Le foibe e l esodo giuliano - dalmata: un tentativo di spiegazione storica. La Giornata del Ricordo (10 febbraio)

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1 Le foibe e l esodo giuliano - dalmata: un tentativo di spiegazione storica Marco Chinaglia - 23 maggio 2013 La Giornata del Ricordo (10 febbraio) Nodo storiografico: Storia e memoria condivisa (cfr. S. LUZZATTO, Per una distinzione tra partigiani e repubblichini, pp manuale) La bulimia della memoria Nulla sarebbe più sbagliato del credere che delle foibe si sia cominciato a parlare solo di recente; al contrario, l argomento è stato frequentatissimo. Piuttosto, c è da chiedersi come mai i contributi sul tema delle foibe abbiano trovato un enorme difficoltà a uscire da ambiti molto circoscritti. L Italia e i Balcani dopo Versailles: il caso Fiume Dopo la guerra l Italia ha il Trentino con l Alto Adige, Trieste con la regione circostante e l Istria Fiume doveva essere città libera Settembre 1919: D Annunzio occupa Fiume e fonda la REGGENZA ITALIANA DEL CARNARO 1920: il TRATTATO DI RAPALLO stabilisce la presenza italiana fino a Montenevoso, alla città di Zara e alla Dalmazia Gennaio 1921: D Annunzio lascia Fiume dopo il Natale di sangue (governo Giolitti) 1924: TRATTATO DI ROMA. Fiume viene affidata all Italia, ma sul centro della costa croata avanzano rivendicazioni sia l Italia sia il regno degli slavi (uso eversivo delle spinte nazionalistiche) Manuale (vecchia edizione) cap. 8, pp , riquadro p. 192, 197 (cartina)

2 La politica del fascismo verso gli slavi: durante lo squadrismo Nella Venezia Giulia il fascismo seppe introdursi nei conflitti nazionali che continuavano a imperversare in quest area dalla fine dell Ottocento Punto di svolta: 13 luglio 1920 incendio del Narodni Dom (sede delle principali organizzazioni slovene jugoslave della città e collocato nel centro di Trieste) ed atti di violenza paralleli che si ebbero a Pola e Pisino. Il regime fascista nei Balcani (1) Con il regime fascista l eversione diventa violenza di stato, volta alla distruzione dell identità nazionale delle popolazioni slovene e croate, ormai parte della Patria italiana tramite: a) Provvedimenti politici: eliminazione della libertà di stampa, abolizione delle associazioni politiche, persecuzioni degli antifascisti, controlli di polizia b) Provvedimenti razziali: legislazione mirata alla bonifica etnica della regione, con effetti particolari soprattutto nelle campagne c) Provvedimenti economico - sociali: liquidazione del tessuto cooperativo e creditizio slavo, già in prepotente ascesa in epoca asburgica. La borghesia slava (sloveno - croata) della Venezia Giulia viene così drasticamente ridimensionata e sostituita, negli uffici pubblici (maestri e capi villaggio), nelle professioni, nella religione (sacerdoti) e nell economia privata, da homines novi di provata fede italiana. Questo processo, unito a forti spinte migratorie per motivi politici ed economici verso la Jugoslavia e l America Latina, cambiò la composizione sociale della popolazione, che subì un appiattimento verso il basso Il regime fascista nei Balcani (2) d) Provvedimenti paramilitari: forte aggressività contro i nemici esterni (serbi, croati, sloveni in particolare) e interni (comunità slovene e croate nell ex litorale): è il principio della difesa del confine nazionale e) Provvedimenti culturali: divieto dell uso pubblico della lingua slovena e croata (italianizzazione forzata dei toponimi e dei cognomi), abolizione della stampa slava e dei circoli culturali

