Accordi di libero scambio UE Paesi terzi
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- Brigida Romagnoli
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1 Accordi di libero scambio UE Paesi terzi Area Economica Affari Internazionali Marzo 2019
2 Confagricoltura è consapevole che il libero scambio delle merci a livello internazionale è attualmente condizione fondamentale per la sussistenza delle imprese ed il loro sviluppo economico che contribuisce, peraltro, a quello dell Italia e dell Europa. Per quanto riguarda l Italia, la rilevanza dell export è confermata dal confronto dell andamento dei dati dei consumi interni e delle esportazioni dal quale si evince che negli ultimi anni ed anche nei primi nove mesi del 2018 è evidente come il tasso di crescita tendenziale dei consumi sia abbondantemente al di sotto del trend delle esportazioni che crescono in valore ad una velocità quasi quattro volte superiore (v. tabella). Evoluzione dei consumi alimentari e dell'export agroalimentare in Italia Variazioni tendenziali (elaborazione Centro Studi Confagricoltura su dati Ismeamercati ed Istat) Consumi Export ,3% +0,8% ,6% +4,2% ,2% +7,4% gen-set ,6% +1,4% Media +0,9% +3,4% E, quindi, interesse dell Unione europea e del governo italiano per quanto ci riguarda operare affinché il commercio internazionale sia reso il più semplice e fruibile possibile per gli operatori. Confagricoltura, quindi, ha una posizione favorevole alla stipula di accordi bilaterali tra UE e Paesi terzi, poiché operare in situazioni regolamentate e chiare negli scambi commerciali internazionali favorisce le imprese. Gli accordi bilaterali tra Paesi, inoltre, migliorano ed ampliano le relazioni tra i Paesi stessi, quindi sono pure il volano per la soluzione di problematiche anche eventualmente non ricomprese direttamente nei testi degli accordi stessi. Questi concetti acquistano ancora maggior valore considerando le difficoltà oggettive, che derivano da eventi di carattere politico e non commerciale, comunque esistenti a livello internazionale: dal 2014 l embargo da parte della Federazione russa; oramai con molta probabilità da aprile 2019 la concreta fuori uscita dalla UE del Regno Unito che potrebbe diventare un vero e proprio Paese terzo; le difficoltà nascenti ad avere rapporti aperti con l Iran; l entrata in vigore del TPP (accordo di libero scambio tra i Paesi che affacciano sull Oceano Pacifico esclusi USA e Cina) che vuole dire liberalizzazione del commercio tra undici Paesi del Pacifico; gli attacchi diretti degli Stati Uniti e la guerra commerciale tra USA e Cina che potrebbe comportare un aumento dell offerta sul mercato mondiale di quei prodotti che i due Paesi avrebbero problemi a commercializzare tra loro ( e già un po sta avvenendo con la soia) o misure protezionistiche di carattere commerciale. 2
3 Da uno studio effettuato di recente dal Centro studi di Confagricoltura emerge che il solo embargo russo ai prodotti agricoli ed agroalimentari ha prodotto dal 2013 al 2018 una diminuzione del valore delle esportazioni del comparto nella sola Italia del 22%. Ai vincoli sopra esposti, rendono ulteriormente difficoltoso il nostro export le barriere di carattere sanitario, fitosanitario e burocratico - amministrativo che quasi tutti i Paesi del mondo pongono all ingresso delle merci. La Commissione europea a giugno del 2018 ha pubblicato una relazione con la quale fornisce una panoramica degli ostacoli al commercio ed agli investimenti posti nel 2017 dai Paesi terzi complessivamente, ovvero su tutti i settori produttivi, dalla quale emerge, innanzi tutto, che il numero di ostacoli attivi è in aumento (dal 2017 al 2018), che per gran parte si tratta di barriere di carattere sanitario e fitosanitario e che il settore maggiormente colpito è quello agroalimentare. Confagricoltura, al contempo, sostiene che gli accordi bilaterali devono essere basati su concetti e principi di reciprocità ed equilibrio tra le parti; devono prevedere concessioni che siano mutualmente vantaggiose sia sul fronte del taglio delle barriere tariffarie, sia per quello degli ostacoli non tariffari che molto spesso sono ben più rilevanti per i rapporti commerciali. E, comunque, opportuno ricordare che gli accordi di libero scambio tra l Unione europea ed i Paesi terzi sono il risultato di intese tra gli interessi delle parti coinvolte ed è necessario che la Commissione europea vigili sull applicazione dei trattati con attenti e periodici monitoraggi, affinché da un lato ne sia verificata la corretta applicazione e da un altro possano essere apportati eventuali adeguamenti ed aggiornamenti. Inoltre, riteniamo necessario che il nostro governo e la Commissione europea amplino in modo determinante rendendola più approfondita e puntuale l azione