Giorgio Cricco Francesco P. Di Teodoro. Itinerario nell arte. Itinerari museali, Antologia, Legislazione. Seconda edizione Versione arancione

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1 Giorgio Cricco Francesco P. Di Teodoro Itinerario nell arte Itinerari museali, Antologia, Legislazione Seconda edizione Versione arancione A3

2 Giorgio Cricco Francesco P. Di Teodoro Itinerario nell arte Itinerari museali, Antologia, Legislazione Seconda edizione Versione arancione A3

3 A Itinerari 1. Il Museo Egizio di Torino A2 2. Lungo il Nilo A6 3. I marmi classici del British Museum a Londra A10 4. L Acropoli di Atene A14 5. La scultura greca al Louvre A20 6. Le antichità dei Musei Vaticani A24 7. Il Museo Nazionale Etrusco di Tarquinia A30 8. Il Foro Romano e i Fori Imperiali a Roma A34 9. Il Tesoro del Duomo di Monza A La Chiesa di San Procolo a Naturno A La Chiesa dell Abbazia di San Galgano A Giotto a Padova. La Cappella degli Scrovegni A La Pinacoteca Nazionale di Siena A Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze A La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A La National Gallery a Londra. Tre Ferraresi sul Tamigi A Palazzi signorili nella Firenze del primo Rinascimento A Fiamminghi e Tedeschi all Alte Pinakothek di Monaco di Baviera A Venezia, Gallerie dell Accademia. Il ciclo di Sant Orsola di Vittore Carpaccio A Il Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dal Rinascimento al Rococò A Il Museo dell Ermitage di San Pietroburgo. Dal Rinascimento al Barocco A Museo e Galleria Borghese di Roma 23. Storicismo ed Eclettismo nell architettura romantica europea 24. Il Museo del Prado a Madrid e l opera di Francisco Goya 25. I grandi piani urbanistici europei di fine Ottocento. Gli esempi di Parigi, Vienna e Firenze 26. Londra, Victoria and Albert Museum. Un ala per John Constable 27. Londra, Tate Gallery. Joseph Turner illumina il museo 28. Milano, Pinacoteca di Brera. Momenti dell Ottocento italiano 29. Il Musée d Orsay a Parigi. Opere d arte in stazione 30. Vienna: la Stadtbahn di Otto Wagner. La prima metropolitana di superficie d Europa 31. Rovereto, Museo Depero. Il primo (e unico) museo futurista italiano 32. Venezia, Peggy Guggenheim Collection. La collezione di un amante dell arte contemporanea 33. Rivoli, Museo d Arte Contemporanea Castello di Rivoli A90 A94 A100 A104 A110 A112 A116 A122 A126 A130 A134 A140 B Antologia 1. Erodoto Le grandi piramidi d Egitto B2 2. Antico Testamento La presa di Gerico B2 3. Pausania Le mura di Tirinto B2 4. Pausania Micene: le mura, la Porta dei Leoni, le tombe B3 5. Omero Il palazzo di Alcinoo B3 6. Aristotele La nascita della pòlis B3 7. Vitruvio Pollione I templi rotondi B4 8. Plinio il Vecchio La costruzione del Tempio di Artemide Efesia B4 9. Plinio il Vecchio Zeusi B4 10. Plinio il Vecchio Parrasio B5 11. Plinio il Vecchio Apelle B5 12. Plinio il Vecchio Policleto B5 13. Plinio il Vecchio Fidia B5 14. Plinio il Vecchio Prassitele B6 15. Plinio il Vecchio Skòpas B6 16. Plinio il Vecchio Lisippo B6 17. Plutarco La spoliazione di Siracusa B7 18. Marco Tullio Cicerone L arringa contro Verre B7 19. Aurelio Prudenzio Clemente Contro Simmaco. La questione dell Altare della Vittoria B8 20. Vitruvio Pollione La formazione dell architetto B8 21. Flavio Renato Vegezio L accampamento romano B9 Sommario II

4 22. Caio Giulio Cesare La costruzione del ponte sul Reno B9 23. Sesto Giulio Frontino L acquedotto Claudio B9 24. Vitruvio Pollione Come si costruiscono gli acquedotti B Plinio il Vecchio Lo splendore di Roma nel I secolo d.c. B Paolo Diacono Le tegole del Pantheon asportate dall imperatore Costante B Caio Svetonio Tranquillo Augusto per la città di Roma B Lucio Anneo Seneca La villa di Scipione B Plinio il Giovane La villa «Laurentina» B Polibio Le maschere funebri e i funerali nella Roma repubblicana B Petronio Arbitro La cena di Trimalchione B Procopio di Cesarea Lettera del generale Belisario a Totila B Raul Glaber (Rodolfo il Glabro) Un bianco mantello di chiese per l Europa B San Bernardo di Chiaravalle Apologia a Guglielmo, abate di Saint-Thierry B Suger di Saint-Denis Il libro di Suger, abate di Saint-Denis B Dino Compagni Firenze alla fine del Duecento B Villard de Honnecourt Brani dal «Taccuino» B Giorgio Vasari Nicola Pisano B Giorgio Vasari Giovanni Pisano B Giorgio Vasari Arnolfo B Giorgio Vasari Cimabue B Cennino Cennini A fare un vestito d azzurro della Magna, o oltramarino, o mantello di Nostra Donna B Leonardo Bruni Panegirico della città di Firenze B Leon Battista Alberti Prologo al De pictura B Piero della Francesca Prologo al De prospectiva pingendi B Antonio di Tuccio Manetti Dalla Vita di Filippo Brunelleschi B Filippo Brunelleschi Istruzione data da Filippo Brunelleschi nel 1420 per la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore secondo il suo modello B Lorenzo Ghiberti Autobiografia B Leon Battista Alberti Prologo al De re aedificatoria B Precetti agli scultori dal De statua B Luca Pacioli Dalla Divina Proportione B Giorgio Vasari Proemio della Terza Parte delle Vite B Donato Bramante Dalla Bramanti Opinio super domicilium seu templum magnum B Leonardo Della scultura e della pittura B A Lodovico il Moro B Ai fabbriceri del duomo di Milano B Raffaello (e Baldassar Castiglione) Dalla Lettera a Leone X B Michelangelo Lettera a messer Benedetto Varchi B Bartolomeo Ammannati Lettera agli Accademici del Disegno (22 agosto 1582) B Carlo Borromeo La forma della chiesa B Pellegrino Tibaldi Li edificii non si comenzano a casso B Francesco di Giorgio Martini Le fortezze B Claudio Tolomei Lettera al Conte Agostin de Landi (14 novembre 1542) B Sebastiano Serlio Dal Terzo Libro di Sebastiano Serlio. Dedicatoria a Francesco I B Jacopo Barozzi a Vignola Dalla Regola delli cinque ordini d architettura. Ai Lettori B Andrea Palladio Delle forme dei tempii et del decoro che in quelli si deve osservare B Paolo Veronese, atti del processo Processo di fronte al Sacro Tribunale B Giovan Pietro Bellori L idea del pittore, dello scultore e dell architetto scelta dalle bellezze naturali superiore alla natura B Vita di Annibale Carracci B Vita di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio B Filippo Baldinucci Vita di Gian Lorenzo Bernini B Guarino Guarini Delle regole d Architettura in generale B Johann Joachim Winckelmann La bellezza del volto B Antonio Canova Dal Colloquio con Napoleone (1810) B Jacques-Louis David Per la salvaguardia del patrimonio artistico B40 Sommario III

