1.1 STORIA DEL TRIAGE. Il concetto di Triage ha origini dalla Medicina Militare del XVII secolo.

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1 1.1 STORIA DEL TRIAGE Il concetto di Triage ha origini dalla Medicina Militare del XVII secolo. In quel periodo si occupava dei problemi di salute un Chirurgo di Reggimento alle dirette dipendenze del Colonnello e nacque una forma di rudimentale Triage: un ufficiale, conosciuto come Baggage Master, era posto fuori della tenda del Chirurgo ed il suo compito era quello di valutare i feriti e consentire l'ingresso solo a quelli che potessero beneficiare dell'intervento del Chirurgo. Successivamente nel XIX secolo un giovane Medico francese, Dominique Jean Larrey ( ), introdusse dei criteri di priorità riguardo alle ferite e agli interventi sanitari necessari, scegliendo però di soccorrere per primi gli ufficiali e poi i soldati con lesioni meno gravi e perciò più rapidamente recuperabili per le battaglie successive e utilizzando criteri di priorità opposti agli attuali. Atterrito inoltre per i ritardi dei soccorsi verificatisi nella battaglia di Speycr, Dominique Jean Larrey allestì inoltre un affusto di cannone trascinato da due cavalli trasformandolo in un mezzo leggero di trasporto dei Feriti al Chirurgo e creando così la prima ambulanza e guadagnandosi il titolo di Barone. In epoca più recente ritroviamo il Triage nella Guerra di Corea e Vietnam con caratteristiche più evolute e perfezionate sia riguardo al metodo di applicazione sia alla sua organizzazione. I medici militari statunitensi ebbero modo di affinare le tecniche e l'organizzazione del soccorso ai soldati feriti, comprendendo l'importanza del ''fattore tempo'' ai fini del successo della cura.

2 Parlarono per la prima volta della ''golden hour'', la preziosissima prima ora dall'evento entro la quale il paziente bisognoso deve giungere all'osservazione dei curanti. Forti di questa esperienza i chirurghi militari reduci iniziarono a criticare l'organizzazione dei soccorsi nella società civile in tempo di pace, giungendo a proporre un sistema di filtro extra ed intra-ospedaliero dei pazienti, al fine di ottimizzare gli interventi rendendoli veloci ed efficaci. Nacque così, intorno ai primi anni Sessanta negli Stati Uniti d'america, il primo sistema di Triage ospedaliero non militare, proposto e caldeggiato dai medici militari in base all'inevitabile assimilazione del pronto soccorso ad un campo di battaglia; infatti un'importante quota della popolazione non avendo una copertura assicurativa sanitaria si rivolgeva al Pronto Soccorso poiché era l'unica struttura tenuta per legge federale a prestare gratuitamente la prima assistenza. Naturalmente il criterio base, su cui ancora oggi è fondato il sistema di Triage, fu l'esatto contrario di quello napoleonico: l'urgenza del trattamento deriva dalla gravità delle condizioni cliniche. Nell'ultimo decennio si sono moltiplicati i documenti teorici riguardo il Triage, elaborati sia da paesi europei quali Gran Bretagna, Francia e Italia, sia dagli Stati Uniti. Il Triage è stato definito come ''l'arte di decidere le priorità di trattamento e d'evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione iniziale; il suo scopo è di salvare il maggior numero di pazienti in relazione ai mezzi a disposizione e alle circostanze dell'evento''.

3 Oggi il termine Triage è utilizzato in campo sanitario per definire un ''Percorso decisionale dinamico, basato sull'attuazione di un processo metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante l'utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale''. Nel caso del Pronto Soccorso i pazienti vengono quindi selezionati e classificati in base all'urgenza delle loro condizioni cliniche, non in base all'ordine di arrivo.

