CARATTERI GEOMORFOLOGICI E NATURALISTICI DELLE GRAVINE DI GROTTAGLIE. Aurelio Marangella 1, Mario Parise 2 1. Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie 2

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1 CARATTERI GEOMORFOLOGICI E NATURALISTICI DELLE GRAVINE DI GROTTAGLIE GEOMORPHOLOGICAL AND NATURALISTIC CHARACTERS OF KARST VALLEYS (GRA- VINE) AT GROTTAGLIE Aurelio Marangella 1, Mario Parise 2 1 Speleo Club Cryptae Aliae, Grottaglie 2 CNR, Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica, Bari Abstract In questo contributo si illustrano le principali caratteristiche geomorfologiche e naturalistiche delle gravine del territorio di Grottaglie. Oltre a costituire un elemento di estrema ricchezza paesaggistica, in quanto conferiscono al territorio una forte omogeneità sia dal punto di vista ambientale, sia storico-culturale, le gravine sono anche una importante manifestazione della storia geologica di questo settore. Si descriveranno in particolare le gravine principali del territorio di Grottaglie: Riggio, Fantiano, Fullonese e Penziere; tutte hanno una profondità di circa 25 m, di cui la parte superiore scavata nelle calcareniti, e quella inferiore nei calcari cretacei. Oltre a illustrare gli elementi morfologici di tali forme del paesaggio, ci si soffermerà inoltre su alcune delle numerose cavità, sia naturali che artificiali, che caratterizzano le pareti delle gravine. The main geomorphological and naturalistic characters of the gravine in the territory of Grottaglie (Taranto province) are described in this article. Gravine are deep karst valleys typical of the area between Apulia and Basilicata, that have been formed through a combination of tectonic and karst processes. Along the vertical to sub-vertical flanks bounding the valleys, the calcarenite rock is visible, whilst at the bottom of some gravine the Cretaceous limestone bedrock crops out. Besides their geological importance, they represent valuable wildlife and botanic environments, and, at the same time, have great historic importance, since they hosted during the Middle Age the so-called rupestrian civilization. During that time, the many caves (both natural and man-made) were extensively used by man. The main gravine at Grottaglie are briefly described, with particular reference to Riggio, Fantiano, Fullonese and Penziere. Key words Valli carsiche, gravine, geomorfologia, Grottaglie Karst valley, gravine, geomorphology, Grottaglie

2 Introduzione L istituzione del Parco Regionale delle Gravine con legge n 18 del 20 dicembre 2005 della Regione Puglia è il giusto riconoscimento a questo straordinario fenomeno geologico che interessa l entroterra Tarantino, comprendendo tutto l arco jonico sino alla Basilicata, e formando un arco passante per i comuni di Grottaglie, Montemesola, Crispiano, Statte, Massafra, Martina Franca, Mottola, Palagiano, Palagianello, Castellaneta, Laterza e Ginosa fino a raggiungere la valle del Bradano. Le gravine sono profonde valli fluvio-carsiche che caratterizzano l arco ionico tarantino, costituendone il principale elemento morfologico del paesaggio carsico. Differenziandosi dalle altre tipiche valli del carsismo pugliese, le lame (solchi a blanda evidenza morfologica), le gravine hanno da sempre attratto l attenzione degli studiosi del paesaggio carsico pugliese (Colamonico, 1953; Palagiano, 1967). La stessa etimologia del termine (derivante dal pre-latino grava = fossa, buca; Parise et alii, 2003) fornisce un indicazione delle caratteristiche di profondità di tali forme vallive. Le gravine sono infatti fortemente incassate, a sviluppo subverticale; alte sino a parecchie decine di metri, esse presentano un fondo angusto e generalmente piatto, e sono impostate sulle spianate formate dai depositi pleistocenici regressivi, meno permeabili e di gran lunga più erodibili delle sottostanti rocce mesozoiche. L approfondimento delle valli è avvenuto per fenomeni di sovraimposizione in sede di sollevamento neotettonico. Le gravine corrispondono all alveo di antichi corsi d acqua che un tempo solcavano