STORIA DELLA SCUOLA IN ITALIA. dal 1859 al 2014

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1 STORIA DELLA SCUOLA IN ITALIA dal 1859 al 2014

2 Politica scolastica preunitaria Pur nella grande diversità tra territori del Nord, del Centro e del Sud è possibile individuare, nella nostra penisola, alcune linee di tendenza sulla questione scolastica: tassi di analfabetismo molto alti; preoccupazione di formare un nuovo ceto dirigente fedele al sovrano; necessità di disciplinare i ceti popolari tramite un percorso di alfabetizzazione breve, che non sia ostativo di un precoce avvio al lavoro.

3 DALLA LEGGE CASATI AL NUOVO SECOLO

4 LEGGE CASATI Il Regio decreto legislativo n. 3725, 13 novembre 1859, noto come Legge Casati, porta il nome del conte Gabrio Casati, Ministro P.I. nel Regno di Sardegna. Il decreto riflette la realtà scolastica piemontese e lombarda ma dopo la proclamazione del Regno d Italia viene gradualmente esteso all intero Paese. Si tenta così di garantire un primo indirizzo uniforme alla politica scolastica nazionale. Con i suoi 380 articoli, è destinata a diventare la legge organica della scuola italiana per oltre sessant anni, fino al 1923, quando la Riforma Gentile ne modificherà l assetto istituzionale, pur non cancellandone alcuni tratti essenziali.

5 Emerge uno dei tratti salienti della scuola liberale: la sua funzione di controllo e selezione della classe dirigente. Se si guarda alla riforma nel suo insieme appare infatti chiaro che l educazione primaria e il processo di alfabetizzazione non sono gli obiettivi principali: fulcro della legge è la scuola secondaria liceale e il suo fine principale la formazione della classe dirigente. Evidente la separazione tra cultura umanistica e tecnica (la legge non considera inoltre l istruzione professionale, che viene affidata al Ministero dell Agricoltura e del Commercio, il quale, dal 1861, avrà anche la responsabilità degli istituti tecnici), sancendo la superiorità del modello culturale umanistico-filosofico a scapito di quello tecnicoscientifico. La distinzione tra istruzione umanistica e istruzione tecnica sottintende una altrettanto netta divisione sociale.

6 La riforma riconosce allo Stato il diritto/dovere di intervenire in campo educativo, un campo fin ad allora in larga parte appannaggio della Chiesa. Sui Comuni gravano però totalmente le spese dell istruzione primaria (dal reperimento dei locali al pagamento dei maestri). Essi però molto spesso si rivelano incapaci di far fronte alle spese necessarie per garantire lo svolgimento delle lezioni. Art. 1 La pubblica istruzione si divide in tre rami, al primo dei quali appartiene l istruzione superiore; al secondo l istruzione secondaria classica; al terzo la tecnica e la primaria.

7 ISTRUZIONE ELEMENTARE durata 4 anni, è affidata ai Comuni e concepita come semplice alfabetizzazione dei ceti popolari. È divisa in due gradi: grado inferiore (durata 2 anni con istruzione obbligatoria e gratuita in tutti i Comuni) e superiore (durata 2 anni e istituito in tutte le città in cui già esistevano istituti di istruzione pubblica e in tutti i Comuni di oltre 4000 abitanti). L obbligo scolastico per i primi due anni della scuola elementare poteva essere assolto dall istruzione paterna (all interno delle famiglie). Il limite: i genitori erano prosciolti da ogni ispezione da parte dello Stato: la legge prevede dunque l obbligo, ma non le sanzioni che ne garantiscano il rispetto (introdotte solo con la legge Coppino nel 1877). La formazione precedente alle elementari, pur da tempo diffusa come risposta a una reale esigenza, rimane riservata a iniziative meritorie, ma spesso di carattere privato e filantropico.

8 SCUOLE NORMALI La durata è di 3 anni. Queste scuole si collocano in una sorta di limbo di incerta definizione non essendo considerate a pieno titolo una scuola secondaria. L iscrizione al corso è prevista a 16 anni per i ragazzi, a 15 per le ragazze. Dopo 2 anni di corso gli allievi possono abilitarsi per la patente del corso elementare inferiore. ISTRUZIONE TECNICA durata 6 anni, fornisce una cultura generale e specialistica che apre alle carriere nel pubblico servizio, nelle industrie, nel commercio e nell agricoltura (forma i quadri intermedi). È divisa in due gradi: scuole tecniche (affidate ai comuni, con durata di 3 anni) e istituti tecnici (di competenza statale, con durata di 3 anni).

9 ISTRUZIONE SECONDARIA CLASSICA Rappresenta il cuore della legge. Ha una durata di 8 anni e forma i giovani a una cultura letteraria e filosofica. È divisa in due gradi: Ginnasi (5 anni) e Licei (3 anni). Apre le porte all università. Per quanto riguarda l UNIVERSITÀ, alle tre facoltà tradizionali la teologica (abolita poi nel 1873) la giuridica e la medica si aggiungono la facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali, con annessa scuola di applicazione di ingegneria, e la facoltà di filosofia e lettere. L accesso all università è di fatto riservato agli studenti che provengono dal liceo con la sola eccezione della facoltà di scienze fisiche, matematiche e naturali che può accogliere anche i diplomati dell indirizzo fisico-matematico dell istituto tecnico.

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11 INSEGNAMENTO della RELIGIONE Scuole elementari: è obbligatoria, la impartisce il maestro, sotto il controllo del parroco. Scuole secondarie: la impartisce un direttore spirituale, nominato dal vescovo. Scuole normali: la impartisce il docente titolare di cattedra. È previsto l esonero su richiesta dei genitori.

12 LEGGE COPPINO Nel 1876: Rivoluzione parlamentare con l avvento al potere della Sinistra storica. Si avvia nel Paese un processo di ammodernamento. Obiettivo di Agostino Depretis: attuare concretamente i principi di obbligatorietà e gratuità della formazione elementare. Il Ministro P.I. Michele Coppino, in pochi mesi, prepara un disegno di legge che prevede l obbligatorietà dell istruzione elementare inferiore fino al 9 anno di età (Legge n. 3961, 15 luglio 1877).

13 La legge, approvata dalla Camera con 208 voti favorevoli e 20 contrari, segna un momento decisivo nella trasformazione delle istituzioni scolastiche poiché inserisce l alfabetizzazione del Paese nel più generale programma di rinnovamento e di crescita della società inaugurato dalla Sinistra di Depretis. Principi essenziali di questo provvedimento legislativo sono, insieme all effettiva obbligatorietà dell istruzione elementare (sono previste, infatti, per la prima volta, sanzioni per gli inadempienti), la sua gratuità e aconfessionalità. L istruzione elementare può avvenire per mezzo di scuole private o con l insegnamento in famiglia o inviando i bambini alle scuole comunali. I genitori devono dichiarare all ufficio municipale le modalità dell istruzione dei figli altrimenti incorrono in ammende.

14 La Legge Coppino contribuisce in buona misura a una diminuzione sempre crescente dell analfabetismo nell Italia di fine Ottocento. La questione dell alfabetizzazione capillare si coniugherà, negli anni a venire, con la riforma di democratizzazione dello Stato (riforma elettorale del 1882 che pone come requisito per partecipare al suffragio l aver sostenuto positivamente l esame sulle materie comprese nel corso elementare). Gli interventi più organici e importanti, dopo quelli del settore elementare, sono realizzati per l istruzione tecnica e professionale. Gli istituti tecnici sono riportati nell ambito della pubblica istruzione.

15 Cosa prevede la legge: gratuità e obbligatorietà dell istruzione elementare; durata della scuola elementare 5 anni (obbligo scolastico al 9 anno di età); proposte a favore della classe docente (monte pensioni, aumento di 1/10 degli stipendi ); fondi per l edilizia scolastica; spese scolastiche a carico dei Comuni, aumentata centralizzazione (i Consigli Provinciali dipendono dal Ministero Interno); controllo statale sulle nomine dei maestri, aumento del numero delle scuole.

16 L insegnamento religioso è sostituito dalle Prime nozioni dei doveri dell uomo e del cittadino e diviene facoltativo, su richiesta delle famiglie. (Critiche dei cattolici). Viene dato molto spazio alle materie scientifiche e vienecambiato il metodo d insegnamento: dal rigido dogmatismo alla concretezza. Molta importanza viene data alla formazione dei nuovi cittadini: agli alunni viene insegnata educazione civica in modo da introdurre i giovani nella società. La legge Coppino rimane largamente inoperante. Uno dei motivi principali: i Comuni, nella maggior parte dei casi, non sono in grado di sostenere le spese scolastiche.

17 PROGRAMMI della SCUOLA ELEMENTARE dal 1860 al 1894 Regio Decreto 15 settembre 1860 (ministro P.I. Terenzio Mamiani). Regolamento di applicazione con programmi annessi. Fine: assicurare un alfabetizzazione culturale di base per tutta la popolazione. Fra le materie fondamentali è inclusa la religione. Si prefiggono di garantire una formazione civile e pratica volta a favorire l unificazione linguistica e culturale dello stato nazionale appena costituito. Regio decreto n. 1492, 10 ottobre 1867 (ministro P.I. Michele Coppino). È un integrazione dei programmi di Mamiani. In questi programmi viene ribadito l obiettivo dell unificazione del popolo italiano sul piano linguistico. Limitato è lo spazio dedicato alla religione in favore di quello dell educazione civica. Nei programmi: istruzione congiunta all educazione per rendere i fanciulli «istruiti e savi e piegati al bene».

18 Regio Decreto n. 5724, 25 settembre 1888 (ministro P.I. Paolo Boselli). I Programmi sono elaborati dal pedagogista positivista Aristide Gabelli ed integrano i programmi precedenti. Le lezioni oggettive si impongono come modello sostitutivo alla scuola nozionistica del passato: si sottolinea la necessità di un insegnamento attento al metodo sperimentale che ha come punto di partenza l esperienza concreta del bambino. Regio Decreto n. 525, 3 novembre 1894 (ministro P.I. Guido Baccelli). Integra i programmi precedenti, ne riprende metodi e finalità. Introduce le esperienze di lavoro educativo affinché «assecondando la curiosità naturale dei fanciulli, destino in essi lo spirito di osservazione, dirigendoli a fare piuttosto che a dire come una cosa si faccia». Il concetto che guida Baccelli nella stesura è: «Istruire il popolo quanto basta, educarlo più che si può»: la classe dirigente liberale si rende conto che le acquisizioni culturali vanno dosate, a vantaggio di un maggior peso accordato alla formazione morale e civile.

19 L ETÀ GIOLITTIANA

20 Contesto socio-culturale: crescita economica, sviluppo della democrazia, moto ascendente delle classi popolari. Giovanni Giolitti, Presidente del Consiglio dei Ministri, afferma nel 1901 alla Camera dei Deputati: «Noi siamo all inizio di un nuovo periodo storico [ ]. Il moto ascendente delle classi popolari si accelera ogni giorno di più, ed è un moto invincibile perché comune a tutti i paesi civili, e perché poggiato sul principio dell'uguaglianza tra gli uomini. Nessuno si può illudere di poter impedire che le classi popolari conquistino la loro parte di influenza economica e di influenza politica. [ ] Dipende principalmente da noi, dall'atteggiamento dei partiti costituzionali nei rapporti con le classi popolari, che l'avvento di queste classi sia una nuova forza conservatrice, un nuovo elemento di prosperità e di grandezza o sia invece un turbine che travolga la fortuna della Patria!»

21 Effetti positivi, se pur limitati, del sistema scolastico vigente: diminuisce l analfabetismo; aumenta la richiesta di scolarizzazione; compare per la prima volta il fenomeno della disoccupazione intellettuale. Durante l età giolittiana si determinano una forte domanda di istruzione e una crescente pressione di allievi provenienti dai ceti medi e popolari dapprima sulla scuola primaria e quindi su quella tecnica. Nonostante un andamento demografico sostanzialmente contenuto, nei primi 15 anni del nuovo secolo, l incremento delle classi di scuola elementari è del 125,7% e quello degli iscritti del 44,9 %. Il fatto nuovo di questa età è la partecipazione degli insegnanti alla realtà politica della scuola.

