Lavoro notturno: evoluzione legislativa, quadro normativo attuale, misure per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
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1 Lavoro notturno: evoluzione legislativa, quadro normativo attuale, misure per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Dott. Davide Ferrari Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro Dipartimento Sanità Pubblica Azienda USL Modena Introduzione I lavoratori notturni in Italia, intesi come coloro che prestano lavoro notturno in modo abituale e sistematico, secondo dati Istat riferiti al 1999 possono essere stimati in circa Sarebbero invece almeno coloro che lavorano di notte anche solo saltuariamente. Tra le principali categorie professionali interessate al lavoro notturno ricordiamo panettieri e pasticcieri, addetti allo smaltimento dei rifiuti e alla pulizia delle strade, addetti ai trasporti e alle ferrovie, controllori di volo, forze dell ordine, addetti alla sorveglianza notturna, medici, infermieri, operatori della sanità, operatori delle telecomunicazioni, addetti a pubblici servizi e ristorazione, operai nelle industrie e nelle attività manifatturiere come metalmeccanici, cementieri, ceramisti, addetti al settore agroalimentare, lavoratori dello spettacolo. Il lavoro notturno rappresenta un potenziale fattore di rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Le stesse considerazioni preliminari della Direttiva comunitaria 93/104/CE rimarcano che alcuni studi hanno dimostrato che l'organismo umano è più sensibile nei periodi notturni ai fattori nocivi dell'ambiente nonché a determinate forme di organizzazione del lavoro particolarmente gravose e che lunghi periodi di lavoro notturno sono dannosi per la salute dei lavoratori e possono pregiudicare la sicurezza dei medesimi sul luogo di lavoro. In conseguenza di tali considerazioni la normativa europea stabilisce che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie affinché: 1) i lavoratori notturni e i lavoratori a turni beneficino di un livello di protezione in materia di sicurezza e di salute adattato alla natura del loro lavoro; 2) i servizi e i mezzi appropriati di protezione e prevenzione in materia di sicurezza e di salute dei lavoratori notturni e dei lavoratori a turni siano equivalenti a quelli applicabili agli altri lavoratori e siano disponibili in qualsiasi momento. Le recenti direttive europee in materia di lavoro a turni e notturno rappresentano il punto di arrivo di un processo legislativo iniziato nella prima metà del XIX secolo. Risale infatti al 1831 una legge inglese che vietava il lavoro notturno nell industria tessile agli operai di età inferiore ai 18 anni e proibiva di assumere (nelle fabbriche tessili, ad eccezione dei setifici) bambini al di sotto di 9 anni. In Francia nel 1841 venne proibito l impiego di bambini al di sotto di 8 anni e si fissò un orario di otto ore al giorno al massimo per i ragazzi dagli 8 ai 12 anni, non nei turni di notte (cioè tra le 9 di sera e le 5 di mattina). In Italia fu il Regio Decreto 818 del 1907 Testo unico delle leggi sul lavoro delle donne e dei fanciulli a fissare il divieto di lavoro notturno per donne e minori.
2 Successivamente, la Legge 653 del 1934 Tutela del lavoro delle donne e dei fanciulli stabilì che nelle aziende industriali e nelle loro dipendenze era vietato il lavoro di notte per le donne di qualunque età e per i minori degli anni diciotto, con alcune eccezioni. Infatti, il divieto del lavoro notturno non si applicava per i maggiori di anni 16 adibiti ad alcuni lavori tra cui acciaierie e ferriere, vetrerie, cartiere, zuccherifici. Per quanto riguarda la legislazione attualmente vigente, la Legge di Tutela del lavoro dei bambini e degli adolescenti (L.977/67 come modificata dal D.lgs. 345/99) contiene le seguenti norme relative al lavoro notturno. Art E' vietato adibire i minori al lavoro notturno, salvo quanto disposto dall'articolo Con il termine ''notte'' si intende un periodo di almeno 12 ore consecutive comprendente l'intervallo tra le ore 22 e le ore 6, o tra le ore 23 e le ore 7. Tali periodi possono essere interrotti nei casi di attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati o di breve durata nella giornata. Art In deroga a quanto stabilito dall'articolo 15, la prestazione lavorativa del minore impiegato nelle attività di cui all'articolo 4, comma 2, può protrarsi non oltre le ore 24. In tale caso il minore deve godere, a prestazione compiuta, di un periodo di riposo di almeno 14 ore consecutive. 