Capitolo 2. tecniche di sistemazione

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1 Capitolo 2. tecniche di sistemazione 2.1 COME INTERVENIRE SUI DISSESTI: CENNI ALLE TECNICHE DI MONITORAGGIO DI COMUNE IMPIEGO PER ALCUNI FENOMENI FRANOSI Per la stabilizzazione di un pendio che presenti delle situazioni di rischio sono possibili vari tipi di intervento. In generale le tecniche di intervento adottate dipendono dal tipo di dissesto a cui il pendio è soggetto, dalle condizioni di accessibilità dell area, dal tipo di terreno, dalle condizioni di falda. Sono dunque numerosi i fattori da prendere in considerazione prima di effettuare degli interventi di stabilizzazione e allo stesso modo ci si rende conto che deve essere conseguita la scelta di intervento migliore al fine di ottenere il risultato sperato: la sicurezza strutturale e geotecnica, la durabilità, l estetica, sono tutti fattori di estrema importanza. Prima di procedere con l esecuzione dell intervento di ripristino, si rendono necessarie delle operazioni preliminari: definizione delle aree di intervento, studio e analisi del terreno, riconoscimento della posizione e quindi del livello di falda. Per effettuare queste operazioni possono essere impiegate diverse tecniche. Vengono eseguiti sopralluoghi in sito per verificare le caratteristiche sopracitate, mentre con l aiuto delle immagini satellitari, degli archivi storico, edilizio e territoriale, è possibile pervenire al reperimento di quelle informazioni di carattere singolare o generale che possono interessare al fine di eseguire gli interventi di ripristino. Tra le informazioni di cui si cerca notizia, si evidenzia la posizione dei corsi d acqua, la posizione e la conformazione degli edificati o in generale delle opere civili presenti nell area, i vincoli idraulici, idrogeologici, paesaggistici e urbanistici delle aree, i vincoli legati alle proprietà, le caratteristiche morfologiche dei versanti e le quote altimetriche dei punti di territorio da considerare. Successivamente all esecuzione di questo lavoro di consultazione delle informazioni morfologiche già esistenti, si possono eseguire analisi più approfondite sulla conformazione del territorio attraverso l utilizzo di strumenti di misura. Un esempio di questo tipo di operazione può essere quello delle misurazioni topografiche. Queste permettono, attraverso l uso di particolari strumenti, di eseguire il rilievo delle aree, per arrivare a un grado di conoscenza del sito spesso non possibile con il solo utilizzo delle carte territoriali. Le carte territoriali hanno scala di rappresentazione molto grande, compresa generalmente tra 1: e 1: (talora 1:5.000), mentre il rilievo topografico delle aree consente, anche a seconda del grado di precisione che si vuole ottenere, di pervenire alla caratterizzazione morfologica del territorio su scale molto più piccole. In generale, la scala di precisione tipica del rilievo topografico, è pensata in funzione della grandezza dell intervento da eseguirsi, dal grado di precisione a cui è necessario spingersi con la progettazione dell intervento per il quale è dunque richiesta una minore o maggiore precisione della conformazione delle aree di intervento. In ambito edilizio la precisione del rilievo topografico, consente di raggiungere la scala architettonica. In ambito territoriale la scala di rappresentazione può essere limitata per una precisione dell ordine dell 1:500, 1:1.000, 1: Il rilievo topografico si esegue con l aiuto di strumenti quali il teodolite, il distanziometro, i prismi. Il teodolite è lo strumento di misura principale delle analisi topografiche, consente di misurare angoli azimutali e zenitali, ovvero di definire mediante la misura angolare, la posizione degli oggetti nello spazio. La misura azimutale fornisce la lettura dell angolo, misurato sul piano orizzontale, compreso tra l oggetto misurato e il nord geografico. La misura zenitale fornisce la lettura dell angolo misurato sul piano verticale, che rappresenta la distanza tra la verticale e l oggetto misurato. Lo strumento è costituito da una base, un'alidada e da un cerchio graduato orizzontale ed uno verticale. La base è dotata di una livella e di viti (viti calanti) per regolare la verticalità dell'asse principale dello strumento. L'alidada è montata sulla base in modo da poter ruotare attorno all'asse verticale ed a sua 34

