Da impiegato a mangiafuoco. In sedia a ruote

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1 2 febbraio 2014 MAGAZINE Redazione: Piazza Cavour Roma Poste Italiane spa Spedizione in abbonamento postale 70% - Roma LAVORATORI ATIPICI Trovare un impiego fuori dalle quote SULLE NUVOLE Passione paracadutismo TAREK FOUAD IBRAHIM Da impiegato a mangiafuoco. In sedia a ruote

2 EDITORIALE di Luigi Sorrentini Direttore Centrale Reggente Riabilitazione e Protesi, Inail Il bene-lavoro: l impegno dell Inail È cominciato il conto alla rovescia per l undicesima edizione dei Giochi paralimpici invernali, che quest anno si terranno a Sochi, in Russia, dal 7 al 16 marzo. Dopo Oscar De Pellegrin a Londra, anche per questa edizione il portabandiera, Andrea Chiarotti, capitano della squadra di ice sledge hockey, sarà un nostro atleta. È lo sportivo che rappresenta non solo l Italia ma anche l Inail e il suo impegno nello sviluppo di tecnologie che tendano almeno a ridurre le conseguenze dei tragici incidenti sul lavoro. L inchiesta di questo mese tocca uno dei temi caldi della crisi: la mancanza di lavoro che coinvolge in modo particolare le persone disabili. Per questi ultimi sembra essere una missione impossibile. Oltre la metà non lo trova e la situazione peggiora costantemente. Secondo l Ufficio per i diritti dei portatori di handicap delle Nazioni Unite, nei Paesi industrializzati la disoccupazione delle persone disabili raggiunge il 50-70%, mentre in Italia la Cgil rivela che sono oltre 750mila gli iscritti nelle liste di collocamento obbligatorio. Inoltre lo slalom tra concorsi, invio dei curricula e Centri per l impiego è sempre più difficile per chi vive in sedia a ruote o ha qualche altra forma di disabilità. Si calcola che in Italia, dopo la prima ondata di crisi tra il 2008 e il 2009, l occupazione dei disabili si sia ridotta di oltre un terzo. La recessione ha aggravato la situazione, perché le aziende in crisi possono chiedere la sospensione degli obblighi di assunzione previsti dalla legge 68/99, largamente inapplicata. Così il 25% dei posti da assegnare nel pubblico come nel privato, rimane scoperto. Nel giugno 2012 la Commissione europea ha citato l Italia davanti alla Corte di giustizia Ue per l incompleto recepimento della direttiva 2000/78 sulla lotta alla discriminazione sul lavoro. La normativa comunitaria, infatti, impone ai datori di lavoro di prendere provvedimenti per consentire alle persone disabili di accedere a un occupazione e di progredire nella carriera: un obbligo non pienamente previsto, secondo Bruxelles, dalla legge italiana. Per migliorare le opportunità di reinserimento sociale e lavorativo delle persone divenute disabili a causa di infortunio sul lavoro o malattia professionale, l Inail ha recentemente sottoscritto un protocollo di intesa con Italia Lavoro l ente strumentale del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali per la promozione di azioni nel campo dell occupazione e dell inclusione sociale per sviluppare sinergie in questo campo. Quali? Favorire la ricollocazione lavorativa interna alle aziende in cui si è verificato l infortunio, il reinserimento professionale dei disabili in profili maggiormente richiesti sulla base delle esigenze del mercato occupazionale locale. Inoltre verranno elaborati congiuntamente progetti finalizzati al reinserimento socio-lavorativo degli infortunati sul lavoro e tecnopatici, nella logica vincente di rafforzare le reti territoriali. 3 Uno dei temi caldi della crisi? La mancanza di occupazione per i disabili. A chi è riuscito a trovare un impiego, pur se fuori dalle quote, è dedicata l inchiesta di questo numero

3 NUMERO due Febbraio 2014 ACCADE CHE... EDITORIALE 3 Il bene-lavoro: l impegno dell Inail di Luigi Sorrentini ACCADE CHE... 5 Diventa legge il Programma di azione biennale Esoscheletro e mano-robot: sinergia con l Istituto di tecnologia L INCHIESTA 8 E se il lavoro non fosse un gioco? di Antonella Patete 14 La carica dei lavoratori autistici di Antonio Storto INSUPERABILI 16 Giocoliere, mangiafuoco e giramondo Intervista a Tarek Fouad Ibrahim di Michela Trigari Superbile Magazine Anno III - numero due, febbraio 2014 Direttore: Luigi Sorrentini cronache italiane 18 Karaoke al centro diurno di Laura Badaracchi visti da vicino 20 E Vincenzo riprese la tromba di M.T. PORTFOLIO 22 Gli infiniti linguaggi dell arte Tempo libero 26 Laura, a tu per tu con l infinito di Giorgia Gay 28 Un atterraggio per due. La moda dei lanci in tandem di G.G. In redazione: Antonella Patete, Laura Badaracchi e Diego Marsicano Direttore responsabile: Stefano Trasatti Hanno collaborato: Giorgia Gay, Chiara Ludovisi, Ambra Notari, Antonio Storto, Michela Trigari di Redattore Sociale; Franco Bomprezzi; Erica Battaglia, Antonello Giovarruscio, Rosanna Giovèdi, Daniela Orlandi del Consorzio sociale Coin; Ilaria Cannella, Francesca Iardino, Monica Marini, Mariella Pedroli dell Inail Progetto grafico: Giulio Sansonetti CULTURA 30 Accaparlante compie 30 anni di L.B. 31 Quando la buona volontà non può bastare di L.B. 34 Risate a gogò con la Compagnia delle frottole di A.S. 35 Indovina con chi mi sposo? di A.P. RUBRICHE 36 Inail... per saperne di più Tornare alla vita col mutuo aiuto. La ricetta lombarda 37 Senza barriere Se la metropoli è per tutti. L impegno parte dall Europa 38 Scuola Bisogni educativi speciali, il ministero chiarisce 39 L esperto risponde Lavoro, Mobilità Editore: Istituto Nazionale per l Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro Redazione: Superabile Magazine c/o agenzia di stampa Redattore Sociale Piazza Cavour Roma superabilemagazine@inail.it Stampa: Tipografia Inail Via Boncompagni Milano Autorizzazione del Tribunale di Roma numero 45 del 13/2/2012 PINZILLACCHERE 40 Dr. Jekyll e Mr. Hyde Poche storie di Franco Bomprezzi Nessuno è perfetto: neppure i manichini in vetrina di Chiara Ludovisi Quel ruotino in più che dà lo sprint di M.T. 41 Bianca, cheerleader in carrozzina di Ambra Notari Down: ricette sul web Dulcis in fundo 42 Strissie - I pupassi di Adriana Farina e Massimiliano Filadoro Grazie ai colleghi della tipografia di Milano che, da ormai due anni, stampano la rivista con grande professionalità. Un ringraziamento, per averci gentilmente concesso l uso delle foto, ad Albergo Etico (pagg. 4, 8-11), Paolo Haim (pagg. 4, 27-28), Marco Ciccolella (pag. 16), Simone Radavelli (pag. 17), Stefano Dal Pozzolo (pagg ), Giuseppe Vinci (pag. 20), Valeria Aretano (pag. 21), Giulio Busi (pag. 41). In copertina: Tarek Fouad Ibrahim, foto di Marco Ciccolella mondo inail Esoscheletro e mano-robot: sinergia con l Istituto di tecnologia Una nuova partnership scientifica per sviluppare la robotica nel campo della riabilitazione e della protesica. È quella che consolida la già avviata collaborazione tra l Inail e l Istituto italiano di tecnologia (Iit). A siglare l intesa i presidenti Massimo De Felice e Gabriele Galateri. Due, in particolare, i progetti nell ambito dell accordo: lo sviluppo di un nuovo esoscheletro motorizzato (una sorta di armatura in grado di far camminare chi non cammina) e lo studio di una mano poliarticolata e di un polso innovativo, in grado di interfacciarsi con le migliori tecnologie oggi disponibili sul mercato. L obiettivo del progetto è quello di trasferire le rispettive Diritti e doveri Diventa legge il Programma di azione biennale. Ma le associazioni temono che non si passi ai fatti Il Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l integrazione delle persone con disabilità è legge: è stato infatti pubblicato il 28 dicembre scorso il decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 2013, con il quale è stato adottato il documento, predisposto dall Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. L approvazione del Programma d azione da parte dell Osservatorio risale al febbraio Il 12 e 13 luglio, il Programma ha scandito i tempi e i temi della quarta Conferenza nazionale sulle politiche della disabilità organizzata dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Il 27 settembre il documento è stato adottato dal Consiglio dei ministri e il 4 ottobre il presidente Napolitano ha emanato il decreto di adozione. E ora, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n. 303) rappresenta l ultimo passaggio formale per la sua entrata in vigore. conoscenze e competenze al sistema industriale nazionale per produrre dispositivi avanzati a costi più competitivi e maggiormente sostenibili dal sistema del welfare e dai pazienti, allargando così il numero dei potenziali fruitori e superando i limiti dei modelli in commercio. Beneficiari dell iniziativa saranno quindi non soltanto gli assistiti Inail, ma anche l industria italiana del settore protesico e riabilitativo. Modelli di riferimento? Le esperienze del Centro protesi Inail di Vigorso di Budrio (Bologna), del Centro di riabilitazione Inail di Volterra (Pisa) e dei laboratori dell Istituto italiano di tecnologia di Genova. Il programma triennale prevede 4 5 Il Programma contiene l insieme degli interventi che dovrebbero essere messi in pratica nei prossimi due anni per migliorare la vita delle persone con disabilità e garantire pienamente i loro diritti. Una cinquantina di pagine in cui, sulla traccia del dettato della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, vengono affrontate questioni fondamentali come lavoro, riconoscimento della condizione di disabilità, vita indipendente, accessibilità e mobilità, inclusione scolastica, salute, riabilitazione, cooperazione internazionale. Tuttavia, il carattere meramente programmatico degli impegni assunti ha suscitato molte perplessità da parte delle associazioni delle persone disabili. Infatti, come precisato dalla relazione illustrativa arrivata in Consiglio dei ministri, le azioni richiamate nel documento «risultano finanziabili nei limiti degli stanziamenti previsti mentre gli impegni assunti alla presentazione alle Camere di nuovi provvedimenti legislativi saranno condizionati al rispetto della disciplina ordinaria in tema di programmazione finanziaria». un apporto di risorse da parte dei due istituti per un valore complessivo di 11,5 milioni di euro e un piano di 20 assunzioni da parte dell Iit. Il coordinamento sarà affidato a Simone Ungaro, direttore generale di quest ultimo. La sicurezza sul lavoro diventa un cortometraggio. S intitola L esperienza insegna, di Francesca Bider (Biella) il vincitore della seconda edizione del concorso nazionale Marco Fabio Sartori, dedicato al presidente dell Inail prematuramente scomparso nel 2011 e promosso dall Inail di Varese e dall Organismo paritetico della Provincia, in collaborazione con l Istituto cinematografico Antonioni. Decine i filmati arrivati da tutta Italia per raccontare la sicurezza sul lavoro dal punto di vista delle nuove generazioni.

