L ARTE, L ARCHITETTURA E LA SIMBOLOGIA CRISTIANA AL SERVIZIO DELLA CATECHESI

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1 venerdì 14 settembre 2012 venerdì 5 ottobre 2012 venerdì 26 ottobre 2012 venerdì 30 novembre 2012 sempre alle ore parole e immagini per conoscere meglio le nostre chiese Chiesa dei Ss.Pietro e Paolo, via G.Goldoni, Anzola dell Emilia (Bo) L ARTE, L ARCHITETTURA E LA SIMBOLOGIA CRISTIANA AL SERVIZIO DELLA CATECHESI Ciclo di conferenze a cura della Comunità parrocchiale di Anzola dell Emilia e del Centro Culturale Anzolese Con il patrocinio del Comune di Anzola dell Emilia

2 1 incontro, venerdi 14 settembre Il simbolismo cristiano: simboli e metafore Le prime immagini simboliche: il Cristogramma Le prime immagini simboliche: il tau Le metafore nell immagine di Dio Il tetramorfo e le metafore nelle immagini associate agli evangelisti I simboli associati ai Vangeli e agli evangelisti 2. Le figure geometriche Il cerchio Il quadrato Il cerchio sormontato dalla croce Il quadrato sormontato dal semicerchio L ottagono Il triangolo 2 incontro, venerdi 5 ottobre incontro, martedì 10 marzo Le origini del tempio Il tempio pagano Chiesa, intesa come tempio Le origini del tempio cristiano La pianta delle chiese cristiane L interno delle chiese e il loro orientamento Alcuni accenni sulle chiese romaniche Principali caratteristiche delle chiese romaniche Alcuni cenni sulle chiese gotiche Le figure grottesche sulle chiese gotiche Le chiese moderne Le principali caratteristiche delle chiese contemporanee Il Concilio Vaticano II e le chiese contemporanee Gli incontri sono gratuiti e a cura di Gabriele Gallerani. E previsto solo un modesto contributo complessivo di 10 che serve a pagare le dispense in formato cartaceo (a colori), o su CD, che saranno consegnate ad ogni serata. E pertanto gradita la pre-iscrizione.

3 3 incontro, venerdi 26 ottobre Il simbolismo cristiano: i materiali La pietra (o mattone in terracotta) I marmi Le pietre dure Il vetro (o gemme) 5. Il simbolismo nella costruzione delle chiese La porta d ingresso Il vestibolo Il protiro L altare Alcuni cenni sull importanza dell altare nelle varie religioni Le pietre sacre o altaroli L arco trionfale L arco trionfale Il presbiterio L abside Il coro, inteso come luogo di preghiera Il coro, inteso come spazio riservato ai cantori L organo Le cappelle laterali 4 incontro, venerdi 30 novembre 2012 incontro, martedì 10 marzo L arte al servizio della catechesi Note introduttive L arte sacra come sintesi di un messaggio complesso La funzione dell arte sacra all interno del tempio 7. La pittura nelle chiese: le catacombe I cristiani nelle catacombe 8. La pittura nelle chiese dopo l editto di Costantino L Editto di Costantino L immagine di Dio L immagine di Dio-Padre La rappresentazione di Gesù La Crocifissione nell iconografia cristiana L immagine di Gesù Bambino L immagine di Gesù adulto L immagine di Gesù risorto Lo Spirito Santo 9. La pittura nelle chiese dal romanico al Rinascimento La pittura nelle chiese romaniche L iconografia religiosa nella Controriforma Il manierismo e la pittura manierista La Controriforma e i Carracci 10. Simbologia dei colori nei dipinti con soggetti sacri I colori bianco, azzurro, oro, rosso, verde, marrone/ocra

4 La Comunità parrocchiale e il Centro Culturale ringraziano il prof. Andrea Emiliani (esperto e storico d arte) per averci inviato il testo che costituisce l introduzione alle dispense, e il sindaco Loris Ropa per aver concesso all iniziativa il patrocinio del Comune di Anzola dell Emilia. n sommario abbozzo di analisi circa le inflessioni che il metodo della storia dell arte ha subìto negli ultimi cento anni, non può che esaltare il ruolo particolare della Chiesa nei confronti del patrimonio, sia come responsabilità di conservazione attiva, sia come proiezione di questo patrimonio verso l osservazione artistica. E cosa sufficientemente nota che la Chiesa, nell area italiana, rappresenta da sola con la gigantesca trama dei suoi servizi territoriali ed urbani la quasi totale generalità e complessità delle emergenze storiche ed artistiche. Si può dire che solo pochi frammenti in percentuale restano fuori dall enorme raggio di attività diretta della Chiesa e delle sue esigenze liturgiche e di culto. Ogni nucleo chiesastico italiano realizza di per sé stesso la più diramata e agile rappresentazione del lavoro artistico, che ben rara rappresentazione trova negli stabilimenti di conservazione, e cioè nei musei. Una prima e forse pratica ragione da fornire alla riflessione circa la disattenzione verso un così eccezionale repertorio dell espressione è certo quella dell uso che, fino a qualche anno fa, la Chiesa stessa ha continuato a fare del patrimonio, trattenendolo entro una diretta dimensione pratica e strumentale, senza allontanarlo in una distanza di osservazione storica. La seconda ragione, che pure a questa si collega agevolmente, è rappresentata dalla esplicita volontà della Chiesa di non fare storia (se non lungo linee recenti e ben individuate) del proprio corpo terreno, così ampiamente rappresentato dal patrimonio nella sua vitale distribuzione sul territorio. Nella sostanziale storicità della Chiesa si riconducono dunque atteggiamenti diversi, ma che concludono tutti sia per la mancata attenzione critico-storica, sia per la tardiva vocazione conservativa, in una sostanziale scarsa rappresentazione della globale vastità e distribuzione del patrimonio artistico italiano. Corollario di questa disattitudine è infine la frattura, assai più che consistente, apertasi dopo l Unità nazionale fra la Chiesa e il nuovo Stato. Il dissidio, mai completamente risanato e tanto meno,per ciò che attiene il patrimonio, dal concordato fascista ha anch esso contribuito ad allontanare la cultura laica dall attenzione verso il mondo artistico della Chiesa, e specialmente dai modelli più intimamente legati al culto e alla liturgia tridentina. Si potrebbe affermare che oggi soltanto, a riforma liturgica avvenuta secondo le decisioni del Concilio Vaticano giovanneo l immenso materiale chiesastico sia stato sottratto all uso e immesso in una dimensione di osservazione storica e conseguentemente di cura conservativa. on si può passare sotto silenzio, nel momento in cui si porta la propria riflessione sull impegnativo argomento di una omogeneità delle aree culturali italiane (e quindi della loro composizione, varietà, dinamica e vicenda storica), il tono assai acceso con il quale sociologia e antropologia o meglio dire: divulgazione sociologica e antropologica si avventurano oggi in una precaria distinzione fra culture egemonie culture subalterne, come a dire fra culture di potere e culture di sfruttamento. Il tema concerne in modo del tutto particolare l area artistica italiana, nella quale distribuzione e presenza di una gigantesca 1 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