2. Gli adolescenti che hanno compiuto 16 anni possono essere, eccezionalmente e per il tempo strettamente necessario, adibiti al lavoro notturno quando si verifica un caso di forza maggiore che ostacola il funzionamento dell'azienda Relativamente alle lavoratrici, la Legge 903/77 Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro stabilì il divieto di adibire le donne al lavoro dalle ore 24 alle ore 6 nelle aziende manifatturiere, anche artigianali. Tale divieto non si applicava alle donne con mansioni direttive, nonché alle addette ai servizi sanitari aziendali, e poteva essere diversamente disciplinato, o rimosso, mediante contrattazione collettiva, anche aziendale, in relazione a particolari esigenze della produzione e tenendo conto delle condizioni ambientali del lavoro e dell'organizzazione dei servizi. Il divieto di lavoro notturno invece non ammetteva deroghe per le donne dall'inizio dello stato di gravidanza e fino al compimento del settimo mese di età del bambino. Il divieto di lavoro notturno per le donne stabilito dalla L. 903/77, a seguito di una sentenza della Corte di Giustizia comunitaria del 4 dicembre 1997, è stato abrogato dalla legge comunitaria n. 25 del 1999, che ha mantenuto il divieto solo per le lavoratrici madri, come si evince dal testo dell art.17 riportato di seguito. Legge comunitaria n. 25 del art Al fine di adeguare l'ordinamento nazionale alla sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee 4 dicembre 1997, l'articolo 5 della legge 9 dicembre 1977, n. 903, è sostituito dal seguente: "Art È vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. 2. Il lavoro notturno non deve essere obbligatoriamente prestato: a) dalla lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o alternativamente dal padre convivente con la stessa; b) dalla lavoratrice o dal lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; c) dalla lavoratrice o dal lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni". 2
3 La stessa legge comunitaria 25/1999 ha delegato il Governo ad emanare, entro sei mesi, uno o più decreti sulla materia secondo le direttrici dell U.E. A seguito di questa delega è stato promulgato il D.Lgs. 532/99 Disposizioni in materia di lavoro notturno che ha recepito la Direttiva comunitaria 93/104/CE. Ripercorriamo gli elementi principali del decreto: Definizioni - art.2 Si intende per lavoro notturno l attività svolta nel corso di un periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l intervallo fra la mezzanotte e le cinque del mattino Quindi il lavoro notturno è quello svolto tra le 24 e le 7 ovvero tra le 23 e le 6 ovvero tra le 22 e le 5. Il lavoratore notturno è definito come: qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga, in via non eccezionale, almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero. qualsiasi lavoratore che svolga, in via non eccezionale, durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro normale secondo le norme definite dal Contratto collettivo nazionale di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale. Limitazioni al lavoro notturno art Sono adibiti al lavoro notturno con priorità assoluta i lavoratori e le lavoratrici che ne facciano richiesta, tenuto conto delle esigenze organizzative aziendali. 2. Fuori dei casi previsti dall'articolo 5, commi 1 e 2, della legge 9 dicembre 1977, n. 903, come sostituito dall'articolo 17, comma 1, della legge 5 febbraio 1999, n. 25, e dall'articolo 15 del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 345, la contrattazione collettiva può determinare ulteriori limitazioni all'effettuazione del lavoro notturno, ovvero ulteriori priorità rispetto priorità rispetto a quelle di cui al comma 1. Tutela della salute - art.5 1. I lavoratori notturni devono essere sottoposti a cura e a spese del datore di lavoro, per il tramite del medico competente di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, come modificato dal decreto legislativo 19 marzo 1996, n. 242: a) ad accertamenti preventivi volti a constatare l'assenza di controindicazioni al lavoro notturno a cui sono adibiti; b) ad accertamenti periodici almeno ogni due anni per controllare il loro stato di salute; c) ad accertamenti in caso di evidenti condizioni di salute incompatibili con il lavoro notturno. Trasferimento a lavoro diurno - art.6 In caso sopraggiungano condizioni di salute, comprovate dal medico competente, che comportano l inidoneità al lavoro notturno, il lavoratore sarà assegnato ad altre mansioni diurne. Sono demandate alla contrattazione le modalità applicative. Nel caso in cui ciò non risulti possibile l'assegnazione a mansioni diurne, è demandato alla contrattazione definire le soluzioni. Misure di protezione personale e collettiva - art Durante il lavoro notturno il datore di lavoro garantisce, previa informativa alle rappresentanze sindacali di cui all'articolo 8, un livello di servizi e di mezzi di prevenzione o di protezione adeguati alle caratteristiche del lavoro notturno e assicura un livello di servizi equivalente a quello previsto per il turno diurno. 3