4 ACCADE CHE... La Lonely Planet scommette sui viaggiatori disabili. Il gigante mondiale delle guide ne ascolterà le opinioni attraverso una piattaforma online dove potranno condividere esperienze sulle vacanze. L obiettivo? Realizzare e-book con itinerari ad hoc. Secondo le stime, infatti, il 50% dei turisti disabili sarebbe disposto a viaggiare di più se avesse a disposizione maggiori informazioni sulle strutture ricettive accessibili. Il Comune dedica una piazza al giardiniere disabile A sport Accordo tra Cip e ministero della Difesa per i reduci di guerra Non sarà più una ferita insanabile la disabilità riportata dai militari del contingente italiano. È una realtà l accordo tra ministero della Difesa e Comitato italiano paralimpico, sancito dalla firma congiunta del ministro Mario Mauro e del presidente Cip Luca Pancalli: oltre all apertura di un Ufficio per lo sport all interno del dicastero, l intesa prevede il so- fermo stegno all avviamento alla pratica sportiva, e si concretizzerà con la messa a disposizione, da parte del ministero, di personale, mezzi e infrastrutture militari. Le operazioni di sostegno saranno articolate in tre fasi: post traumatica e riabilitativa, avviamento allo sport e agonistica. Così racconta la sua esperienza Simone Careddu (nella foto), finito nel poco più di un anno dalla prematura scomparsa di Albano Angelini per via di un tumore, il Comune di Fermo gli ha intitolato un largo in località Capodarco, tra la scuola media e quella elementare: uno spazio che Angelini frequentava spesso, salutando le persone e lavorando nella pulizia delle strade. La proposta è partita dalla Comunità di Capodarco, dove l uomo ha vissuto per molti anni. E la domanda è stata accolta con entusiasmo dall amministrazione L indagine Sclerosi multipla, in Italia costa 38mila euro a paziente Si è concluso dopo tre anni uno studio sui costi della sclerosi multipla. Finanziata dal ministero della Salute, la ricerca è stata condotta, tra gli altri, dall Associazione italiana sclerosi multipla (Aism). L indagine si è focalizzata soprattutto sul lato economico della riabilitazione: i dati 2011 parlano di un costo medio annuo per paziente tra i 23mila e i 63mila euro, a seconda del grado di disabilità. Il costo sociale medio annuo è di circa 38mila euro per paziente, mentre quello complessivo si stima oltre i 2,7 miliardi. La sclerosi multipla ha quindi un forte impatto sia per le famiglie dei malati che per l intera società. E i costi dovuti alla riabilitazione ammontano a circa euro a paziente (il 26,7% di quelli sanitari); una quota considerevole, poi, è dovuta al ricovero ospedaliero. «Una miglior qualità dei servizi sul territorio potrebbe ridurre tali costi», commentano i ricercatori. comunale che, con delibera di Giunta, ha deciso di intitolare lo spazio ad Albano. Respinto dal padre per via di un disturbo psicomotorio, il giovane trascorse molti anni in collegio dalle suore. Dopo vari tentativi di ricerca di un lavoro e anniversari roster di una squadra di serie B di basket in carrozzina: «Reduce da una missione in Afghanistan nel 2009, ho sempre fatto sport, ma mai in versione agonistica. In riabilitazione, inizialmente nuotavo, poi ho praticato tiro con l arco. A distanza di tempo ho trovato due sport che mi appassionano: il basket e l handbike, l alternativa alla corsa che amavo fare prima». il parere negativo della commissione medica, ottenne una borsa lavoro come operatore ecologico. Dove si dimostrò all altezza del compito, conquistando la stima dei suoi colleghi più anziani, ricorda chi lo ha conosciuto bene. La Lega del filo d oro ne compie 20 Quasi 2mila interventi in 20 anni al Centro diagnostico e di riabilitazione della Lega del filo d oro di Osimo (Ancona), che si occupa della riabilitazione di bambini sordociechi e pluriminorati psicosensoriali. Nel 2012 presso la struttura sono stati erogati servizi a 108 persone, di cui 32 con meno di 4 anni. Le cause delle disabilità? Nel 27% dei casi sono dovute a nascite premature. Altre sedi sono presenti a Lesmo (Monza Brianza), Modena, Molfetta (Bari), Termini Imerese (Palermo), Roma e Napoli. bologna Alla scoperta della città attraverso i sensi Cultura senza barriere non è solo uno slogan: La Girobussola vuole rendere accessibili a tutti le bellezze cittadine, anche a chi non può vedere. Nata lo scorso ottobre, l associazione ha già dato vita al progetto Bologna in tutti i sensi : percorsi multisensoriali che puntano su tatto, odori e suoni. Come la visita alle Due Torri, con tanto di distribuzione di mappa tattile della città. Tra gli impegni in programma, un percorso ad hoc nell Orto botanico e visite al museo Anteros (nella foto), dov è possibile trovare le traduzioni tattili delle maggiori opere d arte. E nel futuro corsi di scultura, passeggiate naturali e ciaspolate arricchite da stimoli uditivi. giochi senza barriere A Finale Ligure la pista di biglie è per tutti Ecco una pista delle biglie fruibile da tutti i bambini, disabili e non: accade a Finale Ligure, in provincia di Savona, dove l architetto Deborah Ballarò ha progettato una struttura sorretta da un supporto di acciaio inossidabile. «Mi sono resa conto che i bambini non giocavano insieme spiega la progettista. Da qui l idea di una pista dove tutti riescono a giocare nello stesso modo». Il prototipo installato è di cinque metri per tre e permette di far giocare contemporaneamente otto/dieci bambini, ma si tratta di un sistema modulare: come per i trenini, il disegno è libero e si può scegliere di realizzarlo a forma di otto, di cerchio o in altro modo. Per le sue caratteristiche l idea può essere esportata in altri contesti. I costi? «Non sono più cari degli altri assicura l architetto È il punto di vista che deve cambiare». «Si parla spesso di musei accessibili spiega la presidente Marta Giacomoni, però la disabilità non è solo motoria. Predisporre ascensori e scivoli è giustissimo, ma senza lasciar fuori chi ha esigenze diverse». Per saperne di più: info@girobussola.org. il progetto Vela accessibile grazie alla Fondazione don Gnocchi ivere (VIrtuale Vpro VEla REale) il progetto presentato dalla Fondazione don Gnocchi, realizzato insieme alla Federazione italiana vela con il contributo del dipartimento Pari opportunità. Reclutati presso i centri di Roma e Sant Angelo dei Lombardi e in parte presso le scuole della Capitale, 30 ragazzi dai 10 ai 25 anni con 6 7 palermo Nasce la fattoria specializzata in latte d asina Dodici giovani con disabilità, tra 18 e 35 anni, lavoreranno in una fattoria sociale di Termini Imerese (Palermo) specializzata in latte d asina. Il progetto El burrito, della durata di quattro anni, è stato finanziato dalla Fondazione con il Sud e promosso dalla cooperativa sociale Area azzurra. All iniziativa hanno collaborato realtà sia pubbliche che del privato sociale. Dopo la prima fase di start up, che prevede di realizzare la fattoria sociale nel corso di un anno con la ristrutturazione dell immobile, ci sarà l acquisto di 40 asine originarie di Ragusa e l avvio della produzione e commercializzazione in tutta la Sicilia. Secondo i ricercatori, il latte d asina è indicato per i bambini molto piccoli in quanto la sua composizione è molto simile a quella del latte materno. disabilità motorie concluderanno a febbraio, presso l area di riabilitazione tecnologica del centro S. Maria della Provvidenza, un training in palestra e in acqua, usando pedane stabilometriche e un simulatore di vela. Previste anche lezioni teoriche su sicurezza e primo soccorso. A primavera, un corso presso un circolo velico laziale, con barche appositamente attrezzate. Obiettivo? Preparare i ragazzi alla pratica sportiva della vela, magari per diventare campioni. Una borsa di studio per gli universitari disabili. Bandita dall Associazione nazionale mutilati e invalidi civili di Pesaro- Urbino in memoria dell ex socia onoraria Giselda Caramella, e del valore di 3mila euro, la borsa è riservata agli studenti disabili iscritti a università italiane che abbiano prodotto, nell ambito del loro corso di studio, una dissertazione sulla disabilità. Scadenza 31 marzo; bando di concorso su Anmic.it. Info: tel. 0721/67902, anmic.pu@libero.it.

5 l inchiesta Occupazione a ostacoli E se il lavoro non fosse un gioco? Per molti rimane il sogno di una vita, ma alcuni riescono a ottenere l agognato impiego. Spesso attraverso soluzioni alternative alle quote riservate. Mettendosi alla prova in nuove forme di sperimentazione sociale. Che non dimenticano il mercato Antonella Patete Nell Italia della crisi trovare un lavoro può diventare un miraggio. Soprattutto se vivi al Sud, se sei donna o se hai una disabilità. Se poi tutte queste caratteristiche si trovano concentrate in una sola persona il rischio di diventare un cosiddetto neet, neologismo inglese per indicare chi non studia, non lavora e non fa neppure uno stage, sfiora quasi livelli di certezza. E se l Istituto nazionale di statistica decreta che la gioventù si protrae fino a 34 anni, per le persone disabili la soglia rischia di estendersi oltre misura: ragazzi a vita, con tutto quello che ne consegue anche, e soprattutto, in termini di lavoro e occupazione. Fortunatamente, però, c è anche chi si rimbocca le maniche e propone nuovi modelli di spe- rimentazione sociale affidati alla libera iniziativa e alla creatività individuale: esperienze diverse innanzitutto nel linguaggio, dove le categorie protette diventano capitale umano e le quote riservate opportunità per costruire nuovi progetti imprenditoriali. Ne sa qualcosa Antonio De Benedetto, patron del ristorante Tacabanda, ma soprattutto imprenditore illuminato e sognabito è sbocciata una passione reciproca. Inizialmente faceva un tirocinio come aiuto cuoco, oggi ha un contratto a tempo indeterminato e fa parte a tutti gli effetti dello staff». Timido e impacciato nei primi tempi, Niccolò è diventato via via più disinvolto nello svolgimento delle proprie mansioni. Dopo i primi tre mesi, era in grado di apparecchiare in maniera impeccabile, ricevere le comande con i tempi giusti e un margine di errore intorno al 5%, descrivere con precisione i piatti del giorno. Ma non solo: «Ha dimostrato a se stesso e agli altri di sapersi rapportare in maniera adeguata con i clienti e, in poco tempo, la battuta pronta e la simpatia che lo contraddistinguono sono diventate un valore aggiunto per il ristorante. Tanto che Niccolò è diventato il simbolo di questa città». Sì, proprio della città, giura il patron, che coltiva un ambizioso progetto di social business coniugato a una nuova idea di convivenza: «La nostra comunità è contaminata da un modello di società civile che recepisce la disabilità non come problema, ma come risorsa incalza. Stiamo scrivendo il metodo per fornire alle perso- 8 9 tore. Situato nel centro storico di Asti, il locale si distingueva per i sapori piemontesi e le iniziative enogastronomiche. Fino a quando, nel 2006, l incontro con Niccolò Vallese, un ragazzo diciassettenne con sindrome di Down, non ne modificò nel profondo lo spirito. «Niccolò è arrivato da noi dalla scuola alberghiera di Agliano Terme ricorda De Benedetto. E sune disabili gli strumenti per una vita indipendente che possa trasformarsi in capacità di lavoro». Quello di Niccolò, infatti, non è stato che l inizio di una lunga serie di tirocini. In poco più di sette anni per il ristorante Tacabanda sono passati oltre 30 ragazzi con sindrome di Down provenienti da tutt Italia e anche dalla Confederazione svizzera. «Ma poi ci sono tante altre iniziative prosegue De Benedetto, come la gestione della caffetteria Toju aperta durante la stagione teatrale presso il Teatro Alfieri e l apprendistato nell arte della paratura delle carni all interno di una delle macellerie del Mercato coperto». E soprattutto l Albergo Etico, un utopia imprenditoriale che prevede l allestimento di un hotel da 40 camere e 35 miniappartamenti dove una trentina di persone disabili possano ricoprire le mansioni di front e di back office attraverso borse lavoro e tirocini scolastici. Grazie al progetto Download, inoltre, giovani con sindrome di Down troveranno non soltanto un occupazione, ma anche corsi di formazione gestiti da tutor alla pari, attività terapeutiche Gli infortunati si raccontano S intitola Anch io lavoro il video documentario promosso da Inail Veneto e dal Forum permanente del terzo settore regionale. Protagonisti, alcuni infortunati sul lavoro che hanno potuto beneficiare degli interventi di sostegno per il reinserimento nella vita di relazione previsti dall articolo 45, punto d del Titolo IV del nuovo Regolamento protesico Il video presenta percorsi di inserimento lavorativo all interno di alcune cooperative sociali: dall accompagnamento all assunzione, fino al contratto a tempo indeterminato.

