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1 Sergio Frangillo I NOSTRI EROI I CADUTI CERFIGNANESI NELLE DUE GRANDI GUERRE MONDIALI

2 Sergio Frangillo I NOSTRI EROI I caduti cerfignanesi nelle due grandi Guerre Mondiali Presentazione a cura della prof.ssa Maria Teresa CRETÌ DIRITTI RISERVATI

3 In Copertina: Cannoniere ordinario Mangia Antonio; Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra Italo-Austriaca ; Croce di Guerra al Valor Militare decretata il 23 giugno 1941 per i caduti/dispersi della Torpediniera Andromeda; Medaglia di Bronzo al Valor Militare per i caduti nella Campagna Coloniale d Africa; Cerfignano: inaugurazione del Monumento ai Caduti in guerra, 19 luglio 1977.

4 Si ringrazia: Il sindaco di Santa Cesarea Terme, Daniele Cretì, per la disponibilità e collaborazione a sostegno ed incoraggiamento delle mie personali iniziative culturali; Il sindaco di Minervino di Lecce, Ettore Caroppo, per l apertura dell archivio comunale con immediata disponibilità e plauso per l iniziativa; Il parroco di Cerfignano, don Pasquale Fracasso, per l apertura dell archivio parrocchiale per il reperimento delle notizie inerenti le date di battesimo (e matrimonio da chi contratto) dei defunti caduti in guerra ad integrazione delle biografie; Maria Teresa Cretì, già docente di materie letterarie presso l Istituto tecnico industriale E. Mattei di Maglie, mia stimatissima insegnante di letteratura italiana e storia, prontamente disponibile per la presentazione di questo lavoro; I familiari dei caduti in guerra per il sostegno morale dimostrato per l iniziativa e per la pronta collaborazione; Chiara Bleve (di Pasquale) e Alessandra Bleve per la redazione dell elenco volumi riguardanti i ruoli matricolari presso l Archivio di Stato di Lecce; Franco Cretì per l aiuto nella ricognizione delle foto presso le famiglie dei caduti; Giovanna Nutricato, Federico Branchi, Miriam Pino, per la trascrizione di tutti i ruoli matricolari (iscritti leva terra) presso l Archivio di Stato di Lecce; Raffaele Paiano per le trascrizioni dei ruoli matricoli (iscritti leva mare) presso l Archivio di Stato di Brindisi; Roberto Mauro per i suggerimenti in merito alla stesura delle biografie; Filippo Cerfeda per la sempre pronta e proficua collaborazione e disponibilità; Maria Rosaria Pezzulla dipendente dell ufficio stato civile-anagrafe del Comune di Uggiano La Chiesa e con lei Sergio Piccoli; Il funzionario dell ufficio del Cimitero centrale di Pesaro, Alberto Norbiato; Il funzionario dell ufficio del Cimitero comunale di Cremona, Francesco Valsecchi; Cataldo Marra, custode del Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia (TV); I funzionari del Sacrario Militare di Redipuglia (GO); Walter Nutricato per le foto dell inaugurazione del Monumento dei caduti; Giuseppe Miggiano e Addolorata Ronzi; I funzionari e dipendenti dell Archivio di Stato di Lecce; I funzionari e dipendenti dell Archivio di Stato di Brindisi; Il Ministero della Difesa - Commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra - Roma. 3

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6 SALUTO DEL SINDACO DI SANTA CESAREA TERME Nel presentare Silenti Testimoni, penultima pubblicazione, in ordine di tempo, di Sergio Frangillo, conclusi il mio breve intervento dicendo che, a mio parere, la memoria storica di un popolo non deve essere mai cancellata. Personalmente ho sempre creduto che non bisogna mai dimenticare, per nessuna ragione al mondo, I NOSTRI EROI caduti per fatti di guerra, che si sono immolati per la libertà del popolo italiano: essi vanno equiparati a veri e propri figli! Con commozione ed immenso piacere ho appreso da Sergio il suo intendimento di redigere una pubblicazione con la quale sono state raccolte informazioni e notizie sui caduti cerfignanesi nei due conflitti mondiali. Ad onor del vero, devo precisare che ho colto l interesse dell autore a questi fatti quando, in occasione della mia prima commemorazione istituzionale dei caduti in guerra del 4 novembre 2008, ho letto l atto di morte del marinaio Gino Nutricato: un ragazzo di soli vent anni, figlio della nostra terra, che si immolò in difesa della Patria; già in quell occasione Sergio mi confidò, per la prima volta, la sua intenzione di approfondire fatti e circostanze relative a I NOSTRI EROI. Il lavoro svolto ha sicuramente prodotto i suoi frutti: dopo quasi cento anni dal Primo Conflitto Mondiale si è scoperto che, purtroppo, i caduti cerfignanesi non sono stati quattordici, bensì sedici. Ai nomi dei caduti già riportati sulle lapidi commemorative e nei vari documenti ufficiali si sono dovuti aggiungere i nomi di altri due nostri concittadini: Gioacchino Cretì e Giovanni Mita. Un lavoro davvero minuzioso che permetterà, a noi ed alle future generazioni, di conoscere meglio fatti, luoghi e circostanze della storia de I NOSTRI EROI di Cerfignano. Nella mia breve, seppur intensa, esperienza nelle Forze Armate mi è stato insegnato ed inculcato che qualunque cosa accada sul campo non bisogna mai perdere di vista che AVANTI E LA VITA!. Sono convinto che questo motto sia stato adottato, a suo tempo, con sicuro orgoglio, anche da I NOSTRI EROI : Mi piace pensare che il loro sacrificio non è stato vano. AVANTI È LA VITA! Daniele Cretì 5

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8 In onore degli Eroi cerfignanesi caduti per servire la Patria Una delle tante lapidi commemorative nel Sacrario Militare di Redipuglia 7

