Bovini da carne nati in Lombardia: strategie nutrizionali per i periodi del periparto e svezzamento. Quaderni della ricerca

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1 Bovini da carne nati in Lombardia: strategie nutrizionali per i periodi del periparto e svezzamento Quaderni della ricerca N giugno 2008

2 Sperimentazione condotta nell ambito del progetto di ricerca n. 975 Bovini da carne nati in lombardia: strategie nutrizionali per i periodi del periparto e svezzamento (CARSVEZ) finanziato con il Piano per la ricerca e lo sviluppo 2006 (d.g.r. n del 29 marzo 2006) A cura di: V. Dell Orto 1 G. Savoini 1 C.A. Sgoifo Rossi 1 F. Cheli 1 A. Agazzi 1 S. Pozzi 1 A. Campagnoli 1 S. Vandoni 1 M. Innocenti 1 Hanno realizzato le attività sperimentali e lo studio: Università degli Studi di Milano 1 Dipartimanto di Scienze e Tecnologie Veterinarie per la Sicurezza Alimentare Via Celoria, Milano Tel. 02/ Fax: 02/ vsa@unimi.it Per informazioni: Regione Lombardia Direzione Generale Agricoltura U.O. Interventi per la competitività e l innovazione tecnologica delle aziende Struttura Ricerca e Innovazione Tecnologica Via Pola, Milano Tel. 02/ Fax 02/ agri_ricerca@regione.lombardia.it Referente: Gianpaolo Bertoncini - tel. 02/ gianpaolo_bertoncini@regione.lombardia.it Copyright Regione Lombardia 2

3 Bovini da carne nati in Lombardia: strategie nutrizionali per i periodi del periparto e svezzamento Quaderni della ricerca N. 85 giugno

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5 SOMMARIO Presentazione pag. 5 Premessa pag. 7 Finalità della ricerca pag. 8 Articolazione della ricerca pag. 8 Introduzione pag. 9 L allevamento linea vacca-vitello pag. 9 - Sistema in plein-air, in semi plein-air e confinato pag. 9 - L allevamento linea vacca vitello in Lombardia pag. 11 Obiettivi e problematiche nell allevamento linea vacca-vitello pag Problematiche sanitarie e profilassi della vacca nutrice pag Problematiche sanitarie e profilassi del vitello pag Il periparto pag Il periodo neonatale e lo svezzamento pag. 16 La gestione nutrizionale della vacca nutrice pag Gestione nutrizionale nell allevamento confinato pag Gestione nutrizionale nell allevamento plein air e semi plein air pag. 19 La gestione nutrizionale del vitello pag. 20 Strategie nutrizionali per i periodi del periparto e dello svezzamento pag I lieviti pag La vitamina E pag. 23 CONDIZIONE CORPOREA, STATO METABOLICO ED IMMUNITARIO E QUALITÀ DEL COLOSTRO E DEL LATTE DELLA VACCA NUTRICE ED INFLUENZA SU TALI PARAMETRI DELLA TIPOLOGIA DI PARTO pag. 25 Scopo della ricerca pag. 25 Materiali e metodi pag. 25 Risultati e discussione pag. 26 Conclusioni pag. 32 EFFETTI DELLA SOMMINISTRAZIONE DI VITAMINA E IN DUE FORME DI SOMMINISTRAZIONE SULLA VACCA NUTRICE E RELATIVO VITELLO pag. 33 Scopo della ricerca pag. 33 Materiali e metodi pag. 33 Risultati e discussione pag. 35 Conclusioni pag. 44 EFFETTO DELLA DURATA DELLO SVEZZAMENTO E DELLA SOMMINISTRAZIONE DI LIEVITI VIVI SULLE PERFORMANCE DI CRESCITA E SULLO STATO SANITARIO DEI VITELLI pag. 45 Scopo della ricerca pag. 45 Materiali e metodi pag. 45 Risultati e discussione pag. 48 Conclusioni pag. 57 Considerazioni conclusive pag. 58 Bibliografia pag. 60 3

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7 PRESENTAZIONE La zootecnia da carne Europea ha vissuto e sta vivendo momenti di grandi difficoltà e cambiamenti, i primi conseguenza dell andamento del mercato mondiale delle materie prime e di una sempre più incombente concorrenza estera, i secondi dettati dalle esigenze del consumatore in termini di sicurezza e rintracciabilità dei prodotti. Nella realtà produttiva del bovino da carne, il modello di allevamento secondo la linea vacca-vitello, molto diffuso all estero, ha avuto in passato e con specifico riferimento al nostro paese, una decisa contrazione sia nelle zone a spiccata vocazione pascolativa sia in quelle di pianura in cui, già a partire dagli anni 70, si sono sviluppate aziende specializzate in tale tipologia di allevamento. Nonostante ciò, sul territorio nazionale e regionale sono comunque ancora presenti realtà che praticano questo tipo di allevamento, utilizzando principalmente bovini di razza Limousine, Charolaise e Piemontese e che a seguito delle attuali esigenze del consumatore, delle trascorse problematiche di sicurezza del prodotto carne e non da ultimo del costo dei vitelli da ristallo di provenienza estera, manifestano una decisa ed importante tendenza all espansione. In questo particolare contesto La Direzione Generale Agricoltura della Regione Lombardia ha voluto fornire un contributo agli operatori del settore finanziando il progetto di ricerca CARSVEZ che punta al miglioramento delle modalità produttive, delle performance di crescita e del bilancio economico dell impresa nel settore dell allevamento linea vacca vitello, punto cardine nella filiera della carne bovina. Viviana Beccalossi Vicepresidente della Regione Lombardia Assessore all Agricoltura 5

