Il modello di area industriale sostenibile definito nell ambito del progetto LIFE- SIAM

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1 Il modello di area industriale sostenibile definito nell ambito del progetto LIFE- SIAM Ferdinando Frenquellucci-ENEA, Faenza; Augusto Peruzzi-IGEAM, Roma Sommario Con il Progetto LIFE - SIAM (Modello di Area Industriale Sostenibile), frutto della collaborazione tra l ENEA e altri 19 Partner, sostenuto per circa il 50% con i fondi comunitari del Programma LIFE-Ambiente, è stata messa a punto un azione dimostrativa di sistema con le seguenti finalità: - ridurre l impatto ambientale derivato dalla presenza di aree industriali, - favorire lo sviluppo di sistemi di qualità ambientale e dell utilizzo di tecnologie pulite, - apportare benefici al contesto territoriale in termini ambientali e socioeconomici. Il Progetto prende in considerazione 8 aree industriali identificate in varie regioni italiane, e precisamente: due aree nel Lazio, due nel Veneto, una in Abruzzo, una in Puglia, una in Toscana, una in Piemonte. La definizione del Modello di Area Industriale Sostenibile, applicabile nelle suddette realtà territoriali, costituisce l oggetto principale della presente relazione, redatta sulla base della documentazione di progetto elaborata ad oggi anche dai partner ZIP- Padova e CRF-Tuscania (VT). 1. Introduzione Il moderno settore industriale è responsabile di ripercussioni negative sull ambiente, conseguenti all adozione di un modello di produzione insostenibile. Lo sfruttamento eccessivo di materie prime primarie, l utilizzo di risorse energetiche non rinnovabili, l emissione di sostanze inquinanti, la produzione di rifiuti costituiscono oggi un punto di debolezza per il comparto produttivo e manifatturiero. Quando l industria produce tali esternalità non è inserita sinergicamente nel contesto ambientale che la ospita. L approccio suggerito dall ecologia industriale offre un alternativa perseguibile qualora si intenda realizzare gli obiettivi di sostenibilità in campo industriale, con lo scopo di ridurre il consumo di materie prime primarie a favore del riutilizzo di materie prime secondarie (o sottoprodotti industriali), di preferire fonti di energia rinnovabile, di minimizzare il quantitativo in volume di rifiuti prodotti altrimenti destinati allo smaltimento e alla messa a dimora, di avvicinarsi asintoticamente all eliminazione di ogni forma di inquinamento. Alla base della promozione di aree industriali ecologicamente attrezzate risiede il principio di precauzione e prevenzione dall inquinamento, sullo sfondo dell approccio suggerito dall ecologia industriale, grazie al quale vengono abbandonati i vecchi approcci end-of-pipe Relazione presentata alla Conferenza "Certificazioni ambientali e competitività di Ecomondo 2005 (27/10/2005)

2 La competenza legislativa in merito alla definizione ed individuazione delle aree industriali ecologicamente attrezzate è in capo alle Regioni (D.Lgs 112/98) ma, a tutt oggi, solamente 5 regioni (Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Puglia) hanno approntato un apposita normativa e, anche laddove la normativa è presente, non è ancora esaustiva nella determinazione di precisi paramenti sui quali basare la valutazione. A fronte di tale situazione, non esistono oggi in Italia aree industriali che abbiano formalmente ottenuto la status di Aree Ecologicamente Attrezzate. Vista tale evidente difficoltà, congiunta al succedersi di normative, prassi e approcci concettuali legati anche all evolversi di proposte [1] tendenti alla modifica dei criteri legati alla certificazione ambientale, sia per quanto riguarda la normativa ISO14001 ma soprattutto il Regolamento comunitario EMAS, la Commissione Europea, attraverso lo strumento finanziario LIFE, ha inteso sostenere una proposta metodologica che intende sperimentare un nuovo Modello di Area Industriale Sostenibile. 