Rischi sanitari nelle operazioni di semina in acque pubbliche e di traslocazione/transfaunazione

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1 Rischi sanitari nelle operazioni di semina in acque pubbliche e di traslocazione/transfaunazione Prearo M., Pastorino P., Burioli E.A.V., Righetti M. & Dondo A. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d Aosta d -TORINO

2 Lo spostamento di una specie da un luogo all'altro ad opera dell'uomo è una questione di enorme portata, che riguarda un numero elevato di entità faunistiche in tutti i continenti, con conseguenze spesso molto pesanti sull'equilibrio degli ecosistemi. Una specie ittica immessa può provocare danni considerevoli nel nuovo ambiente, poiché può essere causa della rottura dell equilibrio in una comunità già stabilizzata. Quindi i danni biologici ed ecologici che si possono avere con operazioni d introduzione o traslocazione di fauna ittica sono ben conosciuti.

3 Molto meno indagati e presi in considerazione sono invece i rischi di tipo sanitario che si possono incorrere in questo tipo di operazioni. L immissione di fauna ittica nei fiumi, è una pratica consolidata nei piani di immissione e di gestione delle acque pubbliche da parte delle amministrazioni locali e delle associazioni di settore. Attualmente la legislazione vigente impone severi controlli alle piscicolture che allevano soggetti da semina solo per le malattie notificabili di origine virale (SEV, NEI, KHV), prescrivendo un iter certificativo chiaro.

4 Purtroppo, non viene mai certificato e controllato il vero stato di salute delle partite introdotte. Questo può provocare un introduzione nei bacini idrici di malattie: - di natura virale - batterica - parassitaria non presenti in quel frangente e che possono essere trasmesse alla fauna ittica preesistente, aumentando il rischio anche per gli allevamenti ittici posti nelle vicinanze dell immissione.

5 Tra gli esempi che si possono ricordare, di immissione involontaria di patogeni in bacini idrici ed allevamenti in territori in cui le patologie non erano presenti, si annovera l introduzione di: NECROSI EMATOPOIETICA INFETTIVA BOCCA ROSSA LATTOCOCCOSI GYRODACTYLUS SALARIS e molti altri esempi.

6 DIFFUSIONE DI NUOVI AGENTI PATOGENI La diffusione di agenti patogeni (parassiti, funghi, batteri e virus) che possono risultare più virulenti nei confronti dei nuovi ospiti, a causa della mancanza di immunità innata nell'ittiofauna indigena che viene a contatto con essi per la prima volta (Bunkley-Williams & Williams, 1994; Škoriková et al., 1996; Font, 2003; Salgado-Maldonado & Pineda-López, 2003; Gozlanet al., 2006; Nico et al., 2011; Peeler et al., 2011; Sheathet al., 2015). Questa problematica interessa anche le movimentazioni di ittiofauna da una regione ittiogeografica all'altra o addirittura tra bacini idrogeografici differenti all interno dello stesso Paese.

7 Analogamente, il virus della Necrosi Ematopoietica Infettiva (NEI o IHN) dei Salmonidi, isolato per la prima volta in Oregon nel 1950 (Wolf, 1988), è stato introdotto in Europa con uova di trota iridea nel 1980 (Bovo et al., 1987). Tale ipotesi è stata supportata da studi di epidemiologia molecolare che hanno dimostrato che tutti i ceppi isolati in Europa appartengono a uno dei quattro genogruppi presenti in Nord America (Enzmann et al., 2005).

8 Tra le malattie batteriche, l'agente eziologico Yersinia ruckeri, responsabile della Bocca Rossa nei Salmonidi, è stato isolato per la prima volta in trota iridea (Oncorhynchus mykiss) intorno al 1950 negli Stati Uniti. Grazie agli scambi commerciali, il patogeno si è poi diffuso in Francia e nelle troticolture di tutta l'europa (Horne & Barnes, 1999), causando notevoli danni economici.

9 Un altro esempio è dato dall introduzione e diffusione nell ittiofauna nel Regno Unito di diversi agenti parassitari tra cui la girodattilosi nel salmone atlantico (Salmo salar), causata da un ectoparassita trematode monogeneo, Gyrodactylus salaris, che ha determinato grosse perdite all'interno degli allevamenti ed ha colpito alcune popolazioni selvatiche (Peeler & Trush, 2004).

