La Sicilia ricercata Viaggio fotografico di Salvatore Lumia nella terra dell infanzia. di Rino Battistini

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1 La Sicilia ricercata Viaggio fotografico di Salvatore Lumia nella terra dell infanzia di Rino Battistini

2 La Sicilia ricercata Viaggio fotografico di Salvatore Lumia nella terra dell infanzia di Rino Battistini

3 Bellezza siciliana

4 È un illusione che le foto si facciano con la macchina... si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa. (Henrì Cartier Bresson) la fotografia per passione... Fotografare e soprattutto fotografare la Sicilia è da molti anni la mia grande passione. Probabilmente la mia condizione di «emigrato» mi ha fatto sentire il bisogno di coltivare con le immagini il ricordo della «mia terra». La parte da leone, in questa ricerca fotografica la fà Villalba, piccolo paesino del centro della Sicilia e mio paese natale. Ho cercato di fotografare tutte le cose che risvegliassero in me i ricordi degli anni lontani. La gente, le passeggiate in piazza, le processioni e poi i campi di stoppie del grano già mietuto e le «serre». Alcune immagini sono ormai di diversi anni fa e documentano gesti ormai desueti come il contadino che, seguito dal mulo e dalla capra, si reca in campagna oppure l altro che porta ad abbeverare i muli in quello che era l abbeveratoio e che da qualche anno è stato trasformato, dall amministrazione comunale, in fontana. Naturalmente, in questi anni, ho anche vagato per la Sicilia. Così ho villeggiato diversi anni a San Vito Lo Capo innamorandomi del suo territorio passando ore ad aspettare l alba sul mare o a vedere rientrare i pescatori e le indimenticabili lunghe passeggiate nel Parco dello Zingaro. Non mancano nella mia raccolta Palermo, Cefalù, il parco delle Madonie, i Misteri della Settimana Santa a Marsala e a Trapani, le città del Barocco come Noto e Modica, Bagheria e altro ancora. Ringrazio Rino Battistini che ha scritto queste note. Ho lavorato con lui a diversi progetti di ricostruzione storica del territorio di Calderara di Reno. Rino non è mai stato in Sicilia e mi onora il fatto di aver contribuito a fargliela conoscere attraverso le mie foto. I suoi giudizi sulle mie immagini possono essere dettati non solo dalle qualità delle foto ma dalla stima che ci lega... Salvatore Lumia 3

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6 Premessa Salvatore Lumia è nato a Villalba (CL) il 19 giugno 1951, in un periodo in cui i giovani, specie nel Sud, iniziavano a lasciare il paese per trasferirsi nelle città italiane ed europee in cerca di un lavoro in fabbrica, nel mondo della piccola industria o dell artigianato. Egli infatti ha svolto gli studi professionali e tecnici a Catania presso l istituto dei Salesiani, poi a 18 anni è giunto a Bologna, dove si è inserito, seguendo una propria attitudine, nel settore della tipografia e poi in quello delle arti grafiche. A Calderara di Reno (prima a Lippo poi nel capoluogo) è stato subito attivo nei gruppi sportivi e di volontariato, curandone le iniziative e le pubblicazioni periodiche; la passione, che però lo ha sempre contraddistinto, è il suo amore per la fotografia, che crea pure un collegamento tra il livello professionale e quella creatività intima, che qui lo riporta ai ricordi della fanciullezza e alle immagini della terra nativa. Questa presentazione assume l importanza di un suo racconto per immagini; infatti ogni fotogramma diventa un documento visivo, che riprende le scene di vita, le costruzioni antiche, i luoghi simbolici e i riti religiosi della Sicilia. Le sue immagini sono prese, usando le tecniche di ogni periodo: dalle foto con pellicola in bianconero a quelle a colori, fino alle foto in digitale con diverse possibilità di cogliere gli aspetti e i colori dei paesaggi, delle figure e dei luoghi di ritrovo. Ogni scatto diventa una sintesi di possibilità e di accorgimenti tecnici, che rendono l immagine viva e intensa. Ciò accade quando i mezzi espressivi a disposizione diventano per il fotografo un proprio linguaggio, un modo personale di cogliere la bellezza e i significati delle vedute e delle scene di vita quotidiana. La sua ispirazione scaturisce dalle radici affettive che lo legano a Villalba come ad un seno materno, per cui è stato in seguito necessario il suo frequente viaggio di ritorno, per mantenere vivi i legami con gli amici e i parenti: per lui ritornare nell alveo delle proprie origini familiari è come immergersi nelle forme, nelle parole e nei costumi, che lasciano nell animo la serenità di una saggezza antica. Chi osserva e ammira queste foto, si accorge subito di non seguire un itinerario turistico o un approfondimento sistematico di un tema, ma un percorso personale, in cui il fotografo rivela da principio il desiderio di conoscere il passato del proprio comune nativo, affacciato alle Madonie e ubicato sul confine di tre province. Intanto visita i luoghi prediletti di villeggiatura, come S. Vito lo Capo, poi successivamente quelli più noti della Sicilia. Il suo stile è una risultante di sensibilità e di continue acquisizioni tecniche, arricchite dalle notevoli esperienze professioni. Di fronte ai suoi soggetti, coglie così con spontanea ispirazione le scene di vita nella loro immediatezza; nei paesaggi cerca invece con cura il punto di vista più adatto, per rendere gli effetti luce, le tonalità cromatiche, l armonia delle linee e l accostamento dei colori. 5

7 La storia di Villalba Villalba «è un piccolo paese nel cuore della Sicilia», che don Nicolò Palmieri fece costruire nel Si trovava nel centro del feudo Miccichè, di cui si hanno notizie fin dal 1175, quando la nobil donna Lucia Cammarata vi iniziò la sua signoria, dopo una lunga controversia con il vescovo di Cefalù. Come per gli altri paesi vicini, sono durati nei secoli il dominio e l organizzazione feudale su questi terreni aridi, resi produttivi dalle fatiche dei contadini, vincolati da un pesante contratto di mezzadria. Sul lavoro del mezzadro gravavano infatti la parte cospicua del proprietario, quella che andava ai campirei, le spese di manutenzione delle vie d accesso, le donazioni per le feste religiose e a favore dei «monaci del convento», infine si aggiungevano i «dazi e i balzelli sui prodotti e il bestiame». La storia civile di Villalba registra così una serie di ribellioni popolari, contro «il barone e la mafia», a partire dai capovolgimenti politici del 1812 quando fu abolita la feudalità; nel 1820, in seguito ai moti di luglio a Palermo, in cui il popolo assalì la casa «di Don Nicolò Palmieri Morillo, barone di Maccichè e marchese di Villalba», che fu salvato a stento da un suo coraggioso segretario. Il popolo insorse poi nel 1848, bruciando «le carte del regio giudice», a cui seguì una sanguinosa repressione. Nel 1860, «manipoli di Villalbesi si aggregarono ai Mille di Garibaldi»; dopo l unità i suoi cittadini sono stati coinvolti negli eventi nazionali e nelle due guerre mondiali, senza ottenere i necessari miglioramenti sociali. Il 16 settembre 1944, durante un comizio di Girolamo Li Causi, i contadini affollarono la piazza Vittorio Emanuele, ma «a un segno di don Calò, i mafiosi cominciarono a sparare» e «quattordici furono i feriti» 1 e lo stesso Li Causi fu colpito ad un ginocchio. Foto 1. Villalba: Domenica in Piazza Vittorio Emanuele. Foto 1 Questa immagine testimonia la vita sociale di questo periodo di speranza: le belle ragazze a passeggio, l eleganza della gente nel giorno di festa; ma il fotografo la propone, per ricordare che in questo luogo avvenne la violenta repressione di quel 6

