Sistema creditizio e sviluppo delle imprese

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1 Luigi Abete 13 Sistema creditizio e sviluppo delle imprese Luigi Abete Buongiorno a tutti. Vi ringrazio per essere qui e ringrazio Giovanni Vietri per avermi invitato. La mia opinione è che l economia sia una delle scienze più semplici che esistono, basta avere la capacità e il tempo per conoscerla. Io a scuola non ho studiato economia: ho frequentato il liceo classico e sono laureato in giurisprudenza, quasi specializzato in diritto del lavoro (perché poi non ho fatto la tesina finale in diritto del lavoro e diritto sindacale). Quando ero giovane avevo una cultura prevalentemente sociale, non economica; poi la storia ha voluto che l impegno associativo in Confindustria mi portasse a fare prima il responsabile del Centro Studi, poi il Presidente dei Giovani Imprenditori e infine il Presidente di Confindustria; in questo modo ho completato la mia formazione, che è durata parecchio tempo. Io dico sempre che quando si è giovani si pensa che le epoche della vita siano la giovinezza, la maturità e la vecchiaia. Quando passano gli anni, ci si rende conto che la vita si divide in più parti, in più quintili, come li chiamo io. Ognuno di noi passa almeno cinque fasi nella sua vita: la fase della giovinezza, la fase della formazione, la fase della realizzazione, la fase della soddisfazione e quella della saggezza, in cui si ha la capacità di capitalizzare le fasi precedenti. Quando una persona si è formata - e non ci si forma soltanto a scuola, come pensate voi, anzi, la vera formazione comincia quando finisce la scuola - a un certo punto deve cominciare a ottenere i risultati (l epoca della realizzazione). Se si otten-

2 14 Conoscere la borsa gono i risultati in un età come la mia (tra i 50 e i 60 anni), si apre una grande prateria: è la fase della soddisfazione, che poi passa a quella finale, che io penso cominci dagli 80 anni in su e che è l ultima fase della vita di ciascuno di noi, quella appunto della saggezza. Voi siete all inizio e potete capitalizzare tutte e cinque le epoche. Pensate a quelli che come me si trovano nel quarto quintile e lo devono poter vivere bene per arrivare sereni in quello successivo. Come vi dicevo, non c è bisogno di essere economisti per capire di economia, e lo avete dimostrato anche voi che avete partecipato al concorso, gli studenti di Trento che hanno vinto e che tra il 6 ottobre 2008 e il 16 dicembre 2008, in due mesi e mezzo e in un periodo difficile per l economia mondiale, hanno trasformato cinquantamila euro in centotremila euro finali. Anche nella provincia di Salerno c è stato un Istituto Tecnico Commerciale, il Giambattista Vico di Agropoli, che ha ottenuto un ottimo risultato e ha guadagnato ventitremila euro sui cinquantamila euro che aveva come dotazione iniziale, realizzando un margine del 47% in due mesi e mezzo. Nello stesso periodo, il mercato fatto dagli economisti, dalle imprese, dagli analisti, dai giornalisti che commentano tutto questo ha perso il 19%. Quelli che hanno realizzato un guadagno del 47% sono studenti, non sono degli esperti, non hanno ancora una formazione economica consolidata, l hanno fatto senza derivati, senza scoperti, senza coperture, cercando di capire quali fossero i titoli che crescevano, quelli che perdevano, quali fossero gli investimenti che rendevano di più. Questa è la controprova di quello che vi dicevo all inizio: non c è bisogno di essere particolarmente esperti per vivere bene anche la dimensione economica della vita, bisogna avere una grande capacità di concentrazione, bisogna essere in grado di liberarsi da tutti gli input che ci arrivano dall esterno.

3 Luigi Abete 15 Io sono nato in una impresa, quella grafica creata da mio padre che ancora oggi, dopo 60 anni, opera con successo in alcune regioni di Italia, anche se per noi ormai non è più l attività prevalente. Mio padre era originario di Benevento, come mia madre e quando il padre eterno mi chiamerà, fra 40 anni, anche io tornerò lì, dove passo sempre con piacere, con dolcezza e serenità, a salutare i miei genitori. Come vi dicevo, io sono nato in fabbrica, e ho vissuto la dimensione del lavoro, la dimensione dei problemi di quelli che lavorano nell impresa. Ieri è stato fatto un importante passo in avanti per avviare una nuova forma di regolamentazione nella contrattazione che ha retto il paese negli ultimi 10 anni. La riforma della contrattazione del 93 è stata fatta nel periodo in cui ero Presidente di Confindustria. Quell accordo partì anche grazie alla capacità degli attori di comprendersi. Quando si parla con degli interlocutori che si trovano in situazioni diverse è fondamentale che questi abbiano la percezione che tu comprendi i loro problemi, perché se non comprendi i problemi dei tuoi interlocutori, tu non parli, non comunichi, fai finta di parlare, che è una cosa diversa. La conoscenza dei problemi degli interlocutori è fondamentale; probabilmente, la vita in fabbrica e in famiglia mi ha aiutato molto in questo senso. Io nella fabbrica ci sono nato e cresciuto per 30 anni, ci ho vissuto fisicamente, e forse questo mi consente di parlare apertamente con i rappresentati del mondo del lavoro, con i rappresentanti di mondi diversi dal mio. Questo rafforza in me la consapevolezza che bisogna capire e condividere i problemi anche di quelli che hanno prospettive diverse. Per tornare al tema principale, molti di coloro i quali commentano l economia usano spesso frasi fatte, senza conoscerne appieno il significato. Un esempio è la difficoltà che molti hanno nel distinguere conto economico e stato patrimoniale. Quando ho cominciato a interessarmi di questi