10 Un caso classico è rappresentato dall'introduzione in Europa del parassita nematode Anguillicoloides crassus, con l'importazione di partite di Anguilla japonica per scopi di allevamento negli anni 80 del secolo scorso dall area asiatica. Il parassita si è poi diffuso nella specie anguilla europea (Anguilla anguilla) determinando la malattia parassitaria conosciuta come anguillicolosi (Fioravanti & Caffara, 2007).

11 LE ZOONOSI ITTICHE PARASSITARIE UN PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE Oltre ai rischi sanitari legati alla diffusione di malattie infettive dell ittiofauna, è noto che esistono delle malattie trasmissibili dagli animali all'uomo (zoonosi), in cui si ha un danno alla salute e/o alla qualità della vita umana causato da relazioni dirette o indirette con (altri) animali vertebrati o invertebrati commestibili o tossici (Mantovani, 2001). L uomo può comportarsi come ospite definitivo in patologie trasmissibili dalla fauna ittica quali la Difillobotriasi/Plerocercosi sostenuta dal cestode Diphyllobothrium latum, la Heterofiasi, sostenuta dal trematode digeneo Heterophyes heterophyes e la Opistorchiasi, indotta dal digeneo Opistorchisfelineus.

12 INSTAURAZIONE DI FENOMENI DI ANTIBIOTICORESISTENZA L introduzione di nuovi germi o di germi con uno spettro di resistenza agli antibiotici molto marcato, può creare, con la loro diffusione in ambiente acquatico e la possibile trasmissione plasmidica di tali resistenze ad altri batteri, anche tipici delle acque nostrane, dei pericoli reali nella gestione delle terapie antibiotiche sia in campo veterinario che in campo umano, facendo aumentare i costi di terapia oltre che al potenziale pericolo di creare ceppi batterici super-resistenti.

13 RISCHI DERIVANTI DALLE MOVIMENTAZIONI DI ITTIOFAUNA E SEMINA IN ACQUE PUBBLICHE Attualmente la legislazione vigente impone severi controlli agli impianti che allevano soggetti da semina solo per le malattie notificabili di origine virale (SEV, NEI, KHV), prescrivendo un iter certificativo chiaro. Purtroppo, non viene mai certificato e controllato il vero stato di salute delle partite introdotte: questo può provocare, più di quanto si possa pensare, un introduzione nei bacini idrici di malattie di natura virale, batterica o parassitaria, non presenti in quel frangente e che possono essere trasmesse alla fauna ittica preesistente, aumentando il rischio anche per gli allevamenti ittici posti nelle vicinanze dell immissione.

14 Riassumendo brevemente i possibili rischi che si possono incorrere nelle traslocazioni o immissioni controllate di fauna ittica in un determinato territorio, possiamo distinguere: 1) - rischi ambientali rischi ambientali, dovuti a perdita della biodiversità soprattutto per azioni di predazione e di sostituzione nelle diverse nicchie ecologiche (tali rischi sono ampiamente studiati e descritti); 2) - rischi sanitari per la fauna ittica con l introduzione di nuovi patogeni o di patogeni con una diversa attività e un diverso tropismo sull ospite che consentono la diffusione nei nuovi habitat di potenziali agenti infettivi e/o infestivi, che nel medio-lungo periodo, possono causare gravi episodi morbosi i quali possono limitare la crescita delle popolazioni autoctone;

15 3) - rischi sanitari per i fenomeni di antibioticoresistenza rischi sanitari per i fenomeni di antibioticoresistenza, con l introduzione di nuovi germi o di germi con uno spettro di resistenza agli antibiotici molto marcato, creando, con la loro diffusione in ambiente acquatico e la possibile trasmissione plasmidica di tali resistenze ad altri batteri, anche tipici delle acque nostrane, dei pericoli reali nella gestione delle terapie antibiotiche sia in campo veterinario che in campo umano, facendo aumentare i costi di terapia oltre che al potenziale pericolo di creare ceppi batterici superresistenti; 4) - rischi sanitari per l uomo l con la possibile trasmissione di potenziali patogeni zoonosici; 5) - rischi economico-sociali sociali, i quali non appaiono di importanza primaria come i precedenti, ma rivestono un ruolo importante soprattutto in alcune categorie di stakeholder.

