REGIONE BASILICATA. COMUNE DI MATERA Provincia di Matera

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1 REGIONE BASILICATA COMUNE DI MATERA Provincia di Matera PROGETTO: Interventi di diradamento, spalcatura e potatura del bosco di conifere, ai sensi della: L.R. n. 42/98, D.G.R. n. 1734/99 e delle PMPF della Provincia di Matera. Località San Gaetano in Agro di Matera TAV. 1 - RELAZIONE DI PROGETTO Committente: FONDAZIONE ADOTTIAMO UN VESCOVO EMERITO con sede ad Irsina (MT) STUDIO TECNICO-FORESTALE Dott. forestale Luigi AULETTA Via P. Campagna n OLIVETO LUCANO (MT) C.F. LTT LGU 75E30 L418C. 1

2 A seguito dell incarico conferito da Mons. Giuseppe FAVALE, usufruttuario del terreno boscato, ubicato in agro di Matera alla località San Gaetano, il sottoscritto Dott. for. Auletta Luigi, nato a Tricarico (MT) il 30/05/1975 e domiciliato in Oliveto Lucano (MT) 75010, alla Via P. Campagna n. 27, regolarmente iscritto all Albo dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Matera con posizione n. 232, redige il presente progetto forestale ai sensi: della L.R. del 10 Novembre 1998, n. 42 Norme in materia Forestale, degli artt. 1 e 4 della DGR n. 956/2000 Regolamento di attuazione, e delle PMPF della Provincia di Matera, ai fini del rilascio della relativa autorizzazione da parte dell Ente competente per territorio, per il diradamento della bosco, per la spalcatura e la potatura delle piante. 1. Informazioni generali Il titolare progetto forestale di cui la presente, è Mons. Giuseppe FAVALE nato l 11 luglio 1935 ad Irsina (MT) ivi residente, Presidente della Fondazione Adottiamo un Vescovo Emerito, con sede legale ad Irsina (MT) in Corso Musacchio n. 60, il quale vuole realizzare l interventi: di diradamento e operazioni selvicolturali ai terreni boscati. La superficie boscata, interessata dall intervento di diradamento e miglioramento, risulta condotta dal titolare dell istanza, ed è ubicata tra la località San Gaetano e la località San Salvatore in Agro del Comune di Matera, delimitata a nord da terreni seminativi di proprietà diversa, ad est, in parte da terreni seminati ed in parte da terreni boscati, anche essi di proprietà diversa, a sud da terreni boscati ed ad ovest dalla strada Provinciale che conduce sul rilievo di Colle Timmari. Il bosco oggetto è censito in Catasto terreni del Comune di Matera al foglio n. 89 particelle n. 4, 196, 198, 205 e 209, con una superficie complessiva catastale pari a ha di cui ha interessata dagli interventi di diradamento ed operazioni selvicolturali. Tabella- Prospetto delle superfici interessate dall intervento Foglio catastale Particella catastale Superficie catastale (ha) Superficie boscata (ha) Caratteri morfologici e geopedologici. Il bosco è composto da un unico corpo ed è situato ad ovest rispetto al centro abitato del Comune di Matera, dal quale dista circa 9,00 Km, raggiungibile percorrendo dapprima la strada Provinciale Matera- Grassano e dopo di che giunti all incrocio per il Colle Timmari, svoltando a sinistra e transitando per circa Km 0,315 la strada Provinciale, si raggiunge l ingresso del complesso boscato.. 2

