SEDUTA DI MARTEDÌ 17 MARZO 2009

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1 Atti Parlamentari 1 Camera Deputati Senato Repubblica COMMISSIONE PARLAMENTARE PER L INFANZIA RESOCONTO STENOGRAFICO AUDIZIONE 7. SEDUTA DI MARTEDÌ 17 MARZO 2009 PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANNA MARIA SERAFINI INDICE PAG. Sulla pubblicità dei lavori: Serafini Anna Maria, Presidente... 3 Seguito dell audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, sulle iniziative in materia di adozione di minori italiani e stranieri (ai sensi dell articolo 143, comma 2, del regolamento della Camera dei deputati): Serafini Anna Maria, Presidente... 3, 6, 10, 12 Allegrini Laura (PdL)... 8 Carlucci Gabriella (PdL)... 9 Giovanardi Carlo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia... 3, 10

2 PAGINA BIANCA

3 Atti Parlamentari 3 Camera Deputati Senato Repubblica PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANNA MARIA SERAFINI La seduta comincia alle 12,30. Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso. (Così rimane stabilito). Seguito dell audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, sulle iniziative in materia di adozione di minori italiani e stranieri. PRESIDENTE. L ordine del giorno reca, ai sensi dell articolo 143, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, il seguito dell audizione del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia, Carlo Giovanardi, sulle iniziative in materia di adozione di minori italiani e stranieri. Prima di dare la parola al sottosegretario, permettetemi di ricordare il contributo che egli fornì alcuni anni fa per sbloccare la situazione relativa al provvedimento sulle adozioni, che fu votato in maniera unitaria da maggioranza e opposizione e del quale io ero relatrice. Do la parola al sottosegretario Giovanardi per un intervento integrativo rispetto a quello già svolto nella seduta del 19 febbraio scorso. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Signor presidente, anzitutto vorrei riferire sullo stato dell arte in materia di adozioni, almeno per quanto riguarda le mie competenze, ossia la Commissione per le adozioni internazionali; in secondo luogo, intendo svolgere insieme a voi una più ampia riflessione su una serie di questioni che si intrecciano e che hanno i bambini come soggetto. Sto parlando, in particolare, non dei bambini italiani nelle adozioni internazionali i minori vengono da altri Paesi ma di bambini che, in qualche modo, sono al centro dell attenzione delle famiglie italiane. Partiamo dalle adozioni internazionali. Credo che si possa dire, con molta serenità anche per lo straordinario apporto e per la continuità della vicepresidente Bacchetta, della dottoressa Vinci e del personale della Commissione per le adozioni internazionali che il lavoro iniziato e sviluppato negli anni precedenti è continuato l anno scorso ed ha prodotto qualche soddisfazione sia sotto il profilo numerico (quasi 4 mila bambini adottati) sia con lo svilupparsi di una serie di rapporti bilaterali che consentono di guardare al futuro con un po di ottimismo. Vorrei precisare che la vicepresidente Bacchetta non è presente oggi perché sta partendo per la Cambogia, dove stanno sviluppando un ufficio con un intenso lavoro a livello internazionale. Con riferimento ad alcune soluzioni «miracolistiche» di cui ogni tanto appare notizia sui giornali, non mi stanco di ripetere che nell ambito dell adozione internazionale nessuno fa i miracoli, per il semplice motivo che l Italia non deve adattarsi all esistente, ma deve concordare i

4 Atti Parlamentari 4 Camera Deputati Senato Repubblica criteri di adozione con ogni singolo Paese del mondo, sulla base di quanto ogni singolo Paese intende fare o non fare per dare in adozione i propri bambini. Ricordavo proprio ieri a Genova parlavamo, in generale, di salute e prevenzione che stanno arrivando le prime bambine cinesi. I cinesi chiedono che la coppia adottiva sia stabile, che abbia un reddito elevato e che i suoi membri non siano obesi; se uno dei due è obeso, infatti, non danno il bambino in adozione, perché ritengono che il rischio di infarto sia troppo alto. Può piacere o no, ma se si vuole adottare un bambino cinese bisogna stare a quelle regole. Anche le modalità di affiancamento di certi Paesi possono non essere condivisibili, quando comportano tempi lunghi e costi notevoli, ma se quei Paesi ritengono che per adottare un loro bambino si debbano rispettare queste procedure, non si può fare nulla. Può piacere o non piacere, ma in alcuni Paesi recentemente c è stata una visita in Vietnam e ce ne sarà un altra in Cambogia nascono delle difficoltà nel far applicare le regole del protocollo internazionale che noi abbiamo approvato, nell interesse