4 16 Conoscere la borsa problemi, dei bilanci delle fabbriche, mi è rimasta impressa un immagine che vi consiglio di tenere in mente: lo stato patrimoniale di un impresa è una fotografia, il conto economico è un film, comincia un certo giorno, finisce in un altro giorno e, quindi, racconta una storia. Quando vi chiederanno: ma questa voce sta per conto economico o per stato patrimoniale, ragionate e chiedetevi: si tratta di un film? è un fatto puntuale o interessa un arco di tempo? Un altra espressione del linguaggio comune, che vi inviterei a non usare è il rapporto tra banche e impresa : si tratta di una dizione antica, se mi consentite, superata, lessicalmente non corretta, perché la banca che cosa è, non è un impresa? e allora perché dite tra banche e impresa, dovreste dire tra banca e industria, tra banca e servizi, oppure tra impresa finanziaria e impresa industriale. Eppure, sui giornali questa frase si legge in continuazione, come se la banca non fosse un impresa. Non si tratta soltanto di un problema di linguaggio, ma di cultura, perché il linguaggio rappresenta la cultura in un determinato momento. Il mio messaggio principale oggi è che non c è bisogno di essere economisti per capire di economia, non c è bisogno di essere laureati in economia e commercio per poter amministrare bene un impresa, una famiglia. Ovviamente, chi ha più strumenti tecnici ha delle armi in più a propria disposizione, ma ha delle armi in più se ha una cultura di base; se manca quella, diventano delle armi spuntate che rischiano di diventare boomerang. Oltre a questo messaggio ve ne voglio lasciare un altro: oggi noi viviamo una situazione molto difficile, ma per dirla con un slogan che uso spesso, l apocalisse è rinviata al prossimo millennio. Ci troviamo in una situazione difficile, è vero, ma di naturale ordinarietà. Nell economia ci sono delle fasi di sviluppo e delle fasi di minor sviluppo o stagnazioni, recessioni. L abilità di chi governa l economia, sia

5 Luigi Abete 17 tramite la politica, sia tramite la macroeconomia, sia tramite gli interventi specifici, quindi la microeconomia, i responsabili delle imprese, i clienti (perché l economia è fatta dalla domanda e dall offerta), deve essere quella di non cadere nella trappola dell ideologia o della drammatizzazione, ma invece di cercare di razionalizzare i fenomeni e di capire perché i fenomeni oggi sono diversi da ieri. Bisogna cercare di capire cosa si può fare per governarli meglio di ieri, cosa c è oggi di diverso rispetto alla recessione di quindici anni fa (che ci ricordiamo), o delle ultime recessioni minori che abbiamo avuto in Italia negli ultimi dieci anni. Che cosa c è di diverso, o di comune rispetto al dopo undici settembre, quando sembrava che fossimo in una fase di crisi assoluta, dopo il caso Enron. Il mondo deve accettare fasi di recessione e invece i governi hanno deciso di non accettarle e hanno drogato l economia. Pensate a Bush, che in America ha fatto politiche molto espansive per evitare che il rischio di una caduta dell economia dopo l undici settembre producesse un danno più rilevante. Nell attuare quelle politiche ha risolto il problema in quel momento, ma ha rimandato la ricerca di una soluzione agli anni successivi, a oggi. Che cosa c è di diverso rispetto a quegli anni, o rispetto alla recessione degli anni 70, degli anni 80, o degli anni 90? Certo è che il mondo si è globalizzato Oggi l economia è integrata, c è la Cina, l India, il Maghreb e, quindi, la dimensione dei processi è quantitativamente molto più significativa. Cosa c è di diverso rispetto ad allora? C è la comunicazione: oggi con internet tutti sanno tutto o quasi tutto in tempo reale e i fenomeni si propagano in termini psicologici ed emotivi con una rapidità che era impensabile ieri. In passato, per sapere se c era un problema economico negli Stati Uniti dovevamo leggere i giornali del giorno dopo, oggi vediamo quello che succede on-line sulla Borsa o sulle agenzie e ci regoliamo di conseguenza, senza dover aspettare il giornale del giorno