3 L altitudine di detta superficie boscata, risulta essere tra la quota 250,00-400,00 m s.l.m., con una posizione fisiocratica di versante, un inclinazione media delle pendici variabile tra il 5-10% ed in alcune porzioni, in prossimità dei fossi intorno al 15%, ed un esposizione prevalente ad ovest. Le formazioni geologiche affioranti, sono quelle appartenenti alle argille subappenniche, composte d argille marnose e siltose grigio azzurre (Calabriano), con spessore massimo affiorante anche oltre i 1000,00 m. Le argille subappenniche di età pliocenica di colore grigio-azzurre sono di solito marnose, pur con variabili con componenti siltoso-sabbiose. Per quanto riguarda la microfauna in alcuni campioni prelevati nei dintorni di Matera si sono riconosciuti una associazione di Hyaline baltica, pigro depressa, e Bolivina alata. Il suolo dell area boscata in esame, risulta suddiviso in due Province pedologiche: rispettivamente nell area posta a quota più bassa fa parte dell unità 12.2, dove il suolo in superficie risulta debolmente ondulato, da sub pianeggiante a debolmente acclivi, con profili moderatamente differenziato, profondi, fortemente calcarei, argillosi o argillosi limosi, talora franco argillosi, privi di scheletro, con una reazione da alcalina a molto alcalina in superficie ed estremamente alcalina in profondità, ed in genere ben drenati, malgrado la loro permeabilità; mentre nell area posta nella parte più in quota dell area boscata, ricade nell unità 11.2, dove il suolo dei versanti risulta con incisioni, attraversato da un reticolo di fossi molto incisi e ramificati e per tanto le pendenze sono variabili, profondo e tessitura franco sabbiosa in superficie e sabbiosa in profondità e scheletro da scarso ad assente, il profilo risulta calcareo moderato in superficie con reazione alcalino in superficie a molto alcalino in profondità, ed ha un buon drenaggio e permeabilità alta. 3. Caratteri termo-pluviometrici e fitoclimatici Per quanto concerne l'inquadramento climatico della zona in esame occorre precisare che si è fatto riferimento ai dati relativi al osservatorio termo-pluviometrico di Matera, in cui ricade il bacino idrografico del bosco in oggetto. Per effettuare una descrizione del regime termico di un data stazione è importante considerare i valori minimi e massimi assoluti, in quanto sono questi e non i valori medi a condizionare la vita delle piante, pertanto i valori medi minimi e massimi registrati nella stazione considerata negli ultimi 45 anni si attestano rispettivamente su -4,2 C e 24,9 C. II regime pluviometrico ascrivibile al territorio di Matera presenta caratteri di mediterraneità con minimi estivi e massimi invernali ed autunnali. Dall'esame dei dati pluviometrici, rilevati nel periodo dal Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale presso la stazione pluviometrica di Matera, risulta che le precipitazioni medie annue si attestano sui 577 mm, con punte minime nei mesi di luglio e agosto pari ad una media di 24 mm. Per le caratteristiche suddette, il bosco considerato può essere ascritto, secondo la classificazione del Pavari, alla zona di transizione tra la fascia fitoclimatica del Lauretum sottozona media.. 3

4 Il Lauretum sottozona media presenta una temperatura media annua compresa tra i 14 e i 18 C, mentre il valore medio delle temperature minime assolute annue è sempre superiore a - 7 C. La fascia fitoclimatica del Lauretum è caratterizzata, nel bacino del Mediterraneo, da piogge concentrate nel periodo autunno-invernale e da una siccità estiva prolungata. 4. Caratteri della vegetazione presente Il bosco per la maggior parte è ricoperto da piante costituite da pino d Aleppo (Pinus halepensis), pino domestico (pinus pinea), cipressi (Cupressus spp.) e sporadicamente dalla presenza di qualche pianta di eucalipto (Eucalyptus camaldulensis), pino marittimo (Pinus pinaster) e cedro di atlantica; mentre nelle restanti porzioni quali: nella parte posta più a monte ritroviamo vegetazione arborea costituita da latifoglie, nello specifico composta da piante di leccio (quercus ilex) e di roverella (quercus pubescent), che in alcune aree risultano in consociazione con piante di conifere e in prossimità del centro ed in un area posta verso ovest del complesso boscato, ritroviamo porzione di terreno rimboschite con frassino (fraxinus angustifolia) a seguito di benefici ai sensi della regolamento CE n. 2080/92. Nello strato inferiore del bosco invece ritroviamo, in proporzioni variabili, le specie arbustive ed erbacee che di solito accompagnano i boschi di conifere, quali: Crataegus sp., Rosa canina, Euonymus Europaeus, Asparagus Officinalis, Ligustrum, etc e tra la erbacee: Festuca heterophylla, Centaurea triumfetti, Genista tinctoria, etc. 5. Tipologia del bosco Il soprassuolo risulta di origine artificiale, governato a fustaia pura di conifere, composto per lo più da piante di pino d Aleppo e pino domestico, impiantato ai sensi del R.D. n. 3267/1923 e realizzato presumibilmente agli inizi degli anni settanta, e successivamente restituito con DGR della Regione Basilicata, dove le piantine contenute in vaso di plastica, furono messe a dimora secondo l andamento delle curve di livello, tale da formare un sesto d impianto regolare, avente una distanza tra le file pari a circa 6,50 m e una distanza nella fila variabile tra 1,80-2,50 m, per un totale di piante di circa Il bosco oggetto di progettazione si presenta nel complesso in tre macro aree; di cui due specificatamente ricoperte da piante di conifere, ma differenziate per densità di copertura, difatti quella meno densa, occupa una superficie di circa 22,00 ha in cui sono radicate in media di circa piante, l altra area più densa occupa una di 29,49 ha in cui sono radicate in media circa piante; mentre la terza area risulta ricoperta da latifoglie, con piante di roverella e leccio e a tratti in consociazione con piante di conifere, per una superficie di circa 8,50 ha. La struttura del bosco di conifere è monoplana, caratterizzata generalmente dalla presenza di piante di dimensioni medio-grandi, aventi un età media di circa 45 anni, con densità regolare dettata dal sesto. 4

