MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE
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- Sofia Antonini
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1 Lunedì 17 Febbraio 2014 Misericordia nel Comune di Lari Corso di Formazione di livello Base e Avanzato ASPETTI RELAZIONALI NELL APPROCCIO AL PAZIENTE RELATORE Benedetto Deri, F.M.R.T. Misericordia nel Comune di Lari Vice Referente Regionale per la Formazione della zona Pisa Coordinatore Formazione Area Valdera Nord MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE 1
2 MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE Perché essere Soccorritori? E fondamentale chiedersi perché si voglia intraprendere un attivit attività di aiuto, arrivando alla consapevolezza riguardo i motivi che ci hanno portato a sceglierla. Non si può svolgere un attivit attività come la nostra senza mettersi in gioco come persone: è importante, quindi, che ciascuno abbia chiari i motivi che l hanno l spinto ad occuparsi dei problemi e delle sofferenze altrui. MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE Perché essere Soccorritori? La complessità e la difficoltà dell incontro con l altro possono essere affrontate solo attraverso lo sviluppo di specifiche capacità relazionali. Il possesso e l affinamento l di queste attitudini sono indispensabili per lo svolgimento della nostra attività. L acquisizione e lo sviluppo di queste capacità non dipendono dall apprendimento apprendimento di tecniche ma dallo sviluppo e dalla maturità interiore e dal proprio equilibrio emozionale. 2
3 MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE Perché essere Soccorritori? Tutti coloro che aspirano a svolgere l attivitl attività di Soccorritore dovrebbero intraprendere una formazione personale, conoscendo prima se stessi per poi poter riuscire a conoscere gli altri. Ciò significa interrogarsi sulla propria personalità,, sulle proprie problematiche, su quelle che insorgono coi pazienti e sul proprio operato, confrontandosi anche con i colleghi. MOTIVAZIONE DEL SOCCORRITORE Perché essere Soccorritori? Non bisogna poi ritenere che un operatore ben preparato in teoria sia un operatore di emergenza ideale nella pratica del lavoro. Svolgere bene il proprio lavoro non significa non sbagliare mai, ma rendersi conto dei propri errori e da questi imparare. Apprendere dall esperienza e dai propri errori costituisce una buona formazione! 3
4 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Che cos è una relazione d aiuto? d Espressione particolare dell impegno dell individuo ad aiutare i propri simili alle prese con i problemi della vita nella quotidianità e in particolari situazioni. (Carl Rogers,, , 1987, psicologo statunitense noto per i suoi studi sulla psicoterapia) 4
5 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Che cos è una relazione d aiuto? d Una relazione d aiutod aiuto è un tipo particolare di relazione tra un aiutante preparato e qualificato, ed una persona in cerca di aiuto. COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Che cos è una relazione d aiuto? d Un buon atteggiamento di aiuto consiste, quando questo sia ovviamente possibile, con l entrare l in empatia con la persona soccorsa, cioè sentire ciò che dice e ciò che prova emotivamente. 5
6 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Presupposti per l instaurarsil di una relazione d aiuto: d minima volontà da parte di due persone di relazionarsi; riconoscimento reciproco; capacità e volontà minima di entrambi di ricevere informazioni dall altro. altro. COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Condizioni necessarie sono L empatia: entrare nel mondo dei sentimenti dell altro come se fosse il proprio. La congruenza: essere a contatto con i propri sentimenti ed emozioni per non proiettarli sull altro. L accettazione dei sentimenti dell altro: ognuno fa la scelta migliore che può permettersi in base alla sua esperienza. Un ascolto attivo. 6
7 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti Capacità relazionale significa anche saper aspettare, avere pazienza e dare il tempo necessario all altro altro per esprimersi; non si tratta di un atteggiamento banalmente consolatorio o pietistico ma di reale interesse a conoscere e capire il paziente, entrando in contatto anche con la sua sofferenza. COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti La relazione professionale tra un operatore di emergenza e il malato, è prima di tutto una relazione profondamente umana fra una persona che chiede aiuto e un altra che fa di tutto per darglielo (dr. Carmelo Scarcella,, 1997, Direttore Generale della ASL Brescia) 7
8 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti Il paziente porta il suo sconforto e il suo bisogno di essere curato, il Soccorritore porta la sua competenza professionale e il suo desiderio di riuscire nel proprio ruolo di prestatore di cure. COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti Gli operatori di emergenza si prendono cura non solo dello stato di malattia ma, attraverso la comunicazione, anche dello stato emotivo e relazionale, fornendo aiuto e sostegno al paziente. 8
