Consorzio di Gestione Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo

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1 Consorzio di Gestione Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo Rapporto 2010 Intervento B5 Approvato con DPN del 14/06/2010 e DPN del 17/06/2010 Direzione Protezione Natura del Ministero dell Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, con cui si approvano gli interventi, investimenti 2010 Monitoraggio piccola pesca artigianale Consorzio di Gestione Area Marina Protetta Tavolara Punta Coda Cavallo Via Dante, Olbia (SS) Telefono Fax info@amptavolara.it

2 Premessa Il presente intervento si inserisce nell ambito di una serie di attività di tutela dell ambiente marino, previste nel piano di gestione 2010 dell Area Marina Protetta (AMP) di Tavolara Punta Coda Cavallo ed è finalizzato al monitoraggio della piccola pesca artigianale all interno dell AMP. (intervento B5: approvato con DPN del 14/06/2010 e DPN del 17/06/2010 Direzione Protezione Natura del Ministero dell Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, con cui si approvano gli interventi, investimenti 2010)

3 DIP.TE.RIS Università degli Studi di Genova Monitoraggio della pesca professionale nell Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo RELAZIONE FINALE Dicembre 2011 A cura di: Giovanni Maria Pitzianti, AMP Tavolara Punta Coda Cavallo Riccardo Cattaneo Vietti, Università degli Studi di Genova Pier Augusto Panzalis, Resp. Uff. Ambiente AMP Tavolara Punta Coda Cavallo

4 Introduzione Nel 2006 e nel 2009 (Bava & Cattaneo Vietti, 2006; Pitzianti et al., 2009), l Ente Gestore dell AMP Tavolara Punta Coda Cavallo conduceva, in collaborazione con l Università degli Studi di Genova, alcune indagini conoscitive per valutare la consistenza quali quantitativa della piccola pesca che operava all interno dell AMP Tavolara. Negli stessi anni sono state condotte campagne a mare per valutare la ricchezza specifica della fauna ittica e l effetto spill over (Guidetti, 2002; 2006). Entrambe le attività di ricerca rispondevano alla necessità di valutare, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, lo stato delle risorse ittiche all interno dell AMP ed il livello di prelievo a cui erano sottoposte. All interno dell Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo, la piccola pesca professionale, allora come oggi, poteva essere esercitata nelle zone B e C con attrezzi selettivi e che non danneggiassero i fondali. Potevano svolgere questa attività solo i pescatori, muniti di licenza, residenti nei comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro. In genere la pesca all interno dell AMP o nelle sue immediate vicinanze risultava modesta e poco organizzata. Ciò era dovuto essenzialmente all assenza d importanti porti da pesca all interno dell AMP e lo stesso porto di Olbia, perfetto per ospitare una numerosa flotta di imbarcazioni della piccola pesca, ospitava principalmente natanti e imbarcazioni che operavano a livello locale nella zona confinata del Golfo, insistendo unicamente sulle risorse locali (ostriche, mitili selvatici e coltivati, muggini, etc.). Modesto risultava anche il numero delle barche da pesca operanti nell AMP: certamente inferiore a 15 (8 barche a Porto S. Paolo, 3 a S. Teodoro, 2 a Ottiolu, più alcune ad Olbia (che entravano però raramente nelle acque dell AMP). Era evidente che il pescatore tipo operante nell AMP Tavolara usciva solo in condizioni ottimali di tempo, spesso non tutto l anno (mediamente, le giornate di pesca non erano numerose se paragonate ad altre marinerie e tenendo anche conto che la zona offre quasi sempre zone ridossate), non si allontanava troppo dal porto d ormeggio e non aveva problemi a intraprendere attività ad alta perdita di tempo (uso delle oloturie per innescare un palamito, pesca a traina o ai cefalopodi con la lenza) più adatte alla pesca sportiva ricreativa che professionale. Pur disponendo di risorse alieutiche abbondanti, le rese di pesca delle attività di pesca artigianale risultava di media entità, poiché gli attrezzi da pesca utilizzati erano poco differenziati in relazione alla disponibilità delle specie bersaglio. In altri termini si usava prevalentemente il tramaglio (a differente ampiezza di maglia), uno strumento di facile utilizzo. D altra parte, il pescatore locale non sembrava sufficientemente

5 specializzato ad attrezzare le proprie reti da posta fissa in modo complesso o ad aggiustarle in modo particolarmente oculato. Tutto ciò denotava una modesta professionalità, rara in altre marinerie sarde. Per la maggior parte dei pescatori lamentava una situazione di pesca peggiorata con l istituzione dell AMP, ma non apparivano molto interessati a organizzarsi in associazioni o cooperative per migliorare la situazione. Nessuno pareva interessato ad aprire un punto vendita diretto (non pescheria) gestito da una cooperativa, valorizzare meglio i prodotti pescati nell AMP ed ottenere finanziamenti agevolati per acquisire strumenti di lavoro quali, la macchina per il ghiaccio in scaglie o mezzi di trasporto refrigerati per la distribuzione. Infine veniva sottolineato che il 100% degli operatori intervistati non praticava attività integrative legate in modo stretto all AMP, come la vigilanza o il pescaturismo, ma in futuro sperava di parteciparvi. Venivano infine sottolineati due punti di sicura conflittualità: a) i rapporti tesi con la marineria di Golfo Aranci accusata di pescare sistematicamente in AMP senza permesso; b) la competitività con i pescatori sportivi sia locali che stagionali (turisti), accusati (a ragione) di concorrenza sleale. Nel corso del 2011 è stato nuovamente condotto un monitoraggio dell attività di pesca professionale svolta dai pescatori professionisti autorizzati a operare all interno del perimetro dell Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo. Lo scopo principale del lavoro è consistito nell osservazione della composizione delle catture effettuate, in relazione al tipo di attrezzo utilizzato (soprattutto il tramaglio, l attrezzo di gran lunga più utilizzato dai pescatori locali) e al tipo di fondale in cui si è esercitato lo sforzo di pesca, mettendo in relazione i risultati ottenuti nel 2011 con quelli ottenuti nella precedente campagna di monitoraggio, svoltasi nel Il presente lavoro si avvale delle informazioni e delle conoscenze acquisite nel corso delle prime indagini sulla struttura della piccola pesca che grava all interno dell Area Marina Protetta (Bava & Cattaneo Vietti, 2006; Pitzianti et al., 2009), durante le quali sono stati condotti monitoraggi qualiquantitativi dell attività di pesca professionale anche utilizzando interviste conoscitive agli operatori.

