PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI

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1 Michele Castoro Arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI Linee Pastorali per l anno 2013/2014 sul ruolo dei laici nella Chiesa e nel mondo (cf Lc 5, 4) Andate anche voi a lavorare nella mia vigna (Mt 20, 7)

2 Pesch fredo Foto di copertina: Pescherecci - Porto di Manfredonia Archivio Fotografico dell UCS dell Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo Impaginazione, grafica e stampa: Grafiche Grilli srl - Foggia Finito di stampare il 10 settembre 2013

3 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI INTRODUZIONE Dalla Chiesa comunione alla Chiesa missionaria Nella mia Lettera pastorale, scritta allo scopo di rilanciare il ruolo dei laici nella nostra Chiesa e nella attuale società, come ben sapete, ho disegnato un percorso che si articola in tre tappe: l appartenenza a Cristo, l appartenenza alla Chiesa e l appartenenza al mondo. Se nel primo anno ( ) con le Linee pastorali Sacerdoti dell uomo, sacerdoti della strada mi sono soffermato sulla appartenenza a Cristo, e nel secondo anno ( ) con Pietre vive per la costruzione del tempio sull appartenenza alla Chiesa, in questo nuovo anno ( ) focalizzeremo la nostra attenzione sull appartenenza al mondo 1. Queste tre istanze però, come ho sottolineato più volte, non vanno mai separate, ma insieme costituiscono l identità di ogni credente, in particolare dei laici, a cui compete di vivere proprio nel mondo l indole secolare della fede. Unitarietà dell appartenenza Per non perdere questa visione unitaria il Convegno Ecclesiale Diocesano, celebrato nel mese di maggio scorso, ha avuto un titolo incentrato su tre verbi, ciascuno dei quali aveva l obiettivo di richiamare queste tre forme di appartenenza. I tre verbi, strettamente connessi tra di loro, sono: CAMMINARE, EDIFICARE, TESTIMONIARE. Sono i tre verbi usati da papa Francesco nel suo primo discorso ai Cardinali il giorno dopo la sua elezione. Vorrei qui evidenziare la specificità di ciascuno, ma anche il nesso che li unisce. 1 Cf. Castoro Michele, Andate anche voi a lavorare nella mia vigna - Lettera Pastorale pag. 83. erecci - Porto di Mannia Archivio Foto- 3

4 LINEE PASTORALI a) CAMMINARE Camminare Il primo verbo è camminare. Esso rimanda all appartenenza a Cristo che richiede da parte di ciascuno di noi un esodo giornaliero, un uscire dalle proprie sicurezze e dai propri schemi, dai propri pregiudizi. Appartenere a Cristo non è restare nel porto sicuro di una fede che ci fa evadere dal mondo, ma significa ricevere un mandato che ci rende responsabili di questa fetta di storia. È aderire ad un progetto di vita imperniato sull amore per Dio e sull amore per il prossimo, al fine di amare Dio nell uomo e amare l uomo in Dio: nella fede, Cristo non è soltanto Colui in cui crediamo, la manifestazione massima dell amore di Dio, ma anche Colui al quale ci uniamo per poter credere. La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere 2. b) EDIFICARE Edificare Il secondo verbo è edificare. Esso rimanda all appartenenza alla Chiesa, madre nostra, ma anche madre di ogni uomo, anche di chi manca ancora all appello, di chi lontano rifiuta la Chiesa per colpa nostra, di chi pensa di poter vivere senza. C è un pezzo di Regno di Dio, che, invisibile, fuori dalla Chiesa, è nascosto nel mondo ed aspetta solo di unirsi a noi che da quel Regno siamo stati raggiunti non certo per starcene tranquillamente a godere da soli la luce del Tabor, ma per condividere la bellezza di Dio con quanti incontriamo sulla nostra strada. 2 Papa Francesco, Lumen fidei, Lettera enciclica, 2013, n. 3. 4

5 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI c) TESTIMONIARE Il terzo verbo è testimoniare. Chi incontra Dio diventa contagioso, diventa provocazione e coscienza critica, suscitando nella gente quella giusta dose di stupore e di meraviglia necessaria a ridestare la voglia di cominciare, o tornare, a credere. Oggi, infatti, non basta essere credenti, ma bisogna essere credibili per essere creduti. Vero testimone è colui che, diventato amico di Dio, si fa amico dell uomo, perché non c è nulla fuori della chiesa che come credenti non ci riguardi 3. Testimoniare 3 Papa FRANCESCO, Discorso ai giovani - Copacabana - Rio de Janeiro, 27 luglio

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8 Convegno Ecclesiale Diocesano San Giovanni Rotondo, maggio 2013 Archivio Fotografico dell UCS dell Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

9 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI I Prendete il largo e gettate le reti (cf Lc 5,1-11) 4 ICONA BIBLICA Come i primi discepoli anche noi a volte siamo come in barche ormeggiate, stanche e deluse, ancorate alle nostre sicurezze, bloccati dalla paura del mare aperto, timorosi di intraprendere un viaggio che esige cuore libero e mani leggere. Mai come oggi il mare è tanto aperto, costellato di rischi e incertezze che mettono a dura prova la nostra fedeltà al Vangelo, la solidità della nostra speranza e l autenticità della nostra carità. Spesso preferiamo le sicurezze delle nostre sacrestie, o ci ancoriamo ad una salvezza a buon mercato, a dispositivi ecclesiali che ci mettono al riparo dal di più che il Signore ci chiede per andare incontro alla domanda di nuova e fresca religiosità che la gente tacitamente ci chiede. E invece mai la salvezza ci è data a buon mercato 5. Al contrario, essa ci è stata donata a caro prezzo, e proprio per questo non può restare chiusa negli stretti recinti di un ovile il cui Pastore invece è sempre alla ricerca della pecorella smarrita. L icona biblica, scelta per introdurre queste mie Linee pastorali, ci mette davanti la scena di pescatori che, dopo aver faticato invano tutta la notte (molto simile alle innumerevoli nostre notti fatte di insuccesso e incomprensione), tornano alle cose di prima, ormeggiano le barche e riassettano le reti. Si ripiegano sulla loro vita privata e sperimentano tutta la loro fragilità. Poi qualcosa cambia: i pescatori incapaci di guardare oltre, entrano nel raggio dello sguardo di Gesù che fa irruzione nella loro vita quotidia- Icona biblica 4 Cf. Mt 4,18-22; Mc 1,16-20; Gv 21, Cf. Bonhoeffer D., Sequela, Queriniana,

