PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE FACOLTÀ DI TEOLOGIA LO SVILUPPO DEL DOGMA CRISTOLOGICO (II)
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- Michela Palumbo
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1 PONTIFICIA UNIVERSITÀ LATERANENSE FACOLTÀ DI TEOLOGIA LO SVILUPPO DEL DOGMA CRISTOLOGICO (II) 1. Introduzione IL CONCILIO DI EFESO: L EREDITÀ E L ATTUALITÀ DEL CONCILIO a) anche in ragione della sua storia e della mancanza di un preciso pronunciamento di fede di fatto proibito dallo stesso Concilio e sostituito dalla consacrazione della dottrina di Cirillo (II e III lettera a Nestorio con gli anatematismi), il ruolo di questo Concilio si è sempre ritenuto essere marginale b) in realtà nulla è meno vero di questo - da un lato, infatti, il Concilio di Efeso e la Formula di unione sono le premesse fondamentali per comprendere l evento di Calcedonia - e, dall altro lato, il dettato sui generis di Efeso è stato, negli scorsi decenni, a più riprese contestato permettendo così, nella dialettica della contestazione e del necessario approfondimento del suo insegnamento, di metterne in rilievo le eredità e la sua perenne attualità - infatti, i motivi della contestazione sono stati diversi e tutti di un certo interesse per lo sviluppo del dogma cristologico ma anche di quello teologicotrinitario l unione ipostatica e la critica alla spersonalizzazione umana di Gesù l alterità radicale tra uomo e Dio e lo scandalo dell incarnazione l umanizzazione di Dio in Gesù Cristo e le sue conseguenze sul piano della riflessione trinitaria (oltreché cristologica) c) sono dunque questi gli argomenti che dobbiamo ora accostare in un non facile percorso di approfondimento speculativo dell insegnamento di Efeso 2. La critica all unione ipostatica e la spersonalizzazione umana di Gesù a) l unione ipostatica formulata, come già visto, da Cirillo e fatta oggetto di ulteriore approfondimento e precisazione a Calcedonia è stata messa sotto accusa dalla riflessione di P. Schoonenberg - per lui, infatti, la dottrina dell unione ipostatica insegna che l ipostasi del Verbo personalizza l umanità che è Gesù il quale perciò è senza una ipostasi umana perché sostituita da quella del Verbo e questo, alla luce del concetto moderno di persona, è sembrata un indebita amputazione della personalità umana originale, singolare e concreta di Gesù - apparentemente la denuncia di Schoonenberg sembra toccare un nervo scoperto della dottrina cristologica tradizionale, tuttavia si tratta di un indebito cortocircuito concettuale dovuto all errore storico di fondo della sua analisi nella modernità dopo la grande stagione della riflessione teologica e a
2 seguito di questa il concetto di persona si è arricchito e concretizzato ben al di là delle intenzioni di Efeso se ad Efeso esso valeva come atto di sussistere di una sostanza o di una natura («naturae rationalis individua substantia», Severino Boezio) oggi esso ha assunto il significato di personalità cioè l insieme di caratteri singolare e storicamente determinato che definisce il soggetto come unico, insostituibile e originale b) da questo confronto risulta allora evidente l aporia del ragionamento applicato alla riflessione di Efeso - la dottrina di Efeso è ben più limitata nella portata rispetto al concetto moderno di persona ipostasi là era da intendersi come quella qualità ulteriore che permetteva alla natura la propria sussistenza individuale e la propria attività, nulla di più (dimensione sostanziale) persona, nella modernità, è ben di più e, alla fine, qualcosa di diverso da ipostasi perché essa sottintende il processo di realizzazione di sé stessi, nella storia, riconosciuto dagli altri (dimensione esistenziale) c) tuttavia, questa limitazione di Efeso consente di esplicitare un affondo teoretico del tutto inaspettato e, però, decisivo per la cristologia a venire - infatti, la dottrina dell unione ipostatica mette in evidenza un elemento fondamentale a proposito della persona di Gesù se è vero, infatti, che secondo tutta la tradizione (cf. Costantinopoli II per il chiarimento) Gesù non ha ipostasi umana (non ha persona umana) è anche vero che egli non ha (per conseguenza) persona che sia altra rispetto alla persona del Verbo perché in lui non ci sono e non ci possono essere due sussistenti - ma questo vuol dire che l ipostasi (la persona) del Verbo, in ragione dell incarnazione, ha assunto i caratteri dell umanità di Gesù caratteri che sono propri di una personalità umana e che sono legati all esistenza storica di una natura umana (se così non fosse saremmo in prossimità di un larvato docetismo) - di conseguenza, ed è ciò che è straordinariamente eversivo, «il Verbo di Dio ha vissuto il suo essere persona-divina in modalità umana» (p. 122) che tradotto in altri termini significa non solo che Gesù altri non è che il Logos stesso e, per mezzo di lui, egli è persona divina ma per lui vale anche l affermazione inversa: la persona divina del Logos è la persona umana di Gesù. Infatti, il Logos, essendo il centro di unità interna di Cristo, sussiste in lui e, dunque, è in lui personalmente uomo - con importanti conseguenze sul piano dell Io di Gesù (autocoscienza) l io di Gesù che è l io del Verbo rivolto al Padre è colui che umanamente ha preso coscienza della sua identità attraverso le esperienze 2