superiore del bambino, per quanto concerne la garanzia che il bambino sia effettivamente stato abbandonato dalla famiglia, considerato che in tanti Paesi ci si scontra con una cultura locale molto diversa dalla nostra. Abbiamo recentemente riaperto il protocollo con la Bulgaria, che aveva chiuso le adozioni e aveva contingentato il numero dei bambini a cento all anno. Con il nuovo Governo bulgaro abbiamo avuto un incontro a seguito del quale è stato soppresso questo contingentamento che in effetti non aveva una logica ma con la Romania non siamo ancora riusciti ad intervenire, nel senso che la Romania ha chiuso le adozioni e ha stabilito che i minori rumeni non sono più adottabili. Su questo io ho già avuto contatti con la nuova Ministra rumena che tra l altro parla benissimo l italiano perché è stata per anni nel nostro Paese innanzitutto su un caso singolo. Siamo al punto, infatti, che una coppia italiana ha adottato una bambina la quale ha una sorellina handicappata, rimasta in Romania; questa coppia vorrebbe adottare anche la bambina che è rimasta sola, ma non riesce a farlo. Ho segnalato al Ministro questa situazione, almeno per sbloccare la vicenda, ma anche per avviare una riflessione con il Governo rumeno. Credo, infatti, che nell ambito dei nostri rapporti bilaterali, con tutti i problemi che ci sono e che sono nati in Italia rispetto all entrata della Romania nell Unione europea, sarebbe un segno distintivo, secondo me anche di intelligenza, quello di riaprire la disponibilità all adozione dei bambini, perché purtroppo quel Paese, come altri, non è privo di problemi, che anzi sono noti; quindi si potrebbe procedere in un rapporto di collaborazione. Ciò è già avvenuto con la Russia: in dicembre abbiamo firmato un protocollo e finora siamo l unico Paese al mondo ad averlo fatto secondo cui i russi possono adottare bambini italiani e gli italiani possono adottare bambini russi; abbiamo semplificato le procedure. Se lo fa la Russia, è difficile capire perché la Romania non lo consenta. Si tratta anche di una grande operazione educativa, in tutto il mondo, perché un conto è che un bambino viva in un orfanotrofio, altro è che viva in una famiglia: è un bene per il suo equilibrio, per la sua educazione, per la sua istruzione. Anche altri fenomeni che dobbiamo registrare in certe realtà di degrado vengono in qualche modo combattuti attraverso l adozione. Da questo punto di vista, stiamo aprendo i rapporti anche con alcuni Paesi africani, mentre con altri Stati, come quelli dell America latina, esistono tradizionali rapporti consolidati, tantissimi enti hanno già un ruolo e fanno da interfaccia. Abbiamo approvato un vero e proprio regolamento, anche se naturalmente gli enti hanno una visione molto diversa tra loro. Bisogna tenere conto del fatto che vi è chi ritiene l adozione un valore in assoluto, per cui più adozioni si fanno, meglio è, chi considera necessario favorire al massimo la possibilità, per le coppie, di

5 Atti Parlamentari 5 Camera Deputati Senato Repubblica avere bambini, e chi pensa, invece, che l adozione sia l ultima spiaggia rispetto all attività da svolgere in quei Paesi affinché i minori non vengano adottati e rimangano nel loro Paese d origine; vi è inoltre chi pensa che gli enti debbano operare solo sul territorio nazionale e, ancora, chi ritiene che un ente possa operare solo nel cortile di casa, per garantire alla coppia assistenza prima, durante e dopo. Credo che nel regolamento abbiamo raggiunto un equilibrio soddisfacente, avendo in mente sia l esigenza che l ente segua la coppia prima, durante e dopo sia l opportunità di lasciare alle coppie una certa libertà di scelta dell ente di cui si fidano, perché ogni ente, come sapete, ha contatti con determinati Paesi. Ci sono poi due problemi abbastanza complessi, quello delle tariffe e quello dei controlli, ma mi sembra che, in linea di massima, l attività svolta sia soddisfacente, anche tenendo conto di altri due elementi. In primo luogo, l Italia vuole operare con la massima serietà e, quindi, rispettare gli accordi internazionali, ma non è così per tutti i Paesi del mondo che procedono alle adozioni di minori: qualche Paese è accusato di essere un po disinvolto rispetto a questo tipo di approccio. Noi invece abbiamo sempre in mente l interesse superiore del bambino, nel momento in cui ci muoviamo all estero. Riguardo al numero degli enti, semplificando, si diceva che la loro riduzione può portare ad una razionalizzazione. Le cose non stanno esattamente così, perché il bicchiere può essere considerato mezzo pieno o mezzo vuoto: qualche volta, infatti, si dice che gli enti sono troppi, mentre altre volte si afferma che sono troppo pochi e che le persone non trovano gli enti adatti a