di informazione e di condivisione con le organizzazioni delle imprese nel corso dei negoziati bilaterali. Ciò al fine di poter ascoltare il pensiero dei settori economici in tempi utili ad intervenire sulle intese e non ad accordi già chiusi. Attualmente, invece, viene divulgata un informativa sommaria, seppure costante e migliorata rispetto al passato, e che riporta solo la posizione e le proposte della UE, omettendo quasi totalmente gli interessi evidenziati dalle controparti. Ovvero un informativa che non permette di sviluppare ragionamenti completi e, quindi, di fornire indicazioni e suggerimenti, direttamente o indirettamente, ai negoziatori europei. *** Di seguito riportiamo alcune osservazioni sintetiche sui negoziati in corso e su taluni accordi conclusi o entrati in vigore di recente che riteniamo di maggiore interesse per le imprese agricole ed agroalimentari italiane. Prima di procedere evidenziamo una premessa valida per tutti gli accordi in merito alla tutela delle indicazioni geografiche. 3
4 Tutela delle indicazioni geografiche Confagricoltura ritiene che la soluzione più appropriata da introdurre negli accordi di libero scambio sia il riconoscimento del regime europeo delle denominazioni di origine in quanto tale e la UE deve tendere a questo obiettivo finale. Vede, comunque, con estremo favore le tutele che sono state introdotte negli ultimi accordi bilaterali approvati e nei negoziati in corso, per le seguenti motivazioni. Prima del CETA nessuna indicazione geografica della UE era tutelata nei Paesi terzi. Le liste di denominazioni inserite negli accordi attuati a partire da settembre 2017 e nei negoziati in corso prevedono la tutela nel Paese terzo in questione di quelle dieci italiane che rappresentano il 90% dell export mondiale dell insieme delle indicazioni geografiche agroalimentari del nostro Paese. L accordo con il Canada dimostra che la tutela delle denominazioni europee può, poi, essere ampliata. (Successivamente alla stipula del CETA il governo canadese ha previsto la possibilità di richiedere il riconoscimento di ulteriori denominazioni, tanto che alcuni mesi fa è stata aggiunta alla lista una nuova indicazione italiana). La possibilità concessa ad alcuni Paesi (Canada e Giappone) di mettere in commercio talune denominazioni europee specificandone la provenienza non originale è un passo importante nella lotta all Italian sounding, poiché in precedenza non esisteva l obbligo di distinguere il prodotto europeo (ed italiano) e quello estero. Accordo di libero scambio UE Canada / CETA In attuazione da settembre 2017, è un esempio estremamente positivo, poiché non solo è un ottimo accordo di base a favore delle imprese europee (come documenta l aumento dell export agroalimentare e non solo italiano), ma è la dimostrazione che le intese bilaterali con i Paesi terzi ampliano il dialogo tra l Europa e questi stessi Paesi, potendo, in tal modo, anche migliorare quanto concordato. Citiamo ad esempio il comitato co-presieduto CETA Joint Committee che opera tramite commissioni specifiche per tematica per la soluzione delle eventuali problematiche emerse nel corso dell applicazione dell accordo ed il risultato concreto dato dalla possibilità di aggiungere denominazioni tutelate in Canada rispetto alla lista riportata nel testo originario dell intesa. Accordo di libero scambio UE Giappone Entrato in vigore il 1 febbraio 2019, si prospetta molto favorevole per le imprese agricole europee ed italiane. Naturalmente anche in questo caso l accordo è migliorabile dal nostro punto di vista, ma riteniamo che le problematiche presenti possano essere risolte nel tempo a seguito di analisi e dialogo con il Giappone. Ecco perché ribadiamo il ruolo fondamentale che deve avere la Commissione europea anche nel caso di intese positive: deve mantenere vigile l attenzione con valutazioni periodiche attente sull applicazione degli accordi al fine di rilevarne le criticità per poter risolverle. 4
5 Accordi di libero scambio UE - Australia e Nuova Zelanda Aperti i negoziati nel giugno del 2018, i due accordi, valutati assieme, non appaiono di primaria importanza per la UE e per l Italia in particolare, innanzi tutto poiché riguardano un bacino di consumatori con meno di 30 milioni di abitanti in totale a fronte di quello europeo composto da 530 milioni di consumatori. Va, peraltro, osservato che Nuova Zelanda ed Australia sono fortissimi esportatori verso l Unione Europea e che la fuoriuscita del Regno Unito dall Europa desta molte preoccupazioni in questo caso ancor più che in altri, essendo uno dei maggiori acquirenti dei due Paesi per diversi importanti prodotti agroalimentari. In positivo va rilevato che NZ ed Australia hanno sottoscritto accordi di libero scambio molto importanti (TPP