5 d impianto originario, che congiuntamente alla presenza di alcuni schianti, in particolare lungo le parti più incise, hanno fatto sì che si è insediata la rinnovazione e lo sviluppo di plantule, di vegetazione arbustiva ed arborea autoctona, ciò dovuto sicuramente alla presenza di piante di latifoglie nel bosco, che hanno favorito disseminazione zoocora. Il bosco di latifoglie governato a giovane fustaia in alcune zone si presenta puro, avente una struttura monoplana, mentre in altre zone si mostra in consociazione con piante di pino d Aleppo ed eucalipto con una struttura biplana, dove lo strato dominante è costituito da quest ultima vegetazione arborea; in entrambi i casi al disotto lo strato arbustivo composto da specie accessorie quali: il carpino bianco, l acero campestre, alaterno, lentisco, ecc La condizione vegetazionale del soprassuolo nell interezza sostanzialmente è buona, con indici di fertilità discreta; situazione che si ottimizzerà a seguito degli interventi selvicolturali. Foto- bosco di conifere con insediamento della vegetazione autoctona. Foto- bosco di latifoglie. Trattandosi in prevalenza di bosco di alto fusto di conifere, ai sensi dell art. 9 lettera a (fustaie coetanee) della DGR n. 956/2000, si è progettato un intervento di taglio intercalare (diradamento).. 5

6 6. Il rilievo dei dati dendro-auxometrici. La caratterizzazione delle tipologie forestali esistenti e l analisi del loro stato strutturale e vegetazionale, è stato possibile grazie ad un preliminare studio cartografico della zona boscata oggetto dell intervento di taglio che in questa sede si propone. In fase preliminare si è operato mediante l analisi e la fotointerpretazione delle immagini fotografiche in scala 1:4000 fornite dal sito RSDI della Regione Basilicata, cui sono state sovrapposte le immagini delle mappe catastali riguardanti la superficie boscata oggetto del presente progetto forestale. Il rilievo in campo dei dati dendro-auxometrici è avvenuto facendo ricorso al metodo delle aree di saggio soggettive, grazie al qual è stato possibile effettuare una stima della consistenza delle formazione boschive in termini di volume delle piante in piedi riferito all ettaro. Nel caso specifico, data l estensione della superficie boscata oggetto d intervento, si è scelto di eseguire il campionamento dendro-auxometrico mediante la realizzazione di numero 10 aree di saggio a forma quadrata, in virtù della regolare distribuzione delle piante, avente il lato di 25,00 m, per una superficie di 625,00 mq circa, collocate in una zone particolarmente rappresentative della situazione vegetazionale media del soprassuolo. Tali aree sono state rese visibili sul terreno mediante segnatura delle piante perimetrali, con anellatura del fusto ad un altezza di 1,30 m da terra in smalto di colore rosso. All interno di ogni area di saggio è stato compiuto il cavallettamento di tutte le piante presenti, rilevandone il diametro a petto d uomo annotato in apposito piedilista con l indicazione della specie d appartenenza. Si è poi eseguito il rilievo dell altezza per ogni area di saggio di n. 3 piante scelte tra quelle appartenenti alle classi diametriche maggiormente rappresentate al fine di meglio definire la condizione di fertilità della stazione in modo da avere indicazioni di maggiore attendibilità nella fase di diradamento. A tal proposito si è ritenuto opportuno, ai fini di una più esatta stima della massa del soprassuolo in esame, far riferimento ad una curva ipsometrica, di seguito allegata, determinata sulla base di dati rilevati in sito. Sulla scorta dei dati dendro-auxometrici, rilevati come sopra descritto, sono stati calcolati per ciascuna area di saggio, i seguenti parametri: area basimetrica totale delle piante, numero e volume totale delle piante presenti all interno dell area di saggio, numero di piante/ha e volume delle piante in piedi /ha. Alla luce dei dati raccolti e successivamente elaborati, è stato possibile descrivere dal punto di vista dendro-auxometrico il popolamento oggetto di studio. In particolare si è osservato che il soprassuolo composto esclusivamente da piante di conifere, si presenta con una copertura avente diversa densità, così come descritto nel paragrafo 5, pertanto ritroviamo una porzione più densa ed un altra meno densa, con una media di 390 esemplari arborei ad ettaro aventi diametro medio, rispettivamente per il bosco meno denso di circa 23 cm e per il bosco più denso di 29 cm,. 6