svolgere il ruolo di interfaccia per i bambini. Altre volte gli enti hanno difficoltà. Con la Bielorussia si hanno grandi difficoltà: ne abbiamo parlato nella precedente seduta. L ultima notizia apparsa sul Corriere della Sera due giorni fa è che anche i bambini oltre i quattordici anni non vengono più dati in affido per i viaggi terapeutici in Italia, ma sembra che ciò non abbia riscontro nella realtà. Purtroppo, però, ha riscontro nella realtà il fatto che le adozioni sono ferme, salvo qualche caso (sette, otto o dieci) su cui sembra che ci sia la disponibilità a fare delle eccezioni. Ci sono coppie italiane in attesa. A quanto pare, le loro speranze verranno disattese, perché da parte del Governo bielorusso c è una posizione di chiusura rispetto a questa realtà. Detto questo, vorrei svolgere una riflessione più complessiva, considerato che abbiamo almeno quattro diverse forme di approccio ai problemi dei bambini non italiani, extracomunitari o di altri Paesi. Una di esse concerne l adozione a distanza, che faccio anch io ed è molto semplice: passa attraverso le organizzazioni internazionali, le quali garantiscono per un bambino o una bambina, che sia in Africa o in Asia; versando una determinata quota ogni mese, si permette a questi bambini di andare a scuola, ricevere un educazione e via dicendo. Ogni sei mesi vengono inviate alle famiglie delle piccole relazioni sui progressi del bambino, anche se viene rigorosamente impedito ogni contatto con la famiglia che dà la donazione. Con questo meccanismo, infatti, si vuole evitare che il bambino venga sradicato o che si faccia illusioni rispetto alla possibilità di essere condotto in un Paese terzo. Questa formula è già esistente. Un altra formula è quella degli affidi: parliamo degli affidi temporanei o di quelli terapeutici, nati con Chernobyl, che certamente hanno aperto prospettive positive, ma hanno anche creato dei drammi. Questi casi, infatti, si sono moltiplicati a dismisura e le famiglie si sono affezionate ai bambini, tanto da ritenere di poterli adottare, ma così non è stato, specialmente per quanto riguarda la Bielorussia. Si sono creati problemi di questo tipo, ma non solo in Italia. Ciò era dovuto a un equilibrio non sempre felicissimo tra le aspettative delle coppie che in Italia hanno proceduto all affido, le aspettative dei bambini, le regole dei Paesi di provenienza dei bambini

6 Atti Parlamentari 6 Camera Deputati Senato Repubblica stessi e le attività delle nostre associazioni in tali Paesi, che pure sono assolutamente virtuose, rispetto alle somme che utilizzano in quei luoghi per migliorare il sistema degli orfanotrofi e il trattamento dei bambini. Parliamo, quindi, anche di aspetti molto positivi. Un ulteriore elemento è sorto nell ultimo anno e riguarda i bambini abbandonati in Italia. Parliamo di bambini di Paesi terzi che colposamente o dolosamente, qualche volta tramite le organizzazioni vengono lasciati soli in Italia e che devono trovare anch essi una casa-famiglia o una famiglia che li accolga. Ritengo che queste quattro fattispecie i bambini adottati a distanza, gli affidi temporanei o i soggiorni terapeutici, i bambini extracomunitari che vengono in Italia da soli e le adozioni internazionali potrebbero essere ricomprese in un unica logica. In realtà oggi la competenza in materia di affidi è del Ministero degli esteri o di quello del welfare, mentre quella concernente i bambini extracomunitari in Italia probabilmente riguarda il Ministero degli interni; ad ogni modo, non sono competenze dell azione internazionale. Rispetto a tali quattro situazioni, che potrebbero essere ricondotte ad una sola logica quella dell interesse del bambino sarebbe opportuno svolgere una riflessione complessiva su come affrontare il fenomeno sia all estero, sia quando i bambini si trovano in altri Paesi, sia quando vengono abbandonati in Italia. Occorre ripensare a come l adozione possa risolvere questi problemi e a cosa sia da rivedere negli altri sistemi, compreso quello degli affidi, affinché il sistema consenta di risolvere i problemi, invece di creare situazioni da cui poi non si riesce ad uscire. Il caso della coppia di Genova che si era tenuta il bambino si è ripetuto ora anche negli Stati Uniti. In effetti, capisco come sia angosciante per i bambini trascorrere periodi di quindici giorni o un mese in Italia, all interno di una famiglia, con un certo trattamento, e poi tornare in una situazione di disagio, in un orfanotrofio. Non so che risultato possa dare questo continuo alternarsi di doccia fredda e doccia calda, non solo dal punto di vista pedagogico. Se poi i Paesi terzi, ad un certo punto, intervengono d autorità e dispongono per legge l interruzione di un certo tipo di prassi, la situazione diventa