10 LINEE PASTORALI na, tra gli strumenti del loro lavoro, nel loro mondo pieno di problemi. E Gesù con il suo sguardo nuovo getta luce nuova sulle cose vecchie: sulle barche inutili segnate dalla sconfitta e sulle reti vuote che rendono vano ogni ulteriore tentativo, ogni ulteriore sforzo e fatica. Disincantati e delusi, dopo essere stati visti, amati e cercati nel loro mondo abituale da un Maestro sconosciuto, essi stessi ora vedono Gesù ritto in piedi (v. 1), come colui che si presenta quale Signore delle acque 6, quale Maestro attorniato da una folla affamata di parole nuove che scaldano il cuore e infondono coraggio. Prendi il largo Vedono un Gesù totalmente sommerso dalla folla e preso da amore e compassione: Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose (Mc 6,34). Ma i pescatori sono ancora troppo presi dalle loro reti vuote per pensare alla folla, per accorgersi che anche loro, come la folla, sono pecore senza pastore. Gesù incontra i pescatori salendo sulle loro barche vuote, li costringe a confrontarsi con il mare insidioso e avaro, supera la loro inerzia chiedendo una fiducia nuova che non poggia su abilità umane, ma sulla capacità di Dio di sorprendere sempre l uomo con la sua fedeltà e abbondante misericordia 7. Inoltre costringe i pescatori a guardare oltre il loro mare, ad alzare gli occhi e scoprire che c è una folla di persone per cui vale la pena spendere le proprie reti. Comunicando loro la com-passione per questa folla rivela il valo- 6 Voglio richiamare qui, in collegamento anche con la pericope evangelica della tempesta sedata (Mc 4,35-41), alcuni versi del Salmo (28, 3.10): Il Signore tuona sulle acque/il Dio della gloria scatena il tuono/il Signore, sull immensità delle acque. [ ] Il Signore è assiso sulla tempesta/il Signore siede re per sempre. 7 Cf. Lc 5,4ss. 10

11 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI re, la dignità e lo spessore che ogni uomo singolo ha agli occhi di Dio Padre. Gesù dà forma alla folla, conferisce un volto a ciascuna persona, e questo stupisce i pescatori che fino ad allora, ripiegati sulle proprie cose, si erano tenuti a distanza. Gesù ci insegna a rompere il circuito chiuso del nostro mondo privato, e a farci carico della folla che fuori cerca punti di riferimento, cerca barche su cui salire per attraversare, senza naufragare, il vasto mare della vita. La folla indica il mondo di oggi a cui siamo mandati: folla senza identità, confusa e disorientata, senza radici e spaesata. Folla anonima di persone i cui volti nessuno più sa leggere né contemplare. In questo mondo frammentato, dominato da una ragione che dopo aver preteso di splendere di luce propria, ora è diventata debole, lasciandoci al buio e orfani di ogni luce vera, noi cristiani siamo chiamati a dare un pastore che conduca a pascoli erbosi, e che nell attraversare valli oscure (Sal 22), sappia infondere la luce della fede 8. Ma i pescatori sono arenati sulla riva. La stanchezza e la delusione infiacchiscono la mente e il cuore, bruciano la fantasia e spengono la loro sana immaginazione. Getta ombre sul futuro e rende opaco il presente. Proprio come oggi. Essi sono ancora al buio, e come dice Papa Francesco, Quando manca la luce, tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male, la strada che porta alla mèta da quella che ci fa camminare in cerchi ripetitivi, senza direzione 9. Farsi carico 8 Cf Lc 11,11-12: E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione?. 9 Lumen fidei, n

12 LINEE PASTORALI Ridare spessore al tempo Ma ecco che nel bel mezzo di un fallimento, Gesù risveglia i pescatori arresi dal torpore delle vecchie e false aspettative, rompe le corde che tenevano legate le barche ai loro porti sicuri, rimette in moto i talenti oscurati, spezza la stasi della bonaccia e rimette in gioco le barche ferme perché affrontino una nuova pesca. Come allora, anche oggi nel cuore della disperazione Gesù semina l insperato: spes contra spem (Rom 4, 18) 10. Con Gesù non si pesca una volta sola, quando il vento è favorevole o il mare è ben predisposto. Con Gesù si pesca ogni giorno, in ogni occasione e in ogni dove. Egli trasforma ogni accadimento in momento favorevole (kairòs) per incontrarlo e ripartire. Alla luce di tali considerazioni la nostra pastorale deve essere capace di captare il mondo, di intercettarlo proprio nelle pieghe delle sue delusioni, non deve aspettarlo alla riva di un laghetto sicuro, al riparo di reti sane e riassettate, ma comunque vuote. Come il chicco deve ricoprirsi di terra, così le reti devono bagnarsi di mare e odorare di pesce. Questo nostro mondo deve essere cercato tra i flutti vorticosi di un tempo in continuo cambiamento, in mezzo alle tante situazioni di naufragio e di disperazione, ma anche di nuove attese. Il mare del Vangelo sembra porsi come metafora della liquidità con cui alcuni studiosi leggono il nostro tempo attuale, definito come postmoderno, dove nulla più è solido e duraturo, e dove tutto invece sembra avere una scadenza, trascinato da un effimero fluire di cui non resta memoria e traccia, perché nello stesso attimo in cui comincia, là sembra già finire. La nostra pastorale deve ridare spessore al tempo, profondità agli attimi che insieme fanno la vita feriale della gente che invece il tempo lo vive come un peso o come una accozzaglia di momenti che non portano a niente. 10 Cf. G. LA PIRA, La preghiera forza motrice della storia,