6 Fig. 1. Zonizzazione dell Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo Lo schema di monitoraggio Lo schema di monitoraggio ha previsto osservazioni, in banchina o a bordo, sul pescato di cinque imbarcazioni. I pescatori (Tab. 1) che hanno collaborato sono: Pescatore Porto di ormeggio Nome barca N di matricola lunghezza Potenza (HP) Vincenzo Di Meglio Porto S. Paolo/Costa Corallina Maestrale OL1249 8,5 Gianni Isoni Porto San Paolo M. Pina 4OL337 7,5 90 Francesco Piredda Cala Finanza / P.S.Paolo Fabio I OL1093 8,2 42 Salvatore Piredda Cala Finanza S. Teresa 3OL Domenico Spano Puntaldia / S.Teodoro S. Teodoro OL1188 6,9 40 Tab. 1

7 Le osservazioni sono state finalizzate all ottenimento delle seguenti informazioni: determinazione delle specie catturate; analisi quali quantitativa del pescato; lunghezza totale e peso degli esemplari appartenenti a specie di maggiore interesse; peso totale relativo alle specie di maggiore interesse; peso totale delle catture; fotografie digitali del pescato. Mediante interviste ai pescatori e/o misurazioni in loco sono stati ottenuti anche dati riguardanti le principali caratteristiche costruttive degli attrezzi utilizzati e informazioni sullo svolgimento dell attività di pesca, in particolare: tipo di attrezzo utilizzato; luogo di inizio e di fine cala: punto GPS oppure mediante disegno su mappa; profondità e tipo di fondale sul quale l attrezzo è stato calato; data e ora di inizio e fine cala; condizioni meteorologiche; Strumenti utilizzati Per le analisi morfometriche sono stati utilizzati i seguenti strumenti: ittiometro (misuratore della lunghezza totale del pesce); dinamometro digitale; fotocamera digitale; righello di plastica; schede di raccolta dati; mappa della zona; carta bionomica dell AMP di Tavolara personal computer. Il monitoraggio dell attività di pesca professionale all interno dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo condotto nel 2011 comprende l analisi di 45 osservazioni condotte su altrettante pescate, effettuate tra febbraio e dicembre Queste osservazioni sono state compiute contattando il pescatore il giorno precedente per poter stimare l orario di rientro in banchina previsto dopo la salpata, ma in alcuni casi il pescatore è stato incontrato direttamente al porto di ormeggio senza concordare l orario. Grazie anche ad un buona collaborazione instaurata con i pescatori coinvolti nel progetto di monitoraggio, spesso erano gli stessi pescatori a chiamare col telefonino durante la navigazione al rientro dalle operazioni di pesca, permettendo di evitare inutili attese in banchina. Le osservazioni sul pescato sono state condotte in banchina o più spesso a bordo delle imbarcazioni da pesca. Spesso, e

8 comunque in funzione del periodo e del tipo di pesca effettuato, le reti venivano pulite prima di rientrare in porto e il pescato era già disposto nelle cassette di polistirolo all arrivo in banchina, pronto per essere sbarcato. Tuttavia soprattutto in situazioni di catture particolarmente abbondanti, o in seguito ad un repentino peggiorare delle condizioni meteo marine, il pesce poteva arrivare in banchina ancora da smagliare per cui si aveva più tempo a disposizione per le misurazioni sul pescato. In funzione dell entità delle pescate e della disponibilità del pescatore, che ha l esigenza di commercializzare rapidamente il prodotto, il tempo medio di monitoraggio per ciascuna osservazione è durato mediamente 30 minuti. Tuttavia se il pescatore rientrava in tarda mattinata, il tempo a disposizione per le osservazioni era molto limitato poiché il pescatore aveva l esigenza di andare dal grossista ad Olbia a consegnare il pesce prima della chiusura. Gli individui rinvenuti in stato di putrefazione o di danneggiamento evidente (perché predati dalla pulce di mare, o da predatori come il grongo) sono stati comunque presi in considerazione, in modo da poterli conteggiare nella quantità totale catturata e nelle catture per unità di sforzo (CPUEs espresse in kg/1000 m lineari di attrezzo). Di seguito sono elencate le osservazioni compiute, con i dati relativi alle catture totali effettuate, nonché un codice identificativo per ciascuna pescata, costituito dalla lettera T (tremaglio) e un numero progressivo. TC sta per tremaglio circuitante, P per palamito.

9 Tab. 2. Elenco delle uscite di pesca data imbarcazione Luogo di cala catture totali (kg) maglia CODICE 9/2/11 M.Pina Molara: Punta Arresto 21,92 8 T1 9/2/11 Fabio I Costa Dorata 22,87 8 T2 10/2/11 M.Pina Molara: Punta Scirocco 13,43 8 T3 10/2/11 Fabio I Costa Corallina 16,30 8 T4 11/2/11 M.Pina Tavolara: Punta La Mandria 21,15 8 T5 11/2/11 Fabio I Isola Cana 29,40 8 T6 10/3/11 M.Pina Molara Cala Chiesa 23,60 8 T7 29/3/11 S.Teresa Porto Taverna Cala Girgolu 10,88 8 T8 30/3/11 S.Teresa Porto Taverna Costa Dorata 16,81 10 T9 31/3/11 S.Teresa Molara: Punta Arresto 10,10 5 T10 31/3/11 S.Teresa Costa Dorata 19,90 8 T11 31/3/11 San Teodoro Cala Brandinchi 15,20 8 TC12 1/4/11 S.Teresa Cala Finanza 6,84 10 T13 1/4/11 S.Teresa Isola Cana P.Taverna 19,55 8 T14 15/4/11 S.Teresa Molara: P.Arresto P.Falcone 12,49 8 T15 15/4/11 S.Teresa I Tre Fratelli 2,24 5 T16 20/4/11 Fabio I Tavolara: Isolotto dei Topi 27,19 8 T17 6/5/11 Fabio I Tavolara: Isolotto Verde 22,40 8 T18 14/5/11 Fabio I Molara: Scoglio del Fico 25,00 8 T19 17/5/11 M.Pina 3,5 MN Est Molarotto 7, T20 17/5/11 Fabio I I Tre Fratelli nord 9,63 7 T21 17/5/11 Fabio I I Tre Fratelli sud 13,87 8 T22 18/5/11 Fabio I Molara: Sc.Fico Molara Est 32,85 8 T23 19/5/11 Fabio I Molara: Sc.Fico Molara Est 32,00 8 T24 19/5/11 Fabio I Sud Molarotto 22, T25 20/5/11 S.Teresa Molara: Sc.Fico S.ca Elefante 2,06 8 T26 20/5/11 S.Teresa Molara: Scoglio del Fico 24,80 10 T27 21/5/11 M.Pina 3 MN E SE Molarotto 57, T28 21/5/11 Maestrale Capo Ceraso 88,00 8 T29 21/5/11 S.Teresa Molara: Cala Chiesa 11,30 5 T30 14/6/11 M.Pina 3,5 MN S E Molarotto 15, T31 15/6/11 S.Teresa Isola Cana Porto Taverna 16,48 10 T32 15/6/11 S.Teresa I Tre Fratelli 1,68 8 T33 15/6/11 M.Pina S E Molarotto 26, T34 16/6/11 San Teodoro Punta Sabbatino 150,00 8 TC35 16/6/11 M.Pina 4,5 MN Sud Molarotto 35, T36 2/7/11 Fabio I Molara: Scoglio del Fico 19,50 8 T37