6 18 Conoscere la borsa dopo. Di differente, rispetto a ieri, non c è la natura del fenomeno, ma la dimensione del fenomeno, il peso, la complessità del fenomeno e la rapidità con cui il fenomeno si estrinseca. Tuttavia, le stesse ragioni per cui il fenomeno chiamato recessione diventa più visibile, più dirompente, più attivo, se ben usate, consentiranno di superarlo rapidamente e di dar luogo a una nuova fase di crescita e di sviluppo. Per questo, come dicevo, non siamo in prossimità della fine del mondo, non c è l apocalisse in vista, c è una recessione globale che per i motivi che ho già detto rappresenta una diversità rispetto al passato. Ma una diversità in termini quantitativi. Se questo è vero, dobbiamo allora evitare di immaginare un problema diverso da quello che è, dobbiamo avere la capacita di reagire in modo coerente e costante, come hanno fatto i vostri colleghi che hanno saputo scegliere dove investire. Quelli che ragionano bene in tempo di crisi fanno gli acquisti in posti migliori, fanno investimenti a prezzi più bassi, utilizzano il patrimonio disponibile in modo più redditizio. D altra parte, che il mondo si sia integrato, non è una scoperta di oggi e non è un fatto casuale: l economia si è integrata perché noi l abbiamo deciso; noi abbiamo deciso che era giusto che lo sviluppo non fosse patrimonio esclusivo di due o trecento milioni di persone che vivevano in Europa, o negli Stati Uniti, ma che fosse una possibilità aperta anche ad altri mondi. La globalizzazione è figlia di questa scelta, una scelta di libertà, di sviluppo generale: non si tratta solo di un fenomeno economico ma anche civile e sociale. L economia è stata messa al servizio di questo proposito, poiché abbiamo fatto entrare tante persone che non conoscevano le regole. È come se voi su un campo di pallone insieme a giocatori professionisti mettete tanti ragazzini che corrono tutti insieme dietro al pallone... Tornando al tema di come affrontare questa recessione, in Italia dobbiamo farlo con serenità, sapendo che dopo il va-

7 Luigi Abete 19 lore negativo del PIL nel 2008 ne avremo uno peggiore nel 2009; avendo bene in mente che l economia italiana ha alcune debolezze, ma anche alcuni elementi di forza. Tra i fattori di debolezza abbiamo il bilancio pubblico: noi abbiamo un debito pubblico molto elevato e per questo non possiamo permetterci imponenti politiche anticicliche. Fa bene il Ministro dell economia a prestare attenzione a questa tema. Negli ultimi quindici anni abbiamo fatto un opera importante di risanamento. Non possiamo disperderla solo perché adesso c è una recessione, anche se questa recessione pesa. Secondo punto di debolezza che abbiamo è un sistema burocratico troppo lento e troppo complesso. Se il mondo oggi decide in pochi minuti, noi non possiamo fare una strada in dieci anni. Si tratta di punti di debolezza molto importanti. Ma abbiamo punti di forza altrettanto importanti. La parola crisi significa separazione, non significa disgrazia. Siamo noi che siamo portati a leggerla in un accezione negativa. Oggi il mondo è cambiato, il valore aggiunto che veniva prodotto negli Stati Uniti negli anni 30 era il 42% del totale mondiale, oggi è il 21%, la metà. Gli Stati Uniti sono in recessione ma pesano la metà di quanto pesavano durante la crisi del Nel 1930, quando c è stata la grande depressione, il PIL negli USA è calato di nove punti in un anno; adesso noi siamo preoccupati, ma il calo sarà inferiore, perché nel frattempo sono cresciuti altri paesi, come la Cina e l India. Leggete i giornali: vi dicono che la Cina è in crisi perché negli ultimi anni è cresciuta del 10-12% mentre durante la fase acuta della crisi è cresciuta al 6-7%; il 6% è il doppio di quello che è stato il tasso di crescita del miracolo italiano. È chiaro che il 20% di crescita sarebbe stato meglio del 6%, ma il 6 o il 7% compensa, almeno in parte, la crescita negativa di Italia, Germania... Un elemento importante a favore dell Italia è che abbiamo ancora una discreta capacità di esportazione. Noi abbiamo