22 In questi anni, vivaci dibattiti accompagnano anche il tentativo di riforma della scuola secondaria: per meglio rispondere alle attese del Paese che sta gradualmente modificando la sua struttura produttiva (forte sviluppo del settore industriale). Ci si interroga su come inserire, nel percorso di studi, una scuola media unica di primo grado che indirizzi ai diversi ordini superiori (rilevanti le opinioni di Giovanni Gentile e di Gaetano Salvemini). Ma prevale l opinione contraria all unicità. Il dibattito di questi anni è particolarmente vivace anche in merito alla questione della laicità della scuola. Questa stagione politico-culturale si dimostrerà però incapace di rispondere alle inedite e impetuose richieste nate con lo sviluppo della democrazia. Si delineano le premesse della crisi della democrazia stessa: il conflitto mondiale.

23 L ASSOCIAZIONISMO MAGISTRALE In questi anni il numero di maestri e le maestre cresce notevolmente. Le disposizioni legislative cercano di affrontare il disagio socioeconomico della categoria senza però riuscire a risolverlo: nascono e si radicano le prime organizzazioni di carattere sindacale e professionale. Unione Magistrale Nazionale (nel 1901 vanta già più di iscritti). Il primo presidente è il radicale Luigi Credaro (futuro ministro P.I.). L UMN tende a laicizzarsi sempre più e i maestri cattolici si sentono sempre meno rappresentati: nel 1906, non condividendo con l Unione il progetto di statalizzazione della scuola elementare, fondano l Associazione Niccolò Tommaseo.

24 LEGGE ORLANDO La legge n. 407, 8 luglio 1904, nota come Legge Orlando (ministro P.I. Vittorio Emanuele Orlando), prevede: Obbligo scolastico prolungato fino al 12 anno di età con l istituzione di un corso popolare (classi V e VI, che si innestano subito dopo la scuola elementare); Elargizione fondi ai Comuni con bilanci modesti. La legge impone a tutti i Comuni di istituire scuole almeno fino alla quarta classe, nonché di assistere gli alunni più poveri. Terminata la scuola elementare, chi intende proseguire gli studi secondari deve sostenere, dopo la IV classe, un esame di maturità.

25 SCUOLA POPOLARE: istituita nei Comuni sopra i 4000 abitanti (dove già esiste il corso elementare superiore) è obbligatoria e formata da due classi postelementari, la V e la VI (4+2), con orario ridotto di un ora (da 4 a 3 ore). Ha un carattere generale e di primo avviamento al lavoro. Questo corso è separato da quello di coloro che continueranno gli studi (4 classi elementari e poi ginnasio o istituto tecnico). La legislazione del riserva quindi un istruzione formale ai figli della borghesia (che vengono indirizzati già a partire dalla quarta classe alla scuola secondaria) e un istruzione più concreta e pratica ai bimbi provenienti dalle classi sociali subalterne (che vengono indirizzati verso la scuola complementare).

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27 Il provvedimento del ministro Orlando prevede inoltre: passaggio parziale della gestione delle scuole elementari dal Comune allo Stato; scuole serali e festive per adulti analfabeti; miglioramenti economici per i maestri; precise sanzioni agli inadempienti all obbligo; incentivi per l assistenza scolastica (refezione, dotazione di indumenti e libri di testo per indigenti).

28 PROGRAMMI SCUOLA ELEMENTARE È il filosofo Francesco Orestano a dettare le istruzioni dei Programmi per la scuola elementare del 1905 (ministro P.I. Orlando). Le lunghe istruzioni che li accompagnano risentono della pedagogia di Herbart, tradotta e diffusa da Luigi Credaro. Coerentemente con i programmi precedenti, di cui non viene discussa l impostazione generale, la finalità principale è quella di vincere l ignoranza sotto ogni fronte per consentire «l elevazione morale ed economica, civile e sociale del popolo italiano».

29 LEGGE DANEO-CREDARO Elaborata dal ministro Edoardo Daneo, diviene legge, con notevoli modifiche rispetto al progetto iniziale, con il suo successore, il ministro Luigi Credaro. Da qui il nome Legge Daneo-Credaro: Legge n. 487, 4 giugno La consapevolezza dei limiti dell edilizia scolastica e dell inefficacia di ogni politica di incoraggiamento alle amministrazioni locali portano all approvazione di questa legge. Il nodo centrale (limitatamente ai centri non capoluoghi di provincia o di circondario): le scuole elementari passano dai Comuni allo Stato. AVOCAZIONE DELLA SCUOLA ELEMENTARE ALLO STATO. Si apre così la strada a un accentramento della scuola primaria.

30 La legge prevede: stanziamenti per l edilizia scolastica; misure volte a migliorare gli stipendi delle maestre e dei maestri e la loro preparazione nelle scuole normali; istituzione dei Patronati scolastici comunali (già previsti da un Regio Decreto del 1888 ma non istituiti): organo con il compito di dispensare vestiario, scarpe, libri ai fanciulli bisognosi per consentire l adempimento dell obbligo scolastico. Ad essi è affidata l organizzazione di asili infantili, corsi popolari, corsi per emigranti, scuole rurali e per analfabeti. L applicazione della legge sarà problematica, anche per il sopraggiungere della prima guerra mondiale.

31 LA SCUOLA TRA LE DUE GUERRE

32 LA RIFORMA GENTILE Benedetto Croce, ministro P.I. nell ultimo governo Giolitti ( ), non riesce a portare a termine la riforma scolastica. Ci penserà, Giovanni Gentile, ministro P.I. nel I governo Mussolini, a rielaborare, estendere e condurre in porto il progetto. Composta da una serie di Regi decreti emanati tra il maggio e l ottobre del 1923, le radici ideologiche e culturali della Riforma affondano nel terreno del liberalismo e del neoidealismo italiani; essa viene varata quando il fascismo non ha ancora assunto le vesti di regime che indosserà dopo il delitto Matteotti. A dispetto della breve durata del suo incarico ( ), il Gentile lascia un segno profondo nella storia della scuola italiana.

33 La Riforma di Gentile rivede infatti incisivamente l intero ordinamento scolastico: SCUOLA MEDIA DI PRIMO E SECONDO GRADO (R.D. n. 1054, 6 maggio 1923) UNIVERSITÀ (R.D. n. 2012, 30 settembre 1923) SCUOLA ELEMENTARE (R.D. n. 2185, 1 ottobre 1923). Altri due Regi Decreti provvedono poi a riformare l amministrazione centrale e periferica della Pubblica Istruzione. Obbligo scolastico: fino a 14 anni.

34 La peculiarità del contesto post-bellico (come era accaduto negli anni della nascita dello Stato unitario) fa sì che l azione di Gentile si possa espletare, come nel caso del suo illustre predecessore Casati, in un regime di pieni poteri al governo. In forza di questa delega legislativa, il ministro è così in grado di intervenire su tutto l impianto della pubblica istruzione. La riforma Gentile, oltre e rivederne l assetto, mira a ridefinire le finalità della scuola e il suo ruolo nella società, secondo una visione certo elitaria (formazione della classe dirigente) ma non per questo riconducibile all ideologia fascista. Gentile vuole offrire un articolato sistema di ordini di studio, non comunicanti tra loro, in grado di rispondere ai bisogni formativi delle diverse classi sociali.

35 Lo slogan «poche scuole ma buone» (lanciato negli anni che avevano preceduto la guerra da Croce, Gentile, Salvemini) trova in questi anni terreno fertile per una rapida applicazione e porta alla riforma Gentile e alle sue caratteristiche selettrici. Il ministro ritiene che la limitazione delle iscrizioni, e in generale dell accesso alla cultura, risponda alla necessità di mantenere alto il livello delle scuole, sfollandole dai «deboli» e dagli «incapaci» (scuola elitaria, rigida e selettiva). Non è possibile prescindere, nella presentazione della riforma, dalla filosofia idealistica del suo proponente e dalla sua «ripugnanza antica contro la pedagogia» a vantaggio della filosofia e all idea di una scuola come celebrazione dello spirito. Da qui il primato della religione -che torna obbligatoria- a fondamento e coronamento dell istruzione elementare.

36 La SCUOLA ELEMENTARE ha scansione 3+2 (cinque anni uguali per tutti), preceduta da un grado preparatorio (3 anni, facoltativi). è seguita da un grado successivo: SCUOLA MEDIA INFERIORE (con diversi sbocchi) che è seguito a sua volta dalla SCUOLA MEDIA SUPERIORE (3 anni per il liceo classico, 4 anni per il liceo scientifico, 3 o 4 anni per i corsi superiori dell istituto tecnico, dell istituto magistrale e dei conservatori).

37 L istruzione primaria si distingue in tre gradi: CORSO PREPARATORIO. Durata 3 anni. Ha carattere ricreativo (canto, disegno, facili esercizi di costruzione...). CORSO INFERIORE. Durata 3 anni. Prevede: preghiere e nozioni di dottrina cristiana, letture e scritture, aritmetica elementare e nozioni sul sistema metrico, esercizi orali di traduzione dal dialetto, recitazione di inni e poesie, sopraluoghi su lavori agricoli e industriali, conoscenza di opere d arte, ricordi e monumenti, rudimenti di geografia; ove non sia previsto il corso superiore, si prevede lo studio della storia dal Risorgimento. CORSO SUPERIORE. Durata 2 anni. Comprende, oltre le materie del grado inferiore: i dieci comandamenti, parabole del Vangelo, principi della vita religiosa e del culto, sacramenti, lettura di libri utili alla vita domestica e sociale, storia e geografia (con riferimenti particolari ai paesi verso cui si orientano le correnti migratorie), ordinamento dello Stato e nozioni di economia, calcoli geometrici e aritmetici, elementi di scienze e di igiene, disegno applicato, ginnastica.

38 Dopo la classe V: CLASSI INTEGRATIVE DI AVVIAMENTO PROFESSIONALE. Queste, oltre le materie delle classi IV e V, comprendono corsi biennali tra disegno per arti meccaniche, apparecchi di uso domestico, esercitazioni agricole, apprendistato in un arte manuale, esercizi marinareschi, taglio, cucito, cucina, ricamo, pratica di contabilità.

39 Le scuole medie acquisiscono un sistema a doppio canale : da un lato un canale che impegna il giovane al proseguimento degli studi alle scuole superiori per ottenere un titolo di studi valido (per accedere a questo canale lo studente deve superare uno specifico esame di cultura generale); dall altro un canale che immette direttamente lo studente, al termine dei 3 anni, nel mondo del lavoro senza consentire un proseguimento degli studi.

40 ORDINAMENTO DELL ISTRUZIONE MEDIA ISTITUTI MEDI DI 1 GRADO: SCUOLA COMPLEMENTARE, GINNASIO, CORSO INFERIORE DELL ISTITUTO TECNICO e DELL ISTITUTO MAGISTRALE. ISTITUTI MEDI DI 2 GRADO: LICEO, CORSO SUPERIORE DELL ISTITUTO TECNICO e DELL ISTITUTO MAGISTRALE, LICEO SCIENTIFICO e LICEO FEMMINILE ISTRUZIONE COMPLEMENTARE L istruzione complementare dura 3 anni e fa seguito a quella elementare e la completa. Materie di insegnamento: italiano, storia e geografia, matematica, scienze naturali e computisteria, disegno, una lingua straniera, stenografia, calligrafia. AVVIAMENTO PROFESSIONALE dura 3 anni con al termine un rilascio di certificazione di adempimento all obbligo e speciale idoneità al lavoro.