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10 PRESENTAZIONE Non sarei sincera, se dicessi di non aver provato un immensa gioia, umana e civile insieme, nel momento in cui mi è stata offerta l opportunità di presentare alcune riflessioni sul volume che vi è stato appena consegnato. La prima riflessione, spontanea, dopo un attenta lettura della ricerca storica, riguarda sicuramente l autore: l interesse e l amore verso la propria comunità lo hanno portato, superando ogni difficoltà, a spulciare sui vecchi registri comunali, a tirar fuori dalla polvere, documenti e atti sepolti da decenni; ha scavato nella memoria dei familiari e dei discendenti, alla ricerca di notizie su ogni caduto e, per ognuno ha riportato qualche cenno sulle origini familiari, sul lavoro svolto, sull episodio in cui rimasero uccisi. Un grazie sincero per la sua voglia di esserci e di essere testimone non solo del presente, attraverso la personale esperienza di vita, ma anche nella ricostruzione di uno dei momenti tra i più atroci della storia in cui hanno trovato la morte alcuni nostri concittadini caduti eroicamente, insieme a tanti altri soldati, sui campi di battaglia, per una causa nobilissima: la liberazione della nostra patria, con la conquista di Trento e Trieste, ultimi lembi dell Italia in mani straniere. Un grazie, ancora, a quanti hanno collaborato, in diverso modo, alla buona riuscita dell iniziativa, con l auspicio che ne seguano altre, altrettanto significative e stimolanti. Entrando, dunque, nel vivo del discorso, la seconda riflessione, questa volta più ampia, cade sul tema della guerra, sul perché della guerra, sulle motivazioni, sui vantaggi e le conseguenze, tenendo conto soprattutto delle due dimensioni che la ricerca storica richiede: la dimensione generale e quella particolare. E già, parliamo di guerre, in generale, ma delle due più disastrose guerre subite dalle comunità nel 900, il secolo breve: le due guerre mondiali. Si è sempre molto discusso, infatti, della barbarie e degli eroismi della guerra e vari sono stati nel tempo gli atteggiamenti assunti nei confronti del fenomeno. Proprio a causa di tale disparità di opinioni si è cercato e si cerca tuttora di analizzare il problema, pur non trovando giustificazione alcuna di fronte ad un evento tanto sconvolgente, distruttivo e complicato da far comprendere alle giovani generazioni. È molto difficile, infatti, come scrive il grande storico Francois Furet, per un adolescente di oggi, immaginare quali e quante passioni nazionali abbiano spinto i popoli a massacrarsi per quattro lunghissimi anni, nella Prima Guerra Mondiale e, successivamente, nella seconda, ancora più sconvolgente e distruttiva. 9

11 Le sofferenze subite dai soldati, i sentimenti che li indussero ad accettarle, sono incomprensibili per lui, assurde! La distanza che esiste, dunque, tra noi e l evento è grandissima, ma altrettanto grande e tragico è il suo significato. Il 1914 ha segnato, infatti, una svolta nella storia contemporanea e, secondo molti storici, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale costituisce il vero e proprio inizio del Novecento, un secolo contraddittorio e difficile da giudicare e dalle cui conseguenze siamo ancora direttamente coinvolti. L Europa che si affacciava al Novecento era sostanzialmente quella disegnata dal Congresso di Vienna: stati nazionali a ovest, imperi multinazionali al centro e a est. Rispetto al 1815, la modificazione di maggior rilievo della carta politica, consisteva nella avvenuta unificazione dell Italia e della Germania. Nell agosto del 1914 due blocchi di nazioni si schierarono per il conflitto su fronti opposti: gli imperi centrali, contro la Triplice Intesa. La Grande Guerra cambiò il volto del continente. Sotto le macerie del più grande conflitto che l umanità avesse conosciuto fino ad allora rimasero sepolti quattro grandi imperi: l austro-ungarico, il germanico, il russo e l ottomano. Nuovi stati nacquero al centro del continente e nei Balcani. Nell estrema parte orientale del continente, uno stato comunista, l Unione Sovietica, prese il posto dell impero zarista. Ma la pace tardò ad arrivare: non bastarono neanche otto milioni di morti! Al contrario, proprio le pesanti eredità della grande guerra aprirono un altra fase, ancora più drammatica della sua storia, che culminerà, trent anni dopo, nel 1939, nello scoppio di un nuovo e più devastante conflitto: la Seconda Guerra Mondiale. A questo punto sopraggiungono riflessioni che vanno in molte direzioni: sulla complessità dell evento, sui diversi attori, sul ruolo dei governanti, militari, soldati, sulla posizione di uomini e donne comuni i quali, animati da un sentimento nazionale e patriottico abbandonano i loro affetti e le loro terre per non tornarci più e per essere, forse, un giorno, soltanto ricordati. E già, perché le guerre le decidono i grandi, ma a combatterle sono le persone comuni, come i nostri concittadini, morti eroicamente lungo le linee dell Isonzo, sull altopiano di Asiago, nello straziante e arido paesaggio del Carso, reso celebre dalle poesie di Ungaretti, nelle buie e fangose trincee, trivellati dai colpi delle granate. È questa una guerra di miserabile infrattarsi, uomini pigmei che si imbucano sottoterra pregando di scampare ai colpi di maglio del gigante che scuote la terra con cieco furore (da A. Omodeo, Momenti della vita di guerra). Sono queste le parole scritte alla madre, da parte di un soldato britannico, quando ormai si affievoliva la speranza 10

12 di una guerra breve e ci si avviava verso una dura guerra di logoramento essenzialmente difensiva. Gli eserciti si fronteggiavano lungo le trincee, martellandosi con i mortai in sanguinosi, inutili e continui attacchi, senza colpi decisivi nei confronti del nemico. Vani, i tentativi dei soldati di avanzare pochi chilometri: in un attimo, ogni sforzo svaniva lasciandoli impietriti sul terreno, con la bocca digrignata volta al plenilunio e con la congestione delle mani (da G. Ungaretti - Veglia - Cima Quattro, il 23 dicembre 1915). La situazione rimase così, bloccata, per anni, con enormi costi umani ed economici e i soldati erano sottoposti ad uno sfibrante logoramento fisico e morale. Il capitano Emilio Lussu, così ricorderà la sua personale esperienza di un anno sull altopiano di Asiago: La vita in trincea, anche se dura è un inezia di fronte a un assalto. Il dramma della guerra è l assalto. La morte è un avvenimento normale se si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende tragiche le ore che la precedono. Di tutti i momenti della guerra, quello precedente l assalto era il più terribile. L assalto! Dove si andava? Si abbandonavano i rifugi e si usciva. Dove? Le mitragliatrici tutte sdraiate sul ventre imbottito di cartucce ci aspettavano. Chi non ha conosciuto questi istanti non ha conosciuto la guerra. (E. Lussu - Un anno sull altopiano ). Le guerre, dunque, hanno fatto stragi, hanno sconvolto gli animi di milioni di uomini e hanno inciso fortemente sulle loro coscienze: moltissime sono le testimonianze pervenuteci attraverso scritti, lettere, riflessioni, racconti dal fronte, foto e oggetti recuperati dopo molti anni e custoditi dai familiari dei soldati morti o dispersi con religiosa cura. È di qualche tempo fa la notizia riportata dai giornali locali, del ritrovamento, attraverso un blog, uno dei moderni canali di comunicazione, di una medaglietta militare identificativa che lo stato italiano forniva ai nostri connazionali durante la campagna di Russia. Ebbene, dopo 70 anni trascorsi dal conflitto, i familiari di Vito Paglialonga, nostro connazionale, salentino, di Collepasso, inviato al fronte orientale con il Corpo di Spedizione Italiano in Russia, nel luglio 1943 e risultato disperso, come tanti, alla fine del conflitto, hanno finalmente tra le mani un oggetto personale del loro caro, la medaglietta militare, inviata loro da un collezionista russo e ora, gelosamente racchiusa tra due lastre di plexiglas trasparente, quasi come una reliquia. Avere tra le mani un oggetto personale di un nostro congiunto che ha perso la vita in una dura guerra che, come tutte le guerre forse sarebbe stato meglio mai combattere è sicuramente un sollievo, ma niente e nessuno potrà mai restituire ai figli l affetto di un padre mancato negli anni più difficili e complicati della vita, 11

