Gestione del colore con Adobe Photoshop

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1 Gestione del colore con Adobe Photoshop COLOR SETTINGS (Impostazioni colore) E' lo strumento per impostare la politica di gestione del colore in Photoshop. Vi si accede dal Menù: Edit>Color settings.. (Modifica>Impostazioni colore) Keyboard shortcut: Shift Ctrl K. La finestra che si apre, nella versione estesa, è la seguente, nella quale sono già state impostate le opzioni standard per la fotografia digitale. Ne analizzeremo in dettaglio ogni singola parte, in quanto la corretta impostazione della politica di gestione del colore in Photoshop è fondamentale per una corretta gestione del colore in tutto il workflow. Paolo Castagnini 1

2 WORKING SPACES (Spazi di lavoro) La prima sezione definisce gli spazi di lavoro standard per i documenti creati in Photoshop nei diversi modi colore (RGB, CMYK...). Per la fotografia digitale interessa solo il primo campo, RGB; gli altri tre possono essere ignorati (naturalmente ci stiamo focalizzando su quello che interessa la fotografia digitale). Attenzione: lo spazio di lavoro settato in questo campo NON E' quello che per forza devono avere le nostre foto, ma quello che Photoshop assegna di default quando si crea un nuovo documento RGB con il comando File>New. La scelta dello spazio di lavoro per il fotografo digitale si limita essenzialmente a tre possibilità: srgb IEC Adobe RGB (1998) ProPhoto RGB Per quanto detto prima, non è molto rilevante quale dei tre viene impostato, perchè quando si apre una foto in Photoshop, generalmente questa ha già un suo spazio colore incorporato (in macchina o assegnato da un raw converter) e quello spazio conviene mantenere. Vedremo in seguito la differenza fra i tre spazi e quale conviene assegnare in macchina o nel raw converter a seconda della destinazione della foto. Paolo Castagnini 2

3 COLOR MANAGEMENT POLICIES (Politica di gestione del colore) Qui viene definito come Photoshop deve comportarsi quando si apre un file immagine che abbia o meno uno spazio colore incorporato. Anche qui ci interessa il campo RGB, nel quale la scelta è fra tre opzioni. La scelta migliore è Preserve Embedded Profiles (Mantieni profilo incorporato) che conserva lo spazio colore già assegnato all'immagine ed evita conversioni che, se necessarie, è meglio gestire eventualmente in seguito, con un controllo maggiore. Le tre caselle di spunta danno un controllo ancora maggiore su quello che avviene allo spazio colore di una foto quando questa viene aperta in Photoshop; nel caso lo spazio dell'immagine non sia definito o sia diverso da quello impostato come spazio di lavoro, all'apertura del file viene presentata questa finestra di dialogo nella quale confermare lo spazio incorporato (scelta migliore vedi sopra) o convertire allo spazio di lavoro. Paolo Castagnini 3

4 CONVERSION OPTIONS (Opzioni di conversione) Nel caso che, contrariamente a quanto detto sopra, si scelga di convertire allo spazio di lavoro, qui sono definiti il motore di conversione e l'intento di rendering. Poichè sono coerente e preferisco mantenere il profilo incorporato e gestire in seguito eventuali conversioni, non mi dilungo qui sull'argomento ma mi riservo una spiegazione dettagliata a suo tempo quando parlerò del comando Convert to Profile (Converti profilo) ACQUISIZIONE DELL'IMMAGINE Dopo aver definito i settaggi delle impostazioni colore di Photoshop, cominciamo a descrivere le varie fasi di un flusso di lavoro "color managed", partendo dallo scatto; sono nozioni abbastanza ostiche per chi non ha già approfondito l'argomento, per cui cercherò di semplificare al massimo, restando su un livello molto pratico, anche se, per forza di cose, a volte potrei non essere molto preciso dal punto di vista tecnico. Ma lo scopo di questo tutorial è quello di far capire come funziona il color management, per quello che può servire al fotografo amatoriale, non quello di scrivere un trattato (scusate la divagazione). Dobbiamo distinguere due casi: scatto con salvataggio in formato jpeg e scatto con salvataggio del file raw. Scattando in jpeg possiamo scegliere quale spazio colore assegnare alla foto, fra srgb IEC e Adobe RGB (1998). Quali sono le differenze e quale usare? La differenza sostanziale fra i due spazi colore è il gamut, cioè l'ampiezza dello spazio che si traduce in proporzionale ricchezza di tonalità di colore: srgb è uno spazio colore con gamut abbastanza ristretto, riproducibile da praticamente qualsiasi periferica di output senza dover Paolo Castagnini 4