2 volta è munita di un cannocchiale che ruota su un asse orizzontale. I cerchi graduati orizzontale e verticale sono solidali rispettivamente al basamento o all'alidada e all'asse di rotazione del cannocchiale. Le misurazioni azimutali sono fatte sul cerchio orizzontale mentre quelle zenitali sono effettuate su quello verticale. Per ottenere una maggiore precisione le letture sono ripetute su zone diverse del cerchio azimutale (regolabile mediante una vite) ed assumendo come valore la media di queste calcolata mediante la regola di Bessel. Attualmente, al teodolite tradizionale è aggiunto un distanziometro, e lo strumento così ottenuto prende il nome di stazione totale; lo stesso distanziometro può essere del tipo tradizionale, cioè ha bisogno del prisma riflettente per effettuare la misura distanziometrica, oppure può essere del tipo laser, che rileva la distanza senza l'ausilio del prisma, molto utile in caso di punti inaccessibili. Le stazioni totali sono dotate di un computer in grado di memorizzare automaticamente la lettura degli angoli azimutale e zenitale, oltre che la distanza, di ciascun punto. I dati rilevati in sito vengono scaricati dalla stazione totale su un computer fisso, su cui si eseguono le operazioni necessarie sui dati catalogati per poter ottenere la restituzione dei punti del rilievo. Normalmente, per eseguire un rilievo topografico è necessario creare, intorno alla zona da rilevare, una rete di inquadramento, che serve a definire i punti topografici rilevati rispetto allo spazio geografico in cui si trovano (figg 44-45). Figg : distanziometri ottici. Attraverso l uso delle nuove Smart Station, questo non è più necessario poiché le stazioni sono collegate ad un sistema GPS e come tale si orientano secondo il posizionamento dei satelliti. Le coordinate che misurano sono già pronte per essere utilizzate per i successivi calcoli e parametrazioni che consentono di effettuare la restituzione del rilievo, non è quindi necessario in questi casi orientare la stazione di lavoro in una rete di inquadramento poiché questa è già implicitamente fornita dallo strumento. Un altro utile strumento di analisi del territorio è dato dall analisi delle fotografie aeree; inizialmente utilizzate solo per scopi militari, trovano oggi sempre più frequente applicazione in campi diversi, che vanno dalla geologia in generale all'ingegneria civile. La foto aerea è il prodotto di una fotocamera simile alle normali macchine fotografiche, dalle quali differisce pricipalmente per il fuoco fisso all'infinito, le speciali sospensioni atte ad eliminare le vibrazioni 35

