CAPITOLO 4 REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE E RETRIBUZIONI

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4 4 REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE E RETRIBUZIONI 4.1 L EVOLUZIONE RECENTE DELLE RETRIBUZIONI E DEI REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE L evoluzione dei redditi da lavoro dipendente (retribuzioni e contributi sociali versati da imprese e lavoratori) e delle retribuzioni per unità di lavoro dipendente 1 nella Regione Emilia-Romagna è stata, negli ultimi dieci anni, inferiore alla dinamica nazionale 2. Nel biennio si era registrata, tanto al livello regionale quanto al livello nazionale, una certa ripresa della crescita delle retribuzioni reali per unità di lavoro dipendente, 3 che erano cresciute rispettivamente dell 1,15% e dell 1,35% medio annuo 4 dopo un biennio durante il quale avevano registrato un consistente rallentamento, dall 1,3% medio annuo, valore che si era registrato sia in regione sia nell intero paese del periodo , allo 0,3% su scala nazionale e allo zero assoluto su scala regionale del periodo In definitiva nell intero decennio le retribuzioni medie per unità di lavoro italiane sono cresciute dello 0,9% all anno, ritmo superiore a quello delle retribuzioni dell Emilia-Romagna, il cui tasso di crescita si è arrestato allo 0,7%. Si ha così l impressione che la crescita dell occupazione, assai più rilevante nella Regione Emilia-Romagna che in Italia, come è indicato negli altri capitoli di questo rapporto, abbia comportato l immissione nel mercato di quote di lavoratori poco retribuiti e a livelli bassi di produttività; ciò spiegherebbe il fatto che la crescita delle retribuzioni regionali risulta più contenuta della crescita delle retribuzioni nazionali pur in presenza di livelli e di ritmi di crescita dell occupazione assai più rilevanti in questa regione rispetto alle medie e alle dinamiche nazionali. Questa circostanza assume un rilievo particolare sia perché contribuisce ad un profilo economico e sociale della regione in parte significativa inedito (tradizionalmente il maggiore peso dell industria ed altre circostanze contribuivano ad un profilo di alti profitti ma anche alti salari ), sia perché viola un altro elemento tradizionale e cioè il maggiore aumento delle retribuzioni in condizioni di mercato del lavoro teso. Evidentemente la raggiunta piena occupazione e quindi un mercato del lavoro regionale teso non agiscono più come elementi di rafforzamento del potere contrattuale dei lavoratori. 1 Le elaborazioni sui dati di contabilità nazionale dell ISTAT che sono svolte in questo paragrafo non fanno riferimento al singolo lavoratore; i lavoratori possono infatti essere impiegati con regimi di orario differenti e, di conseguenza, la struttura dell occupazione distinta secondo gli orari di lavoro applicati può variare nel tempo. Per questo motivo le nostre elaborazioni riferiscono retribuzioni e redditi da lavoro all unità di lavoro (dato anch esso fornito dall ISTAT contemporaneamente all altro), una costruzione statistica che riconduce tutte le posizioni lavorative allo standard di un lavoratore a tempo pieno. In questa prospettiva, un lavoratore impiegato a mezzo tempo corrisponde a mezza unità di lavoro. 2 I dati regionali sono di solito disponibili con due anni di ritardo rispetto ai dati nazionali per quanto riguarda le retribuzioni e con un anno di ritardo per i redditi da lavoro dipendente. 3 Retribuzioni totali percepite dai lavoratori comprensive degli aumenti provenienti da qualsiasi fonte, inclusa la contrattazione aziendale, le voci retributive gestite direttamente dalle direzioni aziendali (superminimi individuali) ed eventualmente contrattate con il singolo lavoratore, nonché gli effetti sulle retribuzioni degli eventuali avanzamenti di categoria. 4 Nell intera circoscrizione delle regioni del Nord-Est l aumento era stato ancora superiore, avendo raggiunto l 1,4% medio annuo. 109

