Indagine in Alta Versilia. Un evento meteorico di eccezionale

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1 CONSIDERAZIONI SUGLI INTERVENTI REALIZZATI DOPO L ALLUVIONE DEL 96 Sistemazioni per il ripristino di terrazzamenti ceduti a seguito dell evento alluvionale del giugno Cardoso, località Orzale. Indagine in Alta Versilia Testo di Federico Preti, Dipartimento di Ingegneria agraria forestale, Università degli studi di Firenze, socio esperto Aipin, Mariachiara Lena, naturalista, Gianfranco Genovesi, perito agrario, responsabile U.O. Difesa del suolo Parco regionale delle Alpi Apuane, Isabella Ronchieri, dottore forestale, specialista in difesa del suolo Parco regionale delle Alpi Apuane. Foto di Mariachiara Lena e Parco regionale delle Alpi Apuane A 11 anni dal disastroso evento che colpì l Alta Versilia e la Garfagnana, il Parco regionale delle Alpi Apuane, in occasione di una tesi di Master, ha effettuato un indagine di stabilità, funzionalità e sviluppo vegetazionale di alcuni degli interventi di ingegneria naturalistica realizzati e precedentemente censiti. Ecco i risultati dell indagine Un evento meteorico di eccezionale violenza il 19 giugno 1996 si è abbattuto sulle Alpi Apuane meridionali, interessando i bacini dell Alta Versilia e della Garfagnana e provocando ingenti danni in termini di vite umane, di beni e di attività economiche. L intensità del deflusso superficiale, accompagnato anche da fenomeni di riattivazione di percorsi sotterranei e di sorgenti carsiche, ha generato profondi dissesti idrogeologici nei versanti e notevoli alterazioni morfologiche del reticolo idrografico. A seguito di tale evento gli enti locali competenti, coordinati dall Ufficio del Commissario per gli eventi alluvionali della Regione Toscana, hanno realizzato una sistemazione idraulico-forestale dei bacini coinvolti utilizzando tecniche di ingegneria naturalistica. Ciò ha costituito un importante occasione per la diffusione di tali tecniche in Toscana. Il caso di studio è quindi di notevole interesse per qualità e quantità di interventi, nonché esempio tra i più rilevanti dell ultimo decennio di utilizzo di queste tecniche in Italia centrale. Il Parco regionale delle Alpi Apuane ha effettuato nell anno 2000 una puntuale opera di censimento dei vari interventi con identificazione cartografica della loro ubicazione, reportage fotografico e compilazione di schede tecniche informative. Nel 2007 il parco, nell ambito di una tesi di Master in Difesa interdisciplinare dell ambiente e manutenzione del territorio (DIAManTe), ha effettuato una nuova indagine. 65 ACER 5/2007

2 La metodologia L indagine è stata svolta su un campione di ventinove interventi, localizzati in Alta Versilia, con compilazione di apposite schede tecnico-scientifiche e documentazione fotografica. Gli interventi sono stati scelti in base alla rappresentatività sia dei dissesti sia delle tecniche di ingegneria naturalistica applicate. In relazione ai dati raccolti e alla comparazione con i dati del censimento del 2000, le schede sono state rielaborate al fine di verificare: stabilità e funzionalità degli interventi, sviluppo della componente viva; sviluppo della vegetazione spontanea e inserimento ambientale-paesaggistico. I risultati raccolti e presentati in questo articolo rappresentano il primo passo per un eventuale nuova e più accurata indagine, anche in virtù del fatto che un monitoraggio più accurato avrebbe necessitato di dati raccolti anche in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori. Analisi degli interventi La riuscita di un intervento di ingegneria naturalistica e la durabilità dell opera dipendono soprattutto dalla componente viva; l indagine ha perciò individuato il numero di opere vive, realizzate con la componente vegetale, e il numero di opere morte, ovvero senza tale componente. Ne è emerso che durante la realizzazione