Relatore Carlo Bianco
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- Margherita Fiorini
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1 LA CRISI D IMPRESA E GLI ISTITUTI DI TURNAROUND Relatore Carlo Bianco 1
2 Gli istituti di turnaround previsti dalla novellata Legge Fallimentare Il legislatore del 2005 ha introdotto -un nuovo istituto : gli accordi di ristrutturazione dei debiti ex art. 182 bis L.F. -e modificato radicalmente un istituto già esistente: il concordato preventivo ex art. 160 L.F. Gli accordi di ristrutturazione dei debiti ed il concordato preventivo rappresentano istituti di turnaround 2
3 Cosa sono gli istituti di turnaround? Gli accordi di ristrutturazione dei debiti ed il concordato preventivo sono istituti di turnaround perché consentono, nell ambito di una procedura concorsuale, l avvicendamento del soggetto economico a capo della gestione dell impresa 3
4 Lo stato di crisi Con i nuovi istituti il llegislatore l ha previsto la regolamentazione dello stato di crisi in cui si rende più sicuro il turnaround. In più si è evidenziato che, tra lo stato di bonis e lo stato di insolvenza, esiste uno stato intermedio che non necessariamente è destinato a sfociare nella definitiva cessazione dell impresa. 4
5 L intervento dipende dal tipo di crisi da cui è investita l impresa Vi sono forme di crisi dimpresa d impresa irreversibili, il cui protrarsi danneggia ulteriormente le ragioni dei creditori e dell intero sistema economico. Al contrario, ci sono crisi d impresa legate principalmente a problemi di carattere finanziario, che possono essere risolte attraverso la segregazione della componenti attive ed economicamente produttive dell azienda. Tali situazioni consentono non solo la conservazione della ricchezza ma anche l opportunità di creazione del valore. 5
6 Individuazione degli assets in grado di costituire una realtà produttiva Il primo problema consiste nell individuazione di quali assets aziendali sono ancora in grado di rappresentare una realtà produttiva. 6
7 Determinazione del valore degli assets aziendali Il secondo problema consiste nella determinazione del valore degli assets aziendali che costituiscono i ancora una realtà produttiva. Il soggetto che determina il valore di un azienda è il MERCATO 7
8 Il regime di mercato in cui si svolge il turnaround dell azienda in crisi continua Una regola base dell economia è che il prezzo di qualsiasi bene, ivi comprese le aziende, si determina sul mercato, con il confronto tra domanda e offerta. Già per le imprese in bonis è difficile riscontrare una pluralità di soggetti interessati all'acquisto e alla vendita di una pluralità di aziende similari (regime di concorrenza). L'osservazione del mercato può portare ad individuare mercati monopolistici, in cui è posta in vendita un'azienda, non confrontabile con altre esistenti sul mercato, che si offre ad una pluralità di acquirenti interessati 8
9 segue il regime di mercato in cui si svolge il turnaround dell azienda in crisi più frequentemente, invece, si osserva il regime di mercato di MONOPSONIO che è quello in cui la domanda è rappresentata da un unico soggetto acquirente. In tale regime di mercato il valore è determinato dal prezzo offerto per l'acquisto e dalla volontà del venditore di alienare il bene. 9
10 Il regime di monopsonio Il monopsonista origina una situazione speculare a quella del monopolista. Egli può decidere se e quali quantità acquistare essendo egli l'unico acquirente. Egli fissa il prezzo in modo da massimizzare la propria p funzione di profitto, originando una materializzazione del valore diversa in altri regimi di mercato. 10
11 Gli elementi che limitano la volontà del venditore di un azienda in crisi Nel caso delle imprese in crisi l'identificazione del regime del monopsonista assume connotati ancora più estremi poiché la volontà del venditore è fortemente t viziata i da inibizioni ibi i i e motivazioni i i estranee alla logica di mercato al punto che si può considerare inesistente. Questo perché: 1. il soggetto economico posto ancora in posizione apicale spesso non dispone più della titolarità del capitale, essendo stato eroso dalle perdite; pertanto l'unico interesse tangibile che lo porta ad occuparsi delle ragioni dei creditori è strettamente legato al contenimento dei profili di responsabilità civile e penali che potrebbero riguardarlo nel caso di dichiarazione di fallimento. 2. i veri soggetti economici che invece hanno ancora un interesse strettamente economico sono i creditori, i quali paradossalmente non dispongono della capacità di esprimere la loro volontà nella fase di crisi, la loro approvazione è richiesta solo nell'ultima fase per accedere ai giudizi di omologazione da parte del tribunale 11
12 Il ruolo dei creditori: confronto tra la proposta avanzata an ata dall acquirente ed il fallimento Dinanzi alla situazione surreale appena descritta, il valore delle imprese in crisi è spesso determinato dalla "decenza" della proposta che viene fatta ai creditori che potranno accettare, ritenendo che l'unica alternativa, che è il fallimento, sia più penalizzante della proposta decente o indecente che sia. 12
13 Sviluppo e creazione del valore tramite gli assets aziendali ancora produttivi Quando si parla di opportunità di sviluppo e di creazione del valore, in casi di crisi di aziende, si può pensare solo al soggetto acquirente che trarrà il suo vantaggio dalla differenza tra il valore offerto all'azienda e quello che invece si sarebbe attribuito it qualora operasse in un mercato in regime di concorrenza. La creazione del valore è quindi riposta nella capacità del nuovo soggetto economico, che dispone a tal punto di due tipologie di capitale: quello che materialmente ha immesso per l'acquisizione e quello non apparente ma insito nell'azienda. 13
14 Il ruolo dell imprenditore nella fase della crisi Il nostro ordinamento giuridico non contempla iniziative da parte di terzi soggetti sulle sorti delle imprese in crisi. Le decisioni rimangono in capo al soggetto che, in assenza di capitale ha perso la legittimità economica ma non invece quella giuridica di assumere le decisioni aziendali. Non si può non constatare come spesso la apresenza adi questo soggetto ormai estraneo alle sorti dell azienda, risulti il vero ed unico ostacolo alla mobilità delle imprese, essendo questi più concentrato alla propria tutela e alla speranza estrema di recuperare diritti patrimoniali già persi che non alla tutela del patrimonio aziendale. 14
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