Formazione e informazione dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive PREMESSA

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1 Formazione e informazione dei lavoratori esposti al rischio di atmosfere esplosive PREMESSA Il presente corso intende fornire alcuni elementi nozionistici tipici per attività nelle quali può essere presente il rischio d esplosione. Lo scopo è quello di migliorare la gestione del rischio attraverso la partecipazione diretta degli operatori e dei responsabili d impianto. Sono state omesse volutamente argomentazioni di tipo tecnico-teorico, le quali sono riservate agli specialisti del settore. Nel corso della presentazione è tuttavia possibile approfondire, ove d interesse, alcune tematiche. 2 Per.Ind. D.Salvagio 1

2 INTRODUZIONE Soggetti interessati Datori di lavoro, Responsabili della sicurezza RSPP incaricati dal servizio in applicazione del D.Lgs 81/08 (Ex D.Lgs 626/94). Progettisti classificazione e valutazione delle aree classificate in funzione dei nuovi impianti Gli Installatori (elettrici e non elettrici) addetti alla realizzazione di impianti: Addetti interni Imprese esterne Gli addetti alla manutenzione Le persone comuni che comunque entrano a fare qualunque tipo di lavoro in zone pericolose 3 DIRETTIVE ATEX Le direttive ATEX, cosiddette del nuovo approccio, sono 2 e sono entrate in vigore obbligatoriamente nel 2003: Direttiva 99/92/CE, definita direttiva sociale, attuata con D.Lgs 233/03 e che introduce il titolo XI nel D.Lgs 81/08 (ex. VIII Bis del D.Lgs. 626/94) Direttiva 94/9/CE attuata con D.P.R. 126/98 4 Per.Ind. D.Salvagio 2

3 DIRETTIVA 99/92/CE Relativa alle prescrizioni minime per il miglioramento della tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori che possono essere esposti al rischio di atmosfere esplosive. 5 Il datore di lavoro deve: DIRETTIVA 99/92/CE Prevenire la formazione di atmosfere esplosive o valutarne la probabilità di formazione Valutare la probabilità d innesco dell atmosfera esplosiva Valutare l entità degli effetti prevedibili e limitare i danni, se necessario Consentire lo svolgimento del lavoro in sicurezza Assicurare un adeguata sorveglianza 6 Per.Ind. D.Salvagio 3

4 Il datore di lavoro deve: DIRETTIVA 99/92/CE Assicurare la formazione professionale dei lavoratori esposti ad atmosfere potenzialmente esplosive Provvedere ad istruzioni scritte e autorizzazioni al lavoro Assicurare le misure di protezione contro le esplosioni, dove necessarie In caso di modifiche Elaborare il documento sulla protezione contro le esplosioni, aggiornandolo 7 DIRETTIVA 94/9/CE Disposizioni in materia di apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera potenzialmente esplosiva. Si applica a materiali, impianti e macchine destinati ad essere impiegati in atmosfere potenzialmente esplosive. 8 Per.Ind. D.Salvagio 4

5 DIRETTIVA 94/9/CE Interessa in particolar modo i costruttori di impianti, macchine e componenti I riferimenti tecnici armonizzati per garantire la conformità a tali direttive sono: Per i sistemi elettrici, la NORMA CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) Per i sistemi non elettrici, le NORME UNI (Ente Nazionale di Unificazione) 9 DIRETTIVE ATEX Le direttive ATEX non si applicano: A navi marittime e unità mobili off-shore e attrezzature utilizzate a bordo di esse, per le quali si applicano norme internazionali A mezzi di trasporto (veicoli e loro rimorchi), ad eccezione di mezzi utilizzati in atmosfere potenzialmente esplosive quali carrelli elevatori o similari A prodotti contemplati dall art. 223, comma 1, lettera b) del trattato di Roma, cioè armi, munizioni e materiale bellico 10 Per.Ind. D.Salvagio 5

6 DIRETTIVE ATEX Le direttive ATEX non si applicano: Ad apparecchiature mediche in ambiente medico Ad apparecchi utilizzati in ambienti domestici e non commerciali Ad apparecchi e sistemi di protezione nei luoghi dove il pericolo di esplosione è dovuto ad esplosivi o sostanze instabili A dispositivi di protezione individuale, oggetto della direttiva 89/689/CEE 11 DIRETTIVE ATEX Esempi di attività coinvolte 12 Per.Ind. D.Salvagio 6

