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1 Highlights R & S 2014 Summary: la manifattura resta l architrave delle nostre grandi imprese, deludono i gruppi pubblici condizionati dal ristagno dell industria energetica. Declino dei grandi player dei servizi e delle attività non manifatturiere. Banche: buona patrimonializzazione (ratio Basilea III), ampia copertura dei crediti deteriorati con garanzie e qualche segnale positivo nel primo trimestre 2014 (perdite su crediti: 9,2%, utili netti su del 40%). Resta il nodo dei ricavi( 15,5% sul 2009) legati al margine di interesse in calo ( 23% sul 2009). Il fatturato dei grandi gruppi industriali cala su base annua del 5% nel 2013, tanto all estero ( 5,3%) che in Italia ( 4,2%). Male i gruppi pubblici ( 7,7%), i privati limitano la contrazione ( 1,9%) grazie al manifatturiero (+1,5%); crisi per servizi e non manifatturiero ( 9,9%). La riduzione delle vendite all estero ha risparmiato solo la manifattura privata (+2,4% sul 2012) che nel 2013 realizza oltre confine il 90,7% del proprio giro d affari complessivo. I mercati esteri della manifattura cambiano profondamente dal 2009: l Italia ha perso il 27%, il resto dell Europa è cresciuto del 14%. Quadruplicate le vendite in Nord America, triplicate quelle nelle Americhe, su del 70% Asia e resto del Mondo. Nel 2013 il 49% del fatturato dei big manifatturieri manifatturiero è stato realizzato nelle Americhe, il 35% in Europa, ma meno del 10% è venuto dall Italia. Asia e resto del mondo valgono il 16%, ancora poco per la potenzialità di quelle aree. La manifattura privata amplia dal 2009 il proprio vantaggio in termini di margini industriali: roi al 13,3%, contro l 8,9% dell energetico e l 8,1% dei non manifatturieri, che hanno mediamente distrutto ricchezza nel periodo ( 2,3%). Ristagna l occupazione nel 2013 ed anche qui solo la manifattura ha segnato un incremento sul 2012: +4,2% nel complesso, +5,8% all estero, 0,1% in Italia. Nel pubblico poco meno di un dipendente su due sta all estero, circa due su tre nel privato, tre su quattro nella manifattura privata. Cala la competitività dei grandi gruppi pubblici,con la produttività per addetto che cresce 6,6% sul 2009 e non tiene il passo con l aumento del costo del lavoro per addetto (+10%); solo nella manifattura privata la dinamica è accettabile (+10,9% il costo del lavoro, +10,4% la produttività), mentre nei servizi e nelle altre attività la distanza è ampia (+9,2% contro +3,1%). Maggiore solidità finanziaria dei gruppi pubblici: i debiti finanziari sono al 90% del capitale netto e al 53,1% del fatturato, per la manifattura privata siamo al 139% e al 41% (senza Chrysler: 120% e 51%); anche in questo caso, deteriore il profilo di servizi e altre attività: più debiti del patrimonio netto (146,5%) e del fatturato (118%). Le obbligazioni sono la parte maggiore del debito a ml termine: 70,3% per l aggregato, arrivando al 79,2% per i gruppi pubblici, mentre la manifattura privata stenta ad emancipasi dal credito bancario (52,1% la quota obbligazionaria). La liquidità in crescita dal 20% (2009) al 29% (2013) del debito finanziario. Nella manifattura privata essa è passata dal 47% al 52,5% (senza Chrysler sarebbe calata dal 47% al 44,5%). 1

2 Come d uso, i grandi gruppi privilegiano nella propria esposizione dei debiti la posizione finanziaria netta che riduce il debito finanziario dai complessivi 271 mld. a 158 mld.; le decurtazioni riguardano cassa e disponibilità per 78 mld. e crediti per 35 mld. Il settore pubblico (Stato e amministrazioni locali) ha incassato tra 2009 e 2013 dividendi per 11,9 mld., di cui 5,7 mld. da Eni e 3,1 mld. da Enel; i privati hanno incassato poco meno della metà, 5,7 mld. Quasi tutti pubblici i maggiori dividend yield medi ( ): Iren 7,8%, Terna 7%, 6,7%, Eni 6,6%, Enel e Hera 6,5%. I compensi degli apicali dei big di industrie e servizi (senza considerare le stock option) sono pari a circa 36 volte il costo medio del lavoro dei dipendenti dei gruppi che amministrano (quasi una vita lavorativa). Il cumulo della carica di Presidente e Amministratore delegato porta ad un multiplo di circa 83 volte, la carica di Amministratore delegato a circa 46 volte, quella di Direttore generale a 21 volte. I cinque maggiori istituti bancari quotati hanno chiuso il 2013 in rosso per il terzo anno consecutivo, cumulando perdite per 48,1 mld. Le cause sono note: a) caduta dei ricavi ( 15,5% tra 2009 e 2013); b) minore contrazione dei costi operativi rispetto ai ricavi ( 6,7% tra 2009 e 2013), con dinamica avversa del cost/income ratio che sale dal 64% del 2009 al 70,6% del 2013; c) crescita del 72,5% delle perdite su crediti; d) oneri straordinari, per ristrutturazioni e svalutazioni di asset, che nel quinquennio hanno cumulato 37,3 mld. di euro. Nel 2013 sollievo per 4,2 mld. dalla rivalutazione delle quote BdI. Per un po di ottimismo :a) la pulizia dei bilanci ha ridotto gli intangibles che rispetto al patrimonio netto calano dal 44,2% del patrimonio netto nel 2009 al 15,9% del 2013; b) migliora il tasso di copertura dei crediti dubbi, che cresce dal 41,1% del 2009 al 44,9% del marzo 2014; c) il 77,5% dei crediti dubbi ha garanzie (totali o parziali) che li coprono per il 96,7%; c) i tassi di copertura dei crediti dubbi considerando le garanzie raddoppiano all 86,1% e dei 207,8 mld. di crediti dubbi lordi in essere a fine 2013, solo 28,9 mld. risultano senza garanzia o fondi rettificativi, con una drastica caduta della loro incidenza sul patrimonio netto dal 95,1% al 23,9%; d) i ratio patrimoniali regolamentari sono in crescita: Core Tier 1 dal 7,1% del 2009 al 10,6% del 2013; CET1 (Common equity ex Basilea III) superiore al 10% per tutti gli istituti nel marzo 2014, in ulteriore aumento dopo i recenti aumenti di capitale (minimo richiesto dall Eba: 5,5%). Nodi: a) il portafoglio in titoli governativi Giips passa da 140,8 mld. nel 2011 a 213,8 mld. nel 2013 (+73 mld.), aumento da ascrivere ai titoli italiani passati da 136,5 mld. a 211,4 mld. (+74,9 mld.); il portafoglio dei governativi Giips rappresenta a fine 2013 l 11% dell attivo e il 176,6% dei mezzi propri; b) la contrazione del margine di interesse ( 23,1% tra 2009 e 2013) continua a rappresentare la parte preponderante dei ricavi (56,2% nel 2013) e non trova compensazione nella dinamica dei proventi da commissioni (+5,2% sul 2009, al 35,5% dei ricavi); c) la maggior parte delle garanzie sui crediti deteriorati ha natura immobiliare (71% del totale) e richiede una prudente valutazione nel contesto attuale del mercato. Nel primo trimestre del 2014 calano ancora i ricavi ( 2,4%), ma si contraggono le perdite su crediti ( 9,2%, al 24% dei ricavi) con utile netto in crescita del 40%. Stock dei crediti deteriorati in lieve riduzione sui mezzi propri (da 95,1% a fine 2013 a 94,5% a marzo 2014). 2