5 rete di servizi culturali della Chiesa, può falsare praticamente un esatta visione del patrimonio artistico nazionale. La presenza della Chiesa e dei suoi servizi, nonché della sua organizzazione politicoculturale, rende vitale e continua una creatività che non passa soltanto attraverso le forme più aggiornate delle capitali, ma si ripercuote e in più appartate province e nelle arti integrate secondo nessi, ragioni e direzioni che dovranno costituire probabilmente il maggiore compito dello storico dell arte. Qualora la disciplina, com è augurabile, intenda assicurare una rifondazione almeno dei termini spaziali e cioè territoriali. Impossibile negare a questa preponderante committenza cattolica la più vasta ed eloquente delle presenze; così come difficile è garantire ad una improbabile, qui come altrove, arte popolare una sua spontaneità che finirebbe proprio per ricondurci a termini idealistici. E allora evidente che alla rifondazione di cui si diceva prima dovranno collaborare anche conoscenze ulteriori, mai sufficientemente a tutt oggi considerate, prime fra tutte quelle relative ai materiali e alla loro vocazione formale, in ordine ai sistemi produttivi nei quali tali attività si calano; quelle relative alla lingua di questi mondi formali, fino alla costruzione di lessici e vocabolari (costantemente comparati, stante la quantità di parlate locali, artigianali e gergali presenti), e infine quelle connesse alla struttura geostorica del territorio, e ai movimenti antropici. materiali di una storia artistica italiana risultano ancora oggi catalizzati prevalentemente in una ubicazione museografica, oppure collezionistica, e in alcune grandi chiese o palazzi, ed allineati lungo la triade delle arti maggiori, con scarso gettito di esperienze provenienti da altre tecniche espressive. Questa visione, che risulta essere la più generalmente diffusa (vi collaborano infatti il turismo di occupazione, ovvero di agenzia, e l industria culturale di sfruttamento dell immagine), coincide potentemente con il progressivo abbandono di vaste zone del territorio italiano e con conseguente squilibrio. In realtà, l entità distributiva del patrimonio artistico e storico italiano è assai più complessa e risponde ad una sedimentazione che tiene naturalmente conto di fenomeni più generali dell area italiana e primo fra tutti dell equilibrio quasi persistente degli insediamenti tanto urbani che rurali. Anche se questo equilibrio ha subito forti deformazioni nei secoli, soprattutto a causa di violenti urbanesimi, e si è praticamente fatturato in questo ultimo dopoguerra e soprattutto in talune zone della penisola, resta comunque il fatto che il patrimonio artistico segnala ancora oggi livelli distributivi di ripartita presenza: fino a configurare spesso, come di fatto configura, l ultima immagine possibile di una società di capillare organizzazione culturale. In questo senso non sembra si possa aderire alla improbabile suddivisione territoriale post-unitaria in province, tenendosi per scontata la vacuità e del metro territoriale istituito per ragioni postali e la confinazione stessa che non mostra di rispettare in alcun modo l esattezza degli spazi territoriali storici. E quindi necessario ricorrere, assai più di quanto non sia stato fatto anche in campo urbanistico, ad una indagine geografica e storica volta a chiarire gli esatti termini delle aree culturali italiane, secondo variabilità cronologiche, in relazione costante e alla struttura degli antichi Stati italiani e, più intimamente ancora ove ciò sia possibile- alla struttura dell organizzazione ecclesiastica. Diocesi, vicariati e parrocchie rappresentano, in alcune zone italiane e ovviamente soprattutto nello Stato della Chiesa un metro di giudizio per la comprensione delle dinamiche interne. In esse prendono forma e si rivelano all indagatore persistenze di dinamiche culturali riconducibili a individuali punti di potere e di gestione del potere, 2 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

6 quali autorità legatizie oppure poteri vescovili, oppure ancora indicazioni vicariali, e infine anche azione e decisione di singoli parroci. Naturalmente questa trama di poteri resta chiaramente inestricabile se non si opera un opportuno confronto con altre condizioni più strettamente socio-economiche dei luoghi. Così come, infine, le stesse condizioni geografiche presentano una leggibile incidenza sul vario determinarsi ed atteggiarsi delle aree culturali, specie in età anteriori alla fine del XVIII secolo. La più ricorrente struttura orografica italiana, quella delle vallate che scendono a pettine verso la pianura o il mare, già da sola stabilisce, ad esempio, un atteggiamento di autonomia e di caratterizzazione delle emergenze. n questo senso, di prezioso aiuto possono risultare le confinazioni diocesane tramandate sia dall analisi storica di Francesco Lanzoni, visualizzate nella cartografia che scaturisce da un esame delle Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Ma, soprattutto, queste confinazioni assumono maggior interesse qualora vengano confrontate con più accertate carte diocesane posteriori alla definizione tridentina, rivelando nei fatti mutazioni esplicite, diversificazioni eloquenti, tutte capaci di esprimersi in chiarimenti da portare a miglior vantaggio della conoscenza dell organizzazione culturale che ha condotto, davvero non casualmente, alla sedimentazione di un patrimonio nel quale non possiamo leggere oggi se non alla luce di verifiche geografiche e storiche. Come si è accennato, non è possibile immaginare un eguale comportamento in tutte le zone della penisola, e ciò in connessione alla forma di potere istituita. Se dapprima si osserva il modello organizzativo nello Stato della Chiesa, sarà da valutarsi diversamente il caso ad esempio della Toscana, ove il dominio mediceo e l esercizio di un potere culturale fiorentino determina una quota assai ridotta di autonomia diocesana (sarà invece da studiare il caso offerto da poteri abbaziali) in confronto ad altre aree di più costante accentramento. I materiali di questa ricerca sono quelli dell intera storia dell arte e del lavoro artistico, dilatati tuttavia ad una nozione di bene culturale che soltanto in ipotesi inizia oggi a proporsi, a seguito dell aumentato interesse verso una storia globale, ma anche verso una storia della cultura materiale e verso una rinnovata attitudine iconografica ed agiografica. Alle necessità del settore risponde anche l opera di catalogazione attivata dal Ministero per i beni culturali ed ambientali dal 1969 ad oggi, attraverso l Ufficio Catalogo Generale, dal merito alla distribuzione del patrimonio, nonché alla sua stratificazione cronologica e alla sua composizione tipologica. In mancanza di elementi accertati e di necessari finanziamenti, possiamo soltanto immaginare sommariamente che il patrimonio artistico e culturale della Chiesa raggiunga la più alta percentuale di presenza in Italia. Andrea Emiliani 3 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