10 19/11/11 Maestrale Tavolara: Grotta Rosa 17, T38 26/11/11 Maestrale Molara: Punta Falcone 34, T39 30/11/11 Maestrale Molara: Punta Falcone 5,65 8 T40 1/12/11 Maestrale Molara: Scoglio del Fico 36, T41 2/12/11 Maestrale Molara: Scoglio del Fico 20, T42 3/12/11 Maestrale Tavolara: Tedja Liscia 28, T43 8/6/11 S.Teodoro Scogli Testa di Moro 19,39 ±300 ami P1 28/6/11 S.Teodoro Punta Sabbatino 11,00 ±300 ami P2

11 Fig. 2. Mappa dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo con indicate le cale su cui sono state compiute le osservazioni Come si può notare dalla Fig. 2, le zone di cala sono distribuite in maniera non omogenea sul territorio della AMP e nelle sue vicinanze. Data la piccola stazza della maggior parte delle imbarcazioni da pesca utilizzate, sono soprattutto le condizioni meteomarine a determinare la scelta dei siti di pesca. Mediamente i pescatori che operano nell AMP non si allontanano molto dai rispettivi porti di ormeggio, con una distanza media dei siti di cala osservati di circa 4,2 miglia. I siti di cala più distanti vengono raggiunti durante il periodo tardo primaverile ed estivo per la pesca

12 alle aragoste, quando, in presenza di condizioni meteo ottimali, alcuni pescatori si spingono anche miglia dal porto di ormeggio, per calare i tremaglioni nei fondali limitrofi al confine dell AMP. I fondali intorno all Isola di Molara e tra Molara e il confine della zona A di Molarotto sono zone molto frequentate perché ritenute pescose. Durante il periodo invernale e inizio primavera, spesso caratterizzato da tempo instabile, alcuni pescatori insistono lungo la costa compresa tra Punta La Greca e Punta Molara, che offre riparo dai venti occidentali, per catturare soprattutto molluschi cefalopodi. Fig. 3. Distribuzione delle pescate osservate all interno dell AMP. La Fig. 3 mostra la distribuzione delle 45 pescate oggetto di osservazione nel presente monitoraggio nelle diverse zone dell AMP: 21 pescate sono state fatte all interno delle zone B di riserva generale, 19 nella zona C di riserva parziale e 5 all esterno del perimetro dell area marina protetta. Tipologia di fondale su cui si è esercitato lo sforzo di pesca. Per descrivere la piccola pesca costiera è anche necessario conoscere le caratteristiche bionomiche dell area in quanto il tipo di fondale influisce in maniera diretta sulla tipologia del popolamento ittico (Guidetti, 2006). Come durante il precedente monitoraggio condotto nel , la maggior parte delle pescate osservate sono state effettuate su un fondale prevalentemente costituito da prateria di Posidonia oceanica (Fig. 4), che, come mostra la Carta Bionomica dei fondali dell AMP, rappresenta la biocenosi predominante nei fondali dell AMP di Tavolara, essendo presente in larga misura nell infralitorale se si esclude la zona compresa

13 tra Punta La Mandria a Tavolara, Molara e Monte Petrosu, dove la prateria è rada e lascia il posto a sabbie biodetritiche. Tuttavia, poiché la lunghezza degli attrezzi consente di esercitare lo sforzo di pesca su ambienti contigui, ma differenti (es. prateria di posidonia biocenosi delle alghe fotofile su roccia), il tipo di fondale è indicato con le seguenti categorie: posidonia roccia, la prateria di posidonia è intervallata o contigua a un fondale roccioso con biocenosi tipiche dell infralitorale (es. alghe fotofile); posidonia sabbia, la prateria è intervallata o contigua con fondali sabbiosi fangosi infralitorali; roccioso posidonia, se l ambiente prevalente è costituito da fondali duri intervallati da piccole praterie di posidonia su roccia; sabbioso posidonia, il fondale prevalente è sabbioso ma presenta tratti ricoperti da prateria di posidonia detritico coralligeno, se il fondale è prevalentemente detritico, ma presenta anche biocenosi del coralligeno (es. secche e scogli profondi); roccioso detritico, se il fondale è prevalentemente duro ma con presenza di zone di detrito Fig. 4. Caratteristiche del fondale su cui si è esercitato lo sforzo di pesca

14 Sistemi di pesca utilizzati Il monitoraggio ha riguardato osservazioni sulle pescate effettuate con il tremaglio (Ferretti, 2000), l attrezzo da posta in assoluto più utilizzato dai pescatori professionali autorizzati ad operare all interno dell AMP e che garantisce un discreto rendimento associato ad una certa facilità di utilizzo. Le reti ad imbrocco monofilo ( giapponesi o barracuda ) sono state poco utilizzate durante il periodo d osservazione, mentre le nasse e il palamito sono stati utilizzati occasionalmente e in modo discontinuo, per cui le osservazioni su questi attrezzi non sono state effettuate poiché si sarebbero ottenuti dati poco significativi in termini di resa, dovuti al basso numero di repliche. Il tremaglio è costituito da tre pezze di rete sovrapposte delle quali la mediana ha maglie di dimensioni molto più piccole delle pezze di rete esterne per cui la selettività dell attrezzo dipenderà principalmente dall ampiezza delle maglie della pezza centrale. Tutte le pescate oggetto di monitoraggio sono state fatte utilizzando il tremaglio, ad esclusione di due pescate effettuate con il palamito di fondo. Come mostra la Fig. 5, il tremaglio più utilizzato è quello con la maglia interna da 8 nodi a palmo, per usare la terminologia ancora usata tra i pescatori, che corrisponde ad un lato maglia di 35,71 mm. La dimensione delle maglie esterne varia da 18 a 21 cm di lato, mentre l altezza in fase di pesca delle reti esaminate varia da 1,8 a 2,2 metri. I rapporti di armamento invece variano da un minimo di 0,45 ad un massimo di 0,66 mentre il materiale delle reti utilizzate è la fibra poliammidica a 4 capi. In genere, i tremagli con maglie del restavano in pesca dalle 14 alle 24 ore, a seconda se la cala avveniva al mattino presto (subito dopo averle salpate e pulite dalla pescata precedente) oppure al tardo pomeriggio.

