Le carte di Gian Carlo Di Negro

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1 LUCA BELTRAMI Le carte di Gian Carlo Di Negro la Villetta il suo splendore: Veniano i letterati a tutte l ore, E i forestieri d ogni Nazione Visitavan la mia ospital magione. [Gian Carlo Di Negro, Vita, 1854, p. 23] All inizio del 1802, mentre a Genova è ancora vivo il ricordo della resistenza di Massena e mentre Napoleone, dopo la battaglia di Marengo, sta riaffermando il suo potere in Italia che culminerà con la solenne incoronazione del 1805 a Milano, in data 12 febbraio Gian Carlo Di Negro firma una petizione al Governo per ottenere la locazione perpetua o la proprietà di una villa posta sul baluardo di Santa Caterina, effettuando così il primo passo dell acquisto della celebre Villetta, destinata a diventare uno dei centri più esclusivi della cultura genovese nella prima metà dell Ottocento nonché un passaggio obbligato per i più illustri viaggiatori italiani ed europei ( 1 ). All epoca Gian Carlo Di Negro è un giovane aristocratico di trentatré anni conosciuto per le sue doti di poeta estemporaneo e per la sua brillante personalità esibita nei più esclusivi salotti letterari. ( 1 ) Secondo l indicazione fornita in Magasin pittoresque, una Genova del primo Ottocento, a cura di G. MARCENARO, Genova, Sagep, 1989, pp (già in ID., Genova con gli occhi di Stendhal, Genova, Cassa di Risparmio di Genova e Imperia, 1984, pp ), gli atti relativi all acquisto della Villetta sono conservati all Archivio di Stato di Genova con collocazione Rep. Lig., n. 81. Si desidera ringraziare l Archivio dell Istituto Mazziniano (d ora in poi siglato AIM), la Biblioteca Civica Berio (BCB), la Biblioteca Universitaria (BUG), l Archivio di Stato (ASG) e l Archivio Storico del Comune (ASCG) per aver agevolato le ricerche d archivio.

2 122 LUCA BELTRAMI Educato presso il Collegio San Carlo di Modena, dove aveva studiato le lettere latine e greche e le discipline giuridiche, Di Negro aveva perfezionato la sua formazione nei lunghi soggiorni a Vienna, Parigi, Londra e successivamente in Irlanda e Spagna, molto spesso osservando da lontano i tumultuosi eventi che avevano coinvolto Genova tra la fine del Settecento e i primi anni del XIX secolo. La Vita, composta nel 1854 dall ottantacinquenne Di Negro tre anni prima della morte, racconta di quei viaggi, dei passaggi a Pavia, Mantova, Verona e Venezia, dei salotti, delle corti europee, delle conversazioni con gli intellettuali e dell incontro a Milano con il vecchio Parini, quasi un topos obbligato della letteratura autobiografica o fintamente autobiografica, dalla lettera 4 dicembre 1798 dell Ortis foscoliano fino al capitolo sedicesimo delle Confessioni d un Italiano di Ippolito Nievo ( 2 ). Come racconta Umberto Monti, il primo biografo di Gian Carlo Di Negro, e come appuntano Giuseppe Marcenaro ed Emilio Costa, perfezionando in tempi più recenti le ricerche sul marchese, a Genova Di Negro era solito frequentare cantanti, musicisti, pittori e poeti improvvisatori come i napoletani Gaspare Mollo e Francesco Maria Berio e provava una sincera ammirazione per il poeta Francesco Gianni, scappato da Roma dopo l uccisione di Ugo di Bassville e spesso ospite nel salotto di Anna Pieri Brignole Sale, dove recitava versi tradotti simultaneamente in latino da Marco Faustino Gagliuffi ( 3 ). Gianni aveva trovato accoglienza anche presso la famiglia Di Negro, nonostante fosse ritenuto un rivoluzionario anche a causa dei sospetti alimentati dai verseggiatori invidiosi della sua fama. Già Marcenaro, citando alcuni documenti conservati all Archivio di Stato di Genova, evidenzia come nemmeno le suppliche con le quali veniva richiesta al Governo della ( 2 ) Vita di Gian Carlo Di Negro patrizio genovese scritta da esso, Genova, Tipografia dei Sordomuti, ( 3 ) Per la biografia di Gian Carlo di Negro si rimanda alla voce a cura di E. CO- STA, in Dizionario biografico dei liguri, Genova, Consulta ligure, 2007, VI, pp ; Magasin pittoresque, cit., pp (gia in Genova con gli occhi di Stendhal, cit., pp ); U. MONTI, Gian Carlo Di Negro, Genova, Ceretti, Su Gian Carlo Di Negro nel contesto storico-letterario genovese, si veda M. DILLON WANKE, La letteratura ligure dalla Restaurazione all Unità, in La letteratura ligure. L Ottocento, Genova, Costa & Nolan, 1990, pp

3 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 123 Repubblica la proroga del suo permesso di soggiorno, firmate dal capofamiglia Andrea Di Negro, zio di Gian Carlo, riuscissero però a evitare la partenza di Gianni per la Toscana nel Tuttavia Gian Carlo Di Negro conserverà vivo il ricordo dell amico anche dopo la sua morte dedicandogli una raccolta di versi commemorativi ( 4 ). Facendo tesoro della lezione di Francesco Gianni e degli altri artisti, nei primi anni dell Ottocento Di Negro affina le sue capacità di poeta improvvisatore e si esibisce a Piacenza, Parma, Modena, Bologna, Firenze e presso la prestigiosa Arcadia romana, di cui diviene socio. Nel 1838 entra poi a far parte dell Accademia dei Filomati di Lucca, come attesta il diploma onorario rilasciato in data 3 settembre di quell anno e conservato presso il fondo Di Negro della Biblioteca Berio di Genova ( 5 ). Biografi e amici raccontano anche della sua abilità di danzatore, della quale avrebbe dato prova accompagnando per Genova Madame de Staël, mentre i giornali dell epoca danno notizia delle inaugurazioni di busti dedicati a liguri illustri e dei frequenti ricevimenti alla Villetta. «Sotto le ospitali ombre de lauri e de roseti» e sotto «pergolati tutti inghirlandati d odorosissimi fiori» dove «arte e natura gareggiano in bellezza», come racconta nel 1846 una descrizione di Genova e del Genovesato recuperando la memoria tassiana del giardino d Armida ( 6 ), erano passati alcuni tra gli intellettuali e gli artisti più rappresentativi dell epoca, per esempio Niccolò Paganini, lodato dal padrone di casa in una canzone pubblicata il 6 ottobre 1834 sulla «Gazzetta di Genova», e i grandi letterati stranieri, tra i quali uno dei fratelli Schlegel, il cui passaggio nel 1815 è segnalato ancora sulla «Gazzetta di Genova», Byron, esaltato da Di Negro in uno dei suoi Essais poétiques in francese, Stendhal, che nei suoi Voyages en Italie ricorda l ospitalità del marchese e la bellezza del giardino, e Balzac, che Di Negro rimprovera in alcuni epigrammi per la sua scarsa considerazione degli Italiani, lasciando forse intuire, nonostante il romanziere francese gli avesse dato prova di una certa benevolenza dedicandogli l Étude de femme, una ( 4 ) Alla memoria di Francesco Gianni poeta estemporaneo, Genova, Ponthenier, ( 5 ) BCB, m.r. Aut. I (1). ( 6 ) La citazione si trova in Magasin pittoresque, cit., p. 78.