5 76. Friedrich Engels I quartieri operai B Eugène Delacroix Pagine dal Diario B Gustave Coubert Manifesto del Realismo B Giovanni Fattori Dall Autobiografia B Eugène Viollet-Le-Duc Il restauro degli edifici B John Ruskin Da Le pietre di Venezia B Auguste Renoir Conversazione con Ambroise Vollard B Paul Cézanne Lettera a Émile Bernard B Paul Cézanne Lettera a Émile Bernard B Vincent van Gogh Lettera a Theo B Henri Matisse Funzione e modalità del colore B Adolf Loos I materiali da costruzione B Boccioni, Carrà, Russolo, Balla, Severini Manifesto dei pittori futuristi B Manifesto tecnico della pittura futurista B Umberto Boccioni Manifesto tecnico della scultura futurista, 1912 B Gino Severini Metodo generale di lavoro, 1921 B Tristan Tzara Manifesto Dada, 1918 B André Breton Manifesto del Surrealismo, 1924 B René Magritte Maurice Bots intervista Magritte, 2 luglio 1951 B René Magritte La somiglianza B Franz Marc I Fauves tedeschi B Vasilij Kandinskij L effetto del colore B Van Doesburg, Van t Hoff, Huszar, Kok, Mondrian, Vantongerloo, Wils Primo manifesto della rivista «De Stijl», 1918 B Manifesto III di «De Stijl», 1921 Verso la formazione di un nuovo mondo B Le Corbusier Il manuale dell abitazione B Frank Lloyd Wright La linea della terra B Marcello Piacentini La rivoluzione dell architettura razionalista B Mario Sironi Manifesto della pittura murale, 1933 B Giorgio De Chirico L arte metafisica della mostra di Roma (1918) B Jackson Pollock William Wright intervista Jackson Pollock, 1951 B Mario Merz Intervista a Mario Merz, 1981 B Gilbert&George Che significa la nostra arte, 1986 B Igor Mitoraj Intervista a Mitoraj, 1988 B Renzo Piano La città, 2000 B60 C Legislazione di tutela 1. Cum Almam Nostram Urbem Roma 26 aprile Prohibitione sopra l estrattione di statue di marmo o di metallo figure, antichità e simili Roma 5 ottobre Deliberzione Firenze 24 ottobre Maria Theresia Dei Gratia Regina Hungariae Bohemiae etc. Archidux Austriae etc. Dux Mediolani etc. Milano 13 aprile Bando di parte di Sua maestà, e del suo tribunale della Regia camera della Summaria C1 C1 C2 C2 Napoli 24 luglio 1755 C3 6. Chirografo di papa Pio VII C4 7. Bartolomeo Pacca C8 8. Legge 1 giugno 1939 C12 9. Legge 29 giugno 1939 C Regio decreto 3 giugno 1940 C Articolo 9 della Costituzione italiana C Decreto legislativo del 22 gennaio 2004 C16 Indice dei nomi, delle opere e dei termini artistici Indice del luoghi Fonti delle illustrazioni I2 I8 I11 Sommario IV

6 piano terreno Itinerario14 Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze primo piano Planimetria del complesso conventuale di San Marco. 1. Chiesa di San Marco. 2. Vestibolo del Convento di San Marco. 3. Chiostro di Sant Antonino. 4. Ospizio dei Pellegrini. 5. Sala del Lavabo. 6. Refettorio Grande. 7. Sala Capitolare. 8. Corridoio di accesso alla scale per il primo piano. 9. Piccolo Refettorio. 10. Foresteria. 11. Chiostro di San Domenico. 12. Dormitorio. 13. Biblioteca. Michelozzo Michelozzi, biblioteca del Convento di San Marco, ca Veduta. Il grande convento fiorentino di San Marco, attuale sede dell omonimo, prestigioso museo, risale alla prima metà del Quattrocento, quando Cosimo il Vecchio de Medici ordinò a Michelozzo Michelozzi, suo architetto di fiducia, di restaurare e ingrandire un preesistente monastero dei Silvestrini. I lavori, protrattisi per oltre un decennio, dal 1436 al 1452 circa, si resero necessari al fine di predisporre l insediamento in città dei frati domenicani riformati del Convento di San Domenico di Fiesole, secondo quanto espressamente disposto da papa Eugenio IV ( ). Con tale operazione, infatti, il pontefice mirava a rafforzare ulteriormente la già numerosa e influente presenza dell Ordine domenicano, tradizionalmente assai fedele all ortodossia e alla dottrina della chiesa. Michelozzo, che in qualità di scultore fu allievo del Ghiberti e come architetto, invece, seppe essere uno dei più sensibili e attenti prosecutori del rinnovamento brunelleschiano, iniziò il proprio intervento in San Marco partendo dall antica chiesa trecentesca [1], alla quale, tra i vari altri interventi, accorciò il transetto al fine di poter ampliare il contiguo convento. È proprio nel rifacimento e nella soprelevazione di quest ultimo, del resto, che meglio si evidenziano i veri intenti progettuali dell artista. Il nuovo organismo conventuale, semplicissimo nella sua ben congegnata funzionalità, viene riorganizzato intorno a due ampi e armoniosi chiostri porticati (rispettivamente dedicati a Sant Antonio [3] e, il più grande, a San Domenico [11]), per la cui raffinata realizzazione Michelozzo si ispirò in modo più che evidente alla lezione brunelleschiana appresa dal vicino Spedale degli Innocenti (vedi paragrafo 14.3). Al piano terreno vi sono pertanto i locali destinati alla vita e alla preghiera comuni: dal Refettorio Grande [6] alla Sala Capitolare [7], dall Ospizio dei Pellegrini [4] alla Foresteria [10], con l annesso Piccolo Refettorio [9] per gli ospiti e i conversi. Al piano primo, invece, nettamente separato dal resto del convento, Michelozzo costruisce il Dormitorio [12], nel quale ricava 44 piccole celle all interno delle quali i frati possono dedicarsi alla preghiera, allo studio e alla meditazione. Dal dormitorio, infine, si accede anche all enorme Biblioteca (costruita sopra l ala della foresteria), vero e proprio tempio del sapere, ripartita in tre lunghe navate sorrette da una selva di slanciatissime colonnette ioniche che la rendono simile a una basilica rinascimentale [13]. La straordinarietà dell intervento architettonico michelozziano, che individua e separa con razionale funzionalità le aree destinate alla vita comunitaria da quelle dello studio e da quelle, personali, della preghiera e del riposo, trova ulteriore riscontro nel programma decorativo parallelamente condotto dal Beato Angelico, il quale, a partire dal 1437, affresca tutte le celle del dormitorio e alcuni degli altri locali più importanti del convento. L intervento dell artista è, come vedremo, uno dei più coerenti e significativi di tutta la pittura del secolo, in quanto si integra in modo esemplare sia con l architettura di Michelozzo sia con gli alti ideali spirituali e dottrinali della predicazione domenicana. Dal 1869, essendosi ritirati i frati in un ala secondaria, l intero Convento di San Marco è stato trasformato in museo che, oltre ai numerosi affreschi, conserva oggi anche molte tavole e pale del maestro e di altri pittori suoi contemporanei. In particolare l antico Ospizio dei Pellegrini è stato trasformato nella più grande e ricca pinacoteca dedicata all Angelico. 14. Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze A52

