1. Il processo di imbutitura

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "1. Il processo di imbutitura"

Transcript

1 . Il processo di imbutitura.. Lo stampaggio della lamiera Con il termine di stampaggio si intende una serie di operazioni meccaniche tramite le quali, senza avere produzione di truciolo, si può ottenere un oggetto di forma qualsiasi, più o meno cava, a partire da un foglio piano di metallo laminato [7]. In definitiva si sottopone il laminato ad una deformazione plastica. La realizzazione di tali operazione avviene mediante utensili speciali denominati stampi, i quali, a loro volta, vengono opportunamente montati su apposite macchine, in genere a moto rettilineo alternativo e più raramente a moto continuo rotatorio, chiamate presse. In genere le lavorazioni su laminati piani vengono suddivise in tre categorie: a) Tranciatura b) Piegatura e curvatura c) Imbutitura Le prime due operazioni vengono solitamente eseguite a freddo mentre per l imbutitura si può scegliere se sia più conveniente lavorare a freddo o a caldo. Per ottenere un pezzo finito di lamiera stampata si può ricorrere ad una o più delle tre operazioni appena citate in quanto non sempre è possibile raggiungere la geometria finale con una sola delle tre tecniche. Infatti sono frequenti i casi in cui vengono abbinati almeno due dei processi di stampaggio: un esempio tipico è la successione di tranciatura del profilo iniziale e imbutitura dello stesso per ottenere un elemento cavo. Inoltre queste due fasi distinte

2 potrebbero essere, a loro volta, suddivise in fasi intermedie: ad esempio se l oggetto cavo è particolarmente profondo si potrebbe suddividere l imbutitura in più passaggi. E quindi evidente come sia più corretto parlare di ciclo di stampaggio piuttosto che di stampaggio semplice. Tale ciclo, che consiste quindi di una serie ordinata di operazioni atte a trasformare la lamiera piana in un oggetto dalla geometria e profondità ben definita, dipende da diversi fattori:. dalla forma dell oggetto da ottenere. dalle sue dimensioni 3. dalla qualità del materiale costituente la lamiera Infatti, la forma del pezzo finito è determinante per stabilire il numero indicativo delle operazioni da effettuare: in altri termini, quanto più è semplice la geometria e meno profonda la cavità, tanto più breve risulterà la successione di operazioni da portare a termine. Anche le dimensioni sono importanti: per imbutire uno scodellino molto profondo rispetto al diametro della cavità saranno necessari più passaggi di stampaggio. Infine il materiale è anch esso un fattore assai importante: un laminato di materiale molto plastico è adatto ad essere assoggettato ad una imbutitura molto profonda senza rischi di rottura, mentre un acciaio scadente, ad esempio, non permette, a parità di dimensioni iniziali e di spessore della lamiera, uno stampaggio altrettanto profondo. In precedenza si è accennato al fatto che lo stampaggio, ed in particolare l operazione di imbutitura, può essere effettuato a caldo. In genere questo accorgimento deve essere attuato nei casi in cui la lamiera subisce notevoli variazioni non solo di forma ma anche di spessore. Infatti in molti casi non è sempre possibile pretendere una eccessiva deformazione a freddo poiché la buona riuscita di tale lavorazione dipende prima di tutto dalla geometria del pezzo finito e dallo spessore. Pertanto le lamiere molto spesse (oltre i 7 mm), specialmente di acciaio duro, richiedono una lavorazione a caldo.

3 .. Concetti generali sull imbutitura Si intende ora introdurre una descrizione sia qualitativa che quantitativa sul processo di deformazione plastica noto come imbutitura; per quanto riguarda tale trattazione si fa esplicito riferimento al testo di M. Rossi Stampaggio a freddo delle lamiere [7]. L operazione di imbutitura consiste nella trasformazione di una lastra piana di materiale metallico laminato in un oggetto cavo di geometria più o meno complessa tramite uno o più passaggi. La semplice lavorazione di imbutitura non dovrebbe in teoria alterare lo spessore iniziale della lamiera che dovrebbe pertanto rimanere pari a quello del foglio grezzo iniziale. Nella realtà lo spessore del laminato viene variato anche pesantemente. Per comprendere meglio il processo vero e proprio che verrà descritto in seguito, è interessante osservare come si comportano le fibre di materiale durante la lavorazione. Si supponga di voler ottenere dal disco di partenza A, di diametro D, un cilindro cavo B di diametro d e altezza h (Figura.). Figura.: Schema che mostra la deformazione che ha subito il materiale di una scatola circolare imbutita (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 97) 3