7 1. Il simbolismo cristiano: simboli e metafore Per spiegare il simbolismo cristiano siamo costretti a ricorrere ad una parola difficile: ermeneutica, che consiste nell interpretare un fatto, un simbolo o un opera d arte, considerando che non esiste una vera ed unica interpretazione, ma chiunque guarda il lavoro di un artista ne vede - e ne interpreta - l aspetto che più si addice alla sua formazione culturale e religiosa. Pertanto, un opera d arte si presta a molte interpretazioni: tutte logiche, tutte rispettabili, tutte importanti, ed è dalla molteplicità delle interpretazioni - detta circolo ermeneutico - che si valuta la genialità e il talento di un artista. Entrando nel merito del simbolismo, va detto che il simbolo, o symbolon, era in Grecia il pezzetto di metallo che si spezzava quando si stipulava un contratto, e nella simbologia cristiana ha conservato la capacità di unire cose diverse, o realtà che sembrano diverse. Come la riunione di due parti spezzate ricompone l unità originale, così la riunione dell uomo con Dio è il risultato dell opera salvifica di Gesù. Il simbolismo fa parte della tradizione culturale e religiosa di ogni popolo grazie alla sua semplicità e immediatezza di percezione, è può essere espresso con disegni, opere o oggetti particolari che esprimono, collegano, o richiamano alla mente messaggi religiosi, culturali o popolari. In sostanza, quella che ci parla, o ci emoziona, non è la complessità del simbolo ma la sua capacità di aiutarci nella ricerca della verità, e la simbologia non serve solo a veicolare dei pensieri attraverso l immagine, ma soprattutto ad aiutare la gente semplice a comprendere il messaggio cristiano attraverso l immagine. Alle origini, il cristianesimo ricorse al simbolismo in conseguenza del divieto di rappresentare, e adorare, le immagini sacre (iconoclastia) che i primi fedeli ereditarono dal patrimonio spirituale ebraico. Oggi le immagini sacre sono simboli che rafforzano la preghiera e la devozione cristiana, ma in principio l iconoclastia fu un modo per marcare la netta differenza fra il paganesimo che adorava gli idoli e il cristianesimo che credeva nell essenza divina di un Dio che non poteva essere rappresentato con sembianze umane in quanto costituiva una limitazione della grandezza di Dio. Inoltre, il divieto voleva essere anche una netta presa di distanza dalla religione dei dominatori romani, che adoravano divinità che avevano vizi, rivalità, gelosie ed eccessi identici a quelli degli uomini, o uomini che attraverso l apoteosi (apotheosis) diventavano divi (dei, divinità) solo perché assurti al soglio imperiale. In questa realtà si inquadra quindi l espressione della religiosità cristiana con segni, o forme astratte quali il pesce o le lettere greche del cristogramma, e nel periodo paleocristiano (dopo il IV secolo d.c.) i simboli rivestono un importanza fondamentale perché era prassi consueta quella di trasformare i templi pagani in chiese cristiane (specialmente in Asia minore), ed era quindi importante dimostrare che il mondo pagano veniva sostituito dalla cristianità. Le prime immagini simboliche: il cristogramma. Il Chrismon (cristogramma) è il più antico simbolo delle comunità cristiane, ed è stato inventato da Costantino, tetrarca dell impero romano agli inizi del IV secolo, prima della battaglia decisiva contro Massenzio che intendeva sottrargli il dominio dell Italia e di Roma. Fu durante questa campagna di guerra che Costantino si convertì al cristianesimo dicendo che il Dio dei cristiani gli era apparso in sogno assicurandogli la vittoria se avesse esibito pubblicamente i segni della conversione. Il compito di questa dispensa non è commentare l episodio ma semplicemente ricordare che il 28 ottobre 312, giorno dello scontro definitivo con il rivale Massenzio nei pressi di Ponte Milvio (sul Tevere in periferia di Roma) le armate di Costantino avevano dipinto sugli scudi un simbolo composto, secondo Eusebio (Vita Costantini, cap I, 31) dalle due lettere X e R, in caratteri greci (χ e ρ: ky e ro), del nome di Cristo. A sinistra c è la prima lettera dell alfabeto greco α, alfa, che simboleggia l inizio di tutto (o il principio) e a destra c è l ultima lettera dello stesso alfabeto ω, omega, che indica la fine di tutto (Ap 1,8; 21,6; 22,13). E la pienezza di Dio: principio e fine di tutto. 4 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

8 Le prime immagini simboliche: il tau. La croce è anche rappresentata dall ultima lettera dell alfabeto ebraico ת (tau), e simboleggia il compimento dell intera parola rivelata di Dio. Questa lettera era chiamata tau (o taw, pronunciato tav in ebraico), che poteva essere scritta: X + T. Essa venne adoperata con valore simbolico fin dall Antico Testamento; se ne parla già nel libro di Ezechiele... Il Signore disse: passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono... (Ez 9, 4-6). Ritroviamo lo stesso segno in Egitto, sulle porte di coloro che vengono preservati dall eccidio dell Angelo sterminatore dei primogeniti (Es 12, 21-31), e ancora nell Apocalisse di Giovanni: Poi vidi un angelo che saliva da oriente e portava il sigillo del Dio vivente e gridò a gran voce ai quattro angeli... dicendo: Non danneggiate la terra, né il mare, né le piante finché non abbiamo segnato sulle loro fronti i servi del nostro Dio (Ap 7, 2-3). Essendo quindi un segno di salvezza fu adottato dai cristiani, e nel 1215, nel IV Concilio lateranense a cui era presente anche San Francesco, il Papa Innocenzo II, facendo proprie le parole di Ezechiele, esclamò: Segna con un τ la fronte degli uomini. Quindi, la X che diventa T ed è disegnata da S.Francesco sulla fronte con l olio profumato, vuol dire che attraverso Cristo puoi vedere la Verità, e puoi vedere il giusto distinguendolo dal malvagio. Le metafore nell immagine di Dio. Il lettore troverà in questo paragrafo un approfondimento del significato simbolico dell immagine di Dio che è stata introdotto, seppure in poche righe, nella pagina precedente. Premesso che la metafora è un immagine che ci fa capire il significato di quello che si vuole dire senza specificarlo con parole o scritti, abbiamo già accennato che il mondo ebraico proibiva la rappresentazione di Dio in figura, perché rappresentava una limitazione della figura del Signore. Anche il cristianesimo paleocristiano non rappresentava la divinità e lo indicava con un pesce o con altri graffiti, e il rifiuto di rappresentare la divinità in sembianze umane era originato anche dall avversione alla dominazione romana da parte degli ebrei che avevano aderito al cristianesimo (avversione espressa in modo particolare verso i culti pagani greci e latini) nonché dal fermo rifiuto di accettare la religiosità romana che imponeva il culto della figura dell imperatore. Quindi, raffigurare Dio con sembianze umane, o con altre di fantasia, era considerato dai cristiani come equipararlo agli idoli pagani mediorientali, greci e latini, o alla figura dell imperatore romano. Questo, anche perché la politica romana dell epoca tendeva ad imporre in modo sempre più vistoso la figura idealizzata dell imperatore, esaltandone il valore non solo come massima autorità dell impero ma anche come divinità, obbligando quindi i popoli sottomessi a rendergli omaggio anche sotto l aspetto religioso. Pur rifiutate dai cristiani, le immagini Pesce in greco antico si dice ichthýs e fu considerato come l acronimo di 5 parole, identificative dello status di Gesù Cristo: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. sacre del tardo-impero comportano però la creazione di modelli fortemente simbolici che saranno ovviamente modificati nei valori e nei significati, ma dopo l Editto di Costantino diventeranno sempre più il centro dell iconografia artistica cristiana nella rappresentazione della divinità. Il ricorso all immagine simbolica si intensifica soprattutto quando il cristianesimo si diffonde fra popolazioni ampiamente anal- fabete (II-III sec.) che inducono i predicatori a dare molta importanza a quelle parti delle Sacre scritture e della vita di Gesù e sollevano le emozioni più intense, e per far meglio comprendere gli aspetti più simbolici della narrazione evangelica cominciano ad avvalersi anche delle immagini, quali portatrici di significati che vanno oltre ciò che rappresentano. Un esempio lo vediamo nella popolarissima rappresentazione di Daniele tra i leoni, con il Cristo raffigurato come un nuovo Daniele che avanza fra belve e, forte della fede nel Padre, ne esce non solo vivo ma anche vincitore. E un immagine fortemente simbolica perché in essa non c è solo la fede di chi si affida alla volontà di Dio, ma anche la raffigurazione del martirio, della sofferenza, del sacrificio di chi muore nel nome di Dio. 5 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