41 ISTRUZIONE CLASSICA Prepara all Università ed agli Istituti superiori ed è di due gradi: ginnasi e licei. Il GINNASIO ha una durata di 5 anni: 3 di corso inferiore, 2 di corso superiore. Materie insegnate al ginnasio inferiore: italiano, latino, storia e geografia, matematica, una lingua straniera (dal secondo anno). Materie insegnate al ginnasio superiore: italiano, latino, greco, storia e geografia, matematica, lingua straniera. Il LICEO ha una durata di 3 anni. Materie insegnate: lettere italiane, latine e greche, filosofia, storia ed economia politica, matematica e fisica, scienze naturali, chimica e geografia, storia dell arte.

42 ISTRUZIONE TECNICA Prepara ad alcune professioni. Dura 8 anni: nei 4 anni del corso inferiore è previsto anche l insegnamento del latino; i 4 anni del corso superiore si articolano in due sezioni (indirizzi): commercio e ragioneria, agrimensura. La prima Sezione prepara «all esercizio di uffici amministrativi e commerciali», la seconda «alla professione di geometra». Le materie comuni alle due Sezioni sono: lettere italiane e storia, matematica e fisica, scienze naturali e geografia.

43 ISTRUZIONE MAGISTRALE Prepara i futuri maestri. L istituto magistrale ha una durata di 7 anni ed è costituito da un corso inferiore (4 anni) e da un corso superiore (3 anni). Nel corso inferiore le materie di insegnamento sono: italiano, latino (dal 2 anno), storia e geografia, matematica, lingua straniera, disegno, musica e canto corale, strumento musicale. In quello superiore: lettere italiane, lettere latine e storia, filosofia e pedagogia, matematica e fisica, scienze naturali, geografia ed igiene, disegno, musica e canto corale, strumento musicale.

44 LICEI SCIENTIFICI Sono finalizzati a «approfondire l istruzione dei giovani che aspirino agli studi universitari nelle Facoltà di Scienze e di Medicina e Chirurgia». La durata del corso, senza primo grado specifico, è di 4 anni. Le materie insegnate: lettere italiane e latine, storia, filosofia ed economia politica, matematica e fisica, scienze naturali, chimica e geografia, lingua e letteratura straniera, disegno. LICEI FEMMINILI Sono finalizzati a «impartire un complemento di cultura generale alle giovanette che non aspirino agli studi superiori». La durata del corso è di 3 anni. Materie insegnate: lettere italiane e latine, storia e geografia, filosofia, diritto ed economia, due lingue straniere (una facoltativa), storia dell arte, disegno, economia domestica, musica e canto, strumento musicale, danza.

45 ESAMI Scuola rigida e selettiva: un rigido sistema di esami (di Stato) tempesta la vita degli alunni all ingresso e al termine di ciascun ordine di studi, garantendo il primato del governo nel controllo dell istruzione pubblica (esami annuali, certificazioni, esami di ammissione, idoneità, promozione, licenza, abilitazione e maturità). ALLE SCUOLE ELEMENTARI: esami annuali e certificazioni. NEI GRADI DI SCUOLA SUCCESSIVI: esami di ammissione, idoneità, promozione, licenza, abilitazione e maturità.

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47 LA FASCISTIZZAZIONE DELLA SCUOLA Il fascismo cerca di adeguare alle proprie esigenze socio-politiche, prima con la strategia dei ritocchi poi con la Carta della Scuola, la Riforma del Gentile. Non ne viene però modificato l impianto generale. Mussolini il 1 luglio 1924 accetta le dimissioni di Gentile. Lo sostituirà, per poco, il liberal-conservatore Alessandro Casati. Ministri P.I. del Ventennio: Pietro Fedele, Giuseppe Belluzzo, Balbino Giuliano, Francesco Ercole, Cesare Maria De Vecchi, Giuseppe Bottai, Carlo Alberto Biggini. La scuola negli anni della dittatura fascista: potente mezzo di propaganda. Non è certo un caso che, nel 1929, la denominazione del Ministero della Pubblica Istruzione muta in Ministero dell Educazione Nazionale (ritornerà alla denominazione Pubblica Istruzione con R.D. 29 maggio 1944).

48 ALCUNE TAPPE DELLA FASCISTIZZAZIONE DELLA SCUOLA 1925: scioglimento delle tradizionali associazioni dei docenti e nascita dell Associazione Nazionale degli Insegnanti Fascisti; 1926: nascita ONB, Opera Nazionale Balilla; dall a.s. 1930/31: adozione del Libro Unico di Stato; 1931: fondazione dell Associazione fascista della scuola, diretta emanazione del Partito Nazionale Fascista e introduzione del giuramento di fedeltà per i professori universitari; 1933: obbligo del tesseramento al PNF per accedere ai concorsi; 1935: De Vecchi esautora il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione e istituisce un Consiglio di Disciplina che decreta sanzioni senza possibilità di ricorso; 1937: nascita GIL, Gioventù Italiana del Littorio; 1938: Leggi razziali: nella scuola ci sono pesanti ricadute su docenti e allievi ebrei.

49 I RITOCCHI Casati: nel 1924, attenuazione del rigore dell esame di Stato e ampliamento del numero dei licei scientifici; Fedele: nel 1928 l istruzione professionale passa al Ministero dell educazione nazionale; Belluzzo: con il Testo Unico n. 577 del 1928, la scuola complementare si trasforma in scuola di avviamento professionale (3anni più 2: agrario, commerciale, industriale, artigiano, femminile e marinaro); inoltre, in forza del Concordato vuole l insegnamento della religione cattolica nelle scuole medie di 1 e di 2 grado. Gentile si oppone.

50 Programmi di studio: norme e prescrizioni didattiche per le scuole elementari Epigrafe ai Programmi: La scuola italiana in tutti i suoi gradi e in tutti i suoi insegnamenti si ispiri alle idealità del Fascismo, educhi la gioventù italiana a comprendere il Fascismo, a nobilitarsi nel Fascismo, a vivere nel clima storico creato dalla Rivoluzione Fascista. - Mussolini. Questi principi verranno acquisiti ed enfatizzati nella Carta della Scuola.

51 LA CARTA DELLA SCUOLA Il 19 gennaio 1939 il ministro Giuseppe Bottai fa approvare dal Consiglio Nazionale del Fascismo la Carta della Scuola. Con essa si passa a una visione populista e fascista del rapporto tra scuola e società. Bottai dichiara che il fine della riforma è quello di trasformare la scuola «finora possesso di una società borghese, in scuola del popolo fascista e dello Stato fascista; del popolo che possa frequentarla; dello Stato che possa servirsene per i suoi quadri e per i suoi fini».

52 LA CARTA DELLA SCUOLA prevede: una scuola artigiana triennale priva di sbocchi per le realtà periferiche e rurali; una scuola professionale triennale con possibile accesso a una scuola tecnica biennale priva di ulteriori sbocchi; una scuola media di durata triennale con lo studio del latino per l accesso ai licei classico, scientifico e artistico, nonché all istituto magistrale e tecnico-commerciale. Restano quadriennali gli altri istituti tecnici. Lo scoppio di lì a poco del II conflitto mondiale ne impedisce l attuazione. Essa rimane quasi del tutto solo sulla carta. Viene ricordata per via del tentativo di introdurre il lavoro nella scuola, sminuendo il carattere elitario del liceo gentiliano. Dell intero impianto vede la luce nel 1940 solo la scuola media (triennale con il latino), definita unica (anche se in realtà lascia ancora fuori la scuola professionale e artigiana) come base di accesso all istruzione secondaria quinquennale classica, scientifica, artistica, magistrale e tecnica.

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54 L IMMEDIATO DOPOGUERRA

55 Il quinquennio è segnato da eventi che porteranno a radicali cambiamenti politici e sociali: la caduta del fascismo, l armistizio, la Resistenza, la Liberazione dai nazifascisti, la proclamazione di elezioni democratiche, la nascita della Repubblica, il varo dell Assemblea Costituente, la Costituzione.

56 Programmi scuola elementare e scuola materna Nella Sicilia liberata, già nel è al lavoro una Sottocommissione (della Commissione alleata di Controllo) per l Educazione, diretta dal pedagogista americano Washburne (allievo del Dewey). Il governo alleato comprende l importanza della riforma della scuola elementare, la più influenzata dai germi fascisti. Obiettivo: revisione dei programmi scolastici. Washburne si propone di democratizzare la scuola italiana e di aprirla ai principi della scuola attiva. Risultato finale (Decreto Luogotenenziale n. 459, 24 maggio 1945): Programmi per le scuole elementari e materne. La premessa esprime ideali molto avanzati e democratici, ma il corpo del programma che disciplina i contenuti, i libri di lettura e i modelli educativi proposti è di impostazione moderata. Questi programmi, vista anche la particolare situazione della nazione, non hanno molto riscontro nella pratica scolastica del tempo.

57 LA COSTITUZIONE Alla Costituente il dibattito sulla scuola si svolge tra l ottobre e il dicembre 1946 nella prima Sottocommissione, per poi approdare in aula nell aprile Il confronto è aperto e vivace, talora anche aspro e duro. Tra i protagonisti: Moro, Dossetti, La Pira per la Democrazia Cristiana; Togliatti, Marchesi per il Partito Comunista; Lombardi per i Socialisti; Bobbio, Calamandrei, Calogero, Codignola per Azionisti e Repubblicani. COSTITUZIONE, approvata dall Assemblea Costituente il 22/12/1947 e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, è pubblicata nella G.U., edizione straordinaria, del 27/12/1947. Entra in vigore il 1º gennaio dell anno successivo.

58 OBIETTIVI RAGGIUNTI in ambito scolastico: Scuola aperta a tutti, obbligatoria e gratuita per almeno 8 anni; libertà d insegnamento; diritto di istituire scuole private senza oneri per lo Stato; accesso ai gradi più alti degli studi per i meritevoli, anche se privi mezzi. ARTICOLO 33 L arte e la scienza sono libere e libero ne è l insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull istruzione e istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno diritto di istituire scuole e istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena liberta e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello di alunni delle scuole statali. È prescritto un esame di stato per l ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l abilitazione all esercizio professionale. Le istituzioni di alta cultura, università e accademie, hanno diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. ARTICOLO 34 La scuola è aperta a tutti. L istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso.

59 L articolo 7: i Patti Lateranensi (1929) sono accolti nella Carta fondamentale (per cui acquisiscono dignità costituzionale, fino alla revisione del 1984): principio della istruzione religiosa quale «fondamento e coronamento» dell istruzione pubblica. Il 6 agosto 1948 viene inaugurato dal presidente del Consiglio De Gasperi e dal ministro Gonella (primo ministro P.I. della Repubblica) il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione con competenze dalla scuola primaria a quella universitaria.

60 GLI ANNI CINQUANTA

61 In questi anni si registra un sostanziale fallimento di quel clima di confronto e collaborazione che aveva connotato la prima fase del dibattito costituente. Le ristrettezze della ricostruzione, le ancora evidenti disparità tra Nord e Sud e, soprattutto, il rovente scontro politico tra cattolici e comunisti, acuito dalle tensioni della Guerra fredda, non lasciano spazio alla piena attuazione, in ambito scolastico, dei principi innovatori enunciati nella Carta fondativa della Repubblica. In questi anni inizia a maturare sempre la consapevolezza che il processo di sviluppo economico richiede una maggiore quantità di forza lavoro qualificata.

62 DISEGNO DI LEGGE GONELLA Il ministro Guido Gonella (ministro P.I. dal 1946 al 1951) promuove una grande inchiesta che sfocia in un progetto di riforma. Il governo introduce la SCUOLA POST-ELEMENTARE che mantiene il sistema duale, dove un canale non permette ulteriori sbocchi. Il DDL n. 210, 13 luglio 1951, alla luce del principio «a ciascuno la sua scuola, a tutti la scuola», propone una media unitaria e articolata in 4 rami: il CLASSICO, che avrebbe orientato verso i licei, il TECNICO, propedeutico all istruzione tecnica, il PROFESSIONALE a quella professionale, il NORMALE destinato a proseguire per un triennio l istruzione elementare. Il DDL rimane però sulla carta.