7 ed una cubatura media ad ettaro di 187,00 mc e di 225,00 mc. Dall osservazione della distribuzione delle piante in classi diametriche è possibile evincere che la gran parte delle piante si concentra nelle classi diametriche medie (20-25 cm e 25-30). Al fine di rendere più completa e chiara la descrizione delle caratteristiche dendroauxometriche del soprassuolo in esame, in allegato alla presente relazione, vengono riportati i piedilista di cavallettamento dell aree di saggio eseguite con indicazione del numero di piante riscontrate all interno dell area di saggio suddiviso per specie; del numero di piante/ha; della cubatura ha e del diametro medio unitamente al grafico relativo alla distribuzione delle piante in classi diametriche. 7. Intervento colturale proposto Per far sì che l intero popolamento forestale oggetto della presente relazione, possa consolidarsi, crescere più rigoglioso e per che no naturalizzarsi in seguito all insediamento e all affermazione di nuova vegetazione composta da specie arbustive ed arboree autoctone, saranno realizzati: interventi di taglio, di spalcatura e di potatura. Tali operazioni: determineranno l aumento del livello tecnologico del popolamento arboreo in dotazione, garantiranno il mantenimento della biodiversità, conservando quella esistente e favorendo l ospitalità a un maggior numero di esseri viventi (piante, animali, funghi, ecc.) e incrementeranno la complessità strutturale del bosco, situazioni importanti sia ai fini ecologici che per fini produttivi e turisticopaesaggistici; e nel dettaglio i lavori Selvicolturali, consisteranno appunto in operazioni di diradamento intercalare e colturale; di spalcatura dei rami del terzo inferiore dell altezza delle piante rilasciate e di potatura delle piante radicate nelle superficie rimboschite...spesso si fa l errore di pensare che se smettessimo di gestire, il bosco continuerebbe la sua evoluzione senza subire contraccolpi: niente di più sbagliato, difatti all interno del popolamento sono presenti piante schiantate e deperenti, possibile esca di parassiti e innesco d incendio. Interrompere la gestione condurrebbe, in molti casi, alla loro regressione a formazioni meno complesse e più povere, prima di vederle ri-progredire molto lentamente. Con il seguente progetto forestale si vuole ottenere un soprassuolo diversificato ed articolato del bosco di conifere, attraverso un diradamento selettivo e una spalcatura, tale da favorire l accrescimento individuale delle piante rilasciate, una migliore azione genetica e una resistenza alle avversità biotiche e abiotiche, oltre che agevolare l insediamento e la rinnovazione di piante autoctone quali: la roverella (Quercus Pubescent), il leccio (quercus ilex), il lentisco (Pistacia lentiscus), l alaterno (Rhamnus alaternus), ecc, mentre nel bosco caratterizzato da piante di latifoglie ed a tratti consociato con piante di conifere si vuole effettuare un taglio colturale nei diversi strati che compongono nello specifico il popolamento.. 7