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9 PREMESSA Il mercato della carne bovina in Italia incide sulla bilancia commerciale agricola in modo marcato con i suoi 4.38 miliardi di di fatturato (dati Ismea, 2006). Sul territorio nazionale sono presenti circa 6.5 milioni di bovini; quelli da ingrasso sono 4.4 milioni, dei quali 2.58 milioni sopra i 12 mesi di età (dati Ismea, 2006), e la produzione annua di carne è di t (dati ISTAT, 2006). In Lombardia vengono macellati annualmente oltre vitelloni e la produzione di carne rappresenta una voce importante della produzione lorda vendibile agricola regionale. Questi animali vengono allevati con metodi diversificati, legati alla diversa provenienza e alla diversa età e peso vivo di importazione se esteri, o alla durata del periodo di allattamento se provenienti da linee vacca-vitello italiane. La zootecnia da carne in Lombardia si fonda quasi totalmente sull ingrasso di vitelli da ristallo importati dall estero, principalmente dalla Francia, che arrivano ad età variabile, dopo trasferimenti di diverse ore, e restano in allevamento fino a circa mesi, quando vengono macellati come vitelloni. Oltre alle svariate problematiche gestionali, che si ripercuotono sul benessere e sulle condizioni sanitarie che questa pratica pone, appare chiaro come non sia possibile conoscere e controllare nulla riguardo ai periodi più critici per gli animali, cioè la nascita, l allattamento e lo svezzamento, periodi nei quali vengono poste le basi per buone performance di crescita e per il mantenimento di un buono stato di salute che influenzeranno, ovviamente, le caratteristiche qualitative del prodotto finale. L attenzione dell opinione pubblica, supportata dalle scelte politiche operate a livello comunitario, è sempre più indirizzata verso tipologie di allevamento che siano sostenibili e compatibili con l ambiente, che rispettino il benessere animale, e che conferiscano prodotti di qualità, il cui percorso produttivo sia tracciabile e rintracciabile. Inoltre la scelta effettuata dal governo Italiano di disaccoppiamento totale delle produzioni di premi comunitari destinati al settore zootecnico, ha indotto gli allevatori che intendano rimanere attivi sul mercato ad orientarsi verso sistemi produttivi che garantiscano un valore aggiunto ai propri prodotti, dato dall elevata qualità e da una tipicità rintracciabile. Una risposta a questo tipo di richieste può originare da carni derivanti da animali nati ed allevati in Italia e nello specifico in Lombardia. Tale impostazione nell allevamento comporta evidenti vantaggi dal punto di vista della sicurezza alimentare. Il fatto di poter controllare gli animali addirittura ancor prima della nascita, attraverso la selezione delle madri e dei padri, e potendo gestire l allevamento dei vitelli in modo assolutamente indipendente dall importazione, rappresenta una garanzia di controllo assoluto di tutto il processo e dunque di sicurezza per il consumatore 7

10 FINALITA DELLA RICERCA Lo scopo del progetto Bovini da carne nati in Lombardia: strategie nutrizionali per i periodi del periparto e svezzamento (CARSVEZ), è stato quello di indagare le strategie ottimali per una corretta gestione dell ultima fase della gravidanza, del parto, dell allattamento e dello svezzamento di vitelli nati da madri allevate in Lombardia, focalizzando in particolar modo l attenzione sul periodo di transizione delle bovine valutando l influenza della BCS (Body Condition Score) e del tipo di parto sulle caratteristiche del colostro e del latte e sull incidenza di patologie metaboliche, sulla risposta immunitaria e sull andamento di indici plasmatici della condizione del metabolismo energetico, proteico ed epatico. Contestualmente sono stati evidenziati gli effetti della vitamina E in diverse forme di somministrazione sui livelli plasmatici di tale vitamina sia nelle fattrici che nei vitelli e sulle ripercussioni del trattamento in termini di caratteristiche del colostro, del latte, performance riproduttive della vacche nutrici e performance produttive dei rispettivi vitelli. Sono stati inoltre definiti gli effetti di una diversa durata del periodo di allattamento e conseguentemente svezzamento dei vitelli nonché dell impiego di lieviti vivi durante la fase di svezzamento sulle performance di crescita e sullo stato sanitario dei vitelli. I risultati della ricerca sono di potenziale utilità per incrementate le conoscenze inerenti il binomio vacca-vitello nell allevamento del bovino da carne risultando utili agli operatori del settore, siano essi allevatori o tecnici, per operare opportune scelte nutrizionali e gestionali. Inoltre le informazioni inerenti le performance di crescita, lo stato metabolico ed immunitario dei vitelli svezzati ad età diversa e integrati o meno con probiotici contribuiscono ad aumentare le nozioni disponibili relativamente ad un settore come quello della linea vacca vitello dove le informazioni disponibili sono marginali e il reperimento delle stesse spesso difficoltoso. ARTICOLAZIONE DELLA RICERCA Il progetto CARSVEZ, iniziato nel 2006, ha avuto una durata di 18 mesi e si è articolato in 3 sperimentazioni: Sperimentazioni 1 Condizione corporea, stato metabolico ed immunitario e qualità del colostro e del latte della vacca nutrice ed influenza su tali parametri della tipologia di parto 2 Effetto della somministrazione della vitamina E nella vacca nutrice 3 Effetto della durata dello svezzamento e della somministrazione di lieviti vivi sulle performance di crescita e sullo stato sanitario dei vitelli 8