3 da lui vissute e sommamente nel mistero pasquale d) a questo, evidentemente, resta solo d aggiungere che la dottrina qui espressa è, relativamente a Efeso, solo dottrina in nuce e occorreranno altri tre concili per portare a compimento questo discorso ed equilibrarne l insegnamento 3. L alterità radicale tra uomo e Dio e lo scandalo dell incarnazione a) un ulteriore obiezione, ancor più radicale della precedente, è quella che riguarda il punto centrale e prospettico di tutta la riflessione e le determinazioni di Efeso - vale a dire l affermazione evangelica «il Verbo si è fatto carne» (o, come sottolinea R. Penna, «il Verbo carne divenne» Gv 1,14) di cui Efeso rappresenta il cioé - il filosofo e teologo francese Georges Morel ( ) ha messo in discussione la spiegazione di questo passo da parte di Efeso sostenendo che non è possibile concordare la sola soggettività divina del Verbo di Dio e l autentica libertà umana di Gesù (cf. Costantinopoli III) la libertà o è personale (cioè persona), o non è se dunque Gesù è Dio, il solo soggetto responsabile degli atti compiuti è Dio e di conseguenza la sua natura umana si de-realizza ovvero perde ogni consistenza con la conclusione che «solo un pensiero magico può sognare un eccezione a ciò che è costitutivo di ogni libertà» (G. Morel), ovvero che Gesù è un uomo libero se egli è il Verbo incarnato b) l obiezione non è da minimizzare sebbene il percorso dello sviluppo del dogma cristologico con Costantinopoli III ha cercato di dare risposta a questa apparente aporia ma da tenere in considerazione evidenziandone i limiti - intanto, sebbene espressa in un linguaggio moderno, tale obiezione riflette il rifiuto e lo scandalo suscitato dalla realtà (e non dall idea) dell incarnazione che era già propria dell antichità l antichità cristiana ci insegna lo stesso rifiuto ostinato (Celso, Ario, Eumone) ed ora, come allora, questo atteggiamento si basa sul rifiuto che le categorie filosofiche possano essere messe in discussione dalla rivelazione cristiana in buona sostanza, cioè, siamo di fronte ad una delle tentazioni più gravi della ragione umana: imporre degli interdetti al mistero di Dio - Morel, infatti, non riesce ad andare oltre l opposizione tra identità ed alterità e a cogliere l opportunità di pensare in termini dialettici la realtà di Dio Dio è talmente Altro rispetto all uomo da collocarsi al di là di questa semplice opposizione «la sua alterità radicale si manifesta nel suo essere capace di assumere con la sua creatura un rapporto di identità personale, rispettandone l alterità» (p.125) l incarnazione rivela così qualcosa di Dio: la sua sovreminente trascendenza che non è affatto contraddittoria o magica, ma piena di significato 3
4 per la nostra immanenza un concetto quest ultimo che ne Morel, ne Eutiche (ma da posizioni opposte) sono riusciti a cogliere del mistero 4. L umanizzazione di Dio in Gesù Cristo a) la verità di Efeso (che è la verità del pensiero di Cirillo) è la verità dell umanizzazione di Dio in Gesù di Nazaret, il Cristo che è poi il contenuto dogmatico dell incarnazione 5. Conclusione - in questo ciò che deve essere sottolineato è che l iniziativa è venuta da Dio è la persona del Verbo che ha assunto l umanità e non l uomo Gesù che si è assunto l azione di unirsi al Verbo Dio e l uomo non sono sullo stesso piano: ciò che è impossibile all uomo è stato possibile a Dio questa è l originalità della rivelazione ebraico-cristiana che, se da un lato, rivela l essenza di questa fede, dall altro lato, salvaguarda la trascendenza divina e contemporaneamente l indipendenza dell uomo - ma l umanizzazione di Dio in Gesù è anche la rivelazione dell umanità di Dio in virtù dell unione ipostatica Dio in persona ha veramente assunto un volto umano o, come afferma K. Rahner, «il destino umano di Cristo è la rivelazione assoluta e pura di Dio» Dio è il dono assoluto di sé al totalmente altro da sé e se Nicea aveva definito il mistero di Dio come la pura comunicazione del Padre al Figlio all interno della stessa natura divina (homooúsios), Efeso mostra che questa comunicazione è radicalmente aperta all uomo - il ché, dal punto di vista di Cristo, mostra come Egli sia contemporaneamente aperto alla comunicazione con il Padre e al dono di sé e alla comunicazione a noi a quella pro-esistenza che è una delle cifre caratteristiche della cristologia contemporanea a) nel presentare le eredità e i guadagni per la teologia contemporanea del Concilio di Efeso non dobbiamo, tuttavia, dimenticare le aporie che ancora rimangono irrisolte e lasciate ai futuri dibattiti conciliari - la mancanza di una vera e propria formulazione della novità del dogma cristologico che tuttavia, come visto, avrà una appendice nella Formula di unione (433) - oltre alla giustificazione di Maria come Theotókos essa lascia in eredità il linguaggio dell unione ipostatica che, però, se ben afferma l unità assai più difficilmente riesce a dire qualcosa della distinzione - inoltre permangono negli scritti di Cirillo elevati a spiegazione del testo scritturistico da Efeso le difficoltà a distinguere phýsis e hypóstasis - infine, ed è la cosa più complessa da comprendere, Efeso rischia di far apparire l incarnazione come solo l interpretazione del testo di Giovanni «e il Verbo carne divenne» (Gv 1,14) 4
5 cosicché se questo è il suo punto di vista, è anche vero che difficilmente potrebbe essere assunto per poter costruire, per deduzione, tutta una cristologia (errore della manualistica classica) come la formula di Giovanni è ricapitolazione e sintesi dell evento Gesù Cristo, così l unione ipostatica deve essere intesa come sintesi di una realtà Gesù Cristo in tutta la sua esistenza che è ben più ampia e articolata Bibliografia B. SESBOÜÉ, Gesù Cristo nella tradizione della Chiesa, Paoline, Cinisello Balsamo (MI) 1987, P. SGUAZZARDO, Incarnazione, Cittadella, Assisi (PG) 2013,
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