4 1.2 TRIAGE IN ITALIA Il Triage in Italia nasce alla fine degli anni 80 in maniera pionieristica ed in assenza di riferimenti normativi specifici, guardando ad esperienze già consolidate negli USA ed in Gran Bretagna. La necessità di attivare in Pronto Soccorso la funzione di triage, selezionando gli utenti che vi affluiscono per attribuire priorità di accesso a quelli in condizioni cliniche a maggior rischio evolutivo, origina essenzialmente dalla constatazione di una situazione di sempre maggiore affollamento di queste strutture. Questa situazione di sovraffollamento continua a persistere e rischia seriamente di compromettere l efficienza e l efficacia dell intero sistema dell emergenza; nel 2001 in Italia ci sono stati circa 4 accessi in Pronto Soccorso ogni 10 abitanti; di questi il 21,4% è stato seguito da ricovero. Anche nel nostro Paese, come negli USA, la maggior parte dei pazienti non necessita di prestazioni urgenti. Secondo alcuni autori le principali cause di sovraffollamento dei Pronto Soccorso italiani sono riferibili a: - la concezione dell ospedale, come luogo dotato di diagnostica strumentale; - la crescente mancanza di fiducia nei confronti del medico di famiglia; - i tempi di attesa troppo lunghi per ottenere prestazioni

5 specialistiche ambulatoriali ed esami diagnostici; - l incremento della parte di popolazione non inserita nel Servizio Sanitario Nazionale; - l evoluzione organizzativa del Pronto Soccorso, da zona di transito e smistamento a vera e propria Unità di Diagnosi e Cura; - la soppressione degli ospedali di piccole dimensioni con la conseguente riduzione del numero dei Pronto Soccorso sul territorio. Considerata la tendenza dei cittadini a ricorrere sempre più spesso alle prestazioni di Pronto Soccorso anche per problematiche minori ed a basso contenuto di urgenza, l attenzione maggiore è rivolta alla necessità di salvaguardare la capacità della struttura di svolgere il suo compito istituzionale: dare risposta nel più breve tempo possibile alle emergenze. Il Triage è così risultato lo strumento più idoneo per perseguire questo obiettivo, in quanto consente di ridistribuire i tempi di attesa a favore di chi è in condizione di maggiore urgenza e da questa attesa può subire un danno. Agli inizi degli anni 90 gli ospedali di alcune città (Reggio Emilia, Bologna, Modena, Udine) proposero per primi l attività di triage, che a poco a poco iniziò a diffondersi in numerose realtà italiane sensibili al problema della gestione dell attesa in Pronto Soccorso. Una rivoluzione legislativa molto importante si ebbe nel maggio 1996 con la pubblicazione delle Linee Guida sul sistema di emergenza-urgenza sanitaria in, in cui è prevista, per la

6 prima volta in Italia, la funzione di triage. Alla voce Funzioni di triage, le linee guida in questione stabiliscono,infatti,che: All interno dei DEA deve essere prevista la funzione di triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato, che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente di servizio. Questo ed altri provvedimenti di legge, ha favorito il processo di diffusione ed evoluzione del triage infermieristico in Pronto Soccorso che da allora ad oggi sempre più entra a far parte delle normali attività dei Pronto Soccorso italiani. Alla realizzazione di questo modello ha del tutto recentemente fornito un contributo determinante l approvazione della legge n.42/1999, abrogativa del mansionario e, relativamente alle professioni sanitarie, della tradizionale distinzione tra principali ed ausiliarie. La legge n.42/1999 individua nella definizione delle attribuzioni di competenza infermieristica tre criteri-guida costituiti dai: 1) contenuti del già citato Decreto del Ministero della Sanità istitutivo del profilo professionale dell infermiere e del relativo ordinamento didattico; 2) contenuti dei cosiddetti corsi di formazione post-base; 3) contenuti del codice deontologico.