6 l inchiesta Occupazione a ostacoli Pochi e (soprattutto) uomini Secondo l Istat soltanto il 16% dei circa 300mila individui disabili presenti nel nostro Paese tra i 15 e i 74 anni ha un impiego, a fronte del 49,9% del totale della popolazione. Il 72% degli occupati è costituito da uomini e la quota di chi non è mai entrato nel mercato del lavoro è più elevata tra le persone con limitazioni funzionali gravi: il 18,5% contro l 8,8% di chi ha limitazioni lievi. e opportunità di sperimentare periodi di distacco dalle famiglie. Il progetto è ora in fase di attuazione per la parte didattica, mentre per l albergo bisognerà attendere almeno un paio d anni necessari alla ristrutturazione dei locali destinati dal Comune: una caserma adiacente all università, che dovrebbe ospitare anche un centro studi e alcuni servizi universitari, tra cui l ostello e la biblioteca. Nel frattempo al ristorante Tacabanda si va avanti senza sosta: su cinque lavoratori dipendenti, compresi i proprietari, due sono disabili. E poi ci sono i tirocinanti: Alessandro che la sera corre avanti e indietro per la sala, Stefano che durante il percorso formativo è riuscito a ottenere la patente B, Giacomo che ogni mese arriva da Roma. Hanno tratto tutti beneficio dal lavoro al ristorante: soprattutto in termini di fiducia in se stessi e nella propria capacità di guardare in faccia la vita, con le difficoltà e le opportunità che si tira dietro. Per una persona disabile, infatti, il lavoro non è soltanto una questione di soldi. Ancora di più che per i cosiddetti normodotati conta il fatto di potercela fare, di I ragazzi del progetto Download alle prese con le attività di ristorazione e non solo. Le foto dell inchiesta sono di Roberta Arias e Costantino Pletosu tatto con i cittadini». E l esperimento sembra funzionare, visto che i clienti non mancano e soprattutto si rapportano con i gestori in modo amichevole: perdonando eventuali esitazioni nella consegna dei giornali, perché alla fine meglio un sorriso di più che venti secondi di meno nell espletamento della funzione svolta. Insomma, dal taglio del nastro lo scorso settembre, l attività sembra ormai decollata. Dal punto di vista degli utili, e non solo: «Ho visto molti cambiamenti afferma la presidente. Timidi e insicuri nei primi tempi, i ragazzi si sentono ormai a proprio agio nel servire i clienti. Alcuni sono in grado di muoversi in totale autonomia e, cosa importante, svolgono il proprio lavoro con serietà». Al progetto collaborano anche alcuni operatori sociali e volontari, tra cui il vicepresidente dell associazione, un insegnante di sostegno attualmente senza una cattedra, che ha approfittato del tempo libero legato alla disoccupazione per diventare imprenditore sociale. Aiutando con la sua esperienza quei ragazzi che nei prossimi mesi potrebbero decidere di trasformare un attività cosiddetta occupazio- riuscire a portare avanti un impegno, di uscire di casa. Lo sanno bene quelli dell associazione Oltre onlus di Grosseto che ha deciso di lanciarsi in un impresa alquanto insolita: un edicola gestita da persone disabili, aperta sette giorni su sette, dalla mattina alla sera. Dove la disabilità caratterizza l offerta di mercato, senza però inficiare lo spirito imprenditoriale dell iniziativa: vendere più giornali possibile per finanziare gli altri progetti dell associazione. Al momento nell edicola di via Australia, alla periferia della cittadina, si alternano cinque ragazzi tra i 20 e i 35 anni, con varie forme di disabilità, tra cui autismo e sindrome di Down. «Non è un progetto di inserimento lavorativo vero e proprio precisa la presidente di Oltre onlus Irene Sebastiani. L intento è quello di sviluppare l autonomia dei ragazzi non solo attraverso attività occupazionali al chiuso, che sono di supporto specialmente ai genitori, ma mettendoli a connale in un lavoro in piena regola, con tutti i diritti e i doveri sanciti dalla Costituzione. Ma cosa avviene a tutte quelle persone disabili qualificate che non riescono a trovare un lavoro in linea con il loro corso di studi e le loro aspettative? È un problema che riguarda tanti, soprattutto tra quelli che riescono ad accedere all occupazione attraverso i concorsi per le categorie protette. Trovandosi, non di rado, in un ambiente di lavoro impreparato a rispondere ai loro bisogni tanto quanto a sfruttarne le potenzialità. È il caso di Daniele Regolo, 41 anni, marchigiano, sposato e padre di tre figlie. Sordo dalla nascita, è laureato in Scienze politiche con indirizzo internazionale presso l Università di Macerata e oggi anche iscritto alla facoltà di Sociologia di Urbino. Da alcuni mesi dirige con soddisfazione Jobdisabili, una start up nata con l intento di mettere in contatto datori di lavoro e lavoratori con disabilità. Ma non tutto è filato liscio dall inizio. «Ho sempre vissuto con protesi uditive, che mi hanno agganciato a una vita il più normale possibile spiega. Tuttavia, vivere in un mondo verbale attraverso la sola lettura labiale non è stato sufficiente per partecipare completamente alla vita sociale, e quindi economica. La sordità, pur se invisibile, è una delle disabilità più insidiose e difficili da gestire». Il sogno di Daniele era quello di lavorare in ambito internazionale come previsto (almeno teoricamente) dal suo corso di studi. Le cose, però, sono andate diversamente. Infatti, con la fi- Fish Lazio: quando l eccezione diventa regola «S e la questione lavoro risulta critica per tutti, lo è a maggior ragione per le persone disabili»: non si fa illusioni Dino Baarlam, presidente della Federazione italiana per il superamento dell handicap (Fish) del Lazio, da anni impegnato sulle problematiche legate alla questione occupazione. Tra i problemi evidenziati, la tendenza delle aziende a chiedere l esonero dall applicazione della legge 68 del 1999, che prevede l obbligo di assunzione di lavoratori disabili, e la necessità di rivedere alcuni strumenti normativi, considerati ormai obsoleti. «Il collocamento mirato attraverso le convenzioni ex articolo 11 è diventato la regola e non la deroga. Molte imprese firmano accordi con i Centri per l impiego al solo scopo di rinviare le assunzioni», denuncia Baarlam. In sintesi, per il presidente di Fish Lazio, la possibilità di inserimento mirato dei lavoratori attraverso percorsi ad hoc che possono andare da uno a cinque anni è diventato, sempre più, un sistema per procrastinare le assunzioni da parte delle aziende. «Spesso le convenzioni sono vuote di contenuti insiste. Occorrerebbe limitarne gli ambiti di applicazione». Un ulteriore carenza è poi rappresentata dal sistema degli incentivi: «Attraverso le Regioni, lo Stato dovrebbe permettere maggiori sgravi alle aziende che assumono soggetti con gravi disabilità». [A.P.] 10 11

7 l inchiesta Occupazione a ostacoli Sordo dalla nascita, Daniele Regolo (nella foto) ha lasciato un impiego a tempo indeterminato nella Pubblica amministrazione per fondare Jobdisabili: un portale web che mira a mettere in contatto le richieste delle aziende con le offerte dei lavoratori disabili. Della difficoltà di trovare lavoro da parte di una persona disabile è consapevole anche Giuliano Calza, oggi direttore dell Istaone dell università e l abbandono di quella rete protetta costituita da amici e familiari, l ingresso nel mondo del lavoro è stato «brutale e mortificante». Giorni difficili, insomma, che Regolo racconta senza retorica: «Lunghi anni di lavoretti disomogenei, quindi un concorso riservato alle categorie protette per diventare impiegato amministrativo in un Azienda sanitaria. Non vinsi, ma mi piazzai sufficientemente bene da essere assunto e collocato allo sportello ospedaliero, mansione totalmente incompatibile con la sordità. Quello che sembrava essere il coronamento di tutte le mie fatiche è diventato il periodo più difficile della mia vita». Due anni di questa vita lo logorarono fisicamente e psicologicamente: quel lavoro cozzava con la sua disabilità ed essere destinato a un altro servizio sembrava una richiesta fuori luogo, quasi si trattasse di un capriccio. «Finalmente, grazie alla legge 104, ho ottenuto il trasferimento in una Asl più vicina alla mia residenza. Questa volta mi collocarono negli uffici, in un ambiente più adatto alle mie caratteristiche. Ma ho capito lo stesso che non era quella la realtà che volevo vivere e che volevo dedicarmi, Un impiego per la vita? Lavoratori disabili a scadenza come tutti Precarietà: se c è una cosa in cui i lavoratori con disabilità sono esattamente come tutti gli altri è la difficoltà di trovare un lavoro per la vita. Lo documenta la sesta Relazione dell Isfol sull inserimento lavorativo delle persone disabili e l attuazione della legge 68 del L indagine, condotta per conto del ministero del Lavoro, attesta infatti l incremento dei rapporti a tempo attraverso lo strumento dell impresa, alla risoluzione di uno dei problemi più gravi della nostra società: il lavoro per le persone con disabilità». Di qui la creazione di Jobdisabili, un portale web che trasferisce le dinamiche del recruiting online nella nicchia dei lavoratori con disabilità. «Ho iniziato da solo racconta Regolo, ma poi l incontro con alcune società di venture capital ha determinato a scapito di quelli a tempo indeterminato, con un sorpasso dei primi rispetto ai secondi. Nel corso del 2011, le assunzioni a termine sono state contro le a tempo indeterminato. L Isfol, tuttavia, registra un andamento positivo nel biennio. Nonostante la crisi e la caduta a picco del 2009, tra il 2010 e il 2011 gli avviamenti al lavoro sono tornati a crescere in tutte le aree tranne quella meridionale: a livello nazionale sono stati permesso la creazione della prima squadra. Il fatto che le società investitrici siano interessate alla nostra idea imprenditoriale rappresenta un ulteriore conferma di quanto sia oggi necessario far diventare la persona fragile un punto di forza dell economia e della società». Ma il progetto è anche più ambizioso: l obiettivo di fondo, infatti, è quello di creare una comunità di lavoratori rispettivamente e nel 2010 e nel 2011, a fronte dei del Nel frattempo cresce anche l uso della formula delle convenzioni tra servizi di collocamento e aziende, che riguarda circa la metà degli ingressi nel mondo del lavoro (49,4% nel 2010 e 51,6% nel 2011). Nei due anni, infine, è diminuito il numero dei datori di lavoro pubblici e privati sottoposti all obbligo di assunzione. [A.P.] con disabilità consapevole della propria forza e capace di generare una rete in grado di favorire scambi e opportunità lavorative. Al momento l impresa è nella fase di lancio, il database è in via di costituzione e la registrazione al portale è ancora gratuita per le aziende. Ma le imprese iscritte sono già una settantina, tra cui anche alcune multinazionali. Nel frattempo si pensa al futuro: «L intento è quello di ampliare il personale e di dare noi per primi un forte esempio di integrazione, costruendo un team composto da persone con disabilità e persone senza disabilità». Istituto Adriano Olivetti, business school fondata nel 1967 ad Ancona per l alta formazione di giovani laureati e manager. Pur non avendo avuto particolari problemi personali, il suo è uno sguardo contemporaneamente dall interno e dall esterno. Classe 1970, Calza era il capo dello sviluppo organizzativo nella direzione Risorse umane del gruppo Indesit, dopo aver ricoperto ruoli di responsabilità per varie aziende nazionali e internazionali. Poi sei anni fa un incidente in moto, una lesione alla colonna vertebrale, la sedia a ruote. E un cambio di lavoro, visto che non riusciva più ad assicurare all azienda lo stesso dinamismo di un tempo come, nei casi non così rari di emergenza, raggiungere in poche ore i luoghi più impervi dell Europa. Ma anche un cambio di sguardo: «Pur lavorando sempre nel campo delle risorse umane, per me l integrazione delle persone disabili era soprattutto una questione di quote». Così oggi, quale direttore dell Istao, si impegna per la costruzione di una società in grado di garantire pari opportunità tra persone disabili e non: «Bisogna educare il mondo del lavoro e sensibilizzare le aziende: si dovrebbero spendere più soldi per adeguare gli ambienti lavorativi e meno per i vari selezionatori del personale. Le persone più difficili da collocare sono proprio i disabili motori e i ciechi, perché gli adeguamenti necessari vengono considerati troppo impegnativi dalle imprese. In realtà basterebbero pochi accorgimenti a rendere il luogo di lavoro alla portata di tutti». Del resto, l impreparazione del mondo universitario prima e di quello del lavoro poi non aiuta: «È difficile trovare professionalità di alto livello tra le persone disabili prosegue. Generalmente i giovani non si iscrivono all università e, se lo fanno, considerano il conseguimento della laurea più una soddisfazione personale che un modo per trovare un impiego». Per far capire che disabilità e vita sociale, lavorativa, culturale non sono termini inconciliabili, Calza e sua moglie Cristina Faita hanno fondato l associazione Respect the challenge. Così tutte le volte che possono vanno nelle scuole, nelle università, nelle associazioni a portare il loro messaggio: una persona disabile è un opportunità, non un problema. Anche, e soprattutto, per le aziende. A Grosseto, l associazione Oltre ha aperto un edicola gestita da un gruppo di giovani con disabilità. Il progetto potrebbe trasformarsi in un lavoro vero e proprio. (foto Oltre)