7 DIRETTIVE ATEX Esempi di attività coinvolte 13 NORME PREVIGENTI Prima dell entrata in vigore delle 2 direttive ATEX il datore di lavoro doveva valutare i rischi applicando: L articolo 4 del D.Lgs 626/94 Gli articoli 374, 329, 336 del D.P.R. 547/55 14 Per.Ind. D.Salvagio 7

8 ALCUNE DEFINIZIONI Esplosione Brusca reazione di ossidazione o decomposizione che produce un aumento della pressione e/o della temperatura (onda di pressione e gradiente di temperatura) 15 ALCUNE DEFINIZIONI Deflagrazione Esplosione che si propaga a velocità subsonica 16 Per.Ind. D.Salvagio 8

9 ALCUNE DEFINIZIONI Detonazione Esplosione che si propaga a velocità supersonica, caratterizzata da un onda d urto 17 ALCUNE DEFINIZIONI Atmosfera esplosiva Miscela in aria di una sostanza infiammabile sotto forma di gas, vapore, nebbia o polvere, in condizioni atmosferiche normali, in cui, dopo l accensione, la combustione procede fino ad esaurimento della miscela stessa 18 Per.Ind. D.Salvagio 9

10 ALCUNE DEFINIZIONI Gas Sono GAS le sostanze che si trovano al di sopra della loro temperatura critica (es. Metano, Idrogeno, Acetilene) 19 ALCUNE DEFINIZIONI Vapore Sono VAPORI le sostanze che si trovano al di sotto della loro Temperatura critica (es. GPL in bombole a temperatura ambiente, vapori di solventi) 20 Per.Ind. D.Salvagio 10

11 ALCUNE DEFINIZIONI Nebbia E costituita da goccioline di liquido disperse in un GAS (es. aria). I comuni spray formano nebbie come pure i liquidi forzati attraverso un ugello 21 ALCUNE DEFINIZIONI Polvere Piccole particelle solide presenti nell atmosfera, che si depositano sotto l effetto del loro stesso peso, ma che possono rimanere sospese nell aria per un certo periodo di tempo. Sono generalmente considerate polveri le particelle con granulometria inferiore a mm. Generalmente, possono formare atmosfere esplosive (polverearia) solo le polveri con granulometria inferiore a 0.25 mm. 22 Per.Ind. D.Salvagio 11

12 ALCUNE DEFINIZIONI Polvere combustibile Polvere che reagisce con l ossigeno dell aria brucia o diventa incandescente (arde) in aria; inoltre può formare un atmosfera esplosiva con l aria in condizioni di pressione e temperatura normali. Anche sostanze non combustibili allo stato solido compatto possono produrre polveri combustibili (es. acciaio, alluminio, rame, zinco, zolfo, ecc.) 23 CONDIZIONI NECESSARIE AFFINCHE SI VERIFICHI UN ESPLOSIONE Un esplosione si può innescare solo quando in uno stesso ambiente coesistono (nello spazio e nel tempo) le seguenti due condizioni: è presente un atmosfera esplosiva (classificazione in zone) si manifesta una causa d innesco (requisiti degli impianti e delle apparecchiature, efficacia delle sorgenti d innesco) 24 Per.Ind. D.Salvagio 12

13 CONDIZIONI NECESSARIE AFFINCHE SI VERIFICHI UN ESPLOSIONE IN SINTESI DEVONO CHIUDERSI I LATI DEL TRIANGOLO DELLE ESPLOSIONI Innesco 25 CLASSIFICAZIONE IN ZONE CLASSIFICARE IN ZONE SIGNIFICA: Definire il livello di probabilità di formazione di un atmosfera potenzialmente esplosiva Definirne l estensione nello spazio Definire i parametri per la scelta degli impianti e delle apparecchiature nonché la loro massima temperatura superficiale 26 Per.Ind. D.Salvagio 13