63 NUOVI PROGRAMMI SCUOLA ELEMENTARE Nel 1955 il ministro Giuseppe Ermini emana i nuovi programmi per la scuola elementare, in vigore dal 1 ottobre 1955 (D.P.R. n. 503, 14 giugno 1955). Essi ribadiscono le esigenze didattiche delle pedagogie attivistiche. Si ispirano ai principi dello spiritualismo cattolico. Influenze: John Dewey, Jean Piaget. Il bambino a cui si fa riferimento è «un fanciullo tutto intuizione, fantasia, sentimento». Grande novità di questi programmi: attenzione nuova per le diverse tappe dell età evolutiva.

64 GLI ANNI SESSANTA

65 Il fallimento della politica scolastica degli anni Cinquanta - per le difficoltà e le priorità della ricostruzione ma anche per i profondi contrasti che dividevano le forze politiche e sociali (intransigentismi cattolici e laicismi postrisorgimentali)- impedisce di dare effettiva attuazione ai principi innovatori della Carta costituzionale. Alla vigilia della stagione del centro-sinistra, l Italia del boom economico, del decollo televisivo e del sempre maggiore consumismo si ritrova con una scuola invecchiata e incapace di stare al passo con il Paese che sta rapidamente cambiando. Nuovi soggetti emergenti: giovani e donne. Crescente domanda di scolarizzazione. È in questi anni che la scuola italiana diventa di massa.

66 La questione della scuola media: ministri Medici e Boschi. Il ministro Giuseppe Medici nel 1959 ha ripresentato l ipotesi di Gonella di una scuola media divisa in quattro sezioni: umanistica, tecnica, artistica, normale. Il progetto viene però respinto nel 1959 dal Consiglio Superiore. Nel gennaio 1960 viene presentato un secondo progetto Medici: dopo il primo anno comune si sarebbe scelto fra latino, osservazioni scientifiche o artistiche; la scuola normale sarebbe rimasta ancora per un decennio di transizione, come scuola affidata ai maestri. Il ministro Giacinto Bosco nel 1960 presenta ulteriori emendamenti: sarebbe rimasta al secondo anno l opzione fra latino e applicazioni tecniche, che però non sarebbero state materie d esame. Nell a.s si avvia la sperimentazione di 304 classi di scuola media unificata.

67 SCUOLA MEDIA UNICA Nel 1962 si ha una svolta radicale nell ordinamento del sistema scolastico italiano: Legge n. 1859, 31 dicembre 1962, Legge di riforma della scuola media (ministro P.I. Luigi Gui). Senza né i pieni poteri di Casati nel 1859, né l ampia delega di Gentile nel 1923, dopo lunghe trattative tra DC e PSI, in tre anni ( ) viene approvata Risultato: l unificazione di tutti i corsi medi inferiori in un solo percorso triennale: una scuola media unificata che permette l accesso a tutte le scuole superiori (con eliminazione dell avviamento professionale).

68 ART 1. Fini e durata della scuola In attuazione dell articolo 34 della Costituzione, l istruzione obbligatoria successiva a quella elementare è impartita gratuitamente nella scuola media che ha la durata di tre anni ed è scuola secondaria di primo grado. La scuola media concorre a promuovere la formazione dell uomo e del cittadino secondo i principi sanciti dalla Costituzione e favorisce l orientamento dei giovani ai fini della scelta dell attività successiva. Scuola non più selettiva ma inclusiva, di massa (secondo i principi costituzionali): innalza per TUTTI l obbligo scolastico a 14 anni; apre la via a ogni indirizzo secondario; ridimensiona l insegnamento del latino (sarà abolito nel 1977); il triennio si conclude con l esame di licenza che ha valore di esame di Stato.

69 Mancando i necessari raccordi con la scuola elementare e soprattutto con quella superiore, la nuova media determina una discontinuità che sollecita negli anni successivi ulteriori riforme: Legge n. 348, 16 giugno 1977 (ministro P.I. Franco Maria Malfatti) viene del tutto abolito l insegnamento del latino e quindi il suo esame per l accesso al liceo classico. Divengono inoltre obbligatorie l educazione (ex applicazioni) tecnica - non più divisa per sessi e l educazione musicale. Si istituisce la nuova cattedra di scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali (ex matematica e osservazioni ed elementi di scienze naturali ). Legge n. 517, 4 agosto 1977 (ministro P.I. Malfatti) definisce una parziale modifica dell ordinamento. Viene soppressa la sessione autunnale di riparazione, abolite le classi differenziali e di aggiornamento e istituita la scheda personale dell alunno. L anno scolastico inizia il 10 settembre (dal 1 settembre i collegi elaborano il Piano annuale di attività scolastica). D.M. n. 9, 9 febbraio 1979: Programmi per la scuola media (ministro P.I. Mario Pedini). Nati da un largo confronto fra docenti e pedagogisti di tutte le aree, prendono atto dei cambiamenti intervenuti e segnalano un avanzamento sul terreno delle finalità democratiche.

70 SCUOLA MATERNA STATALE La Legge n. 444, 18 marzo 1968 (ministro P.I., Luigi Gui) istituisce la Scuola materna statale. Il varo di questa Legge è caratterizzato da un iter parlamentare lungo e tormentato che si sviluppa nell arco di due legislature (la III e la IV: dal maggio del 1963 al giugno del 1968) e provoca ben due crisi di governo a causa degli insuperabili contrasti politici ed ideologici. Con questa Legge lo Stato italiano, a distanza di vent anni dall entrata in vigore della Costituzione Repubblicana, assume esplicitamente l onere di accogliere i bambini nell età prescolastica da 3 a 6 anni nella scuola materna statale, quindi in un istituzione pubblica direttamente gestita dallo Stato che di essa detta caratteri e finalità (Art 1.)

71 ART. 1 - CARATTERI E FINALITÀ DELLA SCUOLA MATERNA STATALE La scuola materna statale, che accoglie i bambini nell età prescolastica da tre a sei anni, è disciplinata dalle norme della presente legge. Detta scuola si propone fini di educazione, di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della scuola dell obbligo, integrando l opera della famiglia. L iscrizione è facoltativa; la frequenza gratuita. In seguito: D.P.R. n. 647, 10 settembre 1969: Orientamenti dell attività educativa nelle scuole materne statali (ministro P.I. Mario Ferrari Aggradi). Sostituiscono i primi Orientamenti della Scuola materna del 1958 (D.P.R. 584, 11 giugno ministro P.I. Aldo Moro).

72 ALTRI PROVVEDIMANTI LEGISLATIVI che in questi anni completano il processo di democratizzazione della scuola italiana, almeno sul piano degli ordinamenti: Decreto legge n. 9, 15 febbraio 1969 (e successiva conversione in Legge n. 119, 5 aprile 1969, ministro P.I. Mario Ferrari Aggradi): Riforma dell esame di maturità. Legge n. 910, 11 dicembre 1969 (Legge Codignola): la liberalizzazione degli accessi universitari e dei piani di studio.

73 In conclusione, a fine anni Sessanta: La visione della scuola dualista viene superata, ma persistono alti tassi di evasione scolastica; inoltre si manifesta in maniera drammatica il fenomeno della selezione esplicita (attraverso le bocciature). La gravità del nuovo metodo di selezione classista, adoperato dalla ancora antica mentalità elitaria dei docenti, viene criticato da Don Milani in Lettera ad una professoressa (1967). Non dimentichiamoci: siamo nella stagione dei movimenti studenteschi: anche questo fenomeno contribuisce al cambiamento di mentalità.

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75 DAGLI ANNI SETTANTA ALLA XIII LEGISLATURA

76 La scuola diventa sempre più di massa. Un po di numeri: gli insegnanti, nella scuola media, in vent anni ( ) passano da a ; nella scuola secondaria salgono da a I docenti delle scuole elementari, medie e superiori sfiorano il milione di unità; gli alunni sono più di 7 milioni e mezzo. Negli anni 60 la legislazione si è concentra sulla scuola materna e sulla scuola media, ma si è discusso anche sulla scuola secondaria. Agli inizi degli anni Settanta, il tentativo di riforma della scuola secondaria superiore si arena: inizia un lungo periodo di cambiamento senza riforma. Le grandi novità: il tempo pieno e i Decreti delegati. In questi anni: iniziano le sperimentazioni.

77 LA SCUOLA ELEMENTARE A partire dalla legge n. 820, 24 settembre 1971 (ministro P.I. Riccardo Misasi) nasce la scuola a tempo pieno come risposta ai bisogni sociali dell utenza ma destinata a diventare un laboratorio di innovazione in virtù dei tempi distesi per l apprendimento e per lo spazio curricolare che si apre per i nuovi saperi. Art. 1. Le attività integrative della scuola elementare, nonché gli insegnamenti speciali, con lo scopo di contribuire all arricchimento della formazione dell alunno e all avvio della realizzazione della scuola a tempo pieno, saranno svolti in ore aggiuntive a quelle costituenti il normale orario scolastico, con specifico compito, da insegnanti elementari di ruolo. Il conseguimento dello scopo di cui sopra dovrà scaturire dalla collaborazione, anche mediante riunioni periodiche, degli insegnanti delle singole classi e di quelli delle attività integrative e degli insegnamenti speciali.

78 I DECRETI DELEGATI La Legge delega n. 477, 30 luglio 1973 (ministro P.I. Franco Maria Malfatti) prefigura il nuovo stato giuridico del personale della scuola. Essa delega il governo della Repubblica a emanare entro nove mesi uno o più decreti con valore di legge ordinaria sulla disciplina unitaria del nuovo stato giuridico del personale docente, non docente, direttivo e ispettivo della scuola e sull istituzione e il riordinamento degli organi collegiali. I cosiddetti Decreti delegati sulla scuola vanno in continuità con un programma di apertura della scuola alle esigenze del territorio e degli attori coinvolti (genitori, insegnanti, alunni).

79 I Decreti Delegati sono promulgati il 31 maggio 1974: D.P.R. n. 416, 31 maggio 1974: istituzione e riordinamento degli organi collegiali; D.P.R. n. 417, 31 maggio 1974: stato giuridico del personale docente, direttivo e ispettivo; D.P.R. n. 418, 31 maggio 1974: compenso per lavoro straordinario al personale ispettivo e direttivo; D.P.R. n. 419, 31 maggio 1974: sperimentazione, ricerca educativa e aggiornamento culturale e professionale e istituzione di relativi istituti (Cede, Bdp, Irrsae); D.P.R. n. 420, 31 maggio 1974: stato giuridico del personale non insegnante. Con essi si ha una disciplina unitaria sul nuovo stato giuridico del personale della scuola e sull istituzione e il riordinamento degli organi collegiali.

80 D.P.R. n Istituzione e riordinamento degli Organi Collegiali Gli Organi collegiali garantiscono la «partecipazione nella gestione della scuola», considerata ora come «una comunità che interagisce con la più vasta comunità sociale e civica». C è l istituzionalizzazione dei rapporti tra scuola e famiglia in appositi organi collegiali. Si introducono nella vita della scuola una rappresentanza dei genitori, del personale ATA e degli studenti -solamente nella scuola superiore-.

81 DPR n Stato giuridico del personale docente, direttivo e ispettivo Art. 1 LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO Nel rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato, ai docenti è garantita la libertà di insegnamento. L esercizio di tale libertà è inteso a promuovere attraverso un confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione della personalità degli alunni. Tale azione di promozione è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni stessi. Art. 2 FUNZIONE DOCENTE La funzione docente è intesa come esplicazione essenziale dell attività di trasmissione della cultura, di contributo alla elaborazione di essa e di impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e critica della loro personalità. I docenti delle scuole di ogni ordine e grado, oltre a svolgere il loro normale orario di insegnamento, espletano le altre attività connesse con la funzione docente tenuto conto dei rapporti inerenti alla natura dell'attività didattica e della partecipazione al governo della comunità scolastica. In particolare, essi: a) curano il proprio aggiornamento culturale e professionale, anche nel quadro delle iniziative promosse dai competenti organi; b) partecipano alle riunioni degli organi collegiali di cui fanno parte; c) partecipano alla realizzazione delle iniziative educative della scuola, deliberate dai competenti organi; d) curano i rapporti con i genitori degli alunni delle rispettive classi; e) partecipano ai lavori delle commissioni di esame e di concorso di cui siano stati nominati componenti.