13 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI Come non pensare ai molti suicidi che hanno interessato la nostra terra garganica? Siamo chiamati a redimere il tempo con la festa ritrovata, redimere i giorni con la domenica, il lavoro con il riposo, la dispersione con l incontro, l azione con la contemplazione di un mistero che abbraccia ogni cosa. Dobbiamo passare da una pastorale arroccata sulle rive rassicuranti di un lago costruito a nostra misura, secondo i nostri orari, le nostre cadenze e scadenze, ad una pastorale del mare aperto che, anche se sconfinato a causa di inedite possibilità, costituisce il luogo privilegiato in cui essere pescatori di uomini. È questo mare-mondo il luogo del nostro discepolato. E, se questo è vero, quanto cruciale allora risulta essere il ruolo dei laici che in questo mare-mondo sono pienamente già immersi! Ecco allora i due gesti della nostra pastorale: prendere il largo, cioè riversarci nel territorio circostante le parrocchie, andare tra la folla, e gettare le reti sulla sua Parola. Dobbiamo uscire dal tempio fatto di pietre per entrare nel tempio fatto di carne: la gente, il popolo di Dio. Ma per prendere il largo bisogna essere leggeri 11, disponibili a far salire Gesù sulle nostre barche arrese, a dare a Lui le nostre reti scucite, affinchè Lui le possa rafforzare per una pesca copiosa e appassionata. Sono questi i due gesti che ci devono accompagnare in questo nuovo anno pastorale durante il quale dobbiamo approfondire il senso di appartenenza al mondo inteso come responsabilità verso la gente che abita il territorio del- Pastorale del mare aperto Prendere il largo 11 Egli allora chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno» (Lc 9,1-3). 13

14 LINEE PASTORALI Pescatori di uomini Mettere in atto nuove forme di evangelizzazione Evangelizzare gli ambienti Social network le nostre parrocchie, affinchè possa trovare in Cristo la risposta che Dio continua a dare alle grandi inquietudini e alle grandi domande che ogni persona si porta dentro. Diventare pescatori di uomini : ecco la conversione pastorale che chiedo a questa nostra Chiesa locale. Andare nei luoghi in cui l uomo sembra aver smarrito ogni valore di sé e degli altri, ogni riferimento a Dio, il desiderio di una vita buona vissuta secondo il Vangelo. Sia la nostra una pastorale dei luoghi lontani 12, o come ha detto Papa Francesco, una pastorale delle periferie 13, attenta a chi non viene più, a chi si è allontanato, o a chi purtroppo viene solo per fruire di un servizio senza alcun vero legame profondo e duraturo. Ogni parrocchia individui i luoghi periferici del proprio territorio, ne faccia una vera e propria radiografia, cominci a mettere in atto nuove forme di evangelizzazione, non finalizzate immediatamente al sacramento, ma a suscitare l interesse per la fede, per la bellezza di una vita vissuta nella logica dell amore e del perdono evangelico, della riconciliazione e della condivisione sociale, della gratuità e della fraternità, come la Divina Parola ci insegna. Siamo chiamati ad evangelizzare i luoghi e le persone partendo dagli ambienti in cui essi si trovano, preparando percorsi di riavvicinamento alla fede e di riscoperta del Vangelo, per una nuova alfabetizzazione religiosa che usi tutti i canali della comunicazione e i nuovi linguaggi oggi disponibili. Come Paolo siamo chiamati a entrare nel nuovo areopago 14, a gettare la rete del Vangelo nel mare ingarbugliato delle connessioni e delle relazioni in cui vive la mag- 12 CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n Papa FRANCESCO, Udienza generale, 27 marzo At 17, ; Papa FRANCESCO, Omelia - Rio de Janeiro, 27 luglio

15 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI gior parte della gente di oggi, i giovani in special modo. È questa la grande sfida che questa pericope evangelica ci chiede di affrontare se non vogliamo ricadere nella stessa paura che i pescatori avevano prima di incontrare Gesù, per il semplice fatto di non sentirsi all altezza di ciò che era necessario fare. Eppure, proprio riconoscendo i propri limiti, Simon Pietro si predispone ad accogliere Gesù che gli cambia la vita, che non gli chiede di abbandonare la barca, ma solo di aprila per accoglierlo e con lui la folla che precedentemente gli era indifferente. Gesù non getta per aria i suoi talenti, non pretende di sostituirli, ma ne cambia la destinazione, bruciando la sua indifferenza e facendogli assumere atteggiamenti di compassione verso quella gente rimasta al buio e senza meta. Anche noi siamo chiamati a fare entrare Cristo sulla barca del nostro lavoro feriale perché questa possa diventare cattedra da dove Gesù possa di nuovo ammaestrare le genti distratte, ma affamate di un pane che sa di trascendenza e dignità, un pane solido che dura per la vita eterna. Meglio reti spezzate, ma piene, piuttosto che reti sane e intatte, ma vuote. Meglio chiese frastornate dalla gente che vi passa e vi dimora, che in essa cerca legami e attenzione, accoglienza e tempo, dedizione e accompagnamento, piuttosto che chiese pulite e silenziose, ma vuote e umanamente fredde. Il mondo le nostre città, i nostri quartieri, le scuole, il vicinato, le periferie aspetta solo di essere ospitato nelle nostre barche in cui Gesù si è seduto per incontrarlo. Prendiamo dunque il largo per una nuova pesca, una nuova stagione ecclesiale di rinnovamento spirituale e sociale per le persone che abitano il nostro territorio tra reti spezzate e barche ormeggiate. Il lavoro come cattedra Meglio chiese frastornate che vuote e fredde 15

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18 Convegno Ecclesiale Diocesano San Giovanni Rotondo, maggio 2013 Archivio Fotografico dell UCS dell Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

19 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI II Vi farò diventare pescatori di uomini (Mc 1,17) PARROCCHIA E PASTORALE MISSIONARIA 2.1 Il nuovo volto della parrocchia Per vivere da cristiani la nostra appartenenza al mondo è necessario innanzitutto comprendere il nuovo volto che la parrocchia deve assumere oggi per incarnare la fede, la speranza e la carità nella nuova situazione culturale, sociale e religiosa del nostro tempo. Una parrocchia dal volto nuovo Voglio fare miei i sette punti di sintesi della Nota pastorale dei vescovi italiani dal titolo Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (2004), invitando sacerdoti, religiosi e laici a fare altrettanto. Dopo aver elencato i sette punti evidenziati dal documento, esporrò dei criteri che potranno essere utilizzati per impostare una pastorale missionaria. Ecco i sette punti menzionati dal documento della CEI: 1. Non si può più dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un crescente pluralismo culturale e religioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù: le parrocchie devono essere dimore che sanno accogliere e ascoltare paure e speranze della gente, domande e attese, anche inespresse, e che sanno offrire una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della verità che è Cristo. 2. L iniziazione cristiana, che ha il suo insostituibile grembo nella parrocchia, deve ritrovare unità attorno all Eucaristia; bisogna rinnovare l iniziazio- Società interetnica interculturale interreligiosa Coinvolgimento degli adulti 19