2. Definizione del Modello di Area Industriale Sostenibile A seguito delle attività progettuali svolte sinora, sono state eseguite, ma non ancora completate, molte delle fasi di lavoro che consentono di giungere alla definizione del Modello e all individuazione degli strumenti per l applicazione del Modello di area industriale sostenibile che, nel prosieguo, saranno sperimentati presso alcune realtà industriali presenti fra i partner e secondo le procedure previste nel progetto. Nel paragrafi successivi vengono riassunte le caratteristiche principali del progetto e le azioni sinora svolte che hanno consentito la definizione del Modello. 2.1 Il Progetto LIFE-SIAM n. 04 ENV/IT/ [2] I principali obiettivi del progetto sono: l integrazione dei principi della sostenibilità nella localizzazione, nell insediamento e nella gestione delle aree industriali; lo sviluppo di metodi innovativi, basati su di un approccio preventivo, per ridurre l impatto ambientale e favorire lo sviluppo di tecnologie pulite in queste aree; la promozione del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, complessivamente delle intere aree industriali e, individualmente, delle singole imprese locali, con particolare riguardo a quelle di media e piccola dimensione; l incoraggiamento allo sviluppo di un clima collaborativo e di efficaci rapporti tra le autorità locali, i cittadini e l industria; la creazione di condizioni favorevoli per incrementare l occupazione, formare nuove figure professionali in grado di progettare e gestire le aree industriali. Questi obiettivi sono perseguiti attraverso la definizione e l applicazione di un Modello di Area Industriale Sostenibile, basato sull uso, l adattamento e l integrazione di tre differenti strumenti comunitari di politica ambientale: la valutazione ambientale strategia (VAS), secondo la Direttiva 2001/42/CE; l EMAS secondo il Regolamento 761/2001/CE; la Contabilità Ambientale ed il Libero Accesso all Informazione sull Ambiente, secondo la Direttiva 90/313/CEE. Il progetto, che ha avuto inizio l 1/10/2004, è rivolto alle realtà locali e si pone gli obiettivi primari di migliorare le condizioni ambientali delle aree industriali e di favorire il miglioramento delle condizioni di competitività delle imprese ivi dislocate, attraverso una gestione eco-sostenibile delle aree stesse e l ottimizzazione dei servizi all interno delle aree. Ciò verrà attuato attraverso:

3 - l integrazione dei principi della sostenibilità nella localizzazione, nell insediamento e nella gestione delle aree industriali; - lo sviluppo di metodi innovativi, basati su di un approccio preventivo, per ridurre l impatto ambientale e favorire lo sviluppo di tecnologie pulite in queste aree; - la promozione del miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, complessivamente delle intere aree industriali e, individualmente, delle singole imprese locali, con particolare riguardo a quelle di media e piccola dimensione; - l incoraggiamento allo sviluppo di un clima collaborativo e di efficaci rapporti tra le autorità locali, i cittadini e l industria; - la creazione di condizioni favorevoli per incrementare l occupazione, formare nuove figure professionali in grado di progettare e gestire le aree industriali. Le principali fasi di lavoro del progetto (Task) sono: - Censimento delle Aree Ecologicamente Attrezzate e armonizzazione dei criteri per la definizione dei requisiti di Area Ecologicamente Attrezzata e del nuovo modello di area sostenibile (task 2.1, 2.2 e 3) - Coinvolgimento, attraverso appositi Comitati e Forum locali, delle parti interessate a livello locale (cittadini, istituzioni locali, imprese, parti sociali, ecc). (Task 2.2 e 4.2) - Analisi ambientale iniziale delle otto aree industriali considerate nel progetto e caratterizzate da presenze industriali variegate e, in alcuni casi, particolarmente inquinanti (task 4.1). - Ottenimento di tre registrazioni EMAS di altrettante organizzazioni afferenti a tre distinte aree industriali (task 4.2) e avvio del processo di adesione a EMAS di altre cinque organizzazioni afferenti alle rimanenti aree industriali del progetto, fino alla fase di Analisi Ambientale, Politica, Obiettivi e Target Ambientali (task 4.2) - Validazione di otto Programmi Ambientali Territoriali di Area (4.2) - Redazione delle linee guida per l applicazione del modello