9 L impatto emozionale dell episodio (Dn 6, 1-28 e Lettere di S.Paolo agli ebrei: Eb 11, 32-33) è talmente intenso da essere riproposto anche davanti all ingresso di molte chiese come l Abbazia di Nonantola (Mo) e la cattedrale di S.Geminiano a Modena, dove i leoni collocati ai lati dell ingresso ricordano a chi entra che Daniele si è salvato solo affidandosi completamente all amore di Dio e alla sua misericordia. Il messaggio spirituale rivolto agli uomini è che accettando l amore di Dio si superano indenni quei leoni che possono anche uccidere il corpo mortale, ma scegliendo di entrare in chiesa si inizia un percorso di salvezza destinato a salvarci per l eternità, non solo per il breve Antica Micene, zona archeologica. Architrave di un tempio dedicato a Minerva con la scritta in latino: Imp.Caesar Divi. M.Antonini Pii Ger Marco Aurelio ( d.c.) fu adottato da Antonino Pio e ne portava in cognome. L architrave del tempio lo indica quindi cesare e imperatore e dopo la morte anche divino. periodo di vita terrena. Dopo l Editto di Costantino (313 d.c.), e la palese difficoltà di diffondere la parola di un Dio che nessuno aveva mai visto e che non era nemmeno possibile rappresentare, i teologi dovettero affrontare un quesito che cresceva proporzionalmente al numero di coloro che accettavano di professare la fede in Cristo. Chi passava dalle religioni pagane, piene di divinità variamente raffigurate nei templi, ad una religione in cui era necessario credere senza vedere la divinità oggetto di culto, la prima cosa che chiedeva ai predicatori cristiani era di vedere - seppure a livello di semplice rappresentazione - il Dio che aveva scelto di accettare e adorare. Pertanto stava diventando sempre più ineludibile la necessità di superare l iconoclastia e rispondere alla domanda: è giusto rappresentare la divinità? E se la risposta è sì, come rappresentarla? Nel IV secolo i cristiani erano ancora una delle tante religioni professate nell impero e il loro numero era largamente minoritario rispetto alle altre fedi mediorentali, greche e latine. Inoltre, pur essendo una religione sostanzialmente pacifica, il cristianesimo proponeva però una organizzazione della società basata sull amore che era decisamente rivoluzionaria rispetto a quella imposta dal potere dominante, il quale reagì con periodiche persecuzioni che durarono fino al 311 d.c.. L Editto di Milano, e il riconoscimento del diritto di professare pubblicamente la propria fede al pari delle altre religioni dell impero, fu fondamentale per il cristianesimo perché gli consentì di diffondersi fra gli strati più poveri e maggiormente tradizionalisti della popolazione, ma, nel contempo, comportò la necessità di dare una risposta al dilemma: si deve rappresentare Dio attraverso le immagini? Problema mai posto prima perché il cristianesimo delle origini si era diffuso soprattutto nei ceti benestanti e culturalmente preparati. Dopo aver deciso che si poteva rappresentare Dio nelle immagini sacre, l altro dilemma al quale i teologi dovettero rispondere fu: sotto quali sembianze rappresentarlo? La risposta non fu difficile, e 6 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

10 L immagine di Dio Padre Incisione di Julius Schnorr von Carolsfeld ( ). la trovarono nell Antico Testamento * dove si dice che:... Dio disse Facciamo l uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza (Gen 1, 26-28), poi, per indicarne i tratti somatici caratteristici, fu rappresentato con le sembianze di un vecchio patriarca con la barba. D altronde, raffigurare il Patriarca della tribù, o del villaggio, con i lineamenti di un uomo maturo con la barba bianca (sinonimo di saggezza e potere) era una tradizione consolidata in tutte le società più antiche, e le due principali religioni pagane dell epoca, la greca e la latina, rappresentavano la loro divinità suprema (Zeus o Giove) proprio con tali caratteristiche iconografiche. Pertanto, la scelta dei teologi cristiani fu probabilmente influenzata anche dall impatto emotivo esercitato da un immagine che evocava la saggezza patriarcale di un vecchio sapiente, inducendo chi la guardava ad ascoltarne la Parola con devozione e rispetto. Il tetramorfo e la metafora nelle immagini associate agli evangelisti. Il tetramorfo è collegato ai simboli dei quattro evangelisti: Marco, Matteo, Luca e Giovanni, e il prefisso tetra non significa tre, ma quattro. Sono figure già presenti nella simbologia assira (i Karibu) e nell Antico Testamento (i cherubini dell Arca dell Alleanza). La fonte scritta dei simboli degli evangelisti si fa risalire al libro di Ezechiele e all Apocalisse di Giovanni. Cosa dice Ezechiele (1,10)?: io guardavo ed ecco un turbinio di fuoco che splendeva tutto intorno e in mezzo apparve la figura di quattro esseri animati e avevano sembianza umana e avevano ciascuno quattro facce e quattro ali. Avevano fattezze d uomo e fattezze di leone a destra e di toro a sinistra, e ognuno dei quattro fattezze d aquila Al di sopra vi era una specie di firmamento simile a cristallo disteso sopra le loro teste. Sopra il firmamento apparve come una pietra di zaffiro in forma di trono e su questo in alto una figura dalle sembianze umane splendido Era circondato da uno splendore il cui aspetto era simile all aspetto dell arcobaleno Tale mi apparve l aspetto del Signore. Cosa c è scritto nell Apocalisse di Giovanni (Ap 4, 6-8)?: 6 Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni di occhi davanti e di dietro. 7 Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l aspetto di un uomo, il quarto vivente era simile a un aquila mentre vola. 8 I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali. I viventi dell Apocalisse sono i quattro angeli che presiedono al governo del mondo fisico, e il numero quattro è fondamentale nell antichità in quanto suggerisce l idea dell universalità. Il quattro * Nelle Sacre scritture i riferimenti all uomo fatto a immagine o somiglianza di Dio (tselem) sono anche altri, sia nell Antico Testamento che nel Nuovo, e li riportiamo non per sostenere le tesi dei teologi dell epoca - visto che questo libro si occupa di simbologia e non di teologia - ma solo a titolo informativo: Gen 1,27: Dio creò l uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò... Gen 5,1-2: Questo è il libro delle generazioni di Adamo. Nel giorno in cui Dio creò l uomo, Egli lo fece a somiglianza di Dio... Gen 9,6: Chiunque sparge il sangue dell uomo, dall uomo il suo sangue sarà sparso, perché ad immagine di Dio Egli ha fatto l uomo 1 Cor 11,07: L uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio... Gc 3,9: Con essa benediciamo il Signore e Padre, e con essa malediciamo gli uomini che sono stati fatti a somiglianza di Dio... 7 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