8 comizio e l opposizione dei proprietari e dei notabili al sorgere di una lotta di classe organizzata 2. Carlo Levi definisce la Villalba del passato «la capitale della vecchia mafia del feudo», infatti è stata la città natale di Calogero Vizzini, il citato don Calò. A partire dagli anni 50 le popolazioni della Sicilia, come le altre regioni del Sud, furono coinvolte nella ricostruzione e nello sviluppo dell Italia e dell Europa, così si ebbe un emigrazione, che assunse gli aspetti di esodo, coinvolgendo la maggioranza dei giovani. Lo scrittore, con una frase lapidaria così definisce questa frattura (che in senso dialettico sarà pure un apertura): «Spinti dall antica fame, dalla scarsezza del lavoro, dalla cattiva soluzione dei problemi del feudo, dal peso grave della mafia, i contadini sono partiti e partono per il nord», dove cercano, «e a volte trovano, vita e fortuna» 3. Salvatore Lumia ha iniziato il suo itinerario, con la consapevolezza di questo passato sociale drammatico e degli aspetti contradditori dello sviluppo attuale della Sicilia, ma le stesse foto dimostrano che pure lui, come i noti poeti ed artisti (Salvatore Quasimodo e Renato Guttuso), ritorna all isola natale come alla terra del mito. Nelle immagini ne sa cogliere le forme e gli ambienti caratteristici, inoltre sviluppare quella lettura allegorica, che oltrepassa i limiti temporali, in un atmosfera di nostalgia commossa. 1 Michele Palmieri, Pensieri e ricordi storici e contemporanei. 2 Salvatore Lumia ha lasciato accanto alla foto la prima didascalia, citando un passo di Carlo Levi, in cui lo scrittore ricorda il giorno di sangue del settembre 44 e traccia un profilo che attraverso un aspetto della storia della Sicilia: «Questa piazza è dunque come il palcoscenico di un teatro di tragedia dove dall alba alla notte si mostrano i protagonisti: il popolo, i re, i tiranni, gli uccisori e il coro, i servi e gli dei, e tutte le possibili vicende si consumano nei passi, nei gesti e nei simboli della vita quotidiana». 3 Ibidem. Foto 2 La bellezza fotografica del campo color oro, l armonia delle linee parallele segnate dalla trebbiatrice, la traccia chiara della strada fiancheggiata dai pali della luce, il fascino spaziale dell immagine, contrastano in senso affettivo con l immagine della casa colonica diroccata. Qui le famiglie si sono susseguite nel tempo e qui hanno trovato conforto e riposo. Le stalle pure sono lasciate nell abbandono, essendo ormai esaurito il loro ruolo agronomico e sociale. Certamente i baroni proprietari e generazioni di contadini non avrebbero mai ritenuta possibile una simile realtà; i primi infatti pensavano al futuro solo in termini Foto 2. Veduta dal Santuario di Belice. 7

9 di legittima discendenza per conservare il patrimonio della famiglia, attenti a gestire le vicende quotidiane, per non lasciare vuoti di potere; i secondi erano coinvolti nel lento trascorrere dei giorni con la preoccupazione per il cibo quotidiano, in secoli in cui il rapporto con i luoghi era di fatica e di lotta contro la carestia e le malattie. Foto 3. Finestra sui campi di grano. Foto 4. Villalba - Le Serre. Oltre all effetto delle sue diverse profondità nella visione prospettica, la foto offre la particolare suggestione di vedere un quadro del presente attraverso una finestra del passato. Le pietre che formano gli stipiti e l architrave sono lì ferme e pazienti, ad attendere che lo scorcio esterno si modifichi ancora. 8

10 Foto 3 La seminatrice meccanica ha sparso i chicchi di grano fino ai piedi delle guglie di roccia, per mettere a coltura i fertili terreni. Sembra che la frenesia dei mezzi attuali non abbia esitato a turbare un tempio naturale, che si è strutturato nelle ere geologiche. Foto 4 La foto offre una dolce armonia di linee, accostando il pendio ondulato dei campi al crinale rustico e pittoresco, che staglia contro l azzurro del cielo. Foto 5. Villalba - Corteo. Foto 5 Altro motivo, che ispira Lumia, è il cogliere le figure e le scene di vita quotidiana. In questa immagine, il contadino di Villalba che torna dai campi, è stato sorpreso con delicata ironia, mentre forma questo corteo con il mulo e la capra. L immagine è diventata intanto importante, perché ci illustra un costume durato per secoli ed ora concluso. Ogni mattino, prima dell alba, i contadini partivano con i loro animali, per raggiungere la terra da lavorare. Nelle altre regioni, in particolare in Emilia Romagna, le case e le stalle erano al centro del podere; qui la terra era lontana e la stalla vicina all abitazione. La foto coglie nelle figure quel ritmo, che si adegua a quello della vita in questa terra. 9

11 Foto 6. Villalba - Abbeveratoio. Foto 6 Se la fontana è un punto vitale al centro del paese, alla quale non si dovevano avvicinare i quadrupedi, l abbeveratoio era il punto di ritrovo dei contadini dal ritorno dei campi, per abbeverare i muli e i cavalli prima del riposo della notte. L immagine riporta ancora gli animali, che si dissetano nell ampia vasca colma d acqua. Foto 7. Villalba - Partita a carte in piazza. Foto 7 Questa foto, ben inquadrata e ricca di particolari, conferma la simpatia umana di Lumia verso la gente del suo paese e di tutta la Sicilia. Gli uomini, più o meno giovani, appaiono coinvolti nell interesse collettivo, verso i tavoli dove si gioca a carte. Ogni persona ha una propria caratteristica, un proprio modo di essere attento, mentre assiste al gioco come ad un rito. Emerge già da queste prime immagini il desiderio dei siciliani di stare assieme nei luoghi di ritrovo, più o meno ufficiali. 10