di area industriale sviluppato con il progetto SIAM, ad altre realtà anche in ambito comunitario (task 5) - Formazione di almeno trenta nuove figure professionali (progettista e gestore di Aree Industriali Sostenibili) (task 6) - Disseminazione dei risultati (task 7) Le aree industriali prese a riferimento nel progetto sono: Padova, Rovigo, Frosinone, Mongrando, Prato, Cittaducale-Rieti, Maiella, Molfetta. Il progetto LIFE SIAM è svolto dai 20 partner di seguito elencati: ENEA-Ente per le Nuove tecnologie, l Energia e l Ambiente, Roma-Beneficiario del progetto; IGEAM srl, Roma; CRF Cooperativa Ricerca Finalizzata scrl, Tuscania (VT); ECO logica srl, Bari; Comune di Mongrando (BS); Comune di Padova; Consorzio Zona Industriale e Porto Fluviale di Padova (ZIP); Università degli Studi di Padova; Provincia di Rovigo; Iniziative Immobiliari Industriali spa (I3), Arquà Polesine (RO); Consorzio Servizi 1 Macrolotto Industriale di Prato scarl (CONSER); Servizi alle Imprese srl, Prato; Comune di Ferentino (FR); Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Frosinone (ASI Frosinone); Provincia di Frosinone; Parco Scientifico e Tecnologico del Lazio Meridionale scrl (PALMER), Latina; Università degli Studi di Cassino (FR); Consorzio per il nucleo di industrializzazione di Rieti-Cittaducale (ASI Rieti); Consorzio Innovazione e Sviluppo Maiella scarl (CISM), Orsogna (CH); Comune di Molfetta, (BA)

4 2.2 La fase di indagine sulle Aree Ecologicamente Attrezzate Sono stati messi a punto, distribuiti e, in parte, compilati congiuntamente presso Enti gestori, Comuni e Province, questionari relativi, da un lato, ai criteri di definizione delle aree ecologicamnete attrezzate, dall altro, alla valutazione delle politiche ambientali europee in funzione dei principi di sostenibilità di un area industriale. Tra i criteri di definizione delle aree ecologicamente attrezzate vi sono: - la localizzazione e la progettazione devono rispondere a requisiti urbanistici e territoriali determinati dalle caratteristiche e dai vincoli del territorio in cui l area si inserisce e dalle esigenze ed obiettivi degli attori che nel territorio operano; - all interno dell area devono essere presenti infrastrutture e servizi comuni progettati e gestiti in modo da massimizzare l efficienza nell uso delle risorse da parte delle singole aziende insediate e da minimizzare il loro impatto sull ambiente circostante. A tal fine le infrastrutture ed i servizi devono essere inseriti in un più ampio Piano di Gestione dell area industriale, che indichi, sulla base di una specifica analisi della situazione, gli obiettivi da raggiungere e le modalità attraverso le quali ottenerli. L indagine presso le aree industriali inserite nell analisi ha avuto, pertanto, quale obiettivo l individuazione delle caratteristiche della loro gestione, con particolare riferimento alle tematiche ambientali. In particolare, si è voluto appurare quali tecnologie, impianti e procedure operative, con particolare riferimento a quelle comuni, vengano impiegati all interno delle aree industriali per evitare o minimizzare gli impatti ambientali. Sono inoltre stati indagati gli strumenti di pianificazione territoriale e di controllo delle attività delle aree industriali posti in essere dagli enti locali di riferimento di tali aree. La pianificazione e la gestione delle Aree industriali è stata valutata utilizzando i già citati strumenti normativi di carattere comunitario (la Direttiva VAS 2001/42/CE il Regolamento EMAS 2001/761/CEi; la Direttiva 90/313/CE in materia di monitoraggio dei dati ambientali e la Direttiva 2003/4/CE sulla diffusione e sul pubblico accesso ai dati ambientali. Grafico 1. Destinatari dei questionari Task 2.2 Province 97 Comuni Distretti Industriali Consorzi Industriali Fig. 1: Elenco dei destinatari dei questionari utilizzati nel progetto LIFE-SIAM L elaborazione delle risposte dei questionari (inviati secondo lo schema di Fig.1) ha consentito alcune considerazioni conclusive in merito allo studio degli strumenti di politica ambientale applicati alle aree ecologicamente attrezzate e più in generale alle aree industriali.