8 l inchiesta Occupazione a ostacoli La carica dei lavoratori autistici Sono considerati ineguagliabili in mansioni quali la programmazione o il collaudo di software. Eppure oltre l 80% oggi non trova un impiego. Ma sempre più aziende straniere decidono di assumerli. E non se ne pentono Antonio Storto Da mesi la notizia rimbalza tra siti specializzati e carta stampata. Lo scorso maggio, durante la Sapphire now conference di Orlando (Florida), la Sap colosso multinazionale dell informatica con base in Germania ha annunciato un programma di assunzioni mirate che porterà al reclutamento di 650 lavoratori autistici in tutto il mondo. La cifra non è casuale: entro il 2020, i nuovi assunti copriranno l uno per cento della forza lavoro aziendale, riflettendo così la percentuale d incidenza della patologia tra la popolazione mondiale. Da subito, l azienda ha voluto chiarire che non si tratta di un operazione improntata al welfare o alla beneficenza. In assenza di un deficit cognitivo, infatti, l autismo porta spesso con sé una memoria fotografica e una meticolosità fuori dal comune, che si traducono in una spiccata attitudine verso il calcolo, le applicazioni tecniche e l informatica. Recentemente, una ricerca ha dimostrato come gli individui affetti da forme d autismo ad alto funzionamento abbiano un efficienza di dieci volte maggiore in mansioni quali la programmazione o il collaudo del software. «Se opportunamente formati, questi lavoratori rappresentano un grosso vantaggio competitivo per le aziende spiega Alexandra Seele, portavoce della Sap. Nella nostra sede indiana, dove una sperimentazione è in corso, stiamo assistendo a un netto incremento della produttività». Stupisce, quindi, il tasso di disoccupazione registrato tra gli individui affetti da autismo. Si stima che almeno l 80% dei sette milioni di autistici presenti sul pianeta non abbia un occupazione. «In Inghilterra dichiara Carol Povey la maggior parte degli autistici ricerca attivamente un impiego, ma solo il 15 per cento di loro lavora a tempo pieno». Povey è direttrice del Centro per l autismo della National autistic society (Nas), un organizzazione ramificata in tutto il Regno Unito che, oltre a fornire assistenza e servizi sanitari, si occupa di formazione e inserimento lavorativo per gli individui autistici. «Queste persone continua la direttrice sperimentano grosse difficoltà per trovare e conservare un posto di lavoro, spesso a causa di equivoci circa la natura della loro condizione. Oggi, però, sappiamo che per inserirle al meglio sono sufficienti piccoli accorgimenti, come ad esempio rendere più accessibili i colloqui. Ma, ancor di più, spiegar loro le regole non scritte del posto di lavoro». Più che la capacità di lavorare, infatti, il vero handicap delle persone con autismo riguarda le abilità sociali, e dunque la relazione con i colleghi. «Gli autistici spiega Ilaria Minio Paluello, del laboratorio di Neuroscienze sociali e cognitive dell università La Sapienza di Roma hanno serie difficoltà a comprendere intenzioni e stati d animo degli interlocutori: non interpretano correttamente le espressioni facciali, il tono della voce o il linguaggio del corpo, e non vanno oltre il senso letterale delle parole. Nel 2001, una ricerca ha evidenziato come queste dinamiche rappresentino la prima causa di perdita del lavoro per i disabili». Il supporto ai lavoratori autistici oggi è orientato soprattutto verso il superamento di tali ostacoli. Tra tutte, l organizzazione più attiva è senz altro Specialist people (vedi SuperAbile Magazine giugno 2013), una fondazione nata in Danimarca e presente in otto Paesi del mondo, che si oc- L organizzazione Specialist People è attiva in otto diversi Paesi per l inserimento lavorativo delle persone con autismo nel settore dell informatica (nella pagina precedente). In alto: attivisti della National autistic society, una tra le prime realtà britanniche a fornire una formazione mirata agli autistici cupa di formare parallelamente aziende e soggetti autistici per l inserimento di questi ultimi nel settore dell informatica: il programma di reclutamento in corso alla Sap è opera loro. «Attualmente spiega l amministratore delegato Steen Thyegesen ci stiamo espandendo nel turismo, nelle telecomunicazioni e persino nelle pubbliche amministrazioni». In oltre dieci anni di lavoro, Specialist people ha ampiamente dimostrato che, con programmi di formazione su misura, la peculiarità di un lavoratore autistico può diventare una preziosa risorsa per il mondo del lavoro. Ma a fare scuola, in tal senso, è stata proprio la National autistic society. «L organizzazione spiegano i promotori è nata nel 1962, per volontà di un gruppo di genitori frustrati dalla carenza di servizi e comprensione per i loro figli. Da allora, le nostre attività sono andate convergendo sempre più verso la formazione e l inserimento lavorativo: oggi abbiamo oltre 20mila associati, molti dei quali inseriti con successo nel mondo del lavoro». Con oltre 100 sedi nel Regno Unito, la Nas è stata la prima organizzazione a fornire una formazione mirata agli individui con autismo: «Li seguiamo lungo tutto il percorso che va dalla ricerca di un lavoro fino alla vita aziendale continuano. Spieghiamo loro come compilare un curriculum, come sostenere un colloquio e relazionarsi proficuamente con i colleghi. Parallelamente, abbiamo programmi rivolti alle aziende che siano interessate a ottenere il meglio da loro». La sfida lanciata da Nas e Specialist people oggi viene raccolta da alcune realtà che stanno lavorando con buoni risultati: come la tedesca Auticon, una piccola società di servizi all informatica che impiega esclusivamente lavoratori autistici e ha tra i suoi clienti grandi brand come la Vodafone. Secondo sociologi ed economisti, interventi di questo tipo potrebbero indicare la strada per il welfare del futuro. Uno Stato sociale orientato alla produttività, più che all assistenza tout court.

9 INSUPERABILI Intervista a Tarek Fouad Ibrahim Giocoliere, mangiafuoco e giramondo Prima lavorava in un azienda, ora è un artista di strada conosciuto come Clown a rotelle o Drago. Papà egiziano e mamma bresciana, ha un trascorso nel basket in carrozzina e nell handbike. Il suo sogno nel cassetto? Un bebè e gli Europei di wheelchair dance MIchela Trigari Di giorno si dipana tra un naso rosso, trucca-bimbi e palloncini colorati, di sera invece si trasforma: da Clown a rotelle come si fa chiamare per i più piccini a mangiafuoco, alias Drago. Tarek Fouad Ibrahim, 30 anni, è nato in Italia da papà egiziano e mamma lombarda, vive a Capriolo (Brescia) e fa l artista di strada per professione. Una scelta di rottura rispetto al suo vecchio lavoro e alla sua vecchia vita. Ha girato in lungo e in largo per lo Stivale ma si è esibito anche in molte città europee, tra cui Londra, Madrid, Barcellona, Parigi, Amsterdam e Copenaghen. Non ha mai camminato per via di una diplegia spastica neonatale, una delle forme più comuni di paralisi cerebrale infantile connesse a gravidanza o parto. Ha subito vari interventi e fatto anni di riabilitazione, ma non ha mai abbandonato la sedia a ruote. E visto che lo sport gli ha distrutto le spalle ha un trascorso sia nel basket in carrozzina sia nell handbike (è stato anche in nazionale e ha corso con Alex Zanardi), da un po di tempo a questa parte Ibrahim ha dismesso canotta e divisa da ciclista per indossare un bel completo scuro e darsi alla wheelchair dance insieme alla sua fidanzata Sara, che fa la fisioterapista ma che è anche sua partner negli spettacoli di giocoleria (prima c era solo il cane Olga). Tra i suoi atleti-cult ci sono Marco Simoncelli e Giusy Versace; ama la musica di Angelo Carbotti, i suoi film preferiti sono Spiderman e Rambo, adora i programmi tv che fanno ridere e l ultimo libro letto è Il signore degli anelli. Quando è nata questa passione per l arte di strada? Ho iniziato per gioco nel 2005 insieme a un mio amico. Abbiamo fatto un corso di clowneria per bambini, volevamo divertirci e fare i cretini per strada. Poi ho incontrato gli artisti sudamericani del Circo Patuf: è da loro Nella pagina precedente, Tarek e Sara durante uno spettacolo (foto di Marco Ciccolella). Qui sopra, nei panni di Clown a rotelle (foto di Simone Radavelli) che ho imparato a giocare col fuoco. Li ho seguiti in Brasile per otto mesi per specializzarmi con fiamme e cherosene, ma soprattutto per acquisire quelle tecniche di meditazione, preparazione mentale e concentrazione che servono per non bruciarsi. Un hobby che poi è diventato un mestiere: come mai questo salto? Prima lavoravo come impiegato commerciale in una multinazionale alimentare. Ma ero stanco della vita che facevo e così mi sono licenziato. Mi ero appena separato da mia moglie, che non condivideva con me questa passione per la giocoleria. Non avevo più vincoli e più nessuna responsabilità familiare, così sono partito per il Sud America. Per un busker è più fruttifero restare in Italia o andare all estero? Dipende da piazza a piazza e da festival a festival. In Italia ora è tutto un po più magro per colpa della crisi. Ma nel nostro Paese non c è mai stata una gran de cultura dell arte di strada, che spesso viene ancora vista come una forma di elemosina. Quanto incide la sedia a ruote in questo lavoro e nel rapporto con il pubblico? La carrozzina all inizio incuriosisce, poi crea stupore, ma pian piano svanisce e alla fine il pubblico guarda solo il clown o il mangiafuoco. Se una persona sta bene con se stessa e accetta la propria disabilità, si vede. Pensa di contribuire a dare un immagine diversa della disabilità? Sì, sia per la professione che faccio sia per il carattere che ho. Sono solare, testardo, sono sempre andato avanti contro tutto e contro tutti e non mi abbatto mai. Anche i tatuaggi che ho sono ricchi di significato, rappresentano gli ultimi otto anni della mia vita: il dragone lungo tutta la schiena, perché quando l ho fatto mi sentivo libero e quasi invincibile, mentre la carpa Koi sul braccio è il simbolo giapponese di perseveranza e coraggio. Cosa conta maggiormente nella vita? La testa. Quando funziona, quando si può ragionare e prendere decisioni per conto proprio, va tutto bene. Si può anche essere senza braccia o senza gambe, ma l importante è che non manchi mai la testa. Una cosa che invece proprio non le va giù? Quando la gente ti dice: «Poverino». È una parola bruttissima. Non l ho mai usata e non sopporto chi lo fa. Se la condizione di una persona suscita pietismo può trattarsi di disabilità o di qualcos altro, preferisco chi ti dice: «Mi dispiace». I sogni nel cassetto di Ibrahim Tarek? Un bebè, maschio o femmina non ha importanza (anche se mi piacerebbe che si appassionasse all arte di strada); le qualificazioni per i prossimi Europei di wheelchair dance, visto che io e Sara ci siamo già classificati per gli italiani di Rimini a luglio. E, magari, pure le Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016.

10 cronache italiane Latina Karaoke al centro diurno Il dopo di noi resta Laura Badaracchi mana li accompagniamo in piscina, poi un dilemma per La chiamano sala ricreativa ed è organizziamo giochi a squadre, il cineforum... Ma non c è nulla che uguagli il grande, luminosa, accogliente. Al tanti, troppi genitori. piano terra del centro diurno Raggio di sole, ad Aprilia, questo spazio è Nel paese in provincia di Latina, una karaoke: lo adorano». Ad Aprilia, nell agro aperto tutte le mattine. In un angolo, realtà come questa non è frequente incontrarla: nella zona è un punto di ri- pontino, l associazione maracas e tamburelli, insieme ad altri strumenti musicali; accanto, un computer e tutto l occorrente per un karaoke sta continuando a costruirla pezzo doferimento. L ha fortemente voluta, e Agpha ha aperto una struttura da far invidia ai locali notturni. Poi librerie, tutto ciò che serve per realizzare tori portatori handicap Aprilia), onlus po pezzo, l Agpha (Associazione geni- che vorrebbe far bomboniere e mosaici, la scacchiera. E presieduta da Pasquale Spagnolo, pensionato e padre di Laila: «Abbiamo pen- diventare, in futuro, soprattutto loro, ragazzi e adulti con disabilità che qui possono svolgere varie sato ai nostri figli», dice, aggiungendo la casa dei loro figli attività, affiancati dai volontari e dalla con preoccupazione: «Quale futuro li psicologa Paola Frezza. «Sono una ventina e hanno età molto diverse: dai 23 to i familiari che oggi si prendono cura aspetta quando non avranno più accan- ai 68 anni», racconta. C è chi è più autonomo, altri invece hanno patologie di loro quotidianamente?». Così il censia fisiche che psichiche. «Si impegnano nella comprensione dei testi, sia nella lettura che nella scrittura», riferisce Chi frequenta il centro diurno dell Agpha ama cantare, ballare, la psicologa, che segue il gruppo da sei esercitarsi al computer e fare lavori di anni. Confidando: «Due volte alla setti- artigianato. Foto di Stefano Dal Pozzolo tro Raggio di sole vorrebbe diventare una sorta di condominio solidale: tanti piccoli mini-appartamenti che possano far sperimentare l autonomia agli ospiti, e al tempo stesso offrire loro l assistenza sanitaria e sociale di cui hanno bisogno. In un contesto di relazioni amicali consolidate, tra loro e le rispettive famiglie di origine. Non solo: all interno del centro diurno opera anche la cooperativa Le cinque rondini, lavanderia a gettone in cui alcuni ospiti si sono cimentati per un tirocinio lavorativo supportato dai servizi sociali. «L idea è quella di tutelare i disabili, quando possibile, senza fargli vivere il disagio del trasferimento, permettendogli di rimanere nel loro tessuto sociale, non sommando anche questa difficoltà al vuoto lasciato dalla perdita dei genitori», spiega il presidente dell associazione, precisando che con lo stesso progetto, i cui lavori sono partiti nel settembre del 2003, «si evita anche l eccessiva concentrazione di casi particolari, che genera sempre una risposta negativa nella società». Insomma, un esperienza inclusiva a tutti gli effetti, che nei mesi invernali apre i battenti anche agli homeless per la cena, il pernottamento e la colazione. E poi vengono organizzate tante iniziative per raccogliere fondi: dalla vendita di arance ai mercatini con i lavori artigianali realizzati dagli ospiti. Gocce nel mare, perché il debito risulta salatissimo: «Ammonta a 450mila euro, senza contare gli ulteriori lavori che vorremmo avviare in futuro», riferisce Pasquale. Insomma, un cammino tutto in salita, segnato dalla crisi economica e dalla mancanza di sovvenzioni da parte delle istituzioni. Ma al centinaio di soci iscritti la speranza viene dai volontari e dal «numero imprecisato di splendide persone che ci sono vicine: solo grazie a loro è possibile proseguire». Qui Agpha. Fondata 26 anni fa da un gruppo di genitori e altri volontari, l Associazione genitori portatori di handicap Aprilia (in provincia di Latina) ha inaugurato nel 2000 il centro diurno Raggio di sole, che in via Aldo Moro accoglie persone disabili fra i 23 e i 68 anni. Tra i volontari, Maurizio De Vito, ex disoccupato: ogni sabato, con il figlio Federico, affianca gli ospiti nelle attività di lettura e di musica. E d inverno il salone si trasforma anche in luogo di accoglienza per gli homeless: insomma, un crocevia di solidarietà. Info: Agphaonlus.it. [L.B.]

