Ceto medio: la nuova questione politica e sociale

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1 Ceto medio: la nuova questione politica e sociale Indagine delle Acli provinciali in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell Università Cattolica sui dati delle dichiarazioni dei redditi presentate ai Caf Acli nel periodo nelle province di Milano e di Monza e Brianza 1

2 La crisi che agita il nostro tempo viene spesso rappresentata con una cifra tutta economica: in gioco appaiono i fondamenti economico-produttivi ed occupazionali e gli indicatori di riferimento sono il PIL, i consumi, i redditi, l occupazione. Di conseguenza hanno grande spazio nelle analisi le ragioni più immediatamente collegate all economia, quelle finanziarie e quelle relative alle capacità di competizione. Spazio minore hanno invece gli aspetti che attengono al mutamento sociale che la crisi stessa sta producendo, ma di cui in parte essa stessa è causa. La disamina delle condizioni sociali ed economiche di un segmento del cosiddetto ceto medio, indagate attraverso la lettura dei dati del Caf Acli nelle province di Milano e di Monza e Brianza incrocia ed intercetta una dialettica piuttosto recente, che si situa tra impoverimento e vulnerabilità. Attraverso le costanti storiche dell integrazione sociale (lavoro, famiglia e welfare) si vuole anche interrogare il futuro del welfare chiedendoci se esiste un welfare del e per il futuro per la popolazione probabilmente più esposta agli insulti della possibile recessione (economica, ma non solo), dentro i percorsi, talvolta carsici, dei nuovi profili di individualizzazione delle biografie. Da queste prime riflessioni deriva il titolo del volume: nuova questione sociale nel senso di una debole e limitata nel tempo capacità di resistenza di questi ceti agli effetti perduranti della crisi; nuova questione democratica per i rischi di involuzione politica, alimentati da un crescente senso di incertezza e di maggiore esposizione ai rischi di povertà dei gruppi sociali che più contribuiscono con il loro lavoro allo sviluppo di tutta la società. Le scelte metodologiche A partire dal patrimonio conoscitivo delle Acli, relativo ai dati raccolti tramite i servizi dei Caf sulle dichiarazioni dei redditi, si è analizzato l andamento dei redditi degli individui e delle famiglie (fiscali) delle province di Milano e Monza e Brianza, tra gli anni 2007 e 2010 (la base informativa è quella delle dichiarazioni dei redditi effettuate col modello 730). Il tentativo è quindi quello di indagare le tendenze in atto e i bisogni espressi (riletti attraverso le voci di spesa, o meglio le relative detrazioni e deduzioni), per cogliere le aree di bisogno emergenti e i profili sociali di maggiore vulnerabilità. In linea con le priorità conoscitive della ricerca, si è anzitutto operato per la ricostruzione della famiglia fiscale. «Per famiglia fiscale si intende il nucleo familiare che è possibile identificare e ricostruire attraverso i dati fiscali. A differenza della famiglia anagrafica, costituita dai soggetti appartenenti ad un medesimo nucleo familiare e conviventi nella stessa abitazione, la famiglia fiscale rappresenta la famiglia come definita in base alle norme del Tuir e come individuata sulla base delle informazioni e dei dati delle dichiarazioni dei redditi. A tal fine è stata molto importante la prima fase di ricostruzione del campione E, che considera il totale dei soggetti individuali. 2

3 La tabella sottostante riporta la numerosità del campione E negli anni considerati. Campione E Dichiaranti suddivisi per sesso, (valori assoluti) Maschi Femmine Totale I numeri della ricerca Nell arco di tempo considerato, , i redditi nominali complessivi individuali del campione Acli hanno registrato una dinamica di leggera crescita. La media è passata dai del 2007 ai del 2010, con incremento di 642, pari al 2,54%; tuttavia in termini reali l inflazione ha determinato una diminuzione dei redditi e una perdita di potere di acquisto per un valore medio di -779,2 (-2,91%). L andamento lungo il quadriennio (cfr. Fig. 1) ha avuto due picchi negativi, uno tra il 2007 e il 2008, al primo impatto della crisi: -629 (-2,35%), il secondo tra il 2009 e il 2010: -411 (-1,56%), che ha bruciato la timida ripresa che sembrava essersi innescata tra il 2008 e il