11 INTRODUZIONE La produzione di bovini da ristallo in Italia è diminuita radicalmente a partire dal dopoguerra a causa di una costante riduzione del patrimonio di vacche nutrici. Attualmente il mercato della produzione del vitellone in Italia deve approvvigionarsi, per l acquisto di vitelli, dalla Francia, certamente primo fornitore ma anche dall Irlanda e dai paesi dell Est. Questi paesi sfruttano infatti le zone di collina e bassa montagna per l allevamento linea vacca-vitello, situazione questa che l Italia ha sviluppato in maniera limitata nonostante la superficie totale del nostro paese sia per il 75% occupata da zone che ben si predisporrebbero a questa tipologia di allevamento. L allevamento linea vacca-vitello Il sistema di allevamento linea vacca-vitello é una tra le limitate opportunità di valorizzazione delle zone collinari e in particolare dell alta collina e della bassa montagna consentendo la produzione di vitelli da destinare all ingrasso con costi contenuti grazie ad un periodo di permanenza con la madre della durata variabile tra i 140 e 240 giorni che consente quindi uno svezzamento naturale facilitato dalla costante disponibilità di foraggio reperibile attraverso il pascolamento. L indirizzo produttivo linea vacca vitello oltre alla possibilità di utilizzare areali altrimenti di difficile sfruttamento riveste anche un ruolo ecologico di grande rilevanza in quanto contribuisce alla tutela e salvaguardia dell ambiente. Oltre alle classiche forme di allevamento allo stato brado e semibrado tipiche dei paesi e zone con grande disponibilità di pascoli, anche l allevamento confinato della vacca nutrice rappresenta una realtà importante sia in relazione a produzioni di particolare valore genetico e di specifica collocazione geografica ma anche semplicemente per garantire un certo auto approvvigionamento di animali evitando la totale dipendenza nei confronti di fornitori terzi di vitelli da carne. Ovviamente il sistema deve considerare i sempre più delicati equilibri economici a partire dal costo del capitale fondiario, della manodopera, delle materie prime, fino al prodotto finale, in modo da definire in quale contesto e realtà l allevamento linea vacca vitello risulta praticabile e conveniente. Un ruolo importante in tale analisi deve anche essere attribuito alla voce produzione alternativa o produzione integrativa di attività principali come quelle dell allevamento specializzato nella produzione di latte o nell ingrasso. Sistema in plein air, in semi plein air e confinato Relativamente alle forme di allevamento, il sistema in plein air rappresenta comprensibilmente il più economico in quanto non prevede alcuna forma di stabulazione per gli animali che vengono allevati su grandi superfici, con circa 1 2 ettari disponibili a capo, con confini spesso naturali come fiumi, dislivelli impraticabili o fitta vegetazione e dove il bovino stesso provvede a individuare ripari naturali in caso di avversità climatiche. Tale forma di allevamento è tipica delle zone caratterizzata da inverni miti e con regimi pluviometrici e andamenti climatici che garantiscono la disponibilità di pascolo nel corso dell intero anno. L allevamento allo stato brado può essere praticato anche in zone da un 9

12 punto di vista climatico meno ottimali rispetto alle precedenti sopperendo ad una limitata disponibilità di pascolo o attraverso l irrigazione, quando il fattore limitante è la piovosità o attraverso la somministrazione di alimento quando la possibilità di auto approvvigionamento da parte dell animale viene ostacolata da inverni particolarmente rigidi o da estati torride. In tali situazioni e al fine di limitare le problematiche sanitarie e garantire performance soddisfacenti anche nel periodo meno favorevole, spesso si preferisce adottare il sistema di allevamento in semi-plein air dove i bovini vengono lasciati al pascolo per un periodo di circa giorni che normalmente si protrae dalla primavera fino all autunno-inizio dell inverno mentre nel periodo in cui il clima diventa più rigido i bovini vengono ospitati in specifici ricoveri di semplice fattura sostanzialmente costituiti da una zona coperta (4-6 m 2 capo) con pavimentazione in cemento in corrispondenza della corsia di alimentazione e dotata di rastrelliere con autocatturanti e da una zona scoperta o zona di esercizio su terra con una superficie di m 2 capo. La differenza sostanziale tra i due sistemi d allevamento è, oltre a quella di carattere economico, la possibilità nel sistema in semi-plein air di poter controllare gli animali, fattore importante soprattutto in merito ai parti che generalmente vengono fatti coincidere con la fine del periodo invernale sia per meglio gestire i vitelli e ridurre di conseguenza la mortalità neonatale sia per garantire successivamente al binomio fattrice vitello nel momento di maggiore necessità di alimento, la disponibilità del pascolo sostenendo da un lato la produzione lattea e contestualmente i crescenti fabbisogni del vitello senza però gravare sui costo alimentare. Relativamente alla manodopera, voce economica di estrema importanza oltre a quella connessa all ottenimento del massimo numero di vitelli svezzati, la necessità di operatori è decisamente influenzata dal tipo di pascolo e dalle caratteristiche dello stesso potendo variare da una unità lavorativa coadiuvata da una seconda a tempo parziale nei momenti di maggior necessità ogni 200 o 400 fattrici compresa la rimonta. Anche il sistema confinato, come precedentemente accennato, rappresenta una realtà importante per alcune zone geografiche e per specifici tipi genetici ma che, nel caso specifico dell Italia sembra potenzialmente proiettato verso una interessante espansione, indipendentemente dalla zona o tipologia di animale, sia come produzione alternativa o integrativa ma principalmente come inevitabile risposta ad un oramai insostenibile dipendenza per l approvvigionamento di vitelli da ingrasso da altri paesi. Tale tipologia di allevamento richiede la presenza di ricoveri che in questo oltre ad essere ottimizzati sotto l aspetto economico devono anche garantire un adeguato confort per gli animali vista la notevole permanenza spesso abbinata a periodi di pascolo limitati o assenti. Generalmente sono strutture monofalda a fronte aperto, con zone di alimentazione in cemento, rastrelliera con autocatturante e paddock esterni su terra di dimensioni decisamente variabili. 10

13 L alimentazione è basata sullo sfruttamento,quando disponibile del pascolo durante il giorno e nei mesi primaverili estivi, spesso rappresentato da appezzamenti demaniali o di proprietari confinanti o nelle vicinanze, mentre nel periodo invernale o nel corso dell intero anno per quelle realtà impossibilitate al pascolamento la dieta risulta principalmente costituita da fieno, insilati e sottoprodotti agricoli e industriali. L allevamento linea vacca-vitello in Lombardia L allevamento linea vacca-vitello rappresenta certamente una delle migliori soluzioni per un parziale recupero produttivo delle aree lombarde di collina e di montagna ma anche un valido orientamento produttivo per realtà agricole di pianura dove il valore fondiario e le peculiarità del territorio rendono conveniente la produzione di foraggio. In passato si è infatti sviluppata la convinzione che la zootecnia si sarebbe esclusivamente sviluppata in alcune zone di pianura dove risulta conveniente e possibile l utilizzo di metodi e mezzi intensivi non considerando però che altre attività e principalmente quelle commerciali, industriali e immobiliari si sarebbero proposte come forti competitors nei confronti di questi territori. Tale orientamento ha comunque determinato un rapido degrado socio-economico ed ambientale delle zone pedemontane dove se da un lato l agricoltura risulta difficile in ogni suo aspetto dall altro rappresentano un bacino insostituibile per la produzione di animali da rimonta a costi sostenibili. E solo di recente che la possibilità di utilizzo delle abbondanti risorse foraggere di cui le terre marginali della Lombardia sono naturalmente fornite ma anche uno specifico orientamento di alcune aziende di pianura, hanno rivalutato l allevamento della vacca nutrice sostenuto ed incentivato sia dai prezzi proibitivi dei vitelli da carne da ristallo di provenienza estera sia da una crescente attenzione del consumatore del confronti dell origine dei prodotti. 11

