Dinamiche della Fecondità. Piero Giorgi Maurizio Lucarelli

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1 Dinamiche della Fecondità Piero Giorgi Maurizio Lucarelli La tendenza alla riduzione della fecondità rappresenta un tratto comune nella recente evoluzione demografica dei paesi occidentali, ma il declino del Tasso di Fecondità Totale del Momento (TFTM) si è manifestato in alcuni paesi con tratti drammatici: l Italia, ad esempio, ha raggiunto nel 1995 il record negativo di 1,18 figli per donna, ed attualmente detiene, assieme alla Spagna, il primato di bassa fecondità nell Unione Europea, con un TFTM stimato pari a 1,25 figli per donna contro una media di 1,47 nell Unione Europea. Il recente stabilizzarsi dei livelli di fecondità attorno a valori di poco più alti rispetto a quelli della seconda metà degli anni 9, non migliora il quadro complessivo, che continua a suscitare preoccupazioni ben oltre il mondo scientifico, interessando politici, mass-media e l opinione pubblica in generale. Al declino del tasso di fecondità del momento (TFTM) si è accompagnato un declino costante del tasso di fecondità delle coorti (TFTC) e la dinamica dell intensità della fecondità è stata affiancata da forti modificazioni della sua cadenza. Uno dei fenomeni evidenziatosi è stato il crescente peso della fecondità realizzata oltre i 3 anni. A partire dagli anni settanta e con un aumentata velocità nei decenni successivi, le donne e le coppie hanno posticipato le nascite dei figli muovendosi verso nuovi - e non ancora del tutto compresi - modelli riproduttivi. Molti i fattori sociali, economici e culturali di tale processo: innalzamento dei tassi di scolarità femminili, ingresso delle donne nel mercato del lavoro, rinvio del matrimonio. Questo processo di rinvio della fecondità verso età più adulte contribuisce in parte ai bassi livelli del TFTM, giacché sposta le nascite più avanti nel tempo nel corso di vita di un individuo, e quindi deprime il numero di nascite osservate nell anno di calendario. In letteratura questo fenomeno è noto come effetto cadenza : esso accresce o riduce il valore del TFTM a seconda che vi sia un anticipazione o una posticipazione nel comportamento riproduttivo delle generazioni. Dopo i tormentati anni successivi al secondo conflitto mondiale, il TFTM mostra un periodo di stabilità negli anni 5, in cui si attesta su valori di poco superiori a 2,3, seguito dal cosiddetto baby-boom: in questo periodo, l andamento del TFTM è crescente, fino a giungere, nel, al valore di 2,7. Segue una fase di trend decrescente, mostrando livelli comunque superiori a 2,3 fino al 1974; successivamente si assiste ad un crollo repentino della misura, che, a partire dal 1977, si pone definitivamente al di sotto della soglia del virtuale rimpiazzo (posto pari a 2,1 che idealmente consentirebbe di sostituire i due individui della coppia con altri due

2 individui, mantenendo quindi invariato l ammontare della popolazione). Il trend decrescente prosegue fino al 1987: dopo tale anno, i livelli sembrano stabilizzarsi fino al 1992, salvo poi avviarsi verso una nuova riduzione che ha portato il TFTM al minimo storico nel 1995, col valore di 1,18; successivamente, i valori restano stabili, se non in minima ripresa. TFTM e TFTC - ITALIA TFTM TFTC NB: valori 2 e 21 del TFTM da stime Istat Il caso italiano, insieme con quello della Spagna e degli altri paesi dell Europa meridionale, presenta caratteri molto particolari. Dai primi anni 8, il calo della fecondità ha cominciato ad assumere connotati diversi nelle varie nazioni. Mentre paesi come l Italia e la Spagna hanno continuato senza sosta il loro cammino di diminuzione della fecondità, altrove, come in Francia, nel Regno Unito e in Irlanda, o in Svezia, si è assistito ad un recupero del TFTM in alcuni casi anche sostanziale. Sfortunatamente le analisi condotte anche su dati individuali non hanno sinora consentito di comprendere pienamente se siamo solo in ritardo rispetto ai paesi del Nord Europa o stiamo sperimentando un diverso percorso evolutivo. L aspetto più evidente del confronto tra la fecondità di periodo (TFTM) e quella di coorte (TFTC), è il netto contrasto tra le forti fluttuazioni del TFTM e l andamento molto regolare del TFTC. Mentre il TFTM è funzione delle nascite osservate nell anno di calendario, ed è quindi soggetto ad oscillazioni dovute a fattori congiunturali (ivi inclusi anticipi e posticipi del comportamento riproduttivo), il TFTC neutralizza, all interno di ciascuna generazione, le variazioni congiunturali, riproducendo solo quelle che originano una effettiva variazione della discendenza finale delle coorti. Pertanto, mentre il TFTM registra, durante gli anni 6, il picco del baby-boom, verificatosi in Italia in coincidenza col boom economico, il TFTC fa

