GATTINARA. La pianta di Gattinara nel Theatrum Sabaudiae

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1 GATTINARA La pianta di Gattinara nel Theatrum Sabaudiae Quando nell estate del 1242 il comune di Vercelli fonda, con altri sei più modesti, questo nuovo borgo lo schema più consueto consiste in una croce di strade (qui larghe une ventina di metri) sulla quale appoggiare poi una griglia di isolati più o meno quadrati: la lieve originalità di Gattinara consiste nella sua forma rettangolare dominata dalla strada maestra, sull itinerario più frequentato per la Valsesia e nella lottizzazione a spina di pesce. Su questa strada sono infatti attestate a doppio pettine strade secondarie, larghe meno della metà per quei tempi peraltro molto ampie - che formano isolati rettangolari eccezionalmente grandi, lunghi 170 metri, chiuse in fondo sul percorso di servizio appena interno alle mura per i primi due secoli della sua esistenza in realtà soltanto un fossato e un terrapieno rinforzato da palizzate e da siepi di rovo - demolite nel 1830 e sostituite anche a est dalla stessa schiera di case che già costituiva il loro fondale a ovest nel disegno del Borgonio per il Theatrum Sabaudiae. 1

2 Strade minori con il fondale attuale Che gli isolati potessero essere quadrati o rettangolari molto allungati era noto fin dai tempi antichi (Mileto era quadrettata e Selinunte tracciata a pettine): sono le due forme di lottizzazione adottate per secoli fino a quando, nel corso dell Ottocento, verranno codificate anche le strade curve delle città medievali e proposte nei quartieri giardino alla fine del secolo. 2

3 Pompei e le sue diverse lottizzazioni Sicché non ci troviamo di fronte a una novità quanto a una sorta di singolarità nell ambito delle fondazioni coeve nel nord dell Italia, una singolarità deliberata perché la regolarità geometrica del tracciato denuncia un agrimensore di non comune capacità tecnica e dunque di cultura forse non strettamente locale. Il fatto è che il contesto di Gattinara non è quello delle altre fondazioni coeve, promosse da un grande Comune Firenze, Lucca - per concentrarvi i contadini degli insediamenti sparsi nella campagna per sottrarli al dominio delle famiglie di matrice feudale nel quadro di un duro conflitto politico. Vercelli non ha questa determinazione e i contadini che vi verranno trasferiti continueranno a coltivare le terre di grandi proprietari, sicché i lotti di Gattinara sono larghi 15 metri, quasi il triplo dei lotti correnti nelle città del Duecento, in quanto destinati a famiglie contadine che hanno così a disposizione un terreno molto ampio, profondo 40 metri, sufficiente per integrare il lavoro nei campi altrui. La lottizzazione di Gattinara 3

4 La comunità, con questo suo evidente carattere agricolo, non possiede quella spina dorsale della democrazia cittadina costituita dai mercanti e dagli artigiani, sicché mancheranno le sue strutture materiali e simboliche: non solo Gattinara avrà mura decenti e un rudimentale castello - o meglio un ricetto murato con cinquanta stanze dove mettersi al riparo in caso di bisogno - solo alla metà del Trecento, con Luchino Visconti, ma non avrà un ospedale fino al 1920, non avrà mai neppure il suo teatro, non avrà un palazzo municipale le riunioni del Consiglio comunale verranno tenute nella sede della Confraria del Santo Spirito - e non avrà nemmeno una torre e neppure avrà una vera piazza, perché i suoi fondatori che pure a quei tempi ne conoscono già parecchi esempi non la ritengono ancora il necessario complemento di una nuova civitas. Nel corso del Trecento davanti alle botteghe della strada principale prendono corpo in quasi tutte le città i portici, a sostituire le tende disordinate che coprivano le merci esposte all esterno, prima in legno e in seguito in muratura, così da potervi ampliare sopra le case. Ma a Gattinara l avvento dei portici sarà l occasione per un operazione parecchio più complessa, perché, realizzati accanto al crocicchio coprendo da entrambi i lati verso nord e verso sud - metà dei due primi isolati della strada maestra, faranno dell altra metà, così incorniciata, una piazza sui generis, lunga e stretta. E una piazza d invenzione. Con la sua forma allungata resta un tratto della strada maestra ma mostra la consapevole volontà della civitas nella sua modestia tuttavia consapevole di sé di darsi una piazza per il mercato, per i carri e per i muli di passaggio, per le beccherie, per il pozzo, per la gogna, insomma per la sua vita pubblica: seppure senza il palazzo municipale e senza la sua torre e senza il consueto orologio. Questa volontà è sottolineata dai suoi portici. Perché, mentre i portici lungo la strada maestra ingombravamo un terreno libero e pubblico, quelli lungo la piazza sono stati imposti ai proprietari di case lì già costruite fin dalla metà del Duecento - e nel suo sito più nobile, accanto al crocicchio - costringendoli a ricostruirle con un portico ceduto a uso pubblico. Una decisione che ha dovuto comportare la concorde volontà politica della civitas ma anche la disponibilità dei proprietari delle case ad accettarne sulla propria pelle le decisioni nel nome di un condiviso orgoglio civico 4