12 Viaggio in Sicilia La sensibilità fotografica di Lumia si manifesta nel desiderio di fermare nei fotogrammi i colori, le forme e la vita della sua terra. Davanti a queste scenari, si è indotti a considerare diverse sue foto vere opere d arte; infatti l intonazione cromatica si accorda con la fedeltà descrittiva degli scorci e dei paesaggi, mentre ne emergono i significati affettivi e simbolici. Nelle sue foto si coglie il filo conduttore, che dà valore a questi elementi, sia naturalistici che storici, assieme ai frutti del lavoro o alle opere d arte. Si riesce cosi a comprendere (con entusiasmo e rammarico) come i valori di questa tradizione siano importanti e difficili da conservare nel presente. Altre volte egli segue una propria corrispondenza spontanea con il paesaggio delle località che visita nei giorni di vacanza, lasciandosi immergere in quel clima dolce, che avvolge i sensi e risolleva l animo. Lo sguardo del fotografo alla bellezza naturale o agli eventi resta sempre collegato alle sue lenti, ai tempi di esposizioni, alle attrezzature digitali disponibili, ad una propria regia nel suo racconto per immagini, arricchito proprio da questo completarsi di esperienza e sensibilità. «La fotografia» ha scritto Sandro Messina obbliga l appassionato «a confrontarsi con il vero», a «starci fisicamente», a «prendere posizione in un luogo, in un contesto, in un tempo, in una luce». «Mi piace pensare che le immagini abbiano poteri di trasformazione all interno dell individuo stesso, che le fotografa» 1. Questa rassegna offre una possibilità di viaggio pure riflessivo, un quadro storico orientativo sulla natura e i costumi della Sicilia, che, nel susseguirsi delle immagini, si amplia nei significati e nella bellezza delle figure, proprio come risultato di questa trasformazione interiore ed artistica del loro autore. Già all inizio di questo itinerario di Lumia, da Villalba verso le località emblematiche della Sicilia, si nota come egli proceda (anche nelle grandi città), fotografando di preferenza le figure, i tipi umani e le scene della vita quotidiane. Foto 8. Vecchietto a Caltanisetta. Foto 8 Il ritratto di questo uomo anziano è reso con un contrasto luce e ombra, che lo rende, nella sua solenne semplicità, una figura caratteristica. Nel volto porta incisi i segni e la fisionomia di una figura antica; sono invece i particolari a riportarlo ai nostri giorni: la giacca posta sulle spalle e la biro rossa, che esce dal taschino. 1 Sandro Messina, Fotografare in Sicilia. www. photographerspro. Eu/sandromessina. 11

13 Foto 9. Venditori di Wurstel a Caltanisetta. Foto 10. Catania - Siesta. Foto 9 Nello sfondo dell abbondanza dei prodotti siciliani, che creano la ricca scena alimentare, sono ripresi i due fanciulli nella gioia cordiale della loro età. Con i gesti di chi ha il piacere di animare una scena, per ironia tra tanta abbondanza, vendono dei Wurstel avvolti in involucri di plastica, come a voler simboleggiare i gusti dei giovani, in contrasto con quelli della tradizione. 12

14 Foto 10 Pure Catania è ricordata con due scene di vita quotidiana. La fila di uomini, seduti sulla scalinata, è ripresa in un ora del pomeriggio estivo. Qui al fresco, il gradino più alto è trasformato in comodo sedile da questi abitudinari, che qui trascorrono le ore più calde della giornata. Intanto si conversa con amici e coetanei, tra una battuta e un pisolino. Solo alcuni si sono accorti che un fotografo li sta riprendendo. Da questa consuetudine quotidiana, si nota in loro il piacere dell ozio che ristora e il desiderio comune di stare assieme. Foto 11. Catania - Mercato del pesce. Foto 11 Il mercato del pesce attrae spesso l obiettivo di Lumia, anche nei particolari: qui a Catania nota pure la bancherella delle spatole, alla Vucciria di Palermo il lavoro materiale dei polipari. In questo luogo infatti, confluiscono i simboli del mare nutritore, della pesca come attività ininterrotta dai tempi primordiali e da sempre fonte di alimentazione e ricchezza dei popoli della Sicilia. La foto ferma per un istante il flusso spontaneo della gente (qui tutto il popolo: donne, uomini e giovani) nell attivo vociare e disquisire tra i banchi; la piazza assume così le caratteristiche di luogo emblematico (e non solo di questo continente insulare), dove il vendere e l acquistare, lo spontaneo e colorito contrattare, intonano una melopea aggregante e liberatoria. 13

15 Seguendo le puntate tematiche di questo viaggio negli affetti e nelle viste, che si caratterizza nel desiderio di scoperta di scene caratteristiche e curiose, si giunge alla pittoresca e favolosa Cefalù. Foto 12 Il clic di Lumia scatta discreto e a sorpresa in un vicolo, per riprendere questa scena nel momento spontaneo del suo realismo fantastico. I due giocatori hanno improvvisato il tavolo su una assicella, posta sulle loro ginocchia. Il gioco patetico (non per le somme) s incentra nell abilità calcolatrice e psicologica dei contendenti di sfruttare le opportunità, che la mano offre, per superare l avversario. I due osservatori sono ripresi nell attenzione di chi attende il risultato, come una specie di responso. Foto 13 Le immagini dei paesaggi sono collegate alla vita quotidiana, spesso a scene di lavoro; anche questa foto riprende il lato di comodo delle case: canne fumarie, balconi; gli ombrelloni del bar; poi la spiaggia con le barche. Il punto di osservazione offre una bella vista: infatti l armonia e la levità tonale dei muri nel delicato gioco delle luci, il fascino cubista delle forme, la delicatezza dei colori contro il blu intenso del cielo e l azzurra liquidità del mare, conferiscono alla foto un fascino pittorico. Foto 12. Cefalù - Partita a carte nel vicolo. Foto 13. Cefalù - La marina vecchia. 14

