Note sulle pratiche funerarie etrusche

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1 Note sulle pratiche funerarie etrusche Gli Etruschi speravano fermamente in una qualche sopravvivenza dei defunti oltre la soglia della morte e l'accesso al misterioso mondo infero. Per questo, nelle tombe si trovano molti segni dell evocazione di un ambiente domestico, che possiamo cogliere, a seconda delle tipologie tombali e dei periodi storici, nella planimetria del sepolcro oppure nel contenitore addetto a contenere le spoglie del trapassato. Anche il costume di deporre oggetti della vita quotidiana, dal vasellame ai cibi, dalla suppellettile personale giornaliera agli ornamenti preziosi e alle armi, si riferisce senz altro alla convinzione di una vita reale che si credeva perpetuarsi oltre i confini fisici della vita terrena. Le scene di banchetto, danze e gare atletiche che osserviamo nelle pitture tombali e nei rilievi mettono in evidenza questo modo molto terreno di concepire l aldilà ed esorcizzare la paura del viaggio verso le ignote regioni che attendono il defunto. La cerimonia funebre dei personaggi più influenti della comunità, come ci viene narrata attraverso fonti letterarie e testimonianze archeologiche, prevedeva una esposizione del morto e il compianto, poi il corteo di parenti, sacerdoti, musicisti diretto alla tomba per il rito della sepoltura, con lo svolgimento dell ultimo banchetto prima dell addio definitivo. L usanza del consumo di un pasto da parte della famiglia, non solo durante le liturgie gravitanti intorno all evento del funerale ma anche in occasione dell anniversario di morte dei membri più importanti, sembra protrarsi per molto tempo dopo il periodo arcaico classico, come indicherebbero le tracce di bruciato nei pressi di alcune tombe tardo ellenistiche, talvolta segnalate dagli archeologi ottocenteschi. Anche in tombe scavate recentemente, come quella dei Cai Cutu della necropoli di Monteluce a Perugia, sono stati ritrovati evidenti resti di cibi consumati in occasione di un banchetto funebre. Come è facile intuire, comunque, resti di materie deperibili come gli alimenti possono essere abbastanza difficoltosi da riconoscere e recuperare in sede di scavo/scoperta, per cui si può pensare che molti dati in tal senso siano andati via via perduti. Frammenti dei gusci di due uova adagiate su una coppetta e lasciate come offerta al defunto furono ritrovati all interno della tomba arcaica di Villastrada. I frammenti di gusci d uovo recuperati nello scavo della tomba di Villastrada

2 Le tipologie tombali Le necropoli sono, in termini archeologici, la fonte più cospicua di informazioni che il territorio tra lago di Chiusi e Trasimeno abbia finora restituito, dando conto non solo dei costumi funerari via via adottati dalle popolazioni e del loro rapporto con la dimensione della morte e dell aldilà, ma anche delle forme insediative e delle dinamiche sociali, politiche ed economiche verificatesi nel corso del tempo. In base alle planimetrie rilevate, nell area compresa fra Trasimeno e Valdichiana è possibile segnalare l esistenza delle seguenti categorie di strutture funerarie: 1. pozzetto scavato nella terra con o senza fodera, con ossuario biconico in impasto (età protovillanoviana e villanoviana necropoli di Lucciola Seghini); 2. tomba a dolio (o ziro), con ossuario d impasto (nella cd. forma a melone o canopo): (età orientalizzante tomba di Pucciarelli; diverse sepolture rinvenute fra Porto, Pozzuolo, Petrignano); 3. tomba a tumulo (età orientalizzante/età arcaica ipogeo di voc. Cianella Fontegallo; ipogeo di Poggio Santa Maria): struttura con una (o più?) camera sotterranea, coperta almeno in un caso da una pseudocupola in lastre di pietra, segnata esternamente da un tamburo di lastre lapidee a contenimento di un grande cono artificiale con terra di riporto; 4. tomba con camera con corridoio, composto o no di nicchiotti laterali (età arcaica età ellenistica Bruscalupo Collelungo, Gioiella, Paradiso, Porto, Villa San Benedetto, Sigliano, Val del Sasso, Le Palazze, Castellaro, Castiglione del Lago); 5. tomba a corridoio con soli nicchiotti laterali (età ellenistica necropoli di Gioiella e Bruscalupo). In linea generale, le tombe a camera, inserite nell assetto planimetrico di una necropoli oppure rintracciate in luoghi isolati della campagna (è questo il caso, per esempio, dei sepolcri di Paradiso, Villa San Benedetto, Sigliano), denotano il rapporto con una committenza socialmente più elevata di quella riferibile alle tombe a corridoio.