8 20 Conoscere la borsa retto, anzi abbiamo migliorato la nostra capacità di vendere all estero nel corso dei ultimi quattro-cinque anni. Le esportazioni italiane sono cresciute più del paese, perché abbiamo saputo arrivare in nuovi mercati, investire nei nuovi paesi, abbiamo accresciuto le nostre esportazioni verso i paesi del Golfo Persico e del Maghreb. Dopo lo sviluppo che c è stato in Asia, per il principio dei vasi comunicanti, lo sviluppo dovrebbe trasferirsi là dove non c è, proprio grazie alla globalizzazione. Dopo che Cina e India raggiungeranno un livello di sviluppo paragonabile a quello europeo e americano, lo sviluppo raggiungerà i paesi dove purtroppo ancora non è arrivato: quelli africani. E quale sarà la parte dell Africa che incontrerà prima lo sviluppo? Probabilmente quella affacciata sull Europa. E chi c è della parte dell Europa che vede quella parte dell Africa? L Italia, tra gli altri. Senza vedere i numeri, i pezzi di carta, capite quindi che siamo ben posizionati per servire un futuro grande potenziale cliente o partner, che sta dall altra parte del Mediterraneo. Fra cinque, dieci anni è più probabile che in quei paesi arrivino le imprese italiane, piuttosto che quelle tedesche o di altri paesi meno avvantaggiati dal punto di vista logistico. Io faccio oggi tre mestieri: l imprenditore dell azienda di famiglia, l imprenditore a Cinecittà studio e il Presidente di Banca. L esperienza che ho accumulato negli anni ha fatto sì che io abbia in qualche misura teorizzato le problematiche della piccola impresa, ma grazie all esperienza nell azienda di famiglia e in Confindustria conosco anche le problematiche della media e della grande impresa. Nonché quelle di una grande banca. In base alla mia esperienza, posso consigliarvi di abbandonare un luogo comune spesso cavalcato in Italia, ossia la somiglianza tra piccola e media impresa. La piccola-media impresa non esiste più come soggetto, quando sentite nominare piccola-media impresa pensate che dietro c è qualcosa che non va. Oggi, oltre alla grande impresa, c è

9 Luigi Abete 21 la media impresa, che è un soggetto autonomo che va nel mondo, che fa politiche di internazionalizzazione. Le medie imprese italiane oggi sono un punto forte della nostra economia industriale, lo sono state negli anni 80, quando si diceva che avremmo chiuso sul piano industriale, perché sono quelle che hanno investito nei processi, nelle macchine, nell internazionalizzazione e nei nuovi prodotti (ad esempio nel settore del lusso e agro-alimentare siamo leader nel mondo). La media impresa di oggi è un soggetto che è riuscito a giocare in un campo grande, mentre la piccola impresa ha ancora dei problemi a farlo. La piccola impresa oggi ha un problema, perché il mondo è diventato grande, l economia si è integrata. I piccoli imprenditori devono essere aiutati a fare un salto dimensionale, con politiche attive, con più capitale, con politiche fiscali che aiutano a mettere i capitali nelle imprese, con processi di formazione e di aggregazione. Tra i punti di forza, oltre alla capacità di esportare e alle medie imprese metterei anche il risparmio privato. Noi che siamo oberati da un grande debito pubblico, siamo anche uno dei popoli che risparmia di più e, quindi, è meno indebitato a livello privato. I debiti finanziari delle famiglie italiane sono la metà della media di quelli dei grandi paesi europei, e sono un terzo di quelli che hanno in media le famiglie statunitensi e inglesi. In Italia, per dare una misura di riferimento, i mutui rappresentano il 16% del PIL, mentre ci sono paesi europei in cui i mutui arrivano al 30, al 40% e fino al 70% del PIL (Regno Unito). Infine, tra i fattori positivi su cui questo paese può contare metterei anche le banche, e con questo mi avvio a parlare un po del mio prodotto. Vi siete chiesti perché le banche italiane non sono andate in crisi come quelle americane, come quelle inglesi e in parte come le banche di altri paesi europei? Perché le banche italiane, francesi, in parte anche spagnole hanno vissuto scenari più tranquilli di quelle tede-

10 22 Conoscere la borsa sche o di quelle inglesi. Sarà mica un caso? No, è stata una scelta. Negli Stati Uniti per sostenere la risposta economica ai problemi del 2001, per reggere l economia, sono stati dati grandi incentivi che hanno alimentato l attività finanziaria, che ha finito per trovare modalità di espressione difficilmente controllabili. In Italia negli ultimi anni il peso pubblico nelle banche è stato ridotto drasticamente. Nel 1987 il 70% dell attivo, quindi dei crediti del sistema bancario, era gestito da banche pubbliche; nel 2007 questa percentuale si era ridotta all 8%. Nel 97 l incidenza dei costi operativi sul margine di intermediazione era del 66%: vuol dire che fatto 100 il totale dei ricavi, 66 andavano in costi operativi: oggi siamo al 59%. A metà degli anni 90 il tasso di decadimento, ossia il flusso delle nuove sofferenze in percentuale del totale dei prestiti vivi, era del 2,3%, oggi è intorno all 1%; mentre allora le banche in media avevano un rendimento sul capitale del 2%, negli ultimi anni questo è arrivato a superare il 10%; mentre dieci anni fa arrivavano 162 mila reclami al sistema bancario per disservizi, oggi ne arrivano 124 mila, ma il numero dei clienti è aumentato moltissimo. Mentre dieci anni fa gli sportelli erano 26 mila, oggi sono 33 mila. Soprattutto, mentre nel 2003 la quota di attivo che faceva riferimento a banche internazionali era del 5,8%, nel 2007 era più del 17%. In quattro anni si è triplicata la quota di crediti al sistema economico italiano che vengono da banche che non sono di nazionalità italiana. La banca è diventata un impresa nel momento in cui ha cambiato azionista, che da pubblico è diventato privato. L azionista privato è colui che investe in azioni: io manager di quella impresa rispondo al mio azionista, come io manager dell impresa di Cinecittà rispondo all azionista famiglia Abete. La BNL e qui ci metto un pizzico di orgoglio personale ha contribuito ad aumentare la presenza internazionale. BNL è

