Quaderno n 7. Consulenza tecnica di Matteo Ranieri ed Emilio Lagrotta

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4 Quaderno n 7 Consulenza tecnica di Matteo Ranieri ed Emilio Lagrotta

5 APPROCCIO AL PROBLEMA La Calabria occupa la parte terminale dell Italia continentale. Confina a Nord con la Basilicata ed è circondata dal Mare Ionio e dal Mare Tirreno, con uno sviluppo costiero di 738 km. Territorio prevalentemente montuoso (42%) e collinare (49%), caratterizzato dall Appennino Calabro, solo il 9% è costituito da pianure. La diversità del territorio calabro è che in brevissimo spazio passa dai paesaggi mediterranei della lunga costa tirrenica e ionica alle aspre e frammentate montagne dell interno. Si scoprono paesaggi di eccezionale interesse naturalistico inseriti in un territorio geologicamente fragile, esposto al rischio sismico e morfologicamente difficile. Nonostante sia stata culla della Magna Grecia, ancora oggi la Calabria soffre il peso di una grave carenza di infrastrutture che nel passato è stata causa di povertà, emarginazione ed emigrazione. I rilievi calabresi sono imponenti: il Massiccio del Pollino con la vetta Serra Dolcedorme (2.267 m); la Sila, molto verde e ricca di grandi laghi artificiali sfruttati per la produzione di energia elettrica e per l irrigazione, la vetta più elevata è Botte Donato (1.928 m); le Serre è una catena montuosa lunga 60 km, con le vette del Monte Crocco (1.276 m) e Monte Pecoraio (1.423 m); il massiccio dell Aspromonte con la vetta di Montalto (1.955 m) caratterizzato da numerosi ripiani o pianalti incisi da fiumare che degradano verso la pianura sottostante. Le pianure sono in genere ridotte e si sono formate allo sbocco dei numerosi corsi d acqua, un tempo malsane e malariche oggi con la bonifica sono diventate aree molto fertili e popolate, in particolare la Piana di Sibari, il Marchesato, la Piana di Gioia. L idrografia della Calabria è costituita da corsi d acqua molto ripidi che segnano l andamento orografico del terreno, sono chiamate fiumare, durante le piene scendono con grande impeto e rovinosamente verso la pianura con erosione del fianco delle valli. Con regime irregolare, tali corsi d acqua sono asciutti in estate, ma soggetti a piene ed alluvioni in autunno e primavera. Oggi, l opera dell uomo ha regolato i corsi d acqua e bonificato le zone di pianura. I fiumi principali sono: il Lao, il Neto ed il Crati lungo 93 km, raccoglie le acque del Busento e Coscile che nascono dalle sorgenti perenni della Sila. E evidente che l irregolarità idrografica è legata al clima che è mite perché particolar- 3

6 mente mediterraneo e le piogge primaverili ed autunnali spesso non danno sollievo all agricoltura che richiede molta acqua nel periodo estivo. I primi interventi di bonifica, risalgono al 1818, e furono attuati dal marchese Vito Nunziante, dai suoi eredi e dopo l avvento della Repubblica dai Consorzi di bonifica istituiti dallo Stato. La bonifica ha consentito, nel tempo, che si creassero importanti centri in pianura: Palmi, Rosarno e soprattutto Gioia Tauro che oltre alle attività agricole ed industriali ha organizzato il porto per lo stoccaggio e lo smistamento dei container. Oggi il porto di Gioia Tauro è diventato uno dei più importanti scali merci del Mediterraneo. Altre importanti pianure sono quelle di Sibari e S. Eufemia o Lamezia Terme. La Regione può essere suddivisa in cinque unità morfologiche: il Pollino, un massiccio calcareo posto al confine con la Basilicata, costituisce la parte più alta dell intera Regione con le vette di Monte Dolcedorme (m ) e di Monte Pollino (m ); la Catena Costiera Tirrenica: costituita da terreni metamorfici e da terreni sedimentari neogenici, segue la costa con asse pressoché rettilineo ad una distanza che, in alcuni tratti, è di soli 7 km. Cozzo Pellegrino (m. 986) è la cima più elevata; l Altopiano Silano: posto nella parte centrale della Calabria, è un massiccio granitico di forma quadrangolare la cui superficie è di kmq. Con altitudine media di m. Le sommità maggiori sono quelle del M. Botte Donato (m ), Montenero (m ) e del Gariglione (m ); le Serre: si configurano come catene parallele costituite da rocce granitiche e metamorfiche, separate tra loro dalla valle dell Ancinale: dal punto di vista morfologico sono simili alla Sila. La cima più elevata è M. Pecoraio (m ). L incisione del Mesima divide le Serre dal tozzo quadrilatero del Poro, alto mediamente 500 m.; l Aspromonte: ha una forma a raggiera ed occupa la parte più a Sud della Regione. E costituito da masse granitiche e metamorfiche nonché da terreni sedimentari neogenici. Un lembo roccioso lo collega a Nord con le Serre. La vetta più elevata è Montalto (m ). Le pianure calabresi sono poco estese, le più significative sono ubicate lungo la costa in corrispondenza della parte terminale dei fiumi maggiori. Lungo la costa tirrenica le più vaste sono la Piana di Gioia Tauro che si estende per 450 kmq e la piana di Sant Eufemia (250 kmq); lungo la costa ionica le pianure più significative sono la Piana di Sibari (300 kmq), di Crotone o del Marchesato (370 kmq), di Scalea (75 kmq) e di Locri (50 kmq). 4