20 LINEE PASTORALI La domenica Adulti Dimensione popolare Pastorale integrata ne dei fanciulli coinvolgendo maggiormente le famiglie; per i giovani e gli adulti vanno proposti nuovi e praticabili itinerari per l iniziazione o la ripresa della vita cristiana. 3. La domenica, giorno del Signore, della Chiesa e dell uomo, sta alla sorgente, al cuore e al vertice della vita parrocchiale: il valore che la domenica ha per l uomo e lo slancio missionario che da essa si genera prendono forma solo in una celebrazione dell Eucaristia curata secondo verità e bellezza. 4. Una parrocchia missionaria è al servizio della fede delle persone, soprattutto degli adulti, da raggiungere nelle dimensioni degli affetti, del lavoro e del riposo; occorre in particolare riconoscere il ruolo germinale che per la società e per la comunità cristiana hanno le famiglie, sostenendole nella preparazione al matrimonio, nell attesa dei figli, nella responsabilità educativa, nei momenti di sofferenza. 5. Le parrocchie devono continuare ad assicurare la dimensione popolare della Chiesa, rinnovandone il legame con il territorio nelle sue concrete e molteplici dimensioni sociali e culturali: c è bisogno di parrocchie che siano case aperte a tutti, si prendano cura dei poveri, collaborino con altri soggetti sociali e con le istituzioni, promuovano cultura in questo tempo della comunicazione Le parrocchie non possono agire da sole: ci vuole una pastorale integrata in cui, nell unità della diocesi, abbandonando ogni pretesa di autosufficienza, le parrocchie si collegano tra loro, con forme diverse a seconda delle situazioni - dalle unità pastorali 15 GIOVANNI PAOLO II, Ai Vescovi francesi in Visita ad Limina,

21 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI alle vicarie o zone -, valorizzando la vita consacrata e i nuovi movimenti. 7. Una parrocchia missionaria ha bisogno di nuovi protagonisti: una comunità che si sente tutta responsabile del Vangelo, preti più pronti alla collaborazione nell unico presbiterio e più attenti a promuovere carismi e ministeri, sostenendo la formazione dei laici, con le loro associazioni, anche per la pastorale d ambiente, e creando spazi di reale partecipazione. Corresponsabilità Dalla lettura di questi sette punti possiamo enucleare almeno tre connotati che devono caratterizzare l attuale pastorale. 2.2 Una pastorale integrata La pastorale integrata è resa necessaria dal fatto che è finito il tempo della parrocchia autosufficiente, che la vede come un tessuto di relazioni stabili 16. È necessario introdurre una logica integrativa, cioè un modo di pensare e di procedere capace di integrare le diversità. Per questo va promossa una pastorale capace di progettare anche a livello interparrocchiale, dove ogni parrocchia sia disposta ad entrare in rete con altre parrocchie per affrontare insieme situazioni del territorio che sono comuni. L integrazione non deve avvenire solo tra parrocchie, ma anche tra parrocchie e altri soggetti che operano sul territorio. Pertanto la parrocchia da struttura che offre rifugio e sacramenti - una sorta di agenzia del sacro deve diventare una realtà che evangelizza tutti i vissuti esistenziali individuali e comunitari. 16 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 2004, n. 11 ( ) 21

22 LINEE PASTORALI Istanze educative Se la parrocchia è crocevia delle istanze educative 17, ecco che solo una comunità accogliente e dialogante può trovare le vie per instaurare rapporti di amicizia e offrire risposte alla sete di Dio che è presente nel cuore di ogni uomo. Oggi si impone la ricerca di nuovi linguaggi, non autoreferenziali e arricchiti dalle acquisizioni di quanti operano nell ambito della comunicazione, della cultura e dell arte 18. Siamo chiamati ad educare ad una fede più motivata, tramite incontri e percorsi dove fare emergere tutta la dimensione educativa della fede: dai sacramenti alla liturgia, dalla morale cristiana (sociale, sessuale, della vita) alla vita spirituale. 2.3 Una pastorale dell accompagnamento Non si tratta di abbandonare la pastorale ordinaria. Scrivono i Vescovi a riguardo: «alla parrocchia, dunque, spetta non soltanto offrire ospitalità a chi chiede i sacramenti [ ] ma dando testimonianza alla fede di fronte ai non credenti, offrendo spazi di confronto con il Vangelo [ ] All immagine di una Chiesa che continua a generare i propri figli si affianca quella di una Chiesa che propone itinerari di iniziazione cristiana anche per gli stessi adulti» 19. Questo significa che dobbiamo accompagnare le persone a diventare cristiane, costruendo con esse itinerari distesi nel tempo, aperti ad ogni possibile scelta, non condizionati dalla fretta di concludere con un sacramento. 17 CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, Orientamenti Pastorali dell Episcopato Italiano per il decennio , 2011, n. 41 (EDBV). 18 Ibidem. 19 VMPMC, n

23 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI È in questa luce che dobbiamo impostare meglio il cammino della iniziazione cristiana. Infatti un ripensamento si impone se si vuole che le nostre parrocchie mantengano la capacità di offrire a tutti la possibilità di accedere alla fede, di crescere in essa e di testimoniarla nelle normali condizioni di vita 20. Su questa scia, è auspicabile che l Ufficio catechistico diocesano promuova dei percorsi di formazione per catechisti incentrati sullo studio delle recenti tre Note della CEI sull iniziazione cristiana Una pastorale intergenerazionale Alcune difficoltà nell ambito della comunicazione della fede e dell evangelizzazione sono riconducibili ad una sostanziale frattura oggi in atto tra le diverse generazioni. Per tale ragione la nostra pastorale deve avere un occhio di riguardo ai rapporti intergenerazionali. I Vescovi hanno sottolineato che l educazione è strutturalmente legata ai rapporti tra le generazioni, anzitutto all interno della famiglia, quindi nelle relazioni sociali. Molte delle difficoltà sperimentate oggi nell ambito educativo sono riconducibili al fatto che le diverse generazioni vivono spesso in mondi separati ed estranei. Il dialogo richiede invece una significativa presenza reciproca e la disponibilità di tempo Ibidem. 21 CONSIGLIO EPISCOPALE PERMANENTE DELLA CEI, L iniziazione cristiana. Orientamenti per il catecumenato degli adulti, Nota Pastorale, Roma 1997; Orientamenti per l iniziazione dei fanciulli e dei ragazzi da 7 a 14 anni, Roma 1999; Orientamenti per il risveglio della fede e il completamento dell iniziazione cristiana in età adulta, Roma EDBV, n