4 2. Il datore di lavoro, previa consultazione con le rappresentanze sindacali di cui all'articolo 8, dispone, ai sensi degli articoli 40 e seguenti del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, per i lavoratori notturni che effettuano le lavorazioni che comportano rischi particolari di cui all'elenco definito dall'articolo 4, comma 2, appropriate misure di protezione personale e collettiva. 3. I contratti collettivi possono prevedere modalità e specifiche misure di prevenzione relativamente alle prestazioni di lavoro notturno di particolari categorie di lavoratori, quali quelle individuate con riferimento alla legge 5 giugno 1990, n. 135, e alla legge 26 giugno 1990, n La disciplina del lavoro notturno contenuta nel D.Lgs. 532/99 è stata da ultimo modificata dal D.Lgs. 66/2003 (Attuazione della direttiva 93/104/CE e della direttiva 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro). Analizziamo gli elementi principali di quest ultima norma. 1. Finalità e definizioni. «periodo notturno»: periodo di almeno sette ore consecutive comprendenti l'intervallo tra la mezzanotte e le cinque del mattino «lavoratore notturno»: 1) qualsiasi lavoratore che durante il periodo notturno svolga almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale; 2) qualsiasi lavoratore che svolga durante il periodo notturno almeno una parte del suo orario di lavoro secondo le norme definite dai contratti collettivi di lavoro. In difetto di disciplina collettiva è considerato lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga lavoro notturno per un minimo di ottanta giorni lavorativi all'anno; il suddetto limite minimo è riproporzionato in caso di lavoro a tempo parziale Art. 11. Limitazioni al lavoro notturno. L'inidoneità al lavoro notturno può essere accertata attraverso le competenti strutture sanitarie pubbliche. I contratti collettivi stabiliscono i requisiti dei lavoratori che possono essere esclusi dall'obbligo di effettuare lavoro notturno. È in ogni caso vietato adibire le donne al lavoro, dalle ore 24 alle ore 6, dall'accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. Non sono inoltre obbligati a prestare lavoro notturno: a) la lavoratrice madre di un figlio di età inferiore a tre anni o, in alternativa, il lavoratore padre convivente con la stessa; b) la lavoratrice o il lavoratore che sia l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a dodici anni; c) la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive modificazioni. Art.14. Tutela in caso di prestazioni di lavoro notturno (si riporta la norma come modificata dal Dlgs 213/2004). 1.La valutazione dello stato di salute dei lavoratori notturni deve avvenire a cura e a spese del datore di lavoro, o per il tramite delle competenti strutture sanitarie pubbliche di cui all'articolo 11 o per il tramite del medico competente di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, e successive modificazioni, attraverso controlli preventivi e periodici, almeno ogni due anni, volti a verificare l'assenza di controindicazioni al lavoro notturno a cui sono adibiti i lavoratori stessi. 4
5 2. Durante il lavoro notturno il datore di lavoro garantisce, previa informativa alle rappresentanze sindacali di cui all'articolo 12, un livello di servizi o di mezzi di prevenzione o di protezione adeguato ed equivalente a quello previsto per il turno diurno. 3. Il datore di lavoro, previa consultazione con le rappresentanze sindacali di cui all'articolo 12, dispone, ai sensi degli articoli 40 e seguenti del decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, per i lavoratori notturni che effettuano le lavorazioni che comportano rischi particolari di cui all'elenco definito dall'articolo 13, comma 3 (da definire con D.M.), appropriate misure di protezione personale e collettiva. Il D.Lgs. 66/03 ha quindi parzialmente modificato il precedente D.Lgs. 532/99. Nella tabella sottostate sono riportate le principali differenze tra le due norme. D.Lgs.532/99 D.Lgs. 66/03 Definizione di lavoratore Chi svolga, in via non Chi svolga almeno 3 ore, eccezionale, almeno 3 ore impiegato in modo normale Accertamento sanitario A cura del medico competente A cura del medico competente o di strutture pubbliche Trasferimento al lavoro diurno E dovuto in caso di