3 corrispondere a quel periodo una fase di stabilità, tenendosi costantemente intorno ai 2,3 figli per donna. La tendenza alla riduzione della fecondità degli ultimi periodi è comunque netta, mostrando come alla base della depressione dell indicatore del momento (TFTM) si ponga un reale e radicale cambiamento nelle scelte di fecondità delle donne italiane. Un ruolo importante nell evoluzione della fecondità totale lo hanno le dinamiche delle sue componenti per ordine di nascita 1. Si nota subito come la tendenza al declino dopo il 1974 sia generalizzata, e come l evoluzione del TFTM sia in larga parte influenzata dai primi due ordini di nascita. Per il primo ordine si nota una curva bimodale, con picchi molto prossimi o superiori a negli anni e 1974 (che indicano, quindi, la presenza di un effetto cadenza favorevole), seguiti da un calo repentino e da una fase di lievissimo recupero a partire dal 1986, interrotta nel 1993 da una ritorno alla riduzione. Il secondo e terzo ordine, invece, mostrano una sorta di massimo diffuso su più anni, intorno al, ed un rapido declino negli anni 7, che poi rallenta durante gli anni 8. La curva che rappresenta gli ordini dal quarto in poi, ha un andamento nettamente diverso dalle precedenti, presentando un declino pressoché costante, che accelera dopo il per diventare più tenue negli anni 8 (essendo già giunto il TFTM 4+ a livelli bassissimi). L andamento dell età media al parto è simile nei diversi ordini, dal momento che tutte le serie presentano una netta inversione di tendenza intorno alla fine degli anni 7, passando da una fase di declino ad un progressivo innalzamento: il I ordine dal, gli altri con un ritardo di uno o due anni man mano che si cresce con l ordine; inoltre, l età media al primo figlio cresce con la pendenza maggiore, e l inclinazione si affievolisce passando agli ordini superiori. Il TFTM relativo al Nord presenta, nell insieme, lo stesso andamento riscontrato a livello nazionale, ma con livelli decisamente più bassi: mentre il dato italiano si aggirava intorno al valore di 2,35 negli anni 5, l Italia settentrionale fa registrare, per lo stesso periodo, valori attorno ai 1,85 figli per donna. La differenza si riduce lievemente nel periodo del baby-boom (il valore di picco, nel, è pari a 2,7 per l Italia e 2,37 per il Nord), anche se va notato che il TFTM del Nord scende al di sotto della soglia di rimpiazzo già dal 1971, mentre l Italia scendeva al disotto di tale soglia solo a partire dal 1977; in seguito, la misura arresta la sua ripida discesa, 1 Mentre per i tassi totali si dispone dei dati anche per gli anni più recenti, i tassi di fecondità per ordine di nascita, pubblicati dall ISTAT, sono aggiornati solo fino al Le profonde modificazioni introdotte nella dichiarazione di nascita a causa dell entrata in vigore della legge 127/97 e del successivo regolamento di attuazione (D.P.R. 2/1/98) hanno portato infatti alla sospensione della tradizionale rilevazione esaustiva delle nascite di fonte Stato civile condotta dall Istituto a partire dal La rilevazione dell ordine di nascita è proseguita in modo problematico nel 1997 e 1998, anche se non è ancora stata pubblicata, ed è stata eliminata come prassi a partire dal 1999.

4 cominciata dopo il 1974, già dall anno 1986, facendo osservare, di lì in poi, livelli inferiori a 1,1 e toccando il minimo per questa ripartizione, nel, con un valore pari a 1,4 figli per donna. Con i casi estremi di alcuni ambiti urbani, ad esempio la città di Udine, dove si scende a valori prossimi a,6 figli per donna. ITALIA NORD CENTRO 2 SUD Le origini delle differenze dei valori del TFTM di questa ripartizione rispetto al dato nazionale, emergono chiaramente dalla considerazione delle sue componenti per ordine di nascita. Mentre il TFTM 1 presenta livelli simili alla media nazionale (nel periodo del baby-boom, anche superiori: il TFTM 1 oltrepassa il valore tra il 1963 ed il 1966 e nel 1973 e 1974, evidenziando quindi la presenza di un effetto cadenza favorevole), le curve degli ordini superiori mostrano livelli inferiori. Soprattutto, in questa ripartizione emerge chiaramente la ridotta influenza delle nascite di ordine elevato rispetto al dato nazionale, e l importanza preponderante delle nascite di I ordine. Nel Nord, le nascite di ordine superiore al terzo contribuiscono per poco più del 15% sul TFTM complessivo, mentre circa il 7% del valore del TFTM deriva da nascite di I e II ordine; nell Italia in complesso, invece, le nascite di ordine superiore al terzo determinano circa il 25% del, mentre le nascite di I e II ordine formano il 6% del valore complessivo del TFTM.

