Rifiuti solidi urbani: esposizione

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1 Rifiuti solidi urbani: esposizione Presenter: Giovanna Berti 04/12/2018

2 Struttura della presentazione Definizioni Normativa/Legislazione Fonti, misura o stima della esposizione Esposizione della popolazione Controllo dell esposizione Esempio di buone pratiche

3 Definizioni Rifiuto(articolo 6, comma 1, lettera a) D.L.vo 3/4/2006 n. 152 Testo Unico ambientale ): Qualsiasi sostanza od oggetto che rientri nelle categorie riportate nell Allegato A alla parte quarta del presente decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l obbligo di disfarsi. Le parole:"si disfi", "abbia deciso" o "abbia l'obbligo di disfarsi" si interpretano come segue: "si disfi": qualsiasi comportamento attraverso il quale in modo diretto o indiretto una sostanza, un materiale o un bene sono avviati o sottoposti ad attività di smaltimento o di recupero; "abbia deciso": la volontà di destinare ad operazioni di smaltimento e di recupero, sostanze, materiali o beni; "abbia l' obbligo di disfarsi": l' obbligo di avviare un materiale, una sostanza o un bene ad operazioni di recupero o di smaltimento, stabilito da una disposizione di legge o da un provvedimento delle pubbliche autorità o imposto dalla natura stessa del materiale, della sostanza e del bene o dal fatto che i medesimi siano compresi nell' elenco dei rifiuti pericolosi.

4 Definizioni RIFIUTO: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o o abbia l intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi; DETENTORE: il produttore dei rifiuti o la persona fisica o giuridica che ne è in possesso. CLASSIFICAZIONE Origine RIFIUTI URBANI(RU) RIFIUTI SPECIALI(RS) Pericolosità RIFIUTI PERICOLOSI RIFIUTI NON PERICOLOSI Classificazione DPR 915/82: RIFIUTI SOLIDI URBANI (RSU) RIFIUTI TOSSICI E NOCIVI (RTN) RIFIUTI SPECIALI (RS)

5 Definizioni Rifiuti urbani a)i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione; b)i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'art. 198, comma 2, lettera g); c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade; d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza giacenti sulle strade ed aree pubbliche o private, comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua; e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali; f) i rifiuti provenienti da esumazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).

6 Definizioni Rifiuti speciali a) i rifiuti da attività agricole e agroindustriali; b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo restando quanto disposto dall'articolo 184-bis (sui sottoprodotti); c) i rifiuti da lavorazioni industriali; d) i rifiuti da lavorazioni artigianali; e) i rifiuti da attività commerciali; f) i rifiuti da attività di servizio; g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi; h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie.

7 Definizioni C.E.R. Catalogo Europeo dei Rifiuti L'elenco dei rifiuti di cui all'allegato D, nel quale OGNI RIFIUTO è identificato attraverso un codice a 6 cifre, evidenzia i rifiuti pericolosi (contrassegnati con un asterisco), si basa sul processo produttivo origine del rifiuto, tiene conto della composizione dei rifiuti e, ove necessario, dei valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose.

8 Definizioni Rifiuti pericolosi Sono rifiuti pericolosi quelli che recano le caratteristiche di pericolo di cui all allegato I (es. H1-Esplosivo, H7- Cancerogeno, H8-Corrosivo, ecc). I rifiuti possono essere classificati come rifiuti pericolosi sulla base del processo produttivo che li ha originati: es * sali e loro soluzioni, contenenti cianuri. In alcuni comparti produttivi il processo potrebbe generare anche rifiuti non pericolosi. In questo caso (Codici a specchio) la classificazione avviene sulla base delle caratteristiche chimico/fisiche del rifiuto : es * sali e loro soluzioni, contenenti metalli pesanti sali e loro soluzioni, diversi da quelli di cui alle voci e La declassificazione da rifiuto pericoloso a non pericoloso non può essere ottenuta attraverso una diluizione o una miscelazione del rifiuto. 04/12/2018

9 Fonti, misura o stima dell esposizione REGIONE PIEMONTE Ripartizione quantitativa delle tipologie di rifiuti anno 2014 (Fonte: Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, e speciali ) 04/12/2018

10 Fonti, misura o stima dell esposizione REGIONE PIEMONTE Ripartizione quantitativa delle tipologie di rifiuti speciali MUD anno 2014 (Fonte: Piano regionale di gestione dei rifiuti speciali 2018) 04/12/2018