5 Elementi di differenziazione sono emersi dall indagine in base alla categoria di soggetti analizzati, poiché inevitabilmente a soggetti diversi corrispondono criticità e spunti di riflessione non sempre coincidenti. Negli Enti Locali, registrati Emas, certificati ISO o con un processo di Agenda 21 locale avviato, sul cui territorio insistono una o più aree industriali, sono emersi alcuni elementi di particolare interesse, dai quali si potrà proficuamente partire per la costruzione del modello di area industriale sostenibile. In particolare: - Comuni e Province, nell effettuare una fotografia dello stato dell ambiente attraverso l analisi ambientale iniziale o la relazione sullo stato dell ambiente, a seconda dello strumento volontario di politica ambientale adottato, considerano le aree industriali solo marginalmente o indirettamente, sebbene queste generalmente siano fonti di impatti ambientali consistenti. Tra i temi che vengono considerati si notano quelli di diretta competenza istituzionale, aria, acqua, rifiuti, ma viene trascurato il peso di settori essenziali per le attività produttive delle imprese, tipicamente energia e trasporti, fonti primarie di emissioni e di consumi idrici, oltre che problematici per costi e gestione. Appare evidente come per un Ente Locale che voglia adottare una politica ambientale efficace e che concretamente voglia raggiungere degli obiettivi di miglioramento sia indispensabile uno studio accurato degli agglomerati industriali presenti sul territorio siano essi distretti, ambiti produttivi omogenei, consorzi o semplicemente aree industriali, ma che tale sensibilità sia ancora non diffusa sul territorio nazionale. - La non approfondita analisi delle aree industriali localizzate sui territori amministrati dagli Enti Locali, raramente consente di individuare, nei Piani di Azione Locale o nelle Politiche Ambientali, degli obiettivi di miglioramento degli impatti da queste generati. In generale dai questionari emerge come le tematiche industriali siano assegnate preferibilmente al settore urbanistica, che attraverso criteri di licenze e autorizzazioni determina la qualità dell assetto produttivo e la sua dispersione territoriale, ma che, operando senza una base dati ambientali completa, o almeno impostata per dare una lettura multisettoriale del territorio, opera in un atmosfera culturale non rispondente alle esigenze delle imprese, e spesso alla percezione dei cittadini sul tema della tutela ambientale. Questo costringe poi a lunghe e laboriose formalità legislative per la definizione di piani di sviluppo, e riduce gli spazi alle semplificazioni legislative e alla diffusione di certificazioni ambientali volontarie. - In questo contesto inevitabilmente il monitoraggio ambientale, elemento essenziale per riconoscere le fonti, l entità, la qualità dei problemi, e quindi per cercare delle soluzioni a costi accettabili, così come per progettare/proporre interventi condivisi, e/o per elaborare misure mirate, viene attuato raramente a ridosso (in termini culturali) delle aree industriali, e spesso solo in termini di comand and control, e non supporta la stessa azione volontaria di certificazione. Questo rende anche elementi avanzati come la VAS e/o largamente sperimentati come AG21L, mutili di una parte essenziale, e ne riduce la capacità propositiva e di sostegno alla certificazione volontaria. - Dal questionario è emerso in modo palese che i dati ambientali riferiti alle aree industriali, ove presenti, sono raramente raccolti in maniera sistematica e utilizzati per formare indicatori ambientali, essenziali per definire il trend degli impatti ambientali. Questo induce a sostenere che la certificazione volontaria, in quanto definita in base a indicatori specifici di politiche ambientali d impresa, se diffusa e