7 Beato Angelico Fra Giovanni da Fiesole, al secolo Guido di Piero, meglio noto come Beato Angelico, nasce a Vicchio di Mugello (Firenze) intorno al 1395/1400 e muore a Roma nel Attivo come pittore fin dal 1417, il giovane Guido entra nel Convento di San Domenico di Fiesole nel 1420 prendendo il nome di fra Giovanni. Nel 1437 inizia a lavorare presso il convento fiorentino di San Marco, mentre dal 1446 al 1449 è a Roma per volere di papa Eugenio IV ( ). Dal 1449 al 1452, infine, ricopre anche la prestigiosa carica di priore al Convento di San Domenico di Fiesole. Fra Giovanni viene definito per la prima volta Angelico nel 1467, mentre l appellativo di Beato gli sarà successivamente attribuito (1481) dallo storico e umanista fiorentino Cristoforo Landino ( ). Entrambi i nomi fanno riferimento sia alla sua irreprensibile condotta morale sia soprattutto alla straordinaria e quasi miracolosa abilità con la quale il maestro ha sempre saputo far coesistere, all interno della propria produzione artistica, la tecnica rinascimentale con l ancora viva tradizione del Gotico Internazionale, dando origine a una pittura originale e personalissima. Nei suoi dipinti, infatti, egli mostra già di conoscere assai approfonditamente la nuova cultura prospettica quattrocentesca che offriva la possibilità tecnica di misurare e rappresentare la realtà come appariva alla vista. Ciò non di meno l Angelico riesce a non dimenticare del tutto le esigenze espressive della precedente cultura medioevale che, come ricorderemo, era invece assolutamente indifferente a qualsiasi rappresentazione di tipo realistico. In questo difficile e raffinato equilibrio tra passato e presente sta, dunque, la straordinarietà della sua arte, alla quale tutti gli altri maestri del secolo non potranno fare a meno di riferirsi con rispetto e ammirazione. I suoi personaggi, pur se dotati di corpi solidi e ben disegnati, risultano sempre sospesi in un atmosfera di grande e solenne spiritualità. I colori, innaturalmente vivaci, e la luce uniforme e perennemente mattutina rimandano, infatti, a una visione simbolica della realtà, nella quale fede e ragione riescono a coesistere nel modo più semplice e naturale. Al secolo Si dice in riferimento alle consuetudini della vita civile, in contrapposizione a quelle della vita conventuale o, comunque, religiosa. Tripudio Dal latino tripùdium, danza ritmica. Qui con il significato figurato di insieme di esuberanti manifestazioni di vita e di gioia ca. Tempera su tavola, cm. Ospizio dei Pellegrini [4], piano terreno. In questa grande tavola, commissionata all Angelico intorno al 1431 per la chiesa fiorentina di Santa Maria degli Angeli, è proposta una visione prospettica di scenografica modernità. Alla spensierata danza dei beati (sulla sinistra), che risente con intenzionale evidenza degli influssi della pittura cortese tardogotica, si contrappone (sulla destra) una visio ne crudamente simbolica dell inferno, nella quale orribili demoni infieriscono con orrenda crudeltà sulle tor- Giudizio Universale me dei dannati. Al centro, in suggestivo scorcio, u- na serie di sinistri avelli scoperchiati fa da tramite simbolico tra la realtà terrena e quella divina, rappresentata dal trionfo celeste di Cristo in trono, sospeso in un dorato tripudio di cherubini, angeli, santi e beati. Tutti i personaggi, nonostante il perdurare del gusto raffinato per il particolare minuto, proprio del Gotico Internazionale, assumono già una chiara e quasi scientifica collocazione spaziale, secondo le esatte regole della prospettiva geometrica. 14. Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze A53

8 14.2 Deposizione circa. Tempera su tavola, cm. Ospizio dei Pellegrini [4], piano terreno. La tavola, iniziata da Lorenzo Monaco (ca ) su commissione della facoltosa famiglia Strozzi, era originariamente destinata alla sagrestia della chiesa fiorentina di Santa Trìnita. Nonostante la cornice ancora gotica, che richiamando le forme del trittico forza la scena entro uno spazio angusto e definito, l Angelico unifica lo spazio della narrazione sfondando prospetticamente il dipinto. A tal fine, infatti, egli, introduce la visione di un paesaggio graduato in infiniti piani successivi, che spaziano dalla città ideale di sinistra (forse Cortona), irta di case e torri variopinte, fino al castello sul colle di destra e poi, ancora, verso la distesa dei campi e dei paesi che si perdono nella lontananza azzurrognola dell orizzonte. A questa straordinaria libertà e- spressiva dello sfondo, ispirata al robusto realismo masaccesco della Cappella Brancacci (v. paragrafo 14.7) non meno che al meticoloso decorativismo tardo gotico di Gentile da Fabriano (v. paragrafo ), si aggiunge anche la studiata ed e- quilibratissima composizione dei personaggi in primo piano, i quali, nonostante la solida volumetria che li contraddistingue, sembrano appartenere più a una dimensione spirituale che alla realtà quotidiana. Si noti in particolare il corpo di Cristo che, con la sua posizione obliqua, spezza con violento risalto l an- damento verticale del dipinto, individuando una direzione diagonale che si prolunga nella figura genuflessa della Maddalena (in basso a sinistra) per collegarsi poi idealmente con i tre angeli oranti (in alto a destra, all interno dell arco acuto), quasi a simboleggiare la coralità di un dolore tanto grande da sconvolgere sia la terra sia il cielo. Edificante Dal latino aedificàre, costruire. Qui con il significato figurato di atto che induce al bene. Sala del Capitolo Luogo dove i frati si riunivano per prendere le decisioni più importanti relative alla gestione del convento Crocifissione con Santi Affresco, cm. Sala Capitolare [7], piano terreno. Questo grande affresco, realizzato sul lunettone della parete di fondo della Sala del Capitolo costituisce non solo una straordinaria testimonianza artistica, ma anche un importante punto di riferimento morale e dottrinale. Come sempre nella sua pittura, infatti, anche qui l Angelico affianca alla narrazione evangelica anche una serie di evidenti riferimenti teologici all Ordine domenicano al quale apparteneva. Ai piedi della monumentale figura del Cristo, in nulla inferiore, quanto a volumetrica compattezza, a quella masaccesca della Trinità (v. fig ), accanto ai consueti personaggi dolenti della tradizione (le Marie, San Giovanni, la Maddalena), l artista introduce anche alcuni santi di epoca successiva, cari all ambiente fiorentino (da sinistra Cosma e Da- miano, Lorenzo, Marco al quale era dedicato il convento e Giovanni Battista). Ad essi, infine, si aggiungono, sulla destra, tre Dottori della Chiesa e otto fondatori dei principali ordini monastici. In basso, nei 17 medaglioni rotondi, sono inoltre ritratti i domenicani più illustri con, al cen- tro, la nobile figura dello stesso San Domenico. In questo modo l artista, che prima di tutto si sente un religioso, sovrappone ai temi prospettici e decorativi quelli dottrinali ed edificanti, al fine ultimo di glorificare il nome di Dio e di rafforzare la fede nei confratelli. 14. Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze A54