16 Nell intento di tracciare questo percorso illustrativo per argomenti, si inseriscono due foto scattate a San Vito lo Capo, «località turistica in provincia di Trapani scrive Salvatore della quale mi sono innamorato a prima vista». «Vi ho trascorso le vacanze estive per diversi anni e spesso al mattino uscivo da casa di buonora e quasi sempre tornavo con parecchie immagini impressionate sulla pellicola». «Così dietro ognuno dei fotogrammi, che conservo gelosamente, c è un aneddoto e un emozione provata, che l immagine riesce a far rivivere» 2. 2 Salvatore Lumia, Cenno biografico, in Una passione per la fotografia, matlumia/villalba. it Foto 14. S. Vito lo Capo - Pescatore. Foto 14 Il pescatore è qui ritratto nella sua barca come un artigiano nella sua bottega. La barca, pur nella vivacità della vernice rossa e azzurra, appare uno strumento di lavoro, più che una conchiglia leggera che galleggia sull acqua. Il suo proprietario è un lavoratore del mare, con il suo lungo grembiule di plastica e le reti sparse ovunque. A poppa s intravede un compagno con i piedi nudi intento al lavoro; in giro, diversi contenitori di plastica, come testimonianza, poi archeologica, della nostra era. Foto 15. S. Vito lo Capo - Pescatori. Foto 15 Questa foto, sempre scattata da Lumia con l intento di cogliere dal vivo una scena di lavoro, appare un capolavoro nella distribuzione delle sue parti costitutive e negli elementi stilistici, che si caratterizzano nell armonia delle linee. 15

17 Tra il verde della collina e l acqua del mare, si estende la cornice grigio chiara della scogliera, essa stessa in fuga prospettica rispetto alla scena principale. La barca costituisce infatti il centro dell immagine, nella ricchezza dei significati apparentemente in contrasto. Le linee cromatiche dei bordi attraversano tutta la scena, creando un intermezzo tra il realismo quotidiano dei due uomini al lavoro e l armonia diamantina dei rispecchi dell acqua. Uno senso poetico nasce infine dalle note in contrasto: il grigio perenne della scogliera (di origine vulcanica) si estende impassibile verso i tre colori di vernice sparsi sull orlo della barca, per proteggerla dalle corrosioni stagionali; il mare, con la bellezza perenne del mito, qui culla l imbarcazione di due eroi minori, che, come schiere innumerevoli di progenitori, cercano nel regno di Nettuno il cibo quotidiano. Foto 16. Agrigento: Tempio della Concordia. Foto 16 «Lungo un crinale, impropriamente chiamato valle, e nella zona più a sud, furono eretti», nel V secolo a.c., «numerosi templi a testimonianza della prosperità» e splendore della città. Questi furono incendiati dai Cartaginesi nel 406 a.c. e restaurati dai Romani, che rispettarono l originale stile dorico. Furono poi distrutti dai cristiani, addirittura in seguito ad un «editto dell imperatore d Oriente Teodosio». «Unico rimasto intatto è il Tempio della Concordia», perché nel sec. VI venne trasformato in chiesa. Gli altri templi, compreso quello dedicato a Zeus, «uno dei più grandi templi dell antichità» per l ampiezza dei suoi altari sacrificali, furono in seguito abbattuti per essere sfruttati come cave. Venne chiamato della Concordia da una scritta latina rinvenuta all interno. La sua struttura e le sue vicissitudini testimoniano il passaggio dei diversi popoli conquistatori, che hanno distrutto e ricostruito questo tempio, che ancora oggi, all alba e in particolare al tramonto, «offre una vista particolarmente suggestiva», specie al calar 16

18 del sole «quando assume una calda colorazione dorata» 3. Dopo una riflessione sui fatti storici accennati, un riferimento alle pagine dei noti scrittori siciliani dell 800, del 900 e contemporanei, chi scrive identifica l ulivo secolare con l immagine della Sicilia. La vita nella storia dell Isola, faticosa e tragica, vitale e creativa, sempre con tutti questi aspetti indivisi fino alla contemporaneità, si caratterizza nei nodi e nei groppi del tronco della pianta, che espande intanto i rami verdi verso l azzurro del cielo. Foto 17 La bella immagine simboleggia così l aspirazione alla speranza, senza dimenticare che l ulivo era sacro a Minerva, la dea della sapienza, «protettrice delle arti e della pace» 4. Il cenno storico sulla città di Trapani rivela quel succedersi di popoli conquistatori, di eventi e trasformazioni, di caratteristiche agronomiche e marinare, che offrono un aspetto caratteristico delle risorse economiche e imprenditoriali della Sicilia: infatti è «conosciuta come città del sale e del tonno» 5, per dire inoltre dell olio e del vino. Fu fondata dagli Elimi, che abitavano la vicina città di Erice, attorno al 1260 a.c., per fondare un caposaldo sul mare e coltivare le piane circostanti, dedicandosi così all agricoltura e «alla pesca dalla terra ferma». La sua posizione geografica e lo sviluppo del commercio marittimo furono incrementati dal IX secolo a.c., quando vi giunsero i Fenici della vicina Cartagine e convissero pacificamente con la popolazione locale. Trapani è detta «città posta tra due mari» 6, perché la sua struttura urbanistica a falce si estende nel mare, tanto da essere lambita da due golfi ed avere così un porto importan- Foto 17. Agrigento: l Ulivo nel piazzale del Tempio della Concordia. 3 dei templi/ 4 Decio Cinti, Dizionario Mitologico, Milano 1989, p Wikipedia, Trapani, p Ibidem. 17