11 In alto a sinistra: uomo In alto a destra: leone In basso a sinistra: toro (a volte c è un bue o un vitello) In basso a destra: aquila corrisponde al ciclo delle stagioni, ai punti cardinali caratterizzati dai colori dei quattro cavalieri dell Apocalisse, così come sono quattro gli angeli distruttori ritti ai quattro angoli della terra, quattro le mura di Gerusalemme (ognuna con tre porte e con i nomi dei 12 apostoli eredi delle 12 tribù d Israele, che a loro volta sono messi in rapporto ai 12 segni dello zodiaco). Le 12 tribù sono poste in quadrato, quattro per lato, come il tempio ideale di Ezechiele dato dalla disposizione dei 4 viventi (tetramorfo) che circondano il trono dell Eterno. Le figure del tetramorfo erano anche i simboli delle tribù d Israele: leone: tribù di Issacar, Zabulon e Giuda uomo (raffigurato - impropriamente - anche come angelo): Ruben, Simeone e Gad toro (a volte è raffigurato un bue o un vitello, che erano - al pari del toro - animali che solitamente venivano sacrificati nel Tempio di Gerusalemme ad espiazione dei peccati): Efrain, Manasse e Beniamino aquila: Dan, Aser e Neftali La tradizione giudaica fa corrispondere a ciascuna figu- ra del tetramorfo le quattro consonanti del nome divino Jahwhè (la lingua ebraica è una lingua consonantica nella quale le vocali si pronunciano ma non si scrivono): Y corrisponde all uomo, H al leone, W al toro e H all aquila. Nei quattro viventi che stanno ai piedi del trono dell Altissimo - indicati da Ezechiele e Giovanni in figura di esseri alati - accanto all aquila troviamo il toro, il leone e l uomo. E curioso notare che sono le stesse figure che, variamente combinate, erano frequentemente usate per rappresentare i demoni alati assiri e babilonesi. Questo può servire per dimostrare che, spesso, la simbologia cristiana raccoglie e modifica figure iconografiche o simboliche mutuate da riti di altre religioni pre-cristiane. Il tetramorfo ha suscitato parecchie interpretazioni, a partire da quelle di S.Ireneo (tra il II e III secolo d.c.) e di S.Girolamo (IV secolo). Quest ultimo fu il primo ad associare i quattro viventi ai quattro evangelisti. Poi, nel XII secolo, Ildeberto di Lavardin ha visto (o meglio, ha voluto vedere ) nel tetramorfo i quattro attributi del Cristo e della sua esperienza nella Rivelazione: Uomo in quanto vive, Toro in quanto viene sacrificato, Leone in quanto risorge vittorioso, Aquila in quanto ascende al cielo (una curiosità: nella tradizione araldica, l aquila è considerata - insieme all orso di tradizione germano-celtica e al leone di tradizione romano-mediterranea - un re degli animali). Simboli associati ai Vangeli e agli evangelisti. Matteo è associato all uomo alato (non ad un angelo, come spesso viene descritto in modo inesatto) perché all inizio del suo Vangelo (Mt 1, 1-17) descrive la genealogia umana di Gesù ed è quello che pone più in risalto l umanità del Cristo. Marco è associato al leone alato perchè dice che quando Gesù fu tentato da Satana (Mc 1,12-13) stava con le fiere nel deserto. Il ricordo delle bestie selvatiche evoca l ideale messianico annunciato dai profeti - che se l uomo rinuncia alle tentazioni di Satana ritorna alla pace paradisiaca dove tutti vivevano in pace con tutti. Luca è associato al toro alato perché comincia parlando del sacerdote Zaccaria, della classe di Abia, (Lc 1, 8-9) che offriva l incenso al Signore nel Tempio, secondo il turno della sua classe sociale. L offerta di Zaccaria consisteva nel rinnovare i profumi sull altare dell incenso davanti al Santo dei santi e avveniva prima del sacrificio del mattino, e della sera, in occasione dei quali si immolava un agnello in espiazione dei peccati del popolo eletto (Es 29, 38-42). Il sacrificio di animali raggiungeva il culmine durante la festa del Sukkot (o delle capanne), durante la quale il sacerdote of- 8 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

12 friva sacrifici per sette giorni, iniziando con tredici tori (ed altri animali) al primo giorno e diminuendo di un toro al giorno fino a quando, nel settimo, venivano offerti sette tori (Nm 29, 12-39). Pertanto, il toro è - dopo l agnello - l animale che più veniva immolato in espiazione dei peccati, ed è stato accostato alla figura di Luca perchè l agnello è tradizionalmente associato alla figura di Gesù (agnus Dei). Giovanni è associato all aquila perché il suo Vangelo si apre con la contemplazione di Gesù-Dio: In principio era il Verbo (Gv 1, 1) e quando l aquila s innalza in volo, il suo occhio fissa il sole. E anche accettata, come interpretazione, che... l aquila vola verso il sole Il Vangelo secondo Giovanni è considerato il testo più teologico perchè insiste molto nel descrivere il ministero di Gesù, preoccupandosi di illustrare l aspetto più profondo degli eventi con un linguaggio molto semplice. Gli altri tre Vangeli (detti sinottici per le analogie dei contenuti) tracciano invece l umanità di Gesù e pongono al centro della narrazione la predicazione del Regno di Dio da parte del Cristo. Confrontandoli con il vangelo di Giovanni, rimaniamo subito colpiti dalla diversità della persona di Gesù che ci viene incontro: una persona descritta non solo nei suoi gesti e nelle sue parole, ma nel profondo mistero umano e divino che essa racchiude. 9 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