11 Normativa/Legislazione In ambito comunitario, la direttiva 2008/98/CEfissa attualmente i principi fondamentali finalizzati ad orientare le politiche in materia di rifiuti per ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l ambiente e ridurre al contempo l uso di risorse e promuovere l applicazione pratica della gerarchia dei rifiuti (Recepimento con D.Lgs. 3 dicembre 2010, n. 205 ) Direttiva 2008/98/CE - Articolo 4 Gerarchia dei rifiuti 1. La seguente gerarchia dei rifiuti si applica quale ordine di priorità della normativa e della politica in materia di prevenzione e gestione dei rifiuti: a) prevenzione; b) preparazione per il riutilizzo; c) riciclaggio; d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; e e) smaltimento. La direttiva stabilisce altresì, l obbligo per gli Stati membri di elaborare Piani per la gestione dei rifiuti.

12 Normativa/Legislazione Il d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 e ss.mm.ii. disciplina i piani regionali all articolo 199 che, in recepimento dei principi enunciati nella direttiva 2008/98/CE, introduce nel testo della norma i contenuti del piano regionale di gestione dei rifiuti. I piani devono comprendere l'analisi della gestione dei rifiuti esistente nell'ambito geografico interessato, le misure da adottare per migliorare l'efficacia ambientale delle diverse operazioni di gestione dei rifiuti, nonché una valutazione del modo in cui i piani contribuiscono all'attuazione degli obiettivi e delle disposizioni di cui alla parte IV del d. lgs. n.152/2006. L articolo 199 del d.lgs. 152/2006 stabilisce che per l approvazione dei piani di gestione dei rifiuti si applichi la procedura della Valutazione Ambientale Strategica, ai sensi della parte II del medesimo decreto La legge 28 dicembre 2015, n. 221, Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell uso eccessivo di risorse ambientali, ha modificato il comma 12 dell articolo 199 ed introdotto il comma 12 bis. Il comma 12 stabilisce che le Regioni assicurino, la pubblicazione annuale nel proprio sito web di tutte le informazioni utili a definire lo stato di attuazione dei piani regionali e dei programmi previsti dal citato articolo 199

13 Normativa/Legislazione Con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, il Ministero ha adottato il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti. gli obiettivi di prevenzione fissati dal Programma nazionale al 2020 sono: 1. riduzione del 5 % della produzione di rifiuti urbani per unità di PIL; nell ambito del monitoraggio dell efficacia delle misure si prenderà in considerazione anche l andamento dell indicatore rifiuti urbani/consumo delle famiglie; 2. riduzione del 10 % della produzione di rifiuti speciali pericolosi per unità di PIL; 3. riduzione del 5 % della produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di PIL. Tale obiettivo potrà essere rivisto in base a nuovi dati sulla produzione dei rifiuti speciali. Con D.M. 185 del 18 luglio 2014, il Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha nominato un Comitato Tecnico Scientifico per l'implementazione e lo sviluppo del Programma nazionale di Prevenzione dei rifiuti. Il Comitato è composto di cinque membri e dura in carica 3 anni.

14 Normativa/Legislazione Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni. Verso un economia circolare: programma per un'europa a zero rifiuti. COM/2014/0398 final 02/07/2014 Nei sistemi di economia circolare i prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci sono rifiuti. Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all'interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore. Per passare ad un'economia più circolare occorre apportare cambiamenti nell'insieme delle catene di valore, dalla progettazione dei prodotti ai modelli di mercato e di impresa, dai metodi di trasformazione dei rifiuti in risorse alle modalità di consumo: ciò implica un vero e proprio cambiamento sistemico e un forte impulso innovativo, non solo sul piano della tecnologia, ma anche dell'organizzazione, della società, dei metodi di finanziamento e delle politiche

15 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO EUROPEO - La produzione dei rifiuti urbani in Europa Negli ultimi anni ( ) si osserva in media una riduzione della produzione totale e pro capite

16 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO EUROPEO - La gestione dei rifiuti urbani in Europa Ripartizione tra Discarica, Incenerimento, Compostaggio e Riciclaggio,

17 CONTESTO ITALIANO Produzione totale rifiuti in Italia (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016) Fonti, misura o stima dell esposizione