11 Luigi Abete 23 una delle grande banche italiane che è diventata parte di un grande gruppo internazionale. Come vi ho detto sono diventato Presidente della BNL nel 98; quando mi chiamarono come consigliere di BNL mi ricordai che in casa avevamo un bilancio della BNL del 1947, stampato proprio dall azienda Abete. Mi ricordavo che la BNL come banca dell azienda Abete (dei miei genitori) aveva avuto dei momenti buoni. Quando sono diventato consigliere mi sono seduto e mi sono detto andiamo a vedere, tanto è un piccolo impegno, una riunione al mese. Poi sono diventato Presidente. Abbiamo privatizzato la banca, e ho cominciato a ragionare da responsabile dell impresa BNL, a chiedermi: qual è l interesse della azienda BNL, una banca grande ma non tale da poter comprare altre banche? Mi sono detto, il futuro del servizio bancario è di diventare universale. Se voglio andare in un altro paese, devo essere in grado di usare la mia carta di credito sul bancomat di quel paese senza telefonare per vedere se funziona, oppure se ho un problema, un esigenza, se devo fare un bonifico a un cliente che risiede in un altro paese, voglio essere sicuro che quei soldi arrivino nel momento in cui li invio, non un mese dopo. Questa è l economia. Allora ho pensato che l ingresso di BNL in un grande gruppo internazionale fosse la soluzione migliore. Un grande gruppo internazionale avrebbe investito su di noi, avremmo valorizzato il nostro marchio, la nostra autonomia. Io parto dal presupposto che le persone che hanno successo sono intelligenti, e in qualche caso sono fortunate. Ho pensato: l azionista internazionale dell impresa italiana non impiega un manager straniero che non conosce quel paese. A meno che tu non gli risulti particolarmente antipatico, o fai delle cose che sono contrarie alla tua professione, l azionista internazionale ha tutto l interesse a valorizzare il management di quel paese, che conosce il paese, il sistema di relazioni, ha la conoscenza del mercato, può parlare la lingua. E quindi avendo in

12 24 Conoscere la borsa quel momento come azionista BBVA (una grande banca spagnola), ho lavorato affinché BBVA crescesse come azionista. Nel 2004 l allora Governatore della Banca d Italia, dottor Fazio decise chi dovevano essere gli azionisti delle banche; non lasciò decidere il mercato ma decise lui. A quel punto si è avuto quel periodo di grandi movimenti di cui avrete letto sui giornali nel Io non avevo copertura politica, di nessun genere, ero solo da quel punto di vista, ma ero con l impresa, perché i dirigenti, i lavoratori, i sindacalisti di destra e di sinistra, avendo capito che il futuro della loro impresa era questo, stavano tutti dalla parte dell impresa. Tutti insieme abbiamo resistito: io mandavo una lettera ogni 10 giorni alla Banca d Italia, alla Consob e all ISVAP. Così qualcuno avrebbe dovuto rispondermi. Solo in questo modo sono riuscito a metterli in difficoltà, perché durante il tempo necessario a stabilire chi doveva rispondere io mandavo altre lettere. Ho inviato 40 lettere alle autorità competenti in 2-3 mesi e ottenevo risposte solo mirate a interrompere i termini di legge, visto che non potevano rispondere a tutte le problematiche messe sul tappeto. A un certo punto Fazio prese atto del fatto che chi voleva comprarci non aveva risorse sufficienti in quel momento. Si è presentato, quindi, un altro azionista, che io non conoscevo; mi chiamò la sera alle 19 del febbraio 2006 e mi disse: dottor Abete stiamo lanciando un OPA sulla banca che lei presiede. Il prezzo è questo, se stasera è libero possiamo vederci. Io ho detto: Grazie della telefonata, se lei offre il prezzo uguale per tutti (per i grandi e per i piccoli azionisti) da parte mia va bene, visto che il suo prezzo è superiore a quello offerto dagli altri e posto che siano d accordo gli azionisti attuali, che conosco da sette anni e con i quali ho rapporti di amicizia. Il benessere dell impresa è di avere un grande azionista, stasera però è venerdì, la Borsa è chiusa e io ho un appuntamento: ci vediamo domani mattina. È meglio che le cose belle co-