5 Come è evidente i portici sono concentrati quasi tutti sul fronte dei quattro isolati centrali e sul risvolto nella strada secondaria della croce salvo quelli in giallo che non coprono botteghe ma corredano palazzi dei maggiorenti e tratteggiano una esile strada principale solo sul versante settentrionale, tratto dove sono concentrati anche oggi i negozi di maggiore rilievo, seppure quasi tutti privi dei portici che era possibile realizzare soltanto qualche secolo fa e che ora le danno un aspetto sdentato. I portici interrotti sulla strada principale Il primo tratto della strada principale La piazza principale alla fine dell Ottocento 5

6 La piazza principale comporterà, come in tutte le città, il consolidarsi della strada principale in un solo braccio della strada maestra che attraversa simmetricamente la città; qui a Gattinara il braccio settentrionale, del quale tuttavia soltanto primo tratto viene subito ordinatamente porticato Questa asimmetria, costante in tutte le città, chi le descrive spesso non vuole vederla, convinto che la simmetria le renda più belle: così il Borgonio, nel Theatrum Sabaudiae, a maggiore ornamento di Gattinara disegnerà una strada principale simmetrica rispetto alla piazza principale, lontana allusione alla piazza San Carlo a Torino con i due bracci di via Roma... La modestia della tematizzazione collettiva la leggiamo anche nel ruolo delle chiese, tutte disposte alla periferia dell abitato a nord,: la parrocchiale di San Pietro - esistente all epoca della fondazione e conglobata alla sua periferia secondo la consuetudine dell epoca -, le altre erette nella seconda metà del Quattrocento alle altre estremità delle strade maggiori, quasi ponendo la città intera sotto il segno della croce: a sud la chiesetta di San Giulio - poi di San Francesco -, a est quella di Santa Marta, a ovest, sul sito della preesistente cella benedettina, quella della Madonna del Rosario. 6

7 La disposizione delle chiese Tuttavia, se le quattro chiese sono tutte ai margini dell abitato, le ultime due contribuiscono a tematizzare il braccio traverso della croce di strade come una doppia strada trionfale conclusa da entrambi i capi da una porta monumentale sicché la città sembra sotto il segno di un contrappunto tra il braccio lungo della croce, sul quale sono innestate a pettine le strade di lottizzazione e dispiegata la sequenza della strada e della piazza principali quasi dunque la sua anima operosa e il braccio corto, quasi una strada di rappresentanza come la strada magistra di Cherasco. Ed è coerente a questa immagine che la famiglia dominante, gli Arborio, proprio qui abbiano costruito il proprio palazzo, ma anche che nell Ottocento, quando prevarrà infine un operoso ceto borghese, i palazzi dei Roba e dei Ricordini vengano costruiti sulla strada principale, di fronte alla chiesa di san Pietro: seppure con il piano terreno porticato come quello degli Arborio. 7