14 CLASSIFICAZIONE IN ZONE SI RICONOSCONO 6 TIPOLOGIE DI ZONE PERICOLOSE (D.Lgs 233/03) PER GAS, VAPORI, O NEBBIE INFIAMMABILI ZONA 0 (alta probabilità) ZONA 1 (media probabilità) ZONA 2 (bassa probabilità) PER POLVERI COMBUSTIBILI ZONA 20 (alta probabilità) ZONA 21 (media probabilità) ZONA 22 (bassa probabilità) 27 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Le zone pericolose hanno origine da un punto del sistema/impianto dal quale può essere rilasciata, secondo diverse modalità, una sostanza infiammabile e/o combustibile. Questi punti vengono definiti Sorgenti di Emissione (SE) Si osserva che: Nessuna sostanza infiammabile/combustibile oppure nessuna possibilità di rilascio Nessuna SE Nessuna zona pericolosa 28 Per.Ind. D.Salvagio 14

15 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Ad esempio i contenitori con coperchi chiusi a regola d arte o comunque in modo efficace allo scopo di contenimento dei prodotti infiammabili e/o combustibili, ubicati in apposite aree, non costituiscono SE se si ritengono soddisfatte le seguenti condizioni: Sono realizzati in materiale idoneo e costruiti a regola d arte nel rispetto di eventuali norme di costruzione e prova; Sono ermeticamente chiusi; Sono depositati e movimentati con modalità tali da considerare ragionevolmente non prevedibili cadute che possano provocare l apertura del coperchio o il danneggiamento con fuoriuscita significativa delle sostanze contenute; È attuata in sito ogni ordinaria cautela contro la presenza di pozze e/o strati di polvere e vi è una costante presenza di mezzi per la loro neutralizzazione in tempi rapidi. 29 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Le sostanze infiammabili in grado di formare atmosfere esplosive a temperatura ambiente sono in genere contrassegnate dalle seguenti frasi di rischio: Nessun simbolo R10 Infiammabili F F+ R11 Facilmente Infiammabili R12 Estremamente Infiammabili In particolare vapori significativi si hanno per quelle sostanze con una temperatura d infiammabilità (flash point) uguale o inferiore alla temperatura d impiego, ovvero altre sostanze possono formare atmosfere esplosive a temperatura maggiore di quella ambiente. Le polveri organiche e metalliche sono in genere sempre combustibili. 30 Per.Ind. D.Salvagio 15

16 CLASSIFICAZIONE IN ZONE LEL e UEL Perché una miscela di una sostanza infiammabile in aria possa esplodere, la sua concentrazione deve essere: Maggiore del Limite Inferiore di Esplosività (LEL) ad esempio: Idrogeno - Aria 4% < C < 75% Metano - Aria 5% < C < 15% Ammoniaca - Aria 15% < C < 27% Minore del Limite Superiore di Esplosività (UEL) Per le polveri il UEL ha poca importanza pratica 31 CLASSIFICAZIONE IN ZONE La Norma CEI 64-2 legava l esistenza di zone pericolose anche alla quantità di sostanze presenti. Il nuovo approccio di definizione delle zone non tiene conto della quantità delle sostanze, ma della qualità (pericolosità) delle sostanze. Ci si riferisce direttamente ai volumi di miscela pericolosa. 32 Per.Ind. D.Salvagio 16

17 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Secondo la Norma CEI alcune decine di litri di miscela esplosiva non sono considerati pericolosi. Questa affermazione va tuttavia esaminata in relazione al confinamento della zona pericolosa. Esempio: 1 solo litro di propano liquido trasformato in gas e diluito nell aria al LEL (Limite inferiore di esplosività) dà origine a circa l. di atmosfera esplosiva. Non sono quindi da sottovalutare anche piccole quantità derivanti da un guasto accidentale 33 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Le SE possono essere di 3 tipologie: SE di grado continuo nelle quali la sostanza infiammabile/combustibile è sempre o quasi sempre presente SE di primo grado dalle quali la sostanza infiammabile/combustibile può essere emessa per periodi significativi SE di secondo grado dalle quali la sostanza infiammabile/combustibile può essere emessa raramente (per es. a seguito di un guasto) 34 Per.Ind. D.Salvagio 17

18 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE di grado continuo Gas-Vapore Polveri 35 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE di primo grado Gas-Vapore Polveri 36 Per.Ind. D.Salvagio 18

19 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE di secondo grado Gas-Vapore Polveri 37 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Normalmente c è una corrispondenza tra SE e zone per cui si possono avere: SE di grado continuo e zone 0-20 SE di primo grado e zone 1-21 SE di secondo grado e zone Per.Ind. D.Salvagio 19