9 14.4 a quelle che Michelozzo aveva costruito al piano sottostante Annunciazione del convento, alludono a una dimensione inti circa. Affresco, cm. Corridoio settentrionale del Dormitorio [12], piano primo. In questo celebre affresco, realizzato sulla parete che fronteggia lo sbarco della scala michelozziana che conduce al primo piano, l Angelico dimostra ancora una volta il proprio determinato, doppio intento descrittivo e mistico. Le cellette e la biblioteca, sembra infatti voler dirci l artista, sono luoghi di meditazione, di studio e di preghiera, e la riproposizione di un Annunciazione costituisce un ulteriore stimolo alla spiritualità individuale. Lo spazio del dipinto, abbandonata con lucida consapevolezza qualsiasi esuberanza decorativa di ascendenza tardo-gotica, appare strutturato mediante una prospettiva di nitida e geometrica semplicità. Le colonnette e le volte del porticato, in tutto simili ma, pacata e dolcissima, all interno della quale i due personaggi emergono con u- na fisicità che è pari al loro rilievo spirituale. L Angelico, che qui si rivolge e- sclusivamente ai propri confratelli, utilizza un linguaggio semplice e austero che, pur attingendo con sapienza alla prospettiva rinascimentale, mira più al messaggio finale che alla forma e- spressiva. In questo modo l artista rifiuta di accettare fino in fondo il realismo di Masaccio, non tanto perché non ne comprende le motivazioni quanto, piuttosto, perché non lo ritiene adatto alle proprie necessità espressive di religioso, oltre che di artista, maggiormente proiettato verso la trascendenza della contemplazione divina che verso la materialità delle cose terrene Noli me tangere Affresco, cm. Cella n. 1, Dormitorio [12], primo piano. Trasfigurazione Affresco, cm. Cella n. 6, Dormitorio [12], primo piano. Le Marie al Sepolcro Affresco, cm. Cella n. 8, Dormitorio [12], primo piano. Le quarantaquattro celle del Dormitorio al primo piano [12], affrescate in due riprese dall Angelico e dai suoi aiuti, primo fra tutti Benozzo Gozzoli (Pisa, 1420-Pistoia, 1497), fra il 1437 e il 1447 e tra il 1450 e il 1453, costituiscono, come s è accennato, uno dei cicli più celebri e stilisticamente unitari di tutta l arte del Quattrocento. Poiché i singoli affreschi (uno per cella) sono dedicati esclusivamente ai frati, la loro realizzazione è semplice ed essenziale, secondo quanto si conviene a uomini di fede. I soggetti, tratti quasi esclusivamente dal Nuovo Testamento, con particolare insistenza sui temi della Passione e della Crocifissione, costituiscono una sorta di spunto mistico per la preghiera e la meditazione quotidiane. La solida volumetria dei corpi si stempera nella dolcezza trasognata degli atteggiamenti che, anche nelle situazioni di più intenso realismo, appaiono comunque far riferimento a un ordine superiore ed eterno. La straordinaria irripetibilità dell esperienza dell Angelico sta dunque tutta in questa sua consapevole volontà di prolungare fino a Quattrocento inoltrato alcuni temi simbolici della tradizione medioevale, riuscendo a far sopravvivere, in una realtà già prospetticamente definita, tensioni, ideali e insegnamenti di pura spiritualità trascendente. 14. Il Beato Angelico nel Convento di San Marco a Firenze A55

10 Itinerario15 La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento Uffizi in italiano antico significa «uffici». Fu infatti a tal fine, e cioè per accogliere le tredici principali magistrature del ducato di Firenze, che Giorgio Vasari ne cominciò la costruzione, a partire dal 23 marzo 1560, secondo la precisa volontà del duca Cosimo I de Medici ( ). La progettazione e soprattutto l esecuzione dei lavori furono talmente impegnative che il Vasari stesso confessava al riguardo «di non aver fatto mai murare cosa né più difficile né più pericolosa per essere fondata in sul fiume e quasi in aria». Il complesso, che come una scenografia teatrale si spinge fino al vicino Arno, sorge al lato di Palazzo Vecchio, in luogo di un quartiere medioevale appositamente raso al suolo, quasi a dimostrare come la potenza dei Medici fosse talmente forte da non arrestarsi di fronte a nessuna difficoltà (v. paragrafo 19.4). La grandiosa fabbrica degli Uffizi venne ultimata dall architetto Alfonso Parigi, allievo di Bartolomeo Ammannati, verso il In seguito sarà l architetto e scenografo Bernardo Buontalenti a ereditarne oneri e onori quando, per volontà del granduca di Toscana Francesco I de Medici ( ) e, soprattutto, del suo successore Ferdinando I ( ), gli Uffizi cominciarono a essere trasformati in Galleria d Arte. La fondazione vera e propria della Galleria degli Uffizi risale pertanto al 1581 e ciò la rende sicuramente una delle più antiche d Europa. Nei secoli successivi anche tutti gli altri membri della famiglia granducale fecero a gara, ciascuno secondo la propria cultura e i propri interessi, a dotarla di collezioni sempre più rare, raffinate e preziose. Alla morte di Gian Gastone ( ), ultimo discendente maschio della casa medicea, il potere passò al duca Francesco Stefano di Lorena ( ), consorte dell imperatrice Maria Teresa d Austria ( ) e a sua volta imperatore. Nel 1737 l Elettrice Palatina Anna Maria Ludovica de Medici ( ), ultima sorella di Gian Gastone, si batté affinché, dopo la sua morte la Galleria venisse destinata alla città di Firenze e non subisse la triste sorte dello smembramento. Successivamente l accorto granduca Pietro Leopoldo I d Asburgo-Lorena ( ) riprese la tradizione del mecenatismo mediceo incrementando ulteriormente le già ricchissime collezioni di dipinti e di sculture. Tra il 1780 e il 1790, infine, si procedette anche a un primo riordinamento generale della Galleria la cui crescita, fino ad allora, era stata abbastanza casuale, in quanto legata ai gusti e alle inclinazioni personali dei vari granduchi e dei loro consiglieri di corte. Con l adesione della Toscana al Regno d Italia (1860) anche gli Uffizi passarono al nuovo Stato nazionale che, nel 1872, ne dispose subito un secondo, radicale riordinamento sia per quel che concerneva le collezioni sia dal punto di vista architettonico. L assetto attuale della Galleria è frutto di numerosi altri riordinamenti successivi, in attesa di portare a compimento l ambizioso progetto dei Nuovi Uffizi. In questa ipotesi, entro i prossimi anni, dovrebbero essere acquisiti all area espositiva ulteriori spazi ancora inutilizzati e si dovrebbe procedere al riordinamento cronologico definitivo, rendendo la struttura museale una delle più ricche, moderne e attrezzate del mondo. Già oggi, del resto, la Galleria degli Uffizi è la più importante d Italia e una delle più significative a livello internazionale. Nelle sue prestigiose sale è conservata la più completa raccolta esistente di pittura fiorentina e toscana (soprattutto dal Duecento al Cinquecento). Sono presenti anche numerose testimonianze di tutta la restante pittura italiana (specialmente veneta) ed europea (numerose sono le opere dei più importanti artisti fiamminghi) nell arco di tempo che va dal XIV al XVIII secolo. La Galleria, pur essendo fondamentalmente una pinacoteca, ospita comunque anche una nutrita serie di sculture ellenistiche e romane. In parte del cosiddetto Corridoio vasariano, il collegamento che univa gli Uffizi a Palazzo Pitti, è allestita la Collezione degli autoritratti, attualmente la più importante del mondo, ricca di oltre mille e duecento autoritratti dei principali artisti italiani e stranieri dal secolo XV ai giorni nostri. Alla Galleria degli Uffizi, infine, fa capo anche il prestigioso Gabinetto dei Disegni e delle Stampe che, con i suoi oltre pezzi è, ancora una volta, il più grande d Italia e uno dei più significativi del mondo. In esso sono raccolti disegni e stampe dei principali artisti italiani e stranieri dal secolo XV ai giorni nostri, anche se i secoli maggiormente rappresentati sono senza dubbio il XVI e il XVII. Alfonso Parigi (Firenze,?-morto nel 1590) Appartiene a una nota famiglia di architetti e scenografi fiorentini vissuti tra il XVI e il XVII secolo. Fu allievo dell Ammannati e come tale, entrato al servizio dei Medici, lavorò, oltre che agli Uffizi, anche ai chiostri delle chiese fiorentine di Santo Spirito e di Santa Trìnita. Bernardo Buontalenti (Firenze, ) Uno dei personaggi più versatili e fantasiosi del Manierismo toscano. Formatosi alla scuola dell Ammannati ne seguì gli indirizzi architettonici riproponendo forme di gusto classicheggiante e, alla morte del Vasari, ne ereditò il prestigioso ruolo presso la corte medicea. Tra le sue molte opere è importante ricordare il completamento degli Uffizi, con la galleria e la tribuna affacciata sull Arno, e la costruzione della Villa Medicea di Pratolino, presso Firenze. Fu inoltre ammirato scenografo e ideatore di giochi pirotecnici. Elettrice Palatina Titolo nobiliare spettante alla consorte dell Elettore Palatino. Questi era uno dei quattro principi che, insieme ai tre arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia avevano il diritto, dal 1257, di eleggere l imperatore del Sacro Romano Impero. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A56