3 Certamente la diffusione capillare nel territorio di emergenze funerarie evidenzia il puntuale sfruttamento delle risorse produttive che probabilmente visse un radicale e non indolore riassetto gestionale nel tardo periodo ellenistico, a vantaggio delle classi sociali più umili (plebi cittadine, manodopera servile). Le urne cinerarie e i loro miti Queste urne di Chiusi non presentano soggetti tratti dalla mitologia greca così frequentemente come quelle di Volterra. ( ) Non mancano i mostri del mare: cavalli marini, delfini, ippocampi; un soggetto favorito è Scilla, qui mentre impugna un'ancora con le due mani, come volesse affrontare un invisibile nemico; lì, armata di un remo, sta combattendo con Ulisse e i suoi compagni. Talvolta porta le ali, talora no; però ha sempre una doppia coda di pesce. Neppure si sente la mancanza di mostri terrestri: grifoni, centauri e strane chimere, teste di Gorgoni, alate e con serpenti, talvolta sistemate tra foglie di acanto ( ) Tutt'intorno alle pareti vi sono molte urne cinerarie di terracotta, trovate in abbondanza nelle tombe di Chiusi. ( ) le figure sopra i coperchi generalmente non sono sdraiate come a un convito, ma distese in uno stato di assopimento, avvolte nella toga. Poche di insolita grandezza sono anche in posizione seduta, ornate da collane molto lunghe e assai elaborate ( ). Non c'è molta varietà di soggetti sopra queste urne, che sembrano essersi moltiplicate dagli stessi stampi. La mutua uccisione di Eteocle e Polinice, Giasone e Cadmo, i quali con l'aratro sopraffanno i guerrieri nati dalle seminagioni dei denti del drago, sono i temi più frequenti. Queste urnette erano tutte dipinte sia la figura sul coperchio sia il rilievo sotto a colori naturali; molte conservano vivide tracce di colore rosso, blu, nero, viola e giallo. (G. Dennis, Città e Necropoli d Etruria. Chiusi, 1883) Nel corso degli scavi degli ipogei tardo ellenistici scoperti nel territorio tra lago di Chiusi e Trasimeno, sono stati recuperati numerosi cinerari, specialmente del tipo più modesto in terracotta nella tecnica di realizzazione a stampo, anche se non mancano alcuni esemplari lavorati nel travertino o, in casi ancora più rari, in gesso alabastrino. Nel quadro di una certa uniformità di usi funerari e di suppellettile, che risulta chiara per le sepolture visibili evidenziando nel II sec. a.c. un livellamento verso il basso forse dettato da normative volte ad impedire l ostentazione del lusso, la produzione di questi contenitori, ora disseminata in varie collezioni museali e purtroppo spesso privata delle originarie relazioni, si inserisce coerentemente nel clima di manifestazioni artigianali artistiche della cultura figurativa centro italica nell arco di tempo compreso tra fine III e II sec. a.c. Proprio nella città di Chiusi va localizzato un importante centro per la fabbricazione di urne funerarie in pietra e argilla, in cui si riconoscono sia ispirazioni tarquiniesi che volterrane e perugine. In generale, se nei reperti in alabastro e travertino, che certamente erano appannaggio di fruitori con medio alta disponibilità economica, si osserva un certo variare dei soggetti mitologici rappresentati, nella produzione seriale in terracotta la gamma di temi rappresentati diventa invece molto più ristretta, riducendosi sostanzialmente alla predilezione di due episodi: il duello di Eteocle e Polinice e il combattimento dell eroe con l aratro. a) La produzione lapidea Scendendo più nel dettaglio della produzione ascrivibile alla nostra zona, le urne in pietra, di forma grossomodo parallelepipeda, poggiante su peducci più o meno evidenti, sono chiuse per lo più da coperchi a doppio spiovente che simulano il tetto di una casa; solo raramente (per esempio nei ritrovamenti di Gioiella o, in almeno un caso, a Bruscalupo) presentano il defunto semisdraiato nella posa caratteristica del banchettante.