13 quelli dell adolescenza. Il ritrovamento costituisce, almeno una testimonianza tangibile, che da loro l illusione di averlo ritrovato. Un fatto è certo: bisogna ricordare in ogni momento che cosa sia stata e che cosa sia la guerra e convincersi che non esiste male peggiore. Chi potrà mai giustificare i costi di seicentomila vite umane, un milione di feriti e mezzo milione di mutilati, per la sola Italia, causati dalla Prima Guerra Mondiale o gli altri cinquanta milioni di morti di cui il cinquanta per cento fra le popolazioni civili della Seconda? Consapevoli di questo, dobbiamo apprezzare in ogni momento la pace che oggi viviamo, anche se debole, confusa, inquieta! Ma non è neanche giusto archiviare il passato, perché è in noi stessi la forza per la riconciliazione. La memoria diventa, così, come un gomitolo il cui filo, passando di mano in mano, non si spezza mai anzi, trova, nel passaggio alle nuove generazioni sempre maggiore forza e continuità. Dobbiamo doverosamente ricordare ai nostri giovani che la guerra non ha mai ne vincitori ne vinti, miete solo vittime; fino ad ora abbiamo pensato con distacco a quei massacri, come se non potessero mai coinvolgerci, ma ora siamo costretti a pensare sempre più, che potrebbe toccare anche a noi, come ai nostri nonni e ai nostri padri. Il ricordo degli eroi caduti e il loro sacrificio devono indurci a riflettere su ciò che è stato il passato, la storia, trarre insegnamento e monito per il futuro; bisogna trasmettere ai giovani il senso del dovere, la responsabilità morale e civile, il rispetto e l amore per la propria patria. I loro esempi devono scuoterci a essere risoluti nell impegno quotidiano, all interno delle istituzioni, della famiglia, della comunità. Quanto è accaduto e il prezzo pagato, l ingiustizia e l orrore vissuti devono farci acquisire la consapevolezza che la guerra non porta utilità a nessuno, è un inutile strage, come è stata definita da Benedetto XV. È fondamentale, invece, costruire una cultura della pace, del confronto, del dialogo con gli altri, del rispetto dei diritti e della libertà altrui. Maria Teresa Cretì 12

14 INTRODUZIONE DELL AUTORE Sono anni che rimango affascinato dall esemplare e suggestivo modo con il quale il sindaco di Santa Cesarea Terme ha voluto celebrare la memoria dei nostri caduti leggendo, a conclusione del suo annuale e sempre forbito discorso, un loro atto di morte. In questi ultimi tempi, poi, coinvolgente è stata lettura del libro Presente! degli amici Filippo Cerfeda e Salvatore Coppola, che riguarda i caduti, di Diso e Marittima, nelle due guerre e mi sono chiesto: perché non dare anche ai nostri concittadini caduti per la Patria, imperituro ricordo nella mente di noi ancora vivi? Fondamentalmente da queste premesse è nata l idea per la realizzazione di questo lavoro. Custodire il ricordo di altre vite, con la possibilità di fruire della cooperazione dei loro congiunti ancora viventi. Partendo da tutto ciò ho cominciato a pensare cosa fare e da dove cominciare. Scrivere un libro è come mettere al mondo una creatura... e a quella creatura che sta per venire al mondo bisogna donare tutto l amore che è necessario. I NOSTRI EROI, quindi, è frutto di sacrificio, di pazienza, di costanza, di impegno profondo e soprattutto di amore, amore per la voglia di andare avanti, per la voglia di scoprire e rendere pubblico ciò che è patrimonio del popolo e, in questo caso, della storia universale. In un primo momento è stato necessario mettersi di fronte a quel granito scuro che riporta con lettere bronzee i nomi delle gloriose vittime, trascriverle su un pezzo di carta e andare a ritirarsi poi alle pendici della torre Specchia la Guardia, in una calda ed assolata giornata di primavera, per pensare e decidere il da farsi. Allora, quando tutto intorno a te è silenzio, la mente si libera dal caos della vita popolare e dai pensieri della quotidianità, le idee si concretizzano e l enorme mole di lavoro, nella tua testa, viene definita. Diviene presente ed è pronto per essere dattiloscritto insieme a tutti quei documenti e a quelle testimonianze che i familiari, ancora viventi e custodi di preziosa testimonianza, possono fornirti, per rendere l opera più entusiasmante. Magari ci sarà bisogno della collaborazione di altre persone, al fine di rendere più agevole e scorrevole il corso delle cose, ma sai già in partenza che sarai, comunque, il solo artefice di questo lavoro. 13

15 Credere in qualcosa non è mai stato affare da poco e se ora sto scrivendo queste poche righe per presentare il mio lavoro, è solo perché la missione è compiuta! Raccolta l enorme mole di documenti, dai tanti archivi, il lavoro ha avuto inizio. I ruoli matricolari hanno spiegato molte faccende militari, come per esempio le classiche categorie: abile di prima, di seconda, ecc. È stato affascinante capire quali erano i requisiti per l assegnazione; per esempio erano di 1ª categoria coloro che godevano di buona salute, genitori viventi, un fratello con più di 12 anni di età al momento della chiamata; di 2ª categoria coloro che erano in buona salute, oppure figlio unico con padre non ancora entrato nel 65 anno di età oppure figlio primogenito con fratello di età inferiore a 12 anni. Nella 3ª categoria, invece, chi godeva di buona salute o che era figlio unico orfano di un genitore oppure un riformato fatto abile per necessità. Leggeremo la Loro carriera militare e la commovente storia narrata nei Loro atti di morte come, per alcuni, i Loro verbali di irreperibilità. Il soldato era disperso o irreperibile quando non rispondeva all appello al termine di una sanguinosa battaglia. Salvo il corpo giacente sul campo, che permetteva di accertarne legalmente la morte, veniva considerato di milite ignoto il corpo del soldato, talmente sfigurato, del quale era impossibile accertarne l identità. Alla stessa identica maniera, quando negli anni 30 vennero realizzati i meravigliosi sacrari militari, e i cimiteri di guerra vennero dismessi e bonificati, tanti soldati prima identificati subivano la triste sorte dell appellativo di milite ignoto in quanto venivano a mancare i dati sulle loro croci sepolcrali oppure perché le granate nemiche esplodevano proprio all interno dei cimiteri scomponendo ciò che prima era un ordine dignitoso per la sacralità del luogo: blocco n, fila n e fossa n. Mi sento in dovere di far menzione della proficua collaborazione del Ministero della Difesa, nella sezione Commissariato generale per le onoranze ai caduti in guerra, dal quale, in un continuo e duraturo contatto a mezzo , ho ricevuto notizie sui nostri militari, sul loro ruolo, e per alcuni in particolare sul fatto d armi che ne causò il decesso e sul verbale con il quale furono dichiarati dispersi. Si può dedurre, dall elenco dei fatti, che non è stato un lavoro semplice, e posso garantire che amore, pazienza e dedizione sono state caratteristiche che, al di sopra di tutto, anche delle vane difficoltà imposte dalle considerazioni altrui, hanno padroneggiato in sei mesi di duro e costante impegno. E ora questo libro diventa opera concreta e lo presento a te caro lettore. Faremo insieme un viaggio nella storia; capiremo chi era il nostro eroe contestualizzando la sua vicenda nella storia generale, qui riportata con l ausilio dei libri di scuola e dei sistemi informatici 14