11 visti da vicino A tutto volume E Vincenzo riprese la tromba Prima dell incidente Deluci era un musicista di professione. Adesso è presidente di AccordiAbili, un associazione che promuove le tecnologie al fine di avvicinare le persone disabili agli strumenti musicali Ora tiene un corso di musica elettronica, materia in cui si sta specializzando al Conservatorio di Lecce. Inoltre ha in cantiere la registrazione di due progetti discografici con cui ha collaborato di recente The Bumps, un omaggio a Ennio Morricone, e Altre destinazioni, insieme al trio Viaggio, più un lavoro realizzato con il fisarmonicista Antonello Salis prima di diventare «una persona disabile». Questa è la storia di Vincenzo Deluci di Fasano (Brindisi) e della sua speciale tromba adattata. E anche se non è mai stato famoso al pari di Paolo Fresu, prima di quel fatidico incidente stradale che nel 2004 lo ha reso tetraplegico all età di 30 anni, Deluci era comunque un musicista jazz di tutto rispetto: ha fatto parte del tour di Lucio Dalla in Puglia e si è esibito in concerti live con Sergio Caputo, Vinicio Capossela, Renzo Arbore e gli Avion Travel. Dopo essere tornato sul palco ormai quasi quattro anni fa con Viandante. Paradiso-Inferno A/R, uno spettacolo musicale da lui ideato, composto e suonato recitato niente di meno che da Peppe Servillo nelle grotte di Castellana, adesso è presidente di AccordiAbili, un associazione che promuove la ricerca e lo sviluppo di tecnologie in grado di avvicinare le persone disabili all utilizzo di uno strumento musicale indipendentemente dalle proprie possibilità fisiche. Da qui il progetto emotion e la collaborazione con «un gruppo di sognatori», come li defini- sce lui stesso: alcuni amici e ingegneri, il team di Informatici senza frontiere onlus e il musicista Giuliano Di Cesare. L obiettivo? Creare alcuni prototipi di strumenti musicali adattati. Prime fra tutti le due trombe suonate dallo stesso Deluci: la slide trumpet, quella iniziale a scivolamento della mano (l unico movimento che gli è rimasto è infatti quello dell avambraccio mentre le dita sono paralizzate) e l ultima con cui il trombettista pugliese riesce a muovere i pistoni «attraverso il joystick della carrozzina elettrica e un sistema di fili e sensori collegati a una scheda per pc». Ma c è anche una tromba ad aria compressa e poi «fingers drums, un guanto pensato per un ragazzo disabile di San Marino che emula i suoni della batteria (piatti e grancassa compresi) semplicemente muovendo le dita, un clarinetto adattato per un giovane musicista sardo e infine un nuovo progetto per uno studente del liceo di Fasano», spiega. L associazione AccordiAbili non è solo sperimentazione tecnologica: è anche promozione della cultura, sensibilizzazione dell opinione pubblica e organizzazione di eventi, dai concerti ai tributi ai grandi della musica italiana e internazionale, dagli spettacoli teatrali fino ai cineforum. «La musica è sempre stata parte di me come un organo vitale, come un cuore o un polmone. A quattro anni sono entrato in un negozio di giocattoli e AccordiAbili (Accordiabili.it) è stata fondata nel 2011 da Vincenzo Deluci (nella foto), Fabrizio Giannuzzi, Bruno Marchi, Giuliano Di Cesare e Cinzia Marasciulo. A destra, uno dei primi prototipi di tromba adattata grazie al progetto emotion, esposta durante l inaugurazione della nuova sede dell associazione a Fasano (Brindisi) la scorsa estate tra tutti ho scelto una tromba di plastica, mentre a otto anni ho iniziato a suonare. Dopo l incidente ho pensato per un attimo di aver perso una parte della mia vita; allora mi sono fatto portare subito un pc per comporre. Ma non mi bastava: volevo tornare sul palco, anche solo per fischiare», racconta. Il coraggio di Vincenzo Deluci non è stato solo quello di essere tornato a suonare, a esibirsi e a darsi da fare per l accessibilità degli strumenti musicali: ha mostrato a tutti la propria quotidianità in Perché no?, un video in cui si percepiscono anche i rumori di sottofondo legati alla disabilità (come per esempio quello del sollevatore) e che soprattutto riprende quei gesti della vita di tutti i giorni come lavarsi i denti o accendersi una sigaretta che lui non può più compiere se non con l aiuto dei genitori fino al momento in cui, solo con la sua tromba, può tornare a volare in piena autonomia. [M.T.] La rock band in sedia a ruote I primi furono i Ladri di carrozzelle. È l estate del 1989 e un gruppo di ragazzi disabili, in vacanza in un villaggio turistico, scoprono la comune passione per la musica. Tornati a Roma, decidono di dare vita a una rock band. Col tempo la formazione cambia, per l aggravarsi delle condizioni di salute dei fondatori, ma si arricchisce sempre di nuovi componenti. Al momento esiste una rosa di musicisti che scende in campo a seconda dell impegno richiesto (scuole, teatri, piazze). In 24 anni di carriera, i Ladri hanno all'attivo sette album tra registrazioni in studio e live, sei singoli, sette dischi realizzati per progetti specifici, i video Distrofichetto ed Equilibrio instabile e oltre mille concerti, tra cui quello del primo maggio [M.T.]

12 portfolio Gli infiniti linguaggi dell arte Il progetto 44 scatti a colori e in bianco e nero è stato realizzato da un gruppo di sei fotografi: due professionisti, due amatoriali e due in formazione. Si chiamano Claudia Cavallari, Fabrizio Perrini, Gianluca Tancredi, Massimo Mazzotta, Pietro Petrocca e Valerio Piccioli. A ognuno di loro è stato affidato il compito di seguire e raccontare un laboratorio diverso. Dopo la mostra, allestita nel dicembre scorso al centro culturale Gabriella Ferrari di Roma, l idea è quella di rendere itineranti queste immagini. L amicizia che travalica lo stigma e il pregiudizio viene raccontata da Diversamente guardo. Istantanee di una vita diversa. Il progetto fotografico si propone di far conoscere la Casa di Pulcinella - Claudio De Santis di Roma a chiunque voglia accostarsi al mondo della disabilità psichica. Una realtà dove al centro ci sono i rapporti umani, le relazioni, l affetto: abbracci, baci, sorrisi. Si può essere amici di una persona disabile quando il disagio colpisce la mente? Per i volontari della Casa di Pulcinella sì. E lo dimostra la dedizione e la costanza di chi è quotidianamente impegnato nelle varie attività proposte dall associazione: non più assistenzialismo, ma uno scambio alla pari tra persone per riuscire a guardare gli altri in modo differente, fino a cogliere ciò che di meglio può offrire l emozione di un incontro. Momenti vissuti con gioia e spensieratezza, catturati dall occhio attento di sei fotografi

13 portfolio Gli infiniti linguaggi dell arte Teatro degli scatti sono stati i vari luoghi (tutte parrocchie) in cui si tengono le diverse attività dell associazione: San Michele Arcangelo in località Pietralata, San Giuseppe Artigiano in zona Tiburtina, Santa Maria Immacolata e San Giovanni Berchams a San Lorenzo, la parrocchia dell Assunzione in zona Tuscolana. Casa di Pulcinella - Claudio De Santis è un associazione di volontariato nata a Roma nel 1998 per costruire un percorso di autonomia e integrazione delle persone disabili e abbattere le barriere dell indifferenza. Alla base del suo operato ci sono attività scolastiche e ludicoricreative, oltre a laboratori di arte, musica, canto, teatro e danza movimento-terapia. «Riusciamo a portare avanti i nostri progetti dal lunedì al venerdì, realizzando eventi di sensibilizzazione e impegnandoci a tessere veri e propri rapporti di amicizia per favorire la socializzazione delle persone disabili e delle loro famiglie», riferisce la presidente Annamaria Tamburro

14 TEmpo libero Paracadutismo Laura, a tu per tu con l infinito Prima e unica paracadutista paraplegica al mondo, Laura Rampini è una che non si scoraggia mai. In passato ha lottato contro una burocrazia ostile, oggi cerca di condividere la sua passione con le persone disabili Giorgia Gay Quando un sogno è grande e una passione è forte non c è niente di impossibile. Laura Rampini aveva un sogno e una passione che niente, neppure l incidente che le ha tolto l uso delle gambe a 22 anni, ha potuto scalfire. Voleva volare, vivere l emozione di lanciarsi da un aereo a 4mila metri di altezza e spiegare il suo paracadute. Ce l aveva nel sangue: da piccola arrivava perfino a lanciarsi dagli alberi con l ombrello aperto. Per questo suo sogno ha lottato, si è impegnata a fondo. Ha sperimentato, ha vinto le mille resistenze di un ambiente sportivo spiazzato da tanta determinazione e ha superato le barriere di una burocrazia ostile. Ci sono voluti anni, ma alla fine quel primo lancio è arrivato, con il brevetto che ha fatto di Laura la prima paracadutista paraplegica al mondo. La voglia di volare le scorre nelle vene. Nell attesa del brevetto non si è fatta mancare niente e dal 2004 si è divisa tra ultraleggero, deltaplano, fino al primo lancio in tandem con il paracadute. Ma il traguardo era sempre quello del paracadutismo in solitaria: «Anche se tutti pensavano che non avrei avuto possibilità io volevo provare lo stesso ricorda. Meglio tentare e non riuscire che avere il rimpianto di non averci nemmeno provato». È iniziato così un percorso, lungo un anno e mezzo, di lanci in tandem e prove al tunnel dell aria in Inghilterra, un simulatore di caduta libera. «Il primo passo importante per me era capire se riuscivo a essere stabile in aria. Nell arco di un anno mi sono recata sei volte nel Regno Unito per studiare come potevo compensare il mancato uso delle gambe». Non era un problema di poco conto, poiché nel paracadutismo ogni parte del corpo è fondamentale. «Per esempio, le gambe servono, al pari delle braccia, per decidere cosa fare in aria. La divaricazione è necessaria per avere stabilità: per compensare uso una tuta speciale, munita di tre cinte che mantengono la divaricazione. Un altro esempio: la parte inferiore, dal ginocchio al piede, serve per muoversi in aria, mentre io devo fare tutto con le braccia». L esperienza maturata al tunnel dell aria rende chiaro a Laura che il suo non è un obiettivo impossibile. «Qui abbiamo capito che in aria ci potevo stare, valutando e sperimentando ogni modifica alla tuta». L atterraggio è stato uno scoglio difficile da superare, ma ancora una volta la determinazione e l ingegno hanno reso il traguardo raggiungibile. «Abbiamo inventato una carrucola, utilizzando strumenti da rocciatori, grazie alla quale riesco a mettermi in posizione seduta già da un altezza di mille metri. La fase di atterraggio è delicatissima e per me particolarmente pericolosa. All arrivo devo essere molto precisa, devo atterrare morbida altrimenti mi faccio male, quindi per me gli ultimi cento metri sono i più delicati e devo calcolare molto attentamente la velocità di avanzamento e discesa». È chiaro, però, che Da quando ha ottenuto la licenza di paracadutista nel 2008, Laura Rampini ha effettuato 163 lanci. Per consentirglielo sono state realizzate attrezzature speciali non sempre si può controllare il risultato. «Ho dovuto fronteggiare turbolenze, sbalzi d aria, emergenze... Sono cose che capitano a ogni paracadutista. Nel mio caso se c è un imprevisto uso la vela per atterrare di schiena e andare in scivolata». Per certificare le modifiche all attrezzatura e maturare l esperienza necessaria sono stati necessari 74 lanci in tandem, «finché ho avuto il giusto feeling con l aria e sono entrata in simbiosi con un mondo diverso». Dopo mesi e mesi di prove, alla fine succede tutto in poco tempo: «Il 28 luglio 2008 il primo lancio in solitaria e sono diventata paracadutista in due giorni. Ho frequentato un corso come tutti, ho superato i sette livelli canonici e quindi ho preso la licenza». Da allora sono trascorsi oltre cinque anni e 163 lanci. Ripensando a quando tutto è iniziato, Laura ricorda la dura lotta contro la burocrazia e le molte persone che, inizialmente dalla sua parte, le hanno poi voltato le spalle. «All inizio avevo molti sostenitori. Era come se quelle persone volessero aiutarmi a sognare, ma quando ho iniziato a fare sul serio c è stato chi mi ha ostacolato e chi mi ha preso per pazza, per illusa. Ma io e la persona che mi ha accompagnato in questo percorso siamo andati avanti passo dopo passo. Volevo provare a raggiungere l obiettivo, non sapevo fino a che punto sarei potuta arrivare ma ero decisa a fa Falling. Quando il sogno di volare diventa film Oggi chi non si sente senza gambe? Ognuno ha il suo personale inferno, fatto di solitudine e incertezza. Per questo c è bisogno di raccontare storie di speranza. Perché chiunque può scoprire il suo paracadute e volare nel proprio cielo. È questo il senso del film Falling, che racconta la storia di Laura Rampini. Per il regista Gerardo Lamattina «è un documentario sui sogni, un invito a non abbandonarli mai. Abbiamo sempre delle scuse per non crederci, invece Laura ci insegna che non ci sono scuse, esiste solo la voglia di andare avanti». Presentato lo scorso ottobre, il film sarà portato nelle unità spinali e nei centri di riabilitazione di tutta Italia. «Il messaggio non è rivolto solo ai disabili sottolinea la protagonista : io ho una sedia a ruote, quindi una difficoltà evidente, ma chi non ha una carrozzina nel cuore? Tutti abbiamo problemi e preoccupazioni, che però non devono impedirci di vivere appieno. La pellicola ha l obiettivo di far capire che se l ho fatto io, vuol dire che si poteva fare. Non sono un eroina, ma una persona normale che ha lottato per un sogno». «Non è stato facile raccontare una vita così importante come quella di Laura aggiunge il regista. Ho imparato che dietro la disabilità c è tanta retorica, tante belle parole. La tenacia, la voglia di vivere, la determinazione conducono a raggiungere le proprie mete». [G.G.]