4 Si supponga inoltre che la lavorazione avvenga a spessore costante. Il disco di fondo del cilindro non ha subito deformazioni mentre la parete cilindrica si è evidentemente deformata in quanto inizialmente componeva la corona circolare piana di larghezza h 0 compresa tra i diametri D e d del disco A. Si può quindi osservare che l elemento s 0 tratteggiato sul disco iniziale ha subito una deformazione durante l imbutitura, cambiando la forma da trapezoidale a rettangolare s (tratteggiata sulla parete cilindrica del pezzo); inoltre, nello stesso tempo, l elemento s 0 si piega di 90. A causa di tale cambiamento di forma, si verifica che l altezza h del cilindro risulta essere maggiore dell altezza h 0 dell elemento trapezoidale piano s 0. Come risultato si può affermare che durante il processo di imbutitura ogni elemento di materiale è soggetto a sforzi radiali di tensione e a sforzi tangenziali di compressione. L andamento delle fibre del materiale che si è deformato è assai importante per prevedere possibili eccessivi stiramenti che potrebbero produrre strappi nella lamiera: infatti, prima che fossero introdotti i moderni programmi di simulazione del processo ad elementi finiti, era prassi comune tracciare con una punta da segno un reticolo di linee incrociate sulla lamiera da imbutire. Secondo la deformazione subita dal materiale durante la lavorazione era possibile rilevare gli spostamenti e calcolare le deformazioni subite dal pezzo. Tramite questo semplice artificio era possibile prevedere e motivare le rotture nel materiale dovute ad un eccessivo stiramento delle fibre causato dal cattivo progetto dello stampo o da un eccessiva pressione esercitata dal premilamiera. Si vuole ora entrare nello specifico del procedimento di imbutitura: tale lavorazione tende a obbligare un disco, o una forma qualsiasi, di lamiera a passare, sotto l azione di pressione esercitata da un utensile chiamato punzone, attraverso un generico foro di dimensione leggermente maggiore rispetto a quella del punzone, in genere di due volte lo spessore del foglio di lamiera iniziale (Figura.). La parte di materiale che è costretta a passare nella sottile porzione di spazio delimitata interiormente dal punzone ed esteriormente dalle pareti dello stampo subisce una compressione in modo da impedire la formazione delle 4

5 grinze che altrimenti sarebbe inevitabile. L azione di compressione è risentita da tutta la superficie laterale del pezzo mentre la superficie di fondo, che rimane indeformata, deve solamente resistere alla pressione esercitata dal punzone che sta scendendo. Figura.: Schema di imbutitura semplice (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 98) Nella maggior parte dei casi, il processo è più complesso: infatti, nel caso ad esempio di componenti di dimensioni elevate e con spessori di materiale piccoli, è necessario tenere sotto controllo il bordo della lastra iniziale. Tale controllo viene effettuato tramite l inserimento del premilamiera che si può assimilare ad un piano che fissa i bordi della lamiera ed agisce da distensore mentre nella parte centrale dello stampo avviene il vero processo di formatura. In tal modo la lamiera è prima costretta a distendersi sotto l azione del premilamiera che la preme moderatamente, poi, vincendo la pressione di distensione, tende a scivolare trascinata dalla discesa del punzone che forma il pezzo finito come mostrato dalla Figura.3. 5

6 Figura.3: Procedimento di imbutitura con premilamiera (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 99) Naturalmente il materiale subisce anche una certa stiratura dovuta alla pressione esercitata dall organo di tenuta della lamiera stessa. La Figura.4 mostra i passaggi fondamentali del processo completo di formatura per imbutitura. Figura.4: Le fasi del processo di imbutitura (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 00) 6

7 Il primo particolare che si può notare è il continuo slittamento del materiale verso il centro a formare il pezzo finito. La lamiera, al contrario del processo di piegatura dove viene deformata lungo una sola direzione, in questo caso subisce deformazioni su gran parte di tutta la sua superficie e quindi della sua materia. Infatti, come si nota dalla Figura.4, il foglio viene prima piegato poi nuovamente teso; tale operazione può provocare, in certi casi, una forte dilatazione del materiale e cioè si nota un allungamento delle fibre a spese dello spessore iniziale. In conseguenza di ciò si dovrà essere attenti a non superare mai il limite di resistenza del materiale per non provocarne la rottura. Da quanto esposto finora, è possibile stabilire che alla fine della lavorazione la disposizione delle fibre del materiale è completamente cambiata anche se si è tenuto idealmente costante lo spessore della lamiera. Tale cambiamento è tanto più evidente nel caso di formatura di pezzi cubitali o parallelepipedi anche se gli spigoli sono ampiamente raccordati. La Figura.5 mostra graficamente come negli spigoli sia maggiore la distensione delle fibre. Figura.5: Dimostrazione grafica della distensione delle fibre sulle pareti di un recipiente imbutito (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 00) Infatti, per la formatura di tali componenti, le zone più vicine agli angoli richiedono una quantità minore di materiale in quanto le facce, durante la formatura, convergono verso di essi alimentadoli di materiale al tempo stesso. Pertanto lo sviluppo di una scatola parallelepipeda si può presentare come un rettangolo o un quadrato smussato negli angoli (Figura.6). 7

