PROFUMI DELLA MEMORIA

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1 FITOTERAPIA Foti di R. Longo PROFUMI DELLA MEMORIA OLI ESSENZIALI PER MIGLIORARE LE CAPACITÀ COGNITIVE Gli oli essenziali per le le loro caratteristiche di volatilità non esplicano la loro attività farmacologica esclusivamente per assunzione orale o applicazione topica, ma interagiscono a livello olfattivo con il nervo trigemino e sono in grado di attraversare facilmente la barriera ematoencefalica. Possono così innescare una risposta terapeutica in situazioni di stress, insonnia, ansia, perdita di memoria, e il loro utilizzo risulta interessante in disturbi come la malattia di Alzheimer. 28 t natural 1 dicembre 2015 Lavandula angustifolia

2 *Marta Cadoni Gli oli essenziali sono misture di diversi componenti, in cui la maggior parte delle molecole presenti appartiene alla classe dei terpeni. Tuttavia, molto spesso ci si chiede quale sia il ruolo effettivo di queste sostanze all interno dell organismo vegetale. In realtà la risposta a questa domanda non è così semplice, in quanto sono state trovate diverse risposte tutte dotate della loro validità. In particolare ci si è chiesto se quelli che si definiscono metaboliti secondari (inclusi gli oli essenziali) sono solo prodotti di scarto o possono in qualche modo aumentare l attività della pianta [3]. Considerarli prodotti di scarto non sarebbe del tutto corretto, in quanto gli oli essenziali sono sintetizzati e poi raccolti in apposite strutture fin dal periodo giovanile della pianta e questa attività di sintesi diminuisce con l aumentare dell età. Un altra ragione è giustificata dal fatto che le piante per produrre questi secondi metaboliti (SM) consumano tanta energia, motivo per cui risulta quasi ovvio che lo facciano per trarne un vantaggio selettivo. A fronte di queste considerazioni, per capire quale sia effettivamente la funzione, è stato studiato il ruolo ecologico di questi SM. Esistono due teorie correlate formulate da Fraenkel nel 1959: la prima riguarda il rapporto carbonio-nutrienti (CNB, Carbon-Nutrient Balance), che evidenzia come, se questo rapporto è positivo, vengono prodotti più metaboliti basati sul carbonio a discapito di quelli basati sull azoto, la cui produzione è correlata in modo negativo a questo rapporto. La seconda teoria prende i considerazione il rapporto crescita-differenziazione (GDB, Growth-Differentiation Balance) che presuppone l esistenza di un equilibrio tra crescita e differenziazione, inclusa la produzione di SM. Secondo questa ipotesi si possono distinguere due categorie di piante: quelle che puntano sulla crescita e quelle che puntano sulla differenziazione [1]. Le prime mostrano una crescita rapida, difese chimiche deboli, ma un sistema di resistenza più efficace. Le seconde mostrano basso tasso di crescita e difese elevate, perché producono molte tossine, ma hanno un sistema di resistenza poco sviluppato [4] [1]. Tutto ciò porta a una considerazione: che le piante producono questi metaboliti secondari, e quindi anche gli oli essenziali, per aumentare la risposta allo stress ambientale. In conclusione, è possibile vedere che questi componenti del metabolismo sono prodotti per diverse ragioni [5]: - semplici metaboliti; - prodotti di escrezione; - come ferormoni affinché possano attrarre diversi tipi di insetti per svariate ragioni. Per esempio dalle foglie di gelso trasuda un olio essenziale dall odore caratteristico, che è attrattivo nei confronti del baco da seta. Molti fiori producono sostanze in grado di attirare gli impollinatori [4]; - azione repellente contro gli insetti; - azione repellente contro altri predatori; - impedire la crescita di altre specie vicine a loro, in modo da non essere soppresse. Azione farmacologica degli oli essenziali Le sostanze odorose prodotte dalle piante riescono in qualche modo a svolgere un azione terapeutica. In particolare, riescono ad attraversare facilmente la membrana ematoencefalica e anche a interagire con il nervo trigemino, ovvero il quinto paio di nervi cranici. Non è ancora del tutto chiaro come queste sostanze riescano in qualche modo a innescare una risposta terapeutica in situazioni di stress, insonnia, perdita di memoria, ansia o addirittura a svolgere una funziona analgesica. Sappiamo che la chemosensibilità a livello olfattivo è mediata da due paia di nervi: uno è il trigemino (V) l altro è quello olfattivo (I). Il nervo olfattivo riceve informazioni da neuroni sensori, che presentano sul polo apicale delle ciglia che captano le