3 dell'aereo e per il grande formato del negativo. È possibile dunque, con questo metodo, riprendere immagini del territorio da grandi altezze, in genere non inferiori ai 1000m (anche se sono possibili rilevamenti da più basse quote). Queste foto vengono analizzate con particolari strumenti chiamati 'stereoscopi' che permettono una visione tridimensionale dell'area fotografata, evidenziando così la morfologia dei versanti, i principali sistemi di discontinuità, risalti morfologici e aree di deposito di frane antiche o recenti.. Per quanto riguarda lo studio delle condizioni di sito è possibile eseguire delle indagini geotecniche. A seconda che il terreno sia o meno coesivo, in grado cioè di sostenere il proprio peso, le prove che è possibile realizzare possono essere eseguite direttamente in sito, oppure in laboratorio. Tra le prove realizzabili in sito, sono molto utilizzate le prove penetrometriche; queste si dividono in prove penetrometriche statiche e prove penetrometriche dinamiche. Le prove del primo tipo misurano la resistenza alla penetrazione di una punta conica di dimensioni e caratteristiche standard, infissa a velocità costante nel terreno tramite un dispositivo di spinta. Le prove del secondo tipo consistono nella prima misura dell numero di colpi necessari per infiggere una punta conica nel terreno, per tratti consecutivi di lunghezza prestabilita. La prova dinamica tra le più utilizzate in sito è la prova SPT, che misura il numero di colpi necessario per infiggere un maglio di 63,5 kg con un altezza di caduta di 76,2 cm, per una profondità di 30 cm. La prova SPT permette di avere un raffronto sulle consistenze dei vari livelli attraversati e una correlazione diretta con sondaggi geognostici per la caratterizzazione stratigrafica. La sonda penetrometrica permette inoltre di riconoscere abbastanza precisamente lo spessore delle coltri sul substrato e la quota di eventuali falde e superfici di rottura sui pendii. Dalla prova si ricavano i parametri di coesione e angolo di attrito per ciascuno strato di terreno presente in sito. Le prove di laboratorio, d altra parte, consentono, oltre al calcolo dei parametri sopracitati, di poter studiare il meccanismo che provoca la rottura del campione prelevato, ovvero di osservare quanta forza (pressione) il provino è in grado di sopportare prima di arrivare a rottura e che tipo di frattura si genera a provocare la rottura del campione. Tali prove, però, possono essere eseguite solo su materiali coesivi (argille per esempio) e cioè su materiali che, estratti dalla loro sede di appartenenza (sito), siano in grado di mantenere il proprio peso e la propria forma. Tra queste prove, la più utilizzata è la prova triassiale; questa è eseguita applicando al campione, che viene posizionato all interno di una pressa e confinato lateralmente, una forza assiale che aumenta fino a portare il campione a rottura. La prova può essere condotta in condizioni drenate o non drenate: nel primo caso aumentando la pressione esercitata dalla pressa si ha una fase di consolidazione che altrimenti non è presente. Continuando ad aumentare la forza di pressione, il campione arriva a rottura. Per calcolare la quota di posizionamento della falda, in sito, si impiega uno strumento che prende il nome di piezometro. Lo strumento consiste in un tubo cavo verticale di piccolo diametro (ma abbastanza grande da evitare il fenomeno della capillarità) collegato alla condotta o al recipiente (pozzo piezometrico) contenente il liquido del quale si vuole misurare la quota piezometrica. La misura di quest ultima, equivale alla determinazione della pressione alla quale è sottoposto il liquido nella condotta medesima. Il liquido risale nel piezometro fino a raggiungere il piano dei carichi idrostatici che corrisponde ad una pressione (relativa) nulla del fluido. (v. fig. 46). Esistono poi strumenti per la determinazione degli spostamenti del terreno, particolarmente utili per il monitoraggio delle condizioni di stabilità dei versanti. Questi strumenti sono gli inclinometri e gli estensimetri. L inclinometro è uno strumento realizzato per effettuare misure di precisione degli spostamenti del terreno e delle strutture. Trova quindi applicazione ideale nel controllo dei movimenti franosi e della stabilità di rilevati, scarpate, scavi, opere di sostegno, edifici, operazioni di carico e scarico di serbatoi o bacini, misurazioni delle deformazioni di grandi strutture (diaframmi, platee, dighe ). Il controllo si esplica in base a rilievi di inclinazione locale in un tubo-guida. Impiegando un unico strumento, si possono effettuare misure ripetute nel tempo 36