13 2. Le figure geometriche Il cerchio. Le architetture nelle chiese sono tutti elementi che ci aiutano a comprendere e seguire la liturgia, e il cerchio rappresenta la divinità perché non ha né inizio, né fine. E l eternità, è la pienezza di Dio, è il simbolo di tutto quello che è celeste: il cielo, il paradiso, il sole. Il cerchio - da intendersi pure come sfera celeste - si presta anche a rappresentare il cielo e il continuo alternarsi del giorno e della notte: della luce e dell oscurità, dell insegnamento di Gesù che illumina il mondo e del rifiuto della Parola che non fa distinguere all uomo la via della Salvezza. E il motivo per cui nella tradizione cristiana il trono di Dio, il Cristo in gloria, il Cristo Pantocrator *, sono sovente dipinti nel semicerchio della parte interna delle cupole o nei catini absidali delle chiese. Tre cerchi uniti fra di loro simboleggiano la SS.Trinità. Immagine del Cristo Pantocrator nel catino absidale del Duomo di Pisa. Il quadrato. Il quadrato nell arte paleocristiana e medioevale rappresenta il mondo, o la terra, perchè alle origini del cristianesimo era ancora diffusa l opinione che essa fosse piatta e non sferica. S.Agostino (IV secolo) è uno dei pochissimi che comincia a prendere in considerazione la possibilità che sia invece sferica, ma l intransigenza dogmatica della chiesa è tale da comportare la condanna di chiunque sostenga che la terra non è piatta. E solo nel XIII secolo che con Tommaso D Aquino ( ) e con la Divina Commedia di Dante Alighieri ( ) si afferma definitivamente l idea che la forma della terra è verosimilmente sferica. Dalla convinzione che la terra fosse piatta derivano quindi i luoghi comuni, o modi di dire, che hanno contribuito ad associare l idea della terra con il quadrato: quattro sono i venti principali, quattro le stagioni, quattro gli elementi tradizionali (terra, acqua, fuoco e aria), quattro i punti cardinali e si convocavano i sapienti dai quattro angoli della terra. Il mito delle colonne d Ercole (stretto di Gibilterra) nasce proprio dal- * Pantocrator è composto dal greco pan (tutto) e krator (potere) a significare creatore e sovrano di tutte le cose. Immagine tipica dell arte bizantina, è la rappresentazione del Cristo nella maestà di Re dei Cieli, seduto in trono e nell atto di benedire con le tre dita della mano destra, come fanno gli ortodossi. 10 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

14 dalla convinzione che essendo la terra piatta chi oltrepassava lo stretto entrava in mare del quale non si conoscevano i confini. Il cerchio sormontato dalla croce. Il globo è detto crucigero in quanto è una sfera con in cima una croce, ed è una metafora cristiana nella quale la sfera rappresenta il mondo conosciuto (cielo e terra, cioè l universo) sormontato dalla croce, simbolo della fede in Cristo. L uso fu introdotto nel V secolo a significare che tutto il mondo conosciuto in quel tempo si riconosceva nel cristianesimo e si poneva sotto la protezione (o misericordia) del Signore. L immagine si diffuse rapidamente perchè rappresentava uno degli emblemi del potere imperiale bizantino, insieme all aquila a due teste (simbolo dell impero romano-bizantino d oriente - che si estendeva da oriente a occidente), allo scettro (simbolo del potere dell imperatore) e alla spada (simbolo della forza necessaria per difendere l impero e le sue leggi). Lo troviamo quindi spesso nell iconografia e sulle monete imperiali bizantine e medievali, essendo l aquila a due teste diventata l emblema delle grandi potenze imperiali europee da Costantino I fino al Ancora oggi molti stati degli ex imperi russo e austro/ungarico hanno l aquila bicipite nel loro stemma nazionale (Albania, Russia, Montenegro). Il quadrato sormontato da un semicerchio. Anche nelle forme geometriche l immagine sacra è sempre una unione della tecnica con l interpretazione. Uno schema classico della simbologia cristiana è costituito dal quadrato sormontato da un semicerchio e rappresenta la sovrapposizione del cielo sulla terra. Se nella simbologia cristiana il cerchio rappresenta - come abbiamo visto - la spiritualità che l uomo attribuisce all immagine del cielo (quante volte, sospirando e guardando il cielo abbiamo esclamato: oh, Dio!, o speriamo in Dio!) e il quadrato rappresenta la terra e il rapporto uomo-spazio-tempo, l unione delle due figure indica che la vita dell uomo è strettamente collegata e condizionata dal cielo dal quale dipende la vita materiale (luce, sole, acqua, aria...) e la vita spirituale (Divino). E un simbolo di origine romanica, e quando è collocato sul portale di una chiesa significa che stiamo entrando in un luogo dove il Cielo incontra la Terra, e all interno delle chiese è normale vedere quadri centinati (cioè con la parte superiore a semisfera) con soggetti terreni (in prevalenza santi) che con le loro azioni, o con la loro fede, contribuiscono ad unire l umanità (terra) alla divinità (cielo). L ottagono. Fra il quadrato e il cerchio, o meglio, se si iscrive il cerchio nel quadrato, si ha il divino che entra nell umano e si ottiene la stella ad otto punte: l ottagono. E la figura intermedia tra cielo e terra, e rappresenta la sintesi fra il cielo e la terra (o la congiunzione del Divino con la terra). Costituisce uno dei simboli più antichi e diffusi, e nel culto pagano di Apollo, o del Sole, esso rappresentava il sole (l astro con gli 8 raggi) e lo zenith, in quanto esso è il punto più alto. E la divinità era il punto più alto del creato. 11 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