molecole odorose fungendo da chemotraduttori. A livello olfattivo sono presenti anche altri chemocettori principali, che caratterizzano il Trigeminal system, i quali rappresentano la prima via di difesa delle vie aeree Infatti i neuroni nocicettivi (sensibili al dolore, irritazione) del nervo trigemino sono attivati da sostanze come alcool, mentolo, capsaicina. La risposta a queste sostanze irritanti si esplica con risposte viscerali come: salivazione, lacrimazione, ostruzione nasale, starnuti. È stato determinato che il sistema trigeminale è meno sensibile rispetto a quello olfattivo, ma vista la grande concentrazione di chemiocettori presenti sia a livello del nervo olfattivo che nel trigemino, risulta difficile capire come possano contribuire singolarmente alla percezione dell odore. Stimoli olfattivi e nervo trigemino È stato dimostrato [11] che l interazione tra olfatto e nervo trigemino non solo influenza la qualità dei singoli odoranti, ma anche il tipo e il modo di interazione tra i componenti nelle misture che provengono dall OE. Quindi l attivazione trigeminale si è dimostrata influente sia sul singolo composto che sulla miscela di composti. Tuttavia, anche se la ricerca in dicembre 2015 natural 1 t 29

3 FITOTERAPIA Foto di S. Del Moro Salvia officinalis 30 t natural 1 dicembre 2015

4 questo campo è complicata, sono stati identificati diversi meccanismi tramite i quali il trigemino influenza il processo olfattivo. Il primo è stato visto in uno studio sui ratti. Si tratta di un meccanismo d azione centrale, ovvero, bloccando il sistema trigeminale si facilità l evocazione degli odori a livello del talamo mediodorsale. In secondo luogo, si è visto che il nervo trigemino può modulare l attività del bulbo olfattivo sia in presenza sia in assenza della stimolazione olfattiva (quindi agisce anche in persone che soffrono di anosmia). Un altro meccanismo riguarda studi elettrofisiologici i quali indicano che le risposte recettrici a stimoli chimici possono essere modificate attraverso il rilascio di sostanza P (SP, un neuropeptide a catena corta che agisce da neurotrasmettitore nei mammiferi) e forse altri peptidi da parte di fibre trigemino che innervano l epitelio olfattivo. L applicazione della sostanza P a livello olfattivo induce risposte unicellulari e transepiteliali che ricordano l attività di evocazione dell odore. Infine, l attivazione del trigemino può influenzare la percezione olfattiva indirettamente tramite riflessi trigeminali nasali progettati per ridurre al minimo l esposizione potenzialmente dannosa a sostanze nocive. Ciò può verificarsi per esempio in un alterazione della pervietà nasale e della respirazione, oppure può cambiare la costituzione e la consistenza dello strato di muco che copre l epitelio a seguito di stimolazione delle ghiandole e delle cellule secretorie. Dunque, oltre alla diretta alterazione dell attività delle cellule del recettore, il rilascio di peptidi da fibre trigemino nell epitelio può influenzare le risposte dei recettori nei confronti degli odoranti cambiando le condizioni fisiche nell ambiente dove si trova il recettore. Foto di F. Mearelli Rosmarinus officinalis Mentha piperita Foto di B. Agostinelli dicembre 2015 natural 1 t 31

5 FITOTERAPIA Interazione con la barriera ematoencefalica e recettori cerebrali Essendo sostanze molto piccole e leggere, le molecole contenute negli oli essenziali, in particolare i terpeni, riescono ad attraversare con facilità la membrana ematoencefalica. Proprio per questo sono impiegati nella terapia di disturbi cognitivi, della memoria o dell umore. Le sostanze odorose sono anche in grado di legarsi a diversi tipi di recettori cerebrali e questo suggerisce che queste interazioni tra odorante-recettore sono responsabili degli effetti psicoattivi delle sostanze aromatiche negli esperimenti animali. In accordo con questi risultati, Eva Heuberger [12] ha avuto modo di chiarire come la chiralità dei composti innescasse risposte diverse e questo sembra essere legato alla selettività enantiomerica delle diverse proteine recettoriali. Purtroppo, risulta molto difficile capire il meccanismo d azione farmacologico dei componenti contenuti negli oli essenziali. Questo perché la complessità che lega il sistema olfattivo al sistema nervoso non è stata ancora del tutto risolta. Infatti si parla spesso di meccanismo quasi-farmacologico [13] poiché le concentrazioni di queste sostanze, che entrano sotto forma di molecole volatili, sono molto più basse rispetto a quelle somministrate nei