5 essere ricalcolato per rientrare nel gamut della periferica; Adobe RGB ha un gamut più ampio, abbastanza simile a quello delle stampanti "RGB driven" (ad. es. le comuni ink jet). La scelta dello spazio colore deve quindi essere guidata dalla destinazione dell'immagine: srgb per le foto destinate ad essere visualizzate, così come sono, senza elaborazioni particolari, su web (attraverso monitor di cui non si conosce il gamut) o ad essere stampate da laboratori di cui non si conoscono i profili di stampa Adobe RGB per le foto destinate ad essere elaborate (è meglio avere più informazione su cui agire) o ad essere stampate con ink jet senza la gestione dei profili di stampa. Se si scatta in raw non ha nessuna importanza il settaggio dello spazio colore nella fotocamera, in quanto lo spazio viene assegnato dal raw converter, qualunque esso sia. Il raw infatti non può essere definito in uno spazio colore, in quanto non ha colori, anzi non è nemmeno un immagine, ma solo un insieme di valori che descrivono quanta luce è arrivata sul sensore. A questo proposito, non è assolutamente detto che convenga usare i software proprietari (Nikon Capture Canon DPP) per la conversione del raw. L'unico vantaggio, se così vogliamo chiamarlo, ma io lo considero un limite, è che questi software riconoscono le impostazioni di macchina e le applicano alla conversione; in pratica riproducono quello che fa la fotocamera se scatti in jpeg. Il criterio di assegnazione dello spazio colore è analogo a quello utilizzato in camera per il jpeg; in più si può scegliere anche un terzo spazio, il ProPhoto RGB, che ha un gamut ancora più ampio e per questo è consigliabile, in associazione alla conversione in formato tiff a 16 bit canale, per quelle immagini che sappiamo dovranno essere sottoposte a pesanti elaborazioni in Photoshop oppure dalle quali vogliamo tirar fuori il massimo in termini di gamma tonale e cromatica. Paolo Castagnini 5

6 CALIBRARE E CARATTERIZZARE IL MONITOR. Dopo aver acquisito l'immagine, direttamente dalla fotocamera o tramite un raw converter, con un suo spazio colore incorporato, abbiamo la necessità di visualizzare a monitor quest'immagine con colori il più possibile aderenti alla realtà. Diventa quindi un requisito fondamentale per una corretta gestione del colore la calibrazione del monitor e la creazione del relativo profilo ICC. Anche se questa sola attività non copre l'intero flusso di lavoro, si potrà contare su una corretta riproduzione dei colori almeno a schermo. Con il termine calibrazione si intende la procedura di impostazione di un monitor per conoscerne le condizioni di lavoro rispetto al colore. La caratterizzazione, o profilazione (profiling), è la procedura che permette di creare il profilo ICC che descrive le caratteristiche cromatiche univoche della periferica. Il profilo ICC descrive come il monitor riproduce il colore rispetto ad uno standard definito dall'international Color Consortium (ICC). La calibrazione e la caratterizzazione si possono fare in maniera empirica, ad es. servendosi di una guida visiva come l'utility Adobe Gamma, oppure con una apposita sonda hardware (colorimetro) controllata da un software che legge il colore di determinate patches standardizzate e costruisce il profilo. In entrambi i casi il profilo viene gestito dal sistema operativo, attraverso il driver della scheda video, e caricato in modo automatico all'avvio del computer. La gestione del profilo monitor è trasparente alla gestione del colore in Photoshop e tale profilo non deve mai essere utilizzato nelle impostazioni colore di Photoshop. Paolo Castagnini 6