7 Si tratta nel complesso di criteri che non consentono una definizione esaustiva del campo proprio di attività e responsabilità della professione infermieristica, tanto che già si profila la necessità di un ulteriore intervento normativo, volto a definire una sorta di regolamento di esercizio in materia, che, consenta una più precisa attribuzione di compiti e responsabilità. Il Triage rappresenta una procedura fondamentale nell organizzazione delle Aree Critiche e nello specifico attuale nell operatività dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) e nell Emergenza territoriale. La funzione del Triage diventa chiara se si analizza brevemente il fenomeno degli accessi al Pronto Soccorso. Il processo di ridefinizione del S.S.N. in un sistema tripolare prevedeva che il cittadino dovesse compiere un percorso che, in un ordine scalare di consultazioni, coinvolgesse dapprima il medico di famiglia poi i poli ambulatori extra-ospedalieri, quindi gli ospedali. Il sistema, sulla carta, avrebbe dovuto favorire il decentramento dell attività sanitaria, sostenendo una distribuzione capillare dei servizi e convogliando nelle strutture ospedaliere patologie impegnative o con i caratteri dell urgenza. La teoria ha dovuto scontrarsi con una realtà ben diversa: un censimento degli afflussi al Pronto Soccorso nel 1985 si assestava su cifre intorno ai 16 milioni di accessi.

8 Nel 1997 il numero di accessi è salito a circa 40 milioni, con un incremento annuo pari a circa il 5-6%. Questo abnorme afflusso verso l ospedale è certamente espressione di una grave sofferenza di un sistema sanitario inadeguato rispetto ai grandi processi di trasformazione della cultura medica, da un lato, e in relazione alle gravi carenze organizzative dall altro. Da ciò la considerazione che, per quanto grandi possano essere le risorse di un sistema di emergenza, queste rimangono sempre costanti nel tempo a differenza della richiesta, che varia nella tipologia e nel numero istante per istante, non potendosi così ipotizzare un sistema di emergenza che sia in grado di rispondere nel tempo a tutte le contemporanee e variegate tipologie di criticità, non sempre elevate, che ad esso si rivolgono. Così il Triage in Pronto Soccorso configura quell insieme di procedure codificate che permettono la valutazione delle priorità assistenziali delle persone che si presentano, stabilendo un ordine di accesso alla visita medica, ragionato e ponderato alla gravità dei sintomi, assicurando la tempestività della prestazione medica ai pazienti che ne hanno bisogno rispetto ad altri con problematiche di più basso profilo.

9 1.3 TRIAGE NELL A.S.L. TO 5 I modelli organizzativi applicati al Triage sono molto diversi e dipendono da numerose variabili. In primo luogo le dimensioni degli ospedali ed il loro bacino d utenza: si ritiene generalmente che una funzione stabile di Triage, 24 ore su 24, sia indispensabile se gli accessi al Pronto Soccorso superano i 25000/anno, mentre sotto questa soglia l attività possa essere svolta su chiamata, almeno nelle ore notturne. Analogamente incidono la complessità strutturale e funzionale (Pronto Soccorso o DEA di I-II livello, eventuale suddivisione per specialità) l esistenza o meno di un organico medico dedicato, chiamato a svolgere una prima valutazione clinica di tutti i pazienti. L A.S.L. TO 5 è costituita da quattro Distretti, nei quali sono presenti un Pronto Soccorso (Distretto di Carmagnola), e due D.E.A. di I livello (Chieri, Moncalieri). Nel D.E.A. di I primo livello dell Ospedale di Chieri, struttura presso cui io opero, si hanno all incirca una media di passaggio annua di circa utenti. Il modello di Triage applicato è quello definito di bancone, primo momento di accoglienza delle persone che giungono in Pronto Soccorso ed è una funzione Infermieristica volta alla definizione delle priorità assistenziali attraverso la valutazione dei sintomi denunciati e dei segni vitali rilevati in modo tale da garantire la presa in carico degli utenti e definire l ordine di accesso alla visita medica attraverso supporto informatico.

10 Gli obiettivi fondamentali del Triage in Pronto Soccorso sono: - Identificare rapidamente le persone che necessitano di cure immediate e garantirne il tempestivo trattamento; - Attribuire a tutti gli utenti un codice di priorità che regoli l accesso alle cure mediche in relazione alla criticità delle loro condizioni e del loro rischio evolutivo; - Stabilire, per tutti gli utenti, la sede di trattamento più appropriata; - Sorvegliare le persone in attesa e rivalutarne periodicamente le condizioni; - Fornire informazioni pertinenti e comprensibili ad utenti e famigliari riducendo l ansia e garantendone una adeguata e costante presa in carico; L inizio del Triage è garantito entro cinque minuti dall arrivo in Pronto Soccorso a tutti gli utenti. La valutazione della persona tiene conto delle condizioni della stessa e l intervista è mirata a raccogliere il maggior numero di informazioni necessarie alla definizione del problema prioritario di salute della persona. Attraverso un anamnesi rapida ma accurata, l individuazione dei fattori di rischio, terapie assunte, patologie presenti, interventi pregressi ed allergie note, una valutazione oggettiva con rilevazione dei segni e sintomi specifici, e ove se necessario, la rilevazione dei parametri vitali ritenuti significativi, si attribuisce il codice di priorità e la competenza specialistica.