3 Industria e servizi Vendite 2013/2012 dei maggiori gruppi industriali e dei servizi: calo del 5%, con maggiore flessione dell industria pubblica ( 7,7%) che sconta la forte concentrazione nell industria energetica ( 7,8%), e calo più contenuto dei gruppi privati ( 1,9%). Quest ultimi segnano un progresso nella propria componente manifatturiera (+1,5%), mentre i servizi e le attività diversificate non manifatturiere (tlc, media ed editoria, leisure, ) arretrano del 9,9%. Le maggiori crescite di fatturato (>10%) sono stare realizzate da: (+13,8%, sul 2012), Davide Campari (+13,6%), (+12,7%) e Aurelia (+12,1%); le maggiori flessioni di fatturato (> 10%): ( 20,6%), Iren ( 19,7%), Rcs MediaGroup ( 17,7%), Immsi Piaggio ( 14,3%), A2a ( 14,2%), Dalmine ( 11,5%) e Danieli ( 11,3%). Ventuno gruppi sui quaranta censiti hanno subìto nel 2013 un calo delle vendite, complice anche l apprezzamento medio dell euro sul dollaro (+3,3%). Fatturato domestico 2013/2012: in ripiegamento del 4,2%, con i gruppi pubblici ( 3,4%) che hanno fatto meno peggio dei privati ( 5,7%), ancora per le minori perdite dell industria energetica ( 3,2%) rispetto alla manifattura privata ( 5,8%). Fatturato estero 2013/2012: in discesa del 5,3%, a causa dell industria pubblica ( 10,5%), poiché quella privata è calata in misura frazionale ( 0,6%), grazie alla reattività della manifattura (+2,4%) che contrasta con la forte contrazione dei settori non manifatturieri ( 15,6%). Il fatturato estero dei grandi gruppi dell industria e dei servizi ha ridotto marginalmente la sua incidenza sul totale, calando dal 67,6% del 2012 al 67,4% del 2013 (era il 56,4% nel 2009). Le vendite all estero dell industria pubblica sono calate al 58,4% (dal 60,3% del 2012), in linea con il trend dell energetico (da 58,5% a 56,5%), mentre tra i privati le attività non manifatturiere sono al 40,1% (dal 42,8%), la manifattura al 90,7% (solo comparto in aumento dall 89,9% del 2012). Realizzano all estero oltre il 90% dei propri ricavi: Luxottica (98,5%), Pirelli (93,8%), De Longhi (93,5%), Danieli & C. (93%), Exor (92%) e Safilo (91,9%). Con riferimento ai soli gruppi manifatturieri (pubblici e privati), le vendite sul mercato italiano sono calate tra 2009 e 2013 del 27%, quelle sui mercati europei esclusa l Italia sono cresciute del 14%, sicchè l Europa nel suo insieme (compresa l Italia) ha subìto un calo del 2%. Il fatturato realizzato in Nord America è quadruplicato in valore assoluto (effetto Chrysler) ed anche il Sud America è aumentato in misura significativa (+47%): le vendite nelle Americhe sono quindi nel complesso triplicate. Infine il resto del mondo (Asia compresa) è aumentato del 71%. Questi profondi mutamenti hanno riassortito la distribuzione geografica delle vendite dei gruppi manifatturieri: le Americhe (Nord e Sud) valgono nel 2013 il 49% del fatturato totale (quota quasi raddoppiata dal 27% del 2009), l Europa (Italia compresa) rappresenta nel 2013 il 35% (era il 58% nel 2009), il resto del mondo (compresa l Asia) non si è mosso molto dal 2009 (purtroppo), passando dal 15% al 16%, ma conta pur sempre più dell Italia, passata dal 23% del 2009 al 10% del L insieme di industrie e servizi ha espresso nel 2013 un roi (rendimento del capitale investito) del 10,5%, in calo dall 11% del 2012, su livelli di poco sopra al 2009 (10,2%). Pronunciato il calo dell industria pubblica che scende dal 9,4% del 2012 all 8% del 2013, soprattutto per la contrazione dell Eni che passa dal 23,2% del 2012 al 13,8% del 2013, mentre i gruppi privati limano dall 11,6% del 2012 all 11,5% del Il divario tra grandi gruppi pubblici e privati è così passato da 0,5 punti di roi nel 2009 a 3,5 punti nel 2013, quello con la manifattura privata è passato da 1,7 punti del 2009 a 5,3 punti nel La manifattura privata ha prodotto la maggiore generazione di valore 3