7 IL CLIMA Dal punto di vista climatico la Calabria presenta alcune anomalie che la differenziano dalle altre Regioni mediterranee che ugualmente si affacciano sul mare alla stessa latitudine; infatti frequentemente le montagne fanno da cornice a vallate, talvolta anche estese, che rimangono isolate dalle correnti aeree determinando significative particolarità nella distribuzione dei venti e dell umidità dell aria. Le stagioni sono ben differenziate: all inverno generalmente rigido ed umido, si contrappone un estate nettamente calda ed asciutta. Infatti la media estiva delle temperature, in gran parte della Calabria si aggira sui 24 C, mentre le temperature invernali lungo la costa hanno un valore medio di 10 C e nelle zone interne si mantengono sui 4 C, con tendenza a diminuire anche drasticamente in corrispondenza dei rilievi più alti. La configurazione orografica condiziona il regime delle piogge in quanto in tutta l area volta al Mar Tirreno i monti esercitano una determinante azione di cattura delle correnti umide di origine atlantica; in conseguenza le zone montuose interne, specie nella zona occidentale ricevono piogge abbondanti, mentre le pianure costiere generalmente sono poco piovose ed addirittura aride nella zona orientale. Nella catena costiera e nell Aspromonte si toccano e talvolta si superano i 2000 mm annui di precipitazione che, concentrandosi nell inverno, fanno della Calabria, la regione con più intensa caduta nevosa dell Italia meridionale. Per contro tutta la fascia orientale, ionica, si colloca tra i 600 e i 1000 mm annui, con valori anche più bassi nelle aree pianeggianti, per esempio nella Piana di Sibari. GEOLOGIA L ossatura principale della regione è formata prevalentemente da rocce cristalline, che costituiscono la quasi totalità dei rilievi della Sila, delle Serre e dell Aspromonte; sono presenti anche rocce sedimentarie e rocce carbonatiche che in particolare affiorano al confine Calabro-Lucano e nella Catena Costiera. Terreni sedimentari detritici si ritrovano prevalentemente lungo il bordo ionico meridionale, in Sila Piccola e lungo le valli di numerosi fiumi; i terreni flyschioidi affiorano diffusamente in tutta la regione con caratteristiche meccaniche fortemente dipendenti dalle proporzioni dei litotipi costituenti; essi sono fortemente soggetti a fenomeni franosi, specie sotto forma di colate, le cui frequenti mobilizzazioni spesso 5

8 sono conseguenti ai periodi piovosi; tale fenomenologia fa della Calabria una delle regioni italiane che registra il più alto numero di dissesti. A questa instabilità intrinseca dei versanti si unisce il carattere dei corsi d acqua che solcano il territorio superando dislivelli anche accentuati con lunghezze modeste e quindi con pendenze notevoli. Tali caratteristiche, unitamente a quelle del regime pluviometrico e delle formazioni geologiche affioranti, danno luogo ad un regime di deflusso spiccatamente torrentizio con trasporti solidi molto elevati. Sono quindi comuni le piene irruenti, le rotture degli argini, le esondazioni e gli allagamenti delle zone pianeggianti. La grande quantità di materiale solido trasportato dalle acque, depositato disordinatamente, conclude l opera di danneggiamento di queste zone pianeggianti che risultano, per converso, le più antropizzate e produttive della regione. IDROLOGIA Per effetto delle elevate pendenze dei bacini, e della presenza di estese formazioni prevalentemente impermeabili, le acque di pioggia vengono smaltite molto rapidamente ed il regime dei corsi d acqua riproduce in genere, più o meno fedelmente, l andamento degli afflussi meteorici. Pertanto i deflussi più cospicui corrispondono alle stagioni piovose mentre i deflussi della stagione estiva risultano quasi nulli o molto modesti finché non sopraggiungono le piogge del medio autunno. Solo alcuni dei principali corsi d acqua, per la maggior parte provenienti dal massiccio Silano, hanno un regime più costante. Il Servizio Idrografico ha operato una suddivisione del territorio regionale in 36 bacini idrografici a loro volta suddivisi in 75 secondari ed in 591 elementari. A conferma dell elevata frammentazione del territorio tra i vari corsi d acqua, si rileva che i bacini con ampiezza maggiore di 500 kmq sono solo il Crati (2577 kmq, compreso il Coscile), il Neto (1087 kmq) ed il Mesima (707 kmq). Analogamente i fiumi con lunghezza dell asta principale superiore a 50 km sono soltanto il Crati con 81,4 km, il Neto (80,8 km), il Tacina (58 km), l Amato (56,2 km) ed il Savuto (72,7 km). Il resto è rappresentato a corsi d acqua di breve lunghezza che hanno però una pendenza media longitudinale molto elevata, come il Buonamico (9,55%). I bacini idrografici della Calabria sono raggruppati in tredici aree programma individuate accoppiando superfici contigue che presentano uniformità di caratteristiche fisico territoriali ed affinità di problematiche di riequilibrio idrologico e di risanamento ambientale, in 6

9 conformità agli indirizzi fissati nel DPMC 23 marzo 1990 (art. 2). Le tredici aree programma sono così individuate: Area 1: Bacini tirrenici fra i fiumi Lao e Savuto; Area 2: Bacini del fiume Crati; Area 3: Bacini del versante Ionico Settentrionale; Area 4: Bacini del versante Ionico Centrale fra il fiume Crati ed il fiume Nicà; Area 5: Bacini del versante Ionico Centrale fra il fiume Nicà ed il fiume Neto; Area 6: Bacini idrografici dei fiumi Neto e minori; Area 7: Bacini idrografici dei fiumi Corace, Tacina e minori; Area 8: Bacini idrografici dei fiumi Amato, Angitola e minori; Area 9: Bacini idrografici del versante Ionico Meridionale Superiore; Area 10: Bacini idrografici del fiume Mesima e minori; Area 11: Bacini idrografici del fiume Petraie e minori; Area 12: Bacini idrografici del versante Ionico Meridionale Inferiore; Area 13: Bacini Meridionali fra il Mare Ionio e Tirreno zona dello Stretto. Ai bacini regionali così raggruppati è preposta una unica Autorità di Bacino (art. 2) la quale opera con la medesima struttura organizzativa dell Autorità di Bacino Interregionale. Nella tabella 1 si riportano per alcuni bacini, oggetto di osservazioni sistematiche, i valori delle portate medie mensili ed annue, nonché i dati medi del bilancio idrologico annuo. Corso Stazione Portata media d acqua annua in l/secxkmq Bilancio idrologico annuo Afflusso Deflusso Coefficiente meteorico mm mm di deflusso Mucone (Crati) Cecita Crati Conca Coscile (Crati) Camerata Esaro (Coscile) La Musica Garga (Neto) Torre Garga Tacina Rivioto Alli Orso Corace Grascia Uncinale Razzona Metramo (Carmine) Carmine Amato Marino Savuto Ponte Savuto Lao Piè di Borgo Noce Le Fornaci Tabella 1: Caratteristiche dei maggiori corsi d acqua calabresi. 7