4 in diverse posizioni prefissate. Per quanto riguarda le frane, è possibile determinare la posizione del piano di scorrimento, l ampiezza del fronte, l entità e la direzione principale del movimento, seguendo l evoluzione del fenomeno nel tempo. Le misure inclinometriche rilevate alle varie quote permettono di ottenere un grafico che, considerato il rapporto tra passo e lunghezza del rilievo, approssima la deformata del tubo guida. Ogni punto della spezzata è caratterizzato dai quattro parametri p, dx, dy, q che rappresentano rispettivamente il passo della misura, l inclinazione asse x, l inclinazione asse y, e l azimut e che sono sufficienti ad individuare univocamente il tubo guida nello spazio. Per eseguire tali misure in foro è necessario installare preventivamente i tubi inclinometrici, generalmente di alluminio o materiale plastico, dotati di quattro guide contrapposte. Tali guide costituiscono il riferimento azimutale fisso per la sonda. Per annullare gli errori sistematici si procede alla esecuzione di quattro cicli di misure, ruotando di volta in volta la sonda di 90. Essendo la sonda di tipo biassiale si avranno 8 dati per ogni quota di misura. Le misure possono essere eseguite sia in discesa che in risalita e la loro elaborazione può essere dall alto o dal basso, a seconda che si conosca la posizione assoluta della testa del tubo generalmente determinata con misure ottiche o si possa considerare fissa la base del tubo stesso (per esempio perché ancorata nel bedrock). Sia le misure sia la calibrazione della sonda devono essere eseguite con particolare cura poiché sono numerose le possibili cause di errore, quali derive termiche dei sensori o delle centraline di lettura, tracce di sporco nei tubi, misure eseguite a quote non ripetitive, aperture dei giunti fra i tubi. Per quanto riguarda la calibrazione vanno controllati accuratamente l allineamento degli assi sensibili con le ruote, la deriva di zero dei sensori, i giochi tra perni e ruote, la stabilità e la ripetibilità delle misure. La calibrazione della sonda deve essere eseguita periodicamente, utilizzando tutti gli elementi che compongono la catena di misura (sonda, cavo e centralina di misura), e garantisce la continuità delle caratteristiche di precisione dello strumento. Sono disponibili diverse tipologie e configurazioni di inclinometri. Le figure evidenziano schema di funzionamento e caratteristiche dei dispositivi. Fig. 46: schema indicativo delle parti costituenti un inclinometro. Fig. 48: piezometro in pozzo. 37

5 Fig. 47: inclinometro elettronico. L estensimetro, invece è un sensore utilizzato per rilevare le deformazioni fisiche di un corpo sottoposto a sollecitazioni meccaniche. Esistono almeno due tipi di estensimetri: gli estensimetri ottici, di più antica concezione, e quelli elettrici, i soli ora impiegati nella scienza delle costruzioni. L'estensimetro elettrico è costituito da una griglia di sottilissimo filo metallico (solitamente costantana) rigidamente applicata su di un supporto di materiale plastico. Viene utilizzato incollandolo sulla superficie del corpo di cui si vogliono misurare le deformazioni generalmente utilizzando collanti istantanei come il cianoacrilato. Il filo dell'estensimetro segue le deformazioni della superficie a cui è incollato, allungandosi ed accorciandosi insieme ad essa; queste variazioni dimensionali causano una variazione della resistenza elettrica del filo. Misurando, tramite un ponte di Wheatstone o altro sistema tali variazioni, si può risalire all'entità della deformazione che le ha causate. Le dimensioni di un estensimetro possono variare da pochi millimetri ad alcuni centimetri. Quelli di dimensioni minori sono utilizzati per misure puntuali, cioè per conoscere il valore delle deformazioni in un punto preciso, mentre quelli di maggior lunghezza sono utili per rilevare la deformazione media relativa ad un'area più estesa; é questo il caso delle aree interessate da dissesti di tipo territoriale. Non sempre è possibile conoscere a priori la direzione secondo la quale si verificherà la deformazione del materiale; diventa allora necessario applicare, in ciascuno dei punti sottoposti a misura, più estensimetri, con assi orientati nelle diverse direzioni. A tale scopo esistono in commercio estensimetri multigriglia, comunemente detti "coppie" o "rosette". Gli estensimetri più comunemente usati sono quello monoassiale, quello biassiale e quello triassiale, strumenti che si differenziano l uno dall altro per il numero di dimensioni su cui effettuano la misura. 38