15 Fig. 5. Tipolog ia degli attrezzi da posta utilizza ti durant e il monito raggio. Aragoste e granceole pescate con il tremaglione. Per la pesca su fondali più profondi, allo scopo di insediare specie bersaglio di notevole valore commerciale quali aragoste (Palinurus elephas), capre marine o granceole (Maja squinado), capponi o scorfani rossi (Scorpaena scrofa), razze (Raja brachyura e R. clavata), rane pescatrici (Lophius piscatorius), viene normalmente utilizzato un tremaglio la cui pezza centrale ha maglie piuttosto grandi, detto anche tremaglione (4 5 nodi a palmo). Le reti vengono lasciate per ore per pescare capponi, razze, mostelle, triglie di scoglio di grossa taglia, rane pescatrici e occasionalmente, qualche grosso dentice nei pressi di scogli profondi. Il tremaglione (altrove viene chiamato aragostara), viene utilizzato su fondali medio profondi caratterizzati prevalentemente da detritico e da comunità del coralligeno. Per la cattura delle aragoste, l attrezzo da posta fissa viene calato a profondità superiori ai 50 m, e viene lasciato in situ per alcuni giorni. Iniziando a catturare i pesci, il tramaglione è pronto per attirare le aragoste come se fosse stato innescato. Nello stesso tempo questo tipo di rete lascia abbastanza liberi i pescatori per i tempi di recupero dell attrezzo, poiché mentre il pesce intrappolato nella rete deve essere salpato a bordo in fretta per evitare che gli isopodi necrofagi o altri organismi lo danneggino, le aragoste rimangono vive a lungo nella rete.

16 La maggior parte delle cale effettuate con queste reti sono state effettuate nei fondali detritici e coralligeni, a profondità anche superiori ai cento metri che si trovano a est e a sud dello scoglio di Molarotto, sul confine o appena fuori dal perimetro dell Area Marina Protetta (vedi Fig. 2). Due osservazioni hanno riguardato la pesca con un tramaglio utilizzato come una rete circuitante. Con questa tecnica, la rete viene calata a semicerchio in prossimità della costa, in modo da chiudere o quasi un certo tratto di mare e catturare i pesci che si trovano nello spazio delimitato dalla rete stessa. A questo punto, si produce rumore sulla superficie del mare, in modo da impaurire il pesce che scappa verso la rete, rimanendo ammagliato. Nelle due pescate osservate, la rete utilizzata a tale scopo è stata un tremaglio in nylon, con maglia di misura 8 nodi a palmo, che in pesca ha un altezza di circa tre metri. Il nylon conferisce alla rete una certa trasparenza che risulta utile per la cattura degli sparidi, soprattutto saraghi, che hanno una vista sviluppata. Questo sistema di pesca, piuttosto conosciuto dai pescatori che operano nel golfo interno di Olbia per la cattura di muggini, spigole e orate, risulta molto selettivo e talvolta può consentire rese piuttosto importanti, come dimostra la pescata osservata il 16/06/2011 (TC35) in cui sono stati pescati ben 150 kg di sparidi con una rete lunga 700 metri. Nonostante il fatto che nel precedente monitoraggio il palamito fisso si fosse rivelato un sistema di pesca discretamente redditizio in termini di resa per sforzo di pesca, consentendo la cattura di pesce pregiato (saraghi, orate, pagelli), con valori di resa intorno ai 5,5 kg/100 ami, esso viene utilizzato solo per brevi periodi esclusivamente da due pescatori. I motivi principali del suo scarso impiego vengono indicati nella difficoltà di reperire l esca adatta a buon mercato (il bibi, utilizzato per catturare sparidi arriva a costare anche 25 euro al chilo), e il notevole impiego di tempo e perizia necessario per l utilizzo (come per l oloturia). Sparidi catturati con il palamito (P1 P2). Reti da posta per grandi pelagici Come è stato dimostrato durante una precedente indagine sulla pesca professionale all interno dell AMP condotta nel 2005 (Bava & Cattaneo Vietti, 2006), è evidente la scarsa propensione da parte dei pescatori locali a differenziare i sistemi di pesca.

17 Tuttavia, un pescatore professionale che da anni collabora con L Ente Gestore nei progetti di monitoraggio della pesca professionale, utilizza già da tempo una rete da posta fissa a imbrocco per grandi pelagici. Attualmente il pescatore che utilizza questo sistema di pesca all interno dell AMP di Tavolara ha inoltrato una richiesta di concessione demaniale alla Regione Autonoma della Sardegna, poiché la rete fissa ancorata al fondale, nonostante si trovi in un punto poco trafficato dalle imbarcazioni, può presentare un pericolo per la navigazione se non opportunamente segnalata (Fig. 6). Isola di Tavolara Zona C Zona B Fig. 6. Localizzazione della rete da posta fissa (rete a trappola) posta in zona B dell AMP, sul versante nord occidentale dell Isola di Tavolara. Questa sistema di pesca (Fig. 7), che si avvicina come impianto alla struttura della tonnarella è conosciuto in altre parti d Italia come bestinara, ma negli ultimi decenni è caduto in disuso.