10 ACQUE SOTTERRANEE La captazione delle acque sotterranee rende disponibile un aliquota consistente delle risorse idriche complessive utilizzate nella regione calabrese; tuttavia le conoscenze e gli studi che riguardino le caratteristiche di tale risorsa, come in buona parte del territorio nazionale, sono pochi, nonostante i gravi problemi di natura qualitativa e quantitativa che si sono evidenziati nell ultimo decennio. Le fonti di inquinamento, organico e/o inorganico, riscontrate nei siti calabresi sono prevalentemente di tipo puntuale a differenza delle altre regioni d Italia nelle quali l inquinamento è di tipo diffuso. Nella gran parte dei casi si tratta di inquinamento inorganico (agricolo, da intrusione marina o da discarica di rifiuti), o di inquinamento microbiologico (civile e zootecnico); solo in prossimità di Gioia Tauro, gli inquinanti, di tipo organico non biodegradabile, provengono essenzialmente da scarichi industriali. In provincia di Cosenza è avvertito il problema della gestione e dello smaltimento dei rifiuti solidi nelle discariche, in quanto queste frequentemente non sono efficienti e consentono il rilascio di inquinanti organici e di metalli pesanti, che, per percolazione, raggiungono le falde. L intrusione marina, causa di un pericoloso inquinamento chimico fisico delle acque di falda, sta inoltre assumendo dimensioni sempre più preoccupanti: le zone più a rischio lungo le coste ioniche sono le piane di Sibari e di Cariati Crotone, sull altro versante le zone più esposte sono le pianure tirreniche di Gioia Tauro e di S. Eufemia, l area dello stretto di Mesima ed in particolare le aree costiere della provincia di Reggio Calabria. Le cause vanno ricercate sicuramente nello sfruttamento delle risorse idriche sotterranee a fini produttivi (agricoltura, industria, insediamenti umani), con prelievi effettuati senza considerare la capacità e la velocità di ricarica delle falde, parametri essenziali per la loro conservazione. Un prelievo incontrollato e crescente si verifica soprattutto per alimentare l agricoltura irrigua, che in certe zone della regione utilizza prevalentemente sistemi autonomi di irrigazione aziendale mediante la captazione da pozzi privati. Nella sola piana di Sibari si stima che dai pozzi esistenti agli inizi degli anni 70 si sia passati ai pozzi attuali. La situazione più grave è quella della falda della città di Reggio Calabria, il cui territorio presenta un unica falda alluvionale caratterizzata da una profonda intrusione dell acqua di mare. L elevato sfruttamento delle acque di falda va associato al crescente fabbisogno idrico e alla scarsa densità del reticolo idrografico superficiale della zona. 8

11 È stato stimato che annualmente vengono estratti circa 30 milioni di metri cubi di acqua dei quali, una parte consistente, con una portata di 300 l/s, è destinata all acquedotto della città di Reggio Calabria. La qualità dell acqua estratta è scadente in quanto i valori del cloro sono talvolta addirittura al disopra del limite di potabilità. QUALITÀ DELLE ACQUE Le informazioni disponibili sulla qualità delle acque dei bacini calabresi permettono di tracciare una prima mappa dei fattori di rischio e di degrado che caratterizzano il territorio regionale, ma è da registrare la diffusa carenza di monitoraggi e di studi specifici che possano consentire di completare la conoscenza sulla qualità delle acque. Peraltro sono anche scarse le informazioni a livello regionale circa l uso e la gestione della risorsa idrica. In generale le condizioni dei corsi d acqua calabresi non destano particolari preoccupazioni e non evidenziano fenomeni di degrado dovuti alla qualità chimico fisica e alla qualità biologica delle acque, anche se esistono situazioni di degrado incipiente o già a rischio (fiumi Mesima, Angitola, Abatemarco, Raganello). Sempre più grave, come si è detto, è invece la situazione dei bacini sotterranei che mostrano un preoccupante avanzamento del cuneo salino dell acqua di mare. Le acque di tali bacini risultano a rischio per l uso potabile e, usate per l irrigazione, determinano consistenti e progressivi fenomeni di salinizzazione secondaria dei suoli agricoli. SCHEMI IDRICI AD USO PLURIMO La relativa abbondanza di acque superficiali ha spinto, nel secolo scorso, le Società Elettriche (la SME prima e successivamente l ENEL) a realizzare sui principali corsi d acqua calabresi un elevato numero di invasi che, destinati principalmente all utilizzazione idroelettrica, hanno reso anche disponibile l acqua per gli usi civili, irrigui ed industriali. Alla progettazione e alla realizzazione delle opere ha pure contribuito in modo determinante, a partire dagli anni 50, la Cassa per il Mezzogiorno, con la predisposizione e la attuazione, sia pure parziale ma sicuramente significativa, del cosiddetto progetto PS 26, sviluppato tenendo conto delle caratteristiche morfologiche, fisiche ed economiche della regione. In particolare il PS 26 prevedeva la ripartizione del territorio in tre zone: 9

12 Sistema Settentrionale, riguardante la provincia di Cosenza; Sistema Centrale, riguardante le province di Vibo Valentia, Crotone e Catanzaro; Sistema Meridionale, riguardante la provincia di Reggio Calabria. Ogni sistema è stato articolato in sottosistemi e schemi idrici intersettoriali per la presa, regolazione, adduzione e distribuzione delle risorse idriche. Gli schemi in parola, piuttosto che da invasi di grandi dimensioni, la cui realizzazione frequentemente non è stata consentita dalle condizioni ambientali, sono costituiti da complessi organici capaci di far convergere verso i luoghi di utilizzazione le risorse di diverse aste fluviali indipendenti attraverso le vie d acqua appositamente realizzate. La possibilità di intercomunicazione tra le varie prese d acqua consente di compensare le eventuali deficienze di una fonte di approvvigionamento, riducendo al massimo le spese di impianto e di esercizio. In tabella 2 sono riportati i principali invasi esistenti nella regione, le relative utilizzazioni e lo stato delle opere. Si evidenzia come una parte di essi non sono in esercizio malgrado si tratti di opere già realizzate. Diga Corso d acqua Cap. utile Cap. max [Mmc] [ Mmc] Utilizzo Stato dei lavori Opere di distribuzione Cecita Mucone Idroelettrico In esercizio Saccomanno Laurenzana Plurimo Sospesi Parzialmente realizzate Cameli Esaro Plurimo Sospesi Non realizzate Gimigliano Melito Plurimo Sospesi Nocelle Arvo Idroelettrico In esercizio Trepidò Ampollino Idroelettrico In esercizio Passante Alli Idroelettrico In esercizio Esistenti Mongione Alaco Potabile Sospesi Esistenti Castagnara Metramo Plurimo Ultimati Parzialmente realizzate Farneto del Principe Esaro Plurimo In esercizio Parzialmente realizzate Menta Menta Plurimo In esecuzione In esecuzione Tarsia Crati Plurimo In esercizio Esistenti Vasca S. Anna Fuori alveo Irriguo In esercizio Esistenti Monte Marello Angitola Plurimo Ultimati Esistenti Timpa di Pantaleo Lordo 8 9 Irriguo Ultimati Parzialmente realizzate Votturino Neto 3 3 Irriguo Ultimati ma non in esercizio Esistenti Ariamacina Neto 1 2 Idroelettrico In esercizio Redisole Fiumarella 1 1 Irriguo Ultimati Non realizzate Poverella Savuto 1 1 Idroelettrico In esercizio Migliarite Migliarite Idroelettrico In esercizio Orichella Ampollino Idroelettrico In esercizio Tabella 2: Principali invasi della Calabria, utilizzazione e stato delle opere 10

