LA DISLESSIA, DALLA SCUOLA ALL UNIVERSITA Percorso ad ostacoli tra normativa e didattica
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- Tommasina Massari
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1 LA DISLESSIA, DALLA SCUOLA ALL UNIVERSITA Percorso ad ostacoli tra normativa e didattica Università degli Studi di Catania CInAP, servizi per la disabilità e i DSA Catania, 29 febbraio 2016 Anna M. Malgioglio
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3 Star bene a scuola: strategie didattiche per il successo formativo PREMESSA: Il benessere dell alunno rappresenta il requisito di base, in assenza del quale risulta difficile assicurare le condizioni del suo successo scolastico e formativo. Concetto di speciale normalità inclusiva : valorizzazione di ciascun soggetto e diversità come risorsa. Scuola che promuova la centralità della persona Linee Guida DM 12 luglio 2011
4 Vygotskij in classe Le ricerche svolte dallo psicologo russo hanno dimostrato che una buona cooperazione tra i pari e tra questi e gli adulti fornisce la struttura di base dello sviluppo individuale : La differenza tra il livello dei compiti eseguibili con l aiuto degli adulti e il livello dei compiti che possono essere svolti con un attività indipendente definisce l area di sviluppo prossimale ( ZSP: distanza tra il livello di sviluppo attuale e il livello di sviluppo potenziale)
5 Vygotskij in classe Apprendimento e sviluppo sono aspetti complementari in continua interazione. Dall impostazione data da Vygotskij al rapporto tra insegnamento e apprendimento si ricava l importanza di una serie di indicatori relativi alla qualità didattica che una scuola deve assicurare ai propri studenti. Quali dunque le buone pratiche?
6 La classe come Comunità che apprende BEST PRACTICE: approccio razionale per affrontare un problema o una situazione ritenuta migliorabile; individuazione e gestione della situazione; MISURABILITA della proposta;
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8 BEST PRACTICES Trasferibilità dell esperienza affinchè una buona metodologia modifichi in senso positivo lo stato delle cose e diventi una migliore prassi Buona prassi si nasce Best practice si diventa!
9 Indicatori relativi alla qualità didattica Clima sociale positivo: nello sviluppo del bambino ogni funzione compare due volte: prima sul piano sociale e successivamente sul piano psicologico Apprendimento socializzato nell area di sviluppo prossimale Potenziamento della metacognizione Sviluppo delle competenze individuali
10 Indicatori relativi alla qualità didattica, dunque Valorizzazione delle diverse competenze tra i membri ai quali è dato appoggio per lo sviluppo Definizione di obiettivi di avanzamento continuo delle conoscenze Enfasi su come imparare ad apprendere Meccanismi per condividere ciò che si è imparato
11 Il regista di tutto ciò è l insegnante
12 Regista, non mago! Insegnante sufficientemente buono ( D. Winnicott)
13 Viene chiesto di: Creare percorsi che valorizzino i diversi tipi di intelligenza e di stili cognitivi Utilizzare più strategie di insegnamento di tipo analitico, di tipo pratico, di tipo creativo Valutare la propria qualità, i propri esiti ma anche la qualità del processo di apprendimento tenendo conto del punto di partenza degli alunni, per valutare il guadagno apprenditivo
14 Clima di classe positivo: Tre principali dimensioni
15 Dimensione democratica-cooperativa I ragazzi con difficoltà di apprendimento hanno generalmente uno status basso all interno del gruppo classe, questo fa sì che da parte dei compagni e degli insegnanti scattino aspettative di prestazioni scolastiche più scarse rispetto agli altri. Per modificare uno status sociale basso occorre far sperimentare a questi ragazzi situazioni nelle quali non si sentano inferiori ma abili rispetto ai compagni, cercando di individuare le loro aree forti ed insegnarle ad altri.
16 Dimensione democratica-cooperativa Insegnante che vuole dare pari dignità a tutte le attività formative e sviluppare intelligenze duttili sia analitiche, sia pratiche, creative, emotive e sociali. INCLUSIONE FLESSIBILITÀ RESPONSABILITÀ
17 INCLUSIONE Il termine non deve far pensare a qualcosa di deviante rispetto alla normalità ma a situazioni che necessitano di risorse e competenze MIGLIORI
18 IPRASE Istituto provinciale per la ricerca e la sperimentazione educativa Ente strumentale della Provincia Autonoma di Trento
19 Valutazione, criteri valutativi e limiti Criterio di NORMALITÀ / SPECIALITÀ
20 FLESSIBILITÀ Didattica inclusiva Apprendimento cooperativo metacognitivo: Elisabeth Cohen: Non esiste uno studente che abbia tutte le abilità, ma non esiste uno studente che non ne abbia almeno una differenziazione dei percorsi sinergia delle competenze e delle risorse lavoro di rete
21 RESPONSABILITÀ
22 LEGGE 8 ottobre 2010, n Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico Art. 2- Finalità a) garantire il diritto all istruzione b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA
23 f) Favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione h) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale
24 LINEE GUIDA legate al DM 12 luglio 2011 INDIVIDUALIZZAZIONE La Didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze Tali attività possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati, secondo tutte le forme di flessibilità del lavoro scolastico consentite dalla normativa vigente.
25 PERSONALIZZAZIONE La Didattica personalizzata calibra l offerta didattica sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo, attraverso l impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche ( mediatori didattici: mappe concettuali, schemi) tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno
26 DIRETTIVA MINISTERIALE 27/ 12/ 2012 Strumenti di intervento per alunni con BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI L area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza del deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni. SOTTOCATEGORIE: Disabilità Disturbi specifici- Svantaggio socio economico, linguistico, culturale.
27 Strategie di intervento Elaborare un percorso individualizzato e personalizzato attraverso un Piano Didattico Personalizzato che serva come strumento di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia funzione di documentare alle famiglie le strategie di intervento programmate Avvalersi di strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della legge 170/ 2010
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29 Principio di equità
30 Buone prassi Inserimento delle tecnologie e facilitatori Potenziamento dei processi cognitivi e metacognitivi Feedback delle strategie utilizzate Emozioni Rete tra istituzioni
31 Facilitatori Secondo il modello concettuale della classificazione ICF il termine facilitatore indica quei fattori ambientali che, mediante la loro presenza o assenza, migliorano il funzionamento e riducono la disabilità della persona. Essi includono: strumenti, ausili e/o prodotti tecnologici.
32 Individuazione precoce Screening Pronti per la Prima, Ed. Giunti OS
33 La scheda di osservazione
34 La scheda di osservazione
35 Adattamento dei materiali e tecnologie
36 Adattamento dei materiali e tecnologie
37 Autonomia nello studio Adulto canotto (si sostituisce al ragazzo) Adulto salvagente (assiste costantemente) Adulto trampolino (spinge per spiccare il salto) Solo un approccio educante permette il raggiungimento dell autonomia, nel senso di indipendenza. L informatica è al momento uno dei migliori trampolini per i ragazzi con dislessia.
38 Strumenti per tutti? Certamente NO!!! Non gli stessi!!!
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40 Rete
41 Bibliografia Vygotskij LS, ( 1992), Pensiero e linguaggio Capaldo e Rondanini, ( 2002), Gestiere e organizzare la scuola dell autonomia, Erickson, Trento Stella, Peroni, Grandi, Dislessia, Anastasis, Bologna AA.VV, Vygotskij nella classe, Erickson Documento divulgativo IPRASE A. Goussot, R. Zucchi, La Pedagogia di L. Vygotskij
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