modelli farmacologici tradizionali. Di conseguenza anche il loro effetto risulterà ridotto. Memoria olfattiva Strutture cerebrali quali amigdala e ippocampo sono implicate nei processi di memorizzazione, ma allo stesso modo sono strettamente connesse a strutture che elaborano l informazione olfattiva. Questo rappresenta il motivo principale per cui la percezione di un odore è in grado di evocare dei ricordi, anche più di quanto possa farlo un immagine o una parola [15]. La memoria associata a un odore inizia molto presto: per esempio, il cibo mangiato da una madre in gravidanza può influenzare gli odori che piaceranno al bambino [16]. Si pensi ancora a quanto può essere inimitabile l odore di casa. Ogniqualvolta ci sentiamo sicuri e tranquilli in un ambiente, questa piacevole sensazione rimanda alla memoria di riconoscimento di un ambiente famigliare e in questo ruolo la memoria olfattiva è insuperabile [1]. L amigdala, la corteccia orbitofrontale e l ippocampo sono coinvolti nell evocazione di un emozione o nel risveglio di un ricordo alla percezione di un odore. In particolare, quando un evento significativo viene associato a un odore, soprattutto se quest ultimo non era mai stato sentito prima, questa nuova associazione viene immagazzinata nella memoria. Esattamente come avviene per la memoria visiva e uditiva, anche quella olfattiva è influenzata dall apprendimento, la famigliarità, la similarità degli stimoli percepiti in precedenza e la risposta a quelli nuovi avviene in relazione a quelli passati. La particolarità che più caratterizza la memoria olfattiva è la vividezza con cui i vecchi ricordi vengono riportati alla mente. Questo accade perché è contraddistinta da una resistenza alle interferenze retroattive [17]. Ciò significa che quando viene fatta un associazione a un odore, gli eventi successivi a esso correlati avranno solo un piccolo effetto sulla stessa associazione. Per questo, al contrario di altri modi di apprendimento, il legame tra un evento ed un odore è caratterizzato da un inibizione proattiva, ovvero la prima associazione viene protetta e quelle nuove in qualche modo inibite. Anche se sulla memoria olfattiva si sanno ancora poche cose, è noto che, in contrasto con altri tipi di sensazioni, può resistere anche a stati di amnesia molto profondi. Questo accade perché la codifica e la percezione di un odore è sicuramente più contestualizzata rispetto a uno stimolo uditivo o visivo. Infatti, come osservato precedentemente, i percorsi olfattivi arrivano a molte strutture corticali e subcorticali, che a loro volta hanno connessioni con altre zone della corteccia e in particolare le zone di associazione. La memoria olfattiva dunque risulta essere molto utile nel trattamento di disturbi dell apprendimento, fenomeni amnesiaci o demenza. In uno studio [18] condotto sull aromaterapia nel trattamento di demenza o forme di Alzheimer lievi, è emerso che la maggior parte degli aggregati neurofibrillari legati all Alzheimer si trovano nella corteccia entorinale, ippocampo, amigdala e talamo. Queste strutture, che ricevono anche stimolazioni dal sistema limbico e sono coinvolte nella percezione olfattiva, suggeriscono che il disturbo dell Alzheimer è strettamente legato all olfatto. In particolare, è noto che la neuropoiesi (rigenerazione cellulare) nel gyrus dentato dell ippocampo è controllata da diversi agenti, ma uno dei possibili trattamenti che promuovono quest azione è dato dall aromaterapia. In sintesi, si pensa che questa neuropoiesi, rinforzata tramite la stimolazione olfattiva che arriva al sistema limbico, giochi un importante ruolo nel miglioramento delle funzioni cognitive. Respirazione, piacere e memoria di un odore Sebbene il ruolo degli odori nell evocazione di immagini e ricordi sia ritenuto importante, gli studi 32 t natural 1 dicembre 2015

6 riguardo la neurofisiologia degli odori sono davvero rari. È interessante notare come, oltre l induzione di varie risposte biochimiche a livello dell epitelio olfattivo, la percezione di un odore influenzi anche la respirazione. Infatti, recentemente [19] è stato messo in luce come la piacevolezza o meno di un odore, che sia più o meno nuovo, influenzi diversi parametri respiratori. In particolare, esiste una correlazione tra olfatto, memoria e respirazione in cui l uno viene influenzato dall altro. La protagonista principale di questo processo per ciò che concerne la memoria è l amigdala. L amigdala è come un centro di confronto fra emozioni e stimoli nuovi e passati. Così come le emozioni