16 odierni, in cenni brevi ma essenziali. Sarà emozionante, secondo me, poter leggere che Lui ha attraversato il Piave nella storica notte del 24 maggio 1915 all entrata in guerra dell Italia nel Primo Conflitto Mondiale; che Lui invece ha combattuto alle pendici del Monte San Michele; che l Altro ha perso la vita nel San Martino del Carso, nome che tutti abbiamo sentito almeno una volta nella vita nominare; che Lui è affondato insieme a quella nave, il cui relitto, da poco ritrovato, è stato oggetto di discussione dei media per moltissimo tempo, divenendo un caso di portata non solo nazionale. Ecco qui, I NOSTRI EROI. Un lavoro che non vuole celebrare la persona che lo ha composto ma che vanta il diritto di consegnare alla storia, finalmente, i nomi dei nostri Eroi descrivendone la loro vita militare e la loro drammatica morte in quei fatti d armi per molti ormai divenuti semplice leggenda. Ti auguro buona lettura! Sergio Frangillo 15

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18 L ITALIA IN GUERRA ALLA CONQUISTA DI TRENTO E TRIESTE Gli eroi cerfignanesi caduti durante la Prima Guerra Mondiale

19 Il 28 giugno 1914 l erede al trono di Austria e Ungheria, l arciduca Francesco Ferdinando, venne assassinato a Sarajevo per mano di uno studente serbo. Un mese dopo, quale goccia che fece traboccare il vaso, per tensioni già in corso, l Austria dichiarò guerra alla Serbia. Ciò che per molti doveva essere una guerra lampo si trasformò nel giro di poco tempo in un conflitto di devastante portata, causando l innescarsi del meccanismo delle intese, delle alleanze e degli accordi politici internazionali. Dopo un lungo periodo di riflessione e di neutralità, nel 1915 fu la volta dell Italia. Abbandonando la triplice alleanza con Austria e Germania, Questa decise di scendere in campo al fianco delle potenze della triplice intesa: Russia, Francia e Inghilterra, tutto secondo gli accordi dello storico Patto di Londra, dove il presidente del Consiglio Salàndra pattuì che in caso di vittoria avrebbe completato il delicato processo, iniziato con il risorgimento, di unificazione del territorio nazionale con l annessione di Trento e Trieste. Gli austriaci intanto, sospettando l entrata in guerra dell Italia, avevano fortificato la linea difensiva delle posizioni dominanti nel Trentino e nel Carso. Su queste postazioni avevano creato trincee, installato reticolati e speciali fortini per l utilizzo delle armi belliche. Nella notte tra il 23 e il 24 maggio per l Italia iniziava la Quarta Guerra d Indipendenza, all interno dello sconvolgente Primo Conflitto Mondiale. Lo storico evento è sancito dal famosissimo inno del Piave: Il Piave mormorava calmo e placido il passaggio dei primi fanti il 24 maggio. Sotto la guida del capo di Stato Maggiore, il generale Luigi Cadorna, l esercito italiano, valicando il confine, marciava verso le linee dell Isonzo. Arrivati entro un determinato limite territoriale, ad una distanza molto ravvicinata dalle trincee nemiche, l avanzata si arrestò. Fu così che la guerra, contraddistinta per avanzata, impantanandosi, si convertì, in una guerra di trincea. Il 24 giugno iniziava la prima battaglia dell Isonzo ed il 30 giugno i leggendari combattimenti del Monte San Michele 1. 1 Quanto in corsivo dal libro: PRESENTE! Il sacrificio del Finanziere di Mare Vincenzo Coppola e degli altri eroi di Diso e Marittima caduti nelle due Guerre Mondiali di S. Coppola e F. G. Cerfeda - Pubbligraf, anno

20 Lo scontro lungo le linee dell Isonzo divampò per buona parte del periodo estivo. La seconda battaglia dell Isonzo iniziava il 18 luglio trovando apice furibondo tra il 24 e il 26 luglio e provocando grosse perdite di uomini (i caduti italiani furono 3.000, molti vennero fatti prigionieri). Quattro furono le battaglie nel 1915 che, comunque, non portarono a grandi soddisfazioni militari in quanto non si era ancora riusciti a penetrare le difese dell esercito austriaco al di là dell'isonzo. Questi eventi troncarono la vita a numerosissimi soldati tra i quali tre generosi figli della nostra terra: gli eroi NUCITA PASQUALE PINO e GIUSEPPE DONATO DE RINALDIS (caduti nel corso della seconda battaglia), e l eroe ORONZO SALVATORE MEROLA, soldato tamburino 2, che tra la fine della seconda e la preparazione della terza battaglia dell Isonzo, in periodo di vigilanza sul fronte, pagò con la vita semplicemente per una brevissima esposizione dal margine difensivo di trincea. 2 Incaricato di scandire il passo di guerra, e l avanzata militare, con il rullante. 19