4 124 LUCA BELTRAMI valutazione non del tutto positiva dei suoi romanzi, scrivendo che il fiato di Balzac è come «quel vapore / ch esce da un suolo paludoso», rende «l aria infetta» e fa appassire «l erbe e i fiori» ( 7 ). La vita affettiva di Gian Carlo Di Negro culmina invece nel matrimonio del 1805 con quella Luigia Visconti in passato amata da Alessandro Manzoni, altro celebre visitatore della Villetta, che per lei aveva scritto il sonetto Alla sua donna, dall incipit Se pien d alto disdegno e in me securo ( 8 ). La dama lombarda non è però l unica Musa ispiratrice della villa: sulla collina di Santa Caterina Vincenzo Monti aveva infatti conosciuto Antonietta Costa, che più avanti avrebbe spinto il poeta a comporre il famoso sermone Sulla Mitologia e certo, in alcuni versi della Vita, Di Negro non manca di alludere al fascino esercitato dalla Costa su Monti: «Delle liguri donne la bellezza / Era oggetto di gaudio e di vaghezza / Ma la Costa, qual dea, gli apparve al guardo, / Né fu il suo plettro ad encomiarla tardo» ( 9 ). L abitudine di Gian Carlo Di Negro di pubblicare i propri versi in raccolte o plaquettes, oppure su quotidiani o riviste, si colloca relati- ( 7 ) Su Niccolò Paganini si veda G.C. DI NEGRO, Al maraviglioso filarmonico signor cavaliere Nicolò Paganino, Parma, Carmignani, 1834 e Genova, Pagano, 1834; su Byron ID., Essais poétiques, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1840, p. 27; per la citazione dai Voyages en Italie si veda STENDHAL, Passeggiate romane, introduzione di L. BINNI, prefazione e traduzione di M. COLESANTI, Milano, Garzanti, 2004, p. 84; su Balzac si veda G.C. DI NEGRO, Epigrammi, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1848, pp. 13 e 19. Sulla frequentazione della Villetta da parte di quest ultimo si rimanda a G. GIGLI, Balzac in Italia. Contributo alla biografia di Onorato Balzac, Milano, Treves, 1920, pp ; U. MONTI, Gian Carlo Di Negro, cit., pp ; A. NERI, Onorato Balzac a Genova, in «Rivista Ligure», XL (1913), pp Più in generale, per il passaggio degli intellettuali stranieri nella Villetta, si veda G. MARCENARO, Genova con gli occhi di Stendhal, cit. ( 8 ) Sull amore tra Alessandro Manzoni e Luigia Visconti si veda U. MONTI, Gian Carlo Di Negro, cit., p. 55; G. GALLAVRESI, Per l interpretazione di due lettere manzoniane, in «Giornale storico della letteratura italiana», LX (1912), pp Su Manzoni e Genova si veda I viaggi e gli amici genovesi di Manzoni, a cura di G. MARCENARO e M. SERRANO, Genova, Siag, ( 9 ) G.C. DI NEGRO, Vita, cit., p. 37. Sull incontro tra Monti e la Costa alla Villetta si veda A. RONCO, Luigia Pallavicini e Genova napoleonica. Con un antologia di poesia leggera, Genova, De Ferrari, 1995, pp La stima di Gian Carlo Di Negro per Monti è inoltre confermata dalla pubblicazione di un volumetto In morte di Vincenzo Monti, Genova, Carniglia, [1828].

5 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 125 vamente tardi e diviene una prassi frequente solo a partire dalla metà degli anni Venti. Le stampe delle sue rime offrono la principale chiave di lettura per la ricostruzione degli aspetti biografici, letterari e intellettuali dell autore, ma l interpretazione della sua figura può forse essere ulteriormente arricchita sulla base dei numerosi documenti conservati nelle biblioteche e negli archivi genovesi. Riguardo ai manoscritti, occorre specificare che, sebbene i mezzi informatici oggi costituiscano una risorsa di indubbia utilità e in rapido sviluppo, dimostrandosi decisamente efficienti per consultazione in rete del materiale digitalizzato messo a disposizione da un ente specifico (Università, archivi, biblioteche), l odierna catalogazione informatica, pur destinata in un prossimo futuro a fornire all utente il censimento nazionale dei manoscritti posseduti dalle biblioteche italiane, al momento non sembra ancora raggiungere una visione sufficientemente esaustiva del patrimonio conservato nelle varie sedi. Si riferisce a titolo di esempio come la ricerca della voce relativa a Gian Carlo Di Negro sul principale portale di digitalizzazione di manoscritti, Manus, evidenzi soltanto un documento conservato presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, ovvero una lettera di Gian Carlo Di Negro spedita ad Alberto Nota da Genova il 2 agosto 1838 ( 10 ). Alcuni documenti sono inoltre segnalati sul portale dell Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane, dedicato principalmente al censimento delle opere a stampa, che fornisce però, tra i vari rilievi bibliografici, l indicazione di tre manoscritti custoditi presso la Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano, che attestano l impegno di Gian Carlo Di Negro nella poesia per musica e la sua collaborazione con il compositore Carlo Andrea Gambini nella stesura di un Invito alla selva e di un Invito al mare, due anacreontiche dedicate dall autore alla famiglia Boccabadati nel luglio 1845 ( 11 ). ( 10 ) Il documento (1 bifolio) si trova presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, fondo Nota, IIID, unità codicologica ( 11 )I documenti sono conservati nella Biblioteca del Conservatorio di musica Giuseppe Verdi di Milano, fondo Noseda, E L Invito alla selva viene successivamente pubblicato in C.A. GAMBINI, Album vocale, Milano, Ricordi, s.d., l Invito al mare nell edizione Milano, Francesco Lucca, [1845].