18 Fig. 7. Schema di messa in opera di una rete da posta fissa (rete a trappola). È una rete passiva: viene lasciata ferma in attesa che il pesce nei suoi movimenti vi incappi e vi resti prigioniero. Per l uso di questa rete da posta non sono indispensabili strumenti sofisticati o motori potenti. La pesca con tale attrezzo può essere fatta anche completamente a mano, solo con l esperienza e la conoscenza delle zone di pesca del pescatore. Questa tipologia di attrezzo è molto selettiva in quanto cattura solo pesci di grosse dimensioni, che rimangono imbroccati in una data maglia (i più piccoli l'attraversano); la maglia utilizzata, di trentuno cm di lunghezza, garantisce la cattura esclusivamente di individui di buona taglia ed in perfette condizioni per cui sono venduti a prezzi elevati al mercato. Inoltre, questo sistema di pesca garantisce un impatto minimo sulle biocenosi del fondale, sicuramente inferiore ad altre reti da posta che sono calate anche su fondali con biocenosi sensibili e salpate più frequentemente. In particolar modo questa rete, che si estende perpendicolarmente all isola di Tavolara, intrappola i grossi pelagici in un ricciolo terminale, dove il pesce, seguendo la rete, finisce per imbroccarsi (Fig. 7). Periodicamente il pescatore osserva dalla superficie con l ausilio di uno specchio per controllare se vi è qualche pesce ammagliato e quindi lo salpa, talvolta con il lavoro di un subacqueo in immersione.

19 La rete ha una lunghezza totale di 200 m. Quando viene calata ed è in pesca raggiunge i 100 m circa di sviluppo. Partendo dalla costa dell isola di Tavolara (zona Poppa del Bastimento ), lato di levante, direzione 320, arriva fino ad una profondità di circa 30 metri. La quota di pesca varia notevolmente a partire da 5 6 metri fino ad arrivare ai 30 metri, su un fondale caratterizzato da una prateria di posidonia. Al momento non sono disponibili dati sulla resa per unità di sforzo per questo sistema di pesca, poiché non era oggetto del monitoraggio. Tuttavia nella Tab. 3 sono indicate la frequenza di cattura delle specie bersaglio, fornite dal pescatore. Fig. 8. Ricciola catturata con la rete da posta per grandi pelagici. Nome scientifico Nome comune Consueto Occasionale Raro Coryphaena hippurus Lampuga x Lampris guttatus Pesce re x Pomatomus saltator Pesce serra x Lichia amia Leccia x Seriola dumerili Ricciola x Sarda sarda Palamita x Euthynnus alletteratus Tonno alletterato x Thunnus thynnus Tonno rosso x Thunnus alalunga Tonno alalunga x Xiphias gladius Pesce spada x Tetrapturus belone Aguglia imperiale x Mola mola Pesce luna x Zeus faber Pesce San Pietro x

20 Tab. 3. Principali specie catturate e frequenza delle catture con la rete da posta per grandi pelagici. Analisi dei dati Sono state analizzate complessivamente 43 pescate con reti da posta (tremaglio) e 2 cale con il palamito di fondo. Per ogni osservazione sono state ottenute le catture totali in kg, nonché le catture in kg relative alle specie bersaglio principali. Attraverso le fotografie digitali inoltre è stato possibile riconoscere le singole specie e il numero di individui pescati per ogni specie. Complessivamente il pescato totale analizzato è di 1.077,37 kg suddivisi in 56 specie ittiche. Tab. 4. Lista delle specie alieutiche (pesci, molluschi, crostacei) catturate: Bothus podas Conger conger Dasyatis pastinaca Dentex dentex Dicentrarchus labrax Diplodus annularis Diplodus vulgaris Diplodus puntazzo Diplodus sargus Epinephelus marginatus Labrus merula Labrus viridis Lithognathus mormyrus Lophius piscatorius Merluccius merluccius Mugil cephalus Mullus surmuletus Muraena helena Oblada melanura Pagellus acarne Pagellus erythrinus Pagrus pagrus Phycis phycis Raja brachyura Raja clavata Sarda sarda Scorpaena scrofa Scyliorhinus canicula Scyliorhinus stellaris Seriola dumerili Serranus cabrilla Serranus scriba Solea solea Sparus auratus Sphyraena viridensis Spondyliosoma cantharus Symphodus ocellatus Symphodus tinca Synodus saurus Trachinus araneus Trachinus draco Trachinus radiatus Trachurus mediterraneus Trigloporus lastoviza Uranoscopus scaber Zeus faber Molluschi Loligo vulgaris Octopus vulgaris Sepia officinalis

21 Sarpa salpa Sciaena umbra Scomber japonicus Scomber scombrus Scorpaena porcus Crostacei Maja squinado Palinurus elephas

22 Fig. 9. Rese di pesca complessive espresse in kg per 1000 m di rete da posta Le rese di pesca CPUE (Catch Per Unit Effort) espresse in kg per 1000 metri di rete sono indicate in Fig. 9. I valori oscillano tra un minimo di 2,94 ad un valore massimo di 214,28 kg/1000 m di rete. Risulta evidente che la cala TC35 si discosta notevolmente dai valori medi rilevati durante tutto il periodo di monitoraggio. Questo valore statisticamente può definirsi un outlier. Cioè un osservazione, un valore anomalo, chiaramente distante dalle altre osservazioni disponibili. Durante i monitoraggi può capitare che alcuni dati siano più lontani dalla media del campione più di quanto sia logico aspettarsi. Ciò può essere dovuto a differenti cause, un errore statistico, un dato errato, ma potrebbe anche essere semplicemente dovuto al caso, che ha fatto si che nella raccolta dei dati alcune osservazioni abbiano prodotto dati molto lontani dai valori medi del campione. Nel nostro caso risulta evidente che il dato rilevato nella cala TC35 non è un errore, ma evidenzia il fatto che il calcolo della CPUE è stato effettuato su diverse tipologie di reti calate. Infatti la pescata TC35 è stata effettuata con una rete circuitante descritta in precedenza che raggiunge i 214,28 kg/1000 m. Molto differente dal classico tramaglio utilizzato per la maggior parte delle altre cale. Questo valore ottenuto nella cala TC35, è da considerarsi si come un outlier, ma evidenza principalmente il problema del calcolo delle CPUE su diverse tipologie di attrezzi da pesca.