ancora più grave. Vorrei concludere sottolineando nuovamente (l ho già detto nella precedente seduta) la straordinaria generosità delle coppie italiane. In Italia, infatti, vengono accolti anche bambini di una certa età o con problemi di salute o handicappati, mentre altri Paesi non ne vogliono sapere e scartano per principio quei bambini che non sono piccoli di età, perfetti e via dicendo. In Italia, invece, c è una grande disponibilità a farsi carico anche di situazioni difficili. PRESIDENTE. Vorrei svolgere qualche considerazione prima di passare la parola ai colleghi. Innanzitutto la ringrazio per la sua introduzione e per aver messo in luce alcuni nodi che mi piacerebbe discutere insieme, anche in questa Commissione bicamerale. In primo luogo, considero importante cercare di organizzare la tutela e la promozione dei diritti dei bambini nei quattro settori che lei ha citato, attraverso un unica Direzione generale che coordini le situazioni sia dei minori adottati, sia di quelli in affidamento o che effettuano dei soggiorni o che vengono adottati a distanza, sia, se mi posso permettere, di quelli non accompagnati. Da alcuni mesi la nostra Commissione sta svolgendo un indagine conoscitiva riguardo a questi ultimi, consultando una platea molto estesa di soggetti competenti in materia. Ciò che non funziona nell assistenza e nella tutela dei minori non accompagnati è che, dopo la prima accoglienza, nella seconda accoglienza non si riesce a trattenere sufficientemente i ragazzi e, in una percentuale elevata di casi, si perdono le loro tracce. Anche in questo caso, avendo ascoltato le organizzazioni delle famiglie affidatarie posso dire che un intervento molto importante, da parte

7 Atti Parlamentari 7 Camera Deputati Senato Repubblica delle stesse, potrebbe esserci nella seconda accoglienza. Come diceva il sottosegretario, infatti, si registra una disponibilità delle famiglie italiane ad accogliere i ragazzi anche dopo i quattordici anni. Se mi permette, quindi, aggiungerei il tema della tutela e della promozione dei diritti dei bambini non accompagnati. Con una nostra mozione ci stiamo orientando proprio nella direzione di un accorpamento di tutte le competenze riguardanti i bambini stranieri che si trovano nel nostro Paese, superando così la frammentazione dei poteri. Oltre a ciò, vi sono ministeri nei cui ambiti di competenza non è ricompresa a sufficienza la tutela dei diritti intervengono solo sul disagio o, in particolare, sul reato mentre noi dobbiamo avere uno spettro molto grande di tutele. Ribadisco dunque che è giusto ipotizzare un unificazione di competenze, con l aggiunta di una riflessione sui bambini non accompagnati, sui quali questa Commissione ha svolto l indagine più approfondita che in questo momento ci sia in Italia; tutti i relativi atti sono a disposizione. In secondo luogo, vorrei affrontare il problema del passaggio dall affidamento all adozione. La legge non impedisce che un bambino in affidamento possa poi essere dato in adozione. Tuttavia, dopo il caso di Serena Cruz, si è pervenuti ad un interpretazione quasi univoca della legge, per cui il bambino dato in affidamento non può essere adottato, il che costituirebbe un subdolo aggiramento della legge sull adozione. È evidente che tale norma presuppone regole chiare, che la legge non va aggirata e che l istituto dell affidamento è diverso da quello dell adozione; tuttavia noi dobbiamo cercare di dare un interpretazione corretta della legge, considerando l interesse superiore del minore, il che ci spinge a dire che il passaggio dall affidamento all adozione è quello più naturale, e non l opposto. Se successivamente all affidamento un minore è dichiarato in stato di abbandono o comunque è stato abbandonato e dichiarato in stato di adottabilità, non si comprende perché la famiglia che ha una relazione col bambino, che va salvaguardata, debba essere proprio quella che meno di tutte ha diritto all adozione. Anche questa è un interpretazione. Siamo disponibili, sia come Commissione, sia personalmente, a far sì che ciò possa avvenire, anche per fornire un sostegno maggiore all istituto dell affidamento, dal momento che esso può essere reso più debole da questa dinamica. In alcune regioni, per esempio, esso è molto debole. Al riguardo va operata una riflessione, perché mancano stanziamenti, politiche e servizi. In questo periodo sono stata spesso in Sicilia e ho appreso che il comune di Palermo conta solo due affidamenti in un anno questo non è possibile! mentre in altre realtà, dove ci sono servizi sociali dediti alla pratica dell affidamento, la situazione è diversa. Ho visitato moltissime case-famiglia, in merito alle quali, peraltro, approfittando della presenza del sottosegretario, vorrei