15 tempo libero Paracadutismo re tutto il possibile e ce l ho fatta». A chi pensa che il paracadutismo non sia per persone con disabilità, Laura risponde così: «Non serve essere dei superuomini, bisogna avere testa. Certo, ci vuole corpo, ma io sono riuscita a compensare ciò che il mio corpo non poteva fare». Anche oggi che è una veterana dell aria, l emozione e l adrenalina non vengono meno. «Quando ti lanci sei tu e l infinito, sperimenti una sensazione di leggerezza, non pensi a niente e pensi a tutto. Quando salti dall aereo hai una scarica di adrenalina incredibile, è il momento più forte e per me il più bello. Chi fa il primo lancio in tandem vive questo momento con grande paura. Non ci si fa mai l abitudine, diventi più sicuro ma l emozione resta. Tutto avviene in maniera molto veloce, per questo bisogna sempre stare attenti». Da quando è diventata a tutti gli effetti una paracadutista Laura si è impegnata per far sì che anche altre persone disabili possano vivere l esperienza del volo. Per questo organizza weekend di lanci in tandem. «È un occasione per stare insieme, non solo tra persone disabili. Si crea un gruppo di amici che si divertono e condividono un emozione. Non ci sono limitazioni in base alla disabilità: tutti si possono lanciare in tandem». Ora Laura è pronta ad andare oltre: «Da quando la mia storia è di dominio pubblico molti ragazzi mi hanno contattato perché vorrebbero intraprendere il mio stesso percorso. Abbiamo aperto un discorso con l Ente nazionale per l aviazione civile per normare il paracadutismo per persone disabili. Ci stiamo lavorando». Un altro traguardo, un altro obiettivo da raggiungere, per non essere più la sola al mondo. Un atterraggio per due. La moda dei lanci in tandem Un salto giù dall aereo, a quota 4mila, e si vola. Il paracadutismo non è uno sport per stomaci deboli, ma può essere sperimentato da tutti, anche da chi ha una disabilità. Con un buon istruttore e alcune accortezze il lancio in tandem non ha barriere. Molte scuole di paracadutismo da tempo si sono attrezzate per garantire l esperienza in sicurezza. Tra loro, la Bfu, associazione sportiva dilettantistica di paracadutismo con sede all aeroporto di Reggio Emilia. «Riceviamo numerose richieste da parte di persone con varie disabilità che vorrebbero vivere l esperienza del lancio in caduta libera. Ogni volta che ci è stato possibile garantire appieno la sicurezza abbiamo accettato spiega il direttore Paolo Haim. Va detto però che non tutti possono lanciarsi, valutiamo caso per caso». Le condizioni imprescindibili sono un altezza e un peso non eccessivi che altrimenti impedirebbero all istruttore di gestire caduta libera e atterraggio e una buona forza degli arti superiori, per consentire di muoversi in aria e di collaborare nella fase finale. «Quando ci si lancia in tandem il problema maggiore è l atterraggio precisa Haim, perché le gambe della persona disabile vengono legate all istruttore e si atterra seduti. Proprio per questo motivo è difficile far lanciare persone con una disabilità che comporta il mancato controllo nervoso degli arti». Esistono anche delle imbracature speciali che consentono al passeggero, attraverso un meccanismo agganciato al pettorale, di piegare da sé le gambe tirando una maniglia. Particolarmente emozionante è, anche per gli istruttori, il lancio in coppia con persone non vedenti. Ogni anno la Bfu organizza dei weekend speciali per questi aspiranti paracadutisti. «Lanciarsi con una persona non vedente è davvero un esperienza unica si dice d accordo Roberto Lomonaco, direttore del centro di paracadutismo Sky dream center di Cumiana, in provincia di Torino, percepisci che queste persone vivono qualcosa di davvero incredibile e in quei casi la fiducia deve In queste pagine, i voli in tandem dell associazione sportiva dilettantistica Bfu con sede a Reggio Emilia. Per potersi lanciare sono necessari un altezza e un peso non eccessivi, come pure una buona forza degli arti superiori essere totale». Anche qui in Piemonte il lancio con passeggeri disabili è collaudato e si pratica da una quindicina di anni. Le condizioni richieste sono le stesse: statura, peso e forza nelle braccia. La fase di atterraggio è gestita diversamente: l imbracatura che lega le gambe a quelle dell istruttore viene allentata e il passeggero deve riuscire a portarsi le gambe al petto. «La possibilità o meno del lancio viene valutata di volta in volta, in base alla condizione della persona sottolinea Lomonaco. Io personalmente ho fatto lanciare almeno una decina di persone». Le richieste sono sempre più numerose, anche grazie all esempio di Laura Rampini che ha abbattuto molte barriere. «Ha aiutato molto in questo senso conclude Lomonaco, e ciò pur operando in un Paese in cui il paracadutismo è considerato ancora una disciplina militare piuttosto che sportiva». [G.G.]

16 RADIOLIBRIRAGAZZIMOSTRECINEMAFESTIVALFICTIONFUMETTITELEVISIONEPERSONAGGILIBRITEATRODANZAFOTOGRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZIMOSTRECINEMAFESTIVALFICTIONFU Assistenti familiari protagoniste di un magazine Taglio informativo, ma anche culturale. Si rivolge ad assistenti familiari e ad anziani il bimestrale free press La rivista della badante, distribuito gratuitamente nei Caf (Centro assistenza fiscale), in ospedali e associazioni per gli stranieri di tutta Italia, con suggerimenti per aiutare i datori di lavoro di circa 750mila migranti che si occupano di assistenza familiare nel nostro Paese. Per l editore Pier Francesco Rupolo, «badante non è un termine dispregiativo, ma significa prendersi cura con tutta la responsabilità che questo comporta». Nelle 74 pagine, articoli e interviste, rubriche e consigli su alimentazione e gestione dei rapporti interpersonali per evitare lo stress emotivo, ma anche su consulenze legali e fiscali. Per riceverne una copia, redazione@larivistadellabadante.it. [L.B.] editoria Accaparlante compie 30 anni. E anche il magico Alvermann Tre decenni di pubblicazioni sono un traguardo da festeggiare. E la rivista HP- Accaparlante, edita dal Centro documentazione handicap di Bologna, lo ha fatto con Il magico Alvermann, volume che raccoglie 30 brani scelti dalla storica e omonima rubrica. Una sezione che ha ospitato sia testi letterari che altre forme espressive dal cinema alle canzoni per comunicare i tanti volti della diversità. Uscito per i tipi della Erickson di Trento con le illustrazioni di Attilio Palumbo, il libro riprende nel titolo una serie Rai della tv dei ragazzi in onda negli anni Settanta (Gianni e il magico Alverman), trascinandosi dietro un refuso: ma la doppia n finale nel cognome è volutamente rimasta per sottolineare l originalità della rubrica. «La storia de Il magico Alvermann è nata sulle stesse pagine della nostra rivista», ricordano i redattori di Accaparlante. Così «i brani proposti, accostati gli uni agli altri, sono andati via via a comporre un catalogo di immagini sulla e della diversità, intesa nell accezione più ampia possibile. C è quindi la diversità evidente, fisicamente tangibile e così emblematicamente rappresentata dai personaggi mitologici; la diversità immaginata, fondata sulla paura di ciò che non si conosce e per questo respinta e osteggiata fino a negare qualsiasi vicinanza e similitudine; la diversità dichiarata, orgogliosamente esibita anche pagandone il prezzo più alto. E anche la diversità propria, il nostro sentirsi e viversi diversi non solo rispetto all unicità che ogni essere umano porta con sé, ma anche alla difficoltà di convivere con le parti meno rassicuranti e gratificanti di noi». «La sfida è stata interessante non solo per il tema trattato, quello della diversità, che poteva essere facilmente banalizzato ma anche per la ricerca stilistica che ho fatto», racconta l illustratore Attilio Palumbo, ricordando: «Mi sono lanciato, dopo un corso estivo alla Fabbrica delle favole di Macerata con Pablo Auladell, e ho sperimentato». Il volume (10 euro) può essere richiesto e ritirato a Bologna, in via Beverara 6 (terzo piano), previo appuntamento al tel. 051/400024, oppure scrivendo ad annalisa@accaparlante. it. Per contattare i redattori della rivista, redazione@accaparlante.it. [L.B.] Nel volume Il magico Alvermann vengono riproposti 30 brani scelti dalla storica e omonima rubrica pubblicata nella rivista Accaparlante. Che in tre decenni ha ospitato testi letterari e altre forme espressive per comunicare i tanti volti della diversità Maria Grazia Breda Andrea Ciattaglia Non è sufficiente! Altreconomia 2013 pagine 128, euro 14 libri Quando la buona volontà non può bastare Oscilla tra il registro giornalistico e quello narrativo il saggio Non è sufficiente!, edito da Altreconomia. E il doppio binario adottato fra i capitoli viene esplicato dal sottotitolo al volume: Storie e proposte di chi lotta per garantire il diritto alle cure alle persone non autosufficienti. Non ci si può fermare alla burocrazia e alle leggi quando di mezzo ci sono vite concrete, volti ben precisi, voci che chiedono di essere ascoltate: persone di ogni età non autosufficienti o con gravi disabilità intellettive, anziani malati cronici, pazienti con il morbo di Alzheimer o di Parkinson oppure con forme di demenza senile. E, ancora, malati psichiatrici incapaci di provvedere a se stessi. «Sono i più deboli: inguaribili a volte, ma sempre curabili. In Italia sono almeno un milione, quasi il 2% della popolazione: tutti ne conosciamo almeno uno, spesso è un nostro familiare», scrive senza retorica Maria Grazia Breda, da oltre 30 anni impegnata sul campo nel volontariato dei diritti, raccontando insieme al giornalista Andrea Ciattaglia la sua esperienza come presidente di Fondazione promozione sociale, che dal 2003 promuove il diritto alle cure previste dalla legge per «cittadini non autosufficienti e non in grado di autodifendersi». Nulla è scontato, anche se dovuto, in una girandola di «ordinaria violazione delle norme». E nelle pagine emergono storie di chi si oppone alle dimissioni arbitrarie da ospedali e case di cura, oppure di chi riesce a ottenere dalla Asl i contributi per accudire a domicilio i propri cari. Non si può essere impreparati, avvisa l autrice; bisogna avere in mano gli strumenti per difendersi da inganni, false informazioni, intimidazioni: «Se non conosciamo i nostri diritti di familiari e di malati, non possiamo farli valere». Il libro ha proprio l ambizione di «colmare una generalizzata carenza d informazione sul tema», ma vuole anche lanciare «un allarme sulla condizione di negligenza terapeutica e abbandono in cui vivono centinaia di migliaia di ammalati». La denuncia si fa accorata: «Le leggi ci sono, valgono allo stesso modo in tutta Italia, ma non sono rispettate; le regole sono scritte, ma non sono sempre trasformate da chi ha il dovere di farlo in servizi concreti alle persone». Perché, ribadisce la pasionaria Breda, «specie in tempo di crisi economica, è facile che la cancellazione dei diritti acquisiti venga sdoganata e accettata supinamente come misura necessaria per la diminuzione della spesa pubblica». Ma garantire il diritto alle cure «non vuol dire rubare il posto ad altri pazienti», piuttosto declinare priorità ed evitare sprechi. «Non è accettabile, legalmente e moralmente, che lo Stato abbandoni queste persone a se stesse e alle loro famiglie lasciate peraltro sole soltanto perché le considera soggetti improduttivi e di peso per la società». La cronaca ne restituisce troppo spesso i drammi. [L.B.]