4 Le casse recano scolpiti, oltre a motivi spiccatamente decorativi come pelte, rosoni e triglifi, i seguenti soggetti figurati: Scilla, Medusa, il leone, Achille e Troilo, il duello di Eteocle e Polinice. Rappresentazioni figurate maggiormente ricorrenti nelle urne lapidee Scilla: nella mitologia greca è un mostro marino dal busto di bella fanciulla e parte inferiore da cui spuntano sei teste di cane, che con Cariddi insidia i naviganti nelle acque dello stretto di Messina. Nelle raffigurazioni delle urne etrusche è presentata come creatura talvolta alata, d onna nella metà superiore, mostro con terminazioni pisciformi nella parte inferiore, come figura isolata, oppure come figura al centro della scena mentre, brandendo un remo, lotta animatamente contro alcuni guerrieri (forse Odisseo e i suoi compagni?). Il significato da attribuire a questo soggetto va ricondotto al momento del passaggio all oltretomba, con il superamento dei limiti della natura umana e l accesso alle ignote regioni di Ade. tutti gli influssi negativi. Medusa: è una delle tre Gorgoni, creature mostruose con serpenti tra i capelli e sguardo gelido, che aveva il potere di tramutare in pietra chiunque avesse la sventura di incrociarlo. Il significato di questa presenza in contesti funerari e nella sfera del sacro, non meno che in ambito bellico (come emblema per eccellenza nello scudo del guerriero), è connesso al valore apotropaico di figura salvifica per chi la possegga, capace di allontanare dal suo titolare Genio: si tratta della rappresentazione di una testa (femminile o maschile) inquadrata da rigogliose foglie di acanto e/o fiori, appartenente ad una figura con caratteri forse salvifici, ispirati alla capacità rigeneratrice della natura. Esplora il modello 3D interattivo di un urna in terracotta con rappresentazione di un genio della vegetazione Leone: è un animale che si riferisce da una parte all ambito eroico della caccia regale e, dall altra al racconto mitico della prima fatica di Eracle, segnata dalla vittoria sull infernale leone di Nemea. Achille e Troilo: la scena rappresenta l agguato teso da Achille al più giovane dei figli di Priamo, Troilo, davanti alla porta di Troia. Il significato nel contesto tombale esalta la funzione del mito come modello eroico per un giovane defunto. Eteocle e Polinice: E rappresentata la scena del duello fratricida dei figli di Edipo sotto le mura di Tebe. Tale soggetto è comune sia alla produzione di urne in pietra che a quella in terracotta. Solitamente il combattimento si articola secondo quanto descritto qui di seguito. Al centro è rappresentata la coppia composta dai due