evidenziare che manca la certezza degli stanziamenti per i bambini dati loro in affidamento. Siamo, quindi, di fronte ad una situazione paradossale. Giustamente abbiamo chiuso, secondo la legge, gli orfanotrofi, anche se l abbiamo fatto in ritardo rispetto alla legge stessa (ci siamo mossi soltanto negli ultimi due anni) e abbiamo compiuto soltanto nell ultimo anno il lavoro che avrebbe dovuto svolgersi dal 2001 al L abbiamo fatto con l idea che un bambino stia meglio innanzitutto nella propria famiglia e poi, nell ordine, nella famiglia affidataria e magari nella casa-famiglia. Questi sono i passaggi che dobbiamo seguire. Occorre favorire l istituto dell affidamento, quindi, interpellando anche le famiglie affidatarie, che hanno molte idee al riguardo. Quando abbiamo elaborato la legge, per esempio, abbiamo attribuito maggiori poteri a queste famiglie (le quali prima non potevano neanche intervenire, andando a scuola a parlare con i professori o accompagnando il bambino per lunghe visite mediche) e anche alle associazioni delle famiglie affidatarie. Pur tut-

8 Atti Parlamentari 8 Camera Deputati Senato Repubblica tavia, l istituto dell affido deve essere rafforzato. Questa disponibilità c è, dal punto di vista dei servizi di sostegno; occorre verificare, regione per regione, dove questo istituto funziona meglio e dove non funziona, sentendo anche le famiglie, che abbiamo audito recentemente. È inoltre necessaria la certezza degli stanziamenti. A Palermo ho visitato una decina di case-alloggio, che funzionano e che sono tenute bene, anche da cooperative sociali di diverso orientamento religioso e culturale, ma spesso il personale addetto non riceve stanziamenti anche per un anno o un anno e mezzo. È paradossale che i fondi venissero dati agli orfanotrofi e che le case-alloggio non li ricevano. Dobbiamo pertanto verificare la possibilità di stabilire una regola, anche attraverso un atto legislativo, secondo la quale risulti prioritario assicurare uno stabile apporto di risorse per mantenere le strutture che ospitano questi bambini, che già vivono una situazione di sofferenza. Un altra questione riguarda lo dico perché da molto tempo non parlo con il sottosegretario e vorrei riferirgli alcune cose concrete che sono state fatte la possibilità di pagare i costi vivi per l adozione in Paesi esteri. Per «costi vivi» non intendo i viaggi, ma proprio la traduzione e quant altro. Insomma, bisogna far sentire di più le nostre ambasciate, i nostri consolati come avviene per altri Paesi come la Francia quali parte integrante di sostegno agli enti e alle famiglie adottive. Esiste inoltre la questione della riduzione dei costi, che permetterebbe agli enti autorizzati, a cui noi, nel rapporto con le famiglie in caso di adozione, abbiamo delegato una funzione pubblica, di avvertire maggiormente tale funzione: perché non chiediamo alle regioni, nella Conferenza Stato-regioni, che gli enti possano essere ospitati negli uffici regionali? Le regioni dispongono di grandi spazi in diversi edifici. Peraltro, questo consentirebbe un controllo più forte del pubblico sugli enti e una maggiore presa di consapevolezza, da parte degli stessi enti, della loro importanza e della loro funzione, oltre alla diminuzione dei costi sopportati dalle famiglie. Il Ministro Frattini si è dichiarato disponibile a valutare anche l ipotesi di una Direzione generale che riguardi l infanzia e l adolescenza presso il Ministero degli affari esteri. In effetti, per quanto attiene a tutte le questioni relative alla tutela e alla promozione dei diritti dell infanzia, noi non abbiamo un sostegno e un supporto competente c è, ma non è riconosciuto presso il Ministero degli affari esteri. Ebbene, in materia di adozione e di affidamenti potrebbe essere di grande supporto per la Commissione un punto di riferimento presso il Ministero degli affari esteri; così come sarebbe importante mantenere un rapporto permanente con le ambasciate e i consolati. Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni. LAURA ALLEGRINI. Vorrei ringraziare il sottosegretario Giovanardi per la sua esposizione e porgli quattro brevi domande. Perché Bruxelles, che tanto si preoccupa di sancire princìpi, di darci direttive, di parlare di diritti dei bambini, poi, a fronte di ciò, non specifica di chi sono i doveri e non affronta mai questo discorso in sede comunitaria? Capisco che alcune questioni rientrano nella sovranità degli Stati, ma perché non c è un aiuto da questo punto di vista? Perché mancano un supporto, una collaborazione e una cooperazione reali? Questo non avviene solo con Bruxelles, ma anche con tutti gli altri organismi internazionali collegati. Io faccio parte dell OSCE, ad esempio, dove si è sempre restii a parlare di questo tipo di problematiche, che poi riguardano la collaborazione, la cooperazione, la sicurezza tra gli Stati. Questo è un tabù! Capisco che l argomento è vasto, però lei, che ha relazioni costanti con Bruxelles, saprà sicuramente dirci qualcosa in più. La seconda domanda è se ci sia l effettiva volontà di rivedere l accordo bila-