4 (+8,6% dal 2009), facendo meglio dei gruppi pubblici (+1,9%) e di quelli energetici (4,9%), mentre i settori non manifatturieri hanno distrutto ricchezza ( 2,3%). La redditività netta (roe) cala nel 2013 diffusamente, sotto il peso degli oneri straordinari: l insieme di industrie e servizi scende dal 14,7% all 11,9%, nel pubblico dal 9,4% all 8,4%, nel privato dal 17,2% al 13,7%. Ma mentre i gruppi pubblici sono sui valori minimi del quinquennio (roe 2009: 12,4%), quelli privati sono sui massimi, grazie soprattutto alla manifattura che riesce a limare in aumento il roe dal 16,7% del 2012 al 16,8% del 2013 (roe 2009: 14,7%), compensando i servizi e le attività diversificate che sono anch esse al minimo del quinquennio (7%). Tra 2009 e 2013 le grandi società industriali e di servizi hanno realizzato utili netti cumulati pari a 66,7 mld., che provengono ancora per la grande parte (55 mld., ovvero l 82%) dalle attività pubbliche e da quelle di natura energetica (57 mld., ovvero l 85%). I maggiori utili cumulati sono stati realizzati da: Eni (30,5 mld.), Enel (18,2 mld.), (4,3 mld., relativi al quinquennio ) e Terna (2,8 mld.). I maggiori utili cumulati di privati fanno capo a Exor (2,6 mld.), Luxottica (2,3 mld.) e (2 mld.). Le maggiori perdite cumulate sono state subite da Telecom ( 2,4 mld.), Finmeccanica ( 2 mld.) ed Rcs ( 1,2 mld.). Sui quaranta gruppi censiti, 11 hanno cumulato perdite nette nel quinquennio. Occupazione invariata nel 2013, tanto per le società pubbliche ( 0,1%) che per quelle private (variazione nulla) le quali però segnano un importante incremento nella manifattura (+4,2%) ed un forte arretramento degli altri settori ( 8,2). La stabilità occupazionale deriva dall aumento della forza lavoro all estero, in aumento dello 0,3%, grazie all apporto dei gruppi pubblici (+1,1%) ove si tratta dell effetto dell Eni (+8,8%) che porta in positivo l aggregato pubblico; immutata l occupazione estera del settore privato, dove l aumento segnato dalle attività manifatturiere (+5,8%) è vanificato dalla caduta dei servizi e delle attività diverse ( 17%); all estero le attività energetiche sono in progresso del 3%, sempre grazie all Eni. L occupazione in Italia arretra nel 2013 dello 0,4%, qui integralmente per effetto dei gruppi pubblici ( 1,1%) poiché quelli privati mostrano un aumento frazionale (+0,1%). La forza lavoro non domestica ha un peso stabile sul totale, pari al 59,3% nel 2013 (era 59,1% nel 2012); i gruppi pubblici sono al 44,9% (poco meno di un dipendente su due è all estero), quelli privati al 65,3% (circa due su tre), con la manifattura al 74,4% (uno su quattro) e gli altri settori non manifatturieri al 44,7% (meno di uno su due). Tra i gruppi con il maggiore numero di dipendenti all estero: Pirelli & C. (90,5%), (90,2%), (88,5%), Prysmian (88,1%) e Buzzi Unicem (83,9%). Anche la competitività della manifattura privata tiene: i salari unitari sono cresciuti dal 2009 al 2013 del 10,9%, la produttività del lavoro appena di meno (+10,4%) e quindi l indice di competitività (rapporto tra costo del lavoro e valore aggiunto netto) è solo marginalmente peggiorato (dal 58,7% al 58,9%). Le cose sono andate peggio guardando all aggregato di tutta l industria e i servizi (costo del lavoro per addetto: +10,7%; produttività: +6,9%), ai gruppi pubblici (costo del lavoro: +10,1%; produttività: +6,6%) ed anche all industria privata, dove alla dinamica positiva della manifattura di cui si è detto, fa riscontro quella deludente dei servizi (costo del lavoro: +9,2%; produttività del lavoro: +3,1%). La struttura finanziaria: il peso del debito finanziario sui mezzi propri appare stabile tra 2009 (111,2%) e 2013 (111,5%), grazie ai gruppi pubblici che sono in miglioramento (dal 96% del 2009 all 89,9% del 2013), mentre quelle privati segnano un peggioramento (dal 132% al 142,8%), essenzialmente a causa della manifattura (dal 118,7% del 2009 al 139,1% del 2013) a sua volta condizionata dal consolidamento di Chrysler. Ma sono le attività non manifatturiere ad essere 4