23 Il valore medio di CPUE per le pescate osservate risulta dunque 18,2 kg/1000 m.

24 Confronto con le precedenti campagne di monitoraggio: 2005 Durante la stesura del piano di gestione, nel 2005, è stata effettuata una piccola campagna di pesca per valutare i principali attrezzi utilizzati dai pescatori operanti all interno dell AMP. Dai rilievi effettuati, se pur statisticamente in numero molto ridotto, è emerso che si ha una CPUE di circa 10,9 Kg/1000 m di reti da posta calate. (dati S. Bava & R. C. Vietti) CPUES (g/m) Fig. 10. Catture per unità di sforzo (g/m lineare di attrezzo) relative alle cale con reti La seconda campagna di monitoraggio della pesca professionale all interno dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo ha avuto inizio nel mese di novembre 2008 e si è conclusa nel mese di giugno del Per tale attività il Consorzio ha avuto la collaborazione di cinque pescatori professionali. Il progetto è stato portato a termine con più di 36 osservazioni, di cui 30 inerenti le reti da posta. Nel grafico sottostante si possono osservare i valori di CPUE per ogni singola pescata, con un valore medio di 21,14 Kg/1000 m di rete calata.

25 Fig. 11. Catture per unità di sforzo (Kg/1000m lineare di attrezzo) relative alle cale con reti. Fig. 12. Media delle catture per unità di sforzo (Kg/1000m lineare di attrezzo) relative nei diversi monitoraggi Esaminando il grafico sopra riportato, si può dedurre che non vi sono statisticamente delle variazioni nello sforzo di pesca per lunghezza lineare nei diversi periodi. Infatti i valori di CPUE relativi al 2005 risultano di 10,9 (±6,6 d.s.) KG/1000m, la CPUE per il 2009 è di 21,14 (±11,5 d.s.), KG/1000 m, mentre i valori della CPUE per il 2011 sono di 18,2 (±31 d.s) KG/1000m. Per quanto riguarda la composizione delle catture, i dati ottenuti in questo monitoraggio non si discostano in maniera significativa dai dati della precedente campagna di monitoraggio del 2009

26 (Fig. 10). I valori di CPUE sono espressi in numero di individui per 100 metri di rete (tremaglio con maglia 8 nodi a palmo). La specie che presenta il CPUE più alto è ancora la seppia comune (Sepia officinalis), con un valore di 0,805 individui/100 m rete, seguita dallo scorfano rosso (Scorpaena scrofa) con 0,516 e dallo scorfano nero (Scorpaena porcus) con 0,368.

27 Triglie di scoglio pescate nella cala T39 Grossa corvina catturata nella cala T33 Fig. 10. Catture per unità di sforzo per i tremagli con maglia dell 8. Prendendo in considerazione anche le osservazioni sulle pescate con tremaglio con maglia del 7, del 10 e dell 11 (quest ultima usata per catturare le triglie di scoglio in autunno), la composizione delle catture varia molto poco, e le specie che presentano valori CPUE più alti sono sempre la seppia, lo scorfano rosso e lo scorfano nero, seguiti dalla triglia si scoglio (Mullus surmuletus), dal sarago fasciato (D. vulgaris) e dalla corvina (Sciaena umbra) (Fig. 11).

28 Fig. 11. Catture per unità di sforzo per i tremagli con maglia interna del 7,8,10,11 nodi a palmo. Nel grafico successivo (Fig. 12) sono indicati i valori CPUE per quanto riguarda la pesca con un tremaglio (detto tremaglione) con maglia interna del 4 e del 5, che corrisponde ad un lato maglia di 83,33 mm (4) e 63,00 mm (5). La maggior parte delle cale di questo genere vengono effettuate nei fondali a largo dello scoglio di Molarotto, sul confine dell AMP o qualche miglio fuori, insistendo su punti tradizionalmente pescosi, probabilmente al riparo dalle rotte delle strascicanti. Qualche cala viene effettuata anche sopra gli scogli profondi e le emergenze granitiche che si trovano tra l isola di Molara e Tavolara.

29 Fig. 12. Catture per unità di sforzo con il tremaglione del 4 e del 5. Come mostra il grafico la specie che presenta il CPUE più elevato con questo tipo di tremaglio è lo scorfano rosso o cappone (Scorpaena scrofa) con 3,69 g/m, seguito dalle razze (Raja brachyura e Raja clavata) con 2,96 e dall aragosta (Palinurus elephas) con valori di 2,69 g/m. Catture meno consistenti si registrano per la rana pescatrice (2,17) e la granseola (0,69), due specie di notevole importanza commerciale. Le Fig. 13 e 14 mostrano, rispettivamente, la composizione delle catture suddivise per peso relativo delle specie bersaglio principali e la composizione delle catture per numero di individui di ogni singola specie.

30 Fig. 13. Quantità in kg delle specie bersaglio catturate con tremaglio del 4 e del 5. Fig. 14. Specie catturate sui fondali detritici e coralligeni.

31 Capponi e razze pescate nella cala T28 Due osservazioni hanno riguardato la pesca col palamito di fondo, costituito in entrambi i casi da circa 300 ami (misura 12), disposti su una lenza madre di lunghezza compresa tra i 300 e i 400 metri. L esca utilizzata è stata il polpo scottato e il sipunculide bibi (Sipunculus nudus). Le due cale col palamito di fondo sono state effettuate su fondali misti posidonia e roccia ad una profondità di circa 8 10 metri, con rese (CPUE) di 64,63 g/amo e 36,67 g/amo. Fig. 15. Catture con il palamito di fondo delle cale P1 e P2.