20 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Affinchè si abbiano queste corrispondenze è necessario che: Sulle SE per gas/vapori sia presente una sufficiente ventilazione ( nei locali al chiuso sufficienti ricambi d aria) Sulle SE per polveri siano presenti sistemi di aspirazione 39 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Nel caso ottimale di sistemi di ventilazione o aspirazione notevolmente efficaci, la zona pericolosa potrebbe ridursi al punto da essere considerata trascurabile. Una zona trascurabile (definita dalla Norma Zona..NE ) è di fatto una zona NON PERICOLOSA 40 Per.Ind. D.Salvagio 20

21 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Nel caso di polveri è da notare che gli strati presenti frequentemente in un turno di lavoro (es. a terra o sulle apparecchiature per scarsa pulizia) si considerano SE, il cui grado è da valutare a seconda che lo strato stesso sia frequentemente o scarsamente disturbato. 41 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempio di zone per Gas-Vapori in un tipico impianto 42 Per.Ind. D.Salvagio 21

22 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempio di zone per polveri in un tipico impianto 43 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Altri parametri tecnici piu o meno complessi influiscono sulla determinazione delle zone pericolose. La loro stima è di competenza di tecnici specializzati che si avvalgono delle norme tecniche per la classificazione in zone. Si citano ad esempio: La Norma CEI EN e relativa guida per gas, vapori e nebbie La Norma CEI EN (ex CEI EN ) e relativa guida per polveri combustibili 44 Per.Ind. D.Salvagio 22

23 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Tratteggi suggeriti dalle Norme CEI EN per l identificazione delle zone sui disegni 45 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 46 Per.Ind. D.Salvagio 23

24 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 47 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 48 Per.Ind. D.Salvagio 24

25 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 49 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 50 Per.Ind. D.Salvagio 25

26 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 51 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 52 Per.Ind. D.Salvagio 26

27 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 53 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 54 Per.Ind. D.Salvagio 27

28 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Esempi di SE e relative zone pericolose 55 CLASSIFICAZIONE IN ZONE Le zone pericolose per formazione di atmosfere esplosive sono identificate nell area di stabilimento dal seguente cartello 56 Per.Ind. D.Salvagio 28

29 CLASSIFICAZIONE IN ZONE 57 SORGENTI D IGNIZIONE Le sorgenti d ignizione o d innesco, necessarie ad accendere un atmosfera esplosiva, sono individuate dalla Norma UNI EN Esse sono di 13 tipi: Superfici calde Fiamme e gas caldi Scintille di origine meccanica Materiale elettrico Correnti vaganti Elettricità statica Fulmini Onde elettromagnetiche a radiofrequenza (RF) da 10 4 Hz a Hz Onde elettromagnetiche da Hz a Hz Radiazioni ionizzanti Ultrasuoni Compressione adiabatica e onde d urto Reazioni esotermiche, inclusa l autoaccensione delle polveri 58 Per.Ind. D.Salvagio 29

30 SORGENTI D IGNIZIONE Superfici calde Le superfici calde possono accendere un atmosfera esplosiva se la loro temperatura supera quella d accensione per gas e vapori e nebbie o quella della polvere in strato e/o in nube. ESEMPI Fumi Riscaldatori Tubazioni di vapore o olio diatermico Essiccatori Apparecchiature elettriche Attriti tra organi meccanici 59 SORGENTI D IGNIZIONE Fiamme o gas caldi Fiamme e/o gas caldi quasi sempre superano le temperature di accensione delle atmosfere esplosive per gas, vapori e polveri. ESEMPI Sigarette Accendini Fiammiferi Fiamma ossidrica Becchi bunsen Gas di scarico di automezzi 60 Per.Ind. D.Salvagio 30

31 SORGENTI D IGNIZIONE Scintille di origine meccanica Scintille possono essere generate da attriti, urti o abrasioni. Se il contenuto energetico in termini di calore delle scintille supera quello della potenziale atmosfera esplosiva, si puo avere l esplosione. ESEMPI Attriti per guasto di cuscinetti Disassamento di alberi rotanti Processi di molatura Urto metallo su metallo 61 SORGENTI D IGNIZIONE Compressioni adiabatiche e onde di pressione Anche in questo caso l innesco si ha per superamento delle temperatura di accensione della miscela. ESEMPI Fuoriuscita improvvisa di gas dai condotti Gas velocemente compressi 62 Per.Ind. D.Salvagio 31