6 126 LUCA BELTRAMI Dai cataloghi digitali non emergono però ulteriori dati. Per questi motivi la ricerca dei manoscritti riguardanti Gian Carlo Di Negro è stata per ora circoscritta ai soli archivi genovesi, dove verosimilmente si trova la maggior parte del materiale del letterato. Tuttavia la prospettiva di una futura ricerca nei fondi di altre biblioteche italiane, tra le carte degli intellettuali a più stretto contatto con l autore, non dovrebbe risultare infruttuosa ( 12 ). La parte più cospicua è conservata nel fondo Di Negro della Biblioteca Berio. Oltre ad alcuni documenti riguardanti la famiglia, si trovano numerose carte autografe, costituite principalmente da lettere e, in misura minore, componimenti in versi. Questi ultimi, inviati a intellettuali ed esponenti dell aristocrazia locale e internazionale, evidenziano il carattere occasionale e mondano delle liriche. Si tratta per la maggior parte di esercizi letterari esteriori, giocati sulla varietà metrica di canzoni, terzine, sonetti, madrigali ed epigrammi composti spesso per fini commemorativi, ma tra di essi si conservano anche alcuni testi degni di nota come gli epigrammi in francese, privi di indicazione di data, Per il ritratto della signora Luigia Pallavicini, la dama genovese resa celebre dall ode scritta da Foscolo dopo la rovinosa caduta da cavallo nel deserto di Sestri ( 13 ). Sono versi dal tono galante e dal gusto salottiero che si inseriscono in una più ampia tradizione genovese di poesia celebrativa ed encomiastica comprendente anche una canzone nuziale di Luigi Emanuele Maggiolo, un sonetto di Giuseppe Gando e un componimento di Angelo Petracchi, oltre al famoso quanto raro Omaggio a Luigia Pallavicini, libretto di trentadue pagine che raccoglie insieme all ode foscoliana i versi consolatori, arcadici e neoclassici, di Giovanni Fantuzzi, Giuseppe Giulio Ceroni e Antonio Gasparinetti ( 14 ). ( 12 ) Un cospicuo numero di lettere e di componimenti in versi del marchese, ad esempio, è custodito presso l autografoteca Campori della Biblioteca Estense di Modena, come sottolinea il contributo di Matilde Dillon Wanke pubblicato in questi Atti. ( 13 ) Per il ritratto della Signora Luigia Pallavicini, s.d., BCB, m.r. Aut. I (4), manoscritto autografo ora pubblicato in B. BERNABÒ, A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, Varese Ligure, Centro studi Val di Vara, 1988, p. 48 ss. ( 14 ) Sull argomento si veda A. RONCO, Luigia Pallavicini e Genova napoleonica, cit., pp

7 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 127 Il nucleo quantitativamente più rilevante delle carte beriane è però composto dall epistolario ( 15 ). Se le lettere inviate dal marchese sono meno di una dozzina, il numero dei corrispondenti che scrive a Di Negro è molto alto e sfiora circa le trecento unità. Gli argomenti sono compresi entro una gamma piuttosto prevedibile che comprende i ringraziamenti per l invio di versi, le congratulazioni per la stampa delle opere dell autore, le richieste di raccomandazione per giovani poeti e artisti di talento, le espressioni di gratitudine per l ospitalità ricevuta alla Villetta, l invio di versi e, in misura minore, allusioni o considerazioni riguardanti fatti o eventi della quotidianità o della storia sociale e politica dell epoca. L arco cronologico è compreso tra gli anni Venti e Cinquanta dell Ottocento, quando Gian Carlo Di Negro è ormai una figura affermata nel panorama culturale e aristocratico cittadino e internazionale, come dimostra la cospicua presenza di corrispondenti stranieri. Tra i più frequenti interlocutori del marchese si evidenziano il poeta Andrea Maffei, di cui si conservano 45 unità documentarie tra lettere e componimenti poetici inviati tra il 1836 e il 1857 ( 16 ), gli amici che partecipavano alle iniziative organizzate in Villetta come Luigi Biondi (67 lettere tra il 1823 e il 1839), Lorenzo Costa (9 lettere tra 1842 e 1857) e Marco Faustino Gagliuffi (10 documenti di date comprese tra il 1827 e il 1833) e altri importati protagonisti del mondo intellettuale di quegli anni come Ferdinando Maestri e il medico Benedetto Mojon ( 17 ). Un altro corrispondente è Antonio Brignole Sale (29 ( 15 )I documenti epistolari conservati alla Biblioteca Berio sono stati oggetto di studio di A. MELLANO, Il carteggio del marchese Gian Carlo Di Negro, tesi di laurea discussa presso l Università di Genova, relatore prof. Roberto Tissoni, correlatore prof. Giovanni Ponte, a.a ( 16 ) Sul rapporto tra Di Negro e Maffei si rimanda a G.L. BRUZZONE, L amicizia fra il marchese Gian Carlo Di Negro e Andrea Maffei, in Atti dell Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Classe di Scienze Morali, Lettere ed Arti, Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1998, t. 156, III, pp ( 17 ) La memoria di Biondi e Gagliuffi sarà più tardi omaggiata da Gian Carlo Di Negro attraverso i busti eretti nella Villetta, come ricordano le stampe Per l inaugurazione del busto di Faustino Gagliuffi nella Villetta Di Negro il 27 luglio Orazione di Antonio Brignole Sale, poesie di [...] Gian Carlo Di Negro, Genova, s.n., 1834; Per la solenne dedicazione del busto di Luigi Biondi nella Villetta Di Negro il 28 luglio 1840, Genova, Pagano, [1840]. Sul latinista si veda Marco Faustino Ga-

8 128 LUCA BELTRAMI lettere comprese tra il 1828 e il 1857), la cui casa, insieme a quella del marchese Di Negro, era una delle principali sedi della vita culturale e mondana genovese. Al Brignole Sale, che nel 1834 raccoglierà l invito a recitare l orazione per l inaugurazione del busto di Gagliuffi nel giardino della Villetta, Di Negro dedica, oltre a una serie di componimenti d occasione, l importante edizione delle Odi liriche, una delle sue prime raccolte di un certo rilievo, uscita in due volumi nel biennio ( 18 ). Tra gli intellettuali a contatto con Di Negro si segnalano anche molti altri nomi prestigiosi, che contribuiscono a evidenziare la poliedrica rete di rapporti tessuta dal marchese. Michele Giuseppe Canale, per esempio, invia un sonetto per ringraziare di un elogio della sua opera storica, Antonio Cesari chiede invece collaborazione per la diffusione delle sue opere a Genova, Massimo D Azeglio invia le condoglianze per la morte della figlia Laura nel 1838, Girolamo Serra lo ringrazia per l invio di un volume e lo invita a colazione nella sua villa di Cornigliano, mentre Vincenzo Monti aggiunge alcune note a margine di una lettera di Trussardo Di Caleppio, pregando Di Negro di «salutare carissimamente la Marchesa Antonietta», il cui ricordo, in data 1827, si dimostra ancora vivo ( 19 ). L alta considerazione di cui Di Negro gode nell ambiente intellettuale italiano, soprattutto per la sua influenza politica, viene testimoniata dalle numerose lettere di raccomandazione di uomini di cultura e artisti inviate da illustri personalità del mondo culturale e accademico. In un epistola dell agosto 1826, per esempio, Gian Pietro Vieusseux segnala un professore fiorentino, mentre due anni più tardi lo informa del provvedimento restrittivo comminato dal governo sardo ai danni della sua «Antologia», forse sperando in una intercessione del marchese presso le autorità politiche sabaude. gliuffi ( ) poeta estemporaneo e latinista, Atti del Convegno promosso dall Accademia Ligure di Scienze e Lettere con il patrocinio del Comune di Novi Ligure, Genova, 30 ottobre 2008, a cura di S. PITTALUGA, Genova, Accademia Ligure di Scienze e Lettere, ( 18 ) Odi di Gian Carlo Di Negro, Genova, Ponthenier, Tra i componimenti d occasione dedicati a Brignole Sale si segnala la canzone Per il felice ritorno in patria del marchese Antonio Brignole Sale, Genova, Tipografia dei Sordomuti, s.d. ( 19 ) BCB, m.r. Aut. I