24 LINEE PASTORALI Dal gruppo di studio del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale sono emerse alcune indicazioni che possono servire per impostare una pastorale intergenerazionale: curare i giovani maggiorenni per i quali è auspicabile un percorso di formazione interparrocchiale; accompagnare i giovani in un itinerario di alfabetizzazione affettiva; potrebbe essere utile affiancare agli educatori altri adulti, altrettanto autorevoli agli occhi dei ragazzi, che assicurino una presenza significativa nei momenti informali; l Oratorio, il cui potenziale è ancora tutto da scoprire, potrebbe costituire una buona opportunità per agganciare molti ragazzi e adolescenti; i Laboratori artistici parrocchiali, l esperienza del teatro o del musical può essere proficua nel cammino dei gruppi; molto feconda si è rivelata, a cura del Seminario minore, l esperienza dei week-end vocazionali, dove il confronto con la Parola di Dio, con gli altri e con se stessi, che si realizza in un clima informale e familiare, animato da sacerdoti, religiosi e sposi, può essere un ottima occasione di discernimento in vista di scelte importanti per la propria vita; giovani e volontariato. I giovani non amano molto le parole, ma i gesti concreti e le esperienze dirette di ciò che viene loro annunciato. Infatti, l esperienza di servizio aiuta i giovani a maturare un nuovo rapporto con se stessi e con gli altri, come testimoniano le tante esperienze vissute dai gruppi parrocchiali e anche la risposta entusiasta di tanti studenti di scuola superiore alla proposta di Volontariato 24

25 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI della Caritas diocesana in collaborazione con i docenti di religione. Alla luce di queste indicazioni, ritengo molto promettente la proposta fatta dal Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile e Vocazionale per una Missione giovani da farsi ogni anno in una vicaria diversa. Missione giovani 25

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28 Pesca nel lago Archivio Fotografico dell UCS dell Arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo

29 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI III Figlio d uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu li dovrai avvertire da parte mia (Ez 3, 16-17) IMPEGNO NEL MONDO Come possiamo, allora, con l aiuto dello Spirito Santo, con la luce della Divina Parola e con la grazia dei sacramenti, incarnare il Vangelo nelle varie problematiche che attraversano il mondo di oggi, in modo che la nostra fede possa rispondere in modo adeguato alle grandi sfide di questo nostro tempo? Tenendo conto di quanto emerso durante il Convegno Ecclesiale Diocesano, vorrei ora delineare gli ambiti nei quali il nostro impegno nel mondo si deve declinare. Per fare questo ci possiamo avvalere dei 5 ambiti individuati nel Convegno di Verona del Vita affettiva Lavoro e festa Fragilità umana Tradizione Cittadinanza Ambiti in cui declinare l impegno nel mondo 3.1 Vita affettiva Un baratro è l uomo e il suo cuore un abisso (Sal 64,7). Nel mondo di oggi, caratterizzato da frammentarietà delle relazioni e da un dominio delle pure emozioni, siamo chiamati a comunicare il Vangelo dell amore nella e attraverso l esperienza umana degli affetti per vincere l individualismo e avviare pratiche di comunità fondate sul princi- 29

30 LINEE PASTORALI Le parrocchie chiamate ad intercettare pio della reciprocità e della solidarietà. Così si potrà contrastare il diffuso analfabetismo affettivo con percorsi formativi adeguati e una vita familiare ed ecclesiale fondata su relazioni profonde e curate 23. Non possiamo tacere la stretta connessione che intercorre tra fede e affettività, cioè la capacità della fede di illuminare le relazioni umane a vario livello. Come scrive Papa Francesco: La luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune. La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all impegno concreto dei nostri contemporanei. Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell altro può suscitare 24. Le parrocchie sono chiamate a intercettare in tempo la necessità di educare gli affetti e le relazioni, affiancando i genitori nel loro compito educativo. Infatti, nell educazione alla affettività un ruolo decisivo e insostituibile lo svolge la famiglia, che rappresenta il luogo fondamentale e privilegiato dell esperienza affettiva [ ] soggetto centrale della vita ecclesiale, grembo vitale di educazione alla fede e cellula fondante e ineguagliabile della vita sociale Lavoro e festa Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza (Sal 100, 2). 23 CEI, Rigenerati ad una speranza viva (1 Pt 1,3): testimoni del grande si di Dio all uomo. Nota pastorale dell Episcopato italiano dopo il 4 Convegno Ecclesiale Nazionale, 2007, n Lumen fidei, n CEI, Rigenerati ad una speranza viva, n

31 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI È sotto gli occhi di tutti il fatto che la domenica dell uomo secolarizzato non è la stessa del cristiano. L uomo secolarizzato vive la sua domenica soprattutto come giorno del riposo dal lavoro e la sua festa si riduce al semplice sentirsi liberato dal peso e dai fastidi della fatica quotidiana; un giorno di vacanza che è quasi solo evasione. La cultura contemporanea secolarizzata, infatti, ha svuotato la domenica del suo significato religioso originario e tende a sostituirlo sia con la fuga nel privato sia con nuovi riti di massa 26. Da questa considerazione scaturisce per noi un serio impegno pastorale che consiste nell evangelizzare la domenica e questo per riscoprire ed aiutare a far vivere di più e meglio il senso, il valore, l importanza e la bellezza della domenica cristiana. Non è soltanto il lavoro a trovare compimento nella festa come occasione di riposo, ma è soprattutto la festa, evento della gratuità e del dono, a risuscitare il lavoro a servizio dell edificazione della comunità, aiutando a sviluppare una giusta visione creaturale ed escatologica 27. La qualità delle nostre celebrazioni è fattore decisivo per acquisire tale coscienza. Allo stesso tempo dobbiamo chiedere che l organizzazione del lavoro sia attenta ai tempi della famiglia e accompagnare le persone nelle fatiche quotidiane, consapevoli delle sfide che derivano dalla precarietà del lavoro, soprattutto giovanile 28. Il lavoro deve attingere dalla festa il suo vero significato, il suo orientamento escatologico - nella prospettiva della costruzione del Regno di Dio - e la sua profonda radice teologica come imitazione del lavoro di Dio: siamo chiamati ad evangelizzare il lavoro e a ri-evangelizzare la festa. Qualità delle celebrazioni 26 CEI, Il giorno del Signore, Roma 1984, n CEI, Rigenerati ad una speranza via, n Ibidem. 31