32 SORGENTI D IGNIZIONE Reazioni esotermiche Le reazioni chimiche esotermiche producono sempre calore. Se, a causa di una deriva del processo, si ha una produzione di calore non adeguatamente dissipata, la temperatura può aumentare e superare quella di accensione della miscela. ESEMPI Polimerizzazioni Decomposizione dei perossidi Tipica e familiare reazione esotermica è quella della combustione che da luogo alla fiamma (reazione di ossido-riduzione) 63 SORGENTI D IGNIZIONE Materiale elettrico Il materiale elettrico (componenti, impianti, apparecchiature) è sempre da considerarsi sorgente d innesco efficace se non conforme al tipo di zona, in quanto il suo impiego implica anche scintille e temperature elevate. ESEMPI Motori elettrici Apparecchiature d illuminazione Interruttori Elettrodomestici Utensili 64 Per.Ind. D.Salvagio 32

33 SORGENTI D IGNIZIONE Correnti vaganti Le correnti vaganti sono correnti che circolano sulle masse metalliche degli impianti di processo e che possono richiudersi provocando scintille elettriche: ESEMPI Masse metalliche non correttamente equipotenziate Sistemi di protezione catodica Masse utilizzate come conduttore di ritorno per sistemi di saldatura ad arco Sistemi elettrici TN-C 65 SORGENTI D IGNIZIONE Cariche elettrostatiche L accumulo di cariche elettrostatiche può generare intensi campi elettrici che, quando superano determinati valori, si scaricano attraverso scintille. Le modalità di accumulo come pure quelle di scarica, sono molteplici ed in genere complesse. 66 Per.Ind. D.Salvagio 33

34 SORGENTI D IGNIZIONE Cariche elettrostatiche Se l energia associata alla scarica elettrostatica supera quella ammissibile per l atmosfera esplosiva considerata (MIE=Minima Energia d Ignizione) per gas/vapori e polveri, la scarica diviene innescante. ESEMPI Sfregamento di indumenti Movimentazione di solventi a bassa conducibilità (carico, scarico, agitazione) Cinghie di trasmissione Aspirazione e movimentazione polveri Trasporto pneumatico polveri 67 SORGENTI D IGNIZIONE Fulmini I fulmini, se si dovessero scaricare su un atmosfera esplosiva, sarebbero certamente in grado di accenderla. Fortunatamente sono eventi che, correlati alla possibilità di formazione di un atmosfera esplosiva, si possono in genere ritenere rari. 68 Per.Ind. D.Salvagio 34

35 SORGENTI D IGNIZIONE Radiazioni ionizzanti Si ritengono sorgenti efficaci se dotate di opportuna energia in grado di accendere direttamente l atmosfera esplosiva o causare decomposizioni/reazioni chimiche. Sono generati de apposite apparecchiature o sorgenti radioattive. ESEMPI I raggi x I raggi γ (gamma) 69 SORGENTI D IGNIZIONE Onde elettromagnetiche Lo spettro delle onde elettromagnetiche è vasto e può andare da onde a bassa frequenza (es. 50Hz della frequenza industriale) a onde ad alta e altissima frequenza tipiche delle emittenti radio/satellitari. Per poter innescare un esplosione è necessario che la sorgente generi sufficiente energia in relazione alla natura dell atmosfera esplosiva. ESEMPI ponti radio telefoni cellulari radio ricetrasmittenti 70 Per.Ind. D.Salvagio 35

36 SORGENTI D IGNIZIONE Ultrasuoni Gli ultrasuoni sono suoni emessi ad una frequenza non udibile dall orecchio umano. Quando gli stessi, in particolare in alcune attività industriali, sono emessi ad alta potenza, i materiali (liquidi e solidi) vibrando possono surriscaldare al punto da innescare atmosfere potenzialmente esplosive. 71 SORGENTI D IGNIZIONE Radiazioni ottiche Le radiazioni ottiche, se di significativa intensità, possono surriscaldare la superficie di oggetti o destabilizzare prodotti chimici. ESEMPI Sorgenti a raggi ultravioletti Laser Luce visibile 72 Per.Ind. D.Salvagio 36