7 PROFILI DI STAMPA Prima di affrontare i prossimi argomenti della gestione del colore in Photoshop, la conversione profilo e la soft proof, un breve parentesi per parlare dei profili di stampa per le stampanti RGB Driven (le comuni ink jet fotografiche). Analogamente a quanto detto per il monitor, anche le periferiche di stampa hanno un loro gamut, cioè uno spazio colore entro il quale si trovano tutti i colori riproducibili dalla periferica stessa. Anche per le stampanti quindi si può parlare di caratterizzazione, cioè la procedura che permette di creare il profilo ICC che descrive le caratteristiche cromatiche univoche della periferica. Mentre però per il monitor, il profilo è unico, per una stampante occorrono tanti profili quante sono le coppie carta inchiostro gestibili dalla periferica. Questo perchè le sue condizioni di lavoro rispetto al colore, e quindi il suo gamut, variano al variare del tipo di carta e della risposta della carta ai diversi tipi di inchiostro. Normalmente i profili standard per determinati tipi di carta vengono forniti, per ciascun tipo di stampante, dai produttori delle diverse carte. Tuttavia ogni stampante è diversa dalle altre, anche dello stesso modello, e quindi può essere utile, per ottimizzarne la resa, costruire dei profili ad hoc con appositi strumenti (colorimetri o spettrofotometri) e software dedicati. Paolo Castagnini 7

8 PROFILI, CONVERSIONI, INTENTI DI RENDERING A questo punto credo sia chiaro che nel flusso di lavoro di gestione di una fotografia digitale abbiamo a che fare con almeno tre situazioni diverse che richiedono una regola per rappresentare i colori in modo coerente, in riferimento ad un sistema standardizzato: il sistema standard è quello definito dall'international Color Consortium (ICC), la regola per rappresentare i colori sono i profili, le tre situazioni in cui questa regola è necessaria sono lo spazio colore assegnato all'immagine, il profilo del monitor e il profilo di stampa. I profili definiscono la forma e l'ampiezza (gamut) dello spazio colore proprio di ognuna di queste tre situazioni, in pratica quali tonalità di colore si possono ottenere in ciascuna di esse. Per mantenere il più possibile coerente la percezione del colore nei vari passaggi, si ricorre ad una procedura chiamata Conversione, che ricalcola i valori RGB di ciascun pixel dell'immagine, in modo da farli rientrare nel nuovo spazio. La conversione viene effettuata da un algoritmo chiamato Motore di Conversione secondo regole chiamate Intenti di Rendering. Gli intenti di rendering sono sostanzialmente di due tipi: Colorimetrici: nella conversione da un profilo ad un altro, i colori fuori gamut vengono ricalcolati in modo che le loro coordinate RGB vadano sul confine dello spazio di destinazione, mentre i colori in gamut non vengono alterati Percettivi: nella conversione da un profilo ad un altro, tutti i colori vengono ricalcolati in modo proporzionale per restringere il gamut dello spazio d'origine per farlo rientrare nello spazio di destinazione. A monitor la conversione è sostanzialmente trasparente (cambiano le coordinate, ma non cambiano i colori percepiti) perchè il profilo del monitor è sempre quello. L'eventuale differenza si percepirà nel momento in cui si va in stampa. Paolo Castagnini 8