11 15.1 Domenico Veneziano (ca ) Pala di Santa Lucia dei Màgnoli Circa Tempera su tavola, cm. Poco o nulla sappiamo della formazione di Domenico Veneziano (nato a Venezia intorno al 1400) la cui origine ci lascia comunque supporre l esistenza di un suo contatto con la pittura veneta degli inizi del XV secolo. Quando nel 1439 arriva a Firenze, però, egli dimostra di essere già perfettamente a conoscenza dell ambiente artistico della città. Questo ci induce a ipotizzare, pur in assenza di documenti certi, anche la possibilità di un suo precedente soggiorno nel capoluogo toscano. Tra il 1441 e il 1445 lavora a un ciclo di affreschi (oggi perduti) nel coro della chiesa fiorentina di Sant Egidio. Lo aiuta l allora giovanissimo Piero della Francesca, che ha così modo di studiare le novità della luce e dei colori del più maturo maestro. Infatti, pur essendosi subito adeguato al disegno e ai volumi dei Fiorentini, Domenico non rinuncia all uso dei teneri colori della tradizione veneta, dei quali è considerato in quel tempo uno dei pochi e invidiati conoscitori. I l dipinto, forse il più celebre dell artista, rappresenta una Madonna con il Bambino assisa in trono, sotto le campate ancora leggermente goticheggianti di un architettura già restituita secondo le precise regole della prospettiva. Alla destra della Vergine, in primo piano, sono i Santi Giovanni Battista (forse un autoritratto dello stesso maestro) e Francesco. Alla sua sinistra, invece, troviamo i Santi Zanòbi, in abiti episcopali, e Lucia. A quest ultima era dedicata la chiesetta fiorentina dei Màgnoli (Magnòlie), alla quale questa Sacra Conversazione era inizialmente destinata. La precisa collocazione spaziale dei quattro santi risulta geometricamente esaltata dal disegno prospettico del pavimento, come se i personaggi fossero pedine su una scacchiera policroma. La concezione masaccesca di uno spazio misurabile con una semplice occhiata ha evidentemente già fatto scuola. Se la volumetria dei personaggi e la preponderanza del disegno appartengono a pieno titolo alla tradizione fiorentina, l uso del colore rivela anche in quest occasione l origine veneta di Domenico. Tutta la scena è infatti pervasa da una luce chiara e uniforme, che crea colori tenui e del tutto privi di forti effetti di chiaroscuro. In questo modo ciò che la rigorosa prospettiva matematica contribuisce a suddividere in una serie di piani successivi (scuola fiorentina) viene poi riunificato dal colore (scuola veneziana) in un insieme di grande e- quilibrio e armonia. Completava originariamente la pala una sottostante predella lignea dipinta, oggi purtroppo smembrata in vari pezzi e dispersa fra tre musei di Washington, Cambridge e Berlino residenza dei Bartolini Salimbeni collocandoli nel Paolo Uccello ( ) Palazzo Medici di Via Larga (l attuale, centralissima Battaglia di San Romano Via Cavour). La tavola, al centro della quale è rappresentato il disarcionamento Circa Tempera su tavola, cm. Per le notizie biografiche e critiche su Paolo Uccello v. paragrafo Il dipinto è una delle tre grandi tavole (le altre due sono conservate rispettivamente alla National Gallery di Londra e al Museo del Louvre di Parigi) che, in origine, costituivano la monumentale Battaglia di San Romano. Secondo la tradizione Cosimo il Vecchio le avrebbe commissionate a ricordo della battaglia nella quale le gloriose truppe fiorentine sconfissero, sotto il comando di Niccolò da Tolentino, il forte esercito senese (1432). Recentissime ricerche, però, hanno precisato che esse sarebbero state volute da Lionardo di Bartolomeo Bartolìni Salimbèni ( ) per la sua residenza fiorentina. Tempo dopo, i dipinti furono trasportati nella villa che la nobile famiglia possedeva in Santa Maria a Quinto, poco fuori Firenze. Nel 1484, infine, Lorenzo il Magnifico li fece prelevare a forza dalla del comandante senese Bernardino della Ciarda, si pone come una delle più intense testimonianze dell arte di Paolo Uccello. Lo spazio prospettico è disegnato sul piano o- rizzontale dalle aste spezzate disposte sul terreno e dai piani successivi sui quali si collocano le aste variopinte in mano ai cavalieri combattenti. Ogni figura, uomini e cavalli, è realizzata con una precisione e una solidità geometrica assolute. A questi risultati l artista perviene grazie a rigorosi studi e a numerosissimi disegni preparatori. Anche il colore, però, assume una particolare rilevanza. Esso non è quasi mai realistico (si noti, al riguardo, come alcuni cavalli siano addirittura rosa o azzurrognoli) e ciò concorre a conferire all insieme quel senso di a- stratta monumentalità che fa di Paolo Uccello uno dei personaggi più moderni e controcorrente di tutta la storia dell arte del Quattrocento italiano. In lui il disegno e la prospettiva non sono più strumenti di chiarificazione e di comprensione razionale dello spazio, come accade in Brunelleschi e in Masaccio, ma diventano nuovi mezzi per esplorare dimensioni nascoste e misteriose, appartenenti al mondo affascinante della fantasia e della fiaba di tradizione ancora tardo-gotica. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A57