9 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 129 Lasciano una traccia nell epistolario anche l archeologa tedesca Sybille Mertens Schaffhausen, che durante un soggiorno in casa Di Negro si era appassionata a un prezioso frammento del mausoleo di Alicarnasso più tardi ceduto al British Museum di Londra ( 20 ), e Pietro Giordani, che lascia una lettera di raccomandazione a favore di un avvocato napoletano e la copia di una missiva inviata nell ottobre 1839 al ministro dell Interno di Parma sulla nota polemica innescata dai Gesuiti, che all epoca imponevano la loro egemonia culturale nella città emiliana. Appare forse meno scontata la presenza nel carteggio di Francesco Domenico Guerrazzi, che nel giugno 1857 invia alcune copie di un suo scritto perché venga diffuso anche a Genova, e di Silvio Pellico, che in una lettera torinese dell aprile 1832 risponde al marchese portandogli i suoi saluti. Presumibilmente nel 1848 gli scrive anche Giovanni Berchet che, con toni affabili e amichevoli, chiede notizie sulla sua salute e disserta sulla situazione politica italiana. Tra gli stranieri Paul De Musset, fratello di Alfred, nel 1843 ringrazia per l ospitalità ricevuta ed elogia l abilità poetica del suo corrispondente, mentre Charles Dickens, che nelle sue opere ricorda con meraviglia il giardino fiorito dell Acquasola e l adiacente Teatro Diurno, nelle tre lettere datate tra il 1844 e il 1845, periodo del soggiorno genovese, si augura una reciproca amicizia e ringrazia il marchese per l invio di un sonetto esprimendo l intenzione di tradurlo in inglese. Completano l epistolario le numerose dame lusingate dai galanti inviti in villa e dai versi composti in loro onore e le lettere, onestamente poco numerose, dei familiari di Gian Carlo e in particolare della figlia Fanny. Per le epistole inviate dal marchese sono invece risultati proficui alcuni sondaggi tra le carte conservate presso l Archivio dell Istituto Mazziniano di Genova ( 21 ). Si tratta di trenta lettere, a volte corredate da versi poetici, inviate a diverse personalità tra cui Jacopo D Oria, ( 20 ) L episodio relativo a Sybille Mertens Schaffhausen è raccontato in Magasin pittoresque, cit., pp All archeologa tedesca sono dedicati i versi A Sibilla Mertens Schaffausen, Genova, Pagano, 1838 e la raccolta Alcuni sonetti, Genova, Pagano, ( 21 ) Si rimanda all Appendice per la descrizione dei singoli documenti. Il Museo del Risorgimento ospita anche alcuni oggetti relativi a Gian Carlo Di Negro illustrati nel catalogo Museo del Risorgimento, a cura di L. MORABITO, introduzione di G. SPA- DOLINI, Savona, Priamar, 1987.

10 130 LUCA BELTRAMI Lazzaro e Bianca Rebizzo, Angelo Orsini e ancora Francesco Domenico Guerrazzi ( 22 ). All ispiratore dell «Indicatore livornese» Gian Carlo Di Negro spedisce una sintetica lettera datata primo maggio 1830 per lamentare la scarsa considerazione del giornale nei confronti di Francesco Gianni, di cui il marchese pubblicava con l editore Ponthenier una raccolta di versi commemorativi ( 23 ). L episodio, seppur marginale, mostra però una chiara presa di posizione di Gian Carlo Di Negro, ancora suggestionato da un canone poetico mondano e di gusto neoclassico, ma incapace di scommettere sui un generi emergenti come il romanzo storico, che pure, a partire dal 1827, si era affermato anche in Italia ottenendo un notevole successo editoriale. Il risentimento per la mancata citazione viene però dissimulato nelle ultime righe della lettera, che lodano con enfasi artificiosamente esibita le «filosofiche e sublimi» «produzioni» di Guerrazzi. Lo stesso concetto viene ribadito in un epigramma privo di data che esalta la «felicità d idee» ispirata da un «verace amor di patria» dell autore della Battaglia di Benevento ( 24 ). L ideale completamento del carteggio di Gian Carlo Di Negro passa per i documenti reperiti presso la Biblioteca Universitaria e presso l Archivio Storico del Comune di Genova ( 25 ). In quest ultima sede sono ospitate ventuno lettere di diversi corrispondenti catalogate nella sezio- ( 22 ) Tra i corrispondenti anche Davide Morchio, Filippo Morro, Olivari e una lettera del 26 dicembre 1844 dal destinatario non identificato con cui Di Negro accetta di occuparsi del ricevimento per il Congresso degli Scienziati italiani, ai quali dedica anche una Canzone lirica, Genova, Pagano, s.d. [1846]. Tra le carte si trova anche un epigramma in difesa di Giuseppe Mazzini su una polemica innescata da Aurelio Bianchi Giovini (cart. 105, n ). ( 23 ) G.C. DI NEGRO, Alla memoria di Francesco Gianni poeta estemporaneo, Genova, Ponthenier, ( 24 ) AIM, cart. 57, nn e ( 25 ) Si rimanda all Appendice per la descrizione dei documenti conservati alla BUG e all ASCG. Sulla corrispondenza conservata all Archivio Storico, analizzata insieme ad altri documenti, si veda R. PONTE, Cinquecento autografi dell Archivio Storico del Comune di Genova tra storia e collezionismo, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n.s., XXXIV (CVIII), fasc. II (1994), pp Una descrizione delle carte che compongono l ASCG si trova anche in L. SAGINATI, L Archivio Storico del Comune di Genova: Fondi archivistici e manoscritti, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n.s., XVII (XCI), fasc. II (1977), pp