13 La mancata attuazione o il ritardo nel completamento delle suddette opere si ripercuotono in misura sensibile sulle utilizzazioni di valle, creando situazioni di emergenza idrica e competitività fra uso irriguo e potabile, come è avvenuto durante le recenti stagioni estive siccitose specie nelle aree irrigue del versante costiero ionico della regione, ed in particolare nei compresori dei consorzi Ferro e Sparviero, Capo Colonna, Alli Punta delle Castella ed Alli Copanello, Assi Soverato. Di seguito si riporta qualche indicazione relativa agli schemi più importanti dislocati lungo le dorsali che si affacciano sullo Ionio e sul Tirreno, destinati all uso idroelettrico e/o agli usi irriguo e potabile. SISTEMI IDRICI DELL ALTOPIANO DELLA SILA Nella parte più elevata dell altopiano della Sila si trovano gli importanti impianti idroelettrici di Vaccarizzo e di San Giovanni in Fiore, gestiti dall ENEL. L impianto di Vaccarizzo ricade nella provincia di Cosenza, più propriamente nella Sila Grande, lungo il fiume Mucone; è costituito dal complesso di tre centrali idroelettriche: Vaccarizzo, Acri e Luzzi, poste in serie. La prima di queste utilizza, con un salto di circa 131 m, le acque provenienti, dall invaso di Ariamacina sul fiume Neto; tali acque vengono quindi convogliate nel serbatoio di Cecita, posto a quota 1142 m s.l.m., dal quale, in successione, vengono alimentate le altre due centrali quella di Acri, posta più in alto, che utilizza un salto di 635 m e quella di Luzzi per la quale è disponibile un salto di 307 m. L impianto di San Giovanni in Fiore, situato tra le province di Cosenza e di Catanzaro, è costituito anch esso da tre centrali idroelettriche poste in successione: Orichella, Timpagrande e Calusia. La centrale di Orichella con un salto di circa 470 m utilizza le acque del lago Ampollino realizzato a quota m sbarrando con una diga l omonimo fiume. Nel lago Ampollino vengono invasate anche le acque del serbatoio artificiale Nocelle sul fiume Arvo convogliate tramite una galleria e le acque provenienti dal lago Poverella ubicato lungo il Savuto, sollevate con una centrale di pompaggio e convogliate nel lago attraverso un canale in gronda. La centrale Orichella scarica in un bacino di modulazione dalla capacità di mc nel quale recapitano anche le acque del fiume Neto derivate attraverso un canale in gronda; da tale bacino di modulazione viene alimentata la centrale di Timpagrande con un salto di circa 550 m. 11

14 La terza centrale di Calusia utilizza con un salto di 146 m i deflussi scaricati dalla centrale di Timpagrande e quelli del basso corso del fiume Neto. A valle le acque vengono captate con una traversa in località Timpa del Salto a quota m ed avviate all irrigazione della Bassa Valle del Neto ed alla alimentazione del Nucleo interdistrettuale di Crotone (Qmax = 3.9 mc/s). SISTEMA IDRICO DELLE PIANURE CATANZARESI Il sistema in parola riguarda oltre al litorale ionico catanzarese tra il Tacina ed il Coscile, ed il limitrofo altopiano di Isola Capo Rizzuto anche l intera piana di S. Eufemia rivolta verso il Tirreno. Gli impianti, previsti o realizzati, sono i seguenti: Angitola (15 Mmc): consente di irrigare, con discrete dotazioni, l intera superficie della pianura di S. Eufemia e alcuni comprensori ubicati sulle pendici precollinari; garantisce inoltre l approvvigionamento idrico degli impianti industriali e urbani, che già esistono o andranno a sorgere in queste zone. Vasca S. Anna: provvede con la sua disponibilità di circa 15 Mmc all irrigazione dell Altopiano di Isola Capo Rizzuto. Invaso di Gimigliano: (in fase di costruzione) provvederà ai fabbisogni idrici delle aree centrali del complesso catanzarese. Nella stessa zona gli impianti idrici più propriamente destinati alla produzione di energia elettrica sono: L impianto di Albi costituito da due centrali: Albi e Magisano. La prima è alimentata, sotto un salto di circa 276 m, dal serbatoio Passante, della capacità di 38 Mmc, nel quale si immagazzinano le acque del fiume Passante (che più a valle assume la denominazione di Alli), del Sieri e dei suoi affluenti. i deflussi di tale centrale vengono utilizzati, con un salto di circa 410 m, dalla centrale di Magisano. A valle i deflussi vengono scaricati nell alveo del fiume Sieri ed utilizzati per soddisfare i bisogni idrici, irrigui ed industriali di Catanzaro e della sua provincia. L impianto di Satriano, ubicato nelle Serre catanzaresi che si snodano tra le quote 567 e 55 m s.l.m., è costituito anch esso da due centrali idroelettriche in serie: la prima è alimentata dal bacino di modulazione di Cardinale con un salto geodetico di 217 m e la seconda dal bacino di modulazione di Satriano sotto un salto geodetico di 251 m. 12