5 relativamente più fragili (dal 141,8% del 2009 al 146,5% del 2013); il peso dell esposizione debitoria delle attività non manifatturiere private appare ancora più evidente se valutato rispetto al fatturato, arrivando nel 2013 al 117,8%, contro la media generale del 57,5% e il livello ancora più contenuto della manifattura (41,3%). Tra gli altri fenomeni importanti si segnala la riduzione degli intangibles dal 71,9% (2009) al 60,1% (2013) dei mezzi propri, in gran parte da ascrivere alla riduzione degli avviamenti passati dal 49,3% al 37,8% (per effetto degli impairment negativi). La contrazione degli intangibles è un fenomeno trasversale alle società pubbliche (dal 48,8% al 34,9%) e a quelli privati (dal 103,6% al 96,5%), al cui interno si segnala il peggioramento della manifattura (dal 56,6% del 2009 all 80,3% del 2013, ancora per l effetto Chrysler) e il miglioramento delle altre attività (dal 138,5% al 112,5%). Nonostante la relativa stabilità del debito finanziario (in termini di mezzi e propri e fatturato), l incidenza degli oneri finanziari sui margini industriali appare in crescita dal 28,4% del 2009 al 33,5% del 2013, ed il drenaggio di risorse al servizio del debito risulta relativamente contenuto nei gruppi pubblici (24,9% nel 2013) e più intenso in quelli privati (45,4%), soprattutto a carico delle attività non manifatturiere (60,3%). Infine, è da sottolineare che il debito obbligazionario rappresenta oramai la quota di gran lunga prevalente della componente a medio lungo termine: il 70,3% per l aggregato (dal 56,2% del 2009), con una quota più significativa nei gruppi pubblici (79,2% nel 2013 dal 56,6% del 2009) che in quelli privati (in modesta crescita dal 55,8% del 2009 al 61,2% del 2013); la manifattura in particolare stenta ad emanciparsi dal finanziamento bancario (quota obbligazionaria al 52,1%). I grandi gruppi mostrano importanti dotazioni di mezzi liquidi; si tratta in aggregato di 78,1 mld. nel 2013, in aumento del 68% dai 46,4 mld. del 2009; essi rappresentano il 28,8% del debito finanziario complessivo. Nei gruppi pubblici la liquidità ammonta a 24,3 mld. (18,8% del debito finanziario), grazie soprattutto all apporto dell Eni che ha quintuplicato la propria dotazione dal 2009, ma la maggior parte delle disponibilità è iscritta nei bilanci dei gruppi privati (53,9 mld.) ove esse arrivano a rappresentare il 37,9% dei debiti finanziari, ed in particolar modo nei gruppi manifatturieri (36,1 mld. per il 52,5% del debito finanziario). Gli introiti relativi all investimento della liquidità concorrono ad accrescere i proventi finanziari che, per l insieme dei grandi gruppi, arrivano a rappresentare il 9% dei margini industriali, il 6,7% nei gruppi pubblici ed il 12,1% in quelli privati, ove ne beneficiano soprattutto le attività non manifatturiere che, segnando margini industriali più modesti, traggono maggiore ristoro dalla gestione finanziaria che arriva a rappresentare il 20,2%. Hanno disponibilità superiori al 50% dei debiti finanziari: (859,7%), Tod s (485,1%), Danieli (406,6%), (205,1%), (153,9%), De Longhi (95,8%), Caltagirone (75,1%), Indesit (51,3%) ed Exor (50,8%); in alcuni di questi casi l apporto ai margini industriali è rilevante: (23,7%), Danieli (24,1%), (12%) e Caltagirone (30%). La posizione finanziaria netta, che tutte le società privilegiano nelle presentazioni della propria struttura finanziaria, riduce il debito finanziario dai 271 mld. effettivi a 158 mld., con una decurtazione di 113 mld., di cui 78 mld. costituiti da liquidità e titoli e 35 mld. da crediti finanziari e diversi. Con riferimento a questi ultimi, i casi più eclatanti sono quelli di Exor (20 mld. di maggiore riduzione del debito finanziario oltre alla cassa), Enel (10,4 mld.) ed (2,6 mld.). Il settore pubblico (Stato e amministrazioni locali) ha incassato tra 2009 e 2013 dividendi per 11,9 mld., di cui 5,7 mld. da Eni e 3,1 mld. da Enel; i privati hanno incassato poco meno della metà, 5,7 mld. Tra di essi, la holding della famiglia Rocca (tramite Tenaris) ha ricevuto tra 2009 e 2013 oltre 5

6 un miliardo di euro, circa 750 milioni sono affluiti a Leonardo Del Vecchio che controlla Luxottica, 650 milioni alla famiglia, 564 milioni al gruppo di controllo di (grazie al maxi dividendo del 2012), 511 milioni al gruppo di controllo di Telecom, 294 alle holding della famiglia Berlusconi, 260 milioni circa al gruppo di controllo di e a Diego Della Valle tramite la Tod s, 206 milioni ai Benetton tramite la holding, 192 alla Sapa degli Agnelli, 154 alla Camfin a capo di Pirelli e 152 al gruppo di controllo della. Importante il cumulo di dividendi pagati dalla public company Prysmian, pari a 333 milioni nel quinquennio. I dividend yield medi ( ): i più elevati tra i privati sono stati realizzati da: all 11,9% (grazie al maxi dividendo 2012) e Marr al 7,6%. Me nelle posizioni di testa (sopra il 6%) abbondano le società pubbliche: Iren al 7,8%, Terna al 7%, al 6,7%, Eni al 6,6%, Enel ed Hera al 6,5%. Sergio Marchionne cumula complessivamente 7 cariche (tutte interne al gruppo Exor); Monica Mondardini ne cumula 6 (di cui 5 all interno del Gruppo Cir, più un posto nel CdA di Atlantia); Gilberto Benetton ha 5 cariche (4 interne al Gruppo, più un posto nel CdA di Mediobanca) e 5 cariche ricopre anche Francesco Caltagirone (4 interne al Gruppo Caltagirone, più un posto nel CdA di Acea); hanno 4 cariche ciascuno Alessandro Caltagirone (3 nel Gruppo Caltagirone, più un posto nel CdA di Unicredit), Pasquale Cannatelli (tutte nel gruppo Fininvest, compreso un posto nel CdA di Mediolanum), Carlo De Benedetti (tutte nel Gruppo Cir), Rodolfo De Benedetti (tutte nel Gruppo Cir), John Elkann (tutte nel Gruppo Exor), Gaetano Miccichè (di cui due posti nei CdA di Pirelli e ), Danilo Pellegrino (tutte interne al Gruppo Fininvest), Carlo Pesenti (tre cariche interne al Gruppo Italmobiliare, più un posto nel CdA di Mediobanca) e Francesco Starace (tutte interne al Gruppo Enel). Altre 36 persone cumulano tre cariche ciascuna. I compensi degli apicali sono pari a circa 36 volte il costo medio del lavoro dei dipendenti dei gruppi che amministrano (poco meno di una vita lavorativa). Il cumulo della carica di Presidente e Amministratore delegato porta ad un multiplo di circa 83 volte, la carica di Amministratore delegato vale circa 4 volte il costo medio dei dipendenti, quella di Direttore generale 21 volte. I primi tre mesi del 2014 consegnano segnali contrastanti. L aggregato riporta una flessione del fatturato ( 2,8%), un recupero dei margini industriali (+3,1%) ed una flessione evidente del risultato netto ( 7,4%). I gruppi pubblici subiscono una maggiore flessione delle vendite ( 7,6%), ma realizzano incrementi tanto dei margini industriali (+5,6%) che del risultato netto (+4,4%), rispecchiando la tendenza dell industria energetica con calo delle vendite del 7,7%, ma recupero sia dei margini industriali (+3,8%) che del risultato netto (+1,3%). I gruppi manifatturieri privati segnano un importante progresso delle vendite (+5,7%), una lieve flessione dei margini industriali ( 0,9%), ma una profonda caduta degli utili ( 30,4%). I gruppi privati non manifatturieri regrediscono su tutte le cifre, confermano la propria fase negativa: vendite in calo del 5,2%, margini dell 1,6% e utili del 31,3%. 6