5 fratelli rivali in lotta fra loro: a sinistra Eteocle, abbigliato di tunica, corazza, mantello ed elmo, sferra un colpo con la spada al collo del fratello Polinice, inginocchiato di fronte a lui tenendo nella mano sinistra lo scudo. Polinice, vestito di tunica e corazza, è raffigurato nell atto di trafiggere con la propria spada il fratello all altezza dell inguine. La scena è completata ai lati dalla presenza di altri guerrieri che osservano il duello o due demoni funerari, che si protendono in avanti verso il fulcro rappresentato dalla coppia mediana. L interpretazione della scena e dei personaggi che la animano, secondo il parere degli studiosi è da ricondurre alla Saga Tebana, nell ambito della quale ha un posto di rilievo la vicenda di Edipo e dei suoi figli Eteocle e Polinice. Edipo, ignara vittima di una anatema oracolare, si fece artefice del delitto del padre Laio macchiandosi di incesto a seguito del matrimonio con la madre Giocasta. Cacciato da Tebe dai figli, venuti a conoscenza dei terribili eventi, Edipo scagliò contro i propri discendenti la maledizione che li voleva entrambi morti l uno per mano dell altro. L episodio del mito greco sembra essere stato ripreso in Etruria come allusione alle vicende di lotta sociale che sconvolsero l Etruria settentrionale nel corso del II sec. a. C. e monito al mantenimento della concordia civica. b) La produzione in terracotta La produzione in terracotta è rappresentata in maggioranza da esemplari di misure abbastanza contenute, per lo più con coperchio modellato in forma di figura umana ammantata, la testa adagiata su cuscini, il corpo disteso nella posizione del dormiente. Si segnala, fra gli esemplari della necropoli di Gioiella che sfuggono a questa consuetudine, l urna della elegante signora con ventaglio in posizione semisdraiata. Esclusivo del repertorio di urne fittili è il soggetto rappresentato dal combattimento dell eroe con l aratro. Rappresentazioni figurate maggiormente ricorrenti nelle urne fittili Combattimento dell eroe con l aratro: E rappresentato lo scontro di un personaggio nudo equipaggiato di aratro che si slancia con impeto contro guerrieri convenzionalmente armati di corazza, elmo e scudo. Al centro della scena un uomo nudo, con copricapo morbido e drappo avvolto intorno alla vita, è rappresentato di spalle verso sinistra con gambe divaricate e inclinato verso sinistra, impugna con entrambe le mani un lungo attrezzo con punta uncinata (aratro?) che scaglia contro l avversario ormai inginocchiato a terra, che indossa una corazza ed è armato di scudo e spada. Due guerrieri, muniti di scudo, elmo e mantello, partecipano da destra e sinistra allo scontro della coppia centrale Nell oscura figura di giovane uomo che brandisce l aratro come un vero e proprio strumento di offesa, molti studiosi propongono di riconoscere il misterioso eroe attico Echetlos, che secondo il racconto di Pausania venne in aiuto degli Ateniesi a Maratona. Tuttavia non sono da scartare altre opzioni. Rimanendo in ambito greco, il personaggio ha caratteri che possono rendere plausibile una sua identificazione con Giasone o Cadmo. Non è da escludere, per altro verso, che si sia voluto rappresentare un demone locale etrusco connesso al possesso della terra ed assurto ad emblema degli scontri sociali che sconvolsero l Etruria nel tardo periodo ellenistico.

6 Guerriero nemico Eroe con l aratro Guerriero nemico Guerriero nemico caduto Esplora il modello 3D interattivo di un urna in terracotta con rappresentazione dell eroe con l aratro Eteocle e Polinice: E rappresentata la scena del duello fratricida dei figli di Edipo sotto le mura di Tebe. Tale soggetto è comune sia alla produzione di urne in pietra che a quella in terracotta. Solitamente il combattimento si articola secondo quanto descritto qui di seguito. Al centro è rappresentata la coppia composta dai due fratelli rivali in lotta fra loro: a sinistra Eteocle, abbigliato di tunica, corazza, mantello ed elmo, sferra un colpo con la spada al collo del fratello Polinice, inginocchiato di fronte a lui tenendo nella mano sinistra lo scudo. Polinice, vestito di tunica e corazza, è raffigurato nell atto di trafiggere con la propria spada il fratello all altezza dell inguine. La scena è completata ai lati dalla presenza di altri guerrieri che osservano il duello o due demoni funerari, che si protendono in avanti verso il fulcro rappresentato dalla coppia mediana. L interpretazione della scena e dei personaggi che la animano, secondo il parere degli studiosi è da ricondurre alla Saga Tebana, nell ambito della quale ha un posto di rilievo la vicenda di Edipo e dei suoi figli Eteocle e Polinice. Edipo, ignara vittima di una anatema oracolare, si fece artefice del delitto del padre Laio macchiandosi di incesto a seguito del matrimonio con la madre Giocasta. Cacciato da Tebe dai figli, venuti a conoscenza dei terribili eventi, Edipo scagliò contro i propri discendenti la maledizione che li voleva entrambi morti l uno per mano dell altro. L episodio del mito greco sembra essere stato ripreso in Etruria come allusione alle vicende di lotta sociale che sconvolsero l Etruria settentrionale nel corso del II sec. a. C. e monito al mantenimento della concordia civica.