5 5 Pari, come si è già detto, alla somma delle retribuzioni lorde e dei contributi sociali e corrispondenti, quindi, al costo del lavoro pagato dalle imprese. 6 In questo caso si tratta di flessibilità salariale tesa a correggere l accrescimento del divario tra costo del lavoro sostenuto dalle imprese e retribuzioni nette percepite dai lavoratori. L aumento di tale divario (tecnicamente definito cuneo fiscale ) aveva sistematicamente aggravato, a partire dalla fine degli anni settanta, i conflitti distributivi tra imprese e lavoratori. I dati regionali sulle retribuzioni successivi al 2005 non sono ancora disponibili. Sono però disponibili i dati dei redditi da lavoro dipendente 5 per unità di lavoro del 2006 (che vengono riportati, insieme ai redditi medi nazionali sino al 2007 e a quelli della circoscrizione delle regioni del Nord-Est sino al 2006). Una prima indicazione fornita da questi dati è che l aumento dei redditi da lavoro dipendente reali per unità di lavoro nel 2006, ancorché di dimensioni modeste (0,4%), è stato in Emilia-Romagna pari all aumento che si è registrato mediamente in Italia e nella circoscrizione Nord-Est. Il dato di maggior rilievo che emerge dal confronto tra l evoluzione dei redditi da lavoro dipendente e quello delle retribuzioni è però costituito, tanto al livello nazionale quanto al livello regionale, dalla divaricazione tra l andamento delle due serie provocata dalle politiche di riduzione del cuneo fiscale iniziate nell ultimo quinquennio del secolo appena trascorso e riavviate nel Tali politiche, che mirano a favorire l aumento delle retribuzioni senza appesantire i conti aziendali riducendo i contributi sociali, erano state perseguite con decisione tra il 1997 e il 2001 nell ambito delle politiche di aumento della flessibilità del mercato del lavoro 6 (soprattutto attraverso il cosiddetto pacchetto Treu, Legge n.196/1997). Grazie alla riduzione dei contributi sociali era stato possibile tra il 1997 e il 2001 contenere la crescita del costo del lavoro, pur in un periodo di inflazione lievemente crescente, senza che ciò producesse, come era accaduto tra il 1992 e il 1995, un ulteriore caduta del potere d acquisto delle retribuzioni. In effetti, tra il 1997 e il 2001 il costo del lavoro crebbe a ritmi piuttosto blandi, permettendo così di non deteriorare la competitività di prezzo delle imprese italiane e regionali sui mercati esteri, mentre le retribuzioni dei lavoratori crescevano a ritmi ben più elevati. La ripresa della politica di riduzione dei contributi sociali ha di nuovo permesso un aumento delle retribuzioni lorde percepite dai lavoratori superiore a quello dei redditi da lavoro dipendente pagati dalle imprese; negli ultimi due anni a fronte di aumenti dei redditi da lavoro per dipendente dello 0,4% nel 2006 e dello 0,1% nel 2007 le retribuzioni lorde sono aumentate in misura sensibilmente più elevata: dello 0,9% nel 2006 e dello 0,3% nel Si tratta di dati medi nazionali, non essendo disponibili, come si è già detto i dati regionali relativi ai medesimi anni. Se valgono le correlazioni del passato, si può ritenere che anche nella regione si assisterà ad una ripresa delle retribuzioni per effetto della fiscalizzazione degli oneri sociali ma probabilmente continuerà l ormai consolidata minore crescita in regione rispetto alla media nazionale. 110

6 In sostanza, l evoluzione media delle retribuzioni e del costo del lavoro dell Emilia-Romagna é stata e probabilmente continuerà ad essere deludente. È allora opportuno esaminare le dinamiche settoriali. Si vedrà in tal modo che tale differenza negativa dipende tutta dall aumento della quota dei servizi e delle costruzioni sull occupazione e sul PIL. Si osserva infatti che il ritmo di crescita delle retribuzioni dell industria manifatturiera (+1,2% medio annuo in termini reali nel periodo ) è risultato più elevato del corrispondente ritmo di crescita delle retribuzioni medie dell industria manifatturiera al livello nazionale (+1%) mantenendo il tradizionale differenziale positivo. Questa indicazione conferma che, anche in una fase di rallentamento della crescita delle retribuzioni, i segmenti forti dell apparato produttivo regionale sono in grado di fornire retribuzioni più elevate della media nazionale (nel 2005 la retribuzione media annua di un lavoratore impiegato nell industria manifatturiera dell Emilia-Romagna era di euro contro i euro guadagnati dal lavoratore medio dell industria manifatturiera nazionale e i del lavoratore medio del Nord-Est) oltre che di crescere a ritmi più elevati. Al contrario nei servizi la percentuale media di aumento delle retribuzioni reali regionali è stata, nel periodo , decisamente inferiore alla media nazionale (+0,5% in Emilia-Romagna a fronte dello 0,9% medio nazionale) e il livello delle retribuzioni medie annue regionali è più basso di quello delle retribuzioni medie nazionali ( contro ) e anche più basso del livello registrato dalla retribuzione media di un lavoratore impiegato nel settore dei servizi nella circoscrizione delle regioni del Nord-Est, pari a LA STRUTTURA DEI DIFFERENZIALI RETRIBUTIVI Da alcuni anni i dati delle dichiarazioni dei redditi presentate ogni anno dai lavoratori dipendenti agli uffici delle imposte attraverso il modello CUD sono raccolti dall INPS e rielaborati a fini statistici dall ISTAT. Per ora sono disponibili soltanto le elaborazioni relative agli anni Questa banca dati copre una porzione molto ampia dell intero universo dei lavoratori dipendenti italiani, in quanto prende in considerazione le dichiarazioni fiscali di oltre 12 milioni di lavoratori, con l eccezione di quelli che lavorano nel settore pubblico e, ovviamente, di quelli che fanno parte dell economia sommersa. Oltre alla copertura pressoché completa dell universo statistico di riferimento, il grande vantaggio di 111