4 Fig. 1 Redditi medi individuali, (valori nominali e valori monetari in euro) , , , , , , , redditi nominali redditi monetari Non tutti i settori della popolazione sono stati però colpiti allo stesso modo. Tra i giovani fino ai 29 anni, ma anche tra i 30 e i 39 anni non solo sono calati i redditi reali (rispettivamente -6,02% e -5,39%) ma anche quelli nominali (-0,74% e -0,07%). Ancora più significativo il calo registrato tra i giovani dipendenti: al netto dell inflazione i redditi monetari individuali per queste due fasce d età hanno registrato una variazione negativa pari a -5,80% per la classe di età sino ai 29 anni e a -5,38% per la classe di età tra i 30 e i 39 anni. Altrettanto critica peraltro è la situazione dei dipendenti con età compresa tra i 50 e i 59 anni (-5,07%). Se tra i primi specie i più giovani possiamo immaginare che abbia inciso la maggior diffusione di quei contratti atipici che i dati sul mercato del lavoro ci dicono essere stati i più sacrificati alle esigenze di riduzione del personale, tra i secondi si può forse ritenere che abbia influito la diffusione della cassa integrazione che ha assicurato la continuità del lavoro, ma necessariamente eroso i redditi quando prolungata. Anche i dati relativi al numero di rapporti di lavoro annuali sottolineano le difformità esistenti all interno del mercato del lavoro: tra i giovani sino ai 29 anni, il 25,6% (oltre un giovane su quattro) ha avuto più di un rapporto di lavoro durante l anno, contro il 15,3% del dato medio. 4

5 Tab. 1 Redditi medi individuali per classi di età, (valori nominali in euro e variazioni percentuali) Età , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , Totale , , , , Var. % Val. nominal i Val. monetar i ,74-6,02-0,07-5,39 2,36-3,09 4,21-1,34 5,8 0,17 5,64 0,02 4,38-1,17 2,54-2,92 Passando all analisi della qualifica professionale, la categoria più penalizzata è quella dei dipendenti e assimilati. Mentre i redditi individuali nominali sono cresciuti, la rivalutazione monetaria a valori correnti del 2010 mostra un calo del potere d acquisto per i dipendenti pari a -2,77%. Meno negativa la situazione dei pensionati, che a fine quadriennio perdono in termini reali -0,66%. L adeguamento delle pensioni al costo della vita ha minimizzato l impatto dell inflazione, anche se non è bastato del tutto a contrastare l erosione dei redditi dei più anziani (dai 70 anni in su), i quali oltretutto sono quelli che dichiarano in media i redditi più bassi della categoria (in questa fascia sono compresi in misura notevole quanti percepiscono pensioni di reversibilità o di inabilità/invalidità). 5

6 Tab. 2 Redditi medi individuali per categoria, (valori nominali in euro e variazioni percentuali) Var. % Qualifica Val. nomin ali Val. moneta ri 2010 Dipenden , , , ,7 ti ,7-2,77 Pensionat , , , ,8 i ,92-0,66 Altro 7.294, , , ,91 4,06-1,47 Totale , , , , ,54-2,91 La ricostruzione delle famiglie fiscali pur con le dovute cautele derivanti dalle informazioni limitate circa la famiglia anagrafica ha consentito di approfondire alcuni dei temi della ricerca. Questo focus appare particolarmente utile, dal momento che la famiglia ha un ruolo importante nel determinare il benessere (anche economico) dei suoi membri. Tre sono le considerazioni più significative che emergono dallo studio. 1) Osservando la dinamica dei redditi monetari individuali (dunque considerando separatamente anche le dichiarazioni dei coniugi di coppie bireddito), si nota che mediamente le coppie coniugate monoreddito (-4,82%) hanno risentito della crisi più delle altre tipologie familiari. Seguono i divorziati/e (-4,48%), i coniugi bireddito (-3,14%), i separati (-2,82%), i celibi/nubili (-1,69%) e infine i vedovi/e (-0,89%). 2) Considerando insieme la variabile di genere, lo stato civile e la condizione familiare, i più penalizzati dall erosione dei redditi sembrano essere gli uomini divorziati (-8,38%), seguiti dagli uomini capofamiglia di coppie coniugate monoreddito (-4,57%), dalle donne separate (- 4,15%) e dalle donne in coppie coniugate bireddito (-3,19%). 3) Dalla ricostruzione dei redditi familiari equivalenti per quanto possibile si evincono ulteriori spunti di riflessione: nel 2010 il valore monetario dei redditi (pari a ) è tornato sostanzialmente ai livelli del 2008 ( ). In maggiore difficoltà appaiono le famiglie monoreddito con figli a carico. La presenza di carichi familiari, peraltro, penalizza anche chi è single (celibe/nubile, separato/divorziato, vedovo) e le stesse famiglie bireddito le più forti economicamente. Una conferma a questo quadro viene anche dalla regressione logistica utilizzata per valutare il 6