32 LINEE PASTORALI Liturgia e mondo Liturgia incarnata Kairos Per noi cristiani tutto comincia dall incontro con Cristo risorto che nella liturgia si rende presente nella Chiesa. Tutto comincia e tutto ritorna alla liturgia. Dovremmo pertanto chiederci cosa fare per mantenere vivo il rapporto che c è tra liturgia e mondo, tra momento celebrativo e vita quotidiana. Quanto della vita entra nella liturgia e quanto del mistero che celebriamo entra nella vita? Proprio perché la liturgia manifesta agli altri il mistero di Cristo 29, è necessario che viviamo una liturgia incarnata, cioè capace di entrare nei ritmi della vita quotidiana della gente, attraverso molteplici occasioni quali la nascita di un figlio (il battesimo), l amore di due giovani che decidono di unirsi per sempre nel segno della grazia dell amore sponsale di Cristo (il matrimonio), il momento di prova della malattia (l unzione degli infermi), l evento tragico della morte (le esequie), la fragilità e i fallimenti legati alla condizione originaria di peccato (la riconciliazione), il desiderio di una maggiore adesione alla sequela di Cristo nella vita dello Spirito (la confermazione), la fame di un pane spirituale e la sete interiore che si agita nel cuore di ogni uomo (l eucaristia). Non si tratta di sfruttare queste occasioni per fare proselitismo, ma di trasformare tali eventi prettamente umani in opportunità di salvezza e di redenzione tramite le quali l uomo, nel mistero di Cristo celebrato e narrato nelle azioni liturgiche, possa incontrare il mistero più profondo di se stesso, scoprire la sua dignità filiale e portare frutti di conversione che dalla liturgia si estendono alla vita di tutti i giorni. Scrive a riguardo Papa Francesco: Le mani della fede si alzano verso il cielo, ma lo fanno mentre edificano, nella 29 Sacrosantum Concilium, n

33 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI carità, una città costruita su rapporti in cui l amore di Dio è il fondamento 30. Un esempio di liturgia incarnata è stata la Messa celebrata l 8 luglio scorso da Papa Francesco a Lampedusa conclusa con questa preghiera di perdono: Signore ha concluso il Papa in questa Liturgia, che è una liturgia di penitenza, chiediamo perdono per l indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi. Perdono Signore! Signore, che sentiamo anche oggi le tue domande: «Adamo dove sei?», «Dov è il sangue di tuo fratello?» 31. Per non banalizzare il significato religioso della festa e non perdere il valore del lavoro rispetto alla domenica, è necessario formare contemporaneamente il nostro popolo sia ad una nuova e sempre maggiore consapevolezza liturgica, sia ad una nuova coscienza sociale. Come ho scritto altre volte, dobbiamo educare alla liturgia attraverso la liturgia, per attingere da essa la forza e la grazia per un impegno di tutti proteso ad un radicale rinnovamento della vita personale e comunitaria in senso sociale. Sul piano pastorale allora dovremmo, come ci ha indicato Papa Francesco, recuperare la dimensione sacramentale della fede: Per trasmettere tale pienezza [della fede] esiste un mezzo speciale, che mette in gioco tutta la persona, corpo e spirito, interiorità e relazioni. Questo mezzo sono i sacramenti, celebrati nella liturgia della Chiesa. In essi si comunica una memoria incarnata, legata ai luoghi e ai tempi della vita, associata a tutti i sensi; in essi la persona è Formazione liturgica 30 Lumen fidei, n Papa FRANCESCO, Omelia, Lampedusa 8 luglio

34 LINEE PASTORALI coinvolta, in quanto membro di un soggetto vivo, in un tessuto di relazioni comunitarie 32. Per tali ragioni è opportuno organizzare in modo sistematico in Diocesi il Corso di formazione teologica (da inserire nella Scuola di Formazione Teologica per Operatori Pastorali) per quanti desiderano ricevere i ministeri, perché, formati, a loro volta possano formare gli altri, ed essere validi collaboratori, servitori e promotori di una nuova consapevolezza liturgica per tutta la comunità. 3.3 Fragilità umana Il Signore rialza chi è caduto, protegge i forestieri, egli sostiene l orfano e la vedova (Sal 146, 8-9). In un epoca caratterizzata da quello che il prof. Zamagni ha chiamato individualismo libertario, dove predomina il mito dell efficienza fisica e l idea sbagliata di una libertà svincolata da ogni limite, le molteplici espressioni della fragilità umana sono spesso nascoste, ma nient affatto superate. Come Chiesa missionaria, e della diakonia, dobbiamo essere consapevoli che grazie alla parola del Vangelo noi abbiamo una parola di senso e di speranza per ogni persona che vive la debolezza delle diverse forme di sofferenza, della precarietà, della povertà relazionale. Dobbiamo da un lato adattare i percorsi educativi che già facciamo, e dall altro potenziare la cooperazione e la solidarietà, per diffondere una cultura e una prassi di accoglienza della vita, fino a denunciare le ingiustizie sociali. Su questa scia, recuperando anche quanto è emerso durante il gruppo di studio Caritas al Convegno Ecclesiale Diocesano, non possiamo ignorare che la carità è il banco di prova del nostro essere chiesa nel mondo. In essa la 32 Lumen fidei, n