18 CONTESTO ITALIANO Trend temporali (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016) Fonti, misura o stima dell esposizione

19 CONTESTO ITALIANO Produzione per regione (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016) Fonti, misura o stima dell esposizione

20 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Produzione rifiuti, PIL e consumi delle famiglie (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

21 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Raccolta differenziata (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

22 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Raccolta differenziata (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

23 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Raccolta differenziata (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

24 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Gestione dei rifiuti (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

25 Fonti, misura o stima dell esposizione CONTESTO ITALIANO Gestione dei rifiuti (Fonte: ISPRA, Rapporto rifiuti Urbani, 2016)

26 Il percorso di gestione dei rifiuti. Esempio: Lazio, 2008 (Progetto INTARESE) RSU ( t) Da trattare Riciclo / Compost ( t) ( t) Trattamento Meccanico biologico (TMB) Discarica senza pretrattamento ( t) Combustibile da rifiuti ( t ) Inceneritori Frazione organica stabilizzata ( t ) ( t) Residui ( t ) Metalli ( t ) Perdite ( t ) Ceneri ( t) Discariche rifiuti pericolosi Scorie ( t) Recupero Discariche rifiuti non pericolosi ( t ) Recupero

27 Esposizione della popolazione: discariche Le emissioni di una discarica - biogas e percolato, altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere -Biogas: metano (CH 4 ) e anidride carbonica (CO 2 ) sono i costituenti principali -Oltre a queste sostanze nel biogas sono presenti numerosi altri composti organici e non, tra cui H 2, O 2, N 2, CO, NH 3, H 2 S, vapore acqueo e altri composti in tracce. -L idrogeno solforato (H 2 S), dal tipico odore di uova marce, odorigeno e responsabile della maggior parte delle lamentele della popolazione residente nei pressi di una discarica, benché le concentrazioni siano basse e la tossicità scarsa. Emissioni gassose tipiche di una discarica di rifiuti urbani non pericolosi CH 4 CO 2 O 2 N 2 CO (MERCAPTANI) C2H5SH H 2 H 2 S NH 3 Concentrazione % tracce tracce 0-20 tracce tracce

28 Esposizione della popolazione: inceneritori Gli inceneritori Impianti utilizzati per lo smaltimento dei rifiuti mediante un processo di combustione ad alta temperatura (incenerimento), che dà come prodotti finali un effluente gassoso, ceneri e polveri. Se il calore sviluppato durante la combustione dei rifiuti viene recuperato e utilizzato per produrre vapore, e per la produzione di energia elettrica o come vettore di calore (ad esempio per il teleriscaldamento) gli inceneritori vengono indicati col nome di termovalorizzatori. Tutti gli impianti attualmente in funzione in Italia prevedono il recupero del calore, cosa peraltro imposta dalle normative in materia già a partire dal SUDDIVISIONE DELLE EMISSIONI: MACROINQUINANTI(Ossidi di zolfo, Ossidi di azoto, Gas inorganici, Ossidi di carbonio, Sostanze Organiche Volatili, Particolato); MICROINQUINANTI(Metalli Pesanti, Idrocarburi Aromatici, Idrocarburi Policiclici Aromatici, Organoclorurati, Diossine Bromurate e Alogenate, Fenoli Alogenati, Dibenzotiofeni Policlorurati, Benzeni Clorurati); Bisogna ricordare che le emissioni di un inceneritore non interessano solamente il comparto ambientale ARIA, ma anche l ACQUA e SUOLO.

29 Esposizione della popolazione: inceneritori Va ricordato che si è assistito ad una riduzione progressiva delle emissioni dal 1970 in poi (con riduzione conseguente dei rischi attesi) In Italia, il progetto MONITER ha misurato in dettaglio le emissioni degli impianti di ultima generazione (Quaderni MONITER) In particolare oggi si registra in particolare una riduzione dei valori di emissione di volte per le diossine rispetto agli anni 70 e 80 Emissioni in aria di alcuni vecchi impianti di incenerimento (dati da 15 impianti)* PCDD/F ngi-teq/nm ( impianti chiusi nel 1992) mg/nm polveri HCl SOx s** (emissioni stimate) PCDD/F ngi-teq/nm (emissione massima: 2,000 ngi-teq/nm 3 ) NOx Hg Cd Metalli pesanti * O. Hutzinger, H. Fiedler. 20 anni di incenerimento di rifiuti: problemi e soluzioni. In Atti convegno L incenerimento dei rifiuti. Bologna marzo A cura di L. Morselli, G. Viviano ** WHO (1987). PCDD and PCDF emission from incinerators for municipal sewage sludge and solid waste. Evaluation of human exposure. Environmental Health Series n. 17.