3 Durante la guerra: l occupazione italiana della Jugoslavia Manuale pp : Germania, Italia Ungheria e Bulgaria smembrano la Iugoslavia secondo criteri più o meno etnici: Slovenia: viene divisa tra Germania, Italia (aveva la Slovenia meridionale con la capitale Lubiana) e Ungheria. L annessione della Slovenia mirava da parte italiana ad evitare principalmente la formazione di uno spazio neoasburgico fra Terzo Reich, Ungheria e Croazia. Dalmazia: Governatorato della Dalmazia (province di Zara, Spalato e Cattaro) Serbia : -Serbia storica alla Germania - Kosovo all Italia -Vojvodina all Ungheria -Macedonia alla Bulgaria Croazia -stato indipendente collaborazionista (ustascia A. Pavelìc) ingloba Bosnia Erzegovina - Una fascia di territorio croata viene annessa dall Italia alla provincia di Fiume Protettorato del Montenegro e Kosovo Vengono integrati nell Albania italiana La fascistizzazione continua in guerra (1) Nei territori annessi della Jugoslavia: - Si cerca di realizzare la fascistizzazione delle nuove province - Le organizzazioni di partito sostituiscono le associazioni ricreative sociali, politiche e culturali jugoslave - L introduzione affrettata della legislazione del Regno e le enormi misure di italianizzazione portano al caos dell amministrazione e della giustizia

4 La fascistizzazione continua in guerra (2) Nei territori militarmente occupati: Le principali attività sono tutte al servizio delle truppe di occupazione: - Si assiste all insediamento di centri di assistenza, cioè nuclei che favorivano l insediamento dei fasci di combattimento - Solo i cittadini italiani sono ammessi alle associazioni - I tribunali militari, che giudicano anche i reati penali politici degli autoctoni a danno dell esercito italiano, contribuiscono alla repressione dell opposizione. Italiani brava gente? Il comportamento italiano nei Balcani in guerra Smentita del salvataggio umano nei confronti degli ebrei - In Croazia: antisemitismo spietato - Nei territori italiani: gli Ebrei vengono riconsegnati ai Croati malgrado fosse ben nota l esistenza dei campi di concentramento e di sterminio Idea di liberarsi - Dagli ebrei - Dai comunisti - Dai nuclei familiari di ufficiali serbi - Dagli impiegati pubblici dell ex Jugoslavia Modalità - Ritiro della tessera del pane - Eliminazione dei nominativi ebraici dagli elenchi telefonici - Sospensione dell internamento Perché gli Ebrei croati si rifugiavano nelle province dalmate italiane? - Maggiore possibilità di sopravvivenza - Migliori condizioni di vita - Penetrare in suolo italiano significava sottrarsi alla sicura persecuzione croata Dove venivano allontanati? - Individuati e schedati come individui sospetti (sia gli ebrei risiedenti nelle città dalmate italiane sia gli ebrei rifugiati nelle province dalmate italiane) - Consegnati agli ustascia croati - Spediti (dopo il 1943) nei campi di concentramento nazisti nell Europa orientale e nella Venezia Giulia occupata dai tedeschi

5 Atteggiamenti contrastanti di fronte all occupazione Il collaborazionismo: - Ragioni ideologiche e politiche - Ragioni etnico - religiose: minoranze in attrito con la società locale - Ragioni di sussistenza (denari e derrate alimentari): accomodarsi con l occupante come scelta del minore dei mali La resistenza: - Gli studenti (adesione al partito comunista) - Professionisti - Partigiani - Ceti colti (intellettuali) - Clero ortodosso (jugoslavo ed ellenistico) - clero cattolico Collaborazionismo vs Resistenza: un problema di lunga durata In Jugoslavia la tradizionale inclinazione all uso del terrore come mezzo politico genera guerra religiosa e controterrore e provoca la riemersione di bande armate bosniache, dalmate, slovene ed erzegovesi Le decisioni prese da altri stati o da altre potenze occupanti ebbero conseguenze di rilievo nei territori conquistati dagli italiani. Ad esempio, i tedeschi conclusero un accordo con i croati per il trasferimento in Croazia di circa mila croati etnici residenti in Slovenia non germanizzabili. Zagabria domandò in cambio che un terzo dei serbi di Croazia (circa 250 mila) fossero trasferiti in Serbia. L accordo portò al trasferimento in Croazia di circa 54 mila sloveni, ma a causa di esso den 17 mila persone lasciarono la zona incorporata al Reich e si rifugiarono nelle zone italiane Questi eventi lasceranno pesantissime eredità di odio etnico alla ex - Jugoslavia fino ai nostri giorni La Resistenza: le guerre iugoslave nella guerra In Iugoslavia si combattono: 1) Due guerre partigiane di liberazione: a) comunisti b) monarchici 2) una guerra civile tra comunisti e monarchici 3) una guerra civile tra croati (alleati a Hitler) e serbi un milione di morti