5 L andamento delle età medie al parto rivela poche differenze con il dato nazionale pur essendo esse sempre superiori nel settentrione rispetto alla media nazionale (in generale, di quasi un anno). L andamento del TFTM del Centro presenta, come già evidenziato da molti studiosi, fortissime analogie con quello del Nord. Anche per il Centro, come per il Nord, si evidenziano i bassissimi livelli della fecondità di rango superiore al II, e la corrispondente preponderanza delle dinamiche dei primi due ordini di nascita nella determinazione del livello e dell andamento della misura complessiva. Vanno tuttavia notati i livelli leggermente maggiori della fecondità di I e II ordine (nell ordine dei 3 5 figli per mille donne), che ovviamente si ripercuotono sulla misura complessiva. Le curve dell età media al parto sono molto simili a quelle del Nord, anche se ad inizio periodo su livelli inferiori di circa mezzo anno. L andamento del TFTM nel Sud presenta caratteristiche del tutto peculiari sia rispetto alla media nazionale, sia nei confronti delle altre ripartizioni, che sembrerebbero giustificare, dal punto di vista della fecondità, la presenza di due Italie (Santini, 1995): l una, rappresentata dal Centro-Nord, con una fecondità concentrata sul I e II ordine di nascita, l altra, il Sud, in cui hanno ancora importanza le nascite di III ordine. Solo per il Sud accade che il TFTM 4+ sia superiore (fino al ) alle componenti relative agli altri ordini; anche le nascite di II e III ordine mostrano livelli nettamente superiori rispetto al resto del paese, determinando un TFTM complessivo decisamente maggiore: si consideri, ad esempio, che esso si pone al di sotto dei 2,4 figli per donna solo a partire dal 1978, mentre le altre ripartizioni non arrivano a tale soglia neanche nel picco del. Infine, va osservato come, nell insieme, l andamento stesso del TFTM complessivo sia soprattutto dovuto al declino degli ordini superiori al III. Successivamente al 1996, per i problemi relativi alla rilevazione delle nascite, si perde il dettaglio per ordine ma si può comunque seguire l evoluzione della fecondità totale. Dal 1996 il TFTM sembra risalire in maniera lenta ma costante. Come spesso accade, il dato nazionale è frutto della composizione di andamenti territoriali assai differenziati, e contrariamente a quello che si potrebbe pensare non è il sud, zona dell Italia che comunemente viene definita più prolifica, a muovere questo rialzo del TFTM ma bensì quell Italia che negli anni novanta ha toccato i minimi storici al di sotto di un figlio per donna. Dall Italia settentrionale infatti arrivano le modificazioni più significative e che potrebbero essere interpretate anche come segnali di ripresa. Il Sud invece prosegue una discesa che lo avvicina - per tassi di fecondità e nascite - sempre più al Nord; la stessa cosa si riscontra andando ad analizzare la fecondità per regione o provincia.

6 Numero medio di figli per donna ,5 2, 1,5 1,,5, Nord centro sud Nel giro di dieci anni,dunque, si è arrivati a differenze ormai minime. Il sud si è fatto addirittura superare dal nord nel 22, 1,27 contro 1,25 del meridione. Risulta però difficile capire se si tratta veramente di segni di ripresa o ci troviamo in una fase simile a quella sperimentata dal 1986 al 1992 in cui il declino sembrava aver raggiunto il suo limite, salvo poi riavviarsi. Si possono infatti indicare tre possibili cause della ripresa. L incremento della fecondità nel Centro e Nord Italia potrebbe in effetti essere frutto delle modifiche avvenute nel calendario della fecondità, frutto maturato tardivamente rispetto a quanto accaduto nei paesi del Centro e Nord Europa; in buona sostanza la leggera ripresa trasversale potrebbe essere determinata dai recuperi della fecondità rinviata nelle coorti. Una novità sostanziale nella popolazione italiana è l incremento della popolazione straniera, fortemente concentrata in età 2-49, la fecondità generale potrebbe allora essere trascinata verso l alto grazie alla fecondità degli stranieri. Infine potrebbe trattarsi di una vera e propria ripresa, ipotesi in parte sostenuta dal fatto che la fecondità sembra crescere in quelle aree dove sono in fase più avanzata i processi tipici della nuova transizione demografica (divorzi, coabitazioni, nascite extra nuziali ), in analogia di quando è accaduto nei paesi del Centro e Nord Europa. Tali cause non sono tra loro incompatibili e possono contribuire in diversa

7 misura ma in maniera combinata sull evoluzione della fecondità italiana; comprendere il loro ruolo richiede però una più lunga osservazione del fenomeno. Riferimenti Bibliografici Giorgi P., Viola G., (23), Il completamento della fecondità delle coorti: un modello basato sull analisi delle serie storiche, Quaderni di Statistica, Vol. 5, 23, Liguori Editore Giorgi P., Di Tanna G. L., (22), Future Patterns of Italian Fertility: Evaluation by Multistate Models, in Atti della XLI Riunione Scientifica della Società Italiana di Statistica, Milano 5-7 giugno 22 ISTAT (1997), La fecondità nelle regioni italiane. Analisi per coorti -1993, Informazioni, 35 (e successivi aggiornamenti per gli anni -1996) Santini A. (1995), Continuità e discontinuità nel comportamento riproduttivo delle donne italiane nel dopoguerra: tendenze generali della fecondità delle coorti nelle ripartizioni tra il e il 1991, Dipartimento Statistico-matematico dell Università degli Studi - Working Papers n.53, Firenze Steenhof L., de Jong A. (21), Infecundity: a result of postponed childbearing?, European Population Conference, Helsinki, Finland, 7-9 june 21

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