30 Esposizione della popolazione: inceneritori Limiti emissivi degli inceneritori : DirettiveEuropee e legislazione Italiana. mg/nm 3 s 11 % O 2 DLgs11/5/05 n.133 waste DM 25/2/00 n. 124 hazardous waste DM 19/11/97 n. 503 MSW and CW DM 12/7/90 old plants Directive 2000/76/CE waste Direttiva 94/67/CE hazardous waste Directive 89/369/CEE MSW total dust HCl HF SO NO CO (150) 50 - TOC Cd, Tl, Hg 0.05* 0.05 * 0.05 * * 0.05 * 0.2 Sb, As, Pb, Cr, Co, Cu, Mn, Ni, V PAH PCDD + 0.1** PCDF 0.1 ** 0.1 ** 4, ** 0.1 *** - (ng/nm 3 ) Note: Il doppio valore si riferisce alla media giornaliera e al Massimo orario; *Limite per (Cd + Tl) e Hg separati. **Calcolato usando il concetto di tossicità equivalente riferito alla 2,3,7,8 T 4 CDD.

31 Esposizione della popolazione: inceneritori Rifiuti solidi urbani-esposizione Range of values for emission to air from some European MSWI plants

32 Esposizione della popolazione: inceneritori Limiti emissivi (UE e Italia) e best emission performances indicate dal BRef mg/nm 3 s DLgs 11/5/05 n.133 BAT 24h BAT ½ h Polveri totali HCl HF 1-4 < 1 < 2 SO NO CO TOC Cd + Tl Hg Sb, As, Pb, Cr, Co, Cu, Mn, Ni, V PAH PCDD + PCDF (I-TEQ ng/nm 3 ) 0.1 (8 h)

33 Controllo dell esposizione della popolazione: inceneritori Esempio: Emissioni PCDD/PCDF Progetto Moniter Rifiuti solidi urbani- Esposizione Nota: Il limite autorizzato dal D.Lgs133/2005 è di 50 picogrammi per Normalmetro cubo, (scala paragonabile nell analisi in tabella).

34 Valutazione dell esposizione della popolazione Differente per discariche ed inceneritori In passato: basata sulla distanza geografica Oggi: basata su modelli GIS di concentrazione Restano margini di incertezza Esposizione ad un cocktail di sostanze (metalli, IPA, diossine, acidi) Utilizzo di una sostanza tracciante Difficoltà a stimare le dosi accumulate nel tempo

35 Valutazione dell esposizione della popolazione Progetto CCM SESPIR ( ) -Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti. 5 regioni; valutazione di impatto da discariche ed inceneritori

36 Valutazione dell esposizione della popolazione Progetto CCM SESPIR ( )-Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti. 5 regioni; valutazione di impatto da discariche ed inceneritori Gestione rifiuti baseline ( ) % 60 Indifferenziata Differenziata Piemonte E-R Lazio Campania Sicilia

37 Valutazione dell esposizione della popolazione Progetto CCM SESPIR ( )-Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento rifiuti. 5 regioni; valutazione di impatto da discariche ed inceneritori Gestione rifiuti baseline ( ) % Incenerimento Discarica TMB Ecoballe Piemonte E-R Lazio Campania Sicilia

38 Valutazione dell esposizione della popolazione METODOLOGIA PER LA STIMA DELLA POPOLAZIONE ESPOSTA Metodo: distanza dalla sorgente puntiforme Sono state definite distanze differenti per ciascuna tipologia di impianto attraverso dei buffer circolari: INCENERITORI 3 km DISCARICHE 2 km TMB500m Tramite GIS calcolo delle popolazioni che ricadono all interno dei buffer per il censimento ISTAT 2001.