6 I gruppi operanti ustascia croati di Ante Pavelić (filonazisti, alleati di Mussolini, integralisti cattolici) cetnici serbi di Draža Mihailović: tattica di attesa, in vista dello sbarco delle forze alleate programma Grande Serbia esercito partigiano di Tito: guerra agli eserciti di occupazione sostengo alla guerra di Stalin progetto di rivoluzione di tipo bolscevico federalismo egualitario : riconoscimento pluralismo etnico e religioso iugoslavo 1942: inizio della guerriglia partigiana Una spirale di azioni belliche, rappresaglie e ritorsioni coinvolge massicciamente la popolazione civile. Le autorità militari italiane conducono infatti una serie di cicli operativi che provocarono ampie distruzioni materiali e procurarono perdite assai elevate tra militari, partigiani e civili Le foibe Manuale pp Cartina p. 487

7 Le foibe: di cosa stiamo parlando? Foiba: dal latino fovea ( fossa, buca, trappola ), il termine indica, nella Venezia Giulia, delle grotte carsiche, spesso terminanti in un inghiottitoio. Sezione della foiba mineraria di Basovizza In senso storico le foibe cosa sono? Quando si parla di foibe ci si riferisce alle violenze di massa a danno di militari e civili, in larga prevalenza italiani, scatenatesi nell autunno del 1943 e nella primavera del 1945 in diverse aree della Venezia Giulia e che nel loro insieme procurarono alcune migliaia di vittime. In realtà, solo una parte degli eccidi venne perpetrata sull orlo di una foiba o di un pozzo minerario: la maggior parte delle vittime perì nelle carceri, durante le marce di trasferimento o nei campi di prigionia allestiti in varie località della Jugoslavia. La prima fase: Istria, autunno 1943 Nell autunno del 1943, in seguito all armistizio dell 8 settembre, l Istria interna diviene per breve tempo terra di nessuno (i tedeschi occupano i centri strategici di Trieste, Pola e Fiume). La competizione si svolge tra l esercito partigiano di Tito e le armate tedesche. Hitler trasforma il territorio in "Litorale adriatico" sotto il comando di un Alto commissario. A sua volta, i movimenti di liberazione sloveno e croato rivendicano tutto il territorio che l'italia aveva ottenuto con la Prima guerra mondiale, chiedendo, addirittura, che il confine arretrasse al di là di quello fissato nel 1866.

8 I governi provvisori partigiani Si formano i primi governi provvisori partigiani ( poteri popolari ), che dispongono di ripulire il territorio dai nemici del popolo (formula usata nelle fonti croate del tempo che rimanda a precedenti ben precisi: quello della rivoluzione sovietica e quello della guerra civile spagnola) Gli arresti e le uccisioni dell autunno 1943 Per circa un mese, prima del ritorno dei tedeschi, si succedono arresti di varia tipologia (ce ne parlano fonti italiane principalmente): - Nelle località costiere a venir imprigionati sono prevalentemente squadristi, miliziani, gerarchi locali - Nelle aree controllate dagli insorti croati vengono fatti sparire i rappresentanti dello stato (podestà, segretari e messi comunali, carabinieri, medici, farmacisti, guardie campestri, esattori delle tasse e ufficiali postali) e della religione (sacerdoti). I primi infoibamenti Numerosi arresti e processi sommari nell area di Pisino, conclusi quasi sempre con la condanna a morte, l esecuzione, in genere collettiva, e l occultamento dei corpi nelle cavità o nelle località costiere, con la dispersione in mare delle spoglie. La paura del ritorno prossimo dei nazifascisti determina una situazione di avvenimenti confusi, anche in presenza di segnali di organizzazione, ed una accelerazione delle uccisioni I morti di questa prima fase assommano a circa