82 D.P.R. n Sperimentazione, ricerca educativa e aggiornamento culturale e professionale e istituzione di relativi istituti (Cede, Bdp, Irrsae) Si avviano forme di sperimentazione, aggiornamento e ricerca educativa tramite organismi di supporto: CEDE - Centro Europeo dell Educazione; BDP - Biblioteca di Documentazione Pedagogica; IRRSAE - Istituti di Ricerca Regionali, di Sperimentazione e Aggiornamento Educativi.

83 In assenza di una riforma organica del sistema di istruzione, spirito e potenzialità dei Decreti Delegati in campo organizzativo e metodologico penetrano in maniera diversificata nella scuola (in modo più efficace nelle scuole elementare e medie; in termini assai più riduttivi e marginali nelle secondarie superiori, nelle quali falliscono via via diversi tentativi di riforma). MODIFICHE successivamente apportate: I Decreti Delegati faranno parte del Decreto Legislativo n. 297, 16 aprile 1994 (ministro P.I. Rosa Russo Jervolino) che approva il Testo unico delle disposizioni legislative vigente in materia d istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado (un codice che sarebbe dovuto diventare uno strumento di riferimento, ma che viene in parte svuotato da circolari correttive nel giro di pochi anni). Il D.P.R. n. 275, 8 marzo 1999 (ministro P.I. Luigi Berlinguer) ha abrogato alcune norme per riassumerle e ampliarle nel quadro dell autonomia.

84 Le sperimentazioni Inizia una lunga stagione sperimentale (che non approderà però in questi anni in una riforma del sistema). La sperimentazione valorizza l autonomia didattica dei docenti e si esplica: come ricerca e innovazione sul piano metodologico-didattico; come ricerca e innovazione degli ordinamenti e delle strutture esistenti. Sperimentazioni autonome (condotte in autonomia dalle singole scuole); Sperimentazioni assistite (guidate da norme definite dall amministrazione centrale). I progetti riguardano i percorsi di studi, l intero curricolo, le finalità formative, gli obiettivi di apprendimento, i contenuti disciplinari, le indicazioni metodologiche, le modalità di valutazione. Essi possono contare su un programma sistematico di interventi di formazione agli insegnanti.

85 LA SCUOLA SECONDARIA: riforma impossibile La riforma della scuola secondaria costituisce un cruciale problema (irrisolto) nella lunga stagione che va dalla Costituzione agli inizi della XIII Legislatura. Il dibattito è stato comunque assai vivace. Si pensi solo a: Commissione di indagine del 1962, Linee direttive del ministro L. Gui (1964), Colloqui di Frascati (promossi nel 1969/1970 dal ministro Misasi), 10 punti di Frascati frutto del lavoro della Commissione Biasini (1971/1972). All ampiezza politica e culturale della discussione (nel 1974 ben 10 erano le proposte di legge), corrispondono però ripetuti scacchi parlamentari. Per ben quattro volte, dal 1978 al 1993, lo scioglimento anticipato del Parlamento rende vana la legge già approvata da uno dei suoi rami.

86 Nonostante la mancata riforma, si fanno strada alcune innovazioni didattiche: l avvio dei Programmi Brocca indirizzati ai Licei e in parte agli Istituti Tecnici e il Progetto 92, incentrato essenzialmente sulla ridefinizione e razionalizzazione delle aree di professionalità. A cavallo degli anni Ottanta e Novanta, si sviluppano così i lavori della Commissione Brocca (dal nome del coordinatore, il sottosegretario alla Pubblica Istruzione Beniamino Brocca). Istituita nel 1988, essa lavora con il fine di mettere le scuole secondarie superiori «in grado di corrispondere meglio alle grandi trasformazioni verificatesi nella società italiana; renderle più coerenti con le riforme già intervenute, [...]; predisporle alla nuova sfida dell auspicato processo di integrazione dell Europa».

87 Il progetto viene racchiuso in una corposa pubblicazione, dove era prospettata la ristrutturazione dei piani di studio delle scuole superiori italiane e i nuovi programmi di insegnamento dei bienni. Esso tiene conto della tradizionale tripartizione (istruzione liceale, tecnica e professionale), ma propone di superare le barriere tra i vari indirizzi di studio rafforzando le discipline fondamentali, soprattutto nel «biennio unitario articolato», successivo alla scuola media inferiore, anche in vista di un innalzamento a 16 anni della scuola obbligatoria. Molte scuole statali e non statali gradualmente applicano i suggerimenti della Commissione istituendo speciali indirizzi. Proliferarono così i curricula ispirati al progetto Brocca.

88 PROGRAMMI SCUOLA ELEMENTARE Il D.P.R. n. 104, 12 febbraio 1985 (ministro P.I. Franca Falcucci) presenta i Programmi didattici della scuola elementare. Il primo atto di questo percorso è stata la costituzione di una Commissione ministeriale (D.M. 14 maggio 1981, a firma del ministro Guido Bodrato) incaricata di procedere all elaborazione, in via preliminare, delle linee fondamentali e generali dei programmi d insegnamento nella scuola primaria. Dopo 30 anni, si vuole dare alla scuola elementare un impianto pedagogico e un assetto ordinamentale maggiormente coerenti sia con l evoluzione del contesto culturale, sociale, politico ed economico del Paese, sia con i nuovi risultati della ricerca psico-pedagogica e con le inevitabili implicazioni operative (metodologia e didattica).

89 I MODULI DIDATTICI La Legge n. 148, 23 maggio 1990 (ministro P.I. Sergio Mattarella) introduce, nella scuola elementare, una pluralità di docenti su una stessa classe: si abbandona la figura del maestro unico e si introducono i MODULI didattici. ART. 4 (ORGANICI DEL PERSONALE DOCENTE) «Gli insegnanti sono utilizzati secondo moduli organizzativi costituiti da tre insegnanti su due classi nell ambito del plesso di titolarità o di plessi diversi del circolo; qualora ciò non sia possibile sono utilizzati nel plesso di titolarità secondo moduli costituiti da quattro insegnanti su tre classi [ ]».

90 ORIENTAMENTI DELLA SCUOLA MATERNA D.M. 3 giugno 1991, «Orientamenti dell attività educativa nelle scuole materne statali.» (ministro P.I. Gerardo Bianco). Sostituiscono gli Orientamenti dell attività educativa nelle scuole materne statali annessi al D.P.R. n. 647, 10 settembre 1969.

91 Prima di introdurre la XIII legislatura uno sguardo veloce su ISTRUZIONE E FORMAZIONE IN EUROPA In Europa si discute della necessità di una riforma dei sistemi di istruzione e formazione. Si impone anche in Italia l esigenza di una riforma di sistema della scuola che: investa l intero ordinamento degli studi, i contenuti dell insegnamento, le metodologie didattiche e organizzative; riguardi l istruzione e la formazione professionale, in raccordo sia con l università, sia con il mondo del lavoro; si collochi all interno dei processi innovativi dello Stato e della P.A. Sempre più necessari: il confronto con contesto internazionale (indicatori insegnamento OCSE - Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico europeo); la definizione di OBIETTIVI COMUNI.

92 Già gli Accordi di Maastricht (1992) avevano definito materie per le quali è prevista un uniformità piena (per es. moneta unica), materie per le quali sono previste azioni comuni (per es. la sicurezza), materie che prevedono sistemi diversi con obiettivi comuni (per es. istruzione e formazione). Nei primi anni del nuovo secolo: Incontro di Lisbona (2000) Il Consiglio europeo riconosce che l Unione si trova dinanzi a una svolta epocale risultante dalla globalizzazione e dall economia fondata sulla conoscenza. Su questa base la Commissione europea elabora un progetto sui traguardi comuni per i diversi sistemi U.E. di istruzione e formazione. Consiglio europeo di Stoccolma (2001) Si fissano tre obiettivi strategici da raggiungere entro il 2010: migliorare la qualità e l efficacia dei sistemi di istruzione e formazione; facilitare a tutti l accesso ai sistemi di istruzione e formazione; aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo.

93 Consiglio europeo di Barcellona (2002) I tre obiettivi strategici del precedente Consiglio vengono articolate in 13 obiettivi concreti da raggiungere - attraverso due tappe intermedie (2004, 2006) - entro il Per ciascuno di tali obiettivi concreti, vengono specificate una serie di questioni fondamentali da affrontare. Per l obiettivo strategico 1: migliorare l istruzione e la formazione per insegnanti e formatori; sviluppare le competenze per la società della conoscenza; garantire a tutti l accesso alle TIC (Tecnologie dell informazione e della comunicazione); incoraggiare e intraprendere studi scientifici e tecnici; sfruttare al meglio le risorse. Per l obiettivo strategico 2: creare un ambiente aperto per l apprendimento; accrescere l attrattiva per lo studio; sostenere la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale. Per l obiettivo strategico 3: rafforzare i legami con il mondo del lavoro, della ricerca e con la società generale; sviluppare lo spirito imprenditoriale; favorire lo studio delle lingue straniere; aumentare la mobilità e gli scambi; rafforzare la cooperazione europea.

94 LA XIII LEGISLATURA ( )

95 XIII Legislatura: 9 maggio maggio 2001 Governi: Prodi I, D Alema I, D Alema II, Amato II Ministri P.I.: Luigi Berlinguer ( ) e Tullio De Mauro ( ) Dopo l approvazione, nel 1974, dei Decreti delegati che conducono alla gestione sociale della scuola, nel nostro Paese la politica delle grandi riforme conosce una fase di ristagno fino alla vigilia del nuovo secolo. Nonostante i vari tentativi, i governi che si sono successi dagli anni Settanta agli anni Novanta non sono stati in grado di far seguire alla riforma della scuola media inferiore il riordino del settore dell istruzione secondaria superiore. Il ventennio che va dal 1975 al 1995 è stato caratterizzato da molti interventi parziali, realizzati al di fuori di un progetto di riforma complessivo. Inizia invece durante questa legislatura la strutturazione di una riforma di sistema della scuola al passo con le nuove esigenze della società del tempo.

96 L azione riformatrice messa in atto dal ministro Berlinguer nel contesto del primo governo di centro-sinistra guidato da Prodi segna dunque una netta discontinuità con la politica degli interventi spezzettati e parziali dei governi precedenti. Il ministro mira a un progetto di riforma dell intero sistema di istruzione, attuata attraverso la «strategia del mosaico» (come lui stesso l ha definita) perché composta da un insieme organico di interventi normativi capaci di delineare un nuovo percorso di studi che va dalla scuola dell infanzia alla secondaria di secondo grado alla formazione post-diploma, all educazione degli adulti, all università.

97 Il contesto: Il corpus delle conoscenze cresce e si modifica con ritmo incalzante; uno straordinario sviluppo tecnologico segna sempre di più le condizioni della vita nei suoi molteplici aspetti individuali e collettivi, trasformando progressivamente le stesse modalità dell apprendimento; inedite trasformazioni politiche, economiche e sociali a livello nazionale e internazionale. I MOTIVI della riforma: Discontinuità tra i gradi scolastici; separazione tra istruzione liceale e istruzione tecnico-professionale; formazione professionale e il nuovo mondo del lavoro; rapporto difficile con l Università; elevati tassi di dispersione.