39 Valutazione dell esposizione della popolazione CENSIMENTO DEGLI IMPIANTI Raccolta dati regionali (periodo ) Localizzazione degli impianti (centroide) Omogeneizzazione del sistema di riferimento geografico Verifica della localizzazione attraverso le foto satellitari di Google Earth Inceneritori Discariche TMB 15 inceneritori 64 discariche 38 TMB

40 Valutazione dell esposizione della popolazione TUTTI GLI IMPIANTI AREA NORD (2,2%) (3,8%)

41 Valutazione dell esposizione della popolazione TUTTI GLI IMPIANTI AREA CENTRO/SUD (1,0%) (0,8%) (0,9%)

42 Valutazione dell esposizione della popolazione Scenari Scenario regionale: modifiche avvenute e previste Scenario virtuoso o green Riduzione del 10% dei rifiuti prodotti Raccolta differenziata/compostaggio al 70% Divieto di conferimento in discarica del rifiuto indifferenziato tal quale

43 Valutazione dell esposizione della popolazione Scenari impiantistici Impianto Scenario Piemonte Emilia- Romagna Lazio Campania Sicilia Inceneritori -baseline regionale green Discariche -baseline regionale green TMB -baseline regionale green

44 Valutazione dell esposizione della popolazione Inceneritori Popolazione esposta Discariche TMB baseline scenario regionale 500 green 0

45 Valutazione dell esposizione della popolazione Modena: Esposizione a PM10 (inceneritore) confronto distanzamodello di ricaduta

46 Valutazione dell esposizione della popolazione

47 Valutazione dell esposizione della popolazione Diverse condizioni climatiche danno luogo a diverse mappe di dispersione delle emissioni!

48 Esempi di buone pratiche Obiettivo: riduzione della quantità di rifiuti con aumento della raccolta differenziata. Passaggio ad un economia circolare nella gestione dei rifiuti (riammissione nei cicli produttivi o riutilizzo ad altro scopo dei materiali raccolti) Oggi l obiettivo di qualità da raggiungere a livello comunale è una percentuale di raccolta differenziata superiore almeno al 65% e una quantità di rifiuti indifferenziati inferiore a 75 Kg/abitante/anno. Nel 2016 solo 525 comuni hanno raggiunto questo limite (di cui 413 nel Nord Italia), per una popolazione di circa 3.000,000 di abitanti (5% del totale) Tra i capoluoghi di provincia, nel 2016 il primo posto in classifica è di PORDENONE (81.8% di raccolta differenziata) seguito da BELLUNO (78,4%)

49 Esempi di buone pratiche: raccolta differenziata Più difficile aumentare la raccolta differenziata nelle aree metropolitane Nel rapporto ISPRA 2016 nessuna area metropolitana nel 2015 raggiunge il 65% di RD e solo 5 aree superano il 50%

50 Esempi di buone pratiche: raccolta differenziata Primi 10 comuni che nel 2016 risultano avere, oltre ad una percentuale di raccolta differenziata (RD) uguale o superiore al 65%,una produzione pro capite di rifiuto indifferenziato (data dalla somma del secco residuo e dalla quota non recuperata dei rifiuti ingombranti) inferiore o uguale ai 75 Kg/anno/abitante. Le graduatorie sono stilate in base alla più bassa produzione di rifiuto indifferenziato. TOP TEN - CLASSIFICA ASSOLUTA Comune Prov Abitanti Procapite secco residuo (Kg/a/abitante) % RD TORTORELLA SA SASSANO SA VALDA TN PETINA SA CASTELCUCCO TV CAPRIANA TN MORIGERATI SA VALFLORIANA TN CASOLE BRUZIO CS GIOVO TN Procapite rifiuti urbani (Kg/g/abitante)

51 Si ringraziano per i loro contributi : ISPRA (Rapporto rifiuti Urbani, 2016) (slides 12-22) DEP Lazio (Gruppo di lavoro Progetto INTARESE) (slide 23) Andrea Ranzi (ARPAE) (slides 24-25) Gruppo di lavoro Progetto CCM 2010 Sespir (slides 32-43) Gruppo di lavoro Progetto MONITER (slide 30) Alessandro Di Domenico, Giuseppe Viviano (ISS) slides Legambiente (slides 44, 46)

52 Rifiuti solidi urbani: esposizione A cura di Ennio Cadum, 1 Elisabetta Chellini, 2 Carla Ancona, 3 1.ARPA Piemonte 2. ISPO 3. Agenzia regionale di sanità del Lazio Questo materiale è stato predisposto nel quadro del progetto CCM 2015 Epiambnet

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