6 2.2 COME INTERVENIRE SUI DISSESTI: IL DRENAGGIO DELLE FORMAZIONI SOGGETTE A FENOMENI DI INSTABILITÀ Fra i più importanti interventi eseguibili per intervenire sui fenomeni di dissesto si collocano quelli atti a eliminare o diminuire la presenza di acqua in eccesso nel sottosuolo. Il drenaggio delle formazioni è quindi finalizzato al contenimento dei fenomeni di instabilità. Le problematiche connesse alla realizzazione delle opere di drenaggio sono legate generalmente alle profondità di lavoro e alla difficoltà di praticare interventi di mantenimento della loro funzionalità. Per quanto riguarda la profondità di realizzazione, questa dipende dalle oscillazioni di falda, poiché queste determinano il livello piezometrico, mentre la riuscita del mantenimento delle opere può dipendere anche dai movimenti del terreno, talora in grado di modificare l inclinazione dei condotti di drenaggio o dei collettori di superficie e quindi vanificarne l effetto. Infine, le difficoltà di mantenimento sono date anche da possibilità di progressiva otturazione delle superfici filtranti. Più in generale, gli interventi di drenaggio si possono suddividere in due gruppi principali: opere di drenaggio di tipo superficiale (ivi comprese le canalizzazioni a cielo aperto) e opere di drenaggio di tipo profondo. I drenaggi di tipo superficiale, comprendenti le opere di regimazione delle acque superficiali e di sistemazione del pendio di primo intervento, sono quelli di più rapida e facile installazione e manutenzione, ma sono anche quelli che più facilmente si danneggiano e necessitano di manutenzione continua. I drenaggi profondi, che in genere hanno carattere definitivo, necessitano di opere e di attrezzature più complesse per la loro installazione e possono essere onerosi. A fronte di questi svantaggi assicurano però una maggiore efficacia nella stabilizzazione di versanti in frana. In considerazione del fatto che è spesso difficile valutare l efficacia di un sistema di drenaggio in fase di progettazione, è prassi corretta valutare gli effetti del sistema attraverso piezometri che fanno parte integrante del sistema stesso e sono installati contemporaneamente ad esso. La loro lettura periodica consente di valutare i riflessi del sistema di drenaggio sulle acque sotterranee e, in base a questi, ottimizzare il loro funzionamento. Tra i tipi principali di drenaggi, si individuano tutte le opere di canalizzazione superficiale delle acque meteoriche, i pozzi drenanti, le trincee drenanti e le perforazioni drenanti suborizzontali. In genere i drenaggi superficiali comprendono: canalizzazioni superficiali, fossi di guardia, dreni intercettori, riprofilatura dei versanti per eliminare le depressioni presenti, sigillatura ed impermeabilizzazione delle fessure. Le canalizzazioni possono essere realizzate in terra, legname e pietrame (con o senza impermeabilizzazione con malte o geomembrane) in cls in acciaio e in materiali plastici. Le canalizzazioni in legname e pietrame hanno sezione trapezia, e vengono ancorate al terreno mediante pali in legname scortecciato obliquamente, ben aderenti alle pareti dello scavo. Elementi, sempre in paleria di legname di adeguato diametro, sono fissati nella direzione longitudinale, a fondo scavo e a quota di superficie; nei quadri in legname che si vengono a formare dalla posa dei pali nelle due direzioni, si inseriscono elementi in pietra in forma di lastre o blocchi e intasati con materiale terroso. Ove possibile, è bene che la terra di riempimento venga inerbita al fine di evitare che sia asportata nel tempo a causa dell azione dell acqua. La struttura è completata da traverse in legno poste a intervalli regolari lungo la lunghezza del canale, che servono a vincolare i pali di legno tra loro. In altri casi, ove vi siano pendenze e velocità di deflusso non elevate, è possibile realizzare, quali opere di dreno superficiale, delle canalette in terra a sagoma trapezoidale. A protezione delle pareti del canale si inseriscono geosintetici antierosivi o per l impermeabilizzazione del fondo. Di solito, sono anche rivestite mediante la posa di una rete in fibra naturale e deve sempre essere realizzato l inerbimento delle pareti. La pendenza media del tracciato di queste canalette si aggira tra il 2% e il 10%. Questo tipo di canalizzazioni è molto utilizzato sopra i fronti di frana come fosso di guardia. Le canalette hanno sezione a U o a trapezio, si trovano a monte della nicchia di distacco, e servono a intercettare le acque correnti sul versante allontanandole dall area instabile. 39