21 Soldato NUCITA PASQUALE PINO *Cerfignano, 21 aprile Monte San Michele (GO), 25 luglio 1915 Nacque a Cerfignano nella sua casa alla via Giudeca n.4 alle ore 21 del 21 aprile Terzo di sette figli, unico maschio (essendo il fratello Luca Giovanni morto a soli quattro anni nel 1887), i genitori erano Salvatore Pino di Ippazio, contadino, e Annunziata Andrioli di Vincenzo, sarta e ricamatrice. Ricevette il battesimo, il 28 aprile dello stesso anno, per mano dell arciprete Francesco Saverio Mangione 3. I padrini furono Pasquale Viva di Lazzaro e Maria Mariano della terra di Barbarano. Benché all anagrafe si chiamasse NUCITA (probabilmente per un errore di scrittura dell Ufficiale di stato civile nell atto di nascita) in famiglia era chiamato con il suo vero nome: NICETA. Il 28 agosto 1894 morì una delle sue sorelle, Santa, nata nove mesi prima, evento, purtroppo, molto frequente nelle famiglie dell epoca. Nel 1897, per l imposizione delle mani del arcivescovo di Otranto, mons. Gaetano Caporali, nella chiesa madre di Cerfignano, all età di otto anni, ricevette il Sacramento della Cresima. Raffaele Nicola De Pasca fu il suo Padrino. 3 CONFRONTA (=Cfr. d ora in poi) Per non dimenticare, Sergio Frangillo, Anet srl , pag. 166, nota n

22 Dopo essere stato riconosciuto, il 25 maggio 1909, abile e arruolato come soldato di 2ª categoria, con numero di matricola 983, dal 16 agosto 1910 prestò servizio di leva aggregato al 47 Reggimento Fanteria, ottenendo, il 12 novembre 1910, la Dichiarazione di avere tenuta buona condotta e di avere servito con fedeltà ed onore. Fu richiamato alle armi per altri novanta giorni, il 1 aprile 1913, dove potè continuare ad apprendere i rudimenti della disciplina militare di guerra ed effettuare ulteriori cicli di addestramento. Il 16 maggio 1914, all età di venticinque anni, presso il municipio di Minervino di Lecce, contrasse matrimonio con Maria Emma Strambaci, di ventidue anni, figlia di Antonio e di Angela Rosa Mangia, in presenza dei testimoni Michele Cursano e Michele Merico, entrambi proprietari 4. Il giorno successivo, a Cerfignano, presenti i testimoni Vincenzo Andrioli di Salvatore da Spongano e Angelico Pizzoleo, furono uniti in matrimonio religioso, dall arciprete Raffaele De Luca 5. Andarono a vivere insieme in una casa in affitto a Cerfignano alla via Santa Cesaria n.55. Il 28 febbraio 1915 ebbe la gioia di vedere nascere il suo primo e unico figlio, che chiamò Giuseppe. Di mestiere faceva il contadino, anche se lavorò come manovale ai lavori di costruzione della nuova Chiesa, nella marina di Santa Cesaria: era molto alto e forte e certamente non lo spaventava il peso dei grossi blocchi di pietra di carparo usati per la costruzione del sacro tempio. Venne richiamato alle armi per mobilitazione generale il 24 maggio 1915, giungendo, in treno, nella zona a sud-est di Udine, in territorio dichiarato in stato di guerra, quale membro del 140 Reggimento Fanteria, Brigata Bari. Terenzano - Campoformido e Colloredo di Prato oltre a Ruda, Gradisca e Straussina furono le città dove il suo Battaglione, dal 12 giugno 1915, affrontò in linea il nemico austriaco. Morì sul Monte San Michele in seguito a ferite riportate per fatto di guerra, come racconta il suo atto di morte: [ ] L anno 1915 ed addì 25 del mese di luglio dal Monte San Michele mancava ai vivi in età d anni 26 il soldato Pino Pasquale della 7ª Compagnia del 140 Reggimento Fanteria al numero 903 di Matricola nativo di Cerfignano Provincia di Lecce figlio di Salvatore e di Andrioli Annunziata ammogliato con Strambaci Maria Emma morto in 4 Condizione anagrafica di stato civile. 5 Cfr. Per non dimenticare, Sergio Frangillo, Anet srl , pag

23 seguito a scheggia di granata come risulta da Verbale compilato dal Tenente Medico Clemente Dott.re Leo e firmato dai testimoni Giammanaro Salvatore, Vantaggiato Gaetano. [...] 6. Lasciò la moglie Maria vedova col figlioletto Pippi di appena cinque mesi oltre ai genitori e alle sorelle Cleonice, Addolorata, Rosolia ed Elisabetta. A battaglia conclusa, il suo corpo non fu mai riconosciuto e dopo una prima provvisoria sepoltura in uno dei tanti cimiteri di guerra fu collocato, insieme agli altri caduti ignoti del Monte San Michele, nel Sacrario Militare di Redipuglia (GO). 6 Archivio storico comunale Minervino di Lecce (=ACM d ora in poi): Registro degli atti di morte, anno n.2, parte II, serie C. 22

24 DECORAZIONI ALLA MEMORIA Campagna di guerra 1915: Autorizzato a fregiarsi della Medaglia Commemorativa Nazionale della Guerra Italo-Austriaca istituita con Regio Decreto n in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna. Nell immagine seguente è raffigurata la medaglia della quale fu insignito l eroe Pino Niceta. La particolarità di questa medaglia, ancora oggi gelosamente conservata dalla pronipote Maria Ada Pino, è resa evidente dalle sue incisioni; sul fronte: GUERRA PER L UNITA D ITALIA ; sul retro: CONIATA NEL BRONZO NEMICO, e cioè che è stata fusa col bronzo delle artiglierie tolte al nemico. 23

25 L eroe Pino Nucita Pasquale (come tutti), inoltre, è stato onorato, con l iscrizione nell ALBO D ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale. La pubblicazione dell'albo d'oro promossa dal Ministero della Guerra, a conclusione degli eventi bellici, rappresenta una rinnovata onorificenza per il sacrificio di quanti caddero (o risultarono dispersi) durante la Prima Guerra Mondiale al fine di perpetrarne la memoria, affinché, imperitura, sia di monito vivente per le nuove generazioni. E diviso in vari volumi per regione. Alla pagina 303 del Volume XVIII Puglie è scritto: Soldato 140 reggimento fanteria, nato il 21 aprile 1889 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 25 luglio 1915 sul monte San Michele per ferite riportate in combattimento 7. La famiglia del nipote Aniceto Pino, figlio di Pippi, conserva anche un volume storico di approfondimento sulla vita del congiunto eroe Niceta, scritto dal genero Roberto Mauro, e titolato Cari tutti, vi scrivo La lettera dal Fronte di un Soldato Eroe, frutto di un approfondito studio e di una minuziosa ricerca di documenti e testimonianze sulla vita del caduto, oltre alla ricostruzione dell intero albero genealogico della famiglia Pino. Da questo volume sono state prelevate tutte le notizie aggiuntive sulla vita del soldato, riportate in questa biografia. Aniceto Pino, oggi, ha questi ricordi di suo nonno: Era mia nonna Maria Strambaci a raccontarmi del suo marito Niceta come di un giovane amante della vita, lavoratore attento, cristiano praticante, con uno spiccato sentimento religioso. Era un uomo innamorato della sua famiglia, ma soprattutto innamorato della sua donna durante i pericolosi e rischiosi lavori alla nuova Chiesa di Santa Cesaria, ogni mattina salutava la moglie con un bacio e le riservava sempre dolci parole, quasi di commiato non sopportava l idea di dover morire a causa di un incidente sul lavoro e di non aver manifestato per l ultima volta tutto il suo amore per lei. Ed ancora, il giorno della nascita di mio padre Giuseppe, compì un estremo atto d amore: fu capace di offrire al Signore la sua vita, nel caso della sua partenza al Fronte, in cambio di quella della moglie, che rischiava di perderla a causa di un parto lungo e travagliato. Così, con questi semplici ricordi, ci è sempre piaciuto, in famiglia, tenere cara la memoria di Tata Niceta!. Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti il nonno, il nipote Pino Aniceto. 7 Estratto dall ALBO D ORO - dal sito web: 24