inidoneità al E dovuto se mansioni esistenti e lavoro notturno disponibili Limitazioni Priorità ai lavoratori che fanno Nessuna priorità richiesta di lavoro notturno Lo scorso anno è stata emanata dal Ministero del Lavoro la Circolare n. 8 del 3 marzo 2005, avente come oggetto: Disciplina di alcuni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro (D.lgs. 66/2003; D.lgs. 213/2004). Questa Circolare rimarca che gli articoli dall'11 al 15 del D.Lgs. 66/2003, in materia di lavoro notturno, riprendono in larga misura il contenuto del decreto legislativo n. 532 del 1999 con il quale era stata data attuazione alla delega conferita al Governo dall'art. 17, comma 2 della legge n. 25 del 1999, nonché alla direttiva 93/104. Relativamente alla definizione di lavoro e di lavoratore notturno viene precisato che il lavoratore notturno è il lavoratore che svolge, durante il periodo notturno, almeno tre ore del suo tempo di lavoro giornaliero impiegato in modo normale. Deve inoltre considerarsi lavoratore notturno qualsiasi lavoratore che svolga, durante il periodo notturno almeno una parte del suo tempo di lavoro giornaliero, per un minimo di 80 giorni lavorativi all'anno. Ad esempio se al lavoratore è richiesto lo svolgimento, per esigenze contingenti, di prestazioni durante il periodo notturno, tale prestatore è considerato lavoratore notturno ai fini della disciplina in oggetto se detto periodo, anche frazionato, abbia durata di almeno 80 giorni lavorativi nell'arco temporale di un anno solare. Ove il limite degli 80 giorni venga superato in ragione del sopravvenire di eventi eccezionali e straordinari (gravi incidenti agli impianti o nell'esercizio di particolari servizi, calamità naturali), non potrà configurarsi la fattispecie in esame. Riguardo agli accertamenti sanitari si precisa che il lavoratore, per poter svolgere prestazioni di lavoro notturno, deve esserne ritenuto idoneo mediante accertamento ad opera delle strutture sanitarie pubbliche competenti o per il tramite del medico competente. 5
6 I lavoratori notturni, la cui idoneità sia già stata verificata ai sensi della legge previgente, non devono essere sottoposti ad un nuovo accertamento. Oltre a questa iniziale valutazione che deve precedere l'esecuzione di prestazioni di lavoro notturno, lo stato di salute dei lavoratori notturni deve essere periodicamente verificato. La periodicità di tali controlli è individuata dal legislatore in almeno due anni. I controlli potranno essere più frequenti sia nel caso in cui il medico competente abbia prescritto una periodicità inferiore sia nel caso in cui siano mutati i rischi relativi alle lavorazioni cui il lavoratore è addetto. Tali controlli devono essere effettuati dalle competenti strutture sanitarie pubbliche, o dal medico competente di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 626 del In ogni caso tali controlli devono avvenire a cura e spese del datore di lavoro. Per quanto concerne il Trasferimento al lavoro diurno la circolare ribadisce che il decreto dispone che il trasferimento al lavoro notturno è subordinato alla esistenza e alla disponibilità di un posto di lavoro la cui esecuzione sia relativa a mansioni equivalenti a quelle svolte. In mancanza di tali condizioni il datore di lavoro ha facoltà di risolvere il rapporto di lavoro per giustificato motivo oggettivo. Alla contrattazione collettiva è attribuita la facoltà di definire le modalità di applicazione delle disposizioni illustrate in materia di trasferimento al lavoro diurno e di individuare le soluzioni per le ipotesi in cui manchino le condizioni per l'assegnazione al lavoro diurno del prestatore di lavoro notturno. Quindi, mentre il decreto legislativo n. 532 del 1999 stabiliva che il trasferimento al lavoro diurno o ad altra mansione era automatico, con la nuova disciplina tale trasferimento è vincolato alla disponibilità in azienda, secondo le modalità stabilite dalla contrattazione collettiva che potrà ricercare anche soluzioni alternative in caso di inesistenza di altro posto di lavoro disponibile. La tutela della salute e sicurezza dei lavoratori notturni Come ben esplicitato nelle considerazioni preliminari della Direttiva 93/104/CE il lavoro notturno rappresenta un fattore di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori per due motivi: da un lato è una condizione che pone l individuo in una situazione biologica di maggiore vulnerabilità ad alcuni fattori di rischio d altro lato lunghi periodi di lavoro notturno sono di per sé un fattore di rischio in quanto potenzialmente nocivi per la salute. Conseguentemente, la normativa stabilisce che: 1) i lavoratori