9 Le motivazioni sociali La guerra si aggiunge ad un passato di odi e violenze tra le popolazioni, che si esprime anche coi caratteri delle antiche e selvagge rivolte contadine a sfondo sociale: - sevizie e violenze, anche sessuali, a carico di ragazze, donne incinte e bambini - linciaggi efferati - distruzione di catasti da parte dei contadini croati. La seconda fase: maggio - giugno 1945 La seconda ondata di violenze contro gli italiani (collaborazionisti, fascisti ma anche semplici cittadini contrari al passaggio del territorio alla Jugoslavia) si ebbe nei primi giorni del maggio 1945, quando tutta la Venezia Giulia (soprattutto Trieste e Gorizia) era saldamente nelle mani dell'armata jugoslava e dei suoi organi di intelligence. Le "liquidazioni", avvenute per lo più dopo aver trasferito i prigionieri in campi dell'interno della Slovenia, venivano compiute sulla base di liste di persone scomode compilate in precedenza dai servizi segreti comunisti jugoslavi (OZNA). Maggiore responsabile fu il IX Korpus dell esercito titino I criteri della violenza La disponibilità delle fonti relative al 1945 è decisamente maggiore rispetto a quella per il 1943; le sorti sono diverse alla data della Liberazione: - La sorte dei militari: internamento di tutti i militari catturati (trattamento durissimo in lager come Borovnica, Skofja Loka, ecc.) - La sorte dei poliziotti: presunzione di colpevolezza che discende direttamente dall inserimento nell apparato repressivo nazifascista Il criterio di fondo degli arresti, e in parte anche delle liquidazioni, si fonda più sulla categoria che sull individuo, sulla responsabilità collettiva piuttosto che su quella individuale.

10 Il deragliamento della violenza Operazioni della primavera - estate 1945 non sono frutto di scelte lineari e preordinate. Occorre considerare: -il clima di resa dei conti nei confronti degli avversari etnici e politici, alimentato dal ricordo delle sopraffazioni del regime e dalle esperienze ancora brucianti della lotta partigiana - l uso onnicomprensivo del termine fascista da parte dei quadri del Movimento di liberazione jugoslavo per qualificare tutti gli oppositori al nuovo progetto politico che si stava affermando con le armi - lo spazio di discrezionalità esistente nella compilazione delle liste, redatte da persone che portavano nell operazione da cui dipendeva la vita di altri esseri umani non solo il loro radicalismo nazionale e politico, ma anche i loro rancori e interessi (si ritiene che fra Trieste e il goriziano vennero arrestate in poche settimane circa diecimila persone) La persecuzione degli antifascisti italiani A Trieste e a Fiume le autorità jugoslave perseguitano gli stessi membri dei rispettivi CLN (si vuole «togliere di mezzo» i possibili oppositori futuri) Bersagli: - Esponenti del fascismo e del collaborazionismo locale. - Dirigenti delle forze politiche italiane e slovene diverse dal Partito comunista - Soggetti ritenuti per i più diversi motivi pericolosi nell ottica dei nuovi poteri. Quante sono le vittime? Spesso tutti gli scomparsi, anche per cause diverse e in momenti diversi, sono stati genericamente compresi nella categoria degli infoibati (che in senso stretto riguarda soltanto coloro che sono stati trucidati subito dopo l arresto, spesso senza nemmeno un procedimento sommario, e scaraventati nei profondi pozzi naturali). Resta ancora aperto l interrogativo sul numero delle persone effettivamente scomparse e quindi decedute a causa della difficoltà di quantificazione per il caos estremo di quelle settimane Sappiamo che nel corso di 31 esplorazioni ufficiali in cavità naturali e artificiali, vennero recuperate 217 salme (116 civili e 18 militari accertati). Il numero degli scomparsi fu certo superiore, e alcune fonti lo indicano in circa 500 persone nella prima fase