7 rischio di povertà delle famiglie del campione, così come emerge che il miglior fattore di protezione contro il rischio di povertà è oltre al lavoro, naturalmente far parte di una famiglia double income. Fig. 2 Medie del reddito equivalente per tipologia familiare con/senza carichi, campione famiglie, 2010 (valori nominali in euro) , , , , , , , , , , , , ,00 0,00 Coppia monoreddito con coniuge a carico Coppia monoreddito con coniuge e figli/altri a carico Coppia bireddito senza carichi Coppia bireddito con carichi Singolo senza carichi Singolo con carichi 7

8 Fig. 3 Media del reddito equivalente familiare non rivalutato e rivalutato in base all indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , Non rivalutato Rivalutato La ricerca ha anche evidenziato la presenza di un cospicuo differenziale tra redditi maschili e femminili (gender income gap), che gioca a tutto sfavore delle donne: in media nel 2010 le donne hanno dichiarato in meno degli uomini. Si tratta di una costante del campione in tutte le sue articolazioni: qualunque sia il punto di vista adottato per l analisi età, qualifica, tipologia del dichiarante, stato civile le donne registrano sempre redditi medi molto inferiori a quelli degli uomini. Se si considera lo stato civile e la condizione familiare, il sottocampione dove il gap è minore è quello dei celibi/nubili (entro i 3 mila ), mentre il gap sale tra i coniugi delle coppie bireddito (oltre 12 mila ). Considerando invece come variabile l età, il divario è massimo tra i 60-69enni, laddove sono più numerose le donne già pensionate rispetto agli uomini. Infine, divari molto significativi si riscontrano anche tra i dipendenti delle fasce d età centrali. Sebbene il modello 730 non consenta di acquisire informazioni sufficienti per una corretta ed esaustiva interpretazione, il dato è un importante campanello di allarme, soprattutto con riferimento ad alcuni specifici settori della popolazione, come le donne anziane e vedove, ma anche, più in generale, le donne sole. 8

9 Tab. 4 Gender income gap per classi di età e categoria, (valori nominali in euro) Età Dipendenti , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,43 Totale , , , ,34 Pensionati ,79 716,8 819,45 170, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,01 Totale , , , ,65 Totale , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,69 Totale , , , ,66 Sul fronte degli oneri sostenuti, sono emersi segnali contrastanti. Tra le spese che interessano la maggioranza dei dichiaranti, come quelle sanitarie, si è visto come all allargarsi della quota di coloro che le hanno indicate nella dichiarazione (ha raggiunto il 71,4%, +3,1 punti percentuali nel periodo) si sia accompagnata una riduzione degli importi dichiarati (- 9

10 3,7%). Al contrario, tra le spese che investono una minoranza di dichiaranti, come quelle per l istruzione dei figli, è stato possibile constatare il restringimento della quota dei dichiaranti (6,2%, -0,5 punti nel periodo) accompagnato da un incremento nella spesa (+13,6%). Si tratta di andamenti di difficile interpretazione, come il caso delle detrazioni per interessi su mutui per la prima casa e quello delle spese per assicurazioni sulla vita e infortuni dimostrano. E tuttavia è altrettanto chiaro come, rispetto a una dinamica dei redditi, che rimane sostanzialmente costante in termini nominali e subisce pertanto una perdita in termini di potere d acquisto, ogni singolo intervento di modificazione delle aliquote che riguardano le detrazioni, così come gli importi deducibili, rappresenta l unica leva a disposizione per operare in via compensativa. Tab. 5 Oneri per i quali è riconosciuta la detrazione, medie su casi validi rispondenti, 2010 (valori nominali in euro) Spese sanitarie 1.051,64 Spese sanitarie per portatori di handicap 1.286,24 Veicoli per portatori di handicap 5.085,75 Interessi per mutui 1.462,07 Assicurazioni vita/infortuni 556,03 Istruzione 882,86 Addetti all'assistenza personale 1.941,81 Attività sportive ragazzi 211,85 Un ultima considerazione riguarda la componente di origine straniera. La stragrande maggioranza del campione Acli (95,7% nel 2010) è costituita da dichiaranti che sono nati in Italia. Va tuttavia rilevato che, accanto a questi, all interno del campione Acli vi è anche una quota residuale, sebbene quasi di un punto percentuale (0,9%), di residenti nati nei paesi dell Unione europea a 15, mentre il restante 3,4% è costituito da contribuenti nati in paesi al di fuori dell Ue a Quest ultimo si rivela come un gruppo particolarmente debole ed esposto agli effetti della crisi. Infatti, l analisi congiunta degli andamenti dei redditi dei tre sottocampioni per paese di nascita focalizzata sulle dichiarazioni dei dipendenti, e dunque escludendo i pensionati, sovrarappresentati tra gli italiani pone bene in evidenza le tre diverse velocità che li caratterizzano. I redditi dei dipendenti nati in paesi dell Ue 15 Italia esclusa sono i più elevati, e nel periodo in esame si 1 L Unione Europea a 15 comprende: Austria, Belgio, Danimarca Finlandia Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svezia. 10