negative co-attivate dall amigdala, come uno stato d ansia o di paura, incrementano la frequenza respiratoria (Fr) e la frequenza cardiaca, allo stesso modo un odore poco piacevole comporta la stessa risposta a livello respiratorio [19]. Ciò non è valido per gli odori piacevoli che, al contrario, diminuiscono la Fr e aumentano il volume d aria inspirato. Questo si traduce in quello che viene chiamato respiro lento e profondo. Quest ultimo sembra possa avere le caratteristiche per essere utilizzato come indice di piacevolezza di un odore e, allo stesso modo, questa piacevolezza comporta uno stato di relax e tranquillità. Il processo respiratorio è dunque strettamente connesso al processo olfattivo e l informazione olfattiva viene proiettata direttamente all amigdala e alla corteccia entorinale, nonché punto di partenza dell ippocampo. Alla luce di queste informazioni, è possibile affermare che la rievocazione dei ricordi può essere più piacevole, vivida e chiara se un odore risulta essere altrettanto piacevole, eccitante e stimolante. Questo miglioramento della memoria è favorito anche da un respiro lento e profondo. La mancanza in questo lavoro di riferimenti a un meccanismo d azione neurofisiologico specifico non deriva da una mancata analisi della letteratura, bensì dalla mancanza di dati in quest ultima. Oli essenziali e capacità cognitive Sebbene le ricerche siano ancora poche e la loro azione non sia ancora del tutto chiara, alcuni OE sono stati oggetto di studi che li relazionano a diverse prestazioni cognitive. In modo particolare, tali studi hanno utilizzato come via di somministrazione quella inalatoria. Esaminando il meccanismo d azione delle molecole odorose a livello olfattivo, effettivamente è possibile che molecole volatili contenute negli OE possano essere assorbite dalla mucosa olfattiva ed entrare in circolo. Infatti, trattandosi di soluzioni lipidiche con molecole piccole, queste penetrano facilmente anche attraverso la barriera ematoencefalica [20] e quindi sono in grado di influenzare alcuni meccanismi a livello neuronale, come i processi di memorizzazione. Come osservato in precedenza, il meccanismo d azione dell aromaterapia non è ancora del tutto chiaro. Può essere probabilmente legato alla gradevolezza di un odore, ma in soggetti anosmici l azione si manifesta ugualmente solo con i meccanismi biologici, senza gli effetti psicologici. L aromaterapia viene utilizzata in due modi: per inalazione o con i massaggi. La via inalatoria resta tutt oggi la preferita, in quanto applicabile anche a soggetti che poco si prestano al massaggio. Soggetti con demenza, per esempio, possono essere sottoposti anche inconsapevolmente all inalazione di un OE [21]. Disturbo dell Alzheimer Uno dei casi di demenza che si manifesta con una gravità più o meno significativa è il disturbo dell Alzheimer (AD). Questa patologia è caratterizzata dalla presenza a livello extracellulare e intracellulare di placche del peptide β-amiloide (Aβ) e aggregati intracellulari di proteina τ iperfosforilata [22]. L Aβ manifesta anche una tossicità pro-infiammatoria che causa una neuroinfiammazione a livello del cervello. Processi infiammatori, difetti nella trasmissione colinergica e neurotossicità glutammato-indotta hanno dimostrato di essere coinvolti nell AD. Il sintomi clinici mostrano per la maggior parte una compromissione nella memoria, in modo particolare una diminuzione della memoria spaziale. Si può immaginare il sistema della memoria come una rete di neuroni che può essere distrutta dal processo patofisiologico dell AD. In particolare l ippocampo rappresenta il bersaglio più suscettibile a questo attacco. I sintomi degenerativi, infatti, includono deficit in abilità cognitive dipendenti dall ippocampo, come la memoria spaziale. Studi clinici hanno dimostrato che, con il progredire di questa patologia, si ha un decremento significativo dei recettori nicotinici per l acetilcolina soprattutto nella corteccia cerebrale e nell ippocampo. Questo disturbo non crea solo una progressiva degenerazione a livello neuronale, ma anche un danno ossidativo [23]. Infatti, nel trattamento dell AD si utilizzano anche sostanze ad azione antiossidante, in modo da inibire la formazione di radicali liberi. Uno degli aspetti più importanti è il legame di questa patologia con l olfatto. È stato osservato come la presenza di stimoli olfattivi sia una nota positiva quando si esamina la possibilità di avere la pa- dicembre 2015 natural 1 t 33