6 resa omogenea al territorio, possa colmare l attuale carenza scientifica e gestionale, nel raccogliere i dati e nella loro elaborazione. Altro elemento a sostegno della scarsa capacità di uso dei dati è rappresentato dal fatto che dai questionari emerge in maniera inequivocabile la sistematica disapplicazione, e a volte la non conoscenza, della normativa europea (Direttiva 2003/4/CE recepita a febbraio del 2005) che obbliga i soggetti pubblici a consentire l accesso al pubblico e promuovere la diffusione dell informazione ambientale. - La scarsa comunicazione dei dati ambientali è inoltre la cartina di tornasole di un altra questione di rilevante importanza che si lega a tutti i soggetti pubblici non solo a quelli che hanno adottato strumenti volontari di politica ambientale: l insufficiente utilizzo di processi decisionali inclusivi. Gli Enti Locali hanno un ruolo fondamentale nella pianificazione territoriale e quindi nello specifico nella pianificazione delle aree industriali. Sebbene questa attività sia di fondamentale importanza, poiché ad una area industriale si associano problemi economici, sociale e ambientali, e sia spesso generatrice di conflittualità sociale, solo in sporadiche occasioni si sceglie la strada efficace del coinvolgimento dei portatori di interesse (cittadinanza, associazioni ambientaliste, gestori delle aree industriali, sindacati etc etc). Scegliere i processi partecipati spesso significa avere valutato le possibili ipotesi, come peraltro previsto specificatamente nella VAS, e come acclamato a gran voce nei Forum di AG21L, e aver adottato la decisione in concreto migliore, tra le varie ipotesi disponibili e oggetto di valutazione. Appare evidente che non ci può essere inclusione e partecipazione senza comunicazione da parte degli Enti Locali. - In ultimo, dallo studio condotto, emerge come Comuni e Province, pur disponendo di strumenti urbanistici per poter incidere sulla pianificazione delle aree industriali e per poterne migliorare gli impatti, solo in pochi casi scelgano misure ispirate alla sostenibilità e alla tutela ambientale. Tra i vari strumenti l uso del PTCP si presenta dalle risposte del questionario, come rilevante, e spesso, come elemento quadro, cui il resto si collega. Lo strumento del PRG, invece appare oggi completato da altri strumenti, quali PZA, PUT. Questo aggiunto al fatto che da solo il PRG, non riesca a far fronte alle richieste delle imprese in materia di pianificazione territoriale, né a sviluppare tematiche di tutela ambientale, né tantomeno a rendere fruibile, anche con semplificazioni normative, l adozione della certificazione volontaria. Le criticità emerse permettono di avanzare dubbi sulla reale capacità degli strumenti tradizionali di pianificazione, utilizzati dagli Enti Locali, di far fronte alle varie istanze di sviluppo sostenibile. Appare infatti evidente come l instabilità politica e le procedure lunghe e complesse di approvazione non consentono ai Comuni, Province e Regioni di dare risposte adeguate alle esigenze delle imprese insediate nelle Aree industriali. Da questo elemento non si potrà prescindere nel pensare il rapporto Ente Locale area industriale nella costruzione del modello di area industriale sostenibile. Ulteriori considerazioni rispetto a quelle fatte per gli Enti Locali emergono dall analisi condotta sui soggetti gestori di aree industriali, tenendo presente le difficoltà connesse all applicazione degli strumenti volontari di politica ambientale ai Distretti e ai Consorzi industriali. In particolare:

7 - E emersa con chiarezza, nell indagine condotta, la difficoltà ad individuare un unico soggetto rappresentante l area industriale capace di occuparsi non solo della realizzazione dell urbanizzazione primaria (strade, impianti di approvvigionamento idrico, allacci in fognatura etc..) ma anche della gestione dei servizi e delle infrastrutture. Un referente primario dell area industriale costituisce non solo l anello di congiunzione tra le singole aziende e l esterno ma rappresenta anche una interfaccia capace di gestire il complesso rapporto con le Amministrazioni Pubbliche. - Solo in pochi casi abbiamo potuto riscontrare, all interno delle aree industriali, la presenza di infrastrutture e servizi comuni associati ad una efficace gestione ambientale. I Consorzi e i Distretti difficilmente prevedono l utilizzo ecoefficiente delle infrastrutture e solo eccezionalmente vengono programmate azioni di miglioramento ambientale che coinvolgano tutti gli aspetti connessi ad un area