le Murge, collegando idrograficamente le aree più interne al Mar Jonio. Oltre a costituire un elemento di estrema ricchezza paesaggistica, in quanto conferiscono al territorio una forte omogeneità sia dal punto di vista ambientale, sia storico-culturale, esse sono anche una importante manifestazione della storia geologica di questo settore. Inoltre, risultano essere un esteso sistema di biotipi rupicoli non montani. La grande varietà floristica è ancor più accentuata dal fatto che all interno delle gravine sono presenti numerosi microambienti, ognuno dei quali caratterizzato da una determinata associazione vegetale (Parenzan, 1988). Nelle gravine si verifica inoltre la cosiddetta inversione termica, fenomeno climatico tipico di valli strette ed anguste, in base al quale per la minore insolazione del fondo rispetto agli spalti, si ha un clima più fresco ed umido in basso e più caldo e secco in alto. All inversione termica è ovviamente legata una inversione altimetrica della vegetazione che spiega la presenza di specie tipiche delle zone ombrose dell alta Murgia a quote molto inferiori. L evoluzione morfologica dei versanti, che un tempo era condizionata essenzialmente dall erosione verticale fluviale, oggi si compie prevalentemente sotto l azione modellatrice dell erosione idrometeorica ed attraverso una successione di eventi di crollo e di scivolamento di blocchi di varie forme e dimensioni (Grassi, 1974; Parise, 2007). Tali fenomenologie ripetutamente coinvolgono anche i centri storici che insistono in prossimità di queste forre, e le preziose testimonianze di civiltà rupestre che sorgono sui ripidi versanti di numerose gravine (Cotecchia & Grassi, 1997). Le pareti di pressochè tutte le gravine dell arco ionico tarantino sono interessate da una serie di grotte e cavità, naturali ed artificiali, riconducibili alle seguenti tipologie semplici o a loro combinazioni: a) ripari sotto roccia; b) cavità di interstrato; c) emittenti fossili. L elevata frequenza di cavità, e la vicinanza tra di esse, fa sì che di frequente la distruzione dei setti di separazione tra le grotte abbia portato a fenomeni di coalescenza, con allargamento dei volumi complessivi delle cavità. Oltre a vere e proprie cavità di vari metri cubi, riscontrabili a varie altezze lungo le pareti, le bancate tufacee sono localmente interessate anche da fenomeni paracarsici con formazione di cunicoli del diametro variabile da pochi decimetri a 3-4 metri. Le superfici delle pareti delle gravine presentano inoltre numerosi fori di svariate dimensioni e forme, nonchè fenomeni di erosione e corrosione in parte riconducibili alle caratteristiche dissoluzioni a nicchia (dovute all azione erosiva) ed alle sculture alveolari (Boenzi, 1954). Molte delle cavità carsiche presenti nelle gravine sono state in varie epoche usate dall uomo, che le ha anche modellate in rapporto alle proprie esigenze abitative, economiche, sociali, cultuali. Le abitazioni si presentano composte da uno o più ambienti a pianta rettangolare o ellittica arredate, lungo le pareti, con nicchie, alcove, finestre mensole, sedili, lucernari, anelli a clessidra, mangiatoie, camini e pozzi luce. Sul pavimento si trovano le bocche delle cisterne per la conservazione dell acqua e delle derrate alimentari. In alcune zone si individuano articolati sistemi di raccolta e distribuzione delle risorse idriche, dato che l acqua costituiva un elemento raro e prezioso per la vita di queste comunità: si va dalle piccole pozze orizzontali, di forma circolare, che raccolgono l acqua di scorrimento sui pianori più elevati, alle cisterne quadrate e rettangolari alla base di gocciolatoi naturali, fino alle cavità simili a grandi camere intagliate nelle pareti verticali, entro cui confluiscono complessi reti di canali e condutture. La civiltà rupestre è legata al movimento urbano e religioso che fiorì durante il Medioevo. Cripte, cappelle votive per pratiche religiose, abitazioni, officine scavate nei banchi tufacei o adattate in grotte naturali, che venivano appositamente modellate, talvolta distribuite