9 Atti Parlamentari 9 Camera Deputati Senato Repubblica terale con la Romania. L abbiamo visto proprio adesso con il caso di Gratian Gruia: non ci sembra plausibile tenere i loro bambini negli orfanotrofi, con il costo che ciò comporta, da un punto di vista economico e finanziario ma anche in termini umani e di impegno sociale; e non abbiamo certezza di che cosa succeda a questi bambini quando ritornano in Romania, Paese che riafferma al riguardo la propria sovranità assoluta. L accordo bilaterale è quindi sfavorevole non tanto per l Italia, quanto per ciò che succede ai minori. La terza questione che pongo è se esistano progetti di studio per i ragazzi, o se ci sia la possibilità di realizzarli, così come chiedono diverse associazioni. Quando in passato si è registrata la disponibilità da parte di alcuni Paesi, molte associazioni sono venute a proporci di accogliere alcuni ragazzi per farli studiare, fino a portarli ad una certa età nella quale essi potessero scegliere se tornare nel Paese di origine oppure se rimanere in Italia, cercando lavoro e integrandosi definitivamente. Infine, credo che lo spirito del passaggio dall orfanotrofio alla casa-famiglia fosse quello di mettere quel qualcosa in più che non c era nell orfanotrofio, come dice la parola stessa «casa-famiglia», ma nelle condizioni attuali questo qualcosa è difficile da rintracciare, proprio per problemi logistici. Perché, allora, continuare a spendere risorse anche per questi minori non accompagnati, che costano mi sembra di ricordare 70 euro al giorno? Non comprendo, inoltre, per quale ragione gli extracomunitari costano 35 euro, mentre i comunitari ne costano 70: non siamo riusciti a comprenderlo nemmeno nell audizione. Perché anche i minori non accompagnati non possono essere affidati direttamente a famiglie? Credo che ci siano le condizioni per farlo. Peraltro, nessuno protesterebbe in quelle condizioni, mentre, per esempio, nel caso dei bielorussi ogni volta è una tragedia. Proprio a Vienna, nell ultima assemblea OSCE, tutta la delegazione ha parlato con una parlamentare e mi sono resa conto della rigidità esistente su questi argomenti. Addirittura, abbiamo casi di donne che vengono in Italia, hanno dei bambini con italiani e poi vanno in Bielorussia per le vacanze e non ritornano più, perché ritengono che ci sia la doppia cittadinanza e che, quindi, l autorizzazione concessa dal genitore per uscire dall Italia per le vacanze equivalga per lui a non avere più alcuna autorità o potestà genitoriale su quel minore, con tutti i problemi conseguenti. GABRIELLA CARLUCCI. Approfitto della presenza del sottosegretario per rivolgergli una domanda inerente un emendamento che noi, come Commissione infanzia, abbiamo proposto al Ministro Maroni, affinché venga inserito nel cosiddetto decreto sicurezza. Tale emendamento riguarda la possibilità di identificare con certezza i minori non solo gli stranieri non accompagnati, ma tutti i minori mediante una carta di identità. Mi chiedo se sia possibile abbiamo bisogno del supporto del sottosegretario prevedere quanto già contenuto nel Trattato europeo di Prüm, ossia l inserimento dei dati del codice genetico e del DNA nel documento di identità. I minori, infatti, crescono e cambiano rapidamente. Questo vale anche, e a maggior ragione, per gli italiani che scompaiono e che non si riescono più a rintracciare, proprio perché, crescendo, cambiano moltissimo e diventa impossibile identificarli. Inserendo i dati genetici nel documento, invece, la loro identità sarebbe certa per sempre. Ho capito che ci sono delle difficoltà per l inserimento dei dati genetici: si sono svolte discussioni, anche all interno di questa Commissione, con i vari soggetti che sono stati auditi. Il trattato europeo che ho citato, però, già prevede l idea di inserire questo codice nel documento di identità, e tale disposizione deve essere applicata non solo agli stranieri, ma a tutti i minori, quindi anche agli italiani. A mio giudizio, sarebbe un passo avanti per sta-