di molti di questi interventi non è stata data la giusta importanza alla parte viva delle opere. La presenza o meno della vegetazione varia, inoltre, in funzione della tipologia dell opera: viminate, palizzate e gabbionate ne sono prive nella quasi totalità dei casi; le cordonate, invece, sono sempre state realizzate vive. Nelle gabbionate il mancato inserimento di talee o astoni in fase di costruzione incide in misura ridotta sulla stabilità nel tempo data l elevata durabilità dei materiali costruttivi. In tre dei siti esaminati, inoltre, arbusti spontanei TABELLA 1 - TIPOLOGIE DI OPERE DI INGEGNERIA NATURALISTICA REALIZZATE NEI Siti di intervento Tipologie di ingegneria naturalistica 1 Azzano 1 Grata e palificata senza talee 2 Azzano 2 Muro di sostegno, palizzate, palificata gradonate e canaletta in legname 3 Azzano 3 Gabbionate e palificate con talee morte e senza talee 4 Cervaiole 2 Biostuoia di juta e canaletta in pietrame 5 Cervaiole 3 Briglie di legno e pietra 6 Terrinca 2 Muro, gabbionate, palificate senza talee e viminate 7 Terrinca 6 Palificate senza talee 8 Cardoso 2 Canaletta in legname, palizzate e palificate con talee, cordonate e biostuoia 9 Cardoso 8 Palificate con talee, viminate e rete metallica 10 Cardoso 11 Palificata senza talee e viminate 11 Cardoso 11.1 Canaletta in legname, palificate e palizzate senza talee, gradonate 12 Cardoso 12 Muro a secco, palificate e palizzate senza talee, biostuoia 13 Cardoso 14 Canaletta in legname, palizzate e palificate con talee 14 Cardoso 15 Piccola canaletta in pietrame con palizzata e biostuoia 15 Cardoso 18 Piccola canaletta in legname, palificate e palizzate con talee 16 Cardoso 20 Palizzate, palificate con e senza talee e grata con talee 17 Cardoso 22 Canalette in legname, palificate e palizzate senza talee e biostuoia 18 Ruosina 4 Viminate, palizzate 19 Ruosina 5 Viminate con talee 20 Ruosina 9 Terre rinforzate rinverdite con juta e rete di nylon 21 Stazzema 2 Muro, rete romboidale, canalette, palificate con talee, palizzate e viminiate 22 Stazzema 8 Canaletta in legname e pietrame, palificata con talee, palizzate e geosintetico 23 Stazzema 10 Canalette in legn. e pietr., gabbionate, palificate, palizzate e cordonate con talee 24 Stazzema 11 Gabbionate e palizzate con talee 25 Stazzema 13 Muro, palificata con talee, viminata 26 Stazzema 16 Palificata con talee, palizzate, gradonate e cordonate 27 Stazzema 17 Canaletta in legname, palificate con talee, cordonate 28 Stazzema 21 Muro, canaletta, palificate con e senza talee, cordonate vive, palizzate e biostuoia 29 Stazzema 22 Canaletta in pietrame, palificate con poche talee, viminate, gradonate Tipologie di opere di ingegneria naturalistica realizzate nei siti esaminati. Il simbolo indica la presenza di una o più opere della tipologia indicata. GRAFICO 1 - NUMERO E TIPOLOGIA DELLE OPERE ESAMINATE Bistuoia in fibra vegetale Cordonata Gradonata Viminata Canaletta in legname e pietrame Palizzata Gabbionata Briglia in legname e pietrame Palificata (doppia o a una parete) Grata Terra rinforzata riverdita Numero di opere esaminate, realizzate morte Numero di opere esaminate, realizzate vive Numero totale opere esaminate sono cresciuti al di sopra delle gabbionate, riuscendo a sviluppare le proprie radici al loro interno e ad attraversarle (grafico 1 e tabella 1). Particolare attenzione è stata posta alle palificate in quanto tipologia maggiormente rappresentata nell area (grafico 2). Delle 37 palificate esaminate, il 36% sono state realizzate senza la componente vegetale, mentre il 64% sono state realizzate vive. Di queste ultime la maggior parte è caratterizzata da talee che hanno raggiunto diametro e altezze notevoli; in due casi il numero di talee è esiguo e limitato alle camere superiori e in tre casi le talee messe a dimora in fase di realizzazione dell opera sono morte. Le talee utilizzate sono perlopiù di Salix eleagnos, Salix purpurea, Salix triandra e Salix alba. La morte delle talee sembra imputabile, escludendo non idonei periodi di messa a dimora, in alcuni casi a errori costruttivi quali la mancanza di materiale drenante a monte delle palificate con conseguente svuotamento ACER 5/