7 Banche I cinque maggiori istituti quotati (rappresentano circa il 50% degli impieghi delle banche italiane) hanno chiuso il 2013 in rosso per il terzo anno consecutivo, avendo cumulato nell ultimo triennio ( ) perdite nette per 48,1 mld. (39,3 mld. considerando il quinquennio ). Le cause sono note: a) caduta dei ricavi ( 15,5% tra 2009 e 2013), soprattutto per la contrazione del margine di interesse ( 23,1%) che continua a rappresentare la parte preponderante dei ricavi (56,2% nel 2013) e non trova compensazione nella dinamica dei provento da commissioni (+5,2% sul 2009, al 35,5% dei ricavi); b) insufficiente riduzione dei costi operativi (lavoro e spese amministrative) che calano meno dei ricavi ( 6,7% tra 2009 e 2013); c) conseguente dinamica insoddisfacente dell efficienza operativa, con il cost/income ratio che sale dal 64% del 2009 al 70,6% del 2013; d) crescita del 72,5% delle perdite su crediti nello stesso periodo; e) oneri straordinari, essenzialmente costi di ristrutturazione e svalutazioni di asset, che nel quinquennio hanno cumulato la somma di 37,3 mld. di euro. Nel solo 2013 le maggiori banche hanno iscritto oneri straordinari netti per 12,3 mld.; le svalutazioni hanno raggiunto i 18,5 mld. di euro (12,7 mld. su avviamenti e 4,1 mld. su altre attività immateriali), con un parziale sollievo che è venuto dalla rivalutazione delle quote della Banca d Italia che ha portato utili (al lordo delle imposte) per 4,2 mld (di cui 2,6 mld. in capo a Intesa SP). La pulizia dei bilanci ha alleggerito il peso degli intangibles (soprattutto avviamenti) che rispetto al patrimonio netto calano dal 44,2% del 2009 al 15,9% del 2013 (si tratta di una contrazione dei valori assoluti del 72,6%). Resta il nodo delle perdite su crediti: nel 2013 hanno raggiunto il 51,7% dei ricavi (era il 25,3% nel 2009), pari al 21,3% del patrimonio netto (9,4% nel 2009). Per Banca MPS nel 2013 l incidenza sui ricavi ha toccato il 69,2%, ovvero il 44,8% dei mezzi propri (prima dell ultimo aumento di capitale). I crediti deteriorati netti hanno seguito una traiettoria ugualmente crescente, passando dai 76 mld. del 2009 ai 115,2 mld. del 2013, dal 5,9% dei crediti v. clienti del 2009, al 10% del 2013, arrivando nello stesso ad assorbire quasi completamente i mezzi propri (95,1% contro il 47,9% del 2009). In base a questo ultimo indicatore appaiono a fine 2013 relativamente più complesse le posizioni di Banca MPS (340,6% i crediti dubbi sui mezzi propri) e Banco Popolare (164,4%). Migliora invece il tasso di copertura dei crediti dubbi, che cresce dal 41,1% del 2009 al 44,6% del 2013, sebbene alcuni istituti permangano su livelli ampiamente inferiori alla media e stabili rispetto al 2009: UBI Banca al 26,5% e Banco Polare al 26,9%. Anche considerando tipologie omogenee di crediti deteriorati, permane nel 2013 una certa dispersione fra istituti. Incagli: dal 15,1% di UBI Banca, al 39,8% di Unicredit; sofferenze: dal 37,9% del Banco Popolare al 62,5% di Intesa SP; scaduti: dal 2,8% di UBI Banca al 22,8% di Unicredit; ristrutturati: dall 11,7% di Banca MPS al 36% di Unicredit. Il quadro dei crediti deteriorati migliora sensibilmente nel 2013 se si considera che il 66,4% di essi è assistito da garanzie integrali (ovvero con totale copertura del valore del credito) che per l insieme delle cinque banche mostrano fair value ampiamente superiori all ammontare del credito assistito (2,6 volte in media). Vi è poi un ulteriore quota di crediti dubbi con garanzia parziale, ovvero che copre una parte del valore del credito: tali garanzie interessano l 11% dei crediti dubbi ed il tasso di 7