produttiva, non solo quelli gestibili attraverso infrastrutture comuni. - Come per gli Enti Locali anche per i soggetti gestori di aree industriali il monitoraggio ambientale, l utilizzo dei dati ambientali e la successiva diffusione di questi non risulta essere prioritaria nella politica gestionale dei Consorzi e Distretti industriali. - Raramente si affacciano forniture di sevizi di assistenza alla certificazione delle imprese, od alla formazione ambientale delle stesse. - Il rapporto dei consorzi con gli enti locali si riduce spesso ad una convivenza obbligata, e comunque ad una sopportazione forzosa, più che ad una sinergia progettuale. - In ultimo, nonostante le criticità sopra sintetizzate, emerge un particolare interesse all utilizzo e alla diffusione di strumenti volontari di politica ambientale applicati alle aree industriali. La necessità e l opportunità di applicare ad esempio il Regolamento EMAS agli ambiti produttivi omogenei (APO) sono emerse con chiarezza nel documento del Comitato Ecolabel Ecoaudit del 28/01/2005 [1]. Per quanto concerne gli aspetti legati al monitoraggio ambientale, in generale dai questionari esaminati possono essere estrapolate una serie di evidenze: - Anche se esistono reti di monitoraggio dei principali parametri ambientali, sia a livello territoriale sia a livello di area industriale, non sembra essere parallelamente vigente una pianificazione né territoriale né di area industriale del monitoraggio stesso; - Le figure responsabili della gestione delle reti di monitoraggio, dell inventario e della diffusione dei dati ambientali non sono note, nella maggior parte dei casi, alle persone che si sono occupate della compilazione dei questionari, su incarico dei rispettivi Enti. Ciò può dipendere, come accennato, dalla frammentarietà delle competenze e degli interventi che vengono programmati e realizzati sul territorio e all interno delle aree industriali; - Enti od organizzazioni che hanno già realizzato o stanno lavorando per realizzare sistemi di gestione ambientale hanno una maggiore consapevolezza e conoscenza degli aspetti ambientali proposti dal questionario e sono pertanto in grado di fornire informazioni puntuali e complete; - Sistemi di mappatura e banche dati sono relativamente disponibili su larga scala; - Le risposte fornite raramente vanno oltre alla semplice risposta affermativa o negativa alla domanda posta; difficilmente, cioè, sono fornite informazioni

8 esplicative di dettaglio sull argomento oggetto della domanda (tipologie tecniche o tecnologiche, modalità di gestione dei dati, ecc.); - Gli aspetti ambientali che, secondo i risultati dei questionari, appaiono più curati sia in termini di sistemi di monitoraggio, sia di sistemi di elaborazione e rappresentazione dei dati sono i rifiuti, il comparto acqua ed il comparto aria. In conclusione, sebbene sia evidente un interesse crescente verso la pianificazione e la gestione ambientalmente sostenibile delle aree industriali da parte di Enti Locali e soggetti gestori, molte sono ancora le criticità e i punti deboli dalle quali proficuamente si potrà partire per costruire il modello di area industriale sostenibile. 2.3 Il Modello di Area Industriale Sostenibile Le attività, ancora in corso, che porteranno alla completa definizione di un modello di area industriale sostenibile e ai criteri che sono alle base di tale definizione sono state suddivise, anche metodologicamente, come segue: Le aree industriali e le aree ecologicamente attrezzate Vengono approfondite le conoscenze sulle norme che disciplinano la creazione e la gestione delle aree specificamente destinate agli insediamenti produttivi, segnalati i benefici connessi alla creazione e gestione di tali aree, esaminata la classificazione nelle diverse tipologie (ASI, Distretti, APO), esaminate nel dettaglio le aree produttive ecologicamente attrezzate (APEA), richiamando gli elementi essenziali che le contraddistinguono ed indicando il loro ruolo nello sviluppo del territorio Dalle aree ecologicamente attrezzate alle aree industriali sostenibili Vengono riportati i requisiti delle aree ecologicamente attrezzate ed indicati gli elementi aggiuntivi che