26 Soldato GIUSEPPE DONATO DE RINALDIS *Cerfignano, 13 marzo Monte San Michele (GO), 26 luglio 1915 La scelta di rendere omaggio al caduto con questa foto, in cui è raffigurata la madre Francesca Viva (meglio conosciuta come Mamma Chicca ) deriva dal fatto che sono scarne le notizie e le fonti documentarie reperibili ed anche per la bellezza del ritratto, che mostra la tipica nonna d epoca nel suo caratteristico abbigliamento. L atto di nascita dell eroe, parzialmente trascritto, così recita: L anno milleottocento novanta, addì tredici di Marzo, a ore antimeridiane dieci, nella Casa Comunale. Avanti a me Cordaro Angelo, Segretario delegato con atto del Sindaco dei ventidue Settembre milleottocentoottantadue debitamente approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Minervino di Lecce è comparso De Rinaldis Vitantonio di anni ventiquattro, contadino, domiciliato in Cerfignano, il quale mi ha dichiarato che alle ore antimeridiane quattro, del dì tredici del Marzo mese, nella casa posta in Via Castello, da Viva Francesca, sua legittima moglie, contadina, secolui convivente è nato un bambino di sesso maschile che egli mi presenta, e a cui da i nomi di Giuseppe Donato [ ] 8. Ricevette il battesimo il 20 marzo 1890 per mano dell arciprete Francesco Saverio Mangione. I suoi padrini furono Primaldo Spagnolo di Lorenzo e Cesaria Cursano di Antonio. 8 ACM, Registro degli atti di nascita, anno n

27 Di corporatura normale, altezza circa un metro e settanta centimetri (=1,70 mt. d ora in poi), capelli castani e lisci, occhi castani, colorito pallido; di professione contadino, non sapeva leggere e scrivere. Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 38845, venne chiamato alle armi il 10 settembre 1912 ed aggregato al 85 Reggimento Fanteria, Brigata Verona. Si congedava il 25 settembre 1913 ottenendo dichiarazione di aver prestato servizio tenendo buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore. Il 4 gennaio 1915 veniva richiamato alle armi per effetto del Regio Decreto 18 dic e il 31 marzo successivo veniva aggregato al 140 Reggimento Fanteria, Brigata Bari. Era tra i fanti che nella notte del 24 maggio 1915 marciavano attraverso il Piave con l entrata in guerra dell Italia. Dopo atroce e sanguinoso combattimento sul Monte San Michele, il 26 luglio 1915, Giuseppe Donato non rispose all appello, ne tanto meno figurò tra i militari dei quali fu legalmente accertata la morte o la prigionia. Venne dichiarato disperso e l anno successivo, precisamente il 2 giugno, venne rilasciata dichiarazione d irreperibilità poi trasmessa all attenzione dei suoi familiari. DECORAZIONI ALLA MEMORIA Campagna di guerra Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra (definita medaglia Italo-Austriaca) istituita con Regio Decreto n in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna; Autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria istituita con Regio decreto n del 13 dicembre 1920; Autorizzato a fregiarsi della medaglia a ricordo dell unità d Italia di cui al Regio Decreto del 19 ottobre 1922 n. 1362; Onorato d essere inscritto nell ALBO D ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale alla pagina 125 del Volume XVIII Puglie: Soldato del 140 reggimento fanteria, nato il 13 marzo 1890 a Santa Cesarea Terme, distretto militare di Lecce, disperso il 26 luglio 1915 sul monte San Michele in combattimento. Giuseppe Donato De Rinaldis e Nucita Pasquale Pino (biografia precedente) erano commilitoni appartenenti allo stesso reggimento e morti a distanza di un giorno l uno dall altro. Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, la nipote De Rinaldis Maria. 26

28 Dichiarazione di irreperibilità del soldato De Rinaldis 27

29 Soldato tamburino ORONZO SALVATORE MEROLA *Cerfignano, 10 marzo Slovenia (nella conca di Plezzo), 12 settembre 1915 Nacque a Cerfignano in via Costantinopoli (oggi via Duca d Aosta), il 10 marzo 1892, alle ore 20.15, da Antonio Maria (detto Vitantonio) e da Piano Anna, entrambi di professione contadini. Ricevette il battesimo, il 13 marzo dello stesso anno, per mano dell arciprete Francesco Saverio Mangione. I padrini furono Damiano Salvatore di Luigi e Merola Domenica di Domenico. Era alto circa 1,60 mt., era di professione contadino e non sapeva ne leggere e scrivere. Arruolato quale soldato di leva della 1ª categoria, matricola 38865, venne chiamato alle armi il 10 settembre 1912 ed aggregato nel 6 Reggimento Fanteria, Brigata Aosta. Nella foto è ritratto con le bacchette per il rullante, nel cinturone diagonale, perché dal 8 gennaio 1913, ricevette l incarico di soldato tamburino con il compito di scandire il passo di guerra o il movimento dell esercito in direzione del nemico. Il 24 maggio 1915, attraversando il Piave nel corso della notte, giunse in territorio dichiarato in stato di guerra. Il 12 settembre 1915 venne colpito mortalmente da arma da fuoco e moriva nella conca di Plezzo, alle pendici del Monte Rombon. La drammatica vicenda è raccontata dal suo atto di morte: [ ] Estratto dell atto di morte del soldato 28