7 FITOTERAPIA tologia. Al contrario, l assenza di questi stimoli è, nella maggior parte dei casi, un segnale di allarme [21]. La presenza delle placche Aβ, dette anche placche senili, e le lesioni di degenerazione neurofibrillare sono state osservate in relazione alle strutture olfattive sia periferiche che centrali. Le prime modificazioni neurodegenerative si manifestano a livello della corteccia entorinale e costituiscono il I e II stadio di Braak (classificazione della malattia che identifica la gravità dello stadio patologico sia nell AD sia nel Parkinson). Modificazioni a livello della corteccia transentorinale, ippocampo e amigdala rappresentano gli stadi III e IV di Braak, mentre a livello della corteccia cerebrale corrispondono gli stadi V e VI di Braak. Queste strutture hanno un ruolo importante per la trasmissione olfattiva. In particolare, corteccia e ippocampo rappresentano i centri di riconoscimento dell informazione olfattiva. I deficit olfattivi sembrano essere associati all allelo e4 della Apo-lipoproteina (ApoE e4) - lipoproteine capaci di trasportare colesterolo, vitamine, acidi grassi, nel sangue e nel sistema linfatico - che rappresenta un fattore di rischio per l AD. Infatti, i portatori di ApoE e4 sembrano presentare una diminuzione della sensibilità olfattiva. Esisterà anche una correlazione tra questo ApoE e4 e il deficit nei neuroni che contengono acetilcolina nel cervello dei malati di AD. L acetilcolina ha un ruolo significativo nell apprendimento olfattivo per le sue proiezioni a livello delle strutture olfattive. Salvia, incremento della qualità della memoria: una possibile cura per l Alzheimer? Salvia officinalis L. è un piccolo arbusto sempreverde, con fiori profumati ermafroditi, appartenente alla famiglia delle Lamiaceae. Dal punto di vista chimico, l olio essenziale di Salvia officinalis si caratterizza di diversi chemiotipi come a e b tujone e 1,8-cineolo. Estratti di Salvia, in particolare di Salvia officinalis (SO) e Salvia lavandulifolia (SL), hanno dimostrato di avere del gran potenziale nell influenzare alcuni meccanismi del sistema nervoso. Uno degli effetti più importanti che alcuni componenti della salvia hanno mostrato in vitro è quello di inibire l enzima acetilcolinesterasi (AChE). Moss et al. [24] in uno studio che ha visto protagonisti dei volontari, le cui performance cognitive sono state misurate attraverso una batteria di test computerizzata chiamata CDR (Cognitive Drug Research), hanno utilizzato gli aromi di SO e SL in comparazione tra loro e poi rispetto a un ulteriore gruppo di controllo, al quale non è stato somministrato nessun aroma. I parametri di valutazione erano diversi e si possono dividere per sommi capi in quattro categorie: qualità della memoria, velocità di attenzione, velocità di memorizzazione e accuratezza Foti di R. Longo Lavandula angustifolia 34 t natural 1 dicembre 2015

8 delle risposte. La prima di queste, presenta anche due sotto categorie: memoria secondaria e memoria di lavoro. A differenza di altri studi che potevano in qualche modo essere condizionati da uno stato di aspettativa da parte dei soggetti, questo non è in nessun modo influenzato da quella che viene chiamata valenza edonica. Quest ultima rappresenta uno dei meccanismi d azione dell aromaterapia, secondo il quale il soggetto può essere influenzato dal suo considerare più o meno piacevole l aroma. In questo caso tale meccanismo non è stato preso in considerazione, perché i partecipanti non erano consci del fatto che vi fosse un diffusore per OE nella stanza in cui si svolgeva il test. Da qui è emerso che, tra gli OE delle due specie, quello di SO è il più influente poiché in comparazione al gruppo di controllo ha mostrato differenze significative. In particolare, si può evincere come l OE di SO sia particolarmente utile nella qualità della memoria e nella memoria secondaria (o a lungo termine). Questo suggerisce che possa essere utilizzato anche in casi di perdita di memoria per risvegliare i ricordi. Entrambi gli OE fanno notare come questo senso di richiamo sia presente anche per lo stato di allerta, che viene incrementato. Il miglioramento delle performance cognitive, invece, viene incrementato soprattutto dall aroma di SO. Un ulteriore studio [25] persegue gli studi sull inalazione delle specie di Salvia e il loro contribuito sulle performance cognitive, in particolare mostra come anche la memoria prospettica (che permette il ricordo di eventi e azioni da compiere in futuro e lavora in collaborazione con la memoria retrospettiva [l]) possa essere influenzata