13 Luigi Abete 25 mincino con il sole. Da lì, siamo ad oggi. Il Gruppo BNP Paribas ha acquistato il 100% di BNL e la BNL ha avuto per 2 anni un amministratore francese che oggi fa il Direttore Generale del Gruppo in Francia. I clienti sono aumentati, l anno scorso abbiamo accolto 48 mila clienti nuovi, quasi 8 mila conti correnti in più; i prestiti alle imprese medio e piccole sono aumentati e il costo è diminuito, negli ultimi 2 anni abbiamo assunto giovani in Italia. Certo, ci sono i che sono andati in pensione, ma ci sarebbero andati comunque. Per concludere: anche le banche sono diventate imprese, anche le banche sono un punto forte dell economia italiana, anche il sistema bancario italiano è oggi competitivo. Io ho dato una mano, con tenacia, anche portando raccomandate a mano... Perché la mia idea è che per fare il mestiere di imprenditore, ma ancora prima per essere uomini, bisogna essere liberi. Dovete cercare di crescere avendo chiaro in mente che potrete essere dei buoni imprenditori, dei buoni manager, dei buoni quadri, dei buoni padri di famiglia, solo se avete la libertà, in ogni momento, dire di sì o no. Se poi, lavorando, riuscite a far crescere i vostri patrimoni, la vostra impresa, la vostra famiglia, la qualità della vita dei vostri figli, ben venga. Ma la libertà non deve avere un costo troppo elevato, perché il mondo non è fatto per gli eroi, il mondo è fatto per le persone normali e il fatto che esistono gli eroi, non toglie il diritto delle persone normali di vivere bene. Questa è la mia esperienza vissuta tra episodi diversi, che vanno dall accordo con i sindacati del 93 alle dimissioni di Fazio nel Leggete i giornali di quei mesi, vediamo chi di voi avrebbe scommesso un soldo falso non vero che alla fine BNL sarebbe entrata in un grande gruppo internazionale. Eppure è andata bene, non c è stato bisogno di eroi, c è stato bisogno di una persona di buon senso che ha applicato le

14 26 Conoscere la borsa regole avendo la libertà di farlo. Per fare le rivoluzioni non bisogna essere eroi, basta essere dei buoni cittadini, ricordatelo. Giovanni Vietri Grazie Luigi, avete da soli capito a cosa servono le testimonianze, insomma, a capire le cose dal di dentro più che a viverle sul loro piano estetico. Devo dire che Luigi Abete vi ha trasmesso un messaggio di fiducia: la nostra è una condizione difficile, ma non è una condizione d apocalisse. Vi ha detto questa cosa in modo molto preciso, in modo molto fermo. Non vi ha detto che non è diventato per caso Presidente della BNL, ma l allora Ministro Ciampi aveva una profonda stima e fiducia in lui.. Quindi non è proprio per caso ma è per merito che Ciampi gli riconobbe, in quanto imprenditore, in quanto persona di eccellenza, la sua conferma successiva. A questo punto come è nostro solito, voi potete approfittare della presenza di Luigi Abete per scambiare qualche domanda e poi passeremo alla premiazione per la scuola di Agropoli che è arrivata ottava in Italia, e al primo posto nella classifica locale. Allora chi vuole interloquire?

15 Luigi Abete 27 Domande da parte degli studenti D.: Buongiorno Dott. Abete, sono Ugo Tedesco dell I.T.C. di Battipaglia. Come lei ha già citato prima, uno dei problemi economici è il debito pubblico e un altro dei problemi fondamentali è la dipendenza dal petrolio. Si può aiutare l impresa economica italiana con la rivalutazione delle centrali nucleari? R.: Un paese che non ha sufficienti materie prime deve avere il massimo di flessibilità nell uso delle diverse fonti: petrolio, gas, carbone, anche nucleare. Quindi la risposta è si, ma la realtà è che non c è bisogno di nucleare per risolvere la dipendenza, c è semmai bisogno di non essere dipendenti da unica fonte. Il nucleare è una delle forme che un po concorre a dare flessibilità, insieme al carbone, insieme alle altre, insieme ai rigassificatori, che consentono di avere il gas non solo via gasdotto (vedi la questione Ucraina) ma anche via nave (leggi paesi più lontani), lì sta la risposta. Quella del nucleare non deve essere una battaglia ideologica. Quando leggo degli atti terroristici, in cui perdono la vita alcune persone, delle volte qualche decina, mi domando se c è lo stesso dibattito sui trenta morti che in ogni weekend ci sono solo sulle strade italiane. Quello che intendo è che dobbiamo avere capacità di risolvere i nostri alibi e il nucleare è uno di questi, ma non dobbiamo cadere nella sindrome di pensare che quelli sono l unica soluzione possibile. D.: Buongiorno, sono Andrea Imperato dell I.T.C. Matteo della Corte. Volevo formularle questa domanda: alla luce di tutto ciò che è avvenuto nel 2008 nei mercati finanziari mondiali il significato di rischio nei confronti dei risparmiatori secondo lei è cambiato?