37 SORGENTI D IGNIZIONE Tutte le sorgenti precedentemente menzionate possono essere presenti nelle attività industriali. Il fatto che le stesse siano presenti non significa necessariamente che siano efficaci. Per esserlo devono avere come già detto sufficiente energia, in relazione alle sostanze presenti, in grado di accendere un atmosfera esplosiva. Inoltre, come vedremo, devono manifestarsi con probabilità significativa in relazione alle zone pericolose presenti. 73 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Precedentemente l entrata in vigore della direttiva 94/9/CE (D.P.R. 126/98) erano previste condizioni particolari solo per gli impianti elettrici A partire dal 1 luglio 2003, tutti i prodotti elettrici e non elettrici immessi sul mercato e messi in servizio devono essere conformi alla direttiva, cioè provvisti della marcatura CE, accompagnati da una dichiarazione CE di conformità e, ove previsto, dall esame CE del tipo (certificati di conformità alla direttiva 94/9/CE, emesso da un organismo notificato). 74 Per.Ind. D.Salvagio 37

38 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Immissione sul mercato E il momento in cui i prodotti passano, PER LA PRIMA VOLTA, dalla fase di fabbricazione o importazione da un paese esterno all UE, a quella di distribuzione e/o utilizzazione. Riguarda solo i prodotti NUOVI fabbricati nell UE e i prodotti NUOVI o USATI importati. 75 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Categorie ATEX 76 Per.Ind. D.Salvagio 38

39 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Classi di temperatura 77 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Alcune temperature tipiche per polveri 78 Per.Ind. D.Salvagio 39

40 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Protezione contro gli oggetti solidi e polvere Protezione contro i liquidi 1 Cifra Descrizione 1 Protezione da oggetti solidi maggiori di 50 mm 2 Cifra Descrizione 1 Protezione da gocce d'acqua 2 Protezione da oggetti solidi maggiori di 12 mm 2 Protezione da gocce d'acqua deviate fino a 15 3 Protezione da oggetti solidi maggiori di 2.5 mm 4 Protezione da oggetti solidi maggiori di 1 mm 5 Protezione da polveri 6 Protezione forte da polveri 3 Protezione da vapori d'acqua 4 Protezione da spruzzi d'acqua 5 Protezione da getti d'acqua 6 Protezione da getti forti d'acqua o mareggiate 7 Protezione contro l'immersione 8 Protezione contro l'immersione continua 79 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Alcuni modi Di protezione per impianti elettrici 80 Per.Ind. D.Salvagio 40

41 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 81 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 82 Per.Ind. D.Salvagio 41

42 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 83 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 84 Per.Ind. D.Salvagio 42

43 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 85 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 86 Per.Ind. D.Salvagio 43

44 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Modi di protezione per impianti elettrici e non elettrici e loro applicabilità 87 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Esempio di marcatura CE ATEX per Gas e Vapori 88 Per.Ind. D.Salvagio 44

45 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Esempio di marcatura CE ATEX per Polveri Combustibili 89 IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Esempio di targa ATEX 90 Per.Ind. D.Salvagio 45

46 Alcuni organismi notificati IMPIANTI NEI LUOGHI CON PERICOLO D ESPLOSIONE Stato Membro Regno Unito Germania Francia Belgio Spagna Italia Danimarca Olanda Austria Svezia Finlandia Norvegia Organismo Notificato EECS SCS SIRA PTB DMT-BVS LCIE INERIS ISSeP LOM CESI DEMKO KEMA TUV SP VTT NEMKO 91 VALUTAZIONE DEI RISCHI Valutare i rischi d esplosione significa (dopo aver classificato in zone): Individuare la presenza o meno delle sorgenti d ignizione Se presenti, valutare la probabilità che le stesse divengano efficaci Se la probabilità di avere sorgenti d ignizione efficaci, correlata alla probabilità di formazione di atmosfere esplosive, rende il rischio non accettabile, attuare un insieme di interventi per ridurre il rischio La riduzione del rischio può essere ottenuta anche adottando particolari procedure e formando/informando opportunamente il personale esposto 92 Per.Ind. D.Salvagio 46