32

33 Problematiche della pesca professionale esercitata all interno dell Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo Durante le osservazioni condotte nel corso del monitoraggio e durante la riunione con alcuni pescatori professionali tenutasi nella sede dell AMP di Tavolara il 24 gennaio 2011, sono emerse diverse criticità del comparto della piccola pesca professionale. Alcune problematiche erano già state sollevate nei precedenti incontri con l Ente Gestore e sostanzialmente sono rimaste a tutt oggi invariate. Resta alta la conflittualità con l esercizio della pesca sportiva già segnalata nel rapporto del 2006 (Bava & Cattaneo Vietti, 2006): la competizione con la pesca sportiva rappresenta sicuramente un problema molto sentito dagli operatori della piccola pesca, in particolare nel periodo estivo, quando il numero dei praticanti cresce esponenzialmente, ma anche nel periodo della pesca ai cefalopodi (totani, calamari, seppie), dove, a detta dei pescatori professionisti, il prelievo esercitato dai pescatori sportivi causerebbe un depauperamento della risorsa che influisce negativamente sui profitti dei pescatori professionali. I pescatori sportivi sono inoltre accusati di pescare anche nelle zone B dove la pesca è consentita solo ai professionisti autorizzati. Attualmente non sono disponibili dati che riguardano il prelievo della pesca sportiva per poter quantificare l impatto che essa esercita sulle risorse alieutiche. I pescatori professionisti auspicano perciò un incremento della sorveglianza da parte delle autorità competenti (Corpo Forestale e Guardia Costiera) soprattutto per quanto riguarda il mancato rispetto del regolamento dell AMP in materia di pesca sportiva (divieto in zona B), e la massima quantità di prelievo per i pescatori sportivi (5 kg). Auspicano altresì una regolamentazione più rigida per la pratica della pesca sportiva all interno dell area marina protetta, come l introduzione di una autorizzazione e di un libretto delle catture. Tutti i pescatori che hanno collaborato al monitoraggio inoltre, lamentano la continua presenza di pescatori professionali non autorizzati che calerebbero attrezzi da posta privi di segnalamenti marittimi con indicato il numero di matricola della barca da pesca. Si denota tuttavia una scarsa propensione degli autorizzati a segnalare tempestivamente le infrazioni osservate agli organi di vigilanza e all Ente Gestore dell AMP. Un altro problema molto sentito dai pescatori è legato all intensa frequentazione dell area marina protetta da parte dei diportisti soprattutto nella stagione estiva, dove si registrano picchi di oltre 2000 presenze di imbarcazioni al giorno (dati 2006). Ciò comporterebbe un disturbo acustico che provocherebbe anomalie nel comportamento di alcune specie ittiche, influendo negativamente sulle abitudini riproduttive e alimentari. Questa tesi è peraltro avvalorata da ricerche scientifiche condotte su alcune specie tipiche dell infralitorale come Sciaena umbra (Picciulin et al., 2011; Codarin et al., 2011). In particolare il disturbo sarebbe causato dalla eccessiva velocità sottocosta e dalle motorizzazioni delle imbarcazioni medio grandi. Inoltre, il mancato rispetto dei limiti di velocità da parte dei diportisti in prossimità della costa, imposti dal Codice della Navigazione e dal regolamento dell AMP sul transito in zona B, costituisce un serio pericolo per lo svolgimento delle

34 attività della piccola pesca artigianale, dovuto soprattutto al moto ondoso sollevato dalle grosse imbarcazioni che transitano a velocità elevate. Questo problema, molto sentito da parte degli operatori della pesca professionale sarà un argomento che dovrà essere affrontato dall Ente Gestore nell immediato futuro, con l emissione di specifiche ordinanze che limiteranno la velocità delle imbarcazioni da diporto all interno dell area marina protetta. Per quel che riguarda la pesca del riccio di mare (Paracentrotus lividus), le nuove disposizioni regionali affidano alle aree marine protette la gestione della risorsa, per cui, l AMP di Tavolara, in base alle ricerche e ai monitoraggi effettuati e finalizzati a stimare la densità del riccio edule all interno dell area protetta, dovrà fornire indicazioni alla Regione Sardegna sulle nuove quote di prelievo per i pescatori subacquei muniti di licenza e per i pescatori professionali. Queste nuove disposizioni, espresse nell Ordinanza della C.P. N 69/2011, tengono conto del ruolo del riccio edule Paracentrotus lividus nel determinare gli equilibri ecologici dei fondali infralitorali, con importanti ripercussioni sulla fauna ittica oggetto di prelievo da parte della pesca professionale. Anche su questo argomento i pescatori professionali lamentano una forte pressione di pesca da parte di operatori illegali e da parte dei pescatori sportivi che non rispetterebbero le quote di prelievo. Attività d educazione ambientale con il coinvolgimento degli operatori della pesca professionale Il comparto della piccola pesca artigianale che opera all interno dell AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo è di modeste dimensioni se paragonato ad altre zone della Sardegna e sono appena una quindicina le barche da pesca autorizzate. Se consideriamo il contributo all economia locale esso non è comparabile con il valore economico delle attività legate alla nautica (portualità, noleggio, rimessaggi ecc ), alla subacquea e ai servizi balneari che gravitano in un territorio ad altissima vocazione turistica quale quello dell area marina protetta. Tuttavia, l AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo riconosce l importante valore che la piccola pesca artigianale riveste negli aspetti socio culturali di un territorio legato al mare, e intende condividere con gli operatori della pesca professionale delle esperienze educative didattiche che coinvolgano la comunità locale, in particolar modo i giovani in età scolare, allo scopo di valorizzare e far conoscere questo mestiere, ricco di tradizioni, d arte, di conoscenze tramandate nelle generazioni, che rischia di scomparire a causa delle difficoltà che il settore sta oggi attraversando. Tra le azioni che si intendono intraprendere in collaborazione con i pescatori locali, anche iniziative di sensibilizzazione verso un consumo più sostenibile delle risorse ittiche, indirizzando le scelte alimentari verso specie considerate meno pregiate dal punto di vista commerciale.

35 Conclusioni La piccola pesca professionale nelle AMP, se opportunamente gestita, costituisce un attività sostenibile che utilizza una fonte alimentare rinnovabile, contribuire all economia locale ed attirare un turismo anche culturale e, mantenere una struttura socio culturale senza esercitare effetti particolarmente negativi sull ambiente. Circa il 30% della pesca italiana, per quanto riguarda la piccola pesca costiera, opera anche all interno di AMP, tra istituite e in attesa di istituzione (UNIMAR, 2001). La realtà attuale delle AMP suggerisce l importanza di conoscere sempre meglio la situazione della pesca professionale all interno di esse (UNIMAR, 2001) in quanto una gestione efficiente ed ecocompatibile di tale attività produttiva non può prescindere da un quadro aggiornato e esaustivo delle sue dimensioni (Bava et al., 2005). La pesca artigianale nell AMP di Tavolara è svolta da poche unità da pesca di lunghezza tra i 6 e gli 8,5 metri, condotte molto spesso in ambito familiare. Essa rappresenta una realtà di modeste proporzioni se la si confronta con quella di altre aree marine protette, in quanto verosimilmente le unità da pesca che operano all interno del perimetro dell AMP sono circa una quindicina. Tuttavia rappresenta un realtà imprescindibile che va compresa e valutata in tutti i suoi aspetti. I dati ottenuti nel corso di questo monitoraggio forniscono un quadro aggiornato, al 2011, della situazione della pesca professionale all interno dell AMP Tavolara Punta Coda Cavallo in termini di tipologia delle specie bersaglio, sforzo di pesca e rese. Analizzando le 43 pescate effettuate, nel periodo di tempo che va da febbraio a dicembre 2011, si ottiene una resa per unità di sforzo (Catch Per Unit Effort, CPUE) pari a 18,2 kg per 1000 metri lineari. Questo dato statisticamente non si discosta rispetto al valori di CPUE ottenuti nelle precedenti indagini (S. Bava & R.C. Vietti 2005 e G.M. Pitzianti & S. Bava 2009) relativo alla pesca con il tramaglio a differente ampiezza di maglia, e resta in linea con le rese alte all interno delle AMP italiane (Fig. 16).