da questi aromi. Nella totalità degli studi, SO risulta essere quella più efficace. Non è un caso che il suo estratto sia tutt ora oggetto di studio anche per il trattamento o come co-terapia nei confronti di malattia neurodegenerative come l Alzheimer. Questo è possibile perché nella terapia contro questo disturbo risultano essere particolarmente efficaci estratti contenenti inibitori dell AChE, come le gli OE di SO e SL [26]. Questa attività è stata dimostrata soprattutto per l assunzione orale di SL, la quale presenta una composizione chimica simile a quella di SO con la differenza che contiene dosi meno alte di tujone, che a concentrazioni elevate risulta essere tossico [27]. In particolare SL (non è stata utilizzata SO per i motivi sopracitati) ha mostrato una relazione dose-dipendente per ciò che riguarda la sua azione colinergica. Infatti, in casi di demenza o di patologie più serie, come l AD, la sua azione inibente dell AChE risulta essere molto interessante. Studi in vitro hanno dimostrato come la somministrazione orale di OE di SL esplichi attività antinfiammatorie, antiossidanti, estrogeniche. Per questi motivi, l OE di SL, grazie alla sua proprietà di inibire dicembre 2015 natural 1 t 35

9 FITOTERAPIA la degenerazione neuronale, è un ottimo candidato per un possibile trattamento dell AD. Bisogna precisare che quest azione è stata dimostrata solo utilizzando più componenti dell OE, nel caso di SL: a-pinene, b-pinene, 1,8-cineolo, geraniolo, tujone. Questo perché le attività sopracitate sono state dimostrate grazie al sinergismo fra questi componenti a discapito dell utilizzo di un solo componente. All olio essenziale di SO sono riconosciute anche proprietà calmanti e rilassanti, ideali per gli esaurimenti nervosi o nella tensione della sindrome premestruale [1]. Rosmarinus officinalis, il ruolo dell 1,8-cineolo Anche l OE di Rosmarinus officinalis L. (RO) - pianta che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae - è capace di influenzare diverse performance cognitive. È un arbusto sempreverde con dei fiori azzurro-viola ermafroditi [1]. La sua composizione chimica è simile a quella della salvia, contiene soprattutto idrocarburi terpenici quali a-pinene, b-pinene, canfene, canfora e 1,8-cineolo. Fin dall antichità all OE di rosmarino è stata riconosciuta la proprietà di migliorare la memoria e l umore. Anche in questo caso gli studi sono pochi, ma hanno comunque mostrato dei dati interessanti. Infatti, sembra che l inalazione, seppur inconsapevole, di OE di RO durante diverse prestazioni cognitive influenzi queste ultime positivamente. Alcuni dati riportano in particolare la capacità di incrementare la qualità della memoria, ma in particolar modo la memoria a lungo termine [28]. Una delle maggiori proprietà di questo OE è legata alla presenza al suo interno dell 1,8-cineolo [20], presente anche nelle specie di salvia. Questa molecola risulta essere una dei principali componenti dell OE di RO. In vivo la sua concentrazione plasmatica ha dimostrato di essere influente soprattutto nella prevenzione dell idrolisi dell acetilcolina. Alla pari dell OE di SL, ha mostrato un azione inibente nei confronti dell AchE. Questo studio [20] però, al contrario di quello precedentemente citato [25], è stato fatto utilizzando l OE sia per via orale sia per via inalatoria. È stato visto come la semplice inalazione di OE di RO possa rendere disponibile nel sangue piccole quantità di 1,8-cineolo capaci di riportare effetti importanti. In realtà, questo OE ha mostrato un azione inibente anche nei confronti del butirrilcolinerasi (BChE), che ha comunque un azione anticolinergica minore rispetto all AChE. Inoltre, in seguito all esposizione all OE di RO, la precisione e la velocità con cui i partecipanti hanno risposto ai compiti del test hanno subito un incremento. Non è un caso che lo stato di allerta migliori in seguito all inalazione di OE di RO. Lo stesso vale per la capacità di attenzione. Infatti, l OE di RO è conosciuto anche per le sue proprietà stimolanti [1] che possono influenzare positivamente la memoria e, come detto in precedenza, soprattutto quella secondaria. Va precisato che questo incremento della qualità ha comportato un decremento della velocità di apprendimento della memoria, al contrario della Lavanda a cui è stato comparato [28]. Alla luce di questi studi emerge che l OE di RO ha influenza sia su variabili oggettive che soggettive. Mentha piperita: tiramisù per la mente Di specie di menta se ne conoscono tante. Quella più