Paesi del Pacifico, Cina, Corea del sud), pertanto possono essere un interessante porta di ingresso nelle aree oggetto di questi accordi e che i negoziati con i due Paesi possono essere un ottimo strumento per la riduzione, se non l eliminazione, delle barriere non tariffarie, oggi molto presenti con particolare riferimento a quelle sanitarie e fitosanitarie. Tra gli interessi di maggiore portata per l Italia evidenziamo in particolare il settore vitivinicolo per il quale i due Paesi applicano notevoli barriere tariffarie e non. Rileviamo anche che l industria australiana del settore risicolo ha la capacità di aumentare notevolmente la produzione che mediamente viene esportata per il 70%. Considerata la situazione critica del settore nella UE riteniamo indispensabile che il prodotto venga considerato sensibile. Accordo di associazione UE Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay) Negoziati aperti nel 1999, sospesi nel 2004 e rilanciati nel Confagricoltura ha espresso le seguenti osservazioni e preoccupazioni. Assenza totale di chiarezza e trasparenza sui contenuti del negoziato da parte delle istituzioni sia italiane che europee. L aumento ulteriore di offerta di carni bovine nella UE potrebbe portare turbative di mercato che riguarderebbero anche gli Stati membri nei quali il settore non ha un interesse primario, come l Italia. Va ostacolata l offerta da parte della UE di un ampliamento del contingente a dazio ridotto delle esportazioni dal Mercosur di riso che comporterebbe un appesantimento del mercato europeo. Va contrastata la proposta di non applicare più il così detto meccanismo del prezzo di entrata che viene utilizzato per calcolare i dazi per i prodotti ortofrutticoli e che in pratica è un sistema che consente di garantire una maggiore protezione in base al valore degli ortofrutticoli importati. Preoccupano anche le problematiche di carattere fitosanitario. Per il settore vitivinicolo la principale preoccupazione riguarda la non chiarezza se il settore (ed anche quello dell olio di oliva) rientri tra quelli per i quali si dovrebbe giungere ad una liberalizzazione, considerando che per i vini provenienti dall esterno del Mercosur, il Brasile applica tariffe daziarie molto alte, al contrario inesistenti nelle importazioni da Cile ed Argentina. 5
6 Mentre andrebbe perseguito l obiettivo di giungere ad un sistema armonizzato delle normative (pratiche enologiche e di produzione, etichetta, certificazione, origine ed altro). Accordo di libero scambio UE Vietnam I negoziati sono stati chiusi formalmente nel 2016 e si sta procedendo con le azioni necessarie per l attuazione dell accordo che viene ipotizzata entro il Positivo il previsto abbattimento dei dazi sulle nostre esportazioni di vino (che risultano in crescita), verificando al contempo la situazione relativa all imposta speciale vietnamita che potrebbe vanificare la liberalizzazione daziaria. Sicuramente interessante, anche in qualità di precedente per accordi con altri Paesi terzi, l eliminazione dell obbligo delle visite ispettive agli stabilimenti europei nei casi di introduzione di nuovi prodotti agricoli nel proprio territorio e l impegno a circoscrivere la chiusura delle importazioni da parte vietnamita alle aree interessate dall insorgere di problematiche sanitarie e fitosanitarie. Non soddisfa affatto la concessione di un contingente a dazio zero per il riso, non tanto per il danno che potrebbe comportare nell immediato, considerate le esigue importazioni dirette di tale prodotto in Italia ed in Europa, quanto per la non considerazione che l UE dimostrerebbe a sottoscriverla per un settore agricolo importante e di valore e per la possibilità del verificarsi di triangolazioni favorevoli ai Paesi limitrofi ai quali la UE ha ripristinato i dazi nel settore (Cambogia e Myanmar). Seppure sembra che vengano inserite alcune tutele in più per le indicazioni geografiche rispetto ad altri accordi (il divieto di utilizzare le diciture tipo o imitazione e termini similari), lascia fortemente perplessi un riconoscimento almeno apparentemente sbilanciato verso il Vietnam. Accordo di associazione Euromed L'Accordo di associazione Euromed (al quale aderiscono i Paesi della Sponda sud del Mediterraneo esclusi Libia e Siria) è stato stipulato con l obiettivo da parte europea di sostenere le economie di questi Paesi incentivando le loro sicurezza, stabilità e prosperità. Pur consapevole, quindi, che l evidente asimmetria dell intesa a favore dei Paesi del Mediterraneo è intenzionale, Confagricoltura rileva che in numerosi casi può determinare problematiche alle imprese agricole degli Stati dell Europa mediterranea, tra i quali l Italia, essendo gli indirizzi produttivi dell area similari. Come noto, infatti, le produzioni dei