notturni e i lavoratori a turni devono beneficiare di un livello di protezione in materia di sicurezza e di salute adattato alla natura del loro lavoro; 2) i servizi e i mezzi appropriati di protezione e prevenzione in materia di sicurezza e di salute dei lavoratori notturni e dei lavoratori a turni devono essere equivalenti a quelli applicabili agli altri lavoratori e siano disponibili in qualsiasi momento. Un gruppo di lavoro costituito dalla Regione Emilia-Romagna ha prodotto nel 2004 un articolato documento, pubblicato sulla rivista Lavoro e Salute, contenente indicazioni di prevenzione per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori notturni, di cui di seguito si riportano alcuni dei principali elementi utili per la corretta gestione del rischio. Valutazione dei rischi: Occorre seguire entrambi gli approcci prima accennati. 1. Il lavoro notturno può essere un aggravante rispetto ai rischi già individuati e comuni al lavoro diurno? La risposta richiede l analisi delle misure di prevenzione e protezione e dei servizi predisposti in azienda. Per esempio, in caso di infortunio a rischio biologico in struttura sanitaria che avvenga di notte l assistenza e le procedure post-esposizione devono essere tempestive come durante il giorno. 6
7 Ancora, in caso di un attività di controllo di impianti complessi l illuminazione, la cartellonistica e i servizi di pronto soccorso devono essere equivalenti a quelli presenti di giorno. 2. E necessario individuare le misure che nella specifica situazione adattano i turni al ciclo biologico e mitigano il lavoro notturno (es. pause, riduzione carichi di lavoro) Nel Documento di Valutazione dei Rischi dovranno quindi essere indicati: 1. i risultati della valutazione e i criteri utilizzati per considerare il rischio da lavoro notturno secondo i due approcci 2. le azioni intraprese per garantire servizi e mezzi di prevenzione e protezione adeguati al lavoro notturno (ricordiamo che durante il lavoro notturno il datore di lavoro deve garantire un livello di servizi o di mezzi di prevenzione o di protezione adeguato ed equivalente a quello previsto per il turno diurno) 3. le misure compensative messe in atto per il lavoro notturno (pause, locali di ristoro, ecc ). Controlli sanitari preventivi e periodici sui lavoratori notturni Tra le due opzioni previste dalla legge, valutazione dello stato di salute per il tramite del medico competente o delle strutture pubbliche competenti si ritiene più appropriata la sorveglianza sanitaria a cura del medico competente, come previsto dal D.Lgs. 532/99, anche nel caso che il lavoro notturno sia l unico rischio che fa scattare l obbligo di controlli sanitari. Questo in considerazione del fatto che: l accertamento del medico competente viene effettuato sulla base di un migliore livello di conoscenza della attività specifica e del contesto in cui essa si svolge il medico competente oltre al semplice accertamento medico può svolgere altre azioni di tipo preventivo (quali collaborare con il datore di lavoro e il SPP alla predisposizione delle misure per la tutela della salute e integrità psicofisica dei lavoratori; effettuare informazione ai lavoratori e ai RLS e collaborare alla attività formativa) sicuramente utili anche per adempiere all obbligo, a carico del datore di lavoro, di garantire adeguate appropriate misure di protezione personale e collettiva previste dall art. 14 D.Lgs. 66/2003. L applicazione delle indicazioni di prevenzione sopra descritte può consentire di gestire correttamente il lavoro notturno riducendo i rischi che da questa modalità di organizzazione del lavoro possono derivare per la salute e sicurezza dei lavoratori. Bibliografia D.Lgs. 26 novembre 1999, n Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell'articolo 17, comma 2, della L. 5 febbraio 1999, n. 25. G.U. 21 gennaio 2000, n. 16. D.Lgs n. 66 Attuazione della direttiva 93/104/CE e della direttiva 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro.g.u. 14 aprile 2003, n. 87, S.O. Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Direzione generale per l'attività ispettiva. Direzione generale della tutela delle condizioni di lavoro. Circolare n. 8 del 3 marzo Disciplina di alcuni aspetti dell'organizzazione dell'orario di lavoro (D.lgs. 66/2003; D.lgs. 213/2004). L. Magelli, C. Arcari, M. Ferrari, S. Arletti, L. Costellati, A. Mandes, A. Ferretti, S. Principe, V. Pavone (Gruppo di lavoro Regione Emilia-Romagna). Lavoro notturno: Tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Lavoro e Salute. Inserto 5/2004. Supplemento al n. 11/
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