11 L Infermiere di Triage effettua da subito alcuni interventi assistenziali indispensabili per supportare il paziente in attesa e diminuire lo stress emotivo e doloroso, come ad esempio la sistemazione posturale idonea o l immobilizzazione temporanea di lesioni traumatiche minori, medicazioni di ferite applicazione del ghiaccio ecc.. Nella mia realtà operativa la funzione di Triage è svolta da tutti i colleghi che hanno i requisiti specifici, e attraverso una programmazione settimanale si stabilisce la rotazione delle attività da conseguire nel turno.

12 1.4 RESPONSABILITA DELL INFERMIERE Il Triage rappresenta una procedura fondamentale nell organizzazione delle Aree Critiche e nello specifico attuale nell operatività dei Dipartimenti di Emergenza e Accettazione (DEA) e nell Emergenza territoriale. La sua utilizzazione coinvolge personale infermieristico in compartecipazione col personale medico, in una collaborazione integrata con le risorse esterne ed interne al DEA. L istituzione della funzione di Triage si inserisce in un contesto legislativo in continua evoluzione di cui una tappa fondamentale è rappresentata dalla legge sul Riordino della disciplina in materia sanitaria D.L. 502 del 1992 e successive modifiche ed integrazioni che, oltre a porre le basi per una riorganizzazione globale della rete ospedaliera, con notevoli ricadute sulla pianificazione della articolazione territoriale dei sistemi di servizi per l emergenza-urgenza, introduce il concetto di aziendalizzazione, di organizzazione dipartimentale e di promozione dell attività sanitaria informata a criteri di efficienza ed efficacia. Col DPR 27/3/ 92 Atto di indirizzo e coordinamento delle regioni per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza e successiva approvazione nella Conferenza Stato Regioni pubblicata con Decreto del Ministero della Sanità su G.U. del 17/5/96, vengono individuati, oltre agli obiettivi del DEA, le

13 Funzioni di Triage. Tale passo recita: All interno dei DEA deve essere prevista la funzione di Triage, come primo momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri definiti che consentano di stabilire le priorità di intervento. Tale funzione è svolta da personale infermieristico adeguatamente formato che opera secondo protocolli prestabiliti dal dirigente del servizio. L importanza della funzione di Triage viene ulteriormente affermata dalla Legge della Regione Piemonte 12/12/97 n. 61 Norme per la programmazione sanitaria e per il Piano Sanitario Regionale per il triennio , dove si legge: In tutti i pronto soccorso ed i DEA viene realizzata l organizzazione di un primo filtro infermieristico che seleziona gli accessi agli ambulatori utilizzando come priorità un codice di gravità ( ) gli accessi agli ambulatori del pronto soccorso non dovranno più avvenire per ordine di arrivo ma per gravità del caso. Già da questi atti legislativi emergono due concetti che poi diverranno in maniera più estensiva due capisaldi dei principi guida per la definizione dei livelli essenziali di assistenza individuati dal Piano Sanitario Nazionale quali: - il principio della Salvaguardia, in base al quale lo stato di salute della persona va tutelato prima che possa essere pregiudicato; - il principio dell Efficacia e dell Appropriatezza degli interventi, in base al quale le risorse devono essere indirizzate verso le