16 COME GESTIRE IL RISCHIO SANITARIO? Per un corretto approccio alle problematiche sanitarie i due pilastri fondamentali sono: 1.la valutazione del rischio (risk assessment); 2. l applicazione di pratiche di biosicurezza: l'attenzione alle problematiche di biosicurezza diventa prioritaria visti i costi spropositati che derivano dalle invasioni biologiche (Caffrey et al., 2014)

17 BUONE PRATICHE DIBIOSICUREZZA Ad esempio per la Girodattilosi da G. salaris in Norvegia vengono applicate norme sanitarie anche alle attività di pesca sportiva, con divieto di trasferimento di pesci/acqua da un fiume all altro o tra bacini differenti, divieto di scarico dell acqua di trasporto, obbligo di disinfettare le attrezzature e le imbarcazioni (esistono stazioni di disinfezione sul territorio che rilasciano appositi certificati) o di essiccarle per periodi prolungati.

18 E NECESSARIO UN MONITORAGGIO SANITARIO!!! E necessario un continuo monitoraggio territoriale: 1.per conoscere e individuare i possibili rischi sanitari REALI; 2. la creazione di una rete di stazioni estese su tutto il territorio nazionale per la gestione di tali problematiche. MONITORAGGIO SANITARIO Risk assessment Risk management

19 MONITORAGGIO SANITARIO DELL ITTIOFAUNA A COSTO ZERO? Utilizzo di campioni provenienti da campagne di campionamento per: l applicazione dell ISECI; la redazione di Carte Ittiche; la valutazione delle specie ittiche nei siti Rete Natura 2000; movimentazione di ittiofauna per lavori in alveo.

20 Tutti questi rischi devono essere sempre tenuti in considerazione dagli amministratori del bene pubblico e dalle autorità sanitarie competenti in quanto la perdita della biodiversità a causa di introduzioni poco oculate genera un malessere diffuso in alcuni ambiti della popolazione e l introduzione di patogeni può causare gravi problematiche sanitarie, sia sull ittiofauna selvatica che nelle realtà produttive legate al territorio.

21 È di assoluta e imprescindibile priorità cercare di salvaguardare lo stato di salute, sia delle popolazioni ittiche nelle acque pubbliche, che degli stock presenti negli allevamenti assicurando che le immissioni di materiale ittico vengano effettuate con pesci sani, controllati e certificati all origine esenti da malattie infettive ed infestive.

22 Pertanto, per una corretto approccio a queste problematiche sanitarie, la valutazione del rischio e le pratiche di biosicurezza devono diventare i due pilastri fondamentali. Nelle misure di biosicurezza si dovrà comprendere anche un adeguata regolamentazione da parte delle amministrazioni ed un severo autocontrollo da parte di chi fornirà il materiale ittico per le semine.

23 Baluardi per una corretta gestione di questa tematica sono: - la reale conoscenza del problema a tutti i livelli - il continuo monitoraggio territoriale per conoscere ed individuare possibili rischi - la creazione di una rete capillare su tutto il territorio nazionale per la gestione di tali problematiche.

24 La normativa prevede che gli animali d acquacoltura utilizzabili a scopo di ripopolamento debbano soddisfare tre criteri: a)essere clinicamente sani; b) non devono provenire da un azienda in cui si registri un aumento inspiegabile del tasso di mortalità; c) devono prevenire da un azienda con stato sanitario, almeno equivalente a quella delle acque a cui sono destinati.

25 La politica nazionale e quella locale non possono pertanto esimersi dall affrontare queste problematiche, che sempre di più assumeranno un importanza nei costi di gestione e di mantenimento della salute pubblica nella società moderna.

26 CONCLUSIONI 1. Si rende necessario un monitoraggio delle popolazioni ittiche selvatiche per valutare il reale stato sanitari in modo da identificare, valutare e gestire il rischio con la collaborazione attiva degli IIZZSS, Università, Regioni, ARPA ; 2. l attenzione alle problematiche di biosicurezza diventa prioritaria visti i costi spropositati che derivano dalle invasioni biologiche; 3. politici, funzionari pubblici, imprese, cittadini e altri stakeholders (pescatori, commercianti, allevatori) inprimispossono contribuire alla prevenzione e alla corretta applicazione di tali misure: è importante che gli sforzi volti ad aumentare la consapevolezza sulle pratiche di biosicurezza devono riguardare tutti i livelli della società civile; 4. la politica nazionale e quella locale non possono esimersi dall affrontare tali problematiche, che sempre di più, in una moderna società, assumeranno un importanza rilevante nell ambito sia ecologico, sia della salute pubblica.

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