19 7 Ivi, Dai Romani alla dominazione spagnola, p Ibidem. 9 Ibidem. 10 Ivi, Dal Regno di Sicilia al fascismo, p Ibidem. 12 Ibidem. 13 Ibidem. 14 Ivi, Dalla Seconda guerra mondiale ai nostri giorni, p Ibidem. 16 Ivi, pag Ibidem. te; per queste caratteristiche i Cartaginesi vi promossero un florido sviluppo economico. Dopo il secolo VIII, quando i Greci fondarono le loro colonie nella Sicilia orientale, Trapani iniziò la lotta con Siracusa, restando sempre «legata alle sorti di Cartagine». Per secoli rimase fedele a questa alleanza, fino al 241 a.c., quando i Romani sconfissero i Cartaginesi nella battaglia delle Isole Egadi. Sotto Roma il suo ruolo navale venne inizialmente sminuito, ma fu solo un episodio. «Dopo i Romani dominarono la città i Vandali, poi i Bizantini, ma fu nel IX secolo d.c. con gli Arabi e poi con i Normanni, che la città raggiunse «un fervido sviluppo nei commerci e nelle attività culturali» 7. Dal 1097, il re normanno Ruggero concesse a Trapani «una franchigia importantissima che gli consentiva di essere una porta per l Oriente»; infatti anche le città marinare, come Amalfi, Pisa, Genova e Venezia, facevano scalo qui per raggiungere i loro possedimenti in Africa settentrionale. Nel 1282, dopo la sollevazione dei Vespri siciliani, gli Angioini furono costretti a cedere il potere agli Aragonesi, che ne fecero una base per i loro rapporti con la Spagna; la città nei secoli XIV e XV «si ingrandì e divenne il centro economicamente più importante della Sicilia occidentale» 8. «Nel 1535 Carlo V, di ritorno dalle vittorie contro i pirati barbareschi, soggiornò a Trapani e vi insediò un Senato» 9. Dai primi del 700 la Sicilia fu governata dai Borboni, che bonificarono alcune aree della città e resero «fiorente l attività marinara, così come le industrie del sale e le tonnare» 10. La popolazione cittadina partecipò alle sollevazioni del 1820, ai moti del , che furono stroncati con una dura repressione, fino ad essere liberata «nel maggio 1860 dai garibaldini sbarcati a Marsala» 11. Seguì poi la storia dell Italia unita, nei vantaggi e nei sacrifici, con tributi di vite dati durante i due conflitti mondiali. Verso il 1920, «la città visse la sua piccola Belle époque»; infatti «una intraprendente borghesia urbana si rese protagonista di uno sviluppo non indifferente». «Le industrie legate alle saline, alle tonnare, al vino, all olio fecero di Trapani una città particolarmente dinamica non solo dal punto di vista economico, ma anche culturale» 12, con la costruzione di diversi e prestigiosi edifici in stile Liberty e neoclassico. Il paragrafo citato si conclude con la seguente triste nota: «Nel 1924, dopo una sua visita alla città, Mussolini decise di inviare a Trapani il prefetto Cesare Mori, che, dopo poco più di un anno, fu trasferito a Palermo con poteri straordinari per la repressione del fenomeno mafioso» 13. Una evidente prosperità continuò a Trapani, fino all inizio della guerra; dal 1940 al 1943 fu una base per i rifornimenti alle «truppe dell Asse in nord Africa». Nella primavera del 1943 subì ben 28 bombardamenti, che ne distrussero il centro storico, al punto che «il 22 luglio 1943, quando le truppe alleate di Patton giunsero nella piazza di Trapani trovarono una città stremata» 14. «Nel referendum del 1946, Trapani si schierò, unico capoluogo di provincia siciliano, in maggioranza per la Repubblica» 15 : questo dato sembra rivelare quel senso di libertà e d indipendenza della città, rivelato in altri momenti della sua storia. Seguì la lenta ripresa del dopoguerra, ostacolata dal terremoto nella Valle del Belice del 1968 e dalle alluvioni degli anni successivi; altro ostacolo allo sviluppo delle energie e risorse locali è stato causato dalla malavita organizzata, con il «suo pesante ed apparentemente invisibile controllo del territorio» 16. A partire dagli anni 90 si sono attuati «piani di riqualificazione del centro» cittadino, la rivalutazione del suo «patrimonio storico, architettonico e naturalistico», che ha coinvolto gli studiosi di archeologia, ha attivato il turismo e lo sport della vela. Infine «le mostre su Caravaggio e del Crocifisso Ritrovato di Michelangelo» hanno assunto «una connotazione internazionale di indubbia importanza» 17. Dopo questo veloce retroscena su gli eventi storici e sociali, si riprende la visita ai luoghi caratteristici della città, seguendo le immagini che Salvatore Lumia ha dedicato al lavoro e ai magnifici paesaggi, che ne completano lo scenario. 18

20 Figg Preparazione per la pesca dei tonni. «La pesca del tonno è un rito antico che ancora si perpetua nelle tonnare di Trapani e Favignana. Essa ha un origine molto antica: si pensa che siano stati i Fenici a creare il metodo di pesca tutt oggi in uso», ma «esistono dei reperti archeologici che testimoniano la conoscenza di questa attività sin dalle epoche preistoriche» 18. Foto Gli uomini caricano sulla barca, dipinta d azzurro come il mare, le ancore grandi ed arcaiche; attorno si notano invece le funi e i galleggianti ricavati da materiali più leggeri, che, con le loro tonalità da era della plastica, sono ora determinanti allo svolgimento di questo lavoro antico. I pescatori preparano i rotoli di grosse funi e i galleggianti, che servono a comporre la tonnara; questa ampia struttura «comprende una decina d imbarcazioni dette chiatte o varcazze e un sistema di reti disposte a camera, ancorate in fondo». I grossi pesci vengono spinti dalle favorevoli correnti di maggio nelle reti, il cui scopo è quello «di indirizzare i tonni nelle suddette camere», fino all ultima, «detta Camera della Morte, dove inizia la mattanza» La mattanza, 19 Ibidem. 19

21 Foto 20. Si prepara la barca per la stagione della pesca. Foto 21. Il moderno calafato svolge con cura il proprio lavoro. Foto 22. (pag. successiva) Le saline di Trapani. «Oggi il porto peschereccio ospita 252 imbarcazioni, di piccola e media pesca» 20, i cui pescatori sono associati in cooperative. La fotografia riporta nei dettagli le strutture di sostegno del natante in questo piccolo cantiere un po appartato. Il pesce viene venduto sul molo e nel mercato all ingrosso. «L antico mercato del pesce, in passato utilizzato per la vendita al dettaglio, ha da sempre costituito un forte legame tra la città e il mare» 21. Foto 20 L immagine unisce con particolare efficacia gli elementi del paesaggio: il mare, la linea della città all orizzonte con i tocchi bianchi delle case; la forma della barca: fatiscente in alcune parti e vivace nei colori della vernice fresca; il lieve ondeggiare pittorico dell acqua, che rispecchia i colori dell ampia scena sullo sfondo azzurro del cielo. 20 Wikipedia, Trapani, cit. p Ibidem. Foto 21 Questa fotografia, incentrata sulla figura dell uomo che dipinge i fianchi della barca, tra cunei, spessori di sostegno, barattoli di catrame e vernici, assume, per l accostamento delle due linee cromatiche dominanti e i tocchi sparsi di colore, il fascino di un quadro della pop art. 20