16 28 Conoscere la borsa R.: È cambiata la sensibilità verso questi prodotti. In generale chi voleva stare al sicuro non ha rischiato. C è stato qualcuno che vi ha investito perché mal consigliato, però chi andava su quei prodotti in linea di massima sapeva di rischiare. A me personalmente non è passato per la mente di fare investimenti su quel tipo di prodotti. Mi compro qualche azione che penso possa crescere, investo soprattutto nella mia azienda. D.: Buongiorno, sono Vanessa dell I.T.C. Vico di Agropoli. Le volevo chiedere: un tema caldo è stato quello del rapporto tra banche e piccoli risparmiatori. Viviamo tutti in un clima di sfiducia. Secondo lei come è possibile uscirne e quale potrebbe essere il primo passo per ricostruire un rapporto di fiducia? R.: Il rapporto con le banche secondo me dipende dal grado di vicinanza: ci sono persone che sono molto soddisfatte del rapporto con la propria Banca e persone insoddisfatte. Noi con BNL facciamo da oltre 25 anni una ricerca di mercato tramite la Doxa per capire quale è il grado di apprezzamento dei clienti verso il sistema bancario, quindi non verso la BNL. Il giudizio dei risparmiatori sulle banche non è come voi lo leggete sui giornali, perché se così fosse non si investirebbe più in titoli delle banche. Esiste una maggioranza di persone che pensa che la banca sia un buon consulente e una minoranza di persone che è insoddisfatta del proprio rapporto con le banche. Se voi parlate con altri sistemi di impresa, esiste una maggioranza dei clienti che sono soddisfatti e una minoranza di clienti che sono insoddisfatti: è ovvio che il mio dovere è ridurre il numero degli insoddisfatti, e ridurre il rischio che i miei collaboratori inducano in errore il cliente. Un problema, spesso in Italia erroneamente legato a quello

17 Luigi Abete 29 del rapporto clienti-banche, è quello della remunerazione dei manager. In Italia i livelli toccati negli Stati Uniti non sono mai stati raggiunti; nonostante ciò ritengo che l autoregolamentazione degli stipendi sia una cosa opportuna. Ci sono oggi, nel sistema economico moderno, due categorie di cittadini, quelli che hanno un tenore di vita adeguato perché svolgono libere professioni, o perché vivono di entrate in molti casi legittime (in altri casi meno legittime), e poi c è un ceto che una volta veniva definito ceto medio per il quale occorre prevedere delle politiche per alzare il livello della qualità della vita. L obiettivo non dovrebbe essere quello di redistribuire le risorse facendo diventare tutti più poveri, ma far diventare un po più agiati quelli che stanno meno bene. Questa è la grande sfida della politica. Io penso che il problema del risparmio e della gestione del rapporto tra i risparmiatori e le banche sia un problema delicato che va migliorato, ma non è un problema tragico. D.: Buongiorno a tutti, sono Antonella Tronto, studentessa dell I.T.C. Corbino di Contursi Terme. Le vorrei porgere questa domanda: alcune banche hanno raccolto soldi, concedendo un tasso di interesse pari al 4,50% circa. Nello stesso tempo hanno investito questi soldi percependo interessi minori. Secondo lei ciò non potrebbe comportare il fallimento di queste banche? R.: Per la banca il denaro è una materia prima, è come la carta per un editore, come il grano per il produttore di pasta. È esattamente la stessa cosa. Il produttore del servizio del credito non compra ma si fa prestare la materia prima, la presta ad altri e tra il costo della provvista e il ricavo ha un margine che gli consente di pagare le sue strutture e di far guadagnare gli azionisti. La banca prima di prestare denaro a una impresa ci pensa

18 30 Conoscere la borsa due volte. Voi forse conoscete qualcuno che vende un giornale, un servizio, la pasta, un frigorifero e nel momento in cui lo vende già sa che coloro a cui lo vende possono pagare? Per la banca è esattamente la stessa cosa: quando io mi presento alla banca e chiedo 100 euro in prestito, la banca deve ragionevolmente pensare che mi dà 100 euro e mi fa pagare il 5%. La banca fa impresa, la banca presta il denaro per pagare i costi, se non presta il denaro come fa a pagare i costi, come fa a pagare il Presidente, l Amministratore delegato e 20 mila persone che ci lavorano dentro? Quindi il mio lavoro, il mio dovere, il mio obiettivo è di prestare i soldi, perché più li presto e meglio è, ma devo prestarli a coloro i quali sono in grado di restituirli. Altrimenti cosa racconto al mio azionista? che quel giorno mi sono sbagliato? Avete visto quelle banche in Inghilterra che improvvisamente sono diventate statali perché hanno perso tutto il capitale? Con che faccia gli amministratori di quelle aziende si presentano agli azionisti che hanno affidato loro dei soldi? D.: Buongiorno Presidente, sono Gennaro della Corte dell I.T.C. Genovesi. In una sua intervista alla trasmissione Le invasioni barbariche, mi pare più o meno nel 2006, lei affermò che nella BNL ci devono essere poche regole. Che cosa vuol dire precisamente? D.: Buongiorno sono Andrea, rappresento l Istituto Tecnico Commerciale Leonardo da Vinci di Sapri. Volevo chiederle quali sono gli elementi che guidano le scelte del consumatore verso un prodotto offerto dalla BNL piuttosto che da un altro. D.: Buongiorno, sono Angela Letizia dell Istituto Tecnico Commerciale di Nocera Inferiore.