a varie altezza lungo le pareti delle gravine, furono realizzate in un arco di almeno 500 anni, dal VII al XII secolo (Fonseca, 1970). Grande importanza ebbe a tal proposito la cultura dei monaci venuti dall Oriente. In seguito, gli agglomerati di grotte hanno avuto un vero e proprio sviluppo edilizio, fino a divenire parte dei centri urbani, come si riscontra in particolare nei centri storici degli abitati di Massafra, Laterza, Mottola, ecc. Le gravine di Grottaglie Il territorio di Grottaglie, il cui toponimo è riconducibile al fenomeno carsico delle grotte, è interessato da un complesso sistema di gravine e lame, che si susseguono in di

3 rezione NNW-SSE, lungo le ultime propaggini della Murgia sud-orientale (Fig. 1). L intero territorio è costituito prevalentemente da banchi di Calcareniti di Gravina del Pleistocene con affioramenti di calcari del Cretaceo nel fondo di alcune gravine come Penziere, Fullonese, Riggio e Fantiano. Il fenomeno geologico delle gravine nel territorio grottagliese è relativamente di modesta entità, se pur esteso come superficie, rapportato all intero fenomeno dell arco jonico. Infatti le dimensioni medie delle gravine maggiori raggiungono approssimativamente il chilometro di lunghezza ed i venti metri di profondità media rispetto ai 10 km di lunghezza e gli 80 metri di profondità delle gravine del versante occidentale della provincia. Questa tipologia morfologica ridotta, se da una parte ha ridimensionato la spettacolarità dell azione della natura e diminuito lo sviluppo vegetazionale e boschivo delle aree, dall altra ha favorito un alto grado di antropizzazione del territorio. Nelle gravine, infatti, si è scritta buona parte della storia grottagliese: questi ambienti e le loro grotte vennero regolarmente abitate, in modo stanziale, dal neolitico fino al secolo XIII (Fornaro, ; Pierri, 1992; De Vitis et alii, 1999), come evidenziano i numerosi siti archeologici identificabili grazie ai frammenti ceramici sparsi sul terreno ed ai resti di strutture murarie e abitative più o meno complesse. Tra le gravine e lame minori è da citare la lama di Coluccio al cui interno è ubicata la grotta di Buccito (Fig. 2), cavità naturale che per dimensioni rappresenta l esempio più maestoso di grotta nel territorio in esame. Altre cavità naturali imponenti sono site nella lama Li Grutti 2, anche essa interessata da ricche testimonianze archeologiche. La lama minore che sicuramente possiede il maggior valore storico archeologico è la lama di Lonoce, al cui interno sono custodite pregevoli testimonianze della civiltà rupestre, come la grotta farmacia, una grotta a palombaia, di forma circolare. Nelle vicinanze del villino detto tli muenici, è ubicata la chiesa-cripta di San Pietro che presenta gli affreschi meglio conservati di tutto il territorio grottagliese (Peluso & Pierri, 1981), presumibilmente databili intorno ai sec. XII-XIII. All interno della stessa lama di Lonoce è ubicato anche l omonimo frantoio ipogeo, che pur non presentando resti di torchi o macine, è da segnalare per la grandezza e varierà tipologica dei suoi ambienti interamente scavati nel sottosuolo. Come ultima incisione minore è da citare la gravina di Vicentino, interessata in passato dal passaggio dell antica via Appia, sui fianchi della quale vi è un importante sito archeologico d età messapica, oggetto da anni di scavi archeologici ed i cui resti ceramici sono custoditi presso il Museo della Ceramica all interno del Castello Episcopio di Grottaglie. La gravina di Fantiano Su questa gravina non sono stati sviluppati molti studi, forse perché gli aspetti ambientali (storico e naturalistico) sono stati deturpati nella sua parte iniziale da una discarica incontrollata di rifiuti di ogni genere, mentre alla fine della gravina si riscontra lo sfruttamento della roccia tufacea con le tagghiate (Fig. 3), antiche cave che, ormai abbandonate ci hanno lasciato a testimonianza del duro lavoro degli zuccaturi dei giganteschi monoliti, i quali si ergono solitari (Sannicola, 1997). La natura sta comunque pian piano riappropriandosi