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23 Foto 23 e 24a, b, c. Le Saline di Trapani e Paceco trasformate in riserva naturale della regione Sicilia Saline dello Stagnone, p Ibidem. 24 Ivi, p. 1. «Lo sfruttamento della zona costiera tra Trapani e Marsala risale al tempo dei Fenici, che vi impiantarono delle vasche per ricavare il sale, poi esportato in tutto il bacino del Mediterraneo» 22. Questo alimento, basilare per la vita dell uomo, era usato inoltre per la conservazione dei cibi. Le saline furono custodite con cura dai diversi governi; Federico II le cita nelle Costituzioni di Menfi, «rendendole monopolio della corona» 23. Foto 22 La foto coglie la distribuzione centrale delle cose, che qui, tra l azzurro dominante del cielo e dell acqua, assumono un valore simbolico. La barca, nelle sue linee caratteristiche e nella sua tonalità di contrasto, richiama alla memoria la presenza di quelle, che nei millenni hanno caricato il sale, per portarlo nelle città lontane. Al centro si nota la costruzione caratteristica di questi luoghi: il mulino a vento, «uno degli strumenti principali per pompare acqua e macinare il sale» 24. Le sue pale e l albero della barca, mentre caratterizzano in senso verticale la composizione dell immagine, ricordano che il vento era l altro elemento determinante per la produzione e i trasporti marittimi. Foto 23 La foto, nell accostamento dei toni azzurri dominanti e nelle armonia geometriche delle strutture, coglie un senso profondo di equilibrio tra le opere dell uomo e gli elementi naturali. L estendersi simmetrico delle vasche, i canali di alimentazione e di deflusso dell acqua, il sistema dei mulini a vento, portano a considerare gli apporti dati dei grandi filosofi e matematici di questa terra, inoltre ai contributi tecnici, legislativi e commerciali dei successivi popoli sopraggiunti. 22

24 a b 23

25 c Foto 25. L antico porto canale di Mozia Saline di Trapani e Paceco, Flora, p. 2. «L ambiente delle saline, fortemente salmastro, ospita numerose specie erbacee e arbustive». Foto 24a La foto infatti ha in primo piano una fitta striscia di fiori gialli, che sono considerati una delle specie più «significative», detta Calendula marittima», un fiore proprio dell area, che si estende tra «lo Stagnone di Marsala e il Monte Cofano» 25. L immagine presenta tre profondità diverse secondo gli elementi che illustra: il primo formato dallo scorcio di prato, contraddistinto da una intensa fioritura di Calendule, che creano uno strato giallo sui disegni chiari delle vasche e l azzurro del cielo; il tracciato leggero dei riquadri delle saline con al centro il mulino bianco; l azzurro del golfo e il lungo litorale, che forma la linea dell orizzonte. 24

26 «Nel cuore della laguna dello Stagnone si trova l isola di Mothia, antica colonia fenicia dell VIII secolo a.c., florido centro commerciale di collegamento verso le rotte della Spagna e dell Italia centrale» 26. Per questa «sua felice posizione geografica», ha suscitato l interesse «di Greci e Cartaginesi in lotta per il predominio della Sicilia». Nel 397 a.c. «quando Dioniso il vecchio tiranno di Siracusa la conquista» costringe «gli abitanti a fuggire dall isola e a ripiegare nella vicina Lylibeo 27. Trascorse poi le vicissitudini descritte per Trapani durante le conquiste dei Romani, dei Vandali, degli Arabi e dei Normanni, che «nel secolo XI la donarono all abbazia di Santa Maria della Grotta di Marsala e vi insediarono i monaci basiliani di Palermo, che la denominarono San Pantaleo, il fondatore dell ordine» 28. Nel sec. XVI l isola, assieme ai monasteri di Palermo e Marsala, passò ai Gesuiti. «La prima identificazione dell isola con l antica Mozia risale al viaggiatore e studioso olandese Filippo Cluverio nel XVII»; già nel 700 iniziarono le prime ricerche archeologiche «per ordine del monsignor Airoldi, allora custode delle Antichità del Val di Mazara, sotto la direzione del barone Rosario Alagna» 29. Nel 1792 infatti, Mozia «fu data come feudo al Notaio Rosario Alagna insignito con il titolo di Barone di Mothia, che già nel 1793 rinvenne il gruppo scultoreo», che riproduce due leoni che sbranano un toro» 30 ; egli diede così inizio ad una serie successiva di ricerche archeologiche. Foto 26. Scorcio paesaggistico dell Isola di Mozia con distesa di Calendule fiorite; dietro il verde dei pini appare villa Whitaker sede dei musei. «Mothia costituisce un esempio di equilibrio perfetto tra paesaggio e monumenti». In continuazione degli scavi descritti nei secoli precedenti, ai primi del 900 Joseph Whitaker, «archeologo ed erede di una famiglia inglese che di era trasferita in Sicilia arricchendosi con la produzione del marsala» 31, acquistò l intera isola e compì importanti scavi tra il 1906 e il 1929, mettendo in luce il santuario fenicio-punico di Cappidazzu. Da questi scavi sono stati riportati alla luce reperti fenici e la statua del Giovinetto con Tunica rinvenuta nel 1979, ora conservata al Museo creato di Giuseppe Whitaker assieme al citato gruppo in pietra con due leoni che azzannano un toro, una maschera ghignante per allontanare gli influssi malefici, inoltre «vasi in pasta vitrea policroma, di tipo greco e punico» e diverse «stele funerarie». 26 www. provincia.trapani,it/ Mozia, Mothia e le isole dello Stagnone, p Ibidem. 28 www. Wikipedia, Mozia San Pantaleo, p Ivi, Età medievale e moderna, p Ibidem. 31 Ivi, Età contemoiranea, p

27 Foto 27. Riserva dello Zingaro, Farfalla. 32 Riserva naturale orientata dello Zingaro, Wikipedia, pp Ivi, p «La costa dello Zingaro è uno dei pochi tratti della Sicilia non contaminati dalla presenza di una strada litoranea»; nel 1976 gli ambientalisti fecero sospendere «la costruzione» della strada Scapello - San Vito lo Capo». Dal 1980, «l Azienda Regionale Foreste Demaniali della Regione Siciliana si impegnò ad espropriare l area dello Zingaro, riconosciuta di grande interesse ambientale». «Il territorio ricade per gran parte nel comune di San Vito lo Capo e in misura minore nel comune di Castellamare; si estende 7 Km di costa e quasi ha di natura incontaminata» 32. «Il paesaggio originario era costituito in massima parte da foresta mediterranea sempre verde (foresta xerofila)». L aspetto attuale predominante nella zona costiera è quello della macchia bassa, caratterizzata dallo presenza di molte piante, tra le quali si caratterizzano: lo spazio villoso, la ginestra odorosa, il timo selvatico, l Erica multiflora e l olivastro 33. In merito alla fauna, «nella Riserva nidificano ben 39 specie di uccelli tra cui il falco pellegrino, una delle ultime dieci coppie presenti in Sicilia dell aquila Monelli, la poiana e il gheppio» e altre specie, che si accrescono durante il periodo delle migrazioni, in cui si avvistano pure esemplari dell aquila reale». Foto 27 La foto macro coglie la farfalla, che sugge il polline dagli stami gialli nel cuore del fiore di cardo bianco, in perfetta simbiosi di toni. La morbidezza nelle linee delle ali e dei petali crea una concertazione armonica anche con gli aculei e le spine del calice, come dire che in natura spesso sono gli elementi contrari a favorire sintesi di nuova vita. Il fotografo, per mettere in risalto gli aspetti particolari del gruppo magico, ha trasformato la naturalezza dell ambiente in uno sfondo indistinto, creando un atmosfera delicata di toni attorno all immagine centrale.