10 Atti Parlamentari 10 Camera Deputati Senato Repubblica bilire con certezza l identità del minore, a favore non solo degli stranieri non accompagnati, ma anche degli italiani. Chiedo al sottosegretario se si possa impegnare a cercare una soluzione. Noi ci siamo mossi scrivendo questo emendamento, ma a mio giudizio esso sarebbe più completo se ci fosse la possibilità di inserire tali elementi. PRESIDENTE. Do nuovamente la parola al sottosegretario Giovanardi per le risposte ai quesiti posti. CARLO GIOVANARDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con delega alle politiche della famiglia. Sono stati sollevati tantissimi problemi che riguardano le adozioni internazionali, ma anche, più in generale, tematiche che hanno al centro il bambino e i suoi interessi a diversi livelli. Cominciamo con le ambasciate. Due mesi fa, quando la Farnesina ha organizzato l incontro di tutti gli ambasciatori italiani per approfondire alcune tematiche, abbiamo organizzato una sezione speciale e abbiamo chiesto al Ministro Frattini che il suo dicastero che storicamente ha sempre avuto, tra il personale all estero, l addetto militare, l addetto commerciale specializzi del personale in ambasciata all estero anche sulle tematiche che riguardano l adozione. Avere del personale con la sensibilità necessaria a capire il problema e che conosca anche tutti gli aspetti relativi all adozione può favorire il Governo, ma soprattutto gli enti che lavorano in Paesi terzi, nel momento in cui hanno un ambasciata o dei consolati che siano in grado di comprendere i loro problemi. Siamo abbastanza avanti sia su questo punto sia per quanto riguarda i rimborsi. Come mi dicono la vicepresidente Bacchetta e la dottoressa Vinci, che sono esperte ed hanno il contraltare di altri Paesi, l Italia è l unico Paese al mondo che rimborsa quelle spese, perché in nessun altra nazione chi adotta un bambino riceve aiuti dallo Stato. Noi li abbiamo, diretti ed indiretti, tali per cui, non integralmente, ma per una buona quota, la cifra spesa viene risarcita. Il problema dell orfanotrofio abbiamo visto anche la situazione di Napoli, riportata dal Corriere della Sera di due giorni fa è un problema serio di rapporto tra Stato e regioni. Abbiamo già incontrato una questione analoga a Trieste, per quanto riguarda le tossicodipendenze: ci siamo intrattenuti molto sui livelli minimi di assistenza, di cui ha parlato anche l onorevole Turco. Ormai, infatti, c è una consapevolezza generale che nell autonomia regionale si possono nascondere cose bellissime, ma anche cose fallimentari. Quanto al tema della droga, infatti, nel momento in cui il fondo nazionale per i tossicodipendenti è stato soppresso e il trasferimento della spesa sanitaria delle regioni è finito in un coacervo indistinto, qualche regione, per quanto riguarda i SERT o il privato sociale, ha chiuso i rubinetti. Allora, o si ripristina un fondo nazionale per le tossicodipendenze, o si vincola una quota parte della spesa sanitaria, sia pur nell autonomia regionale, in direzione delle tossicodipendenze, nell ottica del livello minimo di assistenza. Non si capisce perché un tossicodipendente non debba avere lo stesso trattamento minimo in Sicilia come in Lombardia, per parlare di due regioni che hanno problemi molto diversi tra di loro. Credo che la stessa cosa debba avvenire rispetto alle realtà di cui stiamo discutendo. Tre giorni fa abbiamo letto della situazione di Napoli, i cui enti si sono rivolti anche a noi, al Governo nazionale. Che cosa fanno il Governo o il Parlamento nazionali di fronte a queste situazioni, dove l autonomia e il finanziamento sono totalmente regionali e comunali? Essi non hanno alcun potere sostitutivo: possono fare, al limite, della moral suasion, ma questo non serve a molto. Come Parlamento, ci troviamo ad assumere delle decisioni, a ritenere di aver compiuto un salto di qualità e un passo in avanti niente orfanotrofi, ma diritti dei bambini, dopodiché si legge che dopo alcuni anni in cui non vengono pagati i dipendenti, le case-famiglia chiudono e non si sa dove vadano i minori, per i quali

11 Atti Parlamentari 11 Camera Deputati Senato Repubblica non esiste più alcun livello di assistenza e la situazione rischia di diventare drammatica. La senatrice Serafini ha parlato della Sicilia, ma a Napoli la situazione è la stessa. Credo che su realtà di questo tipo occorra una riflessione analoga a quella che abbiamo fatto sulle tossicodipendenze: o ci sono poteri sostitutivi o ci sono vincoli di destinazione, ma comunque non si può rimanere indifferenti rispetto a realtà che non trovano soluzione. L onorevole Allegrini ha posto quattro domande difficili. A Bruxelles, da quanto ho capito, nel Parlamento europeo c è una totale divergenza di opinioni. Mi ricordano sempre il nome, che in questo momento mi sfugge, di una baronessa inglese, europarlamentare, che ha fatto una battaglia anche per la Romania. Non conosco le motivazioni che l hanno indotta ad assumere una posizione politica di questo tipo, ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Bisognerebbe chiedere agli europarlamentari se, con il tempo, sia invece maturata la convinzione