14 Le razze attualmente allevate sono sia autoctone come la Piemontese, la Chianina, la Maremmana e la Marchigiana, sia razze d importazione come la Blonde Aquitaine, la Charolaise e la Limousine. Quest ultima è certamente quella maggiormente diffusa in Lombardia e che ha contribuito grazie al considerevole numero di capi e ad un elevata specializzazione, ad un forte sviluppo ed espansione di questo indirizzo produttivo. Il territorio lombardo per le sue caratteristiche, per la ricchezza di vegetazione bene si adatta a questo tipologia di allevamento; infatti la conformazione delle aree collinari, accessibili e non difficili da gestire nonché la presenza di zone pianeggianti dove la rendita agronomica di produzioni cerealicole risultano essere non sempre vantaggiose nonostante gli attuali elevati prezzi dei cereali, si presta particolarmente bene all allevamento della vacca nutrice. Il sistema produttivo consolidatosi in queste aree risulta inoltre diverso dall allevamento estensivo praticato nelle aree vocate dell Appennino Centrale e che contempla le tradizionali razze bianche italiane o del Sud Italia. La scarsa produttività delle foraggiere permanenti e le più ridotte superfici di quelle avvicendate, hanno infatti determinato in queste zone una dispersione dell attività in unità produttive di piccole dimensioni che rende difficile l individuazione di un sistema zootecnico esteso e consolidato, come invece risulta attuabile in Lombardia. Obiettivi e problematiche nell allevamento linea vacca-vitello Gli obiettivi nell allevamento linea vacca-vitello possono essere così sinteticamente riassunti: ottenere il maggior numero di vitelli svezzati per anno, aspetto strettamente legato alla fecondità e prolificità delle fattrici e al tasso di aborti e di mortalità neonatale e perinatale. produrre soggetti sani e ben conformati, obiettivo perseguibile attraverso un adeguata gestione nutrizionale e sanitaria sia delle fattrici che dei vitelli ridurre i costi di produzione, in particolare limitando gli interventi farmacologici e di manodopera. Il raggiungimento di tali obiettivi viene pero ostacolato dall elevata mortalità (7-30%) e morbilità (18-40%) e dalla ridotta efficienza riproduttiva spesso riscontrabili in questo tipo di allevamento. Problematiche sanitarie e profilassi della vacca nutrice Le problematiche relative a questa tipologia di allevamento sono influenzate sia dalle condizioni ambientali che nutrizionali della fattrice al momento del parto. Un adeguata gestione nutrizionale della bovina, in particolare nelle fasi finali della gestazione, rappresenta un fattore in grado di influenzare ampiamente la suscettibilità del vitello alle patologie. In tale periodo la somministrazione di diete con un contenuto energetico e proteico insufficiente a soddisfare i fabbisogni dell animale determina infatti nella fattrice un aumento dei livelli ematici di cortisolo, nonché una diminuzione della produzione di 12

15 colostro ed un peggioramento della sua qualità. Ciò si riflette in una minore vitalità e reattività nel vitello e con un minore assorbimento delle immunoglobuline colostrali. Anche diete con un livello energetico eccedente i fabbisogni compromettono la vitalità del vitello elevando l incidenza di parti distocici. Da un punto di vista nutrizionale è possibile migliorare l efficienza riproduttiva delle fattrici, lo stato sanitario e le performance dei vitelli agendo principalmente in 2 modi e cioè evitando un eccessivo dimagrimento o ingrassamento delle fattrici e garantendo un adeguato trasferimento dell immunità passiva al vitello. Nello specifico: - attuare una gestione nutrizionale nel periodo invernale tale da evitare sia perdite di peso vivo superiori all 8% (pari a circa una unità di Body Condition Score), sia BCS al momento del parto superiori al Anche un accurata gestione del pascolo intesa come numero di animali/superficie e movimentazione degli stessi sull area pascolativa e un adeguato dimensionamento dei punti di abbeverata consente di garantire un ottimale stato nutrizionale, sia della fattrice che del vitello; - evitare l impiego di diete che non soddisfino i fabbisogni proteici ed energetici della fattrice, specialmente alla fine della gravidanza. La restrizione alimentare in tale periodo, pur non determinando variazioni significative nella concentrazione di immunoglobuline del colostro, ne riduce l assorbimento da parte del vitello; - ridurre l incidenza dei parti distocici dal momento che essi compromettono l efficienza di assorbimento delle immunoglobuline colostrali, attuando sia una gestione nutrizionale che eviti la presenza di fattrici al momento del parto in condizioni corporee superiori al 3.75, sia un appropriata scelta dei riproduttori; - attuare un adeguata profilassi vaccinale, antiparassitaria e terapeutica. Problematiche sanitarie e profilassi del vitello Nel sistema linea vacca-vitello l alta morbilità e mortalità dei vitelli a causa di patologie enteriche o setticemiche neonatali rappresenta la problematica principale, la cui incidenza nonostante le valide strategie di prevenzione disponibili può risultare ugualmente elevata. Risultati non soddisfacenti anche in presenza di un accurata e adeguata profilassi vaccinale evidenziano come lo stato sanitario dei vitelli neonati possa essere influenzato da diversi fattori. Oltre alla gestione dell allevamento nel suo complesso e in particolare di quella igienicosanitaria e nutrizionale, la tempestiva somministrazione del colostro, la reattività immunitaria del soggetto e la prevenzione delle parassitosi rappresentano fattori capaci di condizionare ampiamente la suscettibilità del vitello alle patologie neonatali. Le tre settimane successive al parto sono il momento più critico dell intera fase di allevamento; infatti durante questo periodo si concentrano le problematiche sanitarie a carico del digerente e risultano la causa principale di mortalità mentre nelle fasi successive è la patologia respiratoria all origine della compromissione dello stato sanitario del soggetto. Da tale considerazione emerge come nel periodo maggiormente critico il benessere del vitello dipenda principalmente dall immunità passiva trasferita attraverso il colostro dalla madre e dalle condizioni sia ambientali che nutrizionali della fattrice al momento del parto. Si sottolinea quindi come uno scarso livello di igiene favorisce la diffusione delle patologie enteriche di origine batterica, virale e parassitaria. Un adeguata gestione nutrizionale della 13