7 Un ulteriore metodo utilizzabile per la realizzazione di sistemi drenanti di superficie consiste nella messa a dimora, all interno di un solco, di fascine di specie legnose con capacità di propagazione vegetativa, anche abbinate a ramaglia morta (non disseccata) e assicurate con picchetti battuti attraverso le fascine. La riprofilatura del versante serve all ottenimento di una nuova inclinazione del pendio che favorisca la regimazione delle acque ed il loro corretto recapito agli impluvi naturali. Se si rinvengono fessurazioni del suolo che possono portare a infiltrazioni di acque in profondità, soprattutto in giunti di trazione, e generare nuovi fenomeni di instabilità, vengono sigillate al fine di evitare questo fenomeno. Ogni sistemazione morfologica deve aver cura di evitare la formazione di terrazzamenti o gradoni perfettamente orizzontali o, ancor peggio, zone di ristagno. Il deflusso di superficie deve essere sempre proseguito fino a raggiungere impluvi naturali stabili. I sistemi di drenaggio superficiali hanno in genere un impatto ambientale abbastanza contenuto, assolvendo bene il compito di garantire la necessaria efficacia tecnico funzionale dell'intervento con la necessità del recupero e del ripristino naturale dell'area degradata. Le figure seguenti mostrano delle immagini di tipologie di drenaggio superficiale tra le più utilizzate. Fig : canalizzazioni superficiali drenanti in materiale vario: legname, pietrame, geosintetici. 40

8 Fig : canalizzazioni superficiali drenanti in materiale vario: legname, acciaio corrugato, terra, ghiaia, materiale vegetale, geosintetici. 41

9 CAPITOLO 2: TECNICHE DI SISTEMAZIONE 42

10 Fig : canalizzazioni superficiali drenanti in materiale vario: legname, pietrame e malta, geosintetici, terra, materiale vegetale. I pozzi drenanti di medio e grande diametro sono opere di drenaggio profondo, utilizzati in corrispondenza di aree in cui è presente una situazione litostratigrafica eterogenea, caratterizzata da alternanze di orizzonti a differente permeabilità e idrogeologia complessa. La realizzazione di queste opere comporta l uso di attrezzature complesse e di tecniche di perforazione comunemente impiegate per lo scavo dei pozzi d'acqua. I pozzi possono essere realizzati isolatamente oppure accostati tra loro in modo da formare una paratia drenante. I pozzi possono essere costituiti da una corona esterna di pali trivellati e rivestimento interno delle pareti in calcestruzzo messo in opera entro casseforme in acciaio anche se a volte si possono avere pareti interamente realizzate in cemento armato. I pozzi drenanti di medio e grande diametro, sono abbinati sovente a dreni suborizzontali e trincee drenanti, sono impiegati con efficacia negli interventi di consolidamento e di stabilizzazione di pendii in frana dove è necessario intercettare le acque sotterranee ed abbattere sensibilmente il livello della falda, riducendo al tempo stesso gli effetti negativi sull ambiente, per garantire la stabilità di opere importanti o insediamenti abitativi (Fig. 64). Fig. 64: pozzo drenante di grande diametro con pareti in pali trivellati. 43