28 Marzamemi è una frazione marinara di cui una parte è del comune di Pachino da cui dista circa 3 km e una seconda parte è del comune di Noto da cui dista 20 km. Si trova in provincia di Siracusa. a Foto 28a-b Questa foto (e la successiva) in bianco e nero, mentre riporta con verismo neorealistico l essenza strutturale delle casupole dell agglomerato bracciantile, dona all effetto luci-ombre e al candore delle nubi retrostanti, l atmosfera sognata delle favole e dei racconti uditi nell infanzia. Foto 28. Le case contadine a Marzamemi. b 27

29 Foto 29. Pomodori essiccati al sole. Foto 30. Pianta di ficodindia. Foto 29 L immagine illustra un sistema particolare per conservare i pomodori e ne descrive con fedeltà la tecnica usata. I colori prevalenti, in questa distesa di conchiglie, sono il rosso uniforme e il bianco dei colpi di luce, prodotti al loro interno dalla luce del sole. 34 Enciclopedia Zanichelli, a cura di Epigeo, Milano 2000, alla voce p Foto 30 Nella foto la pianta del fico d India in primo piano, il mare e il cielo, assumono una bellezza di maniera, come fossero dipinti su una superficie di maiolica; l immagine nel suo insieme assume sul piano simbolico le caratteristiche del tipico paesaggio siciliano. «Il fico d India o ficodindia (Opuntia ficus-indica) è una pianta grassa delle cactacee, d origine sudamericana e coltivata nell area mediterranea e in America centrale per i frutti commestibili», «ha fiori gialli e vive in luoghi aridi e rocciosi»

30 Palermo e provincia Usi popolari, natura ed arti «La sua storia millenaria le ha regalato un notevole patrimonio artistico ed architettonico che spazia dai resti di mura puniche, per giungere alle ville liberty, passando da residenze in stile arabo-normanno, chiese barocche e teatri neoclassici» 1. Risalendo alle sue origini, «Palermo deve la sua fondazione ai Fenici della città di Tiro nel 734 a.c.» 2. Il suo litorale, che si estendeva tra i fiumi Kenonia e Papireto, costituiva un «enorme approdo naturale», già da tempo emporio commerciale per le città della Sicilia nord-occidentale. I Fenici furono i fondatori della nuova città, ampliandone le strade e le piazze; inoltre sistemando le foci dei due fiumi, che «furono utilizzati come porti». La sua forma urbana «ricorda anche un piede» ed è stata «spesso definita Piede Fenicio» 3. Palermo si trovò al centro di un traffico marittimo di proporzioni mediterranee, inoltre la sua posizione favoriva pure la difesa, specie dagli attacchi dei Greci, «che avevano popolato la parte orientale della Sicilia e cercarono invano di conquistarla» 4. I Romani la occuparono dopo un lungo assedio, vincendo la strenua difesa di Amilcare Barca, il padre di Annibale. Durante il governo secolare di Roma, la città ebbe «un ruolo fondamentale nel Mediterraneo come porto strategico», inoltre godette a lungo di una notevole prosperità economica e di «assoluta tranquillità» 5. Dopo la caduta dell Impero Romano, la Sicilia fu invasa dai Vandali, poi venne inserita nel dominio di Bisanzio, fino alla conquista degli Arabi, che giunsero a Palermo nel 831 e le conferirono il ruolo di capitale dei loro domini nell isola. I «segni della civiltà araba sono rimasti nella toponomastica, nei monumenti della parte centrale della città e dei suoi quartieri, come segno di indiscusso splendore, infatti «in quel periodo a Palermo erano presenti più di trecento moschee». Inoltre, gli arabi svilupparono l agricoltura, costruendo opere d irrigazione e avviando nuove colture, infatti introdussero «i primi agrumeti formando la Conca d oro» 6. Attorno al mille giunsero i Normanni, che riuscirono a vincere «la potenza mussulmana «corrosa dalle lotte interne». Nel 1072 Ruggero d Altavilla prese Palermo, che divenne poi capitale del Regno di Sicilia, introducendo un sistema di amministrazione centralizzata, che raggiunse sotto il governo di Federico II il massimo splendore culturale ed economico. Alle sua morte nel 1250, «Palermo e tutta l isola persero l egemonia che avevano nel Mediterraneo» 7. Con l appoggio del papato, iniziò «il regime vessatorio«di Carlo d Angiò, che «spostò il centro del potere a Napoli» 8. Nel 1282 i Siciliani insorsero e scacciarono gli Angioini nella rivolta dei Vespri; «Palermo divenne capitale del Regno di Sicilia» fondato da un ramo degli Aragonesi; questo regno perse però la sua autonomia, diventando agli inizi del 1400 un «vicereame iberico» 9. Dal 1734 la Sicilia passò sotto i Borboni, che preferiscono poi scegliere Napoli, come capitale del Regno delle due Sicilie». Dopo lo sbarco di Garibaldi nel 1860, Palermo s inserì nel Regno d Italia con sacrifici e vantaggi: «In onore all Unità d Italia, il comune di Palermo iniziò la costruzione di alcune importanti opere architettoniche, tra queste il taglio di Via Roma e la costruzione dei due teatri più importanti della città: il Massimo e il Politeama. Nei decenni della fine secolo e «nei primi anni vent anni del 900, Palermo attraversa un epoca florida, in particolare nel breve ed intenso periodo Liberty» e durante l influenza della Famiglia Florio, nei settori della pesca, dell esportazione del vino, nella navigazione e nelle industrie meccaniche ad essa collegate. Passata la prima guerra mondiale con il suo costo in vittime e il regime fascista 1 Palermo, Wikipedia 2010, p Palermo, cit., La fondazione fenicia, p Ibidem. 4 Ibidem. 5 Palermo, cit., I Romani, p Palermo, cit., Gli Arabi, p Palermo, cit. I Normanni, p Palermo, cit., Dal Medioevo all età moderna, p Ibidem. 29