16 bovina, in particolare nelle fasi finali della gestazione, rappresenta un fattore in grado di influenzare ampiamente la suscettibilità del vitello alle patologie. Figura 1: Confronto latte colostro e variazione composizionale del colostro nelle 6 ore dal parto (Giussani, 2005) Composizione media Colostro Latte (%) (%) Grasso Proteine o Caseine o Albumine o A-lattoglobuline o B-lattoglobuline o Sieroalbumine o immunoglobuline Lattosio Ceneri Colostro 1 ora 6 ora Sostanza secca 27 % 20 % Proteine 17.5 % 10 % Immunoglobuline, 85 % 65 % % delle proteine (150 g/l) (65 g/l) Un adeguata assunzione di colostro nelle fasi immediatamente successive al parto risulta inoltre fondamentale per garantire condizioni di salute ottimali dal momento che, oltre alle importanti variazioni che si verificano a carico delle caratteristiche del colostro (figura 1), la capacità di assorbimento delle immunoglobuline colostrali da parte delle cellule dell epitelio intestinale si riduce progressivamente dopo la nascita interrompendosi a circa 24 ore dal parto. Si sottolinea inoltre che il colostro rappresenta per il neonato la principale fonte di vitamina A, D ed E nelle prime fasi di vita dal momento che solo una limitata quantità di tali vitamine oltrepassa la barriera emato-placentare. E possibile migliorare lo stato sanitario e le performance dei vitelli agendo principalmente su diversi fattori: 1. ottimizzare le qualità e funzioni del colostro : - somministrando alle fattrici una dieta bilanciata nell ultima fase dell asciutta in particolare per contenuto energetico e proteico; - al fine di garantire un adeguata quantità e qualità di immunoglobuline nel colostro è necessario: indagare l origine delle problematiche sanitarie attraverso analisi ematiche, coprologiche e anatomo-patologiche sui vitelli, in modo da individuare il corretto programma di profilassi vaccinale da attuare; - effettuare la profilassi vaccinale verso la prevenzione delle patologie neonatali secondo tempi e schemi mirati per la realtà considerata; - monitorare attraverso controlli periodici i livelli di immunoglobuline del colostro mediante metodiche di semplice applicazione come l impiego del colostrimetro e/o lo stato immunitario dei vitelli attraverso la valutazione dei livelli ematici di anticorpi (a giorni dalla nascita); - assicurare un adeguata assunzione di colostro nelle ore successive al parto per garantire un adeguato trasferimento dell immunità passiva al vitello. Nei casi in cui tale condizione sia ostacolata come ad esempio nei parti a fine giornata lavorativa cioè coincidenti a carenza di manodopera, in presenza di vitelli poco reattivi e 14

17 inappetenti o di fattrici aggressive, è utile ricorrere all impiego di colostro artificiale o colostro proveniente dalla banca del colostro aziendale; - somministrare alle fattrici presenti nei box parto e nelle zone parto una dieta in grado di elevare le caratteristiche qualitative del colostro e del latte. 2. Curare l igiene nei box parto e nelle zone parto : - per garantire condizioni ambientali e igieniche ottimali e l assenza di umidità rinnovare la lettiera con frequenza; - dopo lo spostamento dei soggetti da un box parto o da una zona parto, rimuovere completamente la lettiera e disinfettare; - ridurre attraverso l impiego di barriere strutturali il contatto tra i soggetti di box parto o zone parto adiacenti. 3. Salvaguardare lo stato di salute dei vitelli: - i parti distocici, la trazione e la scarsa vitalità dopo la nascita, si associano nel vitello a una condizione di acidosi respiratoria che può persistere per più di 24 ore e che determina una minore efficienza nell assorbimento delle immunoglobuline colostrali. In tali casi, ai fini della sopravvivenza del vitello, risultano fondamentali un assunzione di colostro precoce e quantitativamente adeguata (condizione garantita dall intervento dell operatore), un controllo dei soggetti più frequente e accurato e l attuazione di trattamenti terapeutici preventivi nei giorni successivi al parto. - nei casi dove risulta non adeguatamente veloce l assunzione di colostro si può considerare la possibilità di somministrare al 1 e al 3 giorno dopo la nascita boli a base di fermenti lattici e attuare trattamenti terapeutici preventivi nel periodo di massimo rischio sanitario Le problematiche sanitarie si presentano in due fasi distinte dell'allevamento: - nelle prime tre settimane circa di vita, riconducibili essenzialmente a forme enteriche o setticemiche da E. coli ed altre Enterobatteriacee, Rotavirus e Criptosporidium parvum; - nella fase di svezzamento riconducibili principalmente a forme respiratorie da Virus Respiratorio Sinciziale (VRS), Adenovirus, Reovirus, Coronavirus bovino, Mannhemia haemollytica, Pasteurella multocida, Histophilus somni. Queste patologie possono essere influenzate in maniera determinante dalla infezione da virus BVDV, ampiamente diffusa nella mandria, che può condizionare la nascita di vitelli maggiormente recettivi alle patologie neonatali e dello svezzamento. La profilassi vaccinale dovrà pertanto essere mirata, quando possibile, nei confronti di tali patogeni. Il periparto In allevamento molto spesso l attenzione degli operatori si limita alla gestione dei vitelli trascurando l importante ruolo della fattrice. La condizione della fattrice ha invece grande influenza sulle problematiche sanitarie nei soggetti neonati. Le variazioni fisiologiche e i fenomeni stressogeni che caratterizzano le ultime fasi della gravidanza e le prime della lattazione sono seguite da modificazioni endocrino-metaboliche che, quando associate a condizioni sanitarie, nutrizionali e di stato di ingrassamento della bovina inadeguate, si ripercuotono in parti lunghi, traumatici e distocici, minore produzione e qualità del latte, elevata suscettibilità alle patologie, scarsa vitalità e capacità di reazione dei vitelli. Tali 15