8 Invece per quanto riguarda le porzioni boscate ricoperte da frassino ossifillo, ottenuto a seguito del rimboschimento, in tal caso si vuole porre in atto una potatura ed l eliminazione dei polloni, ciò per meglio strutturare il portamento delle piante. Il diradamento selettivo progettato per il bosco puro di conifere, tratta in sostanza di agire con un taglio di circa il 30% della massa presente per il popolamento meno denso e del 35% della massa presente per il popolamento più denso, intervenendo in entrambi i casi sulle file, per creare un popolamento disomogeneo ma allo stesso tempo vigoroso, utilizzando in modo particolare le piante malformate, dominate, deperenti, compromesse e sovrapposte nelle file. Il taglio colturale invece previsto nel bosco di latifoglie sarà effettuato con il prelievo esclusivamente a discapito delle piante deperenti e malformate, con lo scopo di migliorare la struttura e le condizioni vegetative. Le operazioni selvicolturali previste, saranno condotte secondo le prescrizioni generali previste all art. 8 del Regolamento relativo alle norme per il taglio dei boschi in assenza di Piani di Assestamento Forestale e le PMPF della provincia di Matera. Nello specifico le operazioni esecutiva di martellata, saranno condotte successivamente al rilascio dell autorizzazione preventiva da parte dell Ente competente, e preliminarmente a ciò, le particelle interessate al taglio, saranno contrassegnata lungo il confine, apponendo sulle piante un doppio anello di vernice rossa, ad un altezza visibile. Per quanto concerne la tecnica d esecuzione della martellata, per le piante aventi un diametro all altezza di 1,30 m superiore a 17,00 cm, saranno contrassegnate, con apposita specchiatura e successivamente impresse sul specchiatura realizzata sul ceppo con il martello forestale (MT 232), mentre sulla sfaccettatura delle piante aventi un diametro inferiore a 17,00 cm all altezza di 1,30 m sarà apposta una crocetta con vernice rossa. Le piante che cadranno al taglio saranno poi anellate e numerate progressivamente sul fusto, con vernice di colore rosso, al fine di renderne più facile l individuazione in fase di sopralluogo e di taglio. Contestualmente a questa operazione si stilerà un piedilista di martellata esecutivo che insieme al verbale di stima sarà inviato agli Uffici competenti. 8. Modalità di esecuzione di esbosco e piste di utilizzazione Per quanto riguarda le tecniche più opportune da impiegare per lo svolgimento delle operazioni d abbattimento, è importante precisare che il taglio degli esemplari opportunamente martellati dovrà avvenire in modo tale da evitare il danneggiamento della rinnovazione e delle piante destinate a rimanere in piedi. Fondamentale è poi la creazione di una cerniera capace di orientare la caduta del fusto nella zona desiderata, facendo attenzione, nei casi di eccentricità del baricentro, all impiego di tirfor capaci di limitare. 8

9 i gradi di libertà del fusto o, in mancanza di tale specifica attrezzatura, al taglio per sezioni a partire dalla parte alta del tronco. Tale accorgimento è tanto più importante, quanto maggiore sono le dimensioni della pianta da abbattere. La caduta, ove possibile, deve avvenire nella direzione in cui risulta minore o del tutto assente la rinnovazione naturale. Il soprassuolo oggetto d interventi selvicolturali presenta caratteristiche favorevoli ed agevoli per le operazione di esbosco del materiale legnoso, che dapprima sarà organizzato in mucchi e successivamente trasportato all imposto dove sarò caricato come legname da opera e legna da ardere e/o da cippare, sui camion dotati di cassoni assecondo della tipologia di materiale legnoso. Il grado di accessibilità della superficie boscata risulta buono sull 80%, ed inoltre all interno del popolamento sono presenti piste camionabili con misto stabilizzato, in più a rendere favorevole le operazioni boschive c è da dire che l intero complesso boscato risulta delimitato lungo i confini da strade Comunali e Provinciali. 9. Periodo di utilizzazione Le operazioni selvicolturali nel bosco, avranno inizio nella data successiva all autorizzazione, rilasciata dall Ufficio Foreste e saranno ultimate entro la data prestabilita, salvo eventuali istanze di proroga in corso di esecuzione dei lavori. 10. Conclusioni L intervento proposto consta nell utilizzazione di fenotipi peggiori, utile a rendere più vigorose le piante rilasciate, a favorire l insediamento e l affermazione delle specie vegetali autoctone. Infine, molto importante sono le raccomandazioni relative alle condizioni d operatività del personale impiegato e ai conduttori dei mezzi forestali, che dovranno essere improntate al rispetto delle vigenti norme in materia di sicurezza, al fine di preservare da eventuali rischi a quanti opereranno nelle varie fasi della trasformazione del materiale legnoso. IL TECNICO Dott. Forestale Luigi AULETTA Allegati alla presente: piedilista aree di saggio e curva ipsometrica. 9

10 Allegato I- Piedilista aree di saggio.. 10

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23 Allegato II Curva ipsometrica.. 23

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