35 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI nostra fede e la nostra speranza trovano il proprio compimento. In questi tempi difficili siamo chiamati a non ripiegarci su di noi, ma a far emergere di questa nostra chiesa il volto della carità che educa alla speranza, allo scopo di responsabilizzare l intera comunità civile e cristiana, orientate a promuovere la dignità della persona, che va accompagnata nel suo riscatto sociale. Le nuove forme di povertà e le attese della gente di oggi, pressata dalla morsa di questa crisi economica, esigono un profondo cambiamento di mentalità da parte delle comunità parrocchiali, di presbiteri e di laici insieme. È arrivato il tempo di unire in modo indissolubile l itinerario di formazione catechistico ad esperienze di solidarietà nell ambito della carità e del servizio, per non ridurre l educazione alla fede ad uno sterile indottrinamento. Nel progettare i corsi di preparazione al matrimonio, o alla cresima, i fidanzati o i giovani cresimandi, oltre che a partecipare agli incontri di catechesi, sarebbe davvero formativo se facessero esperienze concrete di carità, prestando il proprio servizio in alcune delle tante strutture adibite a tale attività. Lo scopo è farli incontrare con Cristo non solo nella liturgia e nella Parola, ma anche nel volto del fratello che per noi si fa parola che ci interpella ad assumere la logica del dono. Se terremo unite in modo concreto Catechesi, Liturgia e Carità, forse potremo arginare il rischio di una evangelizzazione disincarnata e lontana dal vissuto esperienziale delle persone che vengono a chiederci i Sacramenti. Questa profonda conversione pastorale deve interessare tutta la comunità. In primo luogo i laici, affinchè, in una logica di corresponsabilità, siano capaci di accogliere, discernere, progettare, accompagnare. Solo così chi viene in parrocchia per ricevere i sacra- Il volto della carità Catechesi e carità Unire catechesi liturgia e carità 35

36 LINEE PASTORALI menti, poi non andrà subito via, ma rimarrà e si sentirà come a casa propria: casa in cui accolto e ospitato, impara ad ospitare, allargando sempre più la famiglia dei credenti. Essere nel mondo oggi significa riuscire ad evangelizzare le coscienze smarrite e confuse attraverso i segni concreti di quella carità cristiana che è riflesso della carità di Dio per noi e oltre noi per tutti coloro che non sanno neanche che Cristo è morto per ricondurli al Padre. In questo modo la carità si fa catechesi e liturgia. Si fa liturgia perché nel fratello bisognoso spezza il pane di quell amore che nel Cristo pane eucaristico trova la sua fonte originaria. Si fa catechesi perchè i gesti di carità parlano e annunciano molto meglio e di più, evangelizzano il cuore e non solo la mente, comunicando la passione di Dio per ogni uomo. Attraverso le opere di carità le parrocchie evangelizzano il territorio, entrano nei quartieri, raggiungono, come dice Papa Francesco, le periferie esistenziali, preparano la via alla sacramentalizzazione, predisponendo i cuori alla autenticità del messaggio evangelico, rendendo credibile ciò che la Chiesa annuncia. Non si tratta di moltiplicare a dismisura le iniziative di carità, ma di mettere in rete a livello interparrocchiale e cittadino le diverse opere sociali diffuse in diocesi, superando invidie e giustapposizioni, conflitti o reciproca indifferenza, per arrivare invece a sentire come propria quella opera di carità che si trova in un altra comunità. Questo può avvenire: elaborando iniziative sempre più allargate, condivise dagli altri soggetti di carità presenti nel territorio; rendendo partecipe la stessa comunità mediante l informazione delle risorse e povertà sociali ivi presenti, delle iniziative di volontariato (dispensari, so- 36

37 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI stegno scolastico, mense, immigrazione, pastorale sanitaria) a cui poter aderire; elaborando alleanze/patti educativi per la promozione sociale del territorio coinvolgendo le diverse agenzie (scuola, associazioni); collaborando con le istituzioni nella dovuta autonomia e nella piena coscienza della sussidiarietà. Dopo che Papa Francesco nel luglio scorso è andato a Lampedusa, dovremmo anche noi seguire il suo esempio e interrogarci su quanto fa la nostra diocesi e le parrocchie per accogliere davvero gli innumerevoli itineranti che attraversano per tanti motivi il nostro territorio. Egli ha denunciato la cultura del benessere che ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, in una situazione che porta all indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell indifferenza 33. Egli ha chiesto perdono per i tanti migranti morti in mare. Ha condannato la anestesia del cuore, l indifferenza e l egoismo che ci impediscono di praticare l ospitalità e la vera inclusione, la fraternità e l uguaglianza. Questo accade perché il concetto di accoglienza che circola anche nelle nostre comunità parrocchiali viene spesso limitato ad offrire uno spazio dove vivere o a dare alimenti, quando invece nel Vangelo, specialmente in Giovanni, l accoglienza è l atteggiamento fondamentale da parte di Gesù. I migranti a volte sono visti come minaccia e come un fastidio, quando invece dovrebbero essere visti come fratelli. Pertanto, le parrocchie si facciano carico di questa mentalità interculturale, interetnica e interreligiosa, in quanto il contatto con persone di altre culture non può che arricchire la nostra fede e il nostro modo di evangelizzare. Accoglienza dei migranti 33 Papa FRANCESCO, Omelia, Lampedusa, 8 luglio

38 LINEE PASTORALI 3.4 Tradizione Mia eredità per sempre sono i tuoi insegnamenti, perché sono essi la gioia del mio cuore (Sal 119,111). Scrive Papa Francesco: La trasmissione della fede, che brilla per tutti gli uomini di tutti i luoghi, passa anche attraverso l asse del tempo, di generazione in generazione. Poiché la fede nasce da un incontro che accade nella storia e illumina il nostro cammino nel tempo, essa si deve trasmettere lungo i secoli 34. La trasmissione della fede deve avere un connotato relazionale: Se l uomo fosse un individuo isolato, se volessimo partire soltanto dall io individuale, che vuole trovare in sé la sicurezza della sua conoscenza, questa certezza sarebbe impossibile. Non posso vedere da me stesso quello che è accaduto in un epoca così distante da me. Non è questo, tuttavia, l unico modo in cui l uomo conosce. La persona vive sempre in relazione. Viene da altri, appartiene ad altri, la sua vita si fa più grande nell incontro con altri. E anche la propria conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale, ed è legata ad altri che ci hanno preceduto: in primo luogo i nostri genitori, che ci hanno dato la vita e il nome 35. A questo livello dobbiamo fare nostra l attuale emergenza educativa che a vario modo ci interpella. Si tratta di curare la trasmissione dei grandi valori del Vangelo quale patrimonio spirituale e culturale della nostra gente. Non possiamo lasciare sole le famiglie, ma è necessario affiancarle in questo loro difficile compito educativo, affinchè non deleghino altri a farlo, rinunciando così al loro ruolo. Anche la catechesi deve essere più relazionale. 34 Lumen fidei, n Ibidem. 38