di ciò che le era stato tolto, rinverdendo le bancate tufacee spoglie con nuovi alberi di pino, cespugli di timo, rosmarino, ed altro ancora; l uomo, dal canto suo, ha recuperato tali ambienti costituendovi all interno di un anfiteatro di roccia un teatro all aperto per la eccellente sonorità dei luoghi. Il fondo valle della gravina è ricchissimo di vegetazione, in alcuni punti persino impenetrabile, fronde di edera che scendono dall alto quasi a creare delle cortine, cespugli di more, timo, rosmarino, ruta, stinge, ed ancora molte altre piante. Geologicamente, la gravina di Fantiano rappresenta la naturale prosecuzione delle lame Belvedere ove è insediata la pineta Frantella. Questo tratto oggi è stato stravolto dalle attività agricole e dalla realizzazione della viabilità extraurbana. Anticamente la suddetta lama convogliava notevoli volumi di acqua nella gravina, tanto da creare per l effetto erosivo dell acqua un alta colonna di tufo, o, un minuscolo acrocoro che ha la forma della testa umana rozzamente sgrossata prima di essere scolpita (Cafforio, 1961 a). Solo la parte iniziale della gravina presenta grotte o cavità in cui l uomo ha lasciato il segno della sua frequentazione con case-grotta al cui interno troviamo nicchie, pozzi per la conservazione di derrate, lucernari-sfiatatoi; all esterno si notano apiari scavati nella roccia, cisterne, gradinate, tombe a fossa ed a grotticella. In particolare sul fianco sinistro della gravina si incontra un insieme ipogeo costituito da varie grotte sia naturali che artificiali, collegate da gradinate, un sistema di cisterne, ed incassi nella roccia utilizzati per gli apiari, il tutto a costituire (presumibilmente) un casale, sede di un antica comunità agricola. La gravina del Fullonese La gravina del Fullonese, al pari delle altre gravine del circondario Jonico, si caratterizza per la contemporanea presenza di vari ecosistemi ognuno con proprie caratteristiche vegetazionali. Si riscontrano a distanze di pochi metri ambienti molto diversi, come dirupi rocciosi ed assolati, rupi umide e gocciolanti, boschi, prati aridi o folte siepi, pantani o torrenti, pietraie, aree a macchia, cavità aperte o grotte profonde, ed altro ancora. Essa può essere distinta in tre macrozone: la parte iniziale in avanzato stato di desertificazione con presenza sporadica di cespugli di timo, more e piccoli alberi di pino con tra l altro una notevole antropizzazione sul lato SE dove insiste il centro abitato; la parte mediana, più ricca di vegetazione, presenta varie specie erbacee quali il timo, l erba del vento (o parietaria), la salvia, la malva, la ruta, cardi di vario tipo, ecc., e varietà arboree come il fico, il corno (o carrubo), la quercia, l ulivo; infine la parte terminale della gravina è sempreverde e lussureggiante, con maggiore presenza delle specie suddette alle quali si aggiungono lentisco e vari alberi da frutto (melograni, agrumi, nespoli, albicocchi, ecc.)

4 Le tracce lasciateci dagli antichi popoli che si sono succeduti in questo territorio ci parlano di civiltà appartenenti all età del Ferro o del Bronzo (con i fori di palificazione delle capanne, le tombe a grotticella ed un muro di fortificazione), arcaicoclassica, classico-ellenistica (con le tombe a fossa rettangolari), medioevale sino al periodo tardo antico. Nella gravina del Fullonese si venne ad insediare una colonia di ebrei provenienti da Oria dopo la sua distruzione nel 977 d.c. I Giudei avevano come attività predominante la concia e tintura della pelli che necessitava di quantità d acqua notevoli (il corso di acqua, una volta perenne, scorrente all interno della gravina). Questi si ritiene diedero il nome alla gravina, in quanto Fullonese deriva dalla parola latina fullon che vuol dire appunto tintore-conciapelli. La gravina del Fullonese rinasce a nuova vita con la visita di Monsignor Brancaccio alla chiesa antica dei SS. Pietro e Paolo ubicata nei pressi dell antico convento dei frati Cappuccini (Galletto & Galletto, 1994), i quali portavano avanti un Hospitium peregrinatium per il ricovero dei