15 SCHEMI IDRICI DELLA PIANA DI SIBARI Sono essenzialmente utilizzati per l approvvigionamento idrico delle vaste pianure, di Sibari, del Medio Crati e dei fondovalle dell Esaro e del Coscile la cui superficie complessiva è di circa di ha. Gli impianti attualmente in esercizio sono alimentati dalle dighe di Tarsia sul Crati e di Farneto del Principe sull Esaro; essi sono in grado di irrigare con buone dotazioni e limitate parzializzazioni, circa ha, di assicurare l approvvigionamento potabile dei centri urbani e di fornire l acqua per le industrie del territorio. Sono in costruzione, o sono previsti nei piani di sviluppo (in particolare dell ENEL) altri importanti impianti destinati all utilizzazione irrigua o idroelettrica, in grado di soddisfare le aspettative di crescita della provincia di Cosenza. Tra questi si citano gli impianti di Saccomanno sul Laurenzana e Cameli sull Esaro entrambi ad uso plurimo e gli impianti di Morano (Palazzo Primo) sul fiume Lao e di Mormanno (Palazzo Secondo) sul fiume Battandiero da destinare alla produzione idroelettrica. SCHEMI IDRICI DELLA PIANA DI ROSARNO La piana di Rosarno Taurianova si estende per circa 30 mila ha lungo il litorale e nelle zone interne; è intensamente coltivata e in gran parte attrezzata con impianti irrigui alimentati con acque fluenti, sorgentizie ed irrigue. Nello schema PS 26 della Cassa per il Mezzogiorno sono stati previsti due invasi il Mamone e il Castagnara, collegati tra loro con un canale di gronda. In particolare il progetto prevede che le acque accumulate nell invaso del Mongiana sul torrente Alaco (capacità utile di circa 30 Mmc e quota di ritenuta 991 m s.l.m.) siano convogliate in quello di Castagnara sul fiume Metramo (capacità utile di 27 Mmc e quota di ritenuta di 886 m s.l.m.). Il progetto prevedeva inoltre che queste acque venissero utilizzate per completare l irrigazione della piana di Rosarno Taurianova ed anche per uso idroelettrico, essendo i due serbatoi posti a quota molto alta rispetto alla zona d impiego. Attualmente l invaso di Castagnara è ultimato a meno dell impianto idroelettrico e delle canalizzazioni, invece quello di Mongiana è ancora in fase di costruzione. SCHEMA IDRICO IONICO - REGGINO Lungo il litorale reggino è stata prevista l irrigazione della superficie di circa ha. A causa della morfologia del territorio è stato possibile costruire solo un 13

16 numero limitato di invasi di dimensioni più grandi ed in conseguenza, per consentire il raggiungimento degli obiettivi del piano irriguo, è stato necessario realizzare numerosi laghetti collinari. Gli invasi più significativi dello schema sono sottesi dalle dighe di: Timpa di Pantaleo (invaso dalla capacità di circa 9 Mmc) che sbarra le acque del fiume Lordo nel comune di Siderno ultimata ed in esercizio limitatamente alle opere di utilizzazione finora realizzate; Diga sul Menta (invaso dalla capacità di 18 Mmc). Le opere di captazione, derivazione e adduzione realizzate consentono di utilizzare anche le acque superficiali dei torrenti Aposcipo, Ferraina, San Leo ed Amendolea. La galleria di derivazione, lunga circa 7,4 km, raggiunge il monte Crati da cui avranno origine le condotte che, utilizzando un salto di circa 1000 m, alimenteranno la sottostante centrale idroelettrica. A valle dello scarico della centrale sono ubicati un impianto di potabilizzazione e le condotte di connessione con le opere irrigue esistenti. Il volume da destinare all uso potabile è assolutamente indispensabile per risolvere i gravissimi problemi idropotabili della città di Reggio Calabria e di tutta la fascia costiera dello Stretto, dal momento che, come si è detto in precedenza, le attuali risorse sono costituite principalmente da pozzi che, alimentati dalla falda che costituisce la subalvea delle fiumare, hanno determinato l intrusione di acque marine con il superamento per il cloro, dei livelli consentiti per le acque potabili. SERVIZIO IDRICO INTEGRATO Per la gestione del servizio idrico integrato, la Regione è stata suddivisa in cinque Ambiti Territoriali Ottimali (A.T.O.) il cui territorio coincide con quello delle cinque province calabresi. INQUADRAMENTO TERRITORIALE ED ASPETTI DEMOGRAFICI DEGLI AMBITI TERRITORIALI Si possono sostanzialmente distinguere due macroaree interessate da dinamiche demografiche contrapposte: le zone interne del territorio infatti, sono caratterizzate dal progressivo spopolamento dei comuni montani a vantaggio dei comuni di pianura e della fascia costiera che presentano invece un incremento lento, ma continuo della popolazione. 14

17 Il territorio dell ATO n 1 (Cosenza) è ubicato al margine settentrionale della penisola calabrese. La provincia di Cosenza risulta essere la più grande della Regione Calabria sia a livello territoriale che demografico; essa infatti ricopre un estensione di circa 6650 kmq, con popolazione complessiva di residenti e densità di 109,4 abitanti per kmq. Sono presenti un numero elevato di Comuni (155) generalmente molto piccoli, tanto che ben 124 di questi (pari al 80% del totale) hanno popolazione inferiore a abitanti, 3 Comuni hanno popolazione compresa tra e abitanti e soltanto Cosenza ha popolazione maggiore di abitanti. Il territorio della provincia di Catanzaro, coincidente con l ATO n 2, occupa la parte centrale della Calabria e comprende in particolare l istmo di Lamezia - Catanzaro che, con i suoi 31 km, è la parte più stretta della Regione. I Comuni dell ambito sono 80, nessuno di essi arriva a abitanti, solo Catanzaro (93.540) e Lamezia (70.513) superano i , terzo comune è Noverato con soli abitanti residenti; ben 15 Comuni, pari quasi al 20%, non arrivano a abitanti residenti. Il territorio dell ATO n 3 (Crotone) è il più piccolo dei cinque ambiti regionali, sia per estensione territoriale (1718 kmq) che per numero di Comuni e di abitanti (circa ). È interamente ubicato sul versante orientale della Calabria centrale. La popolazione residente nei 27 comuni che costituiscono l ATO tende a diminuire in quanto gli abitanti che nel 1991 erano , nel 1999 sono diventati Il Comune più importante è Crotone che conta circa abitanti e concentra un terzo dell intera popolazione dell ATO. Altri centri significativi sono Cirò Marina, Isola Capo Rizzuto, Cutri e Petilia Policastro la cui popolazione è compresa tra e abitanti. Il resto dei comuni presenta una popolazione inferiore a unità; di questi, 5 superano i abitanti, mentre i restanti 17 comuni rientrano nella fascia tra i ed i abitanti. L ATO n 4 (Vibo Valentia) si estende nell area delimitata dalle Serre ad Est, dal fiume Angitola a Nord e dal fiume Mesima a Sud. Il capoluogo costituisce il centro più importante e popoloso; esso è posto a 556 metri sul livello del mare ed ha una popolazione di abitanti. I comuni della provincia sono 50, per un totale di abitanti residenti. La popolazione è concentrata per la maggior parte in comuni con numero di abitanti inferiore a