98 Si intende inoltre: onorare gli impegni della Costituzione e rafforzare il ruolo dell Italia nella U.E. attraverso l adeguamento del nostro sistema agli standard europei. Gli OBIETTIVI della riforma: Autonomia scolastica, Nuovo esame di stato, Obbligo scolastico e formativo, Riordino dei cicli, Parità. Le riforme da metà anni Novanta si basano sul concetto di AUTONOMIA e sull APERTURA DELLA SCUOLA (la scuola deve sapere sempre più interagire con il tessuto culturale del proprio territorio e del mondo e dunque superare la rigidità che da decenni caratterizza il sistema scolastico italiano).

99 AUTONOMIA SCOLASTICA Le radici della legge: la Conferenza nazionale della scuola (gennaio- febbraio 1990) che prefigura una autonomia delle scuole e una nuova funzione dell apparato centrale; l avviato processo di riforma della Pubblica Amministrazione (legge 142/90 e legge 241/90), volto a un nuovo rapporto con il cittadino come utente dei servizi e titolare di diritti.

100 Le LEGGI BASSANINI (Legge n. 59, 15 marzo 1997 e Legge n. 127, 15 maggio 1997) si innestano in questo processo innovativo e esplicitano la volontà politica di: delegare funzioni alle Regioni; accorpare gli uffici; snellire le procedure; controllare le funzioni e non gli atti; ampliare l apertura al territorio.

101 L Art. 21 della legge 59/1997 definisce i criteri generali dell autonomia delle scuole: Al CENTRO spettano la definizione degli standard nazionali di istruzione e formazione, la programmazione, la perequazione; Alle SINGOLE SCUOLE spettano l autonomia didattica (scelta delle metodologie per raggiungere gli obiettivi organizzazione degli spazi e dei tempi di lavoro insegnamenti opzionali, facoltativi e aggiuntivi); l autonomia organizzativa (durata diversa dell unità oraria di lezione articolazione del gruppo classe; impiego flessibile dell attività docente); l ampliamento dell offerta formativa (curricoli educativi per adulti, iniziative antidispersione, attività parascolastiche ed extrascolastiche, percorsi integrati tra sistemi formativi (crediti) convenzioni con università, enti locali, aziende...).

102 L art. 21 è parte di una legge delega, le cui le dichiarazioni di intenti richiedono poi una puntuale attuazione attraverso specifici provvedimenti giuridici (cfr. Regolamento). In questo lasso di tempo parte un diretto coinvolgimento degli operatori scolastici. Le scuole danno vita a una SPERIMENTAZIONE via via più diffusa, sorretta da uno specifico finanziamento e seguita da una puntuale azione di monitoraggio. Decorrenza dall a.s. 2000/2001. Da qui in avanti le istituzioni scolastiche avranno autonomia DIDATTICA autonomia ORGANIZZATIVA, autonomia DI RICERCA, SPERIMENTAZIONE E SVILUPPO autonomia AMMINISTRATIVA pur operando nel pieno rispetto delle norme generali sull istruzione emanate dallo Stato.

103 Regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche L autonomia scolastica viene così regolata da un apposito Regolamento (DPR n. 275, 8 marzo 1999) che ne definisce le diverse modalità di attuazione. Ai sensi dell art. 21 della legge 59/1999, il Regolamento definisce: Metodi: Autonomia funzionale (art. 1); Piano dell offerta formativa (art. 3); Flessibilità didattica e organizzativa (artt. 4-5) Reti (art. 7). Contenuti: Definizione dei curricoli (art. 8); Ampliamento dell offerta formativa (art. 9); Innovazione (artt. 6 e 11).

104 Il Regolamento, oltre a dettare criteri e modalità per l autonomia didattica, organizzativa e gestionale, introduce e dà indicazioni sul Piano dell Offerta Formativa (POF). Il Regolamento muta radicalmente i rapporti all interno del sistema di istruzione e formazione: il Ministero fissa gli obiettivi ed elabora gli indirizzi generali; le singole scuole operano la sintesi tra le indicazioni nazionali, le esigenze degli allievi, le istanze del territorio. L autonomia non è fine, ma strumento per raggiungere obiettivi. È nuovo modus vivendi et operandi della scuola, una scuola sempre più aperta e flessibile. Dopo l approvazione della legge che riconosce l autonomia delle istituzioni scolastiche in Italia non sono più in vigore i Programmi nazionali: sostituiti da un lato dalle Indicazioni e dall altro dal Piano dell Offerta Formativa e dal curricolo didattico.

105 IL NUOVO ESAME DI STATO Un po di storia Esame di Stato istituito nel 1923 da Giovanni Gentile (R.D. 6 maggio 1923, n. 1064). Il provvedimento richiede alle scuole serietà e rigore selettivo: «poche scuole, ma scuole». L articolo 33, comma 5 della Costituzione: l esame di Stato a conclusione dei tre gradi di scuola: elementare, medio e superiore (la Legge delega 53/2003 prevede poi l abolizione dell esame nella scuola elementare).

106 La legge n. 425, 10 dicembre 1997 sostituisce la maturità sperimentale del L esame finale di Stato prevede: l ammissione di tutti gli studenti scrutinati; la condizione dell esistenza di un triennio funzionante per consentire alle scuole private di essere sede d esame; tre prove scritte (viene rivisitato il tradizionale tema e si introduce una terza prova di accertamento pluridisciplinare proposta dalla Commissione); un colloquio su tutte le materie dell ultimo anno; la valutazione anche attraverso i crediti scolastici e formativi accumulati nell ultimo triennio; l accertamento di conoscenze, competenze e capacità professionali; il punteggio assegnato in centesimi (soglia di sufficienza 60/100); una Commissione (con Presidente esterno) composta per metà da docenti della stessa classe e per metà da docenti esterni (la legge 448/2001 introdurrà modifiche).

107 L OBBLIGO SCOLASTICO E FORMATIVO-1999 Evoluzione dell obbligo scolastico e formativo. Un po di storia Legge Casati: sono obbligatori i primi 2 anni della scuola elementare; Legge Coppino: l obbligo vale per i primi 3 anni; Legge Orlando: l obbligo di 4 anni di scuola elementare si completa con 2 anni di obbligo formativo di scuola popolare ; Riforma Gentile: l obbligo di 5 anni di scuola elementare si completa con un obbligo formativo triennale nelle classi integrative di avviamento professionale; Art. 34 della Costituzione: «L istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita».

108 Obbligo scolastico: da 8 a 10 anni La Legge n. 9, 20 gennaio 1999 prevede: l elevamento dell obbligo di istruzione da 8 a 10 anni (da 8 a 9 in prima applicazione); nell ultimo anno dell obbligo, iniziative formative sui principali temi della cultura contemporanea; il potenziamento delle azioni di orientamento in vista del proseguimento degli studi e/o dell inserimento nella formazione professionale; l introduzione dell obbligo formativo a 18 anni. La legge 9/1999 viene abrogata dalla legge delega 53/2003.

109 Obbligo formativo: sino a 18 anni L art. 68 della Legge n. 144, 17 maggio 1999 prevede: obbligo di frequenza di attività formative sino al compimento del 18 anno di età. Tale obbligo formativo può essere assolto: nel sistema di istruzione scolastica; nel sistema della formazione professionale delle Regioni; nell esercizio dell apprendistato; con il conseguimento di un diploma secondario o una qualifica.

110 IL RIORDINO DEI CICLI Gli effetti di una integrazione sempre più stringente ai parametri internazionali si ravvisavano proprio sul riordino dei cicli. La Legge Quadro in materia di Riordino dei Cicli dell Istruzione (Legge n. 30, 10 febbraio 2000) -ministro P.I. Luigi Berlinguerin stretto rapporto con le leggi sopra citate e con la normativa dell autonomia, mira al riordinamento dei cicli di istruzione riorganizzando l intero ordinamento scolastico secondo una logica di sistema. (La legge 30/2000 viene abrogata dalla legge 53/2003). Da ricordare: tale legge è stata approvata prima dei mutamenti al titolo V della Costituzione (2001), che modificheranno il quadro dei rapporti tra centro e periferia in merito all istruzione (assegnata allo Stato) e all istruzione e formazione professionale (assegnate alle Regioni).

111 SCUOLA DELL INFANZIA (durata 3 anni): la legge assicura la generalizzazione della offerta formativa e si prefigge di rafforzarne gli standard qualitativi e di favorirne il raccordo con il ciclo successivo. SCUOLA DI BASE (durata 7 anni): integra elementari e medie (anticipazione di 1 anno): un itinerario unitario, articolato e progressivo, con cui si prefigura un ciclo lungo, più omogeneo al suo interno e più collegato al ciclo successivo. SCUOLA SECONDARIA (durata 5 anni), con riduzione degli indirizzi e affermazione della pari dignità formativa di ciascuno di essi. Prevede l articolazione in 4 aree: classico-umanistica (liceo classico e liceo linguistico), scientifica (liceo delle scienze matematiche e sperimentale e liceo delle scienze sociali), tecnica e tecnologica (con 5/6 indirizzi), artistica e musicale (con almeno 2 indirizzi).

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113 LA LEGGE DI PARITÀ Una riflessione introduttiva. Perché questa questa sorta di inerzia della politica di fronte ad uno dei problemi più acuti dell istruzione? Le cause sono diverse. Un peso non da poco hanno senz altro i profondi contrasti che dividono le forze politiche e sociali: si pensi, ad esempio, alle contrapposizioni tra laici e cattolici su antiche questioni come quella dei rapporti tra scuola pubblica e scuola privata. Da un lato, la Chiesa rivendica un ruolo plurisecolare in ambito formativo; dall altro, il nuovo Stato liberal-borghese mira ad adeguare il contesto educativo italiano a quello delle grandi nazioni europee. Per questo motivo, nel nostro Paese, sono spesso prevalsi, in ambito legislativo, tregue e compromessi (dai Patti Lateranensi del 29, agli articoli 7 e 33 della Costituzione, sino alla revisione concordataria del 1984).

114 La Legge n. 62, 10 marzo 2000 Norme per la parità scolastica e disposizioni sul diritto allo studio e all istruzione è senza dubbio ancora una soluzione di compromesso. Al di là dei suoi limiti, può tuttavia costituire un primo passo sulla via dello scioglimento di un nodo da sempre intricato. Il dibattito che - dopo una vicenda ormai secolare - ha condotto all approvazione di una legge sulla parità è stato assai vivace, coinvolgendo e dividendo -anche al loro interno- le forze politiche e sociali. La legge, come si evince, fissa disposizioni anche sul diritto allo studio e all istruzione.

115 SINTESI DI ALCUNI COMMI DELL ART. 1: Comma 1: Il sistema nazionale di istruzione è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie, private e degli enti locali. Comma 2: Si definiscono scuole paritarie le istituzioni scolastiche non statali, comprese quelle degli enti locali, che, a partire dalla scuola per l infanzia, corrispondono agli ordinamenti generali dell istruzione, sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia. Comma 3: Alle scuole paritarie private è assicurata piena libertà per quanto concerne l orientamento culturale e l indirizzo pedagogico-didattico. Tenuto conto del progetto educativo della scuola, l insegnamento è improntato ai principi di libertà stabiliti dalla Costituzione. Le scuole paritarie, svolgendo un servizio pubblico, accolgono chiunque, accettandone il progetto educativo, richieda di iscriversi (compresi alunni e studenti con handicap). Il progetto educativo indica l eventuale ispirazione di carattere culturale o religioso. Non sono comunque obbligatorie per gli alunni le attività extra-curriculari che presuppongono l adesione ad una determinata ideologia o confessione religiosa.