17 UMETTITELEVISIONEPERSONAGGILIBRITEATRODANZAFOTOGRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZIMOSTRECINEMAFESTIVALFICTIONFUMETTITELEVISIONEPERSONAGGILIBRITEATRODANZAFO Stato vegetativo, un silenzio apparente La sua malattia è la sindrome di Bickerstaff. Può scatenarsi dopo una banale infezione, come una rinofaringite, ed è un caso eccezionale per la scienza. Un dramma vissuto da Angèle Lieby: trasportata d urgenza all ospedale di Strasburgo per un malore, perde conoscenza e le viene indotto il coma farmacologico, da cui non si sveglia. Considerata cerebralmente morta, il 25 luglio, anniversario del suo matrimonio, la figlia si accorge che sta piangendo. «I medici stavano per staccare la spina, ma io ero viva e sentivo tutto», racconta nel volume Una lacrima mi ha salvato, scritto a quattro mani con il giornalista Hervé de Chalendar (Edizioni San Paolo, 168 pagine, 14,90 euro). L intento è propositivo: «Lo scopo di questo libro non è accusare o lamentarmi, ma essere d aiuto, per andare avanti. Perché i malati si facciano sentire e i medici si interroghino. Per parlare a nome di coloro che, come me fino a non molto tempo fa, non possono parlare o muoversi». [L.B.] libri Un bambino sordo che guarisce l anima Tumi ha quattro anni, porta due antiquati apparecchi acustici e un paio di occhiali spessi: oltre a essere nato sordo, infatti, ha anche problemi di vista. Prematuro, madre single in attesa di due gemelle da un altro padre, viene affidato temporaneamente a un amica di 33 anni che si è appena separata dal marito. Ed è lui il co-protagonista del romanzo islandese La donna è un isola, seconda opera di Auður Ava Ólafsdóttir pubblicata da Einaudi, che nel 2012 aveva già tradotto Rosa candida: un successo in Europa e negli Stati Uniti. Con una prosa a tratti onirica e visionaria, capace di scivolare con eleganza in un registro realistico in poche righe, l autrice (classe 1958, ex docente di Storia dell arte e direttrice del Museo dell Università d Islanda) racconta il viaggio attraverso un Paese in parte selvaggio e inaccessibile. E le difficoltà climatiche piogge continue, allagamenti, frane e inondazioni diventano una metafora della fragilità di rapporti affettivi che si credono erroneamente consolidati. In questo caos primordiale, nel groviglio dei sentimenti femminili, Tumi appare come un faro. La sua supposta incomunicabilità getta invece luce sul desiderio negato di maternità della protagonista, stana la sua apparente inaccessibilità. Come se la disabilità si trasformasse per incanto in un ponte capace di tirar fuori dalle persone Auður Ava Ólafsdóttir La donna è un isola Einaudi 2013 pagine 266, euro 18 Maria Rosaria Valentini Mimose a dicembre Keller 2013 pagine 176, euro 14,50 che incontra la loro parte migliore, Tumi insegna alla protagonista traduttrice che sa undici lingue non solo il linguaggio dei segni, ma la capacità di leggersi dentro in profondità, di non temere che le persone scalfiscano la sua indipendenza. È saggio, Tumi: ha imparato a riconoscere la curiosità morbosa, gli sguardi indiscreti, l emarginazione dei compagni d asilo. I suoi handicap ne hanno affinato l attenzione e sviluppato la curiosità verso il genere umano e il mondo. Sa già leggere e scrivere, è sicuramente geniale e precoce, ma gli resta uno stupore infantile davanti alle meraviglie della natura quasi incontaminata. «C è un mondo intero, da scoprire, senza usare le parole», sintetizza la protagonista. Un linguaggio a lei prima sconosciuto, capace di svelarle parti recondite di sé. [L.B.] libri Storia di chi si prende cura (e non chiamiamola badante) Adriana, 20 anni, parte dalla Romania, «da quelle quattro case sgretolate che insieme danno nome al suo paese», per cercare a Roma un futuro migliore. Gliel ha promesso la sua amica Maria, che nella capitale ha costruito la sua fortuna. Ma la ragazza non ha il suo stesso coraggio né la determinazione: al contrario, è insicura e introversa. Lavora assistendo Ippolita, poi Cornelio, con i quali riesce a instaurare, seppure dalla fragilità del suo guscio, un legame affettivo particolare. Entra in questi rapporti, con delicatezza e poesia, la cinquantenne Maria Rosaria Valentini, scrittrice e poetessa italo-svizzera finora inedita nel nostro Paese. Da molti anni vive Oltralpe, a Lugano, dove sono usciti, per i tipi di Gabriele Capelli Editore, il racconto Quattro mele annurche, la raccolta Di armadilli e charango... e il romanzo breve Antonia. Ha ricevuto una segnalazione al premio Schiller per la raccolta di poesie Sassi muschiati. Con Mimose a dicembre, pubblicato da Keller, l autrice evidenzia come l anziana accudita sa a sua volta prendersi cura della giovane romena con tenerezza, proiettando su di lei i suoi sogni infranti: le fa incontrare Antonello, il fornaio, che però scompare misteriosamente. Disperata e confusa, Adriana si dà al vagabondaggio; il sostegno morale e concreto di una coetanea e di un sacerdote le consentono di trovare un nuovo lavoro come badante di Cornelio, un anziano maestro: i due finiranno per sposarsi. Ma la ragazza non è felice e vive nell attesa illusoria di una nuova svolta nella sua esistenza. Che sembra prendere il volto di Algia, ex allieva di Cornelio, legata a lei da un sentimento intenso. Fino a confessare alle autorità quello che prova e a raccontare nei minimi particolari l esistenza grigia della giovane romena. Negli ingranaggi della vita di Adriana, infatti, apparentemente grama e insignificante, Algia riesce invece ad attingere i valori che danno sapore allo scorrere inesorabile della quotidianità: il senso del lavoro, dell amore e della passione. [L.B.] Nora Raleigh Baskin Tutt altro che tipico Uovonero 2013 pagine 200, euro 14 età: anni ragazzi La straordinaria umanità di una mente atipica In terza classe Jason Blake fu diagnosticato come affetto da Dsa, disturbo dello spettro autistico. E così smise di essere un tipo bizzarro, per divenire un ragazzo cosiddetto speciale : uno che sbatte gli occhi, sfarfalla le mani e fa rumore con i denti perché colpito da quella sindrome di Asperger, che ultimamente sembra affascinare tanti scrittori, sceneggiatori, registi. A confrontarsi con questo modo peculiare di guardare il mondo contemporaneamente tanto vicino e tanto distante dalla comune sensibilità, è Tutt altro che tipico, romanzo da dentro della scrittrice americana per ragazzi Nora Raleigh Baskin, vincitore dello Schneider family book award e tradotto da Uovonero. Il libro racconta le vicende di un ragazzo di 12 anni, che vive in un mondo di neurotipici (così gli autistici indicano tutti gli altri) con cui è costretto a confrontarsi. Traducendo i propri pensieri ed emozioni in modo che essi possano, se non afferrarle, per lo meno trovarle più comprensibili. Prima della stesura definitiva, l autrice ha contattato l organizzazione Autism acceptance project: è proprio lo sguardo dall interno a costituire, più della trama e dello stile narrativo, l aspetto più interessante del volume. A ulteriore conferma che la buona letteratura aiuta a illuminare lidi altrimenti incomprensibili, come la straordinaria umanità e saggezza di una mente autistica. [A.P.] Un elmetto per colorare il mondo Il casco giallo, simbolo della sicurezza sul lavoro, al centro di un nuovo albo illustrato di Orecchio acerbo, editore per ragazzi sempre in grado di coniugare temi impegnativi e difficili con la magia di un racconto incantevole e mai scontato. Si intitola Giallo giallo, il volume scritto da Frank Asch e illustrato da Mark Alan Stamaty (pagine 48, euro 15), pubblicato per la prima volta da Emme edizioni nel In una caotica città in bianco e nero, un bambino trova un casco da lavoro. Lo prende e comincia ad andarsene a spasso sotto lo sguardo diffidente dei passanti, che vedono lo strano oggetto trasformarsi nelle cose più disparate: barca per un gatto, sgabello, vaso di fiori. Quando il legittimo proprietario verrà a reclamarlo, il bambino lo restituirà ma riuscirà a costruirsene uno nuovo. Dimostrando di saper rispondere al grigiore della metropoli armato di carta e di colori. Sebbene non si tratti di una metafora sull importanza della sicurezza sul lavoro in edilizia, colpisce comunque l uso che gli autori fanno del casco: non strumento di prevenzione imposto dall alto, ma simbolo di energia creativa e infinita libertà. [A.P.]

18 TEATRODANZAFOTOGRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRAGAZZIMOSTRECINEMAFESTIVALFICTIONFUMETTITELEVISIONEPERSONAGGILIBRITEATRODANZAFOTOGRAFIAVIDEOMUSICARADIOLIBRIRA teatro Risate a gogò con la Compagnia delle frottole Il giovane Carletto è cameriere in una locanda di Acquanegra sul Chiese, paesino di 3mila anime del Mantovano. Con il candore di Andy Kaufman e la sfacciataggine di un giovane Lenny Bruce, snocciola frecciate e risposte taglienti con dei tempi comici invidiabili. A ogni bordata, il pubblico si scalda, esplodendo in risate che si fanno via via più sguaiate. Finché in sala non riecheggiano addirittura degli ululati di approvazione, come accade nelle esibizioni degli stand-up comedian afroamericani. All Alfieri, uno dei teatri più capienti e up di Torino, è andato in scena La locanda del migrante, uno spettacolo originale della Compagnia delle frottole, gruppo composto da 25 giovani attori, la metà dei quali affetti dalla sindrome di Down. Proprio come Gianluca Rovetto, star indiscussa della serata, che interpreta lo sfrontato cameriere. Ma anche come Massi Napoli, con una fisicità da fare invidia a Jackie Gleason; o Ilenia Zocco che, da consumata attrice, sfrutta gli applausi del pubblico per rientrare in battuta quando l emozione sembra avere la meglio. È di certo una questione di steccati mentali, ma quando si assiste a un evento del genere, si ha a volte l impressione di trovarsi in un contesto di natura sociale, più che artistica: sul palco, attori non troppo convinti, e in pla- tea parenti e amici, che alla fine del primo tempo già buttano un occhio all orologio, in attesa dell ultimo, liberatorio applauso. Stasera, con quasi 2mila spettatori a riempire platea e galleria, era nell aria che le cose sarebbero andate diversamente. È chiaro che questi ragazzi prendono molto seriamente ciò che fanno. Anche se seriamente non è forse il termine più adatto: perché tra gag, doppi sensi e fisicità debordante, accade che le battute degli attori finiscano a volte per esser sovrastate dalle risate del pubblico. Che, dopo la prima mezz ora, si è beatamente dimenticato di esser venuto «a veder recitare i ragazzi Down». «Quello che ho sempre voluto fare spiega Luca Nicolino, regista e fondatore dei Buffoni di corte onlus è portare in scena degli attori, più che degli attori disabili. Vogliamo che chi ci guarda lo faccia con l occhio critico con cui si giudica un qualsiasi altro spettacolo». Nicolino ha fondato la compagnia nel 1996, unendo così «la passione per il teatro a un personale percorso con il volontariato che andava avanti da qualche anno». Dal 2006, il gruppo ha portato in scena otto spettacoli, riscuotendo un successo sempre maggiore. «Mi sono chiesto spesso spiega se il teatro italiano fosse pronto ad accogliere degli attori disabili. Credo che un ragazzo come Gianluca, quanto a tempi comici, non abbia molto da invidiare a molti attori professionisti. La bravura di un interprete è negli applausi e nelle risate genuine del pubblico, non nella sua storia clinica». [A.S.] cinema Indovina con chi mi sposo? Cinepanettone con delitto lo scorso Natale nelle sale italiane. Prendendo in contropiede gli ignari spettatori, la commedia italiana popolare e di cassetta apre le porte a un tema scivoloso come quello della disabilità. E lo fa nei modi consueti: castigando e, allo stesso tempo, strizzando l occhio ai tic e alle debolezze nazionali. Firmato da un regista di ormai comprovata esperienza come Fausto Brizzi, Indovina chi viene a Natale? vanta un cast in grado di richiamare il grande pubblico, spesso impreparato alla trattazione di temi spinosi. La storia è semplice: per le feste di Natale una chiassosa famiglia allargata si riunisce nella villa del padre (Gigi Proietti) morto quattro mesi prima. Ci sono la sorella Chiara (Claudia Gerini) e il suo ennesimo compagno Domenico (Claudio Bisio), Antonio (Claudio Buccirosso) il fratello postdatato perché frutto di un avventura extraconiugale, e soprattutto la coppia Giulio e Marina (Diego Abatantuono e Angela Finocchiaro): piccoli imprenditori illuminati, che negli anni hanno saputo aprire le porte della ricca azienda di famiglia a numerosi lavoratori disabili. Sarà proprio l arrivo della figlia Valentina (Cristiana Capotondi) e del suo misterioso fidanzato a smascherare le ipocrisie di una visione solo apparentemente aperta alla diversità. E i coniugi riusciranno solo alla fine ad accettare realmente il futuro genero, Francesco (Raul Bova), senza braccia a causa di un incidente stradale. Evidente la citazione di Indovina chi viene a cena?, film americano del 1967 dove il promesso sposo da presentare ai genitori era un afroamericano. Anche stavolta il fidanzato a sorpresa si presenta come un brillante manager, divenuto disabile per salvare una bambina. Ma a differenza del predecessore americano, che resta uno stimato medico fino alla fine del film, Francesco si rivela un bluff. Centralinista in un azienda e tutt altro che eroe, mostra di non essere diverso dagli altri. Un simpatico e sentimentale bugiardo, che il pubblico e la dolce Valentina perdoneranno. Mandando così il messaggio più democratico della pellicola: le persone disabili sono come le altre e non devono necessariamente essere migliori di tutti per essere accettate. [A.P.] Per interpretare il personaggio di Francesco, Raul Bova è stato guidato da alcune persone disabili. Tra questi la ballerina senza braccia Simona Atzori (nella foto) e Andrea Apostolo, che lo ha aiutato nelle scene del cambio del pannolino e dell accensione del caminetto con i piedi. Quella rarità che risveglia i legami Non è mai troppo tardi per tornare a essere un figlio presente. Soprattutto di fronte alle condizioni di salute della propria madre. L amante Sjogren, però, un cortometraggio scritto da Alessandra Arcieri e diretto da Maurizio Rigatti, non è un film sulla malattia: è il racconto di una storia di vita. Rapporti parentali che hanno il volto di Valerio (Gabriele Rossi), un futuro avvocato internazionalista di stanza a Bruxelles, e della madre Anna (Daniela Poggi) con cui non ha più un buon rapporto da quando i genitori si sono separati. Ma la particolarità dell opera, realizzata da Unicorno Visioniparallele e andata in onda in anteprima tv su Diva Universal (canale 129 di Sky), è l essere stato commissionato da una onlus, l Associazione nazionale italiana malati sindrome di Sjogren (Animass), per sensibilizzare sull esistenza di questa patologia rara che colpisce soprattutto le donne si stimano casi in Italia e non è ancora riconosciuta. Backstage del corto su Youtube. [M.T.] 34 35