3 SITI OGGETTO D'INDAGINE Palificata (doppia o semplice) Viminata Cordonata viva Gradonata Palizzata Grata Gabbionata Canaletta in legname e/o pietrame Briglia in legname e/o pietrame Biostuoia di juta Terre rinforzate rinverdite GRAFICO 2 - RISULTATI DEL MONITORAGGIO ESEGUITO SULLE PALIFICATE 51% 36% 64% 5% 8% delle camere e impossibilità di radicazione per le piante, in altri casi all eccessiva pendenza delle opere (> 80%) che si è rivelata negativa soprattutto sull attecchimento delle talee poste negli ordini inferiori. La maggior parte delle palificate realizzate senza la componente viva è ubicata in luoghi di passaggio: lungo la viabilità comunale e/o provinciale, nei pressi di centri abitati o presso altre infrastrutture urbane. Una scelta probabilmente dettata dalla volontà degli amministratori locali di mantenere ben visibili gli interventi realizzati, senza sfruttare in tal modo la capacità biotecnica delle piante, al fine di rassicurare il più possibile la popolazione spaventata dal disastroso evento alluvionale. Palificate vive realizzate con materiale vegetale Palificate morte realizzate senza materiale vegetale Palificate con talee vive Palificate con numero limitato di talee vive Palificate con talee morte Durabilità del legno In merito alla durabilità delle opere si è proceduto all esame dello stato di conservazione dei materiali morti. Sono state esami- 67 ACER 5/2007

4 GRAFICO 3 - STATO DI CONSERVAZIONE DEL LEGNO DELLE PALIFICATE 24% 38% 10% 14% 14% Non deteriorato Solo parzialmente deteriorato Parzialmente degradato e fessurato Degradato e fessurato, parzialmente coperto di muschio Quasi totalmente coperto da muschio, parzialmente marcescente STATO DI DEGRADAZIONE DEL LEGNO DA QUASI NULLO A PARZIALE STATO DI DEGRADAZIONE DEL LEGNO ELEVATO E MARCESCENZA Grafici relativi all esposizione dei versanti suddivisi in base alle cinque diverse categorie di degradazione del legname delle opere. L utilizzo di scale diverse nei grafici relativi all esposizione, pur impedendo una comparazione quantitativa dei dati (rilevabile dal grafico a torta), permette una migliore individuazione dell esposizione prevalente nei versanti della categoria rappresentata. La particolare tipologia di grafici è stata mutuata da studi di fitogeografia. nate ventuno palificate da cui è emerso che a quasi dieci anni dalla loro realizzazione, il 38% delle opere mostrano ancora un eccellente stato di conservazione; nel restante 62% dei casi, invece, il legname risulta maggiormente deteriorato (grafico 3). Per comprendere meglio le cause dei diversi stati di degradazione del legname delle palificate è stata fatta una correlazione con l esposizione dei versanti. Ne è risultato che le palificate con il legname meglio conservato sono poste su versanti esposti nei quadranti meridionali, mentre quelle il cui legname è marcescente, ricoperto da muschio e molto deteriorato sono poste su versanti esposti nei quadranti settentrionali. Fanno eccezione alcuni strutture in cui la condizione di elevato degrado e marcescenza del legname non è imputabile all esposizione, ma alle condizioni microclimatiche della stazione, in particolare all elevato numero di ore d ombra e a valori di umidità relativa molto elevata a causa della vicinanza di corsi d acqua (grafico 3). La presenza di muschio sul legname di molte delle palificate che versano nello stato peggiore di conservazione è indice di elevate condizioni di umidità delle stazioni in cui le opere sono ubicate, contribuendo però direttamente alla degradazione del legname stesso a causa della sua capacità