116 Comma 4: La parità è riconosciuta alle scuole non statali che ne fanno richiesta e che, in possesso dei seguenti requisiti, si impegnano a dare attuazione a quanto previsto dai commi 2 e 3: un progetto educativo in armonia con i principi della Costituzione; un piano dell offerta conforme agli ordinamenti e alle disposizioni vigenti; attestazione della titolarità della gestione e la pubblicità dei bilanci; l'istituzione e il funzionamento degli organi collegiali improntati alla partecipazione democratica; l'iscrizione alla scuola per tutti gli studenti i cui genitori ne facciano richiesta, purché in possesso di un titolo di studio valido per l iscrizione alla classe che intendono frequentare; l applicazione delle norme vigenti in materia di inserimento di studenti con handicap o in condizioni di svantaggio; personale docente fornito di titolo di abilitazione; Comma 5: le scuole paritarie sono soggette alla valutazione dei processi e degli esiti da parte del sistema nazionale di valutazione secondo gli standard stabiliti dagli ordinamenti vigenti; Comma 6: Il M.P.I. accerta l originario possesso e la permanenza dei requisiti per il riconoscimento della parità; Comma 7: Dopo tre anni di applicazione della legge sono previste due sole tipologie di scuole private: paritarie e non paritarie.

117 Regolamento 28 febbraio 2001, recante norme in materia di Curricoli della scuola di base Il ministro P.I. Tullio De Mauro, che nel 2000 succede a Berlinguer alla guida del MPI, istituisce una Commissione che lavora per oltre un anno alla definizione dei nuovi curricoli, previsti da quanto disposto dall art. 8 del Regolamento dell autonomia e dalla legge 30/2000. Frutto del lavoro sono le Indicazioni curricolari per la scuola di base divenute parte integrante del Regolamento. Esse mirano a: costruire conoscenze e competenze durature nel tempo; attrezzare i giovani a padroneggiare la realtà attraverso una sua lettura critica; sviluppare, nella prospettiva dell educazione permanente, la capacità di imparare a imparare; assicurare una diffusione qualitativa e quantitativa del patrimonio della cultura e dell informazione; raccordare i nostri contenuti di insegnamento a quelli europei. (Dopo le elezioni politiche del maggio 2001 e la vittoria del centro-destra, il Regolamento, già inviato alla Corte dei conti per la registrazione, in data 5 luglio 2001, viene ritirato).

118 LA XIV LEGISLATURA ( )

119 XIV Legislatura: 30 maggio aprile 2006 Governi: Berlusconi II, Berlusconi III Ministro P.I.: Letizia Moratti ( ). I provvedimenti di Berlinguer sono un progetto riformista di grande rilievo ma essi avranno una scarsa incidenza sulla vita della scuola: con il nuovo assetto governativo, le disposizioni da essi previste vengono revocate o non hanno comunque concreta applicazione. Dopo il 2000, un po tutti i governi si muovono con la preoccupazione di correggere le riforme scolastiche avviate dall esecutivo precedente. Alcune delle novità nella XIV legislatura: STATI GENERALI DELL ISTRUZIONE, MODIFICA ESAME DI STATO, DELEGA AL GOVERNO PER LA DEFINIZIONE DELLE NORME GENERALI SULL ISTRUZIONE. Per la scuola si auspica un asse formativo facente perno sulle tre i : Inglese, Impresa e Informatica.

120 Il Ministero si concentra su alcuni dati che manifestano una chiara e forte distanza, nel mondo della scuola, tra sforzi e risultati: il costo per studente della scuola italiana è più alto del 15% rispetto alla media europea; un diploma di scuola secondaria posseduto dal 40% della popolazione adulta contro il 61% della Francia e l 84% della Germania; l istruzione è lontana dal mondo del lavoro; i rischi di marginalizzazione connessi a un debole sistema educativo, formativo e di ricerca. Si ritiene dunque necessaria una nuova Riforma di sistema.

121 IL NUOVO TITOLO V DELLA COSTITUZIONE Nell ottobre del 2001, un referendum confermativo approva la revisione del Titolo V della Costituzione: Legge costituzionale n. 3, 18 ottobre La nuova versione dell art. 117 della Costituzione stabilisce che materie di legislazione esclusiva dello Stato sono: le norme generali sull istruzione, la disciplina degli esami di Stato, l autonomia delle istituzioni scolastiche, materie di legislazione concorrente fra Stato e Regioni sono: quelle relative all istruzione, fatta eccezione per l istruzione e la formazione professionale che sarebbe stata oggetto di legislazione esclusiva delle Regioni.

122 GLI STATI GENERALI DELL ISTRUZIONE Ritirato il Regolamento recante norme in materia di curricoli della scuola di base, la Moratti istituisce nel luglio del 2001 un Gruppo ristretto di lavoro, presieduto dal prof. Giuseppe Bertagna e incaricato di svolgere una complessiva riflessione sull intero sistema di istruzione. Fine: abrogare la legge 30/2000 o sospenderla o comunque rivisitarla sostanzialmente. Nel dicembre 2001 un ampio Documento rende pubbliche le conclusioni; il Rapporto finale viene presentato agli Stati Generali dell Istruzione: Punto e a capo. Una scuola per crescere. (i contenuti del Documento saranno in parte modificati dalla legge 53/2003).

123 Ecco cosa prevede il Documento per i vari ordini di scuola. SCUOLA DELL INFANZIA: resta identica a quella delineata dalla legge 30/2000. Significative invece le correzioni alla SCUOLA DI BASE. Viene ipotizzata: un articolazione unitaria della scuola dai 6 ai 14 anni. Il piano degli studi prevede quattro cicli biennali tra loro collegati; il modello richiamato nel Documento è in sostanza quello degli attuali Istituti comprensivi; valutazioni non più annuali ma secondo scansioni biennali; un significato particolare acquisisce in tal senso la valutazione del sesto anno che - abolito l esame di quinta elementare - viene a collegare la scuola primaria con quella media.

124 Per la SCUOLA SECONDARIA: una riforma radicale rispetto non solo a quanto previsto dal ministro Berlinguer, ma anche all ordinamento degli studi superiori oggi ancora vigente. La proposta avanzata: un sistema contraddistinto da due canali paralleli di natura pedagogica, di identità curricolare e di fisionomia istituzionale ben definita. Il primo di ISTRUZIONE e il secondo di FORMAZIONE.

125 Si prefigura un un itinerario contraddistinto da un impianto di «elevata qualità culturale ed educativa». Nel primo canale sarebbero confluiti - ridotti di un anno rispetto alla loro tradizionale durata-: gli attuali licei e gli attuali istituti tecnici a forte connotazione scientifico-tecnologica. Il canale avrebbe dato accesso non solo all Università, ma anche alla specializzazione non universitaria. Su un livello di pari dignità culturale ed educativa, un secondo canale parallelo di formazione professionale, nel quale sarebbero presumibilmente destinati a confluire gli attuali istituti tecnici a più pronunciata valenza professionalizzante, gli attuali istituti professionali e la stessa formazione professionale regionale.

126 Anche nella nuova ipotesi il percorso si riduce di un anno, così come aveva già previsto la Legge 30/2000. Muta però il rapporto tra obbligo di istruzione e obbligo formativo: l obbligo di istruzione di 10 anni della Legge 9/2000 si trasforma in un «diritto/dovere dei cittadini ad acquisire una Qualifica garantita nei suoi standard qualitativi dalla Repubblica in almeno 12 anni di istruzione/formazione o, comunque, entro il 18 anno».

127 MODIFICA ALL ESAME DI STATO La Legge n. 448, 28 dicembre 2001 (Finanziaria 2002, art. 22, Comma 7) riforma le precedenti disposizioni: la Commissione dell esame finale di Stato è composta - per le scuole statali e paritarie - da tutti membri interni, e cioè dagli insegnanti delle materie di esame della classe del candidato. Nelle scuole legalmente riconosciute e pareggiate le classi sostengono l esame davanti a una Commissione composta da docenti interni in numero pari a quello dei membri esterni individuati tra i docenti delle classi finali delle scuole statali o paritarie alle quali sono state abbinate le classi finali delle scuole legalmente riconosciute o pareggiate. È previsto un Presidente non più per ogni Commissione, bensì per ogni sede di esame.

128 Il ministro Moratti, chiusa la consultazione culminata negli Stati Generali, l 11 gennaio 2002 presenta con un DDL il proprio progetto di riforma degli ordinamenti scolastici. Il Disegno di legge accoglie al suo interno le linee generali lì definite e anche alcune delle più significative indicazioni, a cominciare da quelle delle scansioni biennali dell intero percorso formativo e di una scuola secondaria articolata in due canali paralleli. Il DDL non supera però il vaglio del Consiglio dei Ministri a seguito di una serie di riserve d ordine finanziario, politico e pedagogico (risorse economiche, rapporti con le Regioni e questione dell anticipo delle iscrizioni alla scuola materna e a quella primaria) e verrà ripresentato sotto forma di Legge delega.

129 Indicazioni nazionali per i piani personalizzati Queste Indicazioni, accompagnate da specifiche Raccomandazioni, sono state rese pubbliche: il 6 novembre 2002 per la scuola dell infanzia e scuola primaria, il 22 dicembre 2002 per la scuola secondaria di primo grado. Tali Indicazioni mirano a: definire il profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione (6-14 anni); esplicitare i livelli essenziali di prestazione a cui tutte le scuole sono tenute per garantire il diritto personale, sociale e civile all istruzione e alla formazione di qualità. Le Indicazioni per la scuola dell infanzia e per la scuola primaria hanno costituito il punto di riferimento per la sperimentazione attivata nell a.s in 250 istituzioni scolastiche del Paese (cfr. D.M. 61/2003).

130 LEGGE DELEGA La Moratti ripresenta il suo progetto di riforma degli ordinamenti scolastici, ma sotto forma di Legge delega. Inizia un dibattito parlamentare che dura oltre un anno. Essa non subisce modifiche sostanziali e viene così approvata la Legge n. 53, 28 marzo 2003 (Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale). A seguito della sua approvazione, la parola passa ai Decreti e Regolamenti attuativi con cui l Esecutivo è chiamato a concretare i principi ispiratori della legge.

131 ART. 1. Delega in materia di norme generali sull'istruzione e di livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e di formazione professionale ART. 2 Un unico sistema educativo di istruzione e formazione ART. 3. Valutazione degli apprendimenti e della qualità del sistema educativo di istruzione e di formazione ART. 4. Alternanza scuola-lavoro ART. 7. Disposizioni finali e attuative (l art. 7 della legge delega abroga due tra i provvedimenti più rilevanti del pacchetto di riforme predisposto da Berlinguer: la legge n. 9, 20 gennaio 1999 sull obbligo scolastico e la legge n. 30, 10 febbraio 2000 sui cicli scolastici).

132 Si delinea un nuovo riordino dei cicli, che di fatto cancella quanto approvato dalla coalizione di centro-sinistra. Si stabilisce che il diritto all istruzione e alla formazione è assicurato a tutti almeno per dodici anni (o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il diciottesimo anno di età). Si introduce una scuola d infanzia e un primo ciclo d istruzione (3+5, con possibilità di anticipare l iscrizione alla prima classe), seguita da un secondo ciclo triennale e dal sistema di licei quinquennale basato su otto tipologie di istituti: Artistico, Classico, Economico, Linguistico, Musicale, Scientifico, Scienze umane, Tecnologico, ai quali si affiancano, in ottemperanza al titolo V della Costituzione, il sistema di Istruzione e Formazione Professionale della durata di 4 anni.

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134 In conseguenza di tale impostazione la legge 53/2003 sancisce che il diritto all istruzione avrebbe potuto essere attuato, una volta ultimata la scuola media, anche presso il sistema dell istruzione e formazione professionale garantito dalle Regioni, a differenza di quanto stabilito dalla riforma Berlinguer per la quale l obbligo scolastico era assolvibile solo nel sistema scolastico. Si passa dall obbligo scolastico al diritto dovere all istruzione e alla formazione. OBIETTIVO: superare la tradizionale gerarchizzazione culturale e sociale esistente tra istruzione liceale, tecnica e professionale e dare dunque pari dignità al sistema dei licei e della formazione al lavoro. I due sistemi devono dunque essere complementari e interconnessi.