31 Foto 31. Bagheria Porticciolo. con le sue gravi responsabilità, nel 1943 la città subì pesanti distruzioni, causate dai bombardamenti alleati, che distrussero il porto e il centro della città, provocando migliaia di vittime. Nel luglio fu occupata dalle truppe del generale Patton 10. La ripresa politica e sociale di Palermo e della sua provincia nell Italia repubblicana è stata caratterizzata da un susseguirsi di gravi fatti criminosi: «il banditismo di Salvatore Giuliano, che ebbe il suo regno nella vicina zona di Montelepre», le uccisioni del Generale Carlo Alberto Della Chiesa, dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e di altri impegnati nella lotta contro la criminalità organizzata 11. Negli anni, in seguito ad una presenza diversa dello Stato e ad un particolare impegno delle organizzazioni sociali, è in corso uno sviluppo turistico, che rivaluta il patrimonio artistico della città, inoltre è ripreso un suo sviluppo commerciale, «che l ha candidata a diventare nel 2012 capitale dell Unione per il Mediterraneo» Palermo, cit., Le due guerre mondiali, p Palermo, cit., Dal secondo dopoguerra ai nostri giorni, p Ibidem. 13 Bagheria, Wikipedia, pp. 1 e Salvatore Lumia ha ripreso queste immagini in occasione di due soggiorni a Palermo, attratto dalle bellezze caratteristiche dei paesaggi, dalla vita popolare nei suoi luoghi vitali come i mercati e dalla particolarità delle merci esposte; altre foto invece le ha dedicate alle bellezze naturali e quelle artistiche di alcuni manufatti. Emerge il desiderio di cogliere i particolari, la materialità e la bellezza dei prodotti, i personaggi caratteristici intenti a svolgere i loro lavori, gli avventori e gli osservatori in ozio. Egli avverte tra i profumi e gli odori, tra i richiami e i brusii, quelle emozioni spontanee e buone, che riportano alla complessa ricchezza delle tradizioni locali. Foto 31 S inizia la visita con l immagine di Bagheria, che ha assunto in questa rappresentazione la bellezza di un dipinto moderno, sia nel cubismo allegro delle case dai toni lievi, sia nei colori rossi ed azzurri delle barche, che nella loro intensità ravvivano il bianco nelle prue e nei cabinati. Questa località, il cui none in arabo significa Porta del Vento, divenne un luogo di riposo e di villeggiatura già nel 600, quando la famiglia Branciforte Principi di Butera, decise di trasferire qui la propria corte, attorno alla quale sorsero le case della servitù e degli artigiani, formando a 15 chilometri da Palermo, un luogo ideale di villeggiatura dell aristocrazia palermitana 13.

32 Foto 32 a, b. Palermo - Fruttivendola alla Vucciria. a La Vucciria è il mercato più importante della città ed anticamente era chiamato la Bucciria grande per distinguerlo da quelli minori. Deriva il nome dal francese boucherie che significa macelleria, infatti inizialmente fu un grande mercato destinato al macello e alla vendita delle carni. «Vuccirìa in siciliano significa Confusione», riferito all afflusso rumoroso della gente, che è sempre stato intenso; infatti il luogo divenne in breve un notevole punto di vendita anche delle altre merci, trasformandosi in un mercato per la vendita del pesce, della frutta e della verdura 14. Foto 32a Nella foto, la fruttivendola, con fare energico e quella sicurezza cordiale che ispira fiducia, sistema i suoi prodotti come frutti simbolici della fertilità della terra di Sicilia. b 14 Vucciria, Wikipedia, p

33 Foto 33 a, b, c. Palermo - Pescivendolo alla Vucciria. a b 32

34 c «È impossibile descrivere tutti gli odori caratteristici che pervadono il posto, anche se il tipico odore del pesce risulta certamente il più intenso» 15. Foto 33a Il giovane pescivendolo ha esposto le qualità pregiate, tra cui pure un pesce spada. Nella foto sta pulendo e sezionando un grosso esemplare, per ricavarne le parti adatte alla vendita. I piani espositivi e l interno del suo chiosco sono pittoreschi e realistici, come i fogli di carta, appesi a un chiodo, necessari per avvolgere le partite di pesce acquistate dai suoi clienti. 15 Ibidem. 33

35 Foto 34. Palermo - Vucciria: Pescivendolo. Foto 35. Palermo - Poliparo alla Vucciria. Foto 34 Il banco di lavoro di questo rivenditore è più modesto dei precedenti, inoltre sembra stia preparando una sola qualità di pesce. Foto 35 Dal nome dell esercente, si deduce che egli venda una qualità specifica di pesce, del resto ricercata e gradita; infatti nell immagine appare una forchetta in mano ad un cliente, che, servendosi solo di una fetta di limone, effettua un assaggio. 34

36 Foto 36. Palermo - Partita a carte alla Vucciria. Foto 36 Due commercianti, in attesa di clienti, giocano una partita a carte su un tavolino improvvisato. L attenzione è intensa pure nei colleghi che osservano. Essendo questo banco dell abbigliamento, i preparativi per esporre la merce sono meno impegnativi. I quattro personaggi anche in piazza si trovano a loro perfetto agio come in casa loro o al bar. Foto 37. Palermo - Vucciria. Foto 37 Anche questa foto in bianco e nero coglie un momento di vita semplice. Il bar o tavola calda ambulante oltre al gerente ha attorno tre avventori, che si fermano a conversare un po, mentre assaggiano un caffè, una bibita o fanno uno spuntino. Si notano, nel loro modo di vestire, caratteristiche affini secondo la moda del momento; diversi invece sono i loro caratteri somatici, relativi alle razze giunte in Sicilia in epoche diverse. 35

37 Foto 38. Palermo - Mercato di Ballarò. «Ballarò è il più antico tra i mercati della città» ed «è famoso per la vendita delle primizie che provengono dalla campagna del palermitano»; «è adibito alla vendita della frutta, ortaggi, verdure», inoltre «fruttivendoli vendono cibi cotti, tipici della cucina» locale «come cipolle bollite o al forno, pannelle (frittelle di farina e ceci); cazzilli (crocchette di patate)», inoltre «polpo e quarume (interiora di vitello)» 16. Foto 38 La foto a colori, che riprende uno scorcio del mercato in attività, riporta in primo piano una cesta con pani dorati e di diverso formato. Si può così notare che la Sicilia produce ottime qualità di grano, caratteristiche per la produzione della pasta, del pane e di dolciumi diversi; infine ricordare che la Sicilia in passato è stata il granaio di popoli diversi, in particolare per Roma Ballarò (Palermo), Wikipedia, p. 1.

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