18 Nell ATO n 5 (Reggio Calabria) si contano 97 Comuni con una popolazione residente complessiva di circa abitanti suddivisi in tre sub-ambiti principali: Area Tirrenica comprendente 33 comuni con abitanti; i centri di maggiore importanza sono Gioia Tauro, Palmi e Bagnara Calabra sulla costa, Taurianova e Polistena all interno; Area Ionica con 40 comuni e abitanti; i centri di maggiore importanza, i soli a superare i abitanti residenti, sono Locri e Siderno posti lungo la costa. Area del capoluogo e dei 24 comuni limitrofi in cui sono insediati complessivamente abitanti; il centro di maggiore importanza è il capoluogo Reggio Calabria con una popolazione di abitanti, gli altri comuni che superano i abitanti sono Villa S. Giovanni e Melito Porto Salvo. La tabella 3, in cui è riportato il numero di comuni presenti in ciascun ATO suddivisi per classi di abitanti, fornisce una conferma di quanto si è detto circa l elevato frazionamento amministrativo della Regione Calabria. Popolazione residente: Numeri dei comuni Pr (abitanti) ATO 1 ATO 2 ATO 3 ATO 4 ATO 5 Pr < < Pr < < Pr < < Pr < < Pr < < Pr < < Pr < Pr > > Totale Tabella 3: Comuni degli ATO calabresi suddivisi per classi di popolazione residente Nella tabella 4, con riferimento agli anni , sono riassunte le indicazioni fornite in precedenza per ciascun Ambito territoriale con l aggiunta della popolazione fluttuante calcolata avendo a riferimento le abitazioni occupate solo stagionalmente, ma dotate di servizio idrico: le cosiddette seconde case. Tale popolazione fluttuante è stata calcolata con una metodologia che in realtà tende a sovrastimare le presenze stagionali: infatti è stato ipotizzato che durante il periodo di vacanza ciascuna casa presente lungo la fascia costiera, ospiti 4 abitanti e ciascuna casa presente nelle zone interne sia occupata da 2 abitanti; infine nelle abitazioni facenti parte dei comuni caratterizzati da particolari attrattive 16

19 turistiche è stata considerata una presenza di 4 abitanti. Al dato così ottenuto è stato sommato il numero dei posti letto alberghieri ed extra alberghieri presenti nella provincia. ATO Numero comuni Abitanti residenti Popolazione fluttuante Superficie [kmq] Densità [ab/kmq] 1 Cosenza ,4 2 Catanzaro ,5 3 Crotone Vibo Valentia Reggio Calabria ,25 Totale regione ,59 Tabella 4 : dati di popolazione riferiti all anno 2001 Nella realizzazione dei piani d ambito, di cui si sono dotati gli ATO della Calabria, l orizzonte temporale è stato assunto per tutti nell anno 2022, tranne che per l ATO n 1 di Cosenza per il quale è stato assunto come riferimento l anno In tale documento programmatorio sono state effettuate le valutazioni della popolazione residente e di quella fluttuante con riferimento all anno orizzonte del piano. Sulla scorta dei dati di censimento della popolazione residente, con i metodi della statistica, è stato valutato che in media nella regione non si avrà un incremento della popolazione, anzi si registrerà una, sia pur lieve, diminuzione in quanto si passerà dalla attuale popolazione di unità a quella prevista di unità. Anche in Calabria quindi è confermata questa tendenza, sotto molti punti di vista allarmante, ormai comune alla maggior parte delle regioni Italiane ed Europee. In incremento è invece risultata la stima delle presenze fluttuanti. Nella tabella 5 si riportano tali previsioni per ogni ATO Popolazione all anno di orizzonte del Piano Popolazione attuale ATO Orizzonte temporale residente fluttuante residente fluttuante 1 - Cosenza Catanzaro Crotone Vibo Valentia Reggio Calabria Totale Regione Calabria Tabella 5: Previsioni della popolazione in ogni ATO all anno orizzonte di Piano. 17

20 SITUAZIONE ATTUALE DELL APPROVVIGIONAMENTO IDROPOTABILE I volumi idrici realmente disponibili non sono noti con esattezza in quanto mancano misurazioni puntuali dell acqua alle fonti di approvvigionamento, nei punti di immissione nella rete e alle utenze finali. Il dato più affidabile, e talvolta l unico disponibile, è rappresentato dai volumi fatturati, anche se da un punto di vista tecnico esso si avvicina solo approssimativamente al dato dell erogato, in considerazione del fatto che in alcuni casi i comuni applicano una fatturazione a forfait senza tener conto dell effettivo consumo, mentre in altri casi anche se il consumo effettivo è più basso, il volume fatturato è comunque il minimo contrattuale. Nella tabella 6 che segue sono riportati i risultati ottenuti con le ricognizioni effettuate in ciascun ATO per la redazione dei Piani d Ambito: ATO 1 ATO 2 ATO 3 ATO 4 ATO 5 Cosenza Catanzaro Crotone Vibo Valencia Reggio Calabria Tabella 6: Approvvigionamento idropotabile: situazione attuale Totale regione Volumi prodotti da risorse locali 64,38 12,22 1,24 10,09 56, Mmc/anno Volumi acquisiti dagli schemi regionali 81,37 55,81 20,81 16,76 73, Mmc/anno Totale volumi 145,75 68,03 22,05 26,85 130, Mmc/anno Volumi immessi in rete 142,64 66,70 22,05 26,96 130, Mmc/anno Volumi fatturati 67,09 30,77 12,87 12,02 55, Mmc/anno Dotazione lorda per abitante l/ab/g Dotazione netta per abitante l/ab/g Perdite medie in rete % Dalla tabella si evidenzia come ogni ATO acquisisca dagli schemi regionali una quantità di acqua decisamente superiore a quella prodotta internamente all ATO stesso. Le perdite, calcolate come rapporto percentuale tra i volumi immessi in rete e quelli fatturati, sono dovute essenzialmente alla scarsa affidabilità delle reti di distribuzione, ma l elevata percentuale evidenziata dalla tabella risente anche del meccanismo di fatturazione a forfait in vigore attualmente presso i comuni che, come si è detto, non consente di risalire ai volumi effettivamente erogati. DOTAZIONE IDRICA PREVISTA NEL PIANO D AMBITO La dotazione idrica procapite è stata valutata nello stesso modo per tutti gli ATO considerando di assegnare per la popolazione residente una dotazione lorda base di 18