135 Decreto ministeriale n. 61, 22 luglio 2003 Disposizione che fa seguito alla sperimentazione di alcuni contenuti della legge 53/03 relativi alla prima classe elementare avviata nell a.s in 250 scuole. Articolo 1 - Iniziative finalizzate all innovazione. Nell a.s , ai sensi dell art. 11 del Regolamento dell autonomia, è promosso un progetto nazionale per classi prima e seconda della scuola primaria. Tale progetto è finalizzato ad avviare innovazioni coerenti con la l. 53/2003, limitatamente ai contenuti delle Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati. [ ] Articolo 2 - Alfabetizzazione informatica e della lingua inglese - formazione in servizio. Nell a.s è prevista l alfabetizzazione in informatica e in inglese per le prime due classi della primaria. Sono previste specifiche iniziative di formazione in servizio. I contenuti del D.M. 61/2003 sono interpretati e chiariti dalle Circolari Ministeriali n. 62 del 22 luglio 2003 e n. 68 dell 8 agosto 2003.

136 Tra il 2003 e il 2005, vengono varati alcuni decreti inerenti: articolazione scuola dell infanzia e del primo ciclo, apprendistato formativo (che appartiene al sistema educativo), il diritto/dovere all istruzione e alla formazione, norme per l alternanza scuola-lavoro, istituzione Invalsi, formazione dei futuri docenti. Riguardo alle molteplici materie su cui il governo è intervenuto per delega, prima della scadenza della legislatura il Ministro vara solo alcuni dei decreti previsti. Tra i decreti promulgati: il D.Lgs n. 59, 19 febbraio 2004 Definizione delle norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell istruzione (che introduce, sia pure limitatamente alle prime tre classi, la figura del maestro tutor con una sua centralità formativa e educativa).

137 Il D.Lgs n. 286, 19 novembre 2004 volto al riordino dell Istituto nazionale di valutazione del sistema dell Istruzione (di cui al D.Lgs 20 luglio 1999, n. 258) che, da questo momento, assume la denominazione di Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (Invalsi). Il D.Lgs n. 77, 15 aprile 2005 che detta le norme generali relative all alternanza scuola-lavoro. Il D.Lgs n. 226, 17 ottobre 2005, che ridisegna l intero sistema della secondaria di secondo grado e il sistema della formazione professionale di competenza esclusiva delle Regioni e non più dello Stato come sancito dal titolo V della Costituzione.

138 XV LEGISLATURA ( )

139 XV Legislatura: 28 aprile aprile 2008 I Governi: Prodi II (17 maggio maggio 2008) Ministro P.I.: Giuseppe Fioroni ( ) Nel 2006, al governo Berlusconi succede per un breve periodo il II governo Prodi, durante il quale il ministero dell Istruzione (nuovamente accompagnato dall aggettivo Pubblica ) è scorporato da quello dell Università e affidato a Giuseppe Fioroni (mentre la guida dell Università viene assunta da Fabio Mussi). L operato di Fioroni viene ricordato per il lavoro con cui, secondo le sue stesse parole, egli cerca di smontare «con il metodo del cacciavite» quelle delle disposizioni che hanno frenato o ostacolato i processi di trasformazione della scuola e dall altro si impegna a far sì che quei processi abbiano come traguardo la maggiore efficienza ed equità.

140 Nelle misure della Finanziaria 2007 (Legge n. 296, 27 dicembre 2006), ripartendo da una parte della legge di Berlinguer cancellata dalla Moratti, si porta l obbligo scolastico a 16 anni come compito dell istruzione. Altre questioni toccate da questo ministero: personalizzazione dei piani di studio; meno responsabilità alle Regioni in merito all istruzione professionale; si punta su un impianto culturale incentrato su una didattica allineata alle direttive dell Unione Europea basata sulle competenze chiave di cittadinanza.

141 PROVVEDIMENTI: D.M. n. 4018, 31 maggio 2006: sospensione del nuovo ordinamento della scuola secondaria superiore introdotto dalla Moratti; Legge n. 1, 11 gennaio 2007: modifica delle norme sullo svolgimento degli esami di Stato: si va verso un irrigidimento: non ammissione degli studenti con debiti formativi nel triennio non saldati; ritorno delle commissioni miste. Legge n. 40, 2 aprile 2007: riordinamento degli Istituti tecnici e professionali. D.M. 21 luglio 2007, Indicazioni per il curricolo per la scuola dell infanzia e per il primo ciclo d istruzione: Le nuove Indicazioni portano una rinnovata attenzione al curricolo, si vogliono «valorizzare le molte buone pratiche esistenti» in modo da «restituire maggior protagonismo e responsabilità alle singole scuole».

142 Nel settembre 2007, per iniziativa di una Commissione di esperti nominati congiuntamente dal ministro della Pubblica Istruzione e dal ministro dell Economia e delle Finanze, redatto redatto e diffuso in tutte le scuole il Quaderno bianco sulla scuola. Obiettivo: tracciare un quadro della situazione scolastica italiana e indicare quelle che, a detta degli estensori del documento, avrebbero potuto essere le linee di soluzione per i vari problemi individuati.

143 XVI LEGISLATURA ( )

144 XVI Legislatura: 29 aprile marzo 2013 I Governi: Berlusconi IV (7 maggio novembre 2011) e Monti I (16 novembre aprile 2013) Ministri P.I.: Maria Stella Gelmini (7 maggio novembre 2011), Francesco Profumo (16 novembre aprile 2013). Fioroni cede il posto a Maria Stella Gelmini. Di nuovo accorpamento del Ministero dell Istruzione con quello dell Università (MIUR). Congiuntura globale: crisi economica e recessione. Il nuovo ministro deve operare nel quadro della politica di forte contenimento delle spese e si trova nella necessità di apportare consistenti tagli al bilancio del suo ministero. Le scelte del ministro Gelmini ricalcano per molti versi il modello della Moratti. Dal novembre 2011, al MIUR: Francesco Profumo.

145 D.Lgs n. 112, 25 giugno 2008, convertito in Legge di bilancio n. 133, 6 agosto 2008 Si dà avvio a una vasta operazione di razionalizzazione del sistema di istruzione, con tagli sul personale scolastico, riduzione del numero delle cattedre, ridimensionando del tempo scuola, eliminazione delle sperimentazioni che si sono andate accumulando nel tempo in numero abnorme.

146 D.L. n. 137, 1 settembre 2008, Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università (convertito in legge n. 169, 30 ottobre 2008) Agli art. 2 e 3 prevede il ritorno del voto di condotta (scuole secondarie di I e II grado) e del sistema decimale per valutare i risultati scolastici degli alunni della scuola primaria (abrogati con la legge 517/1977). all art. 4 introduce l insegnante unico nella scuola primaria in sostituzione del modulo (già ipotesi della Moratti); l articolazione dell orario settimanale a 24, 27 e 30 ore, con la permanenza residuale del tempo pieno a 40 ore «nei limiti dell organico assegnato» (drastica limitazione del tempo scuola); nell art. 6 definisce il valore abilitante della laurea in Scienza della formazione primaria. Significativa la clausola finale (art. 8): «Dall attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica». Dunque riforma a costo zero con un forte ridimensionamento degli organici per il triennio : meno 87mila unità per il personale docente, meno 44mila unità per il personale ausiliario.

147 Nel novembre 2011 alla Gelmini succede il ministro Profumo. La sua politica si muove verso l informatizzazione della didattica. Il ministro affida la questione della scuola secondaria a Giovanni Bachelet (docente universitario e già deputato). Seguendo la via indicata dai programmi Brocca e riprendendola ora soprattutto per suggerimenti informatici, egli costituisce un gruppo di lavoro che raccoglie i propri contenuti nel volume: Idee ricostruttive per la scuola. Materiali e documenti prodotti dal lavoro collettivo del Forum Politiche Istruzione PD Temi toccati: valutazione di tutto il personale, formazione permanente, rivalutazione delle esperienze didattiche, centralità del sistema pubblico, riduzione del percorso scolastico di un anno (ingresso a 6 anni, uscita a 18 anni con riduzione di un anno della secondaria di II grado e utilizzo delle risorse recuperate per avviare un riordino complessivo dell organizzazione e della didattica).

148 Ad un anno del suo nuovo ruolo di ministro, Profumo firma il Regolamento (D.M. 254, 16 novembre 2012) con il quale sono approvate le nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell infanzia e del primo ciclo d istruzione. Sul numero speciale 2012 degli «Annali della Pubblica Istruzione», il ministro introduce il documento con una lettera indirizzata a docenti e dirigenti: «[ ] dobbiamo garantire in uno scenario mutato, [ ] più solide competenze ai nostri giovani. Ciò a partire dalla padronanza della lingua italiana, dalle capacità di argomentare e di risolvere problemi, dall incontro con il nostro patrimonio storico, artistico e ambientale, dalle sempre più indispensabili competenze digitali. Si delinea un core curriculum che deve saper riscoprire le cose essenziali, quelle che contano nella formazione dei ragazzi di oggi, che sono già proiettati in un mondo per larga parte ancora sconosciuto, da affrontare con una dotazione di competenze appropriata».

149 XVII LEGISLATURA (2013-)

150 XVII Legislatura: (15 marzo ) Governi: Letta I (28 aprile febbraio 2014), Renzi I (22 febbraio 2014-) Ministri P.I.: Maria Chiara Carrozza (28 aprile febbraio 2014), Stefania Giannini (22 febbraio 2014-). La situazione di grave crisi che investe il Paese, la veloce alternanza dei governi non aiutano una riflessione organica e continua sull istruzione. Con il decreto 104/2013, la Carrozza manifesta la volontà politica di ripartire e di portare avanti e portare a termine un percorso che conduca a «una vera riforma del sistema dell istruzione, dell università e della ricerca, che riponga al centro della politica economica di questo Paese un investimento nell istruzione, nell università e nella ricerca», ma il governo Letta I ha vita breve. La nuova coalizione di governo propone a capo del MIUR un altra donna: Stefania Giannini.

151 L istruzione riparte - D.L. n. 104, 12 settembre 2013 Importanti provvedimenti: immissioni in ruolo, potenziamento dell offerta formativa, orientamento degli studenti, alternanza scuolalavoro, salva-precari, nuovo concorso Dirigenti, area unica del sostegno (secondaria II grado), mobilità, formazione per i docenti, assunzione dei dirigenti tecnici, edilizia scolastica, tutela della salute a scuola, libri di testo, lotta alla dispersione, insegnamento della lingua inglese nella scuola dell infanzia.

152 Nella seduta del 7 novembre 2013, il Senato converte definitivamente in legge il decreto sull istruzione. Si tratta del DDL n di conversione in legge del DL n. 104/2013: Legge n. 128, 8 novembre 2013 Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca. Il provvedimento è suddiviso in tre capi: - disposizioni per gli studenti e le famiglie; - disposizioni per le scuole e relativo personale; - altre disposizioni in materia di università, alta formazione e specializzazione artistica.

153 Nella seduta di conversione del 7 novembre, prima dell intervento del ministro Carrozza in merito alle principali norme, la senatrice Giannini di SCpI (relatrice alla Commissione Sen. e relatrice di maggioranza Sen.) riconosce la positività del D.L. che, afferma, nel suo complesso segna un inversione di tendenza rispetto ad una politica di tagli che negli anni precedenti ha penalizzato un settore strategico per il futuro del Paese. Neppure quattro mesi dopo, sarà proprio la Giannini ad essere scelta dal neoeletto Presidente del Consiglio Matteo Renzi a succedere alla Carrozza. E inizia così l avventura della Buona Scuola

154 Una bibliografia sintetica ma esaustiva sulla storia della scuola in Italia da Casati alla Giannini G. RICUPERATI, Storia della scuola in Italia Dall Unita a oggi, La Scuola, Brescia 2015 L. PAZZAGLIA, La Buona Scuola. Una riforma incompiuta?, Editrice La Scuola, Brescia 2016 M. FALANGA, Elementi di diritto scolastico, Editrice La Scuola, Brescia 2013

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