[Estensore] Avv. Michele Maccarone Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario

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1 IL COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: Dott. Giuseppe Marziale Presidente Dott.ssa Claudia Rossi Membro designato dalla Banca d'italia Dott. Comm. Girolamo Fabio Porta Membro designato dalla Banca d'italia [Estensore] Avv. Michele Maccarone Membro designato dal Conciliatore Bancario e Finanziario Dott.ssa Daniela Primicerio Membro designato dal C.N.C.U. nella seduta del 05/07/2012 dopo aver esaminato il ricorso e la documentazione allegata; le controdeduzioni dell'intermediario e la relativa documentazione; la relazione istruttoria della Segreteria tecnica, Fatto Con ricorso pervenuto il 5 gennaio 2012 la ricorrente titolare di una carta prepagata rilasciata dall intermediario convenuto chiede il rimborso della somma di euro 550,00 addebitata su detta carta per transazioni on-line non autorizzate. In particolare, la ricorrente lamenta l esito negativo del reclamo inoltrato alla banca in data 9 agosto 2011 a mezzo del quale ha chiesto il rimborso della somma di cui sopra. A tal fine la medesima rappresenta: di aver riscontrato in data 5 agosto esaminando l estratto dei movimenti in occasione di un pagamento con la carta non andato a buon fine - addebiti non autorizzati a valere sulla propria carta P.mat, per tre operazioni di pagamento on-line disposte in data 27 luglio 2011 su un sito internet di scommesse sportive (due transazioni di euro 200,00 ciascuna eseguite rispettivamente alle ore 14:47 e 14:49, e una di euro 150,00 effettuata alle ore 14:50); di aver disposto in data 5 agosto 2011 il blocco della carta e sporto rituale denuncia per truffa a mezzo internet presso Pag. 2/6

2 l Autorità di pubblica sicurezza; di aver custodito correttamente la carta e le relative credenziali di utilizzo; di non aver mai operato transazioni sul sito di scommesse on-line interessato. In ragione di quanto precede, a mezzo del ricorso introduttivo al presente procedimento, la ricorrente insiste sulla richiesta di rimborso della complessiva somma di euro 550,00 fraudolentemente sottratta. Con controdeduzioni pervenute il 22 febbraio 2012 l intermediario, ravvisando profili di negligenza nella custodia della carta e dei codici identificativi nonché l inadeguatezza dei presidi di protezione degli strumenti informatici utilizzati dalla cliente, respinge l istanza di quest ultima affermando che: le operazioni disconosciute sono state effettuate con la corretta digitazione di tutti gli estremi identificativi della carta (numero, scadenza, codice CVV2 riportato sul retro della stessa) di esclusiva conoscenza della ricorrente e della cui conservazione essa è responsabile; l eventuale acquisizione in via elettronica dei dati riservati associati alla carta della ricorrente durante la navigazione sul web si è svolta al di fuori del proprio controllo; gli elementi identificativi della carta sono stati presumibilmente acquisiti presso lo stesso titolare dello strumento, al quale va imputato l inadempimento degli obblighi di custodia a suo carico, secondo quanto previsto dall art. 2, comma 4 del contratto; la cliente non ha provato l inadempimento dell intermediario ex art c.c. e, in ogni caso, ai sensi dell art. 1227, comma 2 c.c. il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l ordinaria diligenza. Per i motivi esposti la resistente, ritenendo la cliente inadempiente all obbligo contrattualmente stabilito di corretta conservazione della carta e dei relativi codici, e affermando l assoluta sicurezza dei propri sistemi informatici, chiede il rigetto del ricorso in quanto infondato. Diritto Dalle risultanze documentali emerge che sulla carta della ricorrente sono state addebitate operazioni di pagamento on-line eseguite senza l autorizzazione del titolare. Circostanza che secondo la resistente la quale non ritiene plausibile l esecuzione delle transazioni contestate senza il materiale possesso della carta da parte di chi ha compiuto le operazioni disconosciute postulerebbe la sussistenza di una condotta negligente o di Pag. 3/6

3 altro inadempimento del titolare rispetto agli obblighi di custodia dello strumento di pagamento, escludendo, dunque, profili di responsabilità in capo alla stessa. Il rilievo non appare fondato. I fatti oggetto di controversia come detto riguardanti operazioni non autorizzate effettuate il 27 luglio 2011 trovano specifica regolamentazione nelle disposizioni del decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 11 che ha recepito nel nostro ordinamento la direttiva 2007/64/CE sui servizi di pagamento nel mercato interno. In particolare, come più volte chiarito da questo Arbitro, è applicabile alla fattispecie l articolo 12 del citato decreto secondo cui il rischio di prelievi fraudolenti, eseguiti da terzi a seguito di furto o smarrimento dello strumento di pagamento e/o dei codici segreti necessari per l operatività telematica dello stesso, prima della comunicazione che deve essere fatta al prestatore circa l utilizzo non autorizzato (ai sensi dell articolo 7, comma 1, lettera b), viene posto a carico del cliente limitatamente all importo massimo di euro 150,00 e per il rimanente a carico della banca, salvo che il cliente non sia incorso in violazione dolosa o gravemente colposa degli obblighi di custodia della carta o del PIN. Questo Collegio ha avuto modo di sottolineare che l apparente regolarità delle operazioni disposte con l utilizzo della carta e delle relative credenziali, come quelle oggetto di contestazione, non comporta, di per sé, alcuna presunzione di prova a carico dell utilizzatore, e che in mancanza di più specifici elementi dedotti e provati dal prestatore del servizio non può essere invocata per ricondurre le stesse ad un comportamento doloso o colposo del titolare dello strumento; inoltre, qualora l utilizzatore di servizi di pagamento neghi di aver autorizzato un operazione di pagamento già eseguita, è onere del prestatore di servizi di pagamento provare che l operazione di pagamento è stata autenticata, correttamente registrata e contabilizzata e che non ha subito le conseguenze del malfunzionamento delle procedure necessarie per la sua esecuzione o di altri inconvenienti (art. 10, d. lgs n. 11/2010 cit.). Alla stregua delle regole summenzionate nonché dei principi che governano la responsabilità contrattuale (art c.c.), ove il cliente dichiari di non avere autorizzato le transazioni e di aver adeguatamente custodito lo strumento di pagamento e i codici di utilizzo come nella specie l onere di provare la ricorrenza della colpa grave o di un suo comportamento fraudolento, tale da disattendere gli obblighi imposti alla stessa dall art. 7 Pag. 4/6