21 200 l/ab*g (corrispondente alla dotazione minima netta prevista nel DPCM del 4/03/96 di 150 l/ab*g), a questa, per tener conto dell incidenza dei consumi urbani e collettivi, è stato aggiunto un incremento variabile in funzione della classe demografica del comune, secondo lo schema seguente: Classe demografica Incremento di dotazione lorda (l/ab*g) Fabbisogno (ab. Residenti) (l/ab*g) < > Tabella 7: Dotazione idropotabile degli abitanti degli ATO calabresi in funzione della popolazione dei comuni di appartenenza Alla popolazione fluttuante è stata assegnata una dotazione lorda di 200 l/ab*g per un totale di 90 giorni per anno. DISPONIBILITÀ IDROPOTABILI La relativa abbondanza di acque di buona qualità (pozzi, sorgenti) ben distribuite sul territorio ha determinato l attuale assetto dell approvvigionamento potabile della regione caratterizzato da un gran numero di acquedotti, generalmente di dimensioni modeste, ciascuno a servizio di un numero limitato di centri abitati. Da questo schema, tipico delle zone montane, dove viene assicurata una regolare distribuzione dell acqua potabile, si differenziano gli acquedotti dei centri urbani più grandi, posti in pianura o in prossimità della costa, che spesso, anche per il crescente degrado a cui è sottoposta la falda, non sono in grado di soddisfare le esigenze della popolazione. La zona di Reggio Calabria, come si è detto in precedenza, è l esempio più evidente di tale situazione di carenza. Nella cartina allegata sono indicati gli acquedotti principali che tuttavia rendono l immagine del grande frazionamento degli schemi di approvvigionamento e di adduzione. Le opere di captazione e di adduzione della gran parte degli acquedotti a servizio di gruppi di comuni tutti compresi in uno stesso Ambito o a servizio di abitati di Ambiti contigui, vengono gestite dalla Regione Calabria; l acqua viene poi consegnata ai gestori locali delle reti urbane che molto spesso coincidono con gli stessi comuni. Altri gestori sono società private come ITALGAS, ARSSA, o anche i Consorzi di bonifica. La Regione provvede inoltre a distribuire l acqua alle ASI che gestiscono le reti industriali. 19

22 Gli acquedotti restanti sono gestiti in tutte le loro parti, dai comuni o da società private che provvedono, quindi, autonomamente alla captazione, adduzione e distribuzione. Nel complesso della Regione la copertura del servizio idrico è pressoché totale nei centri urbani, mentre ha valori oscillanti tra il 60 e 80% per le case sparse e le seconde case. Nella tabella 8 è indicato il numero totale dei Comuni degli ATO e quelli per i quali il servizio di produzione, adduzione e distribuzione dell acqua potabile è svolto completamente (tipo B) o in modo parziale (tipo A) dalla Regione. Sono anche indicate le percentuali di acqua addotta a gravità e quelle dell acqua sollevata. Tabella 8: Dati riassuntivi delle modalità di gestione delle reti negli Ambiti regionali ATO Superficie Residenti Comuni Comuni Comuni Acqua erogata Acqua erogata serviti di tipo A di tipo B a gravità previo sollevamento [km 2 ] [n] [n] [n] [n] [%] [%] 1 Cosenza Catanzaro Crotone Vibo Valentia Reggio Calabria TOTALE Comuni di tipo A: Comuni per i quali il servizio di produzione e adduzione dell acqua potabile (in modo prevalente o totale) è svolto dalla Regione. Comuni di tipo B: Comuni per i quali la Regione fornisce anche il servizio di distribuzione urbana. I PIANI DI INTERVENTO NEL SETTORE ACQUEDOTTISTICO Le grandi infrastrutture acquedottistiche, di competenza regionale, secondo la Legge Regionale n. 10 del 3 Ottobre 1997, avrebbero dovuto essere successivamente trasferite ad una società mista. Infatti in tale legge si autorizza la Giunta Regionale a costruire una società mista a prevalente capitale pubblico, al fine di garantire su tutto il territorio regionale un equilibrio idrico e la priorità negli usi della risorsa e si affidava a questa la gestione di tutte le opere idriche regionali. Tale società doveva inoltre curare la realizzazione e la gestione delle ulteriori opere idriche di integrazione e le necessarie riconversioni, ivi compresi l e- 20

23 secuzione ed il completamento di invasi, di adduttori e di ogni altra opera diversa da quelle espressamente indicate nell art. 27 della Legge Galli. Tuttavia tale disposizione non ha ancora trovato attuazione, per cui attualmente nel definire la titolarità della gestione delle grandi infrastrutture acquedottistiche vi è una notevole incertezza che si riflette negativamente sulla efficienza del servizio, limitando le iniziative nel settore. In tale contesto i tecnici preposti all elaborazione dei Piani d Ambito di cui si sono dotati i 5 ATO regionali, hanno effettuato assunzioni coerenti il più possibile con la Legge Regionale 10/97 e compatibili con l assetto ottimale delle opere: La gestione delle grandi infrastrutture di competenza regionale, e i relativi interventi di completamento (rif. Art. 10 L. R, 10/97), non sono stati considerati di pertinenza dell ATO, mantenendo valida l ipotesi di una gestione superambito degli stessi. Tale ipotesi, di mantenere separato il servizio di adduzione da quello di distribuzione, può provocare difficoltà operative per il futuro gestore dell ATO, che dovrà comunque garantire elevati livelli di servizio. In particolare le difficoltà potranno sorgere per assicurare la continuità, la dotazione minima e la qualità dell acqua, senza avere né il controllo delle risorse, né quello di buona parte dei serbatoi di compenso. Per ottimizzare il servizio, è stata, quindi, indicata la necessità di trasferire agli ATO i principali serbatoi e tutti i piccoli schemi di approvvigionamento di carattere locale, attualmente di competenza della Regione. INTERVENTI DI MANTENIMENTO E/O POTENZIAMENTO DEGLI IMPIANTI ESISTENTI A) Situazione attuale Le strutture impiantistiche censite, generalmente, presentano caratteristiche differenziate che comportano disomogenee esigenze di interventi e di investimenti. Per quanto riguarda lo stato di conservazione delle reti di distribuzione idrica, la ricognizione effettuata per consentire la redazione dei Piani d Ambito ha evidenziato situazioni di grossa inefficienza legate sia alla vetustà delle tubazioni che al loro mediocre stato di conservazione. 21