che queste forme di accoglienza famigliare, di affido e di adozione, sono le migliori nell interesse del bambino, rispetto a qualsiasi altra forma di organizzazione pubblica, che non potrà mai dare quello che una famiglia assicura, per evidenti ragioni. Venendo alla Romania, almeno per quanto riguarda le adozioni internazionali credo che il fatto di essere insieme in Europa non debba esimere tutti dall aprire un colloquio molto amichevole e molto franco con questo e gli altri Paesi, visto che facciamo parte della stessa Comunità; occorre domandare i motivi per i quali non accettano di riaprire un confronto in materia di adozione. Ciò non è offensivo; credo, anzi, che per la Romania sarebbe un modo per bilanciare altre situazioni che l hanno messa in cattiva luce in alcuni Paesi europei come l Italia. Se invece di parlare della Romania solo per quanto riguarda i rom o gli stupri, se ne parlasse anche in quanto Paese con cui l Italia ha una piena collaborazione per consentire ai bambini abbandonati di trovare una famiglia, si otterrebbero anche rapporti di amicizia tra i due popoli. Credo che su questo aspetto si debba insistere molto. Quello dei progetti di studio è un argomento che non ho approfondito, ma possiamo farlo: il problema è simile a quello dell affido e dell adozione. Se questi ragazzi vengono qui con le famiglie, bisogna capire bene quali aspettative abbiano rispetto alla permanenza in Italia che, se ben comprendo, durerebbe per anni: sarebbe un affido prolungato. A questo proposito, vi propongo una riflessione ma la possiamo organizzare noi, come Dipartimento sul tema dell adozione e dell affido dei bambini extracomunitari, vicini e lontani, sia di quelli che vengono aiutati in loco, sia di quelli che sono qui, avendo potuto trasferirsi in Italia per diventare italiani. Tale riflessione andrebbe impostata, naturalmente, insieme alla Commissione e alle varie organizzazioni che si occupano del problema, anche mettendole assieme, perché in effetti abbiamo una parcellizzazione di competenze: le adozioni internazionali sono di competenza della famiglia, mentre gli affidi sono di competenza del welfare. Bisogna mettere insieme anche il welfare, quindi, e operare assieme, ascoltando i diversi punti di vista e procedendo in maniera più organica. Che cosa facciamo con questi bambini extracomunitari? Che cosa facciamo quando sono nel loro Paese? Che cosa facciamo quando sono in Italia? Quali sono le possibilità che una coppia italiana ha, rispetto a tutte queste opzioni? Assisterà i bambini dando una somma di denaro? Li terrà in affido? Può farli studiare? Li adotta? Li prende quando sono in Italia, nel momento in cui sono soli e abbandonati? Ecco, vediamo di fare qualcosa. Potremmo operare una ricognizione sui bambini extracomunitari, oltre che su quelli italiani, sul sistema delle case-famiglia e sul finanziamento di tale sistema: è nazionale, regionale o comunale? Paga il comune di Napoli, paga la regione o paga lo Stato? Sono tutte tematiche da mettere a fuoco. Quanto al tema della carta di identità dei minori, specialmente se generalizzato,

12 Atti Parlamentari 12 Camera Deputati Senato Repubblica io ho visto con angoscia i casi come quello della piccola Angela Celentano, sparita proprio a Salerno. Quando passano gli anni, è difficile ritrovare gli scomparsi e ci si appella alle somiglianze. Certo, se ci fosse una banca dei DNA, una volta che una persona venisse ritrovata si potrebbe almeno sapere con certezza se si tratti o meno del soggetto che si sta cercando. Ciò vale specialmente rispetto al problema molto serio dei bambini a cui viene continuamente fatta cambiare identità e che vengono sfruttati. È un tema che va affrontato anche dal Ministero dell interno. Occorre considerare ma lo sapete meglio di me che in questo genere di problemi esiste sempre il limite economico, perché le belle idee devono anche sostanziarsi in una copertura economica e in attività amministrative che consentano poi di realizzarle, dalla chiusura dei manicomi da parte della legge Basaglia al problema degli orfanotrofi. In mancanza di risorse e di mezzi, infatti, si rischia di fare peggio, anziché fare meglio. Se il livello minimo prima esistente viene soppresso per dare il massimo ma poi sparisce il massimo, contemporaneamente sparisce anche il minimo. Questo è un campo che richiede un impegno molto serio. PRESIDENTE. Ringraziamo il sottosegretario per la sua presenza. Dichiaro conclusa l audizione. La seduta termina alle 13,20. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI DOTT. GUGLIELMO ROMANO Licenziato per la stampa il 22 aprile STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO 0,35 *16STC * *16STC *

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