19 RUBRICHE Inail... per saperne di più RUBRICHE Senza barriere Rosanna Giovèdi Daniela Orlandi Tornare alla vita col mutuo aiuto. La ricetta lombarda Dal 2010 a Monza e Sesto San Giovanni si sperimenta un progetto rivolto agli infortunati sul lavoro che trovano difficoltà a riprendere le normali attività quotidiane. Come? Non solo attraverso lo scambio di esperienze, ma anche grazie al contributo di esperti e professionisti zare già nel 2010/2011 una prima edizione di incontri del gruppo di mutuo aiuto. Il progetto, nello specifico, era stato denominato counseling alla pari, poiché il conduttore del gruppo era un infortunato sul lavoro in carico alla Sede, counselor con titolo ed esperienza di conduzione di gruppo di adulti disabili. Questa prima esperienza ha permesso di verificare sul campo gli esiti positivi dell intervento sociale di gruppo; il progetto è infatti rivolto agli infortunati sul lavoro, in carico presso le Sedi Inail di Monza e di Sesto San Giovanni, con postumi gravi (tetraplegia, paraplegia, amputazioni) o che mostrano difficoltà nell accettazione del proprio stato di disabilità conseguente all infortunio e nella gestione delle relazioni e della vita quotidiana. disegni di questa sezione del Magazine sono di Saul Steinberg La Sede di Monza ha realizzato con gli esperti del Contact center Superabile Inail un incontro for- L e Sedi Inail di Monza e di Sesto San Giovanni hanno dato avvio, dal mese di aprile e fino a dicembre 2013, agli incontri di un gruppo di mutuo aiuto costituito da infortunati sul lavoro che, a causa della gravità delle lesioni, presentano difficoltà nell affrontare i problemi relativi allo stato di disabilità acquisita. L infortunio sul lavoro determina importan- ti cambiamenti non solo sanitari, ma anche psicosociali con ricadute sull immagine di sé e sui propri progetti di vita, rendendo perciò necessario un intervento che faccia emergere una nuova consapevolezza riguardo ai propri limiti e alle proprie potenzialità. In quest ottica, la Sede Inail di Monza ha ritenuto opportuno realiz- 36 mativo, al fine di informare i partecipanti del gruppo sulle disposizioni normative, sull organizzazione e l accesso ai servizi territoriali per l occupazione dei disabili, sullo sport e il tempo libero e sul turismo accessibile. Sulla base dei suggerimenti espressi dagli infortunati sul lavoro che hanno partecipato alla prima edizione, in questa nuova iniziativa lo scambio di esperienze personali è stato arricchito dai contributi di professionisti esperti in alcune tematiche di particolare interesse per gli utenti. Per tale motivo, l articolazione delle attività ha previsto l alternanza di incontri centrati sullo scambio di vissuti personali e incontri di tipo informativo, in cui esperti su argomenti legati al trauma e alla disabilità hanno fornito informazioni e spunti di riflessione per la condivisione di esperienze e opinioni sul tema trattato. Se la metropoli è per tutti. L impegno parte dall Europa All interno della rete Eurocities, il gruppo Barrier-free, City for All ha lo scopo di indirizzare le politiche dei singoli Stati verso un idea inclusiva di città. Tanti i temi trattati dal 2010: dalla progettazione alla partecipazione, dalla formazione alle buone pratiche G randi metropoli, 140 città per oltre 30 Stati nazionali europei: è la rete di Eurocities, un organizzazione fondata nel 1986 dai sindaci di sei grandi città europee (Barcellona, Birmingham, Francoforte, Lione, Milano, Rotterdam) allo scopo di portare all attenzione dell Unione europea le necessità delle città in ambito economico, politico, sociale e culturale. Un impegno enorme e complesso all interno del quale sono attivi diversi gruppi di lavoro. Tra questi, il gruppo Barrier-free, City for All, che si occupa di indirizzare le politiche nazionali degli Stati membri verso un idea inclusiva di accessibilità. L obiettivo è quello di confrontarsi sulle politiche inclusive, ma anche sui singoli progetti. L approccio è unitario e condiviso, secondo una visione europea e attenta alle esigenze di tutti. In particolare Barrier-free, City for All nasce nell ambito del forum sulla mobilità di Eurocities e su iniziativa della Germania. L in- carico della presidenza del gruppo è rivestito oggi dalla Germania, nella figura di Barbara Berninger, capo del dipartimento Affari europei e internazionali di Berlino. L intento del gruppo è quello di conoscere meglio gli sviluppi delle città europee e portare avanti una rete per promuovere nuovi impegni nell ambito della progettazione per tutti e del Design for all. L atteggiamento non è solo tecnico, ma anche e soprattutto pragmatico. Le città, con le loro rappresentanze, infatti, si incontrano per confrontarsi, scambiare esperienze, capire come mettere in atto politiche per una città per tutti. 37 Dal 2010 a oggi ben nove sono stati gli incontri di lavoro: l ultimo si è svolto a Francoforte sul Meno il 25 e 26 settembre Tanti i temi affrontati in quella sede: dalla progettazione di spazi urbani alla mobilità, dall accesso per tutti nei trasporti cittadini agli spazi pubblici siano essi edifici istituzionali o luoghi aperti, dai servizi alla comunicazione fino alle strategie di marketing. Tra gli obiettivi che il gruppo si è proposto nell ultimo incontro non c è solo quello di sostenere l Unione europea nell attuazione della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Le altre finalità? Scambiare esperienze nello sviluppo e nella progettazione di città senza barriere, analizzare l impatto del cambiamento demografico nella pianificazione delle città, partecipare alla realizzazione e fornire suggerimenti per standard europei, considerare i requisiti di accessibilità e di Design for all nella formazione rivolta agli architetti, ai pianificatori e ai rappresentanti degli ordini professionali, sviluppare un manuale europeo sull accessibilità e garantire il Design for all con standard europei nel trasporto pubblico, negli edifici e nell ambiente. Il gruppo coopera anche con la Commissione europea per implementare la Strategia europea sulla disabilità per un Europa senza barriere.

20 RUBRICHE Antonello Giovarruscio Scuola l ESPERTO RISPONDE a cura del Consorzio sociale Coin Bisogni educativi speciali, il ministero chiarisce Piano annuale per l inclusività e piano didattico personalizzato: sono alcuni degli strumenti d intervento da mettere in campo con gli alunni disabili (e non solo) nel prossimo anno scolastico scuola certificare gli alunni con Bes, ma di individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l adozione di particolari strategie didattiche nel caso di difficoltà non meglio specificate. Solo qualora nell ambito del Consiglio di classe (nelle scuole secondarie) o del gruppo docenti (nelle primarie) si concordi di valutare l efficacia di strumenti specifici, questo potrà comportare l adozione e quindi la compilazione di un piano didattico personalizzato, con eventuali strumenti compensativi e/o misure dispensative. Sono papà di un bimbo disabile al 100% affetto da autismo. Volevo sapere: se la mia azienda ristruttura e taglia dei posti di lavoro, ho più tutele rispetto agli altri? Lavoro Anche se comprendiamo la delicatezza della sua situazione, non possiamo che risponderle che il genitore di una persona con disabilità in situazione di gravità, di cui alla legge n. 118/71, non rientra nelle cosiddette categorie protette. Ai fini del licenziamento, pertanto, si applica la medesima normativa valida per la generalità dei lavoratori. Sul punto si rinvia alle norme del Codice civile e a quelle previste nel Ccnl di categoria. Suggeriamo, in considerazione della particolarità del caso, di verificare attentamente quanto specificatamente previsto nel contratto stipulato e approfondire la problematica proposta con un sindacato competente per gli aspetti applicativi del contratto stesso. Piano didattico personalizzato, alunni con cittadinanza non italiana, piano annuale per l inclusività e gruppo di lavoro dedicato, organizzazione territoriale per l inclusione: sono questi i temi al centro della nota del 22 novembre 2013 con cui il ministero dell Istruzione chiarisce alcuni aspetti degli strumenti di intervento per gli alunni con bisogni educativi speciali (Bes) per l anno scolastico La nota, nello specifico, chiarisce ulteriormente alcuni punti controversi della normativa: dalla Direttiva del 27 dicembre 2012 alla Circolare n. 8 del 6 marzo 2013 fino alla nota del 27 giugno L anno scolastico in corso infatti deve, nelle intenzioni del legislatore, essere utilizzato per sperimentare e monitorare procedure, metodologie e pratiche anche organizzative, con l obiettivo comune di migliorare sempre più la qualità dell inclusione, che è un tratto distintivo della nostra tradizione culturale e del sistema di istruzione italiano, in termini di accoglienza, solidarietà, equità, valorizzazione delle diversità e delle potenzialità di ciascuno. Gli alunni con bisogni educativi speciali che non rientrano nelle previsioni della legge 104/1992 (disabilità), né in quelle della legge 170/2010 (disturbi specifici di apprendimento, Dsa), possono essere ragazzi con disturbi del comportamento o dell attenzione, immigrati da poco in Italia, minori con ritardi linguistici, sindrome di Asperger o con un quoziente intellettivo tra 70 e 85, ma anche alunni che si trovano in una condizione di difficoltà socio-economica, linguistica e culturale. La nota ribadisce che non è compito della Resta fermo che il corrente anno scolastico deve essere utilizzato per sperimentare e monitorare procedure, metodologie e pratiche anche organizzative. Nei mesi scorsi sono state segnalate, osservate e raccolte tante buone pratiche realizzate dalle scuole che il ministero dell Istruzione intende rendere visibili affinché siano condivise, fatte oggetto di riflessione e, ove possibile, diffuse. Esse testimoniano la vitalità di un sistema scolastico in evoluzione, che però affonda le proprie radici in principi consolidati. Giova forse ricordare che la personalizzazione degli apprendimenti e la valorizzazione delle diversità nella prospettiva dello sviluppo delle potenzialità di ciascuno sono principi costituzionali del nostro ordinamento scolastico recepiti nel decreto del presidente della Repubblica 275/99, laddove all art. 4 si afferma che «nell esercizio dell autonomia didattica le istituzioni scolastiche [...] possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l altro: l attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo». Sono disabile ai sensi della legge 104, con l indicazione nel verbale di accertamento di deambulazione claudicante. Poiché sono in possesso di pass disabili da oltre dodici anni e tale pass (validità quinquennale) scade entro l anno, desidererei conoscere quale certificazione medica dovrei procurarmi, tenendo conto delle semplificazioni del governo Monti? In pratica, basta la certificazione Asl della legge 104/92 o ci vuole un certificato del medico curante o del medico legale Asp? Mobilità In materia di semplificazioni il decreto legge 9 febbraio 2012 n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 4 aprile 2012, n. 35 (pubblicata nel Supplemento ordinario n. 69, relativo alla Gazzetta Ufficiale 6 aprile 2012, n. 82), fa espresso richiamo alla certificazione per il rilascio del contrassegno parcheggio per persone con disabilità. Infatti la stessa normativa chiarisce che sono le attestazioni mediche per l accesso al beneficio a poter essere sostituite dal verbale della Commissione medica integrata, laddove quest ultima riporta l esistenza dei requisiti sanitari necessari all ottenimento del contrassegno medesimo. Per quanto concerne il rinnovo, quindi, resta valido quanto previsto dall art. 381 comma 3 Dpr n. 495/1992. Pertanto, per i contrassegni di circolazione e sosta veicoli a servizio di persone con disabilità con validità di cinque anni, il rinnovo avvie ne con la presentazione del certificato del medico curante, per confermare il persistere delle condizioni sanitarie che hanno dato luogo al rilascio. Sarà poi il Comune di residenza (Municipio laddove presente) a rinnovare il contrassegno, dietro apposita richiesta dell interessato (normalmente durante i giorni necessari al rinnovo è rilasciato un contrassegno temporaneo). Per le modalità precise della domanda, occorre informarsi presso il proprio Comune/Municipio. Per completezza di informazione, facciamo presente che alcuni Comuni, con proprie deliberazioni, hanno stabilito che il contrassegno possa essere rilasciato/rinnovato con scadenza illimitata, nel caso di persone con invalidità stabilizzata e non reversibile. Per verificare se tale provvedimento è stato adottato dal Comune di proprio interesse, occorre informarsi presso gli uffici competenti dello stesso.

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