18 condizioni possono portare non solo alla morte del vitello, ma anche all eliminazione della madre. Durante l ultimo periodo della gestazione e nella fase del periparto, è necessaria quindi un appropriata gestione sia sanitaria che nutrizionale, al fine di limitare l incidenza delle problematiche sanitarie. Nel vitello, come evidenziato in precedenza, l immunità è di tipo passivo e dato che la permeabilità intestinale alle gamma-globuline si riduce rapidamente dopo il parto ne consegue che la copertura anticorpale dipende pertanto dalla fattrice e dal periodo che intercorre tra la nascita del vitello e l assunzione del colostro. Parti difficili, frequentemente riscontrati in soggetti eccessivamente grassi o con gravidanze prolungate, normalmente necessitano di assistenza con interventi che inevitabilmente risultano traumatici sia per il vitello che per la madre. Il periodo neonatale e lo svezzamento Il periodo dello svezzamento rappresenta una fase molto delicata, in quanto i vitelli sono soggetti maggiormente a problematiche igienico-sanitarie. Lo svezzamento avviene in modo del tutto naturale, dal momento che il vitello dispone costantemente del latte della madre che può assumere in quantità regolate dal suo appetito e dalle sue capacità ingestive, ma anche di fieni o insilati nell allevamento confinato e di erbe e altri vegetali in caso di allevamento al pascolo, oltre ad eventuali mangimi utilizzati per facilitare lo svezzamento. Durante l allattamento, che si protrae per 5-8 mesi, il vitello assume giornalmente dai 4 ai 10 litri di latte. All inizio, la quantità di latte assunto è in funzione del suo appetito e del suo stato sanitario, in seguito, è in rapporto alla produzione lattea della madre, determinata dal patrimonio genetico, dal numero della lattazione, dalla stagione in cui avviene il parto e dalle disponibilità alimentari. Il consumo di latte dalla nascita allo svezzamento è preminente rispetto a quello degli altri alimenti che vengono ingeriti comunque in quantità crescenti con il progredire dell età. In stabulazione confinata i vitelli restano con le madri in recinti comuni, accedendo volontariamente alla mammella (in media sei volte al giorno durante i primi tre mesi ) e assumendo piccole quantità di foraggio messo a disposizione della madre. Tale situazione si verifica anche naturalmente in caso di pascolamento. E inoltre consigliabile integrare l alimentazione del vitello con del mangime specifico per lo svezzamento, il quale deve essere distribuito in modo che l accesso sia esclusivo per i vitelli, utile sia in caso di limitata disponibilità di alimento per la fattrice e quindi di latte e per il vitello ma anche per ottimizzare lo sviluppo delle papille della mucosa ruminale grazie ad una maggiore produzione di acidi grassi volatili. La fase di colostratura rappresenta comunque il momento decisivo ai fini delle condizioni sanitarie del vitello e della morbilità/mortalità in allevamento. In particolare il colostro deve essere assunto rapidamente e in quantità non inferiori a 2 litri entro la 6 ora con una successiva somministrazione entro la dodicesima ora in modo da apportare almeno 100 g di immunoglobuline totali (Figura 2). In situazioni di rischio e ricorrendo alla banca del colostro o a colostri liofilizzati è consigliabile protrarre la 16

19 somministrazione per 6 giorni. Relativamente all importanza che assume un corretto trasferimento dalla madre al vitello dell immunità acquisita, si ricorda che le immunoglobuline trasferite sono le IgG1, siga e IgM. Le IgG1 rappresentano l 85-90% delle immunoglobuline totali, provengono dal torrente circolatorio materno e sono le principali responsabili della protezione sistemica verso le forme setticemiche. La loro emivita è mediamente di 6-20 giorni. Le siga rappresentano il 5-7% delle immunoglobuline totali, sono prodotte a livello della ghiandola mammaria e svolgono l importante funzione di protezione locale del lume intestinale La loro emivita è di 2-4 giorni. Le IgM rappresentano il 7% delle immunoglobuline totali, anch esse sono prodotte dalla ghiandola mammaria e svolgono un attività diretta sui batteri a livello locale. La loro emivita è di 4-6 giorni. Figura 2: Relazione fra le il momento della prima assunzione di colostro (ore dalla nascita) e trasferimento delle immunoglobuline nel sangue di vitelli (Hassig et al, 2007) La protezione locale si instaura nel vitello circa al 7 giorno dalla nascita, momento in cui le placche del Peyer iniziano a produrre IgM. Dopo 7-10 giorni dalla nascita inizia anche la produzione di IgG. Emerge pertanto come il vitello non sia immunocompetente nei primi giorni di vita e come il non garantire un adeguata assunzione di colostro sia intermini di quantità che di tempistica comprometta radicalmente le capacità difensive del soggetto e conseguentemente il suo benessere. Nel caso invece la colostratura avvenga in modo ottimale è stato evidenziato che già dopo 24 ore dal trasferimento dell immunità passiva il vitello presenta lo stesso livello anticorpale della madre. In seguito il livello di IgG ricevute dalla madre raggiunge i valori minimi dopo circa 4 settimane dalla nascita. Il vitello diventa immunocompetente dopo circa 3 settimane dalla nascita raggiungendo la massima immunocompetenza a circa 12 settimane di età 17