47 VALUTAZIONE DEI RISCHI Per ridurre il rischio è possibile: Intervenire sul processo/impianti per diminuire la probabilità di formazione di atmosfere esplosive Intervenire sul processo/impianti per eliminare/ridurre la probabilità di avere inneschi efficaci Proteggere gli impianti con sistemi di protezione dalle esplosioni Ridurre l esposizione del personale nel raggio d azione di una possibile esplosione Le misure di protezione adottate, unitamente a procedure e norme di comportamento, devono essere indicate nel documento di protezione dalle esplosioni 93 Nella filiera della sicurezza il D.Lgs. 81/08 (ex D.Lgs. 626/94) ha attribuito un ruolo fondamentale al lavoratore, il quale, opportunamente formato e informato, contribuisce, in modo dinamico, affinché il sistema di protezione dalle esplosioni, implementato nel documento di protezione, sia mantenuto nel tempo anche per attività temporanee e/o non previste in modo specifico. Seguono alcune norme di comportamento. 94 Per.Ind. D.Salvagio 47

48 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE È importante sottolineare che gli esempi che seguono devono essere attuati, per quanto possibile, attraverso istruzioni scritte o permessi di lavoro. 95 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Confinare attività temporanee per le quali è possibile la formazione di atmosfere esplosive 96 Per.Ind. D.Salvagio 48

49 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Evitare l introduzione di inneschi di qualsiasi natura (es. apparecchi portatili a pila, sigarette, ecc..) 97 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Circoscrivere le aree di lavoro in luoghi classificati 98 Per.Ind. D.Salvagio 49

50 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Nelle zone 0 e 20 non impiegare utensili che possono provocare scintille anche raramente. In particolare, per operazioni di scuotimento serbatoi, tramogge, ecc, utilizzare utensili antiscintilla. Questi accorgimenti valgono anche per le zone 1 e 21 se le scintille possono essere provocate con maggior frequenza. 99 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Nelle zone 2 e 22 non impiegare utensili che possono provocare scintille continuamente o per lunghi periodi. In particolare è vietato introdurre utensili elettrici non certificati in tutte le zone pericolose per formazione di atmosfere potenzialmente esplosive. 100 Per.Ind. D.Salvagio 50

51 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Tutte le masse metalliche coinvolte da processi che implicano la movimentazione di sostanze infiammabili devono essere in equipotenzialità tra di loro e con la rete di terra aziendale 101 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Durante le operazioni di travaso è fondamentale equipotenzializzare tutte le masse metalliche coinvolte con opportuni sistemi di messa a terra. 102 Per.Ind. D.Salvagio 51

52 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE È importante che i dispositivi per la messa a terra, normalmente costituiti da speciali pinze, siano collegati PRIMA di iniziare le operazioni. Questi accorgimenti valgono anche e soprattutto per fusti/serbatoi vuoti non bonificati in quanto la miscela esplosiva aria-vapore può essere con maggior probabilità nelle giuste proporzioni per essere innescata (campo compreso tra LEL e UEL). 103 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Durante le operazioni di ricarica batterie carrelli è importante che il collegamento/scollegamento dei connettori elettrici, e qualunque altra manovra, venga realizzata non durante la fase di ricarica. In particolare è bene non posizionare il connettore all interno della zona pericolosa (normalmente in prossimità dei tappi di drenaggio) 104 Per.Ind. D.Salvagio 52

53 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Evitare per quanto possibile, durante il caricamento e/o manipolazione di sostanze infiammabili, elevate velocità e spruzzi: ciò può causare accumulo di cariche elettrostatiche. 105 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Evitare strati di polvere rimuovendo tempestivamente la stessa in caso di fuoriuscita dai sistemi di contenimento. Nel rimuovere la polvere, e in generale durante le operazioni di pulizia, evitare la formazione di nubi. OK KO 106 Per.Ind. D.Salvagio 53

54 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE Nel movimentare fusti e recipienti chiusi operare in modo da evitare cadute con conseguente rottura degli stessi. Qualora dovesse accadere uno spandimento di sostanze infiammabili bonificare immediatamente il sito utilizzando i presidi antincendio messi a disposizione (schiuma, sabbia, ecc ) 107 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE In presenza di sostanze infiammabili volatili oppure gas in locali al chiuso accertarsi che sia sempre garantita un adeguata ventilazione 108 Per.Ind. D.Salvagio 54

55 ALCUNE MISURE DI PREVENZIONE È fondamentale che tutte le misure di prevenzione adottate, le istruzioni e procedure di lavoro, il coordinamento tra più imprese, le istruzioni per l utilizzo di nuove apparecchiature e quant altro possa essere considerato nel sistema di protezione dalle esplosioni, siano sotto il controllo dei preposti coordinati dall RSPP. 109 Per.Ind. D.Salvagio 55

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