Paesi della sponda mediterranea del sud risultano in generale in aumento (ad esempio ortofrutta, agrumi ed olio di oliva), i costi del lavoro e dei mezzi tecnici sono sensibilmente più contenuti rispetto a quelli sostenuti dalle imprese europee, come anche il livello degli standard produttivi. Nel corso di questo decennio la UE sta proponendo ai Paesi Euromed la stipula del DCFTA - Deep and Comprehensive Free Trade Agreement, un accordo complessivo che dovrebbe mirare ad aumentare le opportunità di accesso al mercato ed agli investimenti e poi estendersi oltre l'accordo di associazione includendo i servizi, gli appalti pubblici, il diritto di proprietà intellettuale, la protezione degli investimenti ed un armonizzazione delle legislazioni dei Paesi con quella della UE. 6
7 Con la Tunisia ed il Marocco il negoziato è già aperto e riteniamo necessario sollecitare ulteriormente l Egitto all avvio della trattativa al fine di pervenire ad una effettiva reciprocità in particolare nei settori ortofrutticolo e degli agrumi. Con riferimento a quanto sopra sintetizzato, Confagricoltura chiede: uno stretto coinvolgimento nell ambito dei negoziati (e più in generale con riferimento a qualsiasi altra intesa venga prevista con i Paesi di questa area) degli Stati membri più interessati; una revisione degli obiettivi, riequilibrando gli interessi tra le parti; che la Commissione europea rediga valutazioni di impatto approfondite periodiche sugli scambi commerciali della UE con i Paesi del sud Mediterraneo nel settore agricolo ed agroalimentare. In aggiunta ed in particolare Confagricoltura ritiene che l Unione europea debba essere sollecitata a: non rinnovare la concessione fornita alla Tunisia nel 2016 e 2017 di un contingente esente da dazio di olio di oliva aggiuntivo rispetto a quello ordinario già previsto dall Accordo di associazione, come richiesto dal governo del Paese; analizzare nuovamente l accordo con il Marocco, in particolare con riferimento ai settori agrumicolo e del pomodoro, oltreché contestare fattivamente le decisioni del Consiglio e del Parlamento europei di non rispettare le sentenze emesse dalla Corte di Giustizia contraria all estensione dell accordo al Sahara occidentale che amplierebbe ulteriormente l offerta sul mercato internazionale di ortofrutticoli prodotti, come detto, con costi molto vantaggiosi e dubbi standard di qualità; più in generale Confagricoltura è dell avviso che si debba prestare maggiore attenzione agli standard fitosanitari prevedendo normative stringenti sulla importazione di prodotti che possono comportare l introduzione in Europa di parassiti delle piante. Brexit Riportiamo di seguito anche la posizione di Confagricoltura in riferimento alla Brexit per completezza di informazione, anche se la situazione può mutare in qualsiasi momento. Con riferimento agli ultimi avvenimenti, Confagricoltura: sostiene l Unione europea affinché prosegua con tutto l impegno a perseguire l obiettivo di giungere ad un intesa con il Regno Unito affinché con la sua uscita dalla stessa UE siano limitati il più possibile cambiamenti nei rapporti commerciali tra le due parti cercando di creare un area di libero scambio regolamentata; conferma di ritenere indispensabile che la Commissione europea preveda un budget di sostegno per i prodotti agricoli da utilizzare in modo mirato nei primi anni di applicazione della Brexit in caso di possibili crisi settoriali. Segnala come prodotti maggiormente sensibili per l Italia in particolare quelli vitivinicolo, risicolo ed ortofrutticolo. 7
8 Confagricoltura ricorda anche quanto segue. * La tematica che nell immediato preoccupa maggiormente le imprese agricole europee è il ripristino delle dogane ai confini tra UE ed UK poiché i tempi e l impegno economico necessari per le loro creazione e riorganizzazione potrebbe determinare serissime problematiche quali il rallentamento delle merci ai confini o degli adempimenti amministrativi e burocratici nuovi che certo non gioverebbero all export europeo. * Il Regno Unito è uno dei principali contribuenti netti del bilancio UE. Riteniamo, quindi, sia necessaria la massima attenzione affinché l assestamento del bilancio UE stesso dovuto alla fuoriuscita del Regno non vada a gravare sui fondi destinati alla PAC. * Si dovrà procedere alla rinegoziazione dei contingenti tariffari agevolati dei prodotti in ingresso interessati stabiliti negli accordi con Paesi terzi diminuendone in proporzione i quantitativi, così come avviene al contrario nel caso dell ingresso nella UE di nuovi Stati. * E importante che il sistema di imposte dirette ed accise sia armonizzato con quello UE affinché non si trasformi, di fatto, in un ostacolo al commercio. GB. AI (19) 18a 8
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