11 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 131 ne degli Autografi, più una lettera di Lorenzo Costa inviata a Jacopo D Oria il 7 ottobre 1857 in ricordo del marchese, morto poco più di un mese prima. Tra queste missive, soltanto cinque sono scritte da Gian Carlo Di Negro, nelle altre il marchese figura come destinatario della corrispondenza. Tra gli interlocutori compaiono nomi già registrati nei carteggi conservati alla Berio e negli altri archivi, come Emanuele Celesia, Lazzaro Rebizzo, Lorenzo Costa, Jacopo D Oria, Saverio Mercadante, Pier Alessandro e Pier Paolo Paravia, la duchessa di Sagan e altri che invece allargano l elenco dei corrispondenti come Stefano Prasca, Angelo Maria Geva, Benassù Montanari ed Emile Prudént. Dodici testimonianze autografe di Gian Carlo Di Negro, divise tra carte di corrispondenza e materiale poetico, sono infine custodite presso la Biblioteca Universitaria. Tra questi documenti di diversa natura si trova anche un gruppo più omogeneo formato da quattro lettere, in due casi corredate da versi, inviate da Di Negro a Emanuele Celesia tra il 1844 e il 1846, aggiungendo una ulteriore tessera dello scambio culturale e letterario tra i due intellettuali. Altre indicazioni del profilo biografico e intellettuale di Gian Carlo Di Negro possono essere ricavate dalla ricca bibliografia delle opere a stampa del marchese. Nonostante molti componimenti, in particolare quelli scritti nella prima metà della sua vita, siano rimasti inediti, risulta molto elevato il numero di raccolte poetiche, plaquettes e singole poesie pubblicate autonomamente oppure su rivista o giornale tra gli anni Venti e Cinquanta. Poeta versatile e alla moda, Di Negro coglie con prontezza le varie occasioni della cronaca cittadina, come gli eventi storico-politici più rilevanti, per risvegliare la propria Musa. Se l ode di Ugo Foscolo a Luigia Pallavicini aveva trovato un pendant, e forse anche un anticipazione, in alcuni suoi epigrammi in francese, sulla scia di un altro appuntamento foscoliano, questa volta grave e impegnato come l Ode a Bonaparte liberatore, un giovane ed esordiente Di Negro compare nella schiera dei rimatori liguri che esaltano la figura del comandante còrso. La sua canzone, di datazione incerta, può essere probabilmente collocata nell anno 1805, quando Napoleone, dopo essere stato incoronato a Milano, il 30 giugno entra a Genova, appena annessa alla Francia, in uno spettacolo di fuochi d artificio e archi trionfali decorati con le iscrizioni latine di Marco Faustino Gagliuffi. Il ricordo di Campoformio era lontano e Gian Carlo Di Negro sembra essere stato

12 132 LUCA BELTRAMI tra i primi genovesi a comporre una canzone per il sovrano, forse già pensata per il solenne evento milanese ( 26 ). L entusiasmo per il passaggio di Napoleone e la frequentazione di salotti aristocratici filofrancesi non impedisce però a Gian Carlo Di Negro di ospitare in Villetta, nel 1815, papa Pio VII e di dedicargli un sonetto ( 27 ). Dopo il Congresso di Vienna la situazione politica infatti muta radicalmente e il 7 gennaio 1815 Genova subisce l annessione al Regno di Sardegna. L aristocrazia locale si batte per difendere l autonomia ligure ma è costretta a cedere. D altra parte l influenza sabauda si era già manifestata con forza nel maggio 1814 durante la sosta di Vittorio Emanuele I a Genova di ritorno dalla lunga permanenza in Sardegna. Inaspettatamente il suo ospite nel capoluogo ligure è proprio un esponente di spicco dell ostile aristocrazia locale come Gian Carlo Di Negro, che pure in un suo futuro epigramma commenterà con sarcasmo i giochi di potere del Congresso e la sorte toccata alla Liguria: «Il Congresso di Vienna fa le carte; / L Inglese ruba e raspa l Alemanno; / Libertà fugge; è vinto Bonaparte; / E la Liguria è avvolta in bruno panno», mentre in un altra poesia il lamento per la perdita della libertà dovuta all annessione al Piemonte si fa ancora più esplicita: «Nei tempi antichi Genova fioriva / In toga e in armi libera reina; / Venduta dagli Inglesi, ora captiva / Piange, qual Mario, sulla sua ruina» ( 28 ). La cronaca di quella controversa visita del re è affidata a una pagina della «Gazzetta di Genova» del 14 maggio 1814, che illustra come Vittorio Emanuele I abbia «onorato di una visita la Villetta del sig. Gio. Carlo di Negro», si sia soffermato a osservare «tutto nel maggio- ( 26 ) Sull ipotesi di datazione della canzone si rimanda ad A. RONCO, Luigia Pallavicini e Genova napoleonica, cit., p Gian Carlo Di Negro dedica a Napoleone anche i componimenti La morte del Grande a Sant Elena, Genova, Pagano, 1837 e La partenza di Bonaparte dall isola d Elba. Canzone, Savona, Sambolino, 1852, dimostrando ancora il suo apprezzamento per Bonaparte in uno degli Epigrammi, cit., p. 6: «Perché fortuna lo cacciò nel fondo, / Di Buonaparte tutti dicon male; / Ma, se tornasse a governare il mondo, / Sarebbe il Redentore universale». ( 27 ) G.C. DI NEGRO, Alla Santità di N.S. Pio Papa VII. In occasione della sua venuta in Genova l aprile dell anno Sonetto, Genova, Pagano, [1815]. ( 28 )ID., Epigrammi, cit., pp. 5 e 28. Per una selezione di testi tratti dalla raccolta si veda F.L. MANNUCCI, Dagli epigrammi di Gian Carlo Di Negro, in «Giornale storico e letterario della Liguria», n.s., I (1925), pp

13 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 133 re dettaglio, il giardino botanico, le stufe, il boschetto, il laberinto» appagando la vista con quel «magnifico colpo d occhio, che quivi si gode». Il giornalista racconta inoltre come un ministro del re, intenzionato a stupire il sovrano con «i talenti particolari del sig. Gian Carlo per l improvviso», «glieli rammentò, impegnandolo a far sentire [...] alcune strofe sull argomento, che subito ei gli diede: il ritorno d un ottimo principe in seno de suoi buoni sudditi» ( 29 ). L episodio sembra inaugurare i buoni rapporti tra Di Negro e la casa sabauda, testimoniati dai numerosi componimenti d occasione dedicati nel corso degli anni ai vari esponenti della famiglia ( 30 ). Recano traccia di tali opere encomiastiche anche alcune lettere, come quella inviata da Torino nell aprile 1837 da Pier Alessandro Paravia, che ringrazia per la trasposizione in ottava rima di una sua orazione per il re ( 31 ), oppure un epistola dell agosto 1854 tramite cui Di Negro invia ad Angelo Orsini il manoscritto di una sua ode saffica Per la venuta del Re in Genova augurandosi che il testo potesse essere inserito sulla «Gazzetta di Genova», come difatti avviene nel numero dell 8 agosto ( 32 ). Nel frattempo la sua attività poetica ottiene importanti riconoscimenti nelle più prestigiose riviste italiane. Nel 1825 vengono stampati i Sermoni sacri in terza rima, la sua prima opera slegata da un contesto d occasione o encomiastico, seguiti, nel 1827, dalla pubblicazione del ( 29 ) «Gazzetta di Genova», n. 38, 14 maggio 1814, p ( 30 ) Si vedano ad esempio i componimenti Per le auguste nozze di sua altezza reale l Infanta di Spagna d. Carlo Lodovico di Borbone con sua altezza reale la principessa Maria Teresa di Savoja. Terzine sacre, Lucca, Bertini, 1820; Alla Sacra Reale Maestà di Carlo Alberto re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme. Canzone, Genova, Tipografia Arcivescovile, 1834; Dell orazione pel giorno onomastico di S.M. il re Carlo Alberto [...]. Perifrasi in ottava rima, Genova, Pagano, 1837; Per la faustissima occorrenza del matrimonio di S.A.R. il principe ereditario Vittorio Emmanuelle duca di Savoja con S.A.I. e R. Maria Adelaide arciduchessa d Austria. Terzine. Sonetti, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1842; Alla Maestà di Vittorio Emanuele II re di Sardegna. Canzone, Torino, Castellazzo e Garetti, ( 31 ) ASCG, Autografi, Il testo a cui si riferisce Pier Alessandro Paravia è con tutta probabilità il componimento Dell orazione pel giorno onomastico di S.M. il re Carlo Alberto, cit. ( 32 ) AIM, cart. 36, n L ode è pubblicata in «Gazzetta di Genova», n. 186, 8 agosto 1854, p. 742.