poveri. L arcivescovo, notandola in condizioni disastrose ma soprattutto per far rinascere tale opera caritativa, decise di costruire una nuova chiesa più grande con annesso Ospizio dei Pellegrini e nel contempo di migliorare le condizioni di fruizione dei nuovi luoghi di culto costruendo ponti, camminamenti e muri di recinzione all interno della gravina. La nuova chiesa (la maggiore di tutte le chiese rupestri di Grottaglie), presentava una mirabile rappresentazione del Monte Calvario completamente ricavata nella roccia, con i personaggi scolpiti nel legno. Tale grandiosa opera d arte fu dichiarata monumento nazionale, purtroppo oggi rimane solo la roccia nuda devastata con la parte anteriore della chiesa crollata nel 1933 in seguito ad abbondanti piogge. La gravina di Penzieri La gravina di Pensieri è lunga circa 1200 m, con larghezza media di 60 m, e altezza di circa 20 m. Essa si differenzia litologicamente dalle altre maggiori gravine di Grottaglie, dato che la roccia calcarea affiora qui da metà gravina sino al suo sbocco a valle per circa metà altezza lungo le due fiancate (Parenzan, 1989). A primo acchitto si presenta desertificata, con pareti di roccia nuda che predominano, interrotte solo da selve di more, cespugli di timo e capperi, cardi di vario tipo, scille marittime, alberi di fico selvatico e qualche carrubo. Nonostante ciò, studi botanici (Masi, 1988) hanno permesso di catalogare oltre cento varietà floristiche, alcune anche di notevole interesse. L acqua si riscontra solo in occasione di piogge che, se abbondanti riescono a creare un piccolo stagno di breve durata presso la grotta del Sentinaro, usata sino a qualche decennio fa per depositare i residui della lavorazione dei numerosi frantoi presenti in Grottaglie, utilizzati dai saponari per ottenerne appunto sapone. Purtroppo ciò che ha deturpato maggiomente l ambiente è stata una calcara, consistente in una fornace di pietra (i cui resti sono ancora presenti), per la produzione di calce viva, ottenuta cuocendo a determinata temperatura la roccia di calcare, estratta in parte anche all interno della gravina stessa. In funzione dei reperti raccolti da vari studiosi, sia nella gravina che nelle zone adiacenti, e delle testimonianze rupestri ancora in sito, si può affermare che i primi insediamenti risalgono all età del Bronzo, seguiti poi in età romana, sino al medioevo, quando si definisce l abbandono di tutte la borgate intorno a Grottaglie e la costituzione dell unico borgo di Casal Grande, attuale centro storico di Grottaglie. All ingresso della gravina presso il ponte ferroviario, sul fianco destro in alto è subito evidente un insieme di cavità, di queste una con apertura murata rappresenta la Chiesa cripta delle Nicchie; all interno una volta gli affreschi (datati dal XII al XIV secolo) campeggiavano in tutta la loro bellezza con rappresentazioni di Santi, angeli, e scene di vita di Gesù. Oggi purtroppo asportazioni vandaliche hanno decretato il loro decadimento lasciandoci solo piccole tracce di colore. Tutte le altre cavità rimaneggiate in tempi diversi e per vari usi (case grotta, ovili, tombe a grotticella o a colombaia, magazzini, ecc.), si presentano aperte e ricche di manufatti Una tra le cavità maggiori è rappresentata dalla Grotta dell Elefante o della Colonna, cosiddetta per la presenza all interno di una colonna tufacea a forma di zampa d elefante. La gravina di Riggio Da molti considerata la più affascinante ed importante delle gravine grottagliesi (Fig. 4), descritta dallo storico locale Cafforio (1961b) come luogo selvatico, pittoresco e profumato dalle spontanee piante aromatiche Riggio è sicuramente la gravina a cui tutti i grottagliesi sono più affezionati. Situata nella parte nord-occidentale del territorio, ha estensione di circa 1300 metri con profondità media di circa 30 metri ed è considerata uno scrigno di inestimabile valore sia per l importanza del suo ecosistema, che annovera una notevole presenza di piante ed erbe officinali di estrema rarità, sia perchè capace di custodire e conservare una ricca moltitudine