Le professioni sociali nel lavoro di comunità: quali sfide e quali potenzialità? Chi e come fare lavoro di comunità?
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- Corinna Capelli
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1 FORMAZIONE SOCIALE PRESSO L UNIVERSITA DI URBINO CARLO BO. Dipartimento di Economia Società Politica SEMINARI APERTIWELFARE MARCHE A cura di Angela Genova Le professioni sociali nel lavoro di comunità: quali sfide e quali potenzialità? Chi e come fare lavoro di comunità? Giovedì 26 novembre, Ore Sala Cinema, Via Saffi 15, Palazzo Volponi (ex Magistero), Urbino.
2 L esperienza dell équipe affido dell Ambito Territoriale Sociale n. 15 Presentata e discussa da Federica Meschini
3 Indice della presentazione 1. La storia del progetto: da dove nasce? A quali bisogni risponde? 2. Quali attori sono stati coinvolti in fase di progettazione? 3. Quali azioni realizzate? 4. Quali risorse sono state utilizzate? 5. Quali finalità? 6. Quali obiettivi? 7. Quale strategia e quali attori coinvolti? 8. Quali risultati realizzati o attesi (esiste un sistema di monitoraggio e valutazione, indicatori)? 9. Quali punti di forza del progetto? 10. Quali criticità/debolezze? 11. Quali minacce e quali opportunità? 12. Contatti per ulteriori approfondimenti
4 1. La storia del progetto: da dove nasce? - Tra il 2007/2008: stanziamento Fondi Bindi - D.G.R. 583/08: approvazione linee guida programmatiche per il finanziamento e la realizzazione da parte degli Enti Locali degli interventi, iniziative ed azioni per l abbattimento dei costi dei servizi per le famiglie numerose, per la riorganizzazione dei Consultori familiari e per la qualificazione delle assistenti familiari - D.D. n. 58 del : assegnazione agli Enti locali capofila degli AA.TT.SS. delle risorse finanziarie statali e regionali per il finanziamento di progetti finalizzati alla riorganizzazione del Consultorio al fine di ampliare e potenziare gli interventi sociali a favore delle famiglie.
5 1. La storia del progetto: a quali bisogni risponde? Potenziamento del personale sociale e psicologico; Necessità di avere una équipe integrata che si faccia carico anche dei minori fuori dalla famiglia (non solo affido e adozione), in interazione con l équipe territoriale; Carenza della cultura dell affido e del mutuo-aiuto; Insufficienti azioni di sostegno alla genitorialità; Maggiore integrazione tra pubblico e privato; Avere un linguaggio comune fra operatori dei Comuni, del Consultorio e del privato sociale con condivisione della conoscenza e dei percorsi.
6 2. Quali attori sono stati coinvolti in fase di progettazione? Alla fase di progettazione, è preceduta una fase di concertazione con le Organizzazioni Sindacali del territorio, in collaborazione con gli altri Ambiti Territoriali Sociali della Provincia (al fine di giungere a delle progettazioni omogenee). E stato realizzato un tavolo di consultazione (ASUR, Provincia, Prefettura, Questura, USSM, Provveditorato, Scuole di ogni ordine e grado, Associazioni presenti nel territorio e che operano nell'ambito dei minori e della famiglia, Cooperative) per evidenziare i bisogni, le criticità e gli interventi da mettere in atto. La progettazione ha interessato, oltre al personale dell'ambito, rappresentanti del Consultorio familiare dell'asur e rappresentanti di due Associazioni di Volontariato (di cui una titolare di un consultorio privato).
7 3. Quali azioni realizzate? - Sportello affido presso il Consultorio Familiare del Distretto Sanitario (1 A.S. full time e 1 psicologa part-time); - Promozione dell'affido attraverso elaborazione di depliants e opuscoli, eventi di sensibilizzazione, informazione e formazione in tutti i Comuni dell'ats; - Corso di formazione specifico a cui hanno partecipato operatori dei Comuni, dell'ats, dell'asur e delle Associazioni del privato sociale; - Formazione/supervisione delle assistenti domiciliari; - Spazio neutro e la mediazione familiare; -Consulenza legale gratuita a famiglie indigenti sui temi di separazione, divorzio e tutela dei figli; - Percorso nascita attraverso il potenziamento dei corsi pre-parto.