8 copertura è in media del 76,8%. In sintesi quindi il 77,5% dei crediti dubbi ha garanzie (totali o parziali) che li coprono pressoché integralmente, ovvero per il 96,7% (considerando un tetto massimo del 100% per le garanzie totali). In media, le garanzie hanno natura immobiliare (il che pone il tema della loro corretta valorizzazione in relazione alla condizione del mercato) per il 71% del loro fair value, il 24% è costituito da garanzie personali (crediti di firma), il residuo 5% da altre garanzie reali e titoli. I tassi di copertura dei crediti dubbi, ricalcolati considerando le garanzie, raddoppiano prefigurando una situazione assai più confortante: si tratta in media dell 86,1%, rispetto al 44,6% di copertura assicurata dai soli fondi rettificativi. In buona sostanza, dei 115,2 mld. di crediti dubbi in essere a fine 2013, solo 28,9 mld. risultano senza garanzia, con una drastica caduta della loro incidenza sul patrimonio netto dal 95,1% al 23,9%. Il portafoglio in titoli governativi Giips passa da 140,8 mld. nel 2011 a 213,8 mld. nel 2013 (+73 mld.), un aumento da ascrivere ai titoli italiani passati da 136,5 mld. a 211,4 mld. (+74,9 mld.). Il portafoglio dei governativi Giips rappresenta a fine 2013 il 176,6% dei mezzi propri, con un picco pari al 417,7% per Banca MPS. I derivati sono caduti rispetto al patrimonio netto dal 146,4% del 2011 (massimo del quinquennio) al 91,9% del 2013, tornando sui livelli degli anni Banca MPS (155,5%) e Unicredit (117,7%) sono le due banche con rapporto superiore al 100%. Meno propizia l evoluzione degli attivi di Livello3 (i meno liquidi) che si mantengono a fine 2013 pari al 12,5% dei mezzi propri, senza segni di riduzione dal 2009 quando erano l 8,4% dei mezzi propri (ma la voce include la partecipazione al capitale della BdI, pari a circa 1/3 dell ammontare nel 2013). E invece positiva la progressiva espansione delle attività di Livello1 (le più liquide) che passano dal 45,6% del totale attività al fair value nel 2009 al 65,1% del Infine, la leva è in riduzione da 22,2x (2009) a 18,7x (2013), con Banca MPS sopra la media (39,6x). I dati del primo trimestre 2014 indicano ricavi in caduta del 2,4% sul primo trimestre 2013, con margine di interesse in lieve flessione ( 0,6%). La caduta delle perdite su crediti ( 9,2%, ora pari al 23,5% dei ricavi), il contenimento dei costi operativi ( 1,3%) ed il saldo positivo delle poste straordinarie portano il risultato netto a crescere del 39,9% sul primo trimestre del I crediti dubbi mostrano un timido segnale di riduzione sui mezzi propri (dal 95,1% di fine a 2013 al 94,5% del marzo 2014) e il tasso di copertura dei crediti dubbi si incrementa ulteriormente (dal 44,6% al 44,9%). 8

9 Grafico 1 Variazioni % del fatturato ,5 2,4 0,7 4,2 3,4 5,0 5,3 7,7 10,5 1,9 0,6 0,3 5,7 5,8 5,8 5,7 9,9 7,8 3,2 11,1 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler 15,6 Servizi e diversi privati Energetico Fatturato totale Fatturato Italia Fatturato estero Grafico 2 Variazioni % del fatturato complessivo ( ) 13,8 13,6 12,7 12,1 8,8 6,7 6,7 5,2 3,2 2,9 2,8 2,8 2,7 2,4 2,3 2,0 1,2 0,4 0,3 0,6 1,2 2,1 2,3 3,8 4,5 5,2 6,1 6,6 6,9 7,3 7,4 9,1 9,8 11,3 11,5 14,3 14,2 17,7 19,7 20,6 Davide Campari Aurelia STM srl (Italia) Luxottica Group Astaldi Exor Cremonini Pirelli & C. Buzzi Unicem Caltagirone De Agostini Safilo Group Italmobiliare Cofide ENEL Finmeccanica Prysmian Indesit Company Fininvest Eni Dalmine RCS MediaGroup Iren Grafico 3 Quota % di fatturato estero ( ) 67,6 67,4 60,3 58,4 75,9 76,9 89,9 90,7 85,7 86,5 58,5 56,5 42,8 40,1 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Quota % vendite all'estero 2012 Quota % vendite all'estero

10 Grafico 4 Quota % di fatturato estero (2013) 98,5 93,8 93,5 93,0 92,0 91,9 86,5 85,9 85,3 85,1 84,6 84,4 83,5 82,4 82,2 81,1 75,7 75,3 72,1 69,9 66,6 66,0 64,1 57,8 52,9 49,2 34,1 34,1 31,2 30,7 29,6 5,2 0,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Luxottica Group Pirelli & C. Exor Safilo Group Prysmian Italmobiliare Indesit Company Buzzi Unicem Finmeccanica Dalmine Davide Campari Eni Astaldi Caltagirone ENEL De Agostini Cremonini RCS MediaGroup Fininvest Cofide Aurelia Iren Grafico 5 Composizione % delle vendite manifatturiere per aree geografiche (2009 e 2013) 57,6 49,2 35,0 34,6 22,6 10,1 24,5 27,0 15,4 16,2 Italia Europa (esclusa Italia) Europa Americhe Resto del Mondo Grafico 6 Variazioni % delle vendite manifatturiere per aree geografiche ( ) 308,7 197,3 47,2 71,0 14,3 27,0 1,9 Italia Europa (esclusa Italia) Europa Americhe Nord America Centro Sud America Resto del Mondo Var. % vendite

11 Grafico 7 Redditività: Roi, Roe e generazione/distruzione di ricchezza (2013) 16,8 11,9 10,5 8,0 8,4 3,0 1,9 11,5 13,7 3,4 13,3 8,6 8,1 8,9 7,0 9,7 4,9 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Servizi e diversi privati 2,3 Energetico Roi Roe Generazione (>0) o distruzione (<0) di ricchezza Grafico 8 Roi ( ) 13,0 13,8 14,0 13,3 11,5 9,7 9,7 9,7 9,5 9,8 9,3 9,3 9,4 8,5 8,1 7,3 7,9 8, Gruppi pubblici Manifattura privata Servizi e diversi privati Energetico 8,9 8,0 Grafico 9 Generazione/distruzione di ricchezza ( , n. indice 2008=100) 108,6 104,9 100,0 101,9 97, Gruppi pubblici Manifattura privata Servizi e diversi privati Energetico 11

12 Grafico 10 Risultato netto cumulato ( , mld. di euro) 30,5 18,2 4,3 2,8 2,6 2,3 2,0 1,3 1,2 1,2 1,0 0,9 0,8 0,6 0,6 0,6 0,6 0,5 0,4 0,4 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,2 0,2 0,1 0,0 0,0 0,1 0,1 0,3 0,4 0,4 0,4 0,8 1,2 2,0 2,4 Eni ENEL Exor Luxottica Group Pirelli & C. Davide Campari Prysmian Dalmine Aurelia Astaldi Iren Indesit Company Cremonini STM srl (Italia) Buzzi Unicem Caltagirone Cofide Safilo Group Fininvest Italmobiliare De Agostini RCS MediaGroup Finmeccanica Risultato netto cumulato (mld. di euro) Grafico 11 Roe (2013) 42,9 30,5 26,5 23,521,2 21,2 20,2 18,1 15,7 15,6 15,1 14,9 14,7 12,9 12,1 12,0 11,6 9,9 9,7 8,3 7,8 7,7 4,8 4,2 2,9 2,3 1,9 1,4 1,3 1,0 0,8 0,7 0,6 2,2 3,8 7,2 9,0 14,3 19,5 62,4 Exor Astaldi Luxottica Group Prysmian Pirelli & C. Davide Campari Cremonini ENEL Eni Dalmine Iren STM srl (Italia) Safilo Group Aurelia De Agostini Finmeccanica Caltagirone Indesit Company Buzzi Unicem Italmobiliare Fininvest Cofide RCS MediaGroup roe 2013 Grafico 12 Variazione % degli occupati ( ) 0,0 0,3 1,1 0,4 0,1 1,1 0,0 0,1 0,0 5,8 4,2 3,9 2,6 0,1 0,1 3,0 1,4 0,3 0,0 8,2 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler 17,0 Servizi e diversi privati Energetico Dipendenti totali Dipendenti Italia Dipendenti estero 12

