regale, troverà una clamorosa conferma nel 1538, quando Carlo V ne farà un feudo assegnandolo alla figliastra Margherita d Austria, maritata a Ottavio Farnese e Duchessa di Parma, cancellando quindi il diritto di eleggere il podestà e rimettendone i poteri a un governatore. Il termine feudo tradisce in verità la sostanza delle cose: Carlo V sta costruendo uno Stato moderno, nel quale sono necessarie procedure centralizzate ed omogenee che comportano l abolizione degli antichi e consolidati privilegi delle sue diverse città, riconosciuti da ogni nuovo sovrano, che facevano tuttavia del suo impero un ingovernabile patchwork di autonomie locali. Margherita per anni governatrice dei Paesi Bassi per conto di suo fratello Filippo II è tutt altro che assenteista, è un energico sovrano che avvia nelle sue terre d Abruzzo una profonda riorganizzazione della struttura produttiva e dei mercati, dalla quale prenderà slancio una vigorosa ripresa economica sulla cui fortuna cresce un nuovo e dinamico ceto che accultura i propri figlioli facendoli laureare, accumula ricche biblioteche private, alimenta già alla metà del Cinquecento una stamperia e due secoli dopo persino un piccolo teatro per la ricreazione popolare, prima forse nel palazzo municipale e poi in quello dell ospedale. Ed ecco Margherita, nel 1569 a 47 anni, lasciare il governo dei Paesi Bassi per confinarsi a Cittaducale, dove prende possesso del palazzo municipale, sotto la torre, facendolo sistemare dal Vignola - con uno scalone esterno che porta in un cortile sopraelevato a giardino pensile - e collegandolo, con un corridoio che scavalca la strada maestra, al vecchio palazzo del capitano del popolo, lì accanto, dove colloca l amministrazione dei suoi feudi d Abruzzo, e infine ingentilisce la piazza con una fontana. Questa veduta nel palazzo vescovile rileva il corridoio, la torre angioina, il campanile di Santa Maria, quello di Sant Agostino, sottostimando tuttavia la 5

6 torre civica: in effetti, avendo il Vignola sopralzato di un piano il palazzo, fu necessario, dieci anni dopo, sopralzare anche la torre La torre civica accanto al porticato del palazzo del capitano del popolo forse un tempo loggia comunale e la fontana Margherita non è una pensionata suo fratello le chiederà di ritornare al governo dei Paesi Bassi dall 80 all 83 sicché ospiti illustri vengono ad omaggiare da tutta Europa la figlia dell imperatore e la sorella di Filippo II, sicché i cittadini più eminenti di Cittaducale, nei tre an ni della sua permanenza, cominciano ad edificare palazzi cospicui che siano l appropriato scenario alla sua corte e, preso l abbrivio, faranno col tempo della strada maestra una strada monumentale che si sovrappone, nel tratto dalla piazza grande alla torre angioina, alla strada principale: caso in verità rarissimo, ma contrappuntato da una cospicua presenza di grandi palazzi anche sulla piazza. La strada principale e monumentale con i palazzi sulla piazza principale 6

7 La propensione per il gusto monumentale è poi sottolineata da una decorazione sovrabbondante, manifesta nei portali dei palazzi e, a sottolineare il desiderio che la città intera ne costituisca il campo, dalla bizzarra ricchezza dei loro cantonali. Portali e cantonali Dell originario scacchiere egualitario delle comunità di villaggio rimarranno ora soltanto le caselle, ché nelle strade secondarie si attesteranno tendenzialmente e salvo qualche eccezione - come di consueto in tutte le città le famiglie meno importanti e, più lontano o nelle stradine trasversali, i meno abbienti, mentre le antiche chiesette, senza la loro ragion d essere, verranno dismesse e col tempo demolite. 7

8 Schizzo di Edward Lear, nel 1843: una città e una piazza ormai desolate seppure con qualche attrattiva architettonica Se, dopo due secoli di queste grandiosità, la città ha un lungo momento di stasi evocato dallo schizzo di Lear, ne uscirà poi con il fiorire europeo di nuovi temi collettivi e con lo slancio dello Stato unitario, quando il filo della sequenza lungo la strada maestra verrà ripreso, oltre la torre angioina, con una passeggiata e con il monumento ai caduti dov era un tempo il prato della fiera, un boulevard a fianco delle mura e soprattutto il lungo viale verso il cimitero e verso i recenti campi sportivi. La passeggiata e il cimitero Lontano, nella valle, un nuovo centro commerciale svuota da qualche tempo i negozi della strada principale ma presto forse torneranno a rifiorire mentre proprio sotto alle mura è germinato un bizzarro magazzino di mobili che soltanto il disprezzo per la propria passata bellezza può aver consentito di costruire. 8

9 Il giardino sulle mura e il sottostante mercato di mobili Pianta tematizzata A questo ritratto la cui prima versione è stata pubblicata nel volume Piccole città, borghi e villaggi edito dal Touring Club Italiano nel 2007 ha collaborato Ludovico Milesi. 9