19 Luigi Abete 31 Vorrei farle una semplice domanda: perché a volte, le banche chiedono troppe garanzie ai piccoli imprenditori, non favorendo cosi il salto di qualità da piccola a media grande impresa? D.: Buongiorno, sono Gianluigi dell I.T.C. Genovesi e volevo farle una domanda sulla recessione, su quanto ho letto sul Sole 24 ore, riguardo un interessante proposta di Tremonti che vuole risolvere il problema, costruendo una banca cattiva nella quale confluire tutta la finanza cattiva per l appunto, per poi eliminarla nel corso degli anni. Vorrei sapere lei cosa ne pensa. R.: Riguardo all ultima domanda, il problema non riguarda gli italiani, ma gli statunitensi. In Italia non c è questo problema: le banche italiane hanno dimostrato di fare investimenti in titoli buoni, quindi ci possono essere casi limitati di investimenti non completamente affidabili, ma comunque non tali da comportare dei problemi. Pertanto non mi sento di dirle quali sono i vantaggi e gli svantaggi della proposta di Tremonti, che ha una sua razionalità. Però penso che chi fa questa operazione si autodichiara sconfitto. Veniamo alla questione delle garanzie. Le garanzie le chiedono anche a me che sono un piccolo-grande imprenditore. Devo dire però che la cultura del prestito sta cambiando, ma per cambiare ci vogliono tre condizioni che devono coesistere. In primo luogo occorre che le piccole imprese siano aiutate: se la piccola impresa non ha un patrimonio rilevante è inevitabile che ci voglia un soggetto esterno che la garantisca, per evitare gli interventi bisogna mettere un po più di capitale nelle imprese, quello che vi dicevo prima, attraverso adeguate politiche fiscali. Altra condizione è la trasparenza: se le imprese celano dei

20 32 Conoscere la borsa problemi devono dirlo prima che se ne accorga la banca, e la terza condizione è data dal bilancio delle banche. Questi tre motivi fanno sì che il problema esista, ma che si stia riducendo. Rispondo ora alla domanda di Andrea: a lei devo fare un ringraziamento per lo spot sulla BNL: Visto che lei mi fa da sponda, vi dico ragazzi che BNL fa dei prodotti mai visti, fa il conto Revolution, in cui non si paga nessun costo se si usa internet o il telefono e solo sei euro al mese per i mesi in cui usa l agenzia e o si fanno fisicamente delle operazioni allo sportello; secondo: cambia mutuo, voglio dire che nel cambio del mutuo abbiamo creato delle condizioni più competitive per chi veniva da noi lasciando gli altri istituti. Terzo: noi abbiamo la carta con cui potete fare prelievi in tutte le banche del mondo senza avere spese. Ho convinto anche i miei figli. Sono arrivati in BNL e per me è una grande soddisfazione visto che i figli fanno il contrario di quello che fanno e che dicono i padri. Poi ci sono una serie di altri prodotti interessanti, stiamo aprendo altre agenzie, apriamo una agenzia ogni settimana. L ultima domanda solleva una questione tripla. Il 1993 è stato il mio primo anno di Confindustria (sono stato nominato nel 92). All epoca non sapevo che avrei fatto il banchiere, cosa che è avvenuta a partire dal All epoca di Confindustria amavo ricordare che secondo me Confindustria doveva essere: autonoma, apartitica, agovernativa. Autonoma come deve esserlo qualunque organizzazione sociale, apartitica perché bisogna saper distinguere le politiche dalle parti, agovernativa perché bisogna avere una separazione dalle politiche del governo. In seguito, questa tripla A l ho mutuata in BNL. BNL oggi fa parte di un gruppo, BNP Paribas che è uno dei gruppi con il rating più alto al mondo. Ma se volete sapere quanto è sicura una banca, non dovete

21 Luigi Abete 33 guardare solo il rating, dovete guardare l assicurazione contro il rischio di quella banca. Sul mercato ci sono dei titoli, degli strumenti finanziari che dicono che tu ti assicuri contro il rischio del fallimento dell impresa bancaria in cui metti i soldi e BNP Paribas è quella che fa pagare uno dei tassi più bassi in assoluto. D.: Sono Daniela Minori della quinta dell I.T.C. Matteo della Corte. Vorrei domandarle: l amministratore delegato della FIAT riferisce che alla fine della crisi attuale, nel settore automobilistico rimarranno in piedi solo 5000 gruppi al livello mondiale. Questa concentrazione dovrà o potrà verificarsi anche nel campo bancario vista l attuale crisi in qui versano i gruppi bancari? R.: La risposta è che non solo ci sarà, ma c è già stato un processo importante di concentrazione. In Italia le prime cinque banche avevano il 35% di quota mercato dieci anni fa e il 55% di mercato oggi.