20 La gestione nutrizionale della vacca nutrice I fabbisogni nutritivi e le tecniche di allevamento si differenziano in modo sostanziale tra l allevamento confinato e quello brado. Il primo, infatti, prevede l impiego principale di insilati, fieni e di alimenti di sottoprodotti dell industria mentre il secondo si basa sullo sfruttamento di pascoli e di prati anch essi caratterizzati da grande variabilità sia in termini di produttività che di varietà delle essenze. In entrambe le situazioni permane comunque l obiettivo di ottimizzare l efficienza produttiva attraverso il conseguimento di elevati tassi di concepimento e ridotti intervalli interparto, parti con andamento regolare, ridotte percentuali di mortalità perinatale, neonatale e post-natale dei vitelli e di buoni accrescimenti ponderali medi giornalieri. Gestione nutrizionale nell allevamento confinato È importante favorire un rapido accrescimento del giovane bestiame senza alterarne il regolare funzionamento dell apparato riproduttore. Le manze devono crescere con ritmi compresi tra i 500 e 800 g/d; infatti, per migliorare la fertilità, non è necessario somministrare alle manze una dieta con un livello nutritivo elevato purchè venga garantito un apporto quotidiano di energia in grado di consentire un accrescimento superiore ai 500 g/d. Dall altra parte accrescimenti superiori a 900 g/d, oltre ad essere economicamente poco convenienti, riducono la fertilità in quanto un eccessiva adipogenesi impedisce una normale attività sessuale. Inoltre sembra importante in questa fase un adeguato bilanciamento della proteina solubile e nello specifico dell azoto non proteico in quanto la somministrazione di diete certamente limitate per apporti energetici e nello specifico in carboidrati facilmente fermentescibili può portare ad un affaticamento dell attività epatica e renale con ripercussioni negative sul tasso di concepimento ulteriormente compromesso, nei casi più estremi, da un azione tossica diretta a livello embrionale o dall alterazione del ph uterino direttamente esercitata da un aumento del livello ematico di urea. Le diete dovrebbero considerare la razza, all interno della razza le caratteristiche genetiche della mandria, le peculiarità dell allevamento e dell ambiente e tutte le altre numerose variabili in grado di influenzare i fabbisogni dei soggetti. In linea generale e considerando che nell allevamento linea vacca vitello, per numerosità dei capi e organizzazione aziendale, spesso non è possibile una considerevole differenziazione delle diete in funzione della categoria degli animali, risulta almeno necessaria una distinzione tra l alimentazione delle vitelle da rimonta e delle nutrici con vitello fino 4-5 mesi di vita da quella delle manze e vacche con vitello oltre i 4-5 mesi (Tabella 1). Con specifico riferimento al livello energetico la sua corretta individuazione all interno delle due fasi alimentari dovrà basarsi sui fabbisogni di mantenimento degli animali, strettamente correlati all ambiente di allevamento, alla BCS e alla produzione di latte delle fattrici. L alimentazione dovrebbe essere inoltre somministrata ad libitum al fine di evitare i fenomeni di competizione e le conseguenti situazioni di eccessi o carenze alimentari rispettivamente per soggetti dominanti e recessivi. A tal fine e con l intento di non 18

21 eccedere nell apporto di nutrienti nei momenti di minore fabbisogno della nutrice risulta necessario l impiego di elevate quantità di foraggi e l inclusione nella dieta di paglia. Tabella 1: Fabbisogni per vitelle dallo svezzamento ai 12 mesi, manze e vacche nutrici Manze e Nutrici oltre 4-5 mesi dal parto Vitelle da rimonta e Nutrici dal parto a 4-5 mesi UFL/ kg s.s PG, % della s.s RUP, % della PG RDP, % della PG P solubile, % della PG NFC, % della s.s NDF, % della s.s. > 40 > 35 EE, % della s.s Ca, % della s.s P, % della s.s Mg, % della s.s K, % della s.s Na, % della s.s Cl, % della s.s S, % della s.s Fe, ppm Co, ppm Cu, ppm Mn, ppm Zn, ppm I, ppm Se, ppm Vit. A, UI/kg s.s Vit. D, UI/kg s.s Vit. E, UI/kg s.s Gestione nutrizionale nell allevamento plein air e semi plein air L alimentazione del bestiame in queste tipologie di allevamento si basa quasi esclusivamente sullo sfruttamento del pascolo e nel periodo stagionale favorevole non sono di norma necessarie specifiche integrazioni se non in casi specifici in cui si vuole velocizzare/migliorare la crescita dei vitelli o a seguito di ridotta disponibilità di erba a causa di un andamento climatico sfavorevole. Nel periodo invernale invece l alimentazione si basa sull impiego di foraggi affienati e/o insilati. Come nell allevamento confinato, particolare attenzione è da porre nella fase finale della gravidanza in quelle realtà in cui si dispone di insilati di erba o di graminacee in quanto se somministrati ad libitum potrebbero influenzare negativamente sia il metabolismo della fattrice con un eccessivo ingrassamento sia il peso del vitello alla nascita con conseguente rischio di parto distocico, compromissione della fertilità e nei casi più gravi della sopravvivenza del vitello. In tali situazioni è fondamentale razionare gli insilati evitando nel contempo la competizione 19

22 verso l alimento ed incentivare l ingestione di foraggi secchi. A tale riguardo si ricorda l utilità in questi casi della rastrelliera con autocatturante che consente di distribuire alimenti molto appetibili o preferiti evitando che soggetti dominanti sottraggano la quota parte a soggetti più deboli dal punto di vista gerarchico. Risulta inoltre utili prevedere un adeguata integrazione vitaminico-minerale. L utilizzo di alimenti varia a seconda delle zone e dipende dalla disponibilità, dalla possibilità di raccolta e di conservazione e di trasporto. Sono interessanti i sottoprodotti agricoli come le paglie dei cereali autunno-vernini e gli stocchi di mais. Come precedentemente accennato le paglie ben si addicono alle esigenze alimentari delle vacche da carne e risultano indispensabili in quelle situazioni in cui risulta necessario contenere il livello nutritivo della razione. La gestione nutrizionale del vitello Relativamente alla gestione nutrizionale del vitello, dopo lo svezzamento, le scelte devono essere mirate a massimizzare le performance di crescita nel rispetto di un costo alimentare sostenibile. Nell allevamento brado e semi brado il costo alimentare viene contenuto dalla disponibilità di pascolo nel periodo primaverile-estivo e in maniera variabile in relazione alle caratteristiche e qualità del pascolo. Per tale motivi oltre che per limitare le problematiche sanitarie nel periodo neonatale, i parti vengono programmati per la fine della stagione invernale, in modo che la moderata produzione lattea della fattrice nel post-parto risulti adeguata alle limitate esigenze iniziali del vitello in seguito soddisfatte da una maggiore produzione lattea e disponibilità di foraggio. L obiettivo di massimizzare la crescita dei vitelli e la manifestazione del loro potenziale genetico spesso richiede comunque l integrazione della dieta a base di latte e pascolo con mangime, reso esclusivamente disponibile per i vitelli attraverso l impiego di specifici alimentatori che impediscono l accesso alle fattrici. Tale procedura risulta inevitabile nel periodo invernale in quelle situazioni di allevamento confinato o di allevamento semi-brado in cui non si pratica la stagionalizzazione dei parti. In questo caso il vitello usufruisce oltre che della dieta base delle nutrici anche di un mangime caratterizzato da elevato livello nutritivo ma adeguatamente bilanciato in termini di apporto e caratteristiche della proteica, dei carboidrati strutturari e non strutturali e di vitamine e minarali. Tabella 2: Mangime svezzamento vitelli: caratteristiche medie Vitelli UFC/ kg s.s PG, % della s.s RUP, % della PG. > 40 RDP, % della PG P solubile, % della PG NDF, % della s.s NFC, % della s.s EE, % della s.s. 3 4 Ca, % della s.s. 1.1 P, % della s.s