30 tamburino Merola Oronzo [ ] L anno millenovecentoquindici ad alli dodici del mese di settembre nella Conca di Plezzo mancava ai vivi alle ore diciassette in età di anni ventitre il soldato Merola Oronzo della Compagnia 6 Fanteria al N di matricola, nativo di Cerfignano provincia di Lecce figlio di Antonio Maria e di Anna Piano morto in seguito a ferita d arma da fuoco, sepolto nelle trincee della Conca di Plezzo come consta dal Verbale N 147 del Comandante la 1ª Compagnia a firmato dal S. T.te Bonsignore Paolo [ ] Roma, lì 5 marzo 1917 [...] 9. I suoi resti mortali, come quelli dei soldati caduti nella Conca di Plezzo, riposano nel Sacrario militare di Caporetto tra i militi ignoti, non essendo compreso nell elenco degli identificati. Dal suo ruolo matricolare, forse anche per una dimenticanza nell aggiornamento, non constano decorazioni alla memoria e/o onorificenza di alcun tipo. Onorato, comunque, d essere inscritto nell ALBO D ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale alla pagina 253 del Volume XVIII Puglie: Soldato 6 reggimento fanteria, nato il 10 marzo 1892 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 12 settembre 1915 nella conca di Plezzo per ferite riportate in combattimento. Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Merola Oronzo. 9 ACM, Registro degli atti di morte, anno n.8, parte II, serie C. 29

31 Nel 1916, invece, si tentò di applicare nuove strategie d attacco. Si cercava, da ambo le parti, di mantenere il controllo della situazione in attesa di evidenti e pesanti sbalzi offensivi. Proprio in questa fase delicata e preparatoria, durante il rigido inverno del 1916, cadde sul medio Isonzo l eroe ANGELO RAFFAELE LINCIANO, oriundo di Vernole (LE) ma da poco residente in Cerfignano. Nel mese di marzo, le nostre truppe sferrarono l attacco con la quinta battaglia dell Isonzo. Dopo questa ennesima offensiva, il nostro conterraneo GIOVANNI MITA, contraendo malattia venne immediatamente trasferito presso l ospedale militare di Cremona dove spirava nel maggio successivo. Le trincee continuavano a passare da un contendente all altro e ognuno, sostanzialmente, continuava a rimanere nella propria posizione senza avanzare o arretrare. Questo provocò un ennesimo scontro col nemico, nell agosto del Era la sesta battaglia dell'isonzo, conosciuta anche come battaglia di Gorizia. Formidabili e ben organizzate furono le manovre e le azioni espugnanti sul fronte di Monfalcone grazie alle quali la città venne finalmente liberata e conquistata dal nostro regio esercito. Eccellente fu anche la storica e veloce conquista del Monte Sabotino, occupato in poco più di mezz ora. Molti furono i soldati che caddero durante la battaglia di Gorizia (circa uomini) tra i quali anche l eroe SALVATORE PANICO. Le altre azioni di guerra si rendevano necessarie e mirate ad offrire tutela alla città di Gorizia, cercando di conquistare le alture circostanti per un miglior controllo difensivo e per proseguire al meglio col programma di conquista del territorio e di ulteriore avanzata. Nel settembre 1916 prese il via la settima battaglia dell'isonzo che non portò ad ulteriori successi. L ottava (svoltasi nel periodo ottobre), ancora una volta, si concluse solo con una ulteriore carneficina umana basata su pesanti perdite ( uomini). Ma l inferno sul fronte dell Isonzo era comunque destinato a continuare. Sul finire di ottobre e sino agli inizi di novembre le truppe italiane furono nuovamente impegnate nel tentativo di scardinare le difese austro-ungariche intorno a Gorizia. Nemmeno questa nona battaglia riuscì a portare vantaggi rilevanti per il Comando Supremo. In questi ultimi scontri caddero, per servire la patria, gli eroi cerfignanesi GIOACCHINO CRETÌ e ANTONIO ANDREA BRILLANTE. Per cause legate a malattia venne a mancare, inoltre, il soldato DONATO MORELLO. Nell anno 1916 la Grande Guerra strappava dall affetto dei propri cari ben 6 figli della nostra terra. 30

32 Soldato ANGELO RAFFAELE LINCIANO *Acaya (LE), 15 agosto Lenzuolo Bianco (GO), 2 gennaio 1916 Nacque ad Acaya (frazione di Vernole) il 15 agosto 1889 da Giuseppe e da Nisi Giustina. Il piccolo Angelo, e la sorellina Maria, rimasero orfani di padre il 13 aprile La madre, successivamente, contrasse matrimonio con Viva Nicola di Cerfignano ivi trasferendosi, previo cambio di residenza, con i due piccoli figli. Questa è la ragione per cui da Vernole, che gli diede i natali, la sua memoria, oggi, è celebrata nel monumento ai caduti di Cerfignano. Giovane forte e di ottima presenza, era alto circa 1,60 mt., capelli castani chiari, occhi cerulei, colorito roseo; di professione era bracciante e non sapeva ne leggere ne scrivere. Soldato di leva di 3ª categoria, classe 1890 (sebbene della classe 1889) perché mandato rivedibile a causa di oligoemia malarica; matricola Venne chiamato alle armi per mobilitazione col R.D. del 22 maggio 1915 (circolare n. 370 del G.M.) giungendo il 1 giugno 1915 e successivamente aggregato nel 63 Reggimento Fanteria, Brigata Cagliari. Entrò a far parte del deposito Palermo nel 136 Reggimento Fanteria di milizia mobile il 24 settembre Morì, in località Lenzuolo Bianco, il 2 gennaio 1916 durante combattimento contro il nemico. Questo l estratto del suo atto di morte: [ ] L anno millenovecentosedici ad alli dì 2 del mese di gennaio nella Valle Pennica mancava ai vivi alle ore venti in età di anni ventisette il Soldato Linciano Angelo della prima Compagnia del 136 Reggimento fanteria al N di matricola nativo di Acaia fraz. del Comune di Vernole provincia di Lecce figlio di fu Giuseppe e di Nisi Giustina morto in seguito a scoppio di granata sepolto a Lenzuolo Bianco come risulta dall attestazione delle persone a piè del presente sottoscritte [ ] 10. Si presume, dalle referenze ottenute, che i suoi resti mortali giacciono tra i militi ignoti nel Sacrario Militare di Redipuglia. 10 ACM, Registro degli atti di morte, anno n.13, parte II, serie C. 31

33 DECORAZIONI ALLA MEMORIA Campagna di guerra : Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa nazionale della guerra istituita con Regio Decreto n.1241 in data 29 luglio 1920 ed apporre al nastro della medaglia le fascette corrispondenti agli anni di campagna. Onorato d essere inscritto nell ALBO D ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale alla pagina 204 del Volume XVIII Puglie: Soldato 136 reggimento fanteria, nato il 15 agosto 1889 a Vernole, distretto militare di Lecce, morto il gennaio 1916 sul medio Isonzo per ferite riportate in combattimento. Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, fratello della nonna, la nipote Viniello Antonietta. 32