12 15.3 Filippo Lippi (ca ) Madonna con il Bambino e due angeli Circa Tempera su tavola, cm. Figlio di un macellaio, Filippo (nato a Firenze e morto a Spoleto, Perugia) rimase precocemente orfano e venne perciò avviato, come spesso succedeva all epoca, alla vita religiosa. Nel 1421 prese i voti nel convento fiorentino di Santa Maria del Carmine, ove ebbe modo di ammirare, appena ventenne, gli straordinari affreschi masacceschi della Cappella Brancacci. Fu probabilmente tale incontro a far maturare in lui la scelta di dedicarsi totalmente alla pittura. Rispetto al maestro i suoi personaggi, pur sempre solidamente volumetrici, appaiono più dolci e idealizzati, mentre i colori risentono della tersa e a- stratta luminosità dell Angelico. È proprio questo raffinato connubio tra gusto tardo-gotico e nuove esperienze rinascimentali che fa di Filippo uno degli artisti più stimati del tempo, anche a dispetto di una condotta di vita che, al contrario di quella del pio Angelico, non ha certo fatto onore al suo abito di frate carmelitano. Il celebre dipinto, uno dei più riusciti dell artista, rappresenta una giovane e raffinatissima Madonna con il Bambino. Quest ultimo, di corporatura massiccia, è sorretto da due piccoli angeli, uno dei quali è curiosamente voltato verso di noi, quasi per rivolgerci un ammiccante sorriso. Maria siede su una poltroncina della quale intravediamo solamente il ricco bracciolo destro, intagliato e imbottito. Dietro di lei, attraverso una finestra spalancata, sorta di vero e proprio quadro nel quadro, si estende un paesaggio immaginario che per piani successivi arriva a dissolversi all orizzonte. Protagonista indiscussa della tavola è comunque la linea di contorno. Essa disegna i personaggi dando loro una consistenza e una pienezza che i colori, luminosi e senza ombre violente, tendono ulteriormente ad accentuare. Il risultato è quello di una composizione equilibrata e serena, preludio alla produzione artistica dell allievo migliore di fra Filippo: Sandro Botticelli (v. paragrafo 15.5) Andrea del Castagno (ca ) La Sibilla Cumana Circa Affresco strappato e riportato su tela, cm Originario forse di Castagno, in Mugello, si formò come pittore nella Firenze del primo Rinascimento, mettendo a punto uno stile molto incisivo, basato su una modellazione potente e quasi scultorea. Disegnatore raffinato e capace, seppe fondere le massicce volumetrie masaccesche con il rigore prospettico di Piero della Francesca, delineando le proprie figure con contorni netti e vibranti, precursori delle esperienze di Antonio del Pollaiolo e del Verrocchio La raffinata Sibilla Cumana fa parte della serie dei nove ritratti di Uomini e donne illustri che l artista a- veva affrescato intorno al 1450 nella loggia della Villa Carducci-Pandolfini a Legnaia, presso Firenze. Strappati e riportati su tela intorno alla metà del XIX secolo, dal 1969 sono stati riuniti in una sala degli Uffizi ricavata in luogo della scomparsa chiesa di San Pier Scheràggio. Il personaggio, di grandezza maggiore del vero, è raffigurato stante, all interno di una poco profonda nicchia rettangolare delimitata da due snelle paraste dipinte. La postura, con il braccio destro parzialmente sollevato, pur essendo di tipo teatrale, mette in luce un chiaro riferimento al chiasmo policleteo (braccia e gambe cariche si corrispondono specularmente) e nel contempo una profonda conoscenza anatomica. La fisicità tridimensionale del corpo, tipica della pittura di Andrea, è ulteriormente accresciuta dallo sporgere dei piedi al di là della stessa nicchia, quasi a protendersi al di fuori dello spazio dipinto. Allo stesso modo anche la punta del diadema della Sibilla si sovrappone all architrave della nicchia, il che ribadisce un indipendenza quasi ribelle della figura dall architettura dipinta che dovrebbe contenerla. I riflessi metallici del complesso panneggio, così come il forte contrasto tra il velo bianco portato sulle spalle e le tonalità scure dell abito, suggeriscono il modellato convulso di una scultura lignea policroma. La severa intensità del volto, infine, rimanda all ideale donatelliano di compostezza e rigore, appena addolcito dalla grazia pensosa dei lineamenti. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A58

13 15.5 Antonio del Pollaiolo (ca ) Ercole e l Idra Circa Tempera su tavola, cm. Antonio di Jacopo Benci, nato a Firenze e morto a Roma, deriva il soprannome dall attività del padre. Antonio inizia la propria carriera come orafo e ciò spiega, anche nelle sculture e nei dipinti della maturità, il gusto per il particolare minuto e raffinato. Come pittore concentra la propria attenzione soprattutto sullo studio dell anatomia umana, indagando in particolare i corpi sotto sforzo e in movimento, con particolare attenzione ai temi del nudo e della lotta. La piccola tavola rappresenta Ercole, il leggendario eroe mitologico, nella seconda delle dodici fatiche impostegli dagli dei per espiare l uccisione, in una crisi di follia, della moglie e dei figli. Egli è intento a combattere contro l idra di Lèrna (in Argòlide), un mostruoso serpente le cui molte teste, una volta mozzate, ricrescevano per incanto. La ripresa degli studi umanistici, del resto, e in particolar modo della filosofia e della letteratura classiche, aveva progressivamente condotto gli artisti del Quattrocento a rivendicare per la propria ispirazione anche tutto il fantasioso repertorio della mitologia greca e romana. In questo dipinto la tensione muscolare della furibonda lotta è evidenziata mediante una sinuosa linea di contorno il cui spessore aumenta simbolicamente in corrispondenza dei punti nei quali i muscoli sono sottoposti a uno sforzo maggiore. La sensazione di potente saldezza della figura di Ercole, dunque, deriva in modo quasi assoluto dal disegno netto e preciso, rispetto al quale colore e chiaroscuro non appaiono che accessori di secondaria importanza. La grande vastità del paesaggio retrostante, infine, costituisce un ulteriore artificio tendente a isolare il soggetto in primo piano e a evidenziarne per contrapposizione la forza espressiva quanto la collocazione in alto, sopra i seggi dei Consiglieri, imponeva un punto di vista forzatamente basso. Piero del Pollaiolo (ca ) La Carità Circa Tempera su tavola, cm Piero di Jacopo Benci, nato a Firenze e morto a Roma, è esclusivamente pittore e collabora spesso con il fratello maggiore. Nelle sue opere l utilizzo della linea di contorno si fa più fiacco e meno espressivo, denotando una personalità artistica che, quantunque ricca, si dimostra meno versatile e innovativa. Il dipinto fa parte delle Sette Virtù, una serie di tavole commissionate per fare da nobile spalliera agli scranni della Sala del Consiglio della Mercatanzìa, la più alta magistratura mercantile di Firenze. Piero ne realizza sei, essendosene aggiudicato il diritto fin dal 1469, quando stupì tutti i rappresentanti del Consiglio presentando il disegno della Carità a grandezza naturale. La settima tavola con la Fortezza, invece, fu eseguita dal Botticelli. Il dipinto, al quale il recente restaurato ha ridonato l iniziale brillantezza dei colori, è stato eseguito sul retro della tavola recante il disegno preparatorio. La raffinata figura allegorica della Carità è assisa su un trono prospetticamente assai scorciato, in La robusta volumetria del personaggio è costruita attraverso il pesante panneggio della veste, di un rosso vivido, che contrasta fortemente con l ornatissimo mantello damascato. A fronte di una grande attenzione per i particolari e i gioielli, frutto dell esperienza orafa nella bottega del fratello, le figure appaiono innaturalmente allungate, mentre la linea di contorno non risente del tormentato espressionismo di Antonio. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A59