11 Le cifre: errori e manipolazioni Le forti disparità nella quantificazione (c è chi parla di cifre tra i 5000 e i morti) sono state in parte generate da difficoltà tecniche e da errori materiali (medesima cavità nota con nomi diversi, elenchi degli infoibati con nominativi di persone che secondo altre fonti risultano essere scampate) Più gravi sembrano le manipolazioni quando vengono date per accertate cifre che nel più benevolo dei casi possono venir considerate congetturali (come i duemilacinquecento infoibati nel pozzo della miniera di Basovizza e i mille nella foiba di Monrupino) Non è raro incontrare elenchi di infoibati in cui sono stati consapevolmente inseriti anche i caduti della guerra partigiana nella Venezia Giulia e talvolta anche in Dalmazia Si può ritenere che solo una piccola percentuale degli scomparsi sia stata eliminata nei giorni immediatamente successivi all arresto, mentre la maggioranza è stata inghiottita dal sistema concentrazionario jugoslavo. Il ritiro jugoslavo da Trieste e da Pola La Venezia Giulia fu la sola area dell'europa liberata dove vennero a trovarsi in collisione gli eserciti occidentali e un esercito appartenente al movimento comunista internazionale. Dopo complesse trattative, e dopo che gli americani portarono la loro flotta fin dentro l'adriatico, Tito fu disposto a ritirarsi da Trieste e Pola, porti che gli occidentali rivendicavano per mantenere i collegamenti con l'austria e il Centro- Europa. Il confine orientale: il Trattato di Parigi (10 febbraio 1947) e il Territorio libero di Trieste Parigi 1947 L Italia perde tutte le colonie Cede piccole zone confinanti alla Francia Zara e Venezia Giulia (quasi tutta) a Jugoslavia Territorio libero di Trieste diviso in due parti Zona A (con Trieste) sotto la Gb Zona B (Istria) alla Jugoslavia Manuale 3b pp Danni di guerra a URSS Albania Jugo Grecia

12 La questione del confine orientale La fissazione del confine con il trattato di pace di Parigi del 1947 può essere considerata una grande vittoria diplomatica per la Jugoslavia e per l'unione Sovietica che sosteneva le richieste jugoslave. Dei territori ottenuti con il Trattato di Rapallo (12 novembre 1920) l'italia conservava pressoché solo Gorizia. Trieste e una piccola parte dell' Istria settentrionale avrebbero dovuto costituire il Territorio libero, staterello autonomo sotto l'egida della Nazioni Unite. Il resto dell'istria, Fiume e Zara passavano alla Jugoslavia. Trieste, conquistata con la Grande Guerra, veniva amministrata dal governo militare alleato. L esodo giuliano - dalmata Manuale pp In seguito alla firma dei trattati di pace, la stragrande maggioranza della popolazione italiana ed una parte della popolazione slovena e croata abbandonò i territori ceduti e si rifugiò in Italia o emigrò verso altri Paesi. L esodo giuliano - dalmata coinvolse tra le e le persone, molte delle quali al seguito di amici, parenti e conoscenti: Le cause dell esodo Manuale 3b pp (Jugoslavia titina) a) Desiderio di rivalsa slava nei confronti degli ex occupanti (un organismo consultivo del movimento di liberazione sloveno, a cui facevano capo i maggiori intellettuali, si era espresso per l allontanamento dal paese di tutti gli italiani, tedeschi ed ungheresi, anche se il perseguimento consapevole di questa linea da parte delle autorità è ancora discusso) b) Carattere oppressivo del regime titino (persecuzioni ed omicidi da parte della polizia segreta anche in seguito alle liquidazioni) c) Discriminazione nazionale del regime titino d) Politica radicale di collettivizzazione della proprietà