13 Grafico 13 Quota % di occupati all estero (2013) 59,3 65,3 74,4 69,7 44,9 44,7 48,3 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Dipendenti all'estero in % del totale Grafico 14 Quota % di occupati all estero (2013) 90,5 90,2 88,5 88,1 83,9 79,7 74,0 72,8 70,6 68,3 67,5 63,5 63,5 61,2 57,0 52,0 48,2 47,0 45,0 41,0 39,2 32,1 24,5 21,1 19,0 6,4 0,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 Pirelli & C. Prysmian Buzzi Unicem Davide Campari Indesit Company Exor Eni Caltagirone ENEL Cofide Finmeccanica RCS MediaGroup Cremonini Fininvest Aurelia Iren Grafico 15 Variazioni % di produttività e costo del lavoro per addetto ( ) 10,7 10,1 10,1 10,9 10,4 9,2 10,2 6,9 6,6 7,2 6,3 3,1 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Servizi e diversi privati Energetico Variazione % costo del lavoro unitario ( ) Variazione % produttività del lavoro ( ) 13

14 Grafico 16 Variazione in punti del Clup ( ) 3,8 1,7 1,2 1,7 1,1 0,3 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Servizi e diversi privati Energetico Variazione in punti del Clup ( ) Grafico 17 Variazione in punti del Clup ( ) 24,5 20,8 17,8 14,8 14,5 13,3 8,3 5,4 5,2 4,1 2,7 2,6 2,4 1,7 1,6 1,3 1,1 1,0 0,4 4,8 4,8 6,2 6,4 6,6 6,6 7,2 7,8 7,9 8,6 9,7 10,0 10,1 10,6 11,9 12,8 19,8 21,1 25,0 Safilo Group Pirelli & C. Exor Cremonini Astaldi Caltagirone Cofide De Agostini Aurelia Buzzi Unicem ENEL Eni Iren Davide Campari Prysmian Dalmine Indesit Company Finmeccanica Italmobiliare Fininvest RCS MediaGroup Variazione in punti del Clup ( ) Grafico 18 Rapporto % tra debiti finanziari e: capitale netto e fatturato (2013) 142,8 139,1 146,5 111,5 119,7 117,8 89,9 88,8 57,5 53,1 62,2 41,3 51,4 54,7 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Debiti finanziari in % capitale netto Debiti finanziari in % fatturato 14

15 Grafico 19 Rapporto % tra debiti finanziari e capitale netto (2013, società >150% e < 50%) 300,8 254,0 225,9 225,7 222,4 219,8 196,3 184,5 178,9 173,2 159,5 44,3 43,8 42,3 42,2 37,8 31,3 30,8 22,7 10,5 10,3 5,9 4,5 3,9 Exor Astaldi Cremonini Cofide Eni Safilo Group Caltagirone STM srl (Italia) Dalmine Debiti finanziari in % capitale netto Grafico 20 Rapporto % tra debiti finanziari e fatturato (2013, società >50% e < 30%) 481,1 390,2 171,9 152,5 140,1 104,6 93,2 89,6 85,2 81,6 81,6 75,5 74,6 28,4 27,8 27,7 25,7 24,1 23,6 23,4 22,6 20,5 17,6 16,3 7,7 6,5 4,9 3,1 2,6 Aurelia De Agostini Iren Davide Campari ENEL Luxottica Group Cremonini Indesit Company Safilo Group Eni Prysmian STM srl (Italia) Dalmine Debiti finanziari in % fatturato Grafico 21 Rapporto % tra oneri finanziari e Mon (2013) 60,3 45,4 33,5 33,4 34,4 24,9 23,2 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Oneri finanziari in % del Mon 15

16 Grafico 22 Rapporto % tra oneri finanziari e Mon (2013, società >50% e < 30%) 297,0 158,3 134,7 107,0 80,6 63,8 59,2 58,3 57,1 50,6 50,5 50,0 28,6 24,5 23,9 22,4 20,7 18,8 16,4 13,9 13,1 9,5 9,0 5,3 4,4 1,6 1,1 1,0 Finmeccanica Italmobiliare Fininvest Cofide Buzzi Unicem STM srl (Italia) Astaldi Indesit Company Caltagirone Pirelli & C. Safilo Group Davide Campari Luxottica Group Eni Dalmine Oneri finanziari in % del Mon Grafico 23 Quota % di obbligazioni sul debito a ml termine (2013) 70,3 79,2 61,2 52,1 52,1 69,2 78,8 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Obbligazioni in % dei debiti finanziari a ml Grafico 24 Rapporto % disponibilità e debito finanziario ( ) 37,9 52,5 47,2 47,2 44,6 19,6 28,8 18,8 29,9 19,1 24,3 18,3 9,2 7,2 Totale Gruppi pubblici Gruppi privati Manifattura privata Manifattura privata senza Chrysler Servizi e diversi privati Energetico Cassa e titoli / debiti finanziari (in %) 2009 Cassa e titoli / debiti finanziari (in %)