di trattenere l acqua piovana e di rilasciarla gradualmente, rendendo il substrato umido più a lungo. Un analisi della conservazione dei materiali morti è stata eseguita anche in relazione alle viminate che presentano alcune o molte delle verghe spezzate e picchetti molto degradati. Tale dato va considerato anche in relazione all assenza di materiale vivo di costruzione delle opere. Funzionalità In merito alla funzionalità delle palificate, si è ritenuto interessante evidenziare alcuni errori costruttivi. Si è riscontrato, in cinque diversi casi, un mancato raccordo laterale tra l opera e il pendio, ciò ha determinato un inevitabile asportazione di parte del materiale di riempimento delle camere laterali, a causa di fenomeni erosivi innescati dalle acque superficiali di ruscellamento. Il parziale svuotamento delle camere si è riscontrato in alcune opere anche in corrispondenza delle camere superiori; ciò fa presupporre infiltrazioni di acqua nelle opere. Dall incrocio dei summenzionati dati riguardanti le palificate (presenza o meno della componente viva, stato di conservazione del legname ed errori costruttivi) emerge il risultato positivo che solo in tre casi si riscontra una situazione non ottimale ai fini della stabilità e durabilità delle opere, conseguenza di tondame degradato, assenza della componente viva necessaria per compensare la perdita di stabilità dell opera e per un non adeguato raccordo tra le opere e il pendio. Comunque, allo stato attuale, nessuna delle opere mostra segni di cedimento. Si ritiene inoltre importante sottolineare che, pur non avendo effettuato analisi di tipo geotecnico, ACER 5/

5 nella maggior parte dei versanti visionati non sono stati notati segni evidenti di dissesto in atto. La quasi totalità degli interventi realizzati svolge ancora un adeguata funzione di stabilizzazione e di consolidamento dei versanti. Sviluppo della vegetazione spontanea Lo studio vegetazionale, svolto durante l inverno, si è concentrato sugli strati arborei e arbustivi. Una prima elaborazione ha riguardato il calcolo del numero di interventi in cui sono state identificate le piante alloctone, in considerazione del fatto che la presenza di specie esotiche invasive determina la tendenza alla costituzione di popolamenti spesso monospecifici che impediscono lo sviluppo delle serie dinamiche evolutive. Tutto ciò ha una rilevanza ancora maggiore se si considera che dei ventinove interventi monitorati tre ricadono all interno del Parco regionale delle Alpi Apuane e ventitré nell area contigua al parco. In alto, palificata con talee vive. Sopra, palificata priva di talee realizzata lungo un infrastruttura pubblica. Robinia pseudacacia è stata identificata in nove dei ventinove interventi esaminati; su alcuni dei versanti esaminati la pianta ha raggiunto dimensioni ragguardevoli e rappresenta l unica specie arborea in ase di ricolonizzazione dell area. Buddleia davidii è stata rinvenuta in sette degli interventi monitorati. Phytolacca americana è stata rinvenuta esclusivamente in un intervento. È stata inoltre monitorata la presenza di specie vegetali infestanti. Piante di Rubus spp. (in prevalenza Rubus ulmifolius e Rubus fruticosus) sono state identificate complessivamente in quindici dei siti esaminati, ma solo in sei di questi l infestante raggiunge elevate densità e crea una copertura quasi totale. Clematis vitalba (vitalba, la cosiddetta liana ) è stata identificata in quattro casi, sempre associata a rovo e/o robinia, completando un intrico vegetale assolutamente impenetrabile. Indicazioni sullo stato di sviluppo della vegetazione nelle aree sottoposte a verifica emergono anche dall analisi dei dati relativi al processo di ricolonizzazione da parte di specie vegetali spontanee e autoctone, tra cui Carpinus betulus e Salix caprea. Tale processo di successione secondaria è auspicabile in vista dell