14 Savonarola Tipo di sedia, spesso pieghevole, molto comune nel Rinascimento. Realizzata con listelli di legno sagomati a forma di «X» aveva braccioli intagliati e schienale di legno o cuoio Circa Tempera e olio su tavola, ,5 cm terpretato addirittura come un suo lo all estrema sinistra, da taluni in- autoritratto. Egli, comunque, intervenne con ridipinture a olio anche Per le notizie biografiche e critiche su Andrea del Verrocchio Andrea del Verrocchio v. paragrafo ( ) sulla figura del Cristo, sull acqua che e Leonardo da Vinci La tavola rappresenta il Battesimo lambisce le caviglie dei due personaggi principali (le indagini ai raggi ( ) di Cristo e contiene tutti i personaggi e gli elementi che solitamente infrarossi, infatti, hanno stabilito che Il Battesimo di Cristo caratterizzano questo tipo di soggetto: i piedi di Giovanni erano inizialmente Gesù con i piedi immersi nelle limpide acque del Giordano, Giovanni all asciutto) e, soprattutto, sul dolce paesaggio nello sfondo. Battista con il braccio sollevato Lo studio appassionato della nell atto di aspergere la testa di Cristo e due angeli genuflessi che assistono al sacro evento. Sono simbolicamente presenti anche le altre due persone della Trinità: lo Spirito Santo in forma di colomba e le mani di Dio Padre il cui volto, grazie a un invenzione di rara fantasia, si rispecchia nell acqua della bacinella che il Battista tiene sollevata sopra il capo di Gesù. realtà e di tutti i fenomeni della natura, che caratterizzerà per tutta la vita l attività di Leonardo, è qui già evidente in diversi e significativi particolari. Il panneggio delle vesti dell angelo di sinistra, ad esempio, appare molto ben studiato, con un e- quilibrato dosaggio di luci e ombre. Lo stesso può dirsi per la rappresentazione dell acqua (altro tema assai caro a Leonardo), che intorno alla caviglia Il dipinto, come ulteriormente sinistra del Cristo forma un pic- messo in evidenza dai restauri ultimati nel 1998, non è opera esclusiva del Verrocchio. Alla sua realizzazione, infatti, partecipò come di consuetudine la sua intera bottega: forse il Botticelli, al quale alcuni critici attribuiscono il secondo angelo da sinistra e, in particolar modo, il giovane Leonardo. colo vortice schiumoso; per le morbide sfumature di colore che modellano il busto di Gesù e, in particolar modo, per l ampio paesaggio retrostante. In esso il piccolo corso d acqua in primo piano si trasforma in un grande fiume dai riflessi dorati, che scorre pacifico fra i monti dai profili indistinti per la lontananza. Quest ultimo, allora ventenne o poco più, dipinse totalmente l ange- Leonardo da Vinci Annunciazione Circa Olio su tavola, ,5 cm Per le notizie biografiche e critiche su Leonardo da Vinci v. paragrafo La celebre tavola è divisa orizzontalmente in due parti da un sedile di pietra che delimita un giardino: al di qua si svolge l evento miracoloso e straordinario dell Annunciazione, al di là un ampio paesaggio marino rivela lontane montagne perse nella fo schia dell orizzonte. L ultimo restauro (2000), rimuovendo patine di sporcizia e ridipinture arbitrarie, ha restituito all opera una luminosità morbida e diffusa, mettendo in evidenza la cura raffinata di particolari quali i capelli e le decorazioni degli abiti. I due unici personaggi, l angelo nunziante (inginocchiato sulla sinistra) e la Vergine annunziata (seduta a destra), sembrano in posa teatrale, tanto i loro atteggiamenti sono studiati e le loro vesti perfettamente panneggiate e ben dispiegate. Il leggìo è ancora di gusto verrocchiesco. Un analoga decorazione e una forma simile, infatti, erano state appena impiegate da Andrea del Verrocchio nel Monumento funebre di Giovanni e Piero de Medici ( ). Ciò non deve meravigliare in quanto, a quel tempo, il giovane Leonardo frequentava la bottega del più anziano maestro, attingendone spunti e insegnamenti. Tipici degli interessi di Leonardo, invece, sono le infinite varietà di erbe e di fiori del rigoglioso giardino e le diverse essenze degli alberi allineati a formare una specie di quinta scenografica tra il giardino e il paesaggio lontano. Vari disegni preparatori ci testimoniano la puntigliosità degli studi botanici di Leonardo, il quale non si accontenta di rappresentare un fiore o una pianta per come ci appaiono, ma si sforza di capire come realmente sono. Il paesaggio in lontananza, infine, prelude alle ricerche leonardesche sull effetto dell atmosfera nella rappresentazione sfumata degli oggetti distanti, come se l aria stessa, con il suo spessore e le sue impurità, ce li sottraesse gradualmente alla vista. Data la precocità dell opera (l artista aveva circa vent anni) è possibile notare ancora alcune indecisioni e ingenuità. Ne sono una testimonianza, ad esempio, l eccessiva distanza fra la Vergine e il leggio e la sproporzione dell ultimo cipresso a destra. Questo, che nasconde anche un lato del palazzo, è alto come gli alberi che lo affiancano, mentre, essendo in posizione più avanzata, avrebbe dovuto mostrare una dimensione maggiore. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A60

15 Domenico Ghirlandaio ( ) Madonna con il Bambino, angeli e santi Circa Tempera su tavola, cm Stando al Vasari, Domenico Bigordi (nato e morto a Firenze) deve il suo soprannome all attività del padre, un orafo specializzato nella realizzazione di ghirlande per le acconciature delle gentildonne fiorentine. Domenico inizia l attività artistica proprio nella bottega paterna e si avvicina al disegno e alla pittura forse passando anche per la bottega del Verrocchio, una delle più rinomate del tempo. Intorno agli anni Settanta del secolo, comunque, è a sua volta a capo di una propria, ben avviata bottega, nella quale lavoreranno anche due suoi fratelli e il figlio Ridolfo ( ). Le sue esperienze come orefice e il successo che, sul finire del XV secolo, stava ottenendo a Firenze la pittura fiamminga sono due degli elementi che più di ogni altro influenzano la produzione pittorica del Ghirlandaio, in gran parte commissionatagli dai Medici e da altre ricche famiglie fiorentine. La pala, originariamente destinata alla chiesa fiorentina ora scomparsa di San Giusto degli Ingesuati, rappresenta una Sacra conversazio ne con i Santi Michele, Raffaele, Giusto e Zanòbi. Il tema è tipicamente quattrocentesco, anche se l ambientazione all aperto, sullo sfondo di un rigoglioso giardino, appare abbastanza insolita, più vicina alla sensibilità dei coloristi veneti che a quella dei disegnatori fiorentini. Gli spazi sono definiti grazie a un disegno prospetticamente impeccabile che pone il nostro punto di vista all altezza del Bambino, poco sopra al centro geometrico del dipinto. I vari personaggi vengono indagati con realismo e tutti i particolari sono messi in evidenza in ogni aspetto. Si notino il tappeto posto sui gradini ai piedi del trono e il vaso di fiori collocato tra San Giusto e San Zanobi. Si tratta di un vero e proprio virtuosismo pittorico, nel quale trionfa il gusto fiammingo per l osservazione minuta e quasi scientifica della realtà. L atmosfera complessiva che ne deriva, però, non può certo dirsi realistica. Al Ghirlandaio, infatti, interessano più la raffinata compostezza della narrazione e la rasserenante uniformità della luce piuttosto che le sperimentazioni estreme di un Leonardo o di un Michelangelo. In altre parole, l artista, pur essendo aggiornatissimo sul continuo evolversi delle tecniche prospettiche e coloristiche, preferisce non avventurarsi lontano dal gusto corrente dell epoca e, proprio per questo, diventa uno degli artefici più ricercati dall aristocrazia fiorentina. Domenico, infatti, dipinge ciò che i committenti si aspettano, riuscendo a miscelare sapientemente gli schemi della tradizione (nel caso specifico il tema della Sacra conversazione) con quel tanto di nuovo che era ormai indispensabile per apparire al passo con i tempi sullo sfondo appena percettibile di La mesta imperturbabilità del volto, l esasperata cura posta nella rappresentazione dei particolari e il volontario isolamento del personaggio Àgnolo Bronzino ( ) da ogni contesto reale riconoscibile, Lucrezia Panciatichi pertanto, lo pongono a un livello di Circa Tempera su tavola, sospesa bellezza e astratta idealità, cm. assolutamente al di fuori di qualsiasi inquietudine manieristica. Il fiorentino Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino, si forma artisticamente nel vivace ambiente del Manierismo vicino al Pontormo di cui, tra l altro, è anche allievo. Tipico esponente dell arte di corte cinquecentesca, egli matura una singolare esperienza nel campo della ritrattistica, della quale, in breve, diventa uno dei maestri più richiesti e celebrati. Al servizio dei Medici fin dal 1539 finisce, in breve, per diventarne una sorta di ritrattista ufficiale. Lo stesso Cosimo, infatti, apprezzava grandemente nell artista quella sua capacità di trasmettere un immagine aulica e serena dei personaggi ritratti, caratteristiche, queste ultime, particolarmente gradite soprattutto ai componenti della corte ducale. La tavola raffigura la bella Lucrezia di Sigismondo Pucci, consorte dal 1428 di Bartolomeo Panciàtichi, uno degli esponenti più in vista della potente aristocrazia mercantile filo-medicea. La raffinatissima dama è rappresentata seduta su una savonaròla un apertura ad arco. La mano sinistra, con all anulare l anello nuziale, è morbidamente appoggiata sul bracciolo, mentre la destra, dalle lunghe dita affusolate, tiene il segno su un libro di preghiere alla Vergine. Il volto perfetto e severo non nasconde un accenno di strabismo. Ciò è la riconferma di quanto i ritratti dell artista dovessero essere somiglianti, quasi al limite di una sorta di impersonalità di tipo «fotografico», tanto da far scrivere al Vasari che essi sono «tanto naturali che paiono vivi veramente, e che non manchi loro se non lo spirito». Da notare soprattutto la straordinaria cura con la quale il Bronzino riproduce l abito di Lucrezia, con gli sbuffi increspati delle maniche e il colletto trapunto d oro. I gioielli, infine, nella loro sobria raffinatezza, concorrono a loro volta a sottolineare la nobile dolcezza del personaggio. Si noti, ad esempio, il girocollo. Esso è costituito da una catena d oro con inframmezzati piccoli parallelepipedi, d oro anch essi, su cui sono incise a smalto le parole francesi «A- MOUR DURE SANS FIN» (L amore dura senza fine), ulteriore rimando alla casta fedeltà coniugale. 15. La Galleria degli Uffizi di Firenze. Quattrocento e Cinquecento A61