di testimonianze storiche ed archeologiche rappresentative della storia del territorio. La descrizione della gravina può essere effettuata suddividendo la stessa in tre aree principali (Parenzan, 1995). La prima, coincidente con la parte iniziale, è costituita da un salto iniziale di circa 15 metri, interessato in passato da una cascata d acqua che ne rappresentava l attrazione principale. Oggi la cascata si riforma solo nei periodi di forti piogge (Fig. 5). Il getto d acqua si arrestava in prossimità di un ampio fossato denominato caggione che in passato ha svolto funzione di riserva di acqua per le genti della gravina. Sul fronte orografico sinistro, subito dopo il salto iniziale si staglia maestoso un complesso abitativo pluripiano denominato casa fortezza, costituito da un insieme di cavità naturali rimaneggiate nel tempo dall uomo, collegate tra loro da un sistema di botole e scale a più livelli ricavate nel banco roccioso, che hanno avuto nel corso dei secoli un uso prettamente abitativo. Sulle pareti di destra della gravina sono invece visibili le feritoie di una cavità adibita ad uso difensivo e di controllo del territorio dette sentinella o vedetta. Dopo un percorso di circa

5 Fig. 1 - Carta di ubicazione delle gravine e delle lame di Grottaglie. Fig. 2 - Ingresso della Grotta di Buccito (PU 1188), ubicata nella lama di Coluccio, che rappresenta la cavità naturale più ampia del territorio grottagliese. Fig. 3 - Monoliti calcarenitici denominati tagghiate, residui della lavorazione di antiche cave, caratteristica principale della parte terminale della gravina di Fantiano. Fig. 4 - Panoramica della gravina di Riggio (per gentile concessione dell Ufficio Urbanistica del Comune di Grottaglie e della Marina Militare). Fig. 5 - Complesso abitativo ipogeo multi-piano denominato casa fortezza, ubicato nella parte iniziale della gravina di Riggio. Da notare la cascata in corrispondenza del salto morfologico iniziale della gravina. metri si incontra sul fronte sinistro l altro grande complesso rupestre denominato Cenobio, interamente scavato dall uomo nella parete verticale a cui si attribuisce un uso monastico ricollegabile alla presenza di una comunità di monaci Basiliani. La seconda area, identificabile con la grande ansa con la quale la gravina svolta decisamente in direzione sud, è caratterizzata dalla presenza della nota grotta farmacia, a cui si accede tramite una imponente scalinata ricavata nel banco roccioso. Tale cavità è interessata dalla presenza sulle pareti di innumerevoli loculi in cui presumibilmente erano esposte e conservate le varie essenze, medicamenti ed erbe officinali coltivate e prodotte dai monaci. La stessa farmacia ha potuto svolgere nel tempo anche la funzione di piccionaia, vista la pratica diffusa dell allevamento di colombi. Da questo punto in poi la gravina comincia ad ampliarsi, i fianchi iniziano ad abbassarsi ed il fondovalle diventa di facile percorrenza, testimoniata anche dalla presenza di un uliveto. Sul lato sinistro si notano i caratteristici gradoni geologici calcarenitici, con la presenza dell omonima masseria sugli spalti. Il fronte orografico destro invece è caratterizzato dalla presenza dell antico abitato medioevale, di cui rimangono solo alcune tracce a causa dell attività estrattiva perpetrata nei secoli passati. Caratteristica di questa zona è la cosiddetta grotta della terma, cavità di notevole fattura architettonica le cui pareti circolari sono impreziosite da svariate incisioni, con simboli a carattere religioso. Nella parte terminale di questa seconda area centrale è ubicata sul fianco sinistro la Chiesa - Cripta Maggiore (Chiesa rupestre del Salvatore) in cui