36 Dall analisi dei dati del 2009 e del 2011 si evince che vi sono delle singole pescate con valori di CPUE molto alti. Questi valori sono dovuti a diverse tipologie di pesca con altre reti da posta, come l incastellata ( giapponese o barracuda ), le cui rese sono spesso maggiori in quanto agiscono anche sulla colonna d acqua e possono catturare il pesce di passo, oppure con reti da posta circuitanti che talvolta consentono catture importanti. Dai risultati ottenuti dalla nuova campagna si desume che sono necessari approfondimenti sulla tipologia di attrezzi utilizzati all interno dell AMP. In particolar modo è necessario effettuare una distinzione netta di CPUE per singolo attrezzo utilizzato, tramaglio, incastellata, palamiti, nasse ecc. Anche per quanto riguarda la composizione delle catture, questa non si discostano in maniera significativa dal 2009: la specie che presenta il CPUE più alto con il tramaglio dell 8 è sempre la seppia comune (Sepia officinalis), con un valore di 0,805 individui/100 m rete, seguita dallo scorfano rosso (Scorpaena scrofa) con 0,516 e dallo scorfano nero (Scorpaena porcus) con 0,368. Se consideriamo anche le catture effettuate nell ambiente infralitorale con tramagli a differente ampiezza di maglia interna la composizione delle catture varia molto poco, e le specie che presentano valori CPUE più alti sono sempre la seppia (0,906), lo scorfano rosso (0,584) e lo scorfano nero (0,419), seguiti dalla triglia si scoglio (0,201), dal sarago fasciato (0,188) e dalla corvina (0,112). Nelle cale effettuate su fondali a componente detritica e comunità del coralligeno, utilizzando i tremaglioni, per insediare soprattutto le aragoste, la specie che presenta CPUE più alti è lo scorfano rosso con 0,369 Kg/100 m, seguito dalle razze (Raja sp.) con 0,296. Considerato il valore commerciale, risultano buone anche le catture di aragoste con valore 0,269 kg/1000. Sono state inoltre osservate due pescate con il tramaglio circuitante con rese molto interessanti: CPUE di 21,71 kg/1000 m nella prima cala (TC 12), mentre nella seconda cala del 16/06/2011 (TC 35) sono stati catturati ben 150 kg circa di sparidi con CPUE di 214, 28 kg/1000 m. Il palamito di fondo, poco utilizzato durante il periodo in cui è stato effettuato il monitoraggio, ha registrato CPUE di 6,46 e 3,67 Kg/100 ami.

37 Fig. 16. Rese di pesca con tramaglio ed altri attrezzi da posta (incastellata) (kg/km) in varie aree italiane sia AMP (colonne nere) che zone non tutelate (colonne grigie). E evidente la maggiore resa che generalmente si ottiene all interno delle AMP (da Guidetti et al., 2011).

38 In conclusione possiamo sottolineare che la resa delle reti da posta è rimasta costante negli ultimi anni all interno e nelle immediate vicinanze dell AMP e che, nei prossimi, sarà più importante approfondire le rese di pesca che utilizzano, anche se molto più sporadicamente, altri strumenti per avere una visione più completa del comparto. Ad esempio i pochi dati disponibili sulla resa del sistema di posta fissa (rete a trappola) calato stagionalmente nelle acque dell Isola Tavolara non sono assolutamente significativi, ma alcune sporadiche osservazioni permettono comunque di prevedere che, una volta ottenute le autorizzazioni necessarie, questo strumento di pesca potrà dare molte soddisfazioni e che, operando sul comparto pelagico, è totalmente compatibile con le finalità dell AMP. Riferimenti bibliografici Bava S. & R. Cattaneo Vietti, Area Marina Protetta Isola di Tavolara Punta Coda Cavallo. Prima valutazione della pesca professionale. Relazione tecnica. Codarin A., M. Spoto & M. Picciulin, One Year characterization of Sea Ambient Noise in a coastal Marine Protected Area: A management tools for inshore MPAs. The Effects of Noise on Aquatic Life, Nyborg, August Consorzio di gestione A.M.P. di Tavolara Punta Coda Cavallo, Carta bionomica dei fondi marini. A cura del DIP.TE.RIS. Università degli Studi di Genova. FEDERCOOPESCA, Specie ittiche marine commerciali del Mediterraneo. FEDERCOOPESCA, Guida pratica del pescatore. Revisione tecnica del testo italiano di Mario Ferretti. Ferretti M., Classificazione e descrizione degli attrezzi da pesca in uso nelle marinerie italiane con particolare riferimento al loro impatto ambientale. Relazione finale. Guidetti P., Mediterranean MPAs: the importance of experimental design in detecting the effects of protection measures on fish. Aquatic Conservation: Marine and Freshwater Ecosystems, 12, Guidetti P., Valutazione dell effetto riserva tramite censimenti visuali della fauna ittica presso l Area Marina Protetta di Tavolara Punta Coda Cavallo. Relazione tecnica. Guidetti P., S. Bava, S. Bussotti, R. Cattaneo Vietti, A. Cicccolella, P. D Ambrosio, G. de Lucia, S. Fai, L. Mascia, G. Massaro, A. Navone, R. Odorico, M. Piron, G. Pitzianti, F. Pizzolante & M. Spoto, La piccola pesca artigianale e le AMP nel contesto italiano. Atti 19 Convegno Gruppo Gadio, Olbia. Maggio Studi Trent. Sci. Nat., 89: Louisy P., Guida all identificazione dei pesci marini d Europa e del Mediterraneo. Edizione italiana a cura di Egidio Trainito. Il Castello, 2006 Picciulin M., A. Codarin & M. Spoto, Characterization of small boat engine noise compared with the chorus of Sciaena umbra (Sciaenidae). The Effects of Noise on Aquatic Life, Nyborg, August 2011.

39 Pitzianti G.M., S. Bava & R. Cattaneo Vietti, La pesca professionale nell Area Marina Protetta (AMP) di Tavolara Punta Coda Cavallo. Relazione finale

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