9 SOFT PROOFING (prova colore) IN PHOTOSHOP Come descritto prima, il passaggio da un profilo ad un altro (conversione) è controllato da un Motore e da un Intento di rendering. Per valutare in modo preventivamente l'effetto della conversione, ad es. ad un profilo di stampa, Photoshop mette a disposizione alcuni strumenti, cosiddetti di Soft Proofing, per simulare a monitor come verranno riprodotti i colori su un determinato supporto o da una determinata periferica di cui si conosce il profilo. Si accede a questi comandi dal menù: View (Visualizza) nel quale troviamo le tre voci: Proof setup (Imposta Prova), Proof Colors (Prova colore) e Gamut Warning (Avvertimento Gamma) La possibilità di fare una soft proof è un importante applicazione dei profili ICC, in Photoshop, forse la più importante. Attivare la soft proof dà la possibilità di agire interattivamente con l immagine, correggendola durante la fase di elaborazione, senza la necessità di trasferirla materialmente a una periferica di output. La soft proof si imposta con il comando Visualizza>Imposta prova e si attiva e disattiva con il comando Visualizza>Prova colori. La soft proof di Photoshop è window specific. Ciò significa che è possibile fare la soft proof nella stessa finestra dell immagine, ma è anche possibile aprire diverse finestre dello stesso documento (con il comando Finestra>Ordina>Nuova Finestra) a ognuna delle quali si può applicare una diversa impostazione di soft proof. Cliccando su Proof Setup (Imposta Prova), vengono proposte diverse opzioni standard, in particolare per la stampa in quadricromia (CMYK), ma per i nostri scopi "fotografici" nello spazio RGB sceglieremo l'impostazione Custom (Personale). Si apre la finestra Personalizza Imposta Prova: che ci consente di scegliere a quale profilo convertire e con quale intento di rendering. Attivando la casella Preview, si ha la visualizzazione immediata della resa cromatica in funzione dell'intento di rendering scelto. La casella Black Point Compensation perfeziona ulteriormente la visualizzazione, adattando i colori a quello che è il nero reale generato dal profilo; la casella Similate Paper Color, cerca di simulare l'effetto del colore della carta sulla resa cromatica effettiva dell'inchiostro. La casella preserve RGB numbers, invece, ci mostra una simulazione di come verrebbe la stampa senza conversione. Paolo Castagnini 9

10 Impostando i parametri in Proof Setup, viene attivata anche la voce di menù Proof Color, che visualizza sull'immagine corrente l'effetto della conversione. Per avere un'idea immediata delle differenze fra foto a monitor e foto stampata, si può duplicare l'immagine (Menù:Image>Duplicate)eattivareProofColorsolosull'immaginecopia. PaoloCastagnini 10

11 La terza voce di menù, Gamut Warning (Avvertimento gamma), ci consente di visualizzare sull'immagine quali colori non possono venire riprodotti fedelmente con quel profilo e con quel intentodirendering,evidenziandoliingrigio. Aquestopuntoabbiamotutteleindicazionicheciservonopermodificareicolorioperscegliere l'intentodirenderingpiùidoneoperstamparelanostrafotosuundeterminatosupporto,conuna determinata stampante, mantenendo il più fedeli possibili i colori. lavorando con Proof color e Gamut warming attivi abbiamo una guida visuale a quello che otteremo in stampa. Si tratta comunque di una simulazione, e come tale trattata con le opportune riserve. Dopo aver trovato il miglior compromesso tra resa cromatica e intento di rendering, si possono disattivareproofcoloregamutwarning(provacolorieavvertimentogammaepassareallafase conclusiva di Conversione del Profilo, utilizzando l intento di rendering più idoneo determinato conlafaseprecedente.laconversionepuòesserefattanelmenùdistampa,sesistampaconink jet e si possiedono i profili della stampante, oppure con il comando Edit>Convert to profile (Modifica>Convertiprofilo)perpreparareilfiledainviareadunlab.distampa,ovviamentesesi disponedeiloroprofili. PaoloCastagnini 11