14 134 LUCA BELTRAMI secondo volume, in entrambi i casi per i tipi del Ponthenier ( 33 ). L opera, che recupera la terzina dantesca come modello formale, inaugura il filone più severo e misurato della poesia del marchese, dedicato al soggetto religioso ( 34 ). La rivista più solerte a recensire il volume è la «Biblioteca italiana». L ampia digressione iniziale, retoricamente amplificata da gravi rimandi classici, è volta a presentare l autore, patrizio e poeta, «il quale delle ricchezze fece stromento agli studj, e cogli studj poi fa beate e le ricchezze e la vita», per esaltare successivamente il circolo di intellettuali che gravitavano attorno alla Villetta. Dopo aver accostato i Sermoni sacri all esempio religioso di Alfonso Varano, il recensore loda i versi, lontani secondo lui da un codice espressivo esteriore e neoclassico, e dipinge Di Negro nell insolita immagine di poeta che «volle esser piuttosto maestro di virtù che modello di ornata poesia», giustificando la sua asserzione con la citazione di ampi stralci del testo ( 35 ). La benevola accoglienza del periodico milanese si ripete tre anni più tardi per l edizione del secondo volume dei Sermoni, considerati ancora più convincenti rispetto ai quelli già stampati: «in questi nuovi Sermoni, generalmente parlando, si accoppiano ai pregi de primi alcuni, per così dire, lumi poetici, che in quelli forse lasciavansi qualche volta desiderare» ( 36 ). Nel giugno 1825 l opera viene recensita anche sull «Antologia» del Vieusseux, a seguito dell annuncio della pubblicazione già contenuto nel numero di marzo ( 37 ). È un saggio più contenuto, quello fiorentino, che nella rappresentazione del Paradiso cristiano sottolinea una certa affinità con l opera di Fenélon. La sobrietà della rivista si radicalizza in occasione della stampa del secondo volume, di cui si dà ( 33 ) G.C. DI NEGRO, Sermoni sacri in terza rima, Genova, Ponthenier, ( 34 ) Un simile esperimento letterario giocato sulla gravitas tematica e sul recupero del modello dantesco è costituito dall Avvento. Sermoni di Gian Carlo Di Negro, colle parole obbligate alla rima usate da Dante Allighieri nei primi dodici libri del Paradiso, Genova, Tipografia dei Sordomuti, ( 35 ) «Biblioteca italiana», X, vol. XXXVII (marzo 1825), pp ( 36 ) Ivi, XIII, vol. XLIX (gennaio 1828), pp ( 37 ) L annuncio occorre sull «Antologia», V, vol. XVII (marzo 1825), p. 187, la recensione in ivi, V, vol. XVII (giugno 1825), pp

15 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 135 soltanto notizia. La scelta suscita la reazione del marchese che, da quanto si intuisce da una risposta epistolare di Vieusseux custodita al fondo beriano e citata in precedenza, sembra chiedere, con garbo ma anche con fermezza, un chiarimento della vicenda ( 38 ). È invece diversa l operazione condotta dal «Nuovo Ricoglitore», che nel numero del maggio 1825 promuove i Sermoni pubblicando le terzine del Paradiso corredate di note a piè di pagina ( 39 ). Gian Carlo Di Negro ha fatto ormai il suo ingresso nel Parnaso italiano e i periodici, che siano quotidiani locali o prestigiose riviste nazionali, riportano spesso i suoi componimenti, danno notizia delle opere e pubblicano versi a lui dedicati. Risulta particolarmente attivo il «Nuovo Ricoglitore» che, oltre alla recensione delle opere, ricorda il monumento della Villetta dedicato a Giulio Perticari citato anche dall «Antologia» in occasione di un busto commissionato a Pesaro nel 1835, e, con il titolo di «Rivista europea», elenca il marchese tra i poeti che partecipano alla Festa secolare della nascita di Torquato Tasso nel 1844 a Torino, mentre ancora la «Biblioteca italiana» recensisce il volume stampato per l inaugurazione del busto di Gagliuffi ( 40 ). Più tardi, nel 1836, Di Negro si misura ancora una volta con la poesia sacra. Il progetto è ambizioso: una raccolta di Inni che non sarebbe di certo sfuggita al confronto con il precedente manzoniano ( 41 ). Ben consapevole dello scomodo paragone, il marchese dedica sfacciatamente i suoi versi al letterato lombardo. Se la recensione apparsa ( 38 ) BCB, m.r. Aut. I (2). Per la notizia bibliografica: «Antologia», VII, vol. XXVIII (novembre-dicembre 1827), p ( 39 ) «Il Nuovo Ricoglitore», I, parte I, n. 5 (maggio 1825), pp Per la notizia bibliografica del secondo volume: ivi, I, parte I (1828), p ( 40 ) Sull omaggio a Perticari: «Ricoglitore italiano e straniero», II, parte I (1835), pp e «Antologia», VI, vol. XVIII (giugno 1826), p. 110; sul volume Festa secolare della nascita di Torquato Tasso, celebrata in Torino il giorno 11 marzo 1844, Torino, Pietro Marietti, 1844: «Rivista europea», n.s., II, parte II (1844), p. 761; sull inaugurazione del busto di Gagliuffi: «Biblioteca italiana», XIX, vol. LXXVI (dicembre 1834), pp Una simile opera commemorativa, Per la solenne dedicazione del busto di Luigi Biondi nella Villetta di Negro, il dì 28 luglio 1840, Genova, Pagano, [1840], viene invece recensita sulla «Rivista europea», IV (1841), parte I, n. 2, pp ( 41 ) G.C. DI NEGRO, Inni sacri, Genova, Pagano, 1836.