8 La strada traversa con le porte monumentali e le due chiese, e con a metà del braccio orientale il quadrato del palazzo Arborio nel Theatrum Sabaudiae La vita politica della comunità sarà atrofizzata dal conflitto con gli Arborio, che ne hanno da secoli il possesso feudale e che accampano di continuo pretese fondate sui loro supposti diritti, costringendo i cittadini a continui ricorsi al duca di Savoia ma anche vessandoli nei comportamenti quotidiani: fino a quando la rivoluzione francese non li costringerà a fuggire a Vercelli. Un conflitto così pervasivo tra popolo e signori consente soltanto un modesto ceto medio - di causidici, di notai, di agrimensori - e qualche casana aristocratica altrettanto modesta, sicché le case sono a loro volta quasi prive di decorazioni e non esistono veri palazzi nobiliari, così frequenti nella altre città, e lo stesso palazzo degli Arborio senza lo stimolo di un confronto - ha una veste architettonica esteriore modesta. Le case gotiche erano qui fatte di ciottoli, nessuno si sarebbe sognato di arricchirle con l apparato decorativo di cotto che vediamo per esempio a Cherasco o qui stesso nella facciata contemporanea della chiesa di San Pietro, e quando venne l uso di intonacarle dipingendole ad affresco le cose non migliorarono gran che, le finestre rimasero scarsamente decorate e i portoni senza di solito neppure cornici. Casa gotica e palazzo Arborio Ma popolo, ceto medio e signori troveranno un modus vivendi in una cospicua serie di istituzioni caritatevoli o semplicemente confessionali (la Carità di Santo Spirito, la Carità di San Giacomo, la Confraternita dei Disciplinati, la Confraternita del Santissimo Sacramento, la Compagnia del Carmine, la Compagnia di Sant Anna, la Compagnia di Sant Antonio) legate alle chiese del Quattrocento e soprattutto in quelle, demolite e rifatte, nel tardo Seicento. I modelli architettonici restano tuttavia locali: la chiesa di San Pietro con il sua bella facciata della fine del Quattrocento non ha ancora echeggiato i suggerimenti 8

9 rinascimentali introdotti solo dopo il 1530 nel chiostro i San Pietro, sulla scia del cardinale Mercurio - diventato una autorità dell impero - che sottolineerà la tradizionale egemonia della famiglia Arborio fabbricando accanto alla chiesa parrocchiale un convento, destinato a suoi famigliari dal quale trarre in futuro i parroci. La chiesa di San Pietro nel Theatrum Sabaudiae e la decorazione del suo portale Di fatto i modelli architettonici dominanti verranno dai monti della Valsesia, una loggia aperta all ultimo piano o almeno un loggiato in legno, che col tempo genererà una impressionante diffusione dei balconi e che costituisce la vistosa cifra stilistica delle case cittadine. 9

10 La loggetta di palazzo Roba e il balcone di un altra casa Il proliferare dei balconi lungo le strade La comunità finalmente liberata agli inizi dell Ottocento, temprata dai secoli di lotta contro gli Arborio, ha la medesima fermezza di quella che cinque secoli prima era stata capace di inventare e realizzare la sua piazza. Una comunità laica e civile, di borghesi progressisti che accoglie volentieri i Carabinieri e fonda scuole pubbliche del resto aveva tribunali e scuole fin dal Cinquecento -, obbliga a intonacare le case, incoraggia l arrivo di nuove industrie di rilievo nazionale senza alcun timore dei nuovi operai e delle loro eventuali rivendicazioni, fonda l ospedale dedicandolo monumento laico ai Caduti, e ancora nell ultimo dopoguerra accoglierà immigrati del Veneto, del Mezzogiorno, della Sardegna che popoleranno la nuova parrocchia a monte promuovendo così il corrispondente braccio secondario della croce demolite le antiche porta e declinata la sua vocazione monumentale - a strada principale di secondo livello. 10

11 Il nuovo quartiere a ovest Questa borghesia costruisce dignitosi palazzotti sulla strada e sulla piazza principale con i loro bravi timpani, con colonne e fastigi ma sempre con i tradizionali balconi, e qualche esempio più ambizioso ma sempre contenuto, la villa degli Arborio tornati dopo l Unità in una nuova casa che diventerà in seguito municipio -, villa Paolotti o villa Cavalleri, sulla sequenza della strada principale. Ma la trasformazione da comunità agricola a comunità industriale porrà un curioso problema, perché l impianto originario non offre spazio sufficiente per le facciate delle nuove case, che popoleranno così i cortili con arcate, volte e con preziosi colonnati. Cortili interni Questa comunità progressista dell Ottocento non ha tuttavia perso la propensione per gli edifici religiosi, e dedicherà l intero secolo demolita l antica chiesa del Quattrocento ma salvata per fortuna la facciata alla ricostruzione della parrocchiale di San Pietro facendone quasi una impressionante copia del Pantheon, sormontata da una cupola gigantesca appoggiata, nel nuovo fervore industriale, su capriate in ferro e coperta nel 1908 in eternit. 11

12 La cupola di San Pietro La prima versione di questo ritratto è stata pubblicata nel volume Piccole città, borghi e villaggi edito dal Touring Club Italiano nel