14 prestazioni la cui efficacia è riconosciuta in base alle evidenze scientifiche e verso i soggetti che maggiormente possono trarne benefici. Così la funzione di Triage assume una notevole valenza organizzativa e legale nell ambito di un processo decisionale che sancisce la piena autonomia del ruolo del Triagista, così come prevede la ridefinizione della professione infermieristica, introdotta con la definitiva approvazione del D.L da parte delle commissioni parlamentari, che segna un passo decisivo verso una trasformazione dell assistenza infermieristica intesa non più come componente ausiliaria nel processo clinico, ma che assurge a dignità di ruolo di assistenza sanitaria integrata in una logica di approccio multi professionale al problema sanitario. Infatti, dopo l abolizione del D.P.R. 14/3/74 n. 225 (c.d. mansionario ) con la legge n. 42 del 2/2/99 (in G.U. n. 50 del 2/3/99), e l introduzione del profilo professionale (D.M. N. 739, del 1994) il ruolo dell infermiere trova una collocazione all interno di un sistema quali quantitativamente proporzionato al suo curriculum formativo. l infermiere: a. partecipa all identificazione dei bisogni di assistenza infermieristica alla persona e della collettività; b. identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; c. pianifica, gestisce e valuta l intervento assistenziale infermieristico

15 Nell ambito del Triage di Pronto Soccorso il nuovo assetto giuridico dell infermiere, lo legittima a porre in essere gli atti operativi essenziali nella funzione di Triage quali: 1. raccolta dei dati anamnestici, con particolare riguardo ai problemi riferiti dall assistito; 2. effettuazione di un rapido accertamento delle condizioni del paziente; 3. formulazione di un conciso giudizio clinico; 4. assegnazione di un codice di gravità. In conformità con la tendenza attuale a conferire all infermiere un maggior numero di obblighi di registrazione, si è stabilito che anche l attività di Triage debba essere adeguatamente documentata da chi la svolge. La scheda infermieristica di Triage è considerata atto pubblico e come tale è soggetta alle norme del codice penale sulla falsità documentale. Sono indispensabili la segnalazione dell ora d inizio e fine del Triage; deve rispondere ai fondamentali requisiti di chiarezza, veridicità e completezza. È bene prevedere la conservazione delle schede di Triage per il periodo massimo previsto per una causa civile di risarcimento danni. Dato il crescente sovraffollamento, nei Pronto Soccorso si è reso necessario discriminare i tempi di accesso per priorità clinica, prima informalmente poi con modalità standardizzate di triage (dal francese

16 trier, selezionare), rese obbligatorie dal 2001 su tutto il territorio nazionale. La presa di coscienza del background culturale e professionale raggiunto dall infermiere, già di per sé garanzia per la sicurezza di una sua operatività garantita dall efficacia e l efficienza delle sue prestazioni, rappresenta, a tutt oggi, una realtà positiva dovendo anche costituire lo stimolo per una futura normativa favorevole a promuovere una completa autonomia. A questo proposito vale la pena ricordare che le competenze professionali infermieristiche che si sono affinate, perfezionate, e consolidate negli ultimi dieci anni hanno espresso una realtà operativa già di fatto autonoma nelle terapie intensive ed in emergenza-urgenza. Proprio nell assistenza in emergenza-urgenza sono riconosciute e validate per legge competenze autonome professionali che consentono all infermiere una gestione indipendente nei riguardi di attività assistenziali fondamentali quali, ad esempio, il triage. Le norme che regolano l attività infermieristica identificano tre criteri guida e due criteri limite. I criteri guida sono: - il contenuto dei decreti ministeriali istitutivi dei profili professionali (il riferimento attuale è il DM 14 settembre 1994, n. 739), - la formazione ricevuta dall infermiere che viene determinata dall analisi degli ordinamenti didattici dei corsi di diploma universitario (oggi di laurea) e dai corsi di formazione post base, - e le indicazioni contenute all interno del codice deontologico della Federazione nazionale dei Collegi IPASVI.