16 136 LUCA BELTRAMI sulla «Gazzetta di Genova» (31 dicembre 1836) è prevedibilmente celebrativa, risulta invece più interessante la critica pubblicata sul quarto numero del 1837 del «Ricoglitore italiano e straniero». Sotto il titolo di Lettera seconda del curato di Montalcino si cela infatti la seconda parte di un saggio di ampio respiro sulla situazione della coeva poesia sacra italiana. Il recensore polemizza contro la moda di scrivere versi di maniera su soggetto sacro e concede l onore di aprire la rassegna delle citazioni poetiche proprio a Gian Carlo Di Negro, nei versi del quale il caustico critico ravvisa «la solita spontaneità d improvvisatore» aggiungendo che «egli non temette di dedicarli al Manzoni: bell ardimento!» ( 42 ). Il marchese può tuttavia consolarsi con l inatteso elogio delle sue doti poetiche formulato da un giornale giovane e battagliero come l «Indicatore genovese», che di norma gettava lo sguardo su ben altro genere di opere. Come noto, il panorama giornalistico genovese alla fine della seconda decade del secolo era caratterizzato dall opposizione tra il «Giornale ligustico», ispirato dal conservatorismo cattolico e classicista di padre Spotorno, e la linea romantica del gruppo di giovani riuniti attorno a Giuseppe Mazzini. Tra il maggio e il dicembre 1828, tanto poco era durata l esperienza dell «Indicatore genovese», Mazzini pubblica alcuni saggi capitali della sua attività di critico come quello Del romanzo in generale, in parte dedicato ai Promessi sposi, e la recensione della Battaglia di Benevento di Guerrazzi ( 43 ). Quest ultima opera, stroncata da Spotorno tra le pagine del «Giornale ligustico» ( 44 ), scalda la sensibilità di Mazzini, che sembra immedesimarsi nell «anima di fuoco» in cui alberga un cuore nutrito «di quel magnanimo sdegno» «bollente di tutti i nobili affetti», ravvisata nel romanzo guerrazziano. Parole appassionate, di matrice dantesca e foscoliana, che rivelano l orizzonte politico e patriottico delle critiche letterarie mazziniane, capaci però di recepire e rilanciare la lezione dei moderni ( 42 ) «Ricoglitore italiano e straniero», IV, parte I (1837), pp ( 43 ) G. MAZZINI, Del Romanzo in generale, ed anche dei Promessi Sposi d Alessandro Manzoni, in «L Indicatore genovese», n. 5, 7 giugno 1828, pp ; n. 6, 14 giugno 1828, p. 18; n. 7, 21 giugno 1828, pp ; ID., La battaglia di Benevento. Storia del secolo XIII, scritta dal Dottore F.D. Guerrazzi, in «L Indicatore genovese», n. 16, 23 agosto 1828, p. 59; n. 17, 30 agosto 1828, pp ( 44 ) «Giornale ligustico», II, fasc. IV (luglio-agosto 1828), pp

17 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 137 romanzieri. Quegli stessi intellettuali che, come Byron e gli Schlegel, erano passati dalla Villetta pur senza lasciare tracce significative nei versi di Gian Carlo Di Negro, vengono invece valorizzati nelle pagine firmate dal giovane Mazzini, che non teme di misurarsi con le opere più innovative di quegli anni. Tuttavia, nello stesso numero della recensione alla Storia della letteratura antica e moderna di Frederich Schlegel ( 45 ), trova spazio una sintetica notizia bibliografica dedicata alle Odi liriche di Gian Carlo Di Negro, pubblicate nel 1828 da quello stesso Ponthenier che era anche editore del giornale mazziniano ( 46 ). Il recensore è anonimo e, nonostante l ipotesi di alcuni critici, l identificazione con Mazzini non è certa ( 47 ). Non ci sono invece dubbi sull entusiasmo patriottico con cui vengono recepiti i versi commemorativi raccolti nel volume: «Lode a chi sente il tacito voto della patria, e coraggiosamente lo appaga! Gloria a chi onora di libero carme gli estinti a conforto ed incitamento dei buoni che sono! A sì nobile fine tendono le Odi Liriche consecrate dall Illustre Di Negro alla memoria di alcuni suoi ottimi concittadini» ( 48 ). Seppure tra Mazzini e Di Negro sembra siano intercorsi rapporti cordiali, sarebbe però inesatto definire rivoluzionario il marchese. I biografi riportano la notizia che egli avrebbe fatto perno sulle sue amicizie presso i Savoia per intercedere a favore di alcuni militanti, mentre un coinvolgimento più diretto con i mazziniani era stato quello delle figlie Fanny, moglie dell inquieto Giacomo Balbi Piovera, e soprattutto di Laura, che aveva aiutato Giovanni Ruffini a scappare in Inghilterra e avrebbe poi ispirato il personaggio di Lilla nel Lorenzo ( 45 ) G. MAZZINI, Storia della letteratura antica, e moderna di Federico de Schlegel, traduzione dal Tedesco di Francesco Ambrosoli, in «L Indicatore genovese», n. 27, 8 novembre 1828, pp ; n. 28, 15 novembre 1828, pp ( 46 ) G.C. DI NEGRO, Odi liriche, Genova, Ponthenier, 1828 (1829 per il secondo volume). Il volume viene peraltro recensito anche su un baluardo del classicismo genovese come il «Giornale ligustico» dello Spotorno, II, fasc. V, settembre-ottobre 1828, pp , dove si «rendono le debite lodi al nostro Cantore dell aver egli voluto colla sua cetra consecrare un monumento a tanti e sì egregi cittadini». ( 47 )È a favore dell identificazione con Mazzini F.L. MANNUCCI, Giuseppe Mazzini e la prima fase del suo pensiero letterario. L aurora di un genio, Milano, Casa Editrice Risorgimento, 1919, p. 92. ( 48 ) «L Indicatore genovese», n. 27, 8 novembre 1828, p. 103.

18 138 LUCA BELTRAMI Benoni. In un epigramma manoscritto, conservato presso l Archivio dell Istituto Mazziniano, Di Negro aveva inoltre difeso Mazzini in una polemica contro Aurelio Bianchi Giovini, ma nella raccolta di epigrammi del 1848 aveva anche asserito chiaramente di non avere «spirito rivoluzionario», aveva definito «una chimera» l unità d Italia e sull ideologia repubblicana aveva chiosato: «Proclamar la Repubblica è un gran male / Or che l Italia sorge liberale: / La setta del Mazzini la promuove: / Sarà come il Titano in faccia a Giove» ( 49 ). Da parte sua, anche Mazzini in alcune occasioni private esprime le sue riserve nei confronti del marchese. Il classicismo esibito durante le frequenti celebrazioni alla Villetta gli appare anacronistico e suscita la sua diffidenza. In una lettera alla madre dell agosto 1835 commenta quindi l inaugurazione del busto di Paganini in questi termini: «Bravo il Di Negro, e il Costa, e il Morro! Certo, l Italia è la più grande fra tutte le nazioni, dacché Paganini suona bene il violino stolidi quelli che non si contentano di questo e cercano altro» ( 50 ). Similmente, dall esilio londinese si mostra scettico riguardo all adunanza del 1837 in onore di Cristoforo Colombo, cosa abbastanza frequente secondo il moderno revival della figura del navigatore negli ambienti culturali genovesi di quegli anni ( 51 ). Nonostante l atmosfera pedante fosse stata sferzata dal brillante discorso di Pietro Giordani, che aveva accomunato Colombo a Galilei, suscitando l immediata censura delle istituzioni genovesi e appunto la curiosità di Mazzini desinata a restare insoddisfatta di leggere la concione, l esule ricorda come Colombo fosse morto «di stento all estero per l incuria e per l avarizia del suo paese» e quanto rischiassero lo stesso destino i giovani rivoluzionari fuggiti all estero o condotti in prigione ( 52 ). ( 49 ) G.C. DI NEGRO, Epigrammi, cit., pp. 6, 137 e 118. ( 50 ) G. MAZZINI, Epistolario, Imola, Galeati, 1911, vol. IV, pp ( 51 ) Sulla poesia colombiana a Genova nell Ottocento si veda M. DILLON WAN- KE, La letteratura ligure dalla Restaurazione all Unità, cit., pp Al navigatore genovese Di Negro dedica i componimenti: Colombo in catene. Sonetti, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1851 e la Canzone lirica sulle tracce del poema dell avv. Costa a gloria dell immortale Colombo, Genova, Pagano, s.d. ( 52 ) G. MAZZINI, Epistolario, Imola, Galeati, 1912, vol. VI, pp Il discorso del Giordani è pubblicato nell edizione delle sue Opere, Milano, Sanvito, 1857, vol. XII, pp