9 COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti Tutto il nostro comportamento ha valore di messaggio. NON SI PUO NON COMUNICARE! Anche il silenzio trasmette messaggi COMUNICAZIONE E RELAZIONE D AIUTO Relazionarsi con i pazienti Ciò che dice (o fa) un operatore professionale di emergenza non è mai considerato banale. Anzi, proprio perché pronunciato da un tecnico, da uno specialista, risulta carico di significati oltre ogni ragionevole previsione. 9
10 IL SOGGETTO MALATO IL SOGGETTO MALATO Chi è il soggetto malato? Il soggetto malato è tale in quanto soffre di una perdita o di un peggioramento dello stato di benessere fisico o psico-fisico. Si tratta di una persona in uno stato di bisogno causato da un mutamento spiacevole del proprio assetto fisico e/o psichico. Tale mutamento può essere causato da un evoluzione della patologia da cui è affetto, oppure da un improvviso malessere o da una causa esterna (incidente). 10
11 IL SOGGETTO MALATO Cosa chiede il soggetto malato? Principalmente, il soggetto malato chiede al Soccorritore: un primo aiuto, la possibilità di essere rassicurato, la possibilità di raggiungere la sede idonea all aiuto aiuto definitivo. IL SOGGETTO MALATO Quali sono i bisogni psicologici? Necessità di essere rassicurato sulle proprie condizioni. Necessità di alleviare o eliminare gli stimoli dolorosi. Riduzione dello stress psichico dovuto all allontanamento allontanamento dal proprio ambiente o dai propri cari. Necessità di sentirsi compreso nei propri bisogni. 11
12 IL RAPPORTO TRA IL SOCCORRITORE ED IL PAZIENTE IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Si può dividere in tre fasi: tempo di presa in carico del paziente; tempo del percorso verso la struttura ospedaliera; tempo dell attesa prima che il personale ospedaliero assuma la responsabilità del paziente stesso. 12
13 IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Per ognuna di queste fasi, il Soccorritore deve saper rispondere non soltanto sul piano strettamente tecnico ma anche su quello relazionale, sia verso il paziente sia verso i familiari. Tale disponibilità all ascolto e alla comprensione, però, non deve portare il Soccorritore ad immedesimarsi troppo nella situazione oppure a modificare le proprie decisioni tecniche. IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Rispondendo alla domanda di aiuto, il Soccorritore deve Saper cogliere le necessità del paziente, sia espresse sia latenti. Essere in grado di dare un immagine di professionalità e di sicurezza. Essere in grado di mediare tra il paziente ed i familiari, contenendo le ansie di tutti, in modo che non raggiungano livelli pericolosi per il paziente stesso. 13
14 IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Comportamento professionale Indossare sempre la divisa pulita e in ordine. Curare il proprio aspetto fisico. Gestire in modo ottimale le proprie emozioni: ansia, paura Essere decisi in ciò che si fa o si dice. Esprimersi utilizzando una terminologia opportuna. 14
15 IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Comportamento professionale Non replicare mai pubblicamente alle disposizioni del Team Leader. In presenza del paziente, non dire mai mi sono sbagliato. Se sfortunatamente qualche dispositivo dovesse guastarsi, non creare allarmismi ma minimizzare l accaduto l e cercare con calma soluzioni alternative. Rimanere ottimisti, pur mantenendo uno stretto contatto con la realtà dei fatti. IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Per facilitare l instaurarsil di una buona relazione d aiuto: d instaurare un contatto identificandosi ed informandosi; aver fiducia nell altro; valorizzare le proprie competenze; stabilire e mantenere un contatto visivo; ascoltare e comprendere l altro; l utilizzare il lei ; mantenere un atteggiamento imparziale, evitando giudizi di qualsiasi natura; 15
16 IL RAPPORTO TRA SOCCORRITORE E PAZIENTE Per facilitare l instaurarsil di una buona relazione d aiuto: d agire con sensibilità; esprimersi in modo chiaro e congruente; non prendere decisioni per l altro; l tener presente che l altro l non può essere cambiato: cambia solo se lui lo vuole; spiegare le procedure prima di effettuarle, adattando il linguaggio al paziente stesso; continuare ad essere un punto di riferimento e di sostegno per paziente e familiari per tutta la durata dell intervento. PER INFORMAZIONI REFERENTI ZONALI PISA FORMAZIONE TOSCANA MISERICORDIE formazione.pisa@misericordie.org ADRIANA TRIDENTI c/o Misericordia di Cenaia adrianatridenti@inwind.it BENEDETTO DERI c/o Misericordia nel Comune di Lari benedetto.deri@misericordialari.org DARIO SILVESTRI c/o Misericordia di Lungomonte silvestridario@yahoo.it 16
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