17 I criteri limite sono ben espressi in un altra norma di riferimento per l esercizio professionale infermieristico, la legge 42/1999, dove all art. 1 si legge: Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di formazione post-base nonché degli specifici codici deontologici, fatte salve le competenze previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali. La legge sottolinea l esistenza di un campo proprio, quindi esclusivo, dell infermiere che determina anche un campo di responsabilità. I due criteri limite previsti dalla legge 42/1999 sono determinati dalle competenze previste per le professioni mediche e per le altre figure sanitarie laureate. Concentreremo la nostra attenzione sul limite delle competenze previste dalla professione medica. La migliore dottrina giuridica e medico legale ha analizzato il termine competenza che, come è noto, non ha un significato univoco nella lingua italiana. Competenza può infatti significare compito, attività che si è tenuti a svolgere oppure può significare capacità, abilità, conoscenza. Nel primo caso un attività è medica solo quando viene attribuita da

18 apposita fonte normativa, legislativa o regolamentare, al medico. Nel secondo caso un attività è medica quando solo le capacità, le conoscenze, il curriculum, la formazione di un medico sono in grado di porla in essere o è medica quell attività tesa a risolvere i problemi di salute di una persona solo con l intervento medico. Ben più rispondente alle finalità della legge 42/1999 è invece la declinazione di attività come capacità. Tra l altro non sempre l attribuzione contenuta all interno della normativa di una attività a una data figura professionale ne comporta la esclusiva attribuzione. Può essere utile ricordare che molte attività sanitarie nascono come mediche, si trasformano per l acquisizione delle maggiori conoscenze in attività sanitarie professionali non esclusivamente mediche e successivamente, talvolta, subiscono l ulteriore trasformazione in attività sanitarie non più strettamente professionali ed eseguibili potenzialmente da tutta la popolazione. Si pensi agli esempi della rilevazione della pressione arteriosa, della rianimazione cardiopolmonare e della defibrillazione con defibrillatori semiautomatici. Questa modalità operativa costituirà la base cognitiva per proporre ulteriori avanzamenti in senso normativo per garantire la completa autonomia operativa dell infermiere.

19 1.5 See & Treat Per cercare di arginare il problema delle lunghe attese nei Pronto Soccorso e conciliare i criteri di efficacia efficienza, pur in carenza di risorse,sono state adottate strategie variabili di gestione dei pazienti con lesioni e/o malattie minori, per accelerarne i percorsi diagnostico-terapeutici,senza penalizzare la qualità dell assistenza. In letteratura sono comparsi termini come See and Treat, Fast Track, e Minor Injuries Stream (o Unit) MIU, per indicare sistemi e percorsi indipendenti per l inquadramento rapido e la gestione dei codici minori, con effetto di abbattere le liste di attesa al triage dei dipartimenti di emergenza. Il See and Treat è un processo presente nella sanità inglese sin dagli anni 80, a dispetto invece della nascita più recente del triage di Pronto Soccorso. Ufficialmente il See and Treat diventa visibile con l esperienza del dipartimento di emergenza dell ospedale di Kettering,quando con le sale visita piene di pazienti in attesa di posto letto, il personale medico e infermieristico più esperto libero prende in carico gli utenti con problemi minori, che possono essere visitati e dimessi. Questo modello ha avuto rapida diffusione a livello nazionale, anche grazie alla cassa di risonanza dei mass media, creando un certo grado di aspettativa nell opinione pubblica rispetto alla riduzione dei tempi di attesa per le visite. Alcuni autori, in assenza di evidenze su questo metodo,sono critici sia sulla sua utilità che sull insistenza con cui il dipartimento della salute inglese ne chiede

20 l adozione nei dipartimenti di emergenza. In particolare gli aspetti negativi sono: Assenza di analisi critica del See and Treat. Inappropriatezza dell utilizzo del personale medico ed infermieristico più esperto per la presa in carico dei pazienti meno urgenti e impegnativi. Trattamento dei pazienti come numeri da smaltire e scarsa umanizzazione dell assistenza. Difficile sostenibilità prolungata del sistema a causa della scarsità di risorse professionali. Possibile utilizzo di risorse professionali non sempre all altezza. Gli aspetti del See and Treat considerati positivi sono: La percezione da parte di medici ed infermieri della sua utilità nel ridurre i tempi di attesa e migliorare i percorsi dei pazienti. I vantaggi quando effettuato da personale esperto. L aumento della soddisfazione del personale. Il See and Treat dovrebbe essere adattato alle caratteristiche specifiche delle singole realtà. See & Treat significa Vedi e tratta : la sperimentazione in Italia è partita dalla Regione Toscana ed Emili-Romagna. Si tratta di una nuova modalità organizzativa per affrontare i problemi clinici minori. Infermieri esperti, opportunamente formati, affiancati per i 6 mesi di sperimentazione da un medico tutor, gestiranno e daranno risposta a una serie di problematiche minori, definite ed approvate dal Consiglio Sanitario