7 questa banca dati è la possibilità di disaggregare i dati salariali in maniera molto dettagliata, in particolare secondo la provincia di residenza e secondo il genere dei lavoratori, informazioni che non sono disponibili nelle altre fonti statistiche. Per i livelli medi delle retribuzioni regionali l informazione più significativa che si ha da questi dati é che il deterioramento rispetto alla media nazionale deve essere probabilmente piuttosto recente e dovuto in misura significativa anche al terziario pubblico (non coperto da questa banca dati). Infatti nel 2004 (ultimo dato disponibile) le retribuzioni regionali appaiono a livelli lievemente più elevati di quelli delle medie nazionali: euro contro con riguardo alle retribuzioni annuali e 73,43 contro 72,55 per quanto concerne le retribuzioni giornaliere. I dati già esaminati danno uno scenario regionale/nazionale opposto. È probabile quindi che nel deprimere la media regionale intervengano anche i settori pubblici non coperti dai dati INPS e che il 2004 si collochi ad un punto ancora arretrato nel processo di deterioramento delle retribuzioni regionali. Questi dati INPS, dunque, devono essere usati per avere qualche idea in più da un punto di vista fortemente disaggregato. A livello provinciale spiccano gli aumenti delle retribuzioni annuali medie di Rimini. In termini reali, cioè espressi al netto dell aumento dei prezzi che si è verificato nel periodo, tali retribuzioni sono aumentate in media dello 0,6% all anno nel quinquennio. Tale aumento è dovuto però esclusivamente all aumento delle giornate lavorate in media da ogni lavoratore (le retribuzioni giornaliere medie essendo scese nel periodo dello 0,3% medio annuo). Un evoluzione simile si è verificata nella provincia di Forlì, nella quale le retribuzioni annue sono cresciute dello 0,4% all anno mentre le retribuzioni giornaliere si sono ridotte dello 0,1% annuo. A Modena le retribuzioni annuali sono cresciute dello 0,5% medio annuo, con una impennata dell 1,2% negli ultimi due anni (dovuta in larga misura all aumento delle ore lavorate in media dagli occupati) e le retribuzioni giornaliere sono aumentate dello 0,4% annuo; probabilmente come conseguenza della riduzione del numero di giorni lavorati dal lavoratore medio nell anno. Nella provincia di Reggio Emilia le retribuzioni annuali sono aumentate in media dello 0,3% annuo e quelle giornaliere dello 0,2%. Al contrario, hanno subito riduzioni consistenti delle retribuzioni i lavoratori di Piacenza (dove tanto le retribuzioni medie annuali quanto le retribuzioni giornaliere sono diminuite 0,5% all anno) di Ravenna (con una riduzione dello 0,3% medio annuo tanto delle retribuzioni annuali quanto delle retribuzioni giornaliere) e di Ferrara. 112

8 Le differenze tra le medie delle retribuzioni provinciali sono impressionanti, come conseguenza delle rilevanti differenze che si riscontrano tra le strutture produttive e i livelli di produttività delle singole province. Nel 2004 le retribuzioni medie annuali più elevate si riscontrano nella provincia di Bologna ( euro, pari al 110,3% della retribuzione media regionale, per quanto riguarda le retribuzioni annuali e 77,80 per le retribuzioni giornaliere, che superano la media regionale del 6%) seguita a brevissima distanza dalle province di Modena, Parma e Reggio; le retribuzioni più basse si registrano nella provincia di Rimini (le cui retribuzioni annuali medie sono appena euro e quelle giornaliere a 61,75, rispettivamente pari al 68,3% e all 84,1% delle corrispondenti retribuzioni medie regionali). Retribuzioni nettamente sotto le medie regionali e nazionali si registrano anche nelle province di Forlì, Ravenna e Ferrara. Nella tavola 6 sono esaminate le differenze retributive di genere tra le province dell Emilia-Romagna. I rapporti tra le retribuzioni delle donne e degli uomini sono minori dei valori nazionali: le retribuzioni giornaliere delle lavoratrici in Emilia-Romagna sono state nel 2004 pari al 69,7% di quelle maschili, valore inferiore al 71,1% medio nazionale ed in riduzione rispetto a due anni prima, mentre le retribuzioni annuali delle lavoratrici dell Emilia- Romagna sono pari al 65,7% di quelle maschili, valore anche in questo caso inferiore al 67,3% medio nazionale e in riduzione. Il fatto che il divario uomo/donna si allarghi quando si passa dalle retribuzioni giornaliere alle retribuzioni annuali indica ovviamente che le donne lavorano un numero di giorni mediamente inferiore agli uomini. L aumento della differenza tra le retribuzioni medie maschili e femminili potrebbe suggerire che l enorme aumento dell occupazione femminile che ha avuto luogo in Emilia-Romagna in questi anni si sia verificato a scapito della qualità media del lavoro femminile. Al livello provinciale il maggior divario tra le retribuzioni degli uomini e quelle delle donne, con riferimento sia alle retribuzioni giornaliere sia alle retribuzioni annuali, si registra nella provincia di Parma (nella quale le lavoratrici percepiscono nel 2004 appena il 62,7% delle retribuzioni annuali e il 66,6% delle retribuzioni giornaliere ottenute dai lavoratori di genere maschile) e nelle province di Ravenna, Piacenza. Le province nelle quali tale divario è più contenuto sono Bologna e Modena. La provincia di Rimini presenta una struttura dei differenziali uomo/donna abbastanza particolare: uno tra i più elevati differenziali tra le retribuzioni annuali (con un rapporto donne/uomini pari a 62,9%) e il più basso tra quelle gior- 113