11 mantengono superiori in media di 3,5/4 mila rispetto ai redditi dei dichiaranti nati in Italia (a suggerire che gli stranieri originari di paesi appartenenti al nucleo storico dell Unione si trasferiscono in Italia a motivo del lavoro e per remunerazioni superiori alla media). I redditi dei dipendenti che potremmo chiamare extracomunitari, ovvero non originari di paesi dell Ue 15, si collocano invece ben al di sotto della media: basti pensare che in media il gap con gli italiani si è aggirato intorno ai 10 mila euro. Come si può evincere dalla figura, la loro è effettivamente una situazione critica. Mentre il reddito dei nati in Ue 15 è cresciuto in termini nominali dell 1,48% tra 2007 e 2010, e quello dei nati in Italia del 3,58%, i dipendenti nati in paesi extra Ue hanno subito un calo dei redditi dichiarati del 5,15%. Ricalcolato in funzione dell andamento del costo della vita, il calo subito nel periodo sale addirittura al -10,19%. Si tratta di una perdita netta e inequivocabile, che relega questa fascia di popolazione, già esposta a fragilità strutturali dovute alle debolezze del processo di integrazione nella società di accoglienza, alla marginalità. 11

12 Fig. 2 Redditi medi individuali dei dipendenti per paese di nascita, (valori nominali e valori monetari in euro) , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , nato in italia nato europa 15 nato extra eu 15 Per poter valutare le dinamiche che stanno emergendo nel lungo periodo sarà importante continuare in questo tipo di analisi; tuttavia, volendo trarre un primo bilancio del quadriennio considerato, si può dire che la crisi ha colpito la popolazione oggetto della ricerca soprattutto in due modi. Primo: l aumento del costo della vita, che ha reso inconsistente la dinamica positiva dei redditi nominali. Una dinamica oltretutto molto contenuta, e che piuttosto mostra la stagnazione e l immobilità delle posizioni: un segno anche questo di sofferenza tutt altro che da sottovalutare. Vi sono peraltro dei gruppi sociali nei quali nemmeno i redditi nominali hanno retto e hanno registrato un (pur) lieve calo, testimonianza di una maggiore vulnerabilità: le coppie coniugate monoreddito con figli a carico, i giovani lavoratori (compresi i 30-40enni), gli extracomunitari. Secondo: il variare delle detrazioni e delle deduzioni, che a fronte di redditi stagnanti può determinare una differenza sostanziale. In un clima di tagli e sacrifici annunciati è questo, come noto, un aspetto da considerare con particolare attenzione. Ridefinizione delle aliquote fiscali, degli importi deducibili e detraibili sono il vero banco di prova di una riforma fiscale che voglia essere equa e giusta e intenda sostenere i soggetti e le famiglie più vulnerabili. 12

13 L analisi dei dati non può però prescindere da una riflessione sulle prospettive future del welfare. Per garantire un adeguato orizzonte di servizi alla persona, si tratta di custodire, sostenere, promuovere e dunque propiziare alcuni processi prioritari. L attuazione compiuta dei LEA, la definizione e l attuazione dei LIVEAS, la ridefinizione degli ISEE e del fondo per la non autosufficienza, nonché la discussione sul reddito di cittadinanza sono tutti temi decisivi per la costruzione di un nuovo sistema di welfare che abbia al centro lo sviluppo umano. 13

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