comunemente utilizzata, anche nella preparazione di prodotti fitoterapici, è Mentha x piperita L. (MP). Per questo, anche l OE viene ricavato da questa specie che è un ibrido tra Mentha acquatica L. e Mentha viridinis L. Dal punto di vista botanico MP è una pianta erbacea perenne con foglie opposte e fiori di colore bianco-rosato. Nella tradizione il suo OE è impiegato soprattutto per uso interno, grazie alla sua azione antispasmodica e gastroprotettrice. Recenti studi, che si analizzeranno a breve, hanno dimostrato come possa Fig. 1. Nel grafico si può osservare l incremento dello stato di allerta (alertness) relativo all OE di MP (peppermint) rispetto al gruppo di controllo (control) e Ylang Ylang [29]. 36 t natural 1 dicembre 2015

10 Fig. 2. Nel grafico si può osservare il decremento dello stato di calma (calmness) relativo all OE di MP (peppermint) rispetto a gruppo di controllo (control) e Ylang Ylang [29]. avere una notevole influenza sul Sistema Nervoso Centrale. Chimicamente l OE contiene, per la maggior parte, a-pinene, b-pinene, limonene, mentone, mentolo e 1,8-cineolo. Da diversi dati [29] è emerso che l inalazione di OE di MP sia attiva in particolar modo nella sfera umorale. La sua influenza positiva sulle abilità cognitive sembra essere correlata al potenziamento dello stato di allerta. Viene utilizzato come tiramisù per risvegliare la mente [1]. Infatti, Moss et al. [29] confrontando l attività dell OE di MP con quello di Ylang-Ylang (YY), hanno notato come questo sia in grado di migliorare lo stato di allerta rispetto al gruppo di controllo e a quello di YY (Fig. 1). Allo stesso tempo, a differenza dell OE dicembre 2015 natural 1 t 37

11 FITOTERAPIA di YY conosciuto per le sue proprietà sedative e calmanti, l OE di MP ha mostrato un attività di decremento verso lo stato di calma e tranquillità (Fig. 2). Ciò conferma ancora una volta le sue proprietà neurostimolanti. Un altro dato interessante riguarda il miglioramento della precisione nello svolgimento dei compiti da parte dei partecipanti allo studio. Al contrario di quanto accadeva per il rosmarino [28], nel caso dell OE di MP, il fatto di migliorare la qualità della memoria e la precisione nello svolgere i test (i test sono anche in questo caso appartenenti alla batteria del CDR) non hanno compromesso la velocità di memorizzazione. In questo caso, vi è addirittura un piccolo miglioramento nella velocità, rispetto al gruppo di controllo. Questo studio [29] dimostra come l OE di MP sia attivo anche a livello del Sistema Nervoso Centrale sul quale ha mostrato una importante azione stimolante Lavanda: non solo un sedativo La Lavanda è nota tradizionalmente per le sue proprietà sedative e calmanti. In realtà recenti studi l hanno vista protagonista di attività molto più significative dovute alla presenza all interno del suo OE di costituenti come il linalolo. Dal punto di vista botanico è una pianta erbacea perenne molto profumata con dei fiori di colore violaceo [1], famiglia delle Lamiaceae, che presenta diverse specie di cui quelle più utilizzate, sono Lavandula angustifolia Mill. e Lavandula x intermedia E. I maggiori costituenti chimici dell OE di lavanda sono linalolo, linalil acetato, 1,8-cineolo, b-ocimene, terpinene-4-olo, canfora [30]. Per ciò che concerne la sua influenza sulle capacità cognitive, Moss et al. [26] mostrano come l OE di questa pianta comprometta la qualità della memoria rispetto al gruppo di controllo e al rosmarino a cui viene comparata. Questa compromissione non sussiste invece per la memoria secondaria, dove l OE di lavanda mostra avere attività alla pari del gruppo di controllo. La sua azione sedativa ostacola i tempi di reazione agli stimoli, ma migliora l accuratezza nel rispondere ai compiti a cui sono stati sottoposti i partecipanti al test. Anche in questo studio, l esposizione all OE è avvenuta per inalazione (4 gocce di OE diffuse tramite apposito vaporizzatore, disperse 5 minuti prima che i partecipanti entrassero nella stanza dedita al test). La sua attività sedativa è confermata dalla sua azione a livello post sinaptico, poiché a questo livello modula l attività del camp (adenosina monofosfato ciclico) intracellulare provocandone una riduzione. Questo decremento è associato all attività sedativa. Per quanto riguarda l azione dell OE di lavanda nel trattamento di demenza e AD, studi su modelli animali mostrano possibili attività nel trattamento di questi disturbi [22,30]. Nel primo caso [22], lo studio è stato effettuato utilizzando sia l OE di Lavandula