9 naliere (73,1%); segno inequivocabile che il divario tra il numero di giornate lavorate in media dagli uomini e il numero di giornate lavorate in media dalle donne è più elevato che nelle altre province a causa dell attività turistica). Una fenomeno simile, anche se meno pronunciato, si verifica nella provincia di Forlì. Nella tavola 7 sono riportate le differenze retributive secondo la classe d età dei lavoratori, anch esse distinte tra maschi e femmine. In primo luogo, vanno sottolineate le elevate differenze che si riscontrano tra le retribuzioni dei lavoratori anziani e quelle dei lavoratori giovani, tanto al livello nazionale quanto al livello regionale. La retribuzione annuale media dei lavoratori di età compresa tra i 50 e i 59 anni (che sono quelli che ottengono le retribuzioni più elevate) è, tanto in Emilia-Romagna quanto al livello nazionale, di circa due volte e mezza superiore rispetto a quella dei giovani di età compresa tra i 20 e i 24 anni: in Emilia-Romagna esse sono nel 2004 pari a e euro. Sia in Emilia-Romagna sia in Italia la retribuzione media giornaliera dei giovani di anni è pari a un po meno della metà della retribuzione giornaliera dei 50-59enni; i rispettivi dati sono: 49,78 contro 84,88 in regione. Le differenze sono ancora più marcate se si pongono a confronto le retribuzioni degli ultra cinquantenni con quelle dei lavoratori con meno di 20 anni. In definitiva, si ha conferma che l ampio diffondersi a carico dei giovani di regimi di precarietà ha condotto ad una forte riduzione delle retribuzioni sia giornaliere e sia ancor di più annuali con l aprirsi di un divario impressionante fra giovani e meno giovani. Si può aggiungere che le differenze sono più elevate tra gli uomini. Un maggiore allineamento dei salari tra uomini e donne sta dunque avvenendo ma al ribasso. Nella regione aumentano anche le differenze retributive per posizioni professionali che erano tradizionalmente minori rispetto al dato medio nazionale. Benché tale differenza rimanga ancora (le retribuzioni annuali medie dei dirigenti superano quelle degli operai di quasi otto volte al livello nazionale e di quasi sette volte al livello regionale), le retribuzioni dei dirigenti sono cresciute in termini reali in Emilia-Romagna più che nella media nazionale laddove le retribuzioni degli impiegati e dei quadri si sono ridotte in termini di potere d acquisto e sono aumentate le retribuzioni degli operai ma solo per l aumento delle ore lavorate. Infine, nella tavola 9 sono riportate le medie delle retribuzioni dei lavoratori disaggregate secondo il tipo di contratto (limitatamente alle categorie del lavoro a tempo indeterminato, del lavoro a tempo determinato e del lavoro stagionale). Le osservazioni più immediate che possono essere tratte da questi dati sono due: 114

10 in media la giornata di lavoro dei contratti a tempo determinato e stagionale è pagata oltre il 20% in meno rispetto alla giornata di lavoro a tempo indeterminato (con differenze in Emilia-Romagna più elevate di quelle medie nazionali); le differenze retributive uomo/donna sono molto maggiori tra i lavoratori a tempo indeterminato rispetto alle altre forme di contratto. Siccome i contratti atipici sono utilizzati in misura maggiore per i lavoratori giovani, quest ultima indicazione non fa che confermare quanto detto a proposito delle differenze per classe d età. 115

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