11 Le trincee drenanti sono delle strutture lineari disposte in genere parallelamente alla linea di massima pendenza del versante, con profondità limitate, possono raggiungere i 4-6 m, e larghezze dell ordine del metro ( dagli 80 cm a 1,20 m). È tuttavia possibile raggiungere profondità anche maggiori, fino a ca. 10 m, procedendo a scavi in fasi successive, senza dover ricorrere alla formazione di cunicoli e gallerie. Le modalità di realizzazione delle trincee drenanti sono diverse in funzione della profondità e delle diverse situazioni idrogeologiche locali. Le trincee devono essere realizzate con attenzione alla stabilità delle pareti di scavo, a piccoli tratti, procedendo da valle verso monte in modo che, anche se costruite parzialmente, esse possano già esercitare la loro azione. Il fondo dello scavo può avere una pendenza uniforme in caso di versanti poco inclinati (10-15 ), mentre nel caso di pendii maggiormente inclinati o di trincee molto estese in lunghezza, si procede alla gradonatura del fondo scavo e al posizionamento di pozzetti-caditoia. Sul fondo della trincea vengono poste tubazioni di tipo filtrante, microfessurate, in polietilene, acciaio o cemento. Di più recente applicazione sono le tubazioni spiraliformi costituite da un armatura a spirale in acciaio armonico rivestita da geotessile nontessuto e impermeabilizzata alla base da una geomembrana in HDPE. In generale, al di sopra del tubo di raccolta è posto il corpo drenante che può essere formato da un filtro in terreno naturale, o in alternativa da geocompositi (geotessili nontessuti accorpati a geostuoie sintetiche) che ispessiscono il setto filtrante. Ordinariamente si può avere, negli schemi costruttivi più semplici, il corpo drenante costituito da ghiaia e sabbia pulita, con scarso materiale fine (non maggiore del 3% in peso), ricoperto da uno strato sommitale di terreno vegetale, con spessore di circa 0.5 m. Più frequentemente il corpo drenante è formato da uno strato di ghiaia pulita (spesso tra i 50 e i 200 mm), completamente avvolto con un telo di geotessile non tessuto posto a contatto col terreno da drenare. Al disopra di questo il riempimento della trincea è completato da uno strato di sabbia e dallo strato sommitale di terreno vegetale. In taluni casi, il materiale drenante ghiaia o sassi può raggiungere la sommità dell opera e quindi lo strato più superficiale di versante; si può vedere in questo caso la forma della trincea drenante, anche una volta finita, osservando la posizione del pietrame. Queste opere sono un efficace sistema di drenaggio profondo delle acque di infiltrazione e di quelle della falda. L'abbattimento della quota piezometrica della falda e la diminuzione del contenuto d'acqua nel terreno consentono di ottenere una sensibile riduzione delle pressioni interstiziali ed un aumento della coesione, migliorando le condizioni di stabilità del pendio. Le figure seguenti evidenziano la conformazione delle trincee drenanti. 44

12 Fig. 65: Schema di scavo di trincea drenante. 45

13 Fig. 66: varianti costruttive di trincee drenanti. 46

14 Fig. 67: drenaggio laterale attraverso l impiego di geocompositi e tubi mmicrofessurati. 47

15 Fig : sistemi drenanti tubolari in spire di acciaio armonico rivestito da geosintetici. I drenaggi suborizzontali sono costituiti in genere da condotti a sezione circolare in polietilene, microfessurati, con diametro compreso tra i 50 e gli 80 mm posizionati entro fori di adeguato diametro ed inclinati verso l'alto di I tubi sono in genere rivestiti con geotessili per evitare l'intasamento da parte di sedimenti a granulometria fine. Le profondità massime che possono essere raggiunte dai tubi drenanti sono dell'ordine di 50 m. I tubi drenanti possono rappresentare il solo sistema di drenaggio profondo del terreno oppure possono essere abbinati ad altre opere, come pozzi drenanti e trincee drenanti. In ogni caso i tubi possono essere disposti a raggiera su uno o più ordini, oppure paralleli tra loro. Il dimensionamento, il numero, la disposizione e la profondità dei tubi drenanti deve essere fatto sulla base di un accurata indagine geologica ed idrogeologica, finalizzata ad acquisire i parametri idrogeologici del terreno necessari per una corretta progettazione del sistema drenante volto all'abbattimento della quota di falda. È prassi consolidata installare nell area di influenza dei dreni alcuni piezometri per monitorare gli effetti del sistema sulla falda ed eventualmente apportare modifiche per ottimizzarne il funzionamento. Questi sistemi drenanti hanno un impatto ambientale contenuto dal punto di vista estetico-paesaggistico dovuto al fatto che la loro installazione avviene al disotto del piano campagna. Solo i punti dove è prevista l emergenza idrica sono evidenziati da manufatti di ispezione o scarico. Tuttavia la loro esecuzione, se non accuratamente progettata e monitorata, può provocare ripercussioni negative sull equilibrio delle acque sotterranee e degli acquiferi coinvolti. I tubi drenanti suborizzontali sono impiegati con efficacia, negli interventi di consolidamento di frane di scorrimento rotazionale, in corrispondenza di colamenti con superfici di scorrimento profonde e in tutti quei casi nei quali l'inclinazione del versante sia piuttosto elevata. 48

16 Fig. 71: perforazione di dreni suborizzontali 49

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