instaurarsi nel lungo periodo di comunità vegetali stabili (climaciche) in equilibrio con le condizioni microclimatiche ed edafiche dei siti che, nei versanti apuani, sono rappresentate da querceto-carpineti alle quote inferiori e cerreto-carpineti a quote più elevate. Carpinus betulus è stato identificato in due diversi interventi, derivante in un caso da ricolonizzazione spontanea, e nell altro da impianto. Salix caprea, utilizzato raramente sotto forma di talea a causa della sua insufficiente capacità di radicazione, è stato identificato in sei diversi siti dove sta dando luogo a ricolonizzazione spontanea. Un dato molto interessante riguarda la presenza in quattordici dei ventinove siti esaminati di Alnus glutinosa. Tale specie è indice di elevata umidità del terreno, dovuta alla presenza di corsi d acqua al piede dei versanti o a particolari condizioni freatiche. In altri casi le piante sono cresciute all interno delle opere di canalizzazione delle acque o sono state piantate in fase di realizzazione della sistemazione dell area dissestata. Per quanto riguarda, infine, l inserimento ambientale-paesaggistico degli interventi monitorati, si può affermare che questi hanno ben assolto allo scopo di conciliare la messa in sicurezza e gli habitat naturali apuani e di riqualificare l intero territorio. Le opere si armonizzano perfettamente col contesto ambientale in cui sono immerse, in particolar modo quelle vive nelle quali la componente vegetale ha contribuito alla naturalizzazione. Conclusioni La presente indagine ha evidenziato il sostanziale successo degli interventi di difesa del suolo realizzati in Alta Versilia con tecniche di ingegneria naturalistica oggetto dell indagine. La verifica condotta ha fornito risultati principalmente su: sviluppo della componente viva; stato di conservazione dei materiali morti; funzionalità delle opere; sviluppo della vegetazione spontanea; inserimento ambientalepaesaggistico. Dato l interesse dell area di studio si ritiene auspicabile un proseguo di quanto finora raggiunto con attività di monitoraggio continuative. Bibliografia AA.VV., Principi e linee guida per l ingegneria naturalistica. Processi territoriali e criteri metodologici. Vol. 1, Regione Toscana. AA.VV., Manuale di ingegneria naturalistica applicabile al settore idraulico. Regione Lazio, Assessorato per l Ambiente, Dipartimento Ambiente e Protezione Civile. AA.VV., Principi e linee guida per l ingegneria naturalistica. Sviluppi e applicazioni in Toscana. Vol. 2. Regione Toscana. AA.VV., Il Modello Versilia: la ricostruzione sostenibile e la ricostruzione nell emergenza. A cura di A. Manfredi e Comunità montana dell Alta Versilia. Pacini editore. BARTELLETTI A., AMORFINI A., Gli interventi di ingegneria naturalistica nelle aree protette e nelle aree di elevato valore ambientale. In: Principi e linee guida per l ingegneria naturalistica. Vol. 1: Processi territoriali e criteri metodologici. Regione Toscana, Firenze, PARIS E., PRETI F., SETTESOLDI D., Analisi preliminare dell evento alluvionale del 19 giugno 1996 in Versilia-Garfagnana. Firenze, Relazione per il Commissario regionale degli eventi alluvionali. PRETI F., GALEOTTI L., BRUGIONI M., Caratterizzazione dell evento alluvionale del 19 giugno 1996 in Versilia e Garfagnana per gli interventi di sistemazione idraulico-forestale. Monti&Boschi, n. 3-4, pp Abstract Projects in Alta Versilia 11 years after the disastrous flood in Alta Versilia and Garfagnana, the regional parks of the Alpi Apuane, on the occasion of a master degree, carried out a survey on the stability, functionality and plant development of some bioengineering measures implemented and previously recorded. Despite the substantial success of these measures, the results achieved should be maintained by means of constant monitoring. 69 ACER 5/2007

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