23 Strategie nutrizionali per i periodi del periparto e dello svezzamento L ultimo stadio della gravidanza, il parto ed il primo periodo dopo il parto sono momenti fisiologici molto ben studiati nella bovina da latte; sono infatti numerosissimi i lavori scientifici che trattano le strategie gestionali e nutrizionali per l ottimizzazione del cosiddetto periodo di transizione ovvero dalle tre settimane antecedenti alle tre successive al parto. Nel caso, invece, del bovino da carne, tale periodo è scarsamente indagato e descritto. Va inoltre sottolineato che in tale tipo di allevamento e nello specifico nella linea vacca vitello questo ultimo viene allattato fino allo svezzamento, effettuato tradizionalmente fra i sei e i nove mesi di vita. Se ne deduce quindi che particolare attenzione deve essere posta non solo alla gestione del periodo di transizione ma anche al periodo di allattamento e svezzamento. In altre parole, le madri ed i vitelli devono essere considerati un binomio inscindibile e lo svezzamento un processo e non un evento. Nelle ultime fasi della gravidanza si pongono le basi sia per la successiva carriera riproduttiva della vacca, sia per il corretto sviluppo e la successiva crescita del vitello. Per questo motivo interventi nutrizionali effettuati negli ultimi periodi preparto hanno dimostrato avere effetti sia sulle condizioni metaboliche, sulle performance e sullo stato sanitario sia delle madri che dei vitelli. Da questi studi emerge come sia importante integrare la razione delle fattrici, principalmente basata sul pascolo o su foraggi di scarso valore nutritivo, oltre che con un adeguata quota di concentrati ma particolarmente con nutrienti ad azione immunostimolante e limitante lo stress ossidativo tipico del periparto tra cui sicuramente emerge la vitamina E. La vitamina E è potenzialmente in grado di influenzare lo stato immunitario della fattrice e attraverso il colostro lo stato immunitario dei vitelli, con conseguenze che ovviamente si ripercuotono su tutto il periodo di crescita degli stessi. A tale riguardo si sottolinea che la principale causa della alopecia idiopatica del vitello conseguente a fenomeni diarroici viene attribuita ad una grave carenza di vitamina E dei vitelli conseguente al limitato trasferimento di tale vitamina attraverso la barriera ematoplacentare e che compromette ulteriormente la capacità di risposta/reazione del soggetto. 21

24 Un evento che può influire profondamente sulla crescita degli animali è indubbiamente lo svezzamento; diversi studi hanno verificato come uno svezzamento precoce, cioè compreso fra i settanta ed i centosettanta giorni, rispetto ad uno svezzamento tradizionale di oltre duecento giorni, abbia come effetto un più alto peso corporeo e una miglior BCS delle madri, e conseguentemente un miglior tasso di fertilità senza comunque ripercuotersi negativamente sulle performance e sullo stato sanitario del vitello. Altro approccio nutrizionale di rilevante importanza e potenzialmente in grado di limitare le problematiche connesse alla fase di svezzamento è rappresentato dall uso dei probiotici. I limitati studi effettuati a riguardo, principalmente riferiti a vitelli di razze da latte e solo marginalmente a soggetti da carne, indicano pesi e assunzioni di sostanza secca maggiori e condizioni sanitarie migliori a seguito dell impiego di tali nutrienti. Nell ambito dei probiotici, i lieviti (Saccaromices Cerevisiae) occupano certamente un ruolo di primo piano per la loro azione di modulatori dell ecosistema ruminale, di stimolatori dell assunzione di alimento e di miglioratori dell efficienza digestiva, delle performance produttive nonché dello stato sanitario complessivo dei soggetti. Ai lieviti, infatti, sono riconosciute funzioni di miglioramento della degradabilità della componente fibrosa della razione. In considerazione del fatto che nei ruminanti adulti, tale fase del processo digestivo avviene a livello ruminale, è presumibile che la somministrazione dei lieviti nel periodo in cui il vitello passa dalla cosiddetta fase di monogastrico funzionale, in cui i prestomaci non sono ancora completamente attivi a quella di ruminante vero e proprio possa conferire considerevoli vantaggi. I lieviti Ciascuna cellula di lievito contiene RNA e nucleotidi liberi, aminoacidi, vitamine del gruppo B e molti enzimi, questi ultimi contribuiscono alla scomposizione ed utilizzazione degli zuccheri, facilitano l assorbimento del glucosio, partecipano ai processi di formazione dei coenzimi e favoriscono l attività della microflora ruminale e intestinale. Il meccanismo d azione si svolge a diversi livelli: nel rumine il lievito svolge azione stimolante nei confronti della flora cellulosolitica e contiene la microflora amiolitca e proteolitica; nell intestino permette un più rapido sviluppo dei lattobacilli, con l ottenimento di un numero di colonie batteriche maggiore rispetto al controllo del 250%; a livello epatico si ottiene quindi un aumentata disponibilità di metaboliti alimentari (acetato, propionato, vitamine, ecc.) ed una diminuzione di sostanze indesiderate (lattato, ammoniaca, ecc.). Alcune sperimentazioni in campo hanno confermato che il lievito contiene gli abbassamenti di ph in diete ricche di concentrati diminuendo i rischi di acidosi, in quanto assicura una maggiore efficienza nello sfruttamento della frazione fribosa. L azione stimolante nei confronti della flora cellulosolitica comporta un aumento della velocità di degradazione della fibra, una riduzione del tempo di latenza (digestione della fibra), un aumento della produzionedi acidi grassi volatili ed in particolare un aumento del rapporto C2 C4/C3. L alterazione in questo senso del rapporto fra gli acidi grassi volatili potrebbe indurre a pensare che il lievito diminuisca l efficienza energetica della razione ma, considerando che le diete per bovini da carne sono caratterizzate in genere da un elevato contenuto energetico e bassi livelli di fibra, si può ipotizzare che questo effetto 22

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