4 del richiamato decreto legislativo, grava sull intermediario. Pertanto, affinché possa escludersi una responsabilità in capo a quest ultimo, è necessario che vengano da questi forniti puntuali riferimenti a dimostrazione di una condotta gravemente colposa del cliente. In proposito giova richiamare il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, secondo cui la configurabilità di una colpa grave postula una straordinaria ed inescusabile imprudenza, negligenza o imperizia e, dunque, una violazione, non solo della diligenza media del buon padre di famiglia (vale a dire di una persona di media avvedutezza e accortezza, consapevole dei propri impegni e delle relative responsabilità, Cass. 18 maggio 2009, n ), ma anche di quel grado minimo ed elementare di diligenza generalmente osservato da tutti (Cass. 19 novembre 2001, n ). Nella specie, non può ritenersi che l onere probatorio sia stato correttamente assolto dalla resistente avendo la stessa fatto ricorso, sostanzialmente, ad una asserita incauta custodia della carta e ad una mera presunzione (non accompagnata da ulteriori specifici elementi) di omessa o negligente custodia delle credenziali di autenticazione dello strumento da parte della ricorrente. È noto infatti che la sofisticazione delle attuali tecniche di pirateria informatica rende possibile l acquisizione da parte di terzi frodatori, tra l altro, dei codici identificativi necessari per l utilizzo degli strumenti di pagamento, senza alcuna consapevolezza e senza alcuna cooperazione colposa del titolare nella produzione del fatto illecito (la sottrazione della carta e/o delle credenziali); non può pertanto escludersi che i dati necessari per l uso della carta siano stati acquisiti dall autore della frode per altra via (ad es. dagli esercizi commerciali con i quali i clienti entrano in contatto, come pure dalle reti telematiche attraverso le quali transitano i flussi di informazioni). Peraltro, non può non rilevarsi come nella specie, a fronte di una specifica contestazione da parte della cliente che ha opportunamente denunciato la natura fraudolenta delle operazioni nonché informato l intermediario delle irregolarità riscontrate disponendo il blocco della carta la resistente non ha fornito valida evidenza circa l adeguatezza dei suoi sistemi di controllo e del livello di sicurezza dei sistemi informatici adottati, limitandosi a sostenere che l eventuale acquisizione in via elettronica dei dati associati alla carta della ricorrente, presumibilmente avvenuta durante la navigazione sul web, si è svolta al di fuori del proprio controllo. Invero, sembra ragionevole ritenere che la mancata adozione da parte dell intermediario di idonei presidi di sicurezza, sia logici che fisici, specificamente orientati a minimizzare il rischio di frodi nell utilizzo degli strumenti di pagamento da parte Pag. 5/6

5 della clientela e ad elevare il livello complessivo di sicurezza nel loro utilizzo, abbia concorso alla realizzazione della frode a danno della cliente. L esigenza che gli intermediari, nella prestazione dei servizi di pagamento, adottino soluzioni tecniche commisurate ai rischi associati alle tecnologie utilizzate è esplicitata nel Provvedimento della Banca d Italia del 5 luglio 2011, il quale prevede, tra l altro, che gli operatori bancari e finanziari si attrezzino adeguatamente per identificare, monitorare e mitigare le minacce di natura tecnologica, individuando un insieme di misure di sicurezza e di controlli appropriati, in grado di assicurare l integrità dei sistemi informativi e dei dati ad essi associati (cfr. Attuazione del Titolo II del decreto legislativo del 27 gennaio 2010, n. 11 relativo ai servizi di pagamento (Diritti e obblighi delle Parti), in G.U. 30 luglio 2011, n. 176). Sussistono dunque, ad avviso del Collegio, elementi sufficienti per ritenere l intermediario responsabile nei confronti della cliente per il pregiudizio derivante dalle citate operazioni. In considerazione di quanto innanzi il Collegio, in parziale accoglimento del ricorso, dispone che l importo delle operazioni disconosciute, pari a euro 550,00, sul quale non vi è contestazione, sia posto a carico della resistente al netto della franchigia ridotta a euro 75,00 prevista ex lege che resta a carico della cliente e, per l effetto, che sia rimborsata alla ricorrente la somma di euro 475,00, con l aggiunta degli interessi legali dalla data del reclamo sino al soddisfo. P.Q.M. Il Collegio accoglie parzialmente il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone inoltre che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6