16 La National Gallery fu fondata nel 1824 per decreto del Parlamento inglese. Essa nacque al fine di acquisire, conservare ed esporre la collezione di John Julius Angerstein. Tale collezione, quindi, costituì il nucleo originario della Galleria che, tuttavia, nel tempo si arricchì di opere in specie italiane del Rinascimento e francesi del XVII secolo pervenute per acquisto e per donazione. I più cospicui lasciti furono quello di Sir George Beaumont (comprendente anche note opere di Canaletto, Claude Lorrain e Rubens) e quello del reverendo William Holwell Carr (fra le più notevoli opere che ne facevano parte ricordiamo dipinti di Rembrandt e del Tintoretto). La prima sede del museo fu la residenza londinese di Angerstein. Troppo inadeguata, tuttavia, per poter ospitare un museo che ampliava di continuo le proprie collezioni, fu sostituita nel 1838 da un apposita struttura museale (l attuale) in Trafalgar Square, progettata secondo il linguaggio neoclassico dall architetto William Wilkins (Norwich, 1778-Cambridge, 1839). Tale definitiva sistemazione fu ulteriormente ingrandita nel 1876 quando venne eretta anche la cupola e nel secondo dopoguerra, mentre tutti gli spazi espositivi venivano radicalmente ristrutturati. Un ultimo, importante ampliamento della National Gallery è stato realizzato all inizio degli anni Novanta: si tratta della nuova ala denominata Sainsbury Wing, collocata a sinistra della facciata principale su Trafalgar Square. Progettata dagli architetti americani Robert Venturi (Philadelphia, 1925) e Denise Scott Brown (Zambia, 1931), in sintonia con gli elementi compositivi neoclassici dell edificio principale, la Sainsbury Wing accoglie le opere degli artisti italiani, tra cui quelle della scuola ferrarese. San Vincenzo Ferrer Domenicano, nacque a Valenza, in Spagna, nel 1350 e morì a Vannes, in Bretagna, nel Annunciando la prossima fine del mondo predicò contro le eresie valdese e catara. Fu autore di un trattato sulla vita spirituale van der Weyden, presente a Ferrara alla corte di Lionello d Este, in una sosta nel corso del suo viaggio italiano iniziato in Cosmè Tura (ca ) La musa Èrato (o La Primavera) Circa Olio e tempera su tavola, 116,2 71,1 cm. Nato a Ferrara lavorò a lungo per gli Estensi in qualità di ritrattista e di pittore di corte. Formatosi sulle orme del Gotico Internazionale, in specie di Pisanello, ebbe modo di risentire positivamente delle novità rinascimentali portate nell Italia settentrionale da Donatello e, quindi, di meditare sulle opere di Andrea Mantegna, di Piero della Francesca e di Giovanni Bellini. Alla sua formazione contribuì anche la riflessione sull attività del fiammingo Rogier Itinerario16 La National Gallery a Londra Tre ferraresi sul Tamigi occasione dell anno giubilare 1450 (v. Itinerario 18 ). Tura divenne così il caposcuola della pittura ferrarese del Quattrocento. Morì nella città natale nel Caratteristiche fondamentali della sua pittura sono la combinazione del magico mondo gotico con le ricerche prospettiche, un certo modo nodoso nel trattamento dei corpi, un colore smagliante, un che di metallico nell espressione del mondo naturale. Eseguita per il castello estense di Belfiore, il dipinto mostra una fanciulla assisa su un trono che si staglia contro un cielo percorso da bianche nuvolette. Il trono, costruito prospetticamente e memore dell insegnamento di Piero della Francesca, intreccia motivi decorativi propri della scultura classica a immagini naturalistiche suggerite dall ambiente marino all esuberante e prolifica immaginazione del Tura. Nella parte superiore del trono dei pesci mostruosi dagli occhi di rubino e dalle scaglie metalliche, puntute e taglienti, simulano un arco che introduce a u- na sorta di catino. Questo è costituito dalla valva di u- na conchiglia, alla quale è sospesa una collana di grandi sfere vi- tree colorate. Altri pesci, della stessa specie di quelli precedenti, con le code a foglia dipanate e ricurve, costituiscono i braccioli del trono e altri ancora ne formano i sostegni. Erato, la musa della poesia amorosa, è seduta di tre quarti, con le gambe e il busto rivolti a sinistra e il volto ovale leggermente inclinato e ruotato verso destra. Il suo vestito prezioso, esempio dell abbigliamento in uso nelle corti i- taliane del tempo, è composto da un abito in velluto verde con maniche di velluto operato rosso su fondo giallooro. Un rosso mantello l avvolge. Abbondante di pieghe ricalanti dall aspetto secco e metallico, esso poco si discosta dalla materia di cui sono costituiti i pesci fantastici. 16. La National Gallery a Londra. Tre ferraresi sul Tamigi A62

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