6 sono presenti a tutt oggi due stratificazioni di affreschi bizantini dei secoli X e XI. La terza area della gravina coincide con il tratto finale della stessa, con un fondovalle che si allarga significativamente, mentre i fianchi vallivi degradano altimetricamente. Subito, nel tratto iniziale di questa ultima area è ubicata sul fianco destro la Chiesa - Cripta Minore dei SS. Biagio e Simeone di dimensioni più modeste rispetto alla cripta del Salvatore e con le pareti completamente spoglie degli originari affreschi, asportati negli anni 80. Da menzionare in quest ultimo tratto è anche la grotta di Quinto Ennio, cavità naturale che con il suo sviluppo di circa 35 m rappresenta la grotta naturale più estesa della gravina. Da un punto di vista geologico e morfologico il bacino idrografico della gravina di Riggio è un continuum con la gravina di Buccito; è interessato dall affioramento di terreni appartenenti a diversi cicli sedimentari prodottisi dal Mesozoico ad oggi. Le acque che hanno generato nei millenni la gravina dopo aver attraversato il lungo tratto di Argille Subappenine hanno incontrato le calcareniti bioclastichedel Plio-Pleistocene, dando origine al fenomeno erosivo e giungendo in alcuni tratti ad incidere anche il basamento sottostante costituito dal Calcare di Altamura del Cretaceo, visibile sul fondo della gravina sia nel tratto iniziale, in prossimità della Casa Fortezza, che nel tratto centrale. Nel suo percorso la gravina intercetta quattro incisioni secondarie che svolgono funzione di confluenza delle acque raccordandosi con l asta idrografica principale. Le raccolte floristiche effettuate nella gravina hanno permesso di catalogare ben 321 differenti entità. Tra di esse da segnalare l Euphorbia prostrata, pianta di origine nord americana, specie nuova per il territorio pugliese. Masi M.A. (1988) - Caratteristiche vegetazionali delle gravine. Umanesimo della Pietra - Verde, Martina Franca, n. 3, Mastronuzzi G. & Sansò P. (1993) - Inquadramento geologico e morfologico della Gravina di Riggio (Grottaglie, Taranto). Itinerari Speleologici, ser. II, 7, Palagiano C. (1967) - Sulle lame e gravine della Puglia. Ann. Fac. Econ. Comm., Univ. Bari, 21, Parenzan P. (1988) - Importanza ecologica delle gravine pugliesi. Thalassia Salentina, 18, Parenzan P. (1989) - La Gravina dei Pensieri (Grottaglie). Comune di Taranto, 181 pp. Parenzan P. (1995) - La Gravina di Riggio. Schena editore, 202 pp. Parise M. (2007) - Pericolosità geomorfologica in ambiente carsico: le gravine dell arco ionico tarantino. Atti e Memorie Commissione Grotte Eugenio Boegan, vol. 41, Parise M., Federico A., Delle Rose M. & Sammarco M. (2003) - Karst terminology in Apulia (southern Italy). Acta Carsologica, 32 (2), Peluso M. & Pierri P. (1981) - Cripte e affreschi nell agro di Grottaglie. Centro Ricerche Storiche, 1, 83 pp. Pierri L. (1992) - Per una carta archeologica del territorio di Grottaglie: la Gravina di Riggio. Cenacolo, n. s., 4 (16), Sannicola G. (1997) - Li Tagghiati e li Zuccaturi. Le cave ed i cavatori (Archeologia industriale a Grottaglie). Lu Lampiune, anno XIII, 2, Bibliografia Boenzi S. (1954) - La Gravina di Matera e i suoi fenomeni di erosione. Rass. Spel. It., a. VI, fasc. 3, Cafforio C. (1961a) - Riggio, casale disabitato nel territorio di Grottaglie, Taranto. Cafforio C. (1961b) - La lama del Fullonese, sobborgo medievale di Grottaglie. Colamonico C. (1953) - Lame e gravine in Puglia. Le Vie d Italia, XI, 704. Cotecchia V. & Grassi D. (1997) - Incidenze geologico-ambientali sull ubicazione e lo stato di degrado degli insediamenti rupestri medioevali della Puglia e della Basilicata. Geol. Appl. Idrogeol., 32, De Vitis S., Fornaro A. & Gorgoglione M. (1999) - Archeologia medievale a Grottaglie. Casalpiccolo - Lama di Penziero. Biblioteca Provinciale di Taranto, Ass. Beni Culturali, Le Ambre, 4, 110 pp. Fonseca C.D. (1970) - La civiltà rupestre in terra jonica. Milano-Roma. Fornaro A. ( ) - Ricerche archeologiche nelle gravine di Grottaglie. Ann. Fac. Lettere e Filosofia, Univ. Studi Bari, 19-20, Galletto L. & Galletto M. (1994) - La vera chiesa-cripta dei SS. Pietro e Paolo nella lama del Fullonese a Grottaglie. 47 pp. Grassi D. (1974) - Evoluzione morfologica dei depositi calcarenitici quaternari in corrispondenza dei versanti vallivi della Puglia e della Lucania, con particolare riferimento alla Gravina di Matera. Geol. Appl. Idrogeol., 9,

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