34 Soldato GIOVANNI SALVATORE MITA *Cerfignano, 24 settembre Cremona, 7 maggio 1916 Nacque a Cerfignano in via S. Cesaria (oggi via Regina Elena), il 24 settembre 1890, alle ore 12, da Francesco e da Cretì Maria Antonia (chiamata Domenica) entrambi di professione contadini. Ricevette il battesimo, il 12 ottobre dello stesso anno, per mano dell arciprete Francesco Saverio Mangione. I padrini furono Merola Salvatore di Domenico e Viva Crocefissa di Lazzaro. All età di 15 anni rimase orfano di padre. Era alto 1,60 mt., capelli castani lisci, occhi castani, colorito bruno. Aveva una cicatrice sulla fronte. Era di professione contadino e non sapeva ne leggere ne scrivere. Soldato di leva della 1ª categoria, matricola 38846, venne chiamato alle armi il 10 settembre del 1912 ed aggregato al 86 Reggimento Fanteria, Brigata Verona. Il giorno 11 gennaio 1913, spostato nel 6 Reggimento Fanteria, Brigata Aosta, da Messina, partì per la Tripolitania e Cirenaica (campagna di Libia). Rientrava dalla missione il 10 novembre 1913 e quindi veniva congedato. Per effetto del Regio Decreto 18 dicembre 1914 (circolare 642) veniva richiamato alle armi il 4 gennaio Il 31 marzo 1915 veniva aggregato al 140 Reggimento Fanteria, Brigata Bari. Partecipò alle prime battaglie dell Isonzo. Mentre era impegnato negli scontri all altezza del Monte Sabotino, per gravissimi ed evidenti malori, fu ricoverato d urgenza presso l ospedale militare di Cremona dove gli venne diagnosticata tubercolosi polmonare riconosciuta quale malattia contratta in guerra. Veniva riformato il 19 aprile 1916 ma, con l aggravarsi delle condizioni di salute, rimanendo sotto osservazione e cura medica, spirava il 7 maggio Questo il suo atto di morte: Comune di Cremona - Atti morte 1916 = Parte II = S.e B = Mita Giovanni = L anno millenovecentosedici addì otto maggio a ore nove e minuti venti nel Palazzo Comunale = Io Morelli Dottor Giuseppe Segretario Comunale [ ] ho ricevuto dalla Direzione dell Ospedale Militare Succursale Istituto Manini di questa Città l avviso che in detto Istituto a ore undici del di sette del corrente mese è morto 33

35 Mita Giovanni del fu Francesco e Cretì Maria Antonia, nato a Minervino d anni venticinque, Soldato del 140 Fanteria, celibe e residente in Cerfignano di Minervino [ ] Dal Municipio di Cremona = Addì 16 settembre L errore di fondo, per cui questo soldato fu dimenticato, venne causato nel momento della redazione del suo atto di morte. All interno dello stesso viene citato come nativo e residente di Castrignano del Capo. Una nota marginale però così recita e rettifica: [ ] Per sentenza del locale Regio Tribunale in data 22 agosto millenovecentodiciannove e trascitto al N 184 Parte 2 Serie C del Registro per gli Atti di Morte di Cremona, l atto di contro va corretto nel senso che il defunto [ ] è residente a «Cerfignano di Minervino» in luogo di «Castrignano del Capo». Rimanendo invariato il dato sul registro di tumulazione: Mita Giovanni di Francesco, da Castrignano del Capo, quando le salme di tutti i militari furono esumate per la sepoltura dei loro resti nel nuovo Sacrario Militare, sulla lapide del nostro concittadino apparve, per errore di lettura ed in completa storpiatura, Castagnino del Capo in luogo di Castrignano del Capo. A gloria perenne dei suoi figli caduti nella guerra mondiale Eroico olocausto di giovani che all Italia si immolarono perchè del loro sangue fossero segnati i patti di un grande avvenire. Questo monumento Cremona eresse grata, reverente, memore. Questa è la solenne e commovente iscrizione che legge il visitatore del magnifico Sacrario Militare Madonnina del Grappa, all interno del cimitero comunale di Cremona, ove i resti mortali del soldato Mita Giovanni riposano sulla nona fila all interno dell ossario n ACM, Registro degli atti di morte, anno n.9, parte II, serie C. 34

36 DECORAZIONI ALLA MEMORIA Ha diritto al computo di una campagna di guerra per essersi trovato, per ragioni di servizio, in territorio in istato di guerra, in conseguenza della guerra italo-turca ; Autorizzato a fregiarsi della medaglia commemorativa col motto «Libia» istituita con regio decreto 21 novembre 1912 e 6 settembre Onorato d essere inscritto nell ALBO D ORO dei caduti della Prima Guerra Mondiale alla pagina 253 del Volume XVIII Puglie: Soldato 140 reggimento fanteria, nato il 24 settembre 1890 a Santa Cesarea, distretto militare di Lecce, morto il 7 maggio 1916 a Cremona per malattia. Il nome del defunto, rilevato dall indagine archivistica per la redazione di questo volume, inesistente nell elenco ufficiale, per disposizione del Sindaco, è stato aggiunto al monumento dei caduti nell anno corrente (2012). Ha autorizzato la pubblicazione delle notizie, inerenti lo zio, il nipote Mita Raffaele. 35

37 Soldato SALVATORE PANICO *Cerfignano, 23 febbraio San Martino del Carso (GO), 10 agosto 1916 Nacque a Cerfignano in via Canica, il 23 febbraio 1888, alle ore 4, da Luigi e da Leone Rosaria. Ricevette il battesimo, il 26 febbraio dello stesso anno, per mano dell arciprete Ernesto Salvatore Filieri 12. I padrini furono De Rinaldis Antonio e Pino Antonia. Era di corporatura esile, capelli biondi di forma liscia, occhi celesti e colorito roseo; era di professione contadino, come i suoi genitori e non sapeva ne leggere ne scrivere. Venne dichiarato rivedibile in due visite militari consecutive: nella prima fu riscontrato affetto da oligoemia malarica e nella seconda di debole costituzione. Finalmente abile all arruolamento e inserito nella classe 1890 quale soldato di leva della 1ª categoria, matricola Il giovane Salvatore svolse servizio militare, aggregato al 36 Reggimento Fanteria, Brigata Pistoia, ed ottenne dichiarazione di buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore, dal 19 novembre 1910 al 5 dicembre Il 5 luglio 1913 si unì in matrimonio con Leone Filomena, di Cerfignano, figlia di Abramo e di Cretì Addolorata. Richiamato alla armi per mobilitazione generale, aggregato nel 47 Reggimento Fanteria, Brigata Ferrara, il 24 maggio 1915, giunse in territorio dichiarato in stato di guerra. Un anno dopo, durante battaglia sul San Martino del Carso e forse con il pensiero rivolto all adorata moglie moriva in seguito ad esplosione di bomba nemica. Il suo atto di morte così recita: Estratto dell atto di morte del soldato Panico 12 La biografia del rev.do arciprete Filieri, si trova sul volume: Prostràti al Real Trono - seconda edizione, Sergio Frangillo, Anet (pagg ) 36

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