8 4. Quali risorse sono state utilizzate L'intervento è stato, inizialmente, finanziato dalla Regione Marche (per due annualità). Per il primo anno (2009) è stata prevista una spesa di ,77. Per il secondo anno: ,04 (stesse attività) In fase di realizzazione degli interventi si sono verificate delle economie che hanno consentito di proseguire le attività dell'équipe per un ulteriore anno (2012), apportando una contrazione all'orario di presenza dell'a.s. e della psicologa. Dal 2013, Il Comitato dei Sindaci ha destinato una quota del Fondo Unico per la gestione associata alla prosecuzione della collaborazione con l'a.s. Lo stesso impegno è stato assunto dal Distretto Sanitario che ha destinato una quota del proprio budget alla prosecuzione della collaborazione con la psicologa. Gli operatori delle Associazioni coinvolte nelle attività dell'équipe, hanno partecipato alla promozione dell'affido nel territorio in maniera gratuita.
9 5. Quali finalità potenziamento delle figure professionali coinvolte nelle procedure di affido; promozione dell istituto dell affidamento familiare e consolidamento delle reti di auto-aiuto familiari con il coinvolgimento del terzo settore; specializzazione degli operatori socio-sanitari delle equipe integrate d ambito e formazione congiunta degli operatori; attivazione di spazi dedicati alla mediazione familiare e/o spazi neutri di incontro tra genitori separati e figli; valorizzazione e sostegno delle funzioni genitoriali
10 6. Quali obiettivi Promozione della cultura dell affido e della solidarietà; Potenziamento del servizio sociale e psicologico a favore dei minori fuori della famiglia; Potenziamento del sostegno alle famiglie affidatarie; Promozione della genitorialità responsabile.
11 7. Quale strategia e quali attori coinvolti? Successivamente alla fase di co-progettazione, che ha interessato due delle Associazioni presenti nel territorio, è stato firmato un Protocollo di Intesa fra i Comuni dell'ats, l'asur e queste stesse Associazioni. Gli interventi (in particolare i corsi di formazione e la promozione dell'affido sul territorio), hanno coinvolto tutte le Associazioni presenti sul territorio che si interessano di tutela dei minori (complessivamente n. 6), le quali sono entrate a far parte dell'équipe affido. L'elaborazione condivisa di un protocollo operativo in tema di affido, la costante cura della rete, la valorizzazione delle competenze e conoscenze specifiche delle Associazioni coinvolte, sono state strategie fondamentali per la buona riuscita degli interventi.
12 8. Quali risultati realizzati - Miglioramento della presa in carico delle famiglie multiproblematiche; - Aumento delle famiglie disponibili all'affido - Aumento degli affidi realizzati con conseguente diminuzione dei casi di istituzionalizzazione. Nel progetto si prevedeva una valutazione finale attraverso l'individuazione di alcuni indicatori (n. casi trattati dall'équipe, n. di affidi familiari, n. partecipanti ai corsi o agli incontri di promozione, n. casi di mediazione familiare, n. consulenze legali)
13 9. Quali punti di forza del progetto - Realizzazione di una rete pubblico-privato sul tema dell'affido che ha consentito una effettiva integrazione operativa (tra sociale e sanitario, ma anche tra pubblico e privato) sul tema, sia nella presa in carico delle situazioni che nella promozione sul territorio. - Migliore definizione e chiarezza dei ruoli e delle competenze, che ha comportato un miglioramento della qualità della presa in carico. - Valorizzazione delle competenze e conoscenze di ciascun attore.
14 10. Quali criticità/debolezze - Iniziale difficoltà delle Associazioni a coinvolgersi in pieno nella rete (preoccupazione di essere snaturati o sopraffatti dal pubblico); - Iniziale difficoltà degli operatori pubblici a sentirsi inter pares con il privato. La rete necessita di una manutenzione continua e costante. Nel momento in cui gli operatori dell'équipe hanno allentato tale attività, la rete ha iniziato ad evidenziare delle crepe, soprattutto nei rapporti con il privato sociale. La mancanza di fondi stabili e dedicati rende difficile la prosecuzione di tali attività (operatori precari, troppo oberati, a volte non sostituiti...). Attualmente lo Sportello affido è aperto per soli 2 gg a settimana. Sono rimasti operativi lo spazio neutro, la mediazione e la consulenza legale, ma tutto ha subito una notevole contrazione.
15 11. Quali minacce e quali opportunità? Dipendere da fondi progettuali può portare allo smantellamento dei Servizi. La creazione di un linguaggio comune e una operatività condivisa da tutti gli operatori (pubblici e privati) coinvolti, sono stati una solida base per il lavoro in rete sul tema dell'affido. Il lavoro di rete, anche se complesso da realizzare, consente la realizzazione di interventi integrati e quindi maggiormente adeguati e più diffusi.
16 11. Contatti per ulteriori approfondimenti Ambito Territoriale Sociale n. 15
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