19 LE CARTE DI GIAN CARLO DI NEGRO 139 A causa dei severi controlli della censura e della stretta autoritaria successiva ai moti, negli anni Quaranta i giornali genovesi si allineano su una posizione più moderata rispetto al passato. È in questo contesto che viene fondato l «Espero», diretto da Federico Alizeri e cofinanziato da Gian Carlo Di Negro, che sembra essere uno degli ispiratori dell iniziativa. Il giornale esce con cadenza settimanale tra il 1840 e il 1845 e trova in Mazzini un lettore interessato ma scettico sull operazione. Pur lodando l intenzione filantropica del marchese, che intende devolvere i profitti all Istituto dei Sordomuti, in alcune lettere alla madre del febbraio 1840, Mazzini confida le sue riserve e chiede, qualora esca il primo numero della rivista, di riceverne una copia al suo indirizzo di Parigi o di Londra. Nello stesso tempo conferma però la sua diffidenza: «Sarà letteratura fredda, arcadica, di punti e virgole, che non fa al caso nostro», finché, nel marzo 1840, consiglia indirettamente Di Negro a desistere dal progetto, perché è «meglio far nulla che far male» ( 53 ). «Fredde» e «arcadiche» erano probabilmente sentite molte delle opere del marchese, come le varie raccolte di anacreontiche, dalle quali si distinguono per una certa originalità quelle che traducono le Irish melodies e le Nacional Airs di Thomas Moore ( 54 ). Nella bibliografia di Gian Carlo Di Negro si trovano però anche alcuni titoli più originali, come il Quaresimale politico, che nel 1848 teorizza una democrazia liberale e moderata e l interessante esperimento che traspone in ottava rima le opere storiografiche di Girolamo Serra e Carlo Varese, dove, attraverso il metro narrativo dell epica e il recupero di tonalità e stilemi danteschi, Di Negro propone un affresco oscuro della storia genovese, segnata da guerre, invasioni, pestilenze e carestie, alle quali può opporsi soltanto il profondo sentimento per la patria ( 55 ). ( 53 ) Ivi, vol. IX (1914), pp e ( 54 ) Anacreontiche e endecasillabi, Genova, Pendola, 1831; Anacreontiche sacre, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1845; Anacreontiche di Gian Carlo Di Negro con traduzioni e imitazioni dall inglese di T. Moore, Genova, Pagano, 1836 e Genova, Ponthenier, Per quest ultima opera si rimanda a P. AVIGDOR, Le traduzioni del marchese Gian Carlo Di Negro dalle Irish Melodies e dalle National Airs di Thomas Moore, tesi di laurea discussa presso l Università di Genova, relatore prof. Roberto Tissoni, correlatore prof. Giovanni Cianci, a.a ( 55 ) Quaresimale politico, Genova, Tipografia dei Sordomuti, 1848; La storia di Genova del marchese Girolamo Serra, compendiata in tre canzoni, Genova, Tipografia

20 140 LUCA BELTRAMI Un appuntamento sfiorato ma sostanzialmente mancato, è invece quello con la novella storica. Questa è infatti l indicazione di genere delle opere Paolo Defornari e Minetta D Oria e Tommasina Spinola, sconfessata però dall organizzazione in terzine dei testi ( 56 ). Eppure le due trame forniscono tutto ciò che occorre a una prosa storica: l amore contrastato di due giovani nobili, la fuga, l esilio, la morte tragica dei protagonisti nella prima novella e nella seconda l ambientazione cinquecentesca e l intreccio di sentimenti e politica nell amore tra il re di Francia Luigi XII e la dama genovese Tommasina Spinola. Questi esperimenti si collocano tuttavia in un contesto tematico ampiamente praticato dagli intellettuali liguri dell epoca, che rielaborano la materia storica in chiave teatrale o romanzesca. Tommasina Spinola e il topico conflitto tra amore e ragion di stato, per esempio, sono anche i protagonisti della novella Paolo da Novi di Michele Giuseppe Canale e della novella Un tintore di seta, che Emanuele Celesia compone per una collana di racconti storico-leggendari diretta da Angelo Brofferio e trasforma successivamente nel dramma teatrale Paolo da Novi ( 57 ). La recensione a Paolo Defornari e Minetta D Oria uscita sulla «Biblioteca italiana» del febbraio 1832, e soprattutto la pubblicazione integrale delle terzine della Tommasina Spinola sul «Nuovo Ricoglitore» del giugno dello stesso anno, offrono una prova della buona accoglienza riservata dalla critica dell epoca nei confronti di Gian Carlo Di Negro, a cui ancora oggi va riconosciuto, indipendentemente dal valore dei versi, un ruolo di primo piano nell organizzazione e nella diffusione della cultura a Genova nella prima metà del XIX secolo ( 58 ). Arcivescovile, 1835; Le storie di Genova scritte dal marchese Girolamo Serra e da Carlo Varese compendiate in ottava rima da Gian Carlo Di Negro, Genova, Pagano, ( 56 ) Paolo Defornari e Minetta D Oria. Novella, Genova, Pendola, 1832; Genova, Carniglia, 1832; Paolo Defornari e Minetta D Oria. Novella; Tommasina Spinola. Novella storica; La vittoria di Salagro Di Negro sopra i Catalani l anno Capitolo, Genova, Tipografia Arcivescovile [Carniglia], 1832; Tommasina Spinola. Novella storica, Genova, Tipografia Arcivescovile [Carniglia], ( 57 )M.G. CANALE, Paolo da Novi, Genova, Ponthenier, 1838; E. CELESIA, Un tintore di seta, in Tradizioni italiane per la prima volta in ciascuna provincia dell Italia, mandate alla luce per cura di rinomati scrittori italiani, diretto da A. BROFFERIO, Torino, Fontana, 1847, poi rielaborato nella tragedia Paolo da Novi, Milano, Libreria editrice, ( 58 ) «Biblioteca italiana», XVIII, vol. LXV (febbraio 1832), pp ; «Il Nuovo Ricoglitore», VIII, parte I, n. 90 (giugno 1832), pp

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