13 Il Memorandum di Londra: Trieste torna italiana (1954) 1948: guerra di Corea 1953: rottura tra Tito e Stalin (modello comunismo nazionale) 1954: Memorandum di Londra. Gli Alleati, dopo diverse fasi di tensione che rischiavano di culminare in una guerra aperta tra Italia e Jugoslavia, giungono a definire la divisione del Territorio libero tra i due Stati. Trieste viene restituita all'italia e la "zona B" dell'istria passa, anche se non ufficialmente, sotto la sovranità jugoslava, nonostante le richieste italiane di revisione del trattato. Trieste italiana Secondo un calzante giudizio di Sergio Romano, l'entusiasmo popolare che accompagnò il ritorno di Trieste all'italia fu "l'ultima festa del Risorgimento". Anche Emilio Gentile definisce la mobilitazione per Trieste come "residuo sentimento nazionale, che ancora guizzava in certe fiammate di passione patriottica", insomma come qualcosa che rappresentava la conclusione di un'epoca e non l'inizio di qualcosa di nuovo. Negli anni successivi la Venezia Giulia scomparve dalla "mappa mentale" degli italiani. Il senso di appartenenza alla nazione attraversò una parabola discendente. Manuale 3b pp Il Trattato di Osimo (10 novembre 1975)

14 La questione orientale come nodo storiografico La sorte degli italiani del confine orientale, anche per il clima di Guerra Fredda dell immediato dopoguerra, venne sostanzialmente sacrificata alla ragion di Stato, da un lato nei confronti del comunismo jugoslavo, soprattutto dopo la rottura con l URSS del 1953, dall altro per evitare il riemergere di imbarazzanti dettagli sull occupazione italiana dei Balcani Le rimozioni incrociate 1. Mito del buon italiano, che può uscire alquanto ridimensionato dalla conoscenza critica delle esperienze di occupazione italiane nei territori ex jugoslavi 2. Mito dell innocenza della classe dirigente italiana della Venezia Giulia e soprattutto di Trieste nei confronti del potere germanico nel biennio Mito del Movimento di liberazione jugoslavo (a lungo considerato un esempio per tutti i movimenti resistenziali europei) La tesi italiana: foibe ed esodo come Genocidio nazionale e pulizia etnica La percezione dei contemporanei (linea già presente nella propaganda della RSI) fu di ritenere le foibe come un tentativo di distruzione della componente italiana della popolazione giuliana ( genocidio nazionale ) Questa tesi è rimasta patrimonio stabile della cultura nazionalista giuliana, perché si inserisce perfettamente nei suoi tipici schemi di lettura dei rapporti fra italiani e slavi (cultura veneta vs barbarie slava) Nel corso degli anni novanta infine, la formula del genocidio nazionale è stata progressivamente sostituita da quella di pulizia etnica, con evidente riferimento alle stragi avvenute nella ex Jugoslavia dopo la dissoluzione della Repubblica federativa.

15 La tesi slava: negazionismo e riduzionismo Le violenze dell autunno del 1943 e della primavera del 1945 sono nient altro che il prodotto di atti di giustizia nei confronti di criminali di guerra La vicenda delle foibe è un episodio marginale, in nulla diverso dalle violente reazioni che ovunque in Europa si scatenarono contro i nazifascisti al momento del tracollo del potere germanico, e comunque prodotto quasi inevitabile della precedente oppressione italiana. Un nuovo approccio storiografico L epurazione preventiva All interno della crisi legata alla presa del potere comunista in Jugoslavia, di cui le terre giuliane erano considerate parte, essere italiani costituiva un fattore di rischio. Salvo poche eccezioni, gli italiani costituivano il nemico del passato, del presente e del futuro. Agli italiani quindi, in quanto gruppo nazionale che si riconosceva come tale, nella fase delicatissima della creazione del nuovo ordine, andava dedicata un attenzione affatto particolare, che si traduceva in una pulizia (o epurazione, i due termini si equivalgono) particolarmente rigorosa. Soprattutto a livello pratico, a livello cioè di gestione della repressione da parte dei quadri del partito, del movimento partigiano e del nuovo apparato dello stato, agli italiani veniva richiesto di dimostrare con i fatti di stare dalla parte giusta e, nel dubbio, l appartenenza nazionale non giocava certo a loro favore.

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