angustifolia Mill. (LA) sia di Lavandula x intermedia E. (LX), i cui maggiori costituenti chimici sono linalolo e linalil acetato. I risultati hanno mostrato un effettiva influenza sullo stato emozionale e comportamentale degli animali. Entrambi gli OE, di LA e di LX, si sono dimostrati inibenti la memoria secondaria e di lavoro, mentre hanno prodotto un miglioramento della memoria a breve termine. Questo fatto risulta una conferma degli studi precedenti [28]. Nel caso dell AD, sembra esserci anche una correlazione tra lo stato depressivo e ansioso, spesso presente in coloro che sono affetti da questo disturbo, e la capacità della lavanda di inibire questi fenomeni. Il principale protagonista di questa attività sui centri della memoria è il linalolo, il quale, sempre in uno studio su modello animale [30], ha mostrato un attività antagonista dei recettori ionotropici del tipo N-metil-D-aspartato (NMDA). Il linalolo modula l attivazione del glutammato, che è un neurotrasmettitore capace di generare cambiamenti nell attività sinaptica associata ai meccanismi responsabili nella formazione della memoria. Il linalolo, quindi, risulta essere un recettore antagonista del sistema glutamaergico. Essendo l AD causa di stress ossidativo e infiammazioni, sicuramente un attività inibente questi fenomeni risulterebbe importante ed essenziale. Il linalolo, in particolare l enantiomero (R)-(-)-linalolo, ha mostrato anche questa attività biologica [31]. Conclusioni In questo lavoro sono stati osservati gli effetti positivi che alcuni OE possono esercitare sul Sistema Nervoso centrale, in questo caso quelli di Salvia, Rosmarino e Menta. Esistono altri OE che svolgono l azione opposta, e quindi calmante o sedativa. In particolare la lavanda, che confrontata al rosmarino ha mostrato avere un azione rilassante, anche se i partecipanti che hanno inalato il suo OE, hanno mostrato un incremento positivo nella precisione dello svolgimento dei compiti. È stato interessante scoprire come tutti questi effetti si possano esplicare con la sola inalazione di un aroma disperso nell ambiente. È emerso come l azione a livello olfattivo degli oli essenziali sia davvero efficace in determinate circostanze. 38 t natural 1 dicembre 2015

12 Questo porta a determinare che olfatto e sistema nervoso siano strettamente correlati, ma soprattutto come alcune molecole volatili assorbite attraverso la mucosa olfattiva possano svolgere un azione importante anche in casi di disturbi gravi come l AD. Questa constatazione non vuole affermare che allo stato attuale si possa intervenire nella cura dell AD utilizzando semplicemente l OE di SL o RO. Tuttavia, in futuro potrebbe essere una possibilità interessante, visti i componenti attivi presenti in questi OE, in particolare dell 1,8-cineolo. Tra i fattori positivi di un eventuale utilizzo di questi OE per la cura della demenza o dell AD rientra sicuramente il fatto che, a differenza di altre cure attuali effettuate con inibitori dell AChE, questi non mostrano effetti collaterali gravi e sono ben tollerati soprattutto nel caso dell OE di SL. La loro azione sul Sistema Nervoso Centrale è un dato effettivo e documentato e tutt ora sono in corso altri studi. Questo dimostra come determinati aromi, molecole e misture di OE, grazie alla loro azione, soprattutto per via inalatoria, possano essere un prezioso aiuto per la salvaguardia della memoria. Anche la lavanda ha mostrato aspetti interessanti, seppur ancora per la maggior parte siano basati su studi in modelli animali. Le ricerche portano sempre più verso l affermazione di certe proprietà, in particolar modo quella antinfiammatoria e antiossidante, che risultano essere fondamentali in una terapia contro l AD. Per quanto riguarda possibili studi futuri, potrebbe essere interessante utilizzare una miscela di OE, considerando la sinergia d azione dei loro diversi componenti. Gli studi disponibili al momento sono ancora pochi, ma in futuro, data l importanza dell argomento, ulteriori approfondimenti potrebbero svelare piacevoli scoperte. * UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA L articolo rielabora la tesi di Laurea in Scienze e Tecnologie Erboristiche svolta dall Autrice presso l Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Dipartimento di Scienze della Vita; relatore prof.ssa Stefania Benvenuti, correlatore: dott. Marco Valussi. La bibliografia e la sitografia dell articolo sono disponibili sul sito dicembre 2015 natural 1 t 39

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