15 Nella cultura cristiana, le sue otto punte simboleggiano il giorno dopo la Resurrezione (l 8 o giorno è, appunto il giorno della Resurrezione), perchè Gesù nel mondo o nella vita terrena risorge dopo il sabato, che è il 7 o giorno della settimana ebraica e prima della domenica che è il 1 o. Quindi, con l ottavo giorno sorge simbolicamente un giorno che è irripetibile e finirà solo con il giorno del Giudizio). Altri concetti simbolici sono riconducibili alla circoncisione, che secondo la Bibbia fu istituita da Dio stesso quando comandò ad Abramo di circoncidere ogni maschio di Israele (Gen 17, 9-14) nell ottavo giorno di vita, o al ritorno della colomba con il ramoscello d ulivo dopo la fine del Diluvio. Dice infatti la Bibbia che la colomba ritornò da Noè tra il settimo e l ottavo giorno (Gen 8, 10-11). Anche molti antichi battisteri sono ottagonali - visto che l ottagono si applica non solo alle immagini ma anche all architettura così come sono ottagonali anche molte vasche battesimali. In quest ultimo caso il significato dell ottagono va inteso come il battezzando che immergendosi nella χ sovrapposta alla croce, entra nell unione tra Χριστός (Khristòs, l appellativo di Gesù) e la croce del suo martirio. Una caratteristica architettonica di molti battisteri è che sono composti, o decorati, con pietre di diverso colore: bianche e nere. Il contrasto fra bianco e nero, o fra luce e tenebre, fra bene e male, fra pieno e vuoto, simboleggia il dono che si riceve con il battesimo: la capacità del discernimento (che è la capacità di distinguere fra bene e male, e scegliere di perseguire l uno o l altro). Gesù non impone niente a nessuno, ha indicato la strada della Verità (che porta alla salvezza) e quella che porta alla perdizione nella mancanza di Dio, poi ci ha donato la capacità di conoscere e decidere in piena autonomia quale strada percorrere). Inoltre, il tema della scacchiera, fra bianco e nero, simboleggiava anche Il battistero di Parma, con forma ottagonale. il passaggio del battezzando dall oscurità che deriva dalla nonconoscenza (rappresentata dalle pietre nere) alla Luce che lo illumina dopo aver ricevuto il primo Sacramento (bianco, o luce della Verità che illumina il nuovo cristiano). Il triangolo. Il triangolo è una figura simbolica con origini antichissime che l uomo ha prevalentemente usato per esprimere un ideale di divinità. Lo vediamo nei fregi ornamentali nella forma semplice che richiama al numero tre numero perfetto o simbolo della perfezione che i pagani associavano all armonia fra Olimpo, uomini e terra e i cristiani alla SS.Trinità, oppure con la forma di triangoli sovrapposti a formare una stella, simbolo spirituale buddista usato nei templi indiani quattrocento anni prima della nascita di Cristo o come stella di Davide usato per raffigurare la cultura e la religione ebraica. Ampiamente utilizzato anche Il triangolo con l occhio di Dio. La stella di Davide nei riti esoterici (cabala, occultismo), il triangolo è stato adottato anche da culture non religiose o iniziatiche, come la massoneria. Nella cultura religiosa cristiana il triangolo è la Trinità che vediamo anche raffigurata sot- toforma di occhio, a rappresentare il Dio che vede tutto. La stella di Davide è invece il simbolo ebraico conosciuto come Magen David, che letteralmente significa scudo di Davide, e insieme al candelabro con sette bracci (Menorah) rappresenta la cultura e la religione ebraica. E costituito dall intreccio di due triangoli equilateri uno con la punta rivolta verso l alto e l altro 12 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

16 verso il basso a rappresentare l unione del cielo con la terra che è poi diventata patrimonio ideale e religioso anche del cristianesimo, seppure espresso da un quadrato sormontato da un cerchio. Il simbolo, detto anche sigillo di Salomone, è molto antico e il suo uso si diffuse in modo particolare durante la dominazione romana in Palestina per tenere viva la fede religiosa e la speranza di riscatto del popolo giudeo. E il motivo per cui la stella di David diventò il simbolo del sionismo fin dal primo congresso di Basilea (29/31 agosto 1897) dove Theodor Herzl creò l Organizzazione sionista. In tempi più recenti anche la massoneria diede grande importanza al simbolo del triangolo, chiamandolo Delta luminoso in quanto rappresentava la lettera maiuscola greca delta (Δ) e il massimo della perfezione. Nel triangolo massonico i significati sono ben diversi da quelli delle culture religiose cattoliche ed ebree, anche se i lati (tenebre e luce) si congiungono formando il triangolo divino della massoneria con l occhio che tutto vede. E l occhio che ricorda ai Fratelli massoni che i loro pensieri e le loro azioni sono sempre osservati da Dio, considerato il Grande architetto dell Universo, con un concetto che però non è da confondere con quello di chi professa una fede religiosa. Anche se il significato attribuito all occhio pare simile a quello cristiano, parliamo invece di valori completamente diversi, essendo la massoneria una società segreta nata in Inghilterra nei primi anni del XVIII secolo e composta da persone legate da forti vincoli di interesse economici, politici, di casta... che non sono conciliabili con la spi- Il triangolo massonico a forma di piramide sulla banconota statunitense da un dollaro. ritualità e universalità della fede cristiana. Per chiare meglio le differenze riportiamo il disegno che figura sulle banconote USA da un dollaro: è denominato The Great Seals (il grande sigillo) e si compone da una piramide tronca con al vertice un triangolo che contiene un occhio. Tutt intorno è scritto Annuit Coeptis (la Divinità ha acconsentito) e Novus Ordo Seclorum (nuovo ordine mondiale) e la piramide è composta da 72 mattoni disposti su 13 livelli. In tutto ciò, nonostante il triangolo (piramide), l occhio e il richiamo alla Divinità, di cristiano non c è assolutamente niente perchè si tratta di un simbolo massonico usato dagli Illuminati e stampato nel 1935 sul dollaro per ordine del presidente F.D.Roosevelt, massone del 32esimo grado. 13 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

17 3. Le origini del tempio In Esodo 31: 1-11, si legge che Dio dona all uomo tutte le capacità affinché possa costruire il tempio. Ma cos è il tempio? Cosa si intende per tempio? Le risposte sono essenzialmente due: una difficile, di tipo filosofico, e una molto più facile. Un filosofo spiegherebbe la funzione del tempio dicendo che è un luogo particolare dello spazio dove viene detto perché c è lo spazio e perché c è il tempio. In sostanza, il tempio è il luogo dove si apprendono le motivazioni per cui esiste il tempio stesso! A chi chiede con giusta ragione spiegazioni meno difficili è più accessibili, diciamo che il tempio (dal latino templum) è da sempre una struttura riservata ai riti religiosi. Al suo interno si svolgevano (e si svolgono tutt ora) riti connessi alla religiosità pagana o alle attuali confessioni politeiste (coloro che adorano più divinità) o monoteiste (professate da ebrei, musulmani e cristiani). Nella tradizione ebraica il luogo di culto è oggi la sinagoga, e il nome deriva dalla traduzione in greco del termine ebraico Beit Kessenet che significa casa di riunione o assemblea. Dopo la distruzione del primo Tempio realizzato per custodire l Arca dell Alleanza e considerato per questo l edificio sacro più importante si ritiene che la sinagoga sia stata creata dagli ebrei durante l esilio babilonese ( a.c.) e portata in Israele quando tornarono dall esilio. La sinagoga non fu però istituita per sostituire il Tempio ma per favorire il decentramento del culto specialmente dopo la dispersione del popolo ebreo a causa della diaspora* consentendo alle comunità ebraiche sparse per tutto il mondo di avere un punto di riferimento religioso e un luogo di preghiera. La moschea è invece il luogo di preghiera per i fedeli dell islam e viene dalla radice araba sa-gia-da, che vuol dire prostrarsi. Quindi la moschea è il luogo della prostrazione. A titolo di pura curiosità, chiariamo che il termine italiano con cui indichiamo il luogo di culto dei musulmani è la contrazione della parola spagnola mezquita che, a sua volta, deriva dalla parola araba masgid o masjid. Va detto, però, che nelle intenzioni del profeta Maometto la moschea non doveva essere solo il luogo di culto per i musulmani, ma piuttosto un centro di attività spirituale, sociale e culturale per tutti coloro che si riconoscevano nell islam. Pertanto, la prima moschea nasce a Medina, nella penisola araba, ed era un edificio tutto sommato molto semplice, privo di oggetti di culto ma con il podio per la predicazione. In breve tempo essa diventò un grande centro di attività sociale, politica e religiosa dove non solo si insegnava e interpretava il Corano, ma si studiavano anche le scienze. A questo proposito furono fondate accanto alle moschee le madrasa (scuole coraniche dove si insegna tutto ciò che è l islam: i suoi fondamenti e le sue regole), i conventi, le scuole per l alfabetizzazione del popolo e le università. Il tempio cristiano è invece il luogo dove si rinnova il sacrificio eucaristico, massima espressione dell amore di Dio per gli uomini. Per i primi cristiani, perseguitati e costretti a manifestare la propria fede di nascosto, non c era bisogno del tempio, perché per loro il tempio era il corpo di Cristo. E solo dopo il periodo paleocristiano che l immagine di Cristo, con le braccia aperte, entra nella simbologia cristiana, e le motivazioni sono da ricercare nella difficoltà dei primi cristiani ad accettare che il Salvatore fosse morto sulla croce, perché la crocifissione** era il modo usato dai romani per punire i reati più infamanti. Il tempio pagano Prima del IV secolo d.c. i templi costruiti nei territori dell impero romano erano soprattutto dedicati * Diaspora è un termine che descrive la dispersione in diverse parti del mondo di un popolo costretto - con la forza - ad abbandonare la propria terra natale. * * Nei territori assoggettati a Roma, la crocifissione era una pena capitale atroce e infamante, con la quale si punivano i reati commessi dagli schiavi o da coloro che si ribellavano al dominio romano. 1 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