39 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI Infatti la fede oggi non può essere più data per presupposta 36. Essa va suscitata e, laddove già c è, ne va verificata l autenticità, affinchè possa produrre un adesione personale al Vangelo. Si tratta di educare alla fede, ma anche ri-educare la fede che già c è. Questo aspetto va particolarmente curato nei confronti degli adulti. Educare alla fede per ri-educare la fede In questo contesto va rivisto il ruolo che ha l iniziazione cristiana dei fanciulli. Infatti, come scrivono i Vescovi, se «si è finora cercato di iniziare ai sacramenti, dobbiamo ora iniziare attraverso i sacramenti alla vita cristiana» 37. Questo esige che «in prospettiva catecumenale, il cammino va scandito in tappe, con percorsi differenziati e integrati. Occorre promuovere la maturazione della fede più che preoccuparsi dell età o delle scadenze; coinvolgere le famiglie, più che rendere interessante un cammino dedicato solo ai ragazzi, senza alcun legame con gli adulti e la comunità» 38. Seguendo l indicazione dei Vescovi, dovremmo inserire la catechesi per i bambini all interno di un cammino di fede che abbracci anche gli adulti. È finito il tempo in cui le due forme di evangelizzazione erano tenute separate. Arrivare ai bambini e agli adolescenti tramite gli adulti significa portare avanti una pastorale che abbia come sog- 36 Scrive Papa Francesco nella sua prima enciclica Lumen Fidei: La Chiesa, infatti, non presuppone mai la fede come un fatto scontato, ma sa che questo dono di Dio deve essere nutrito e rafforzato, perché continui a guidare il suo cammino. Il Concilio Vaticano II ha fatto brillare la fede all interno dell esperienza umana, percorrendo così le vie dell uomo contemporaneo. In questo modo è apparso come la fede arricchisce l esistenza umana in tutte le sue dimensioni (n. 6). 37 VMPMC, n Ibidem. 39

40 LINEE PASTORALI getto e come destinatario privilegiato la famiglia nel suo complesso 39. Se aiuteremo la famiglia a ritrovare se stessa, tutti i suoi membri ritroveranno in essa la linfa per costruire la propria esistenza alla luce del progetto di Dio. Si tratta allora di arrivare ai bambini e agli adolescenti attraverso gli adulti e arrivare agli adulti attraverso i bambini e adolescenti. In conclusione, dobbiamo riscoprire tre aspetti fondamentali di una pastorale missionaria in ordine alla evangelizzazione: Catechesi catecumenale Famiglia soggetto di evangelizzazione Progetto formativo parrocchiale gli itinerari di fede, di stampo catecumenale, per aiutare i nostri fedeli a riscoprire la propria identità cristiana e abilitarli a trasmettere la fede; la famiglia, centro dell evangelizzazione e soggetto di pastorale, destinataria della pastorale ordinaria e promotrice di annuncio, di trasmissione, di risveglio della fede; la capacità, da parte di ogni comunità parrocchiale, di elaborare un progetto formativo unitario, per evitare l improvvisazione e l approssimazione sia nel reclutamento sia nella formazione dei catechisti e degli educatori. 3.5 Cittadinanza Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano vegliano le sentinelle (Sal 127,1). Due cittadinanze Al Convegno Ecclesiale Diocesano, il prof. Zamagni ci ha ricordato che il cristiano è l uomo dalle due cittadinanze. Se oggi il tessuto della convivenza civile mostra segni di lacerazione, ai credenti e ai fedeli laici in modo particolare si chiede di contribuire allo sviluppo di un ethos 39 EDBV, n

41 PRENDETE IL LARGO E GETTATE LE RETI condiviso, sia con la doverosa enunciazione dei principi, sia esprimendo nei fatti un approccio alla realtà sociale ispirato alla speranza cristiana. Ciò esige che creiamo quella solidarietà circolare di cui ci ha parlato il prof. Zamagni, valorizzando persone, risorse e capitale sociale in modo da realizzare il bene comune. Scrive Papa Francesco: la fede è un bene per tutti, è un bene comune, la sua luce non illumina solo l interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza 40. Nelle parrocchie la catechesi deve avere anche un respiro sociale, deve promuovere nei cuori dei catechizzandi un apertura alla partecipazione e alla cittadinanza attiva, responsabile e costruttiva, per vincere l apatia nei confronti dei beni e dei luoghi pubblici. Le nostre comunità parrocchiali con la loro presenza credibile sul territorio potranno essere per l intera città e società civile vere scuole di comunione sociale, basate non tanto sulla competizione, ma sulla cooperazione, per rifare il tessuto sociale delle nostre comunità locali spesso sfilacciate. Strumento indispensabile è la Scuola di formazione socio-politica che è stata avviata a Manfredonia, ma che dovrebbe essere promossa in ogni vicaria. Cittadinanza è anche promozione e animazione culturale in senso cristiano. Dalla liturgia alla città: ecco il percorso di nuova evangelizzazione. Ce lo ricordava Don Tonino Bello in questo passaggio molto profetico: Mi sembra molto importante che la vostra comunità parrocchiale possa qualificarsi come «punto vendita» di speranza per tutto il territorio. La gente, cioè, deve capire che voi siete non tanto dei «consumatori di riti», ma Catechesi sociale Scuola di formazione socio politica 40 Lumen fidei, n

42 LINEE PASTORALI delle persone che progettano insieme un futuro diverso, più umano, più vivibile per tutti, e che questa capacità progettuale la maturate insieme nell ascolto convinto della parola di Dio, nella celebrazione dell Eucaristia e nel vivere la storia con l anima del buon samaritano 41. Faccio miei i suggerimenti che sono scaturiti dal gruppo di lavoro della Pastorale sociale al Convegno Ecclesiale Diocesano svoltosi a maggio: Incontri con gli imprenditori locali: quale occasione per creare reti, discutere proposte alla luce di un economia condivisa proposta dalla Caritas in Veritate. Progetti sul microcredito e valorizzazione del Progetto Policoro, in collegamento con le scuole. Cammini sulla Dottrina Sociale della Chiesa. 41 A. BELLO, Articoli, corrispondenze, lettere, notificazioni, Molfetta 2003, pag

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