21 Regionale: per esempio, piccole ferite e abrasioni, contusioni minori, ustioni solari, punture di insetti, rinite, congiuntivite, ecc. Gli infermieri che lavoreranno negli ambulatori See & Treat hanno seguito un corso di formazione regionale di 180 ore per la certificazione delle competenze esperte ed opereranno in base a protocolli elaborati da un gruppo di professionisti (medici e infermieri) individuati dal Consiglio Sanitario Regionale, che ha proposto questa modalità di lavoro. Questo nuovo approccio, oltre a valorizzare la professione infermieristica, potrà offrire in prospettiva molti vantaggi: ridurre le attese e la permanenza di tutti i cittadini che si recano al pronto soccorso per quei problemi clinici minori, che possono essere gestiti da personale qualificato, anche se non medico; destinare il personale medico prevalentemente alle vere urgenze e assicurare così un trattamento più tempestivo e adeguato anche per le urgenze maggiori.

22 BIBLIOGRAFIA 1. Adattabilità del modello SEE&TREAT in Pronto Soccorso : Toscana Medica n 1 Gennaio Cenni storici sulle origini del triage e del soccorso extraospedaliero, N&A Mensile italiano del soccorso: Anno 18, vol.195, Deliberazione settoriale ex art.8 L.R. 12/12/1997 n.61 : linee guida per l attività di triage presso i Pronto Soccorso piemontesi. D.G.R. n del 23/05/ Atti XV Congresso Nazionale IPASVI, Firenze Febbraio Atto di Intesa Ministero della salute conferenza Stato Regioni, G.U. n 285, 07/12/ B.U. Regione Toscana-n 1 del 02/01/2008 Proposta di sperimentazione del modello See & Treat in Pronto Soccorso. 7. Beker D. V. Patients who leave a pubblic Hospital without being seen by a physician: causes and consequences.jama 266 : , Codice Deontologico dell Infermiere n. 1/09 del 10/01/ D.M. n 739 del 14/09/1994 Regolamento concernente l individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell infermiere G.U. 9/1/ Deiana C, Marchisio D, Valenzano C, Zollesi G Il Triage Infermieristico in Pronto Soccorso. La situazione nelle strutture di PS e DEA in Piemonte. 11.Deiana C., Belletrutti L: TRIAGE. Decision Making Torino, Ed. Medico Scientifiche, Dertlet R.W., Richiards J.R. Overcrowding in the Nation s Emergency Departements: complex causes and disturbing effects Ann Emerg Med 35,1 : 63-68, Dipartimento di emergenza- S.Daniele del Friuli Triage di Pronto Soccorso ASS 4, G. F.T.: (Gruppo Formazione Triage). Triage Infermieristico. Milano: MacGrow-Hill : 3-119, I Convegno Internazionale: Conclusioni Il Triage Infermieristico in Pronto Soccorso, i temi che scottano, Torino 28-30/11/ Legge n 42 del 26/02/1999 Disposizioni in materia di professioni sanitarie G.U. 2/3/1999 n 58.

23 17.Linee Guida per le attività di triage presso presso i pronto soccorso piemontesi. D.G.R. n del Linee Guida sul Sistema di emergenza sanitaria. Atto di Intesa Stato Regioni : punto 3 funzione di triage G.U. 17/05/ Marchisio D, Boni D, Morichetti A, Regnani S, Triage Infermieristico in Pronto Soccorso: Realtà e Prospettive Atti del 1 Congresso Regionale S.I.M.E.U.: Campania, Caserta, Ministero della salute. Sintesi della relazione sullo stato sanitario del paese Pallotta B. Evoluzione storica e situazione attuale del triage infermieristico in PS Atti 3 Convegno Internazionale Il triage infermieristico in pronto soccorso, i temi che scottano, Torino 28-30/11/2003.

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