24 Ugualmente insufficiente sono le capacità di riserva e di compenso rese disponibili dai serbatoi. B) Interventi previsti Gli interventi sulle opere esistenti previsti nei Piano d Ambito hanno preso come riferimento prevalente la loro età ed il loro stato di conservazione, mentre la valutazione dei costi di investimento è stata effettuata ricorrendo a curve di costo medio in funzione di parametri adimensionali caratteristici degli impianti. Per le reti di adduzione e di distribuzione, è stato previsto di sostituire tutte le tubazioni in esercizio da oltre 30 anni o quelle con uno stato di conservazione insufficiente, indipendentemente dall epoca della posa in opera. Analoghi criteri sono stati adottati per definire gli interventi sulle altre strutture acquedottistiche (ampliamento o rifacimento delle opere di captazione, delle condotte esterne, dei serbatoi e delle opere elettromeccaniche). In tutti i casi è stata data precedenza al completamento della rete di distribuzione degli aggregati abitativi ancora privi del servizio di acquedotto. Per giungere ad una stima soddisfacente degli investimenti necessari sulle opere esistenti, le varie componenti acquedottistiche sono state suddivise secondo la loro tipologia prevalente e la durata media della loro vita. Per ciascuna gestione è stata effettuata la seguente suddivisione: Adduzioni e reti di distribuzione; Serbatoi; Impianti di potabilizzazione; Opere di presa: Impianti di sollevamento; Altro (contatori, aree di protezione, telecontrollo, ecc.) In questo modo è stato possibile procedere ad una stima analitica del valore di ricostruzione delle opere basata sull insieme dei dati precedentemente indicati. Per la valutazione dei costi di ricostruzione, è stato considerato un valore medio pari circa all 80 % del relativo costo di costruzione dell opera a nuovo. Tale riduzione è stata introdotta ritenendo che, in alcuni casi, sia possibile riutilizzare parti già esistenti dell impianto o sfruttare tecniche di ricostruzione non distruttive; ad esempio effettuando interventi di ripristino delle reti in luogo della loro sostituzione. 22

25 FABBISOGNI IRRIGUI In totale nella Regione sono attivi 17 Consorzi di Bonifica, dei quali solo 15 comprendono aree nelle quali si pratica la irrigazione pubblica; oltre ai Consorzi di Bonifica, fino al 1993 anche l ex Ente di Sviluppo Agricolo della Calabria (ESAC) aveva in gestione 40 impianti irrigui minori, per lo più localizzati in comprensori dell Altopiano della Sila delle province di Catanzaro, Crotone e Cosenza. Con il passaggio da Ente di Sviluppo ad Agenzia Regionale per lo Sviluppo dei Servizi in Agricoltura (ARSSA), sono stati anche rivisti i compiti istituzionali; di conseguenza le competenze sull irrigazione sono state eliminate, tuttavia è ancora in itinere il previsto passaggio di tali competenze per la gestione degli impianti ai Consorzi competenti per il territorio: esso infatti è stato completato solo per 19 impianti che attualmente fanno capo al Consorzio Sibari Valle Crati. Generalmente ogni comprensorio irriguo è alimentato con uno schema idrico indipendente, non interconnesso con altri schemi, la cui rete distributiva è organizzata per comizi. Complessivamente le aree irrigue consortili, la cui superficie totale risulta pari a ha, sono servite da 123 schemi irrigui. I compressori irrigui con una superficie superiore a ha e con impianti in esercizio sono solo 19; di questi 4 hanno superficie superiore a ha e sono concentrati nelle maggiori pianure regionali: la Piana di Sibari; la Bassa Val di Neto ed il promontorio di Capo Colonna. Nella Piana di Rosarno sono invece localizzati quattro compressori irrigui serviti da altrettanti schemi per una superficie attrezzata totale di ha. Nel complesso la superficie dei compressori servita dai suddetti 19 schemi irrigui è pari al 71% dell intera superficie attrezzata ed il restante 29% si frammenta in 104 compressori irrigui e relativi impianti di cui solo 8 hanno una superficie compresa tra 500 e ha. Realizzare un quadro di sintesi di tale situazione così complessa e polverizzata non è un operazione semplice e per questo sono stati introdotti i Consorzi di Bonifica come unità di riferimento, sulla base delle quali si espongono i risultati dettagliati dell indagine. Nella tabella 9 sono riportati, per ogni Consorzio, i principali dati per caratterizzare lo stato dell irrigazione nell intera Regione; sono anche riportati i dati relativi alla dispo- 23

26 nibilità idrica complessiva dei Consorzi, calcolata con riferimento alle fonti che alimentano gli schemi consortili con concessioni assentite ai Consorzi stessi. Sono inoltre riportate le superfici che, all interno dell intero territorio consortile, sono risultate effettivamente attrezzate per l irrigazione a seguito delle osservazioni effettuate, attraverso ortofoto digitali ed immagini satellitari sull uso reale del suolo (metodologia CASI 3); in tabella sono riportati anche i fabbisogni idrici sulla base di dette superfici. Il territorio amministrativo dei Consorzi di Bonifica irrigui interessa il 59 % della superficie totale della regione ( kmq); d altra parte la superficie attrezzata per l irrigazione copre circa il 10 % di detto territorio amministrativo. Dalla tabella si evince infine che le disponibilità complessive di risorsa idrica per gli schemi irrigui consortili ammontano a 818,3 Mmc mentre i fabbisogni calcolati sulle superfici irrigue risultanti dall indagine CASI 3, e, quindi superiori alle stesse aree cui le fonti si riferiscono, ammontano a 316,3 Mmc. La superficie irrigata con gli schemi consortili è solo il 36 % della superficie rilevata con la metodologia CASI 3 e ciò indica che sul territorio è molto diffusa la pratica di alimentare gli impianti irrigui con pozzi terebrati e gestiti autonomamente dai privati: tale argomento costituisce una delle cause di criticità del sistema irriguo, di cui si parla nel seguito. Circa l 88 % delle superfici irrigue esterne ai comprensori consortili attrezzati si localizza nei Consorzi Sibari Valle Crati, Rosario e Piana di S. Eufemia. 24

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