7 Demone alato femminile con fiaccola Demone alato femminile con fiaccola Eteocle Polinice Elmo caduto di Polinice Scudo caduto di Polinice Se nei temi pertinenti alla categoria di teche in pietra appare evidente il richiamo a valenze legate al mondo dell oltretomba (Scilla, Medusa) e alla celebrazione eroica del defunto (Achille e Troilo, il leone), a parere di alcuni studiosi nelle rappresentazioni della saga tebana e dell eroe con l aratro non è fuori luogo leggere il riadattamento del patrimonio mitologico greco in chiave locale, echeggiando le travagliate vicende socio politiche che avevano scosso l Etruria nel corso del periodo tra III e II sec. a.c., mirate al conseguimento di una più equa redistribuzione delle estensioni coltivabili a vantaggio dei ceti subalterni (plebi cittadine e servi). c) Le iscrizioni funerarie Vi sono pure numerose tegole sepolcrali, lunghe due o tre piedi, con delle iscrizioni etrusche ( ). Queste tegole si trovano sia nelle tombe come coperchi delle urne, sia nelle nicchie nella roccia, sistemate a due, a tre, in modo da formare come una piccola tettoia sopra l'urna cineraria e l'epitaffio, invece di trovarsi sull'urna, talvolta è scritto su una tegola. (G. Dennis, Città e Necropoli d Etruria. Chiusi, 1883, 43). Merita sottolineare l importanza, nelle urne e nelle tegole di chiusura dei vani di sepoltura, dell iscrizione indicativa del nome del defunto, dipinta, incisa o graffita. L apparato epigrafico di cui è fornita questa cospicua classe di materiali si configura come un vero e proprio archivio anagrafico della popolazione etrusca, evidenziando un buon grado di alfabetizzazione anche tra le fasce di popolazione meno abbienti, e permettendo di riconoscere la composizione dei nuclei gentilizi, nonché la diffusione e la loro incidenza nel territorio, anche alla luce dei processi di trasformazione politica e sociale in concomitanza con la fase di romanizzazione. Una testimonianza fondamentale è quella che ci viene restituita sulla numericamente consistente presenza di lautni, personaggi di rango subalterno assimilabili ai liberti romani, i cui nomi talvolta, tradiscono origini straniere, in particolare orientali. Si ricordi, per esempio, il caso di Zerapiu Serapione, il lautni sepolto nell ipogeo di Sigliano, che probabilmente aiutava la famiglia nella gestione della proprietà agraria all interno della quale furono scavate le due tombe rintracciate.

8 Urne e tegola inscritta della sepoltura dei Trepu (Perugia, Museo Archeologico Nazionale dell Umbria) Per approfondire: Brunn Körte Cristofani 1971 Gempeler 1974 Matteini Chiari 1975 Cristofani Martelli 1977 Pagnotta 1984 Jannot 1984 Massa Pairault 1985 Massa Pairault 1990 Colonna 1993b Sannibale 1994 Etruschi 2000 Batino 2011 Batino 2014 con ulteriori rimandi bibliografici N. B. Le referenze bibliografiche sono indicate per esteso alla voce Principale bibliografia di riferimento

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