17 Grafico 25 Rapporto % disponibilità e debito finanziario (2013, società >50% e < 30%) 859,7 485,1 406,6 205,1 153,9 95,8 75,1 62,0 50,8 51,3 29,7 27,8 27,5 25,8 25,8 24,9 24,3 20,3 18,6 18,5 16,8 16,7 16,1 13,8 11,0 10,6 8,6 2,3 2,0 0,0 Caltagirone STM srl (Italia) Indesit Company Exor Luxottica Group Finmeccanica Astaldi Fininvest De Agostini ENEL Cremonini RCS MediaGroup Iren Rapporto % tra liquidità e debito finanziario Grafico 26 Crediti dedotti dal debito finanziario nella posizione finanziaria netta (2013, milioni) Exor ENEL Finmeccanica Aurelia Iren Astaldi Fininvest Pirelli & C. Cremonini Prysmian Cofide Crediti dedotti dal debito nella PFN (milioni di euro) Grafico 27 Dividendi incassati dai gruppi di controllo ( , milioni) Eni ENEL Tenaris Luxottica Group STM N.V. Fininvest Exor Iren Pirelli & C. Finmeccanica De Agostini Davide Campari Indesit Company Astaldi Buzzi Unicem Caltagirone Italmobiliare Aurelia Cofide Cremonini Safilo Group RCS MediaGroup Prysmian (public company) Dividendi cumulati dai gruppi di controllo (milioni di euro) 17

18 Grafico 28 Dividend yield medio ( ) 11,9 7,8 7,6 7,0 6,7 6,6 6,5 6,5 5,9 5,6 5,5 5,4 5,0 5,0 4,9 4,4 4,1 4,1 3,8 3,7 3,4 3,4 3,4 3,2 2,8 2,8 2,5 2,3 2,2 2,1 2,0 1,7 1,3 1,3 1,3 1,2 1,0 1,0 0,8 0,6 0,0 0,0 Iren Marr (Cremonini) Eni ENEL Atlantia () ASTM (Aurelia) STM N.V. Pirelli & C. GTECH (De Agostini) Indesit Company Astaldi Mediaset (Fininvest) Prysmian Caltagirone Luxottica Group Tenaris Exor Finmeccanica Davide Campari A. Mondadori (Fininvest) Italmobiliare Autogrill () Buzzi Unicem Cofide RCS MediaGroup Safilo Group Dividend yield medio ( ) Grafico 29 Cumulo delle cariche sociali (2013) MARCHIONNE SERGIO MONDARDINI MONICA BENETTON GILBERTO CALTAGIRONE FRANCESCO CALTAGIRONE ALESSANDRO CANNATELLI PASQUALE DE BENEDETTI CARLO DE BENEDETTI RODOLFO ELKANN JOHN MICCICHÈ GAETANO PELLEGRINO DANILO PESENTI CARLO STARACE FRANCESCO Altri 36 Amministartori Grafico 30 Multipli tra compensi apicali e costo medio del lavoro (industria e servizi, 2013) 278,0 83,2 36,4 28,0 29,5 33,1 13,4 45,7 30,6 21,1 Media Massimo Media P Media P,CD Media VP Media VP,CD Media VP,DG Media CD Media CD,DG Media DG Multiplo compenso apicale (solo cash) e costo medio per dipendente 18

19 BANCHE Grafico 31 Perdite su crediti in % dei ricavi (2009 mar 2014) 51,7 35,9 25,3 21,9 23,7 23, mar 2014 Perdite su crediti in % dei ricavi Grafico 32 Perdite su crediti in % dei ricavi (mar 2014) 48,3 38,4 26,3 22,7 15,0 Banca MPS Banco Popolare Intesa Sanpaolo UBI Banca Unicredit Perdite su crediti in % dei ricavi Grafico 33 Crediti deteriorati in % del patrimonio netto (2009 mar 2014) 95,1 94,5 70,3 77,1 47,9 51, mar 2014 Crediti deteriorati in % del capitale netto 19

20 Grafico 34 Crediti deteriorati in % del patrimonio netto (mar 2014) 348,8 169,3 80,2 77,2 68,3 Banca MPS Banco Popolare UBI Banca Unicredit Intesa Sanpaolo Crediti deteriorati in % del capitale netto Grafico 35 Tassi di copertura dei crediti deteriorati (mar 2014) 52,4 46,7 41,6 27,3 26,5 Unicredit Intesa Sanpaolo Banca MPS UBI Banca Banco Popolare Tassi di copertura dei crediti deteriorati Grafico 36 Quota % di crediti totalmente garantita (2013) 73,7 72,9 69,9 65,0 61,7 Banco Popolare UBI Banca Banca MPS Intesa Sanpaolo Unicredit Quota % di crediti totalmente garantita 20

21 Grafico 37 Quota % di garanzie immobiliari (2013) 85,0 79,0 61,8 61,0 53,0 Intesa Sanpaolo Unicredit Banca MPS UBI Banca Banco Popolare Quota % di garanzie immobiliari in % del totale Grafico 38 Tassi di copertura con soli fondi rettificativi e comprese le garanzie (2013) 87,5 84,6 85,4 88,2 82,5 51,7 46,0 41,8 26,9 26,5 Unicredit Intesa Sanpaolo Banca MPS Banco Popolare UBI Banca Tasso di copertura con fondi Tasso di copertura comprese le garanzie Grafico 39 Governativi Giips in % del patrimonio netto (2013) 417,7 232,0 184,8 176,7 95,2 Banca MPS Intesa Sanpaolo UBI Banca Banco Popolare Unicredit Titoli governativi Giips in % del patrimonio netto 21

22 Grafico 40 Derivati, Livello3 e leva ( ) 146,4 124,5 92,2 91,1 91,9 22,2 21,6 21,9 19,3 18,7 8,4 9,4 13,1 10,9 12, Derivati in % del patrimonio netto Livello3 in % del patrimonio netto Leva Grafico 41 Derivati Livello3 in % del patrimonio netto e leva (2013) 155,5 117,7 83,2 52,2 39,6 11,2 14,2 18,8 14,6 16,5 19,9 14,7 5,7 6,4 2,5 Banca MPS Unicredit Intesa Sanpaolo Banco Popolare UBI Banca Derivati in % del patrimonio netto Livello3 in % del patrimonio netto Leva 22

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