debbono essere considerati per il passaggio dalle aree ecologicamente attrezzate alle aree industriali sostenibili; viene in particolare indicato il percorso che un area ecologicamente attrezzata dovrà seguire per trasformarsi in area industriale sostenibile I principi ispiratori dell area industriale sostenibile ed i criteri di sostenibilità Vengono indicati i principi su cui si fonda l area industriale sostenibile; in particolare: posizionamento più avanzata rispetto all area ecologicamente attrezzata; integrazione del principio della riduzione dell inquinamento con considerazione di carattere economico e sociale. Sulla base di tali principi viene definito un elenco dei criteri di sostenibilità. Viene elaborata una matrice che riporta l applicabilità dei criteri alle diverse fasi del ciclo di vita dell area (ubicazione geografica, progettazione, realizzazione, insediamento, gestione e dismissione) Criteri a carattere trasversale I criteri di sostenibilità si distinguono in ambientali, economici e sociali. Tra questi, ve ne sono alcuni che investono simultaneamente le tre tipologie e che possono essere definiti di carattere trasversale. Vengono esaminati in dettaglio questi ultimi criteri (es. alternative d uso dell area, capacità d integrazione delle prospettive sociali, economiche ed ambientali, ecc.).

9 I criteri a carattere ambientale (tipicamente l uso efficiente dell energia, dell acqua e delle risorse naturali, la minimizzazione dei rifiuti, ecc.) vengono esaminati nel dettaglio secondo il loro significato e le modalità applicative nelle varie fasi di vita dell area. I criteri a carattere economico (tipicamente la capacità di attrarre risorse finanziarie, la crescita del reddito, la possibilità di nuovi investimenti, ecc.) vengono esaminati in dettaglio secondo il loro significato e le modalità applicative nelle varie fasi di vita dell area. I criteri a carattere sociale (tipicamente la crescita dell equità e coesione sociale, il rispetto dei diritti dei dipendenti, la preservazione delle diversità culturali, ecc.) sono esaminato in dettaglio secondo il loro significato e le modalità applicative nelle varie fasi di vita dell area. 2.4 Individuazione degli strumenti per l applicazione del modello di area industriale sostenibile Con tale attività, ancora pienamente in corso, vengono definiti gli strumenti che dovranno essere sostanziati nel corso del progetto per la loro completa applicazione in un area industriale sostenibile. Essi sono: - Valutazione ambientale, economica e sociale nella ubicazione e progettazione delle aree industriali di nuova realizzazione e indicazione del soggetto responsabile della valutazione. - Individuazione del soggetto rappresentativo. - Attribuzione di compiti e responsabilità. - Individuazione del regolamento dell area industriale con le regole disciplinante ogni fase di vita dell area industriale sostenibile - Definizione dei requisiti infrastrutturali di protezione ambientale, di protezione della sicurezza e salute dei lavoratori, di sviluppo economico e dell etica sociale - Definizione dell analisi si sostenibilità dell area industriale - Pianificazione del miglioramento sostenibile - Definizione del monitoraggio delle prestazioni ambientali, economiche e sociali - Elaborazione di una proposta di marchio di area industriale sostenibile 3. Conclusioni Come detto, il progetto prevede una sostanziosa fase dimostrativa dei criteri sopra elaborati, da eseguire presso le otto aree industriali partner. A tale attività si affiancano le fasi formative e di divulgazione che caratterizzano i progetti del programma comunitario LIFE-Ambiente. La conclusione delle attività è prevista per la fine del 2007.

10 4. Bibliografia [1] Comitato per l Ecolabel e per L Ecoaudit: Posizione del Comitato per L Ecolabel e per L Ecoaudit sull applicazione del Regolamento EMAS sviluppato in ambito produttivi omogenei. Documento approvato dal Comiatato Ecolabel Ecoaudit Sezione EMAS il 28/1/2005. [2] Sustainable Industrial Area Model (SIAM) Relazione del progetto presentato nell ambito del programma comunitario LIFE-Ambiente 2004.

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