18 alle divinità greco-romane, e la conformazione architettonica era in funzione al culto e al cerimoniale dei riti pagani. Le religioni del mondo antico erano profondamente diverse da quelle moderne (cristianesimo, ebraismo e islamismo) perché non avevano testi sacri o specifiche dottrine da seguire (Bibbia, Corano), ma avevano piuttosto numerosissime divinità da adorare che lasciavano ai fedeli maggiori possibilità di scelta di una moderna religione dogmatica. Altra fondamentale differenza stava nel fatto che i pagani manifestavano il loro culto con il rituale del sacrificio e non con la parola, e chi si riconosceva nel culto pagano dimostrava la sua devozione sacrificando degli animali sugli altari dedicati agli dei di cui invocava la protezione, bruciandone poi le carni (o solo alcune parti) sull altare stesso o nel tripode. Le vittime sacrificali erano di solito piccoli animali (pecore, agnelli, montoni ) ma nelle cerimonie più importanti si usava sacrificare agli dei grandi animali come i tori, così come nella devozione quotidiana era uso bruciare solo un po di vino o dei chicchi di grano. Nella mitologia greco-romana non c era un solo Essere Supremo o un numero ben definito di dei, ma c era invece un Olimpo affollato da divinità considerate più importanti come Zeus-Giove; Hera- Giunone; Poseidone-Nettuno; Afrodite-Venere e divinità che possiamo definire d importanza secondaria (o semidei) come i figli di Zeus, Poseidone e Afrodite che erano nati dall unione di un dio, o una dea, con un mortale. Il tempio greco-romano era composto da una parte interna dove era collocata la statua che raffigurava la divinità a cui era dedicato, e da un ampio spazio esterno dove era situato l altare e dove si svolgevano i riti e i sacrifici. Era l esatto contrario dei templi cristiani, dove altare e cerimonie erano all interno dell edificio sacro, e questo è uno dei motivi (più pratico che ideologico) per cui, dopo l Editto di tolleranza e la successiva proclamazione del Cristianesimo come religione di Stato, i cristiani preferirono adattare al culto gli edifici governativi romani, o basiliche Tipi di templi pagani. Hanno tutti uno spazio interno 1 dove era collocata la statua della divinità e un ampio spazio esterno 2 dove si svolgevano i riti e le cerimonie. (3) (2) (1) Resti di un tempio pagano. Si vedono la parte interna dov era la statua della divinità (1); il basamento che la sorreggeva (2); l altare esterno per le cerimonie (3). 2 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

19 Paestum (SA). Tempio di Atena (Minerva per i romani). Cerimonia davanti ad un tempio pagano. Particolare di un vaso attico a figure rosse, risalente al 430 a.c. e raffigurante un sacrificio greco (Museo del Louvre, Parigi). Chiesa, intesa come tempio. Abbiamo specificato Chiesa, intesa come tempio perché è di uso comune definire Chiesa anche la comunità cristiana o le gerarchie ecclesiastiche. Noi ci occupiamo invece del tempio, che non è il 3 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

20 luogo dove c è Dio, ma il luogo dove si va a ringraziare Dio per l amore che Egli ci dona e ci insegna, partecipando ai riti liturgici e al ripetersi della massima espressione dell amore di Dio per gli uomini: il rinnovo del sacrificio Eucaristico celebrato dall officiante durante la Messa. Una delle caratteristiche costruttive delle prime chiese cristiane erano (e sono tutt oggi) le navate molto alte che danno l idea a chi entra di un luogo che simbolicamente collega la terra con il cielo. O, quantomeno, aiutano i credenti a comprendere il concetto che la chiesa è il luogo della rivelazione, e Gesù Cristo è - appunto - la pietra su cui si apre il cielo. La chiesa rielabora sempre, e in ogni modo, il concetto di cielo aperto, perché la preghiera e i Sacramenti aprono il cielo (nel senso che portano alla salvezza). Le origini del tempio cristiano. Il rifiuto dei cristiani di usare il tempio classico-romano (quindi pagano) come modello per i propri luoghi di culto fu immediato: vuoi perchè il cristianesimo era in netta antitesi al paganesimo politeista, vuoi perchè la differenza doveva essere chiara e riscontrabile in ogni aspetto religioso e liturgico. Pertanto, le prime sedi cristiane (attenzione! sedi cristiane, non chiese cristiane!) anteriori all Editto di Costantino* furono definite domus ecclesiae, e quando il cristianesimo ebbe il permesso Basilica pre-cristiana II secolo a.c. 1 Basilica cristiana IV secolo d.c. Nella basilica pre-cristiana vediamo: 1. Ingresso principale 2. Ingressi laterali secondari 3. Area riservata all imperatore o ai giudici 1. Nella basilica cristiana, c è già la struttura architettonica che richiama al corpo di Cristo 2. Lateralmente sono stati ricavati i due transetti che idealmente indicano le braccia aperte del Salvatore e la testa è idealmente posta nel punto dove c era l antico trono imperiale (abside) 3. Le due entrate laterali sono state soppresse, per evidenziare la porta principale e la carica simbolica che rappresenta. * L Editto di Costantino (noto anche come Editto di tolleranza) fu promulgato nel 313 da Costantino I, in quel tempo imperatore d Occidente, e da Licinio, imperatore d Oriente. Esso consentiva a tutti i cittadini dell Impero di professare, liberamente e pubblicamente, la propria fede. 4 Simbologia e catechesi nel tempio cristiano

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