8 Figura.6: Esempi di sviluppi iniziali della lamiera per pezzi di forma parallelepipeda (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 0) Con il procedimento fin qui esposto è possibile realizzare con un passaggio unico profondità di stampaggio maggiori, rispetto all imbutitura semplice, senza il rischio che si possano formare delle grinze. E importante sottolineare che se i piani di fissaggio non fossero eseguiti con dovuta precisione, ed in tal caso la lamiera non fosse tesa uniformemente, si verificherebbe uno scorrimento non uniforme del materiale verso il centro dello stampo con la conseguente insorgenza più o meno marcata di grinze. Quindi il premilamiera deve esercitare la massima pressione consentita dai limiti di resistenza del materiale. Inoltre tanto maggiore è lo spessore della lamiera e tanto minore risulta essere il pericolo di rottura del materiale; quindi per alcuni spessori, in relazione ad una minore profondità di formatura, non è necessario utilizzare il premilamiera: in pratica la maggiore resistenza alla rottura del materiale sta in rapporto con la sezione trasversale dello stesso. Tramite lo schema mostrato in Figura.7 è possibile descrivere tutti gli organi necessari ad un generico processo di imbutitura. Il punzone A dello 8

9 stampo è rigidamente collegato al portapunzone B. Il gruppo AB viene fissato alla parte mobile della pressa. Il maschio A, durante la discesa verso la lamiera, penetra nella matrice C formando il pezzo. La bussola D, che all inizio del processo si trova a filo del piano superiore e che durante la lavorazione ha la funzione di non fare accartocciare la lamiera, si abbassa accompagnando il materiale per effetto della pressione esercitata dal punzone comprimendo contemporaneamente la molla E. Il disco G di tenuta, il premilamiera, garantisce un imbutitura senza grinze. Il maschio A, al termine della formatura, risale e lascia libera la bussola la quale sotto l azione della molla si alza ed espelle il pezzo stampato. La matrice è fissata alla piastra F la quale, a sua volta, è collegata al banco della pressa. Figura.7: Schema di uno stampo semplice per imbutire (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 0) 9

10 .3. Influenza del materiale sul processo di imbutitura La buona riuscita della lavorazione dipende in gran parte, oltre che dai parametri di processo stabiliti, anche dalla qualità del materiale scelto e dai trattamenti termici che ha subito. In particolare, per quanto riguarda l'imbutitura, la lamiera deve essere di metallo molto dolce e anche ricotto; questo perché la formatura richiede una notevole deformazione delle fibre interne al materiale e quindi una lastra poco duttile darà risultati assolutamente scadenti. In pratica, a parità di spessore della lamiera, di stampo utilizzato e di parametri applicati, un materiale meno duttile potrà anche non superare il primo passaggio di imbutitura, mentre uno più dolce potrà essere formato in più passaggi con ottimi risultati. Risulta quindi evidente che il tipo e la qualità del materiale scelto influenzano notevolmente il processo di lavorazione da attuare: è quindi fondamentale effettuare una serie di prove sul materiale stesso prima di poter stabilire se è il più adatto ad essere formato secondo i progetti stabiliti..4. Lubrificanti per l'imbutitura Come descritto in precedenza, per trasformare una lastra laminata in un oggetto imbutito è necessario applicare una forza assiale la quale sollecita, entro i limiti di formatura del materiale, le fibre della lamiera. Il punzone e la matrice devono quindi vincere l'effetto risultante di forze laterali le quali generano un notevole effetto di attrito tra le pareti. Il materiale è inoltre costretto a distendersi all'interno della stretta luce lasciata tra punzone e matrice. In definitiva si deve cambiare la disposizione delle fibre interne al materiale e per fare ciò è necessario compiere un certo lavoro. Per evitare che si verifichino rotture del materiale e per rendere più agevole l'intera lavorazione, è necessario che siano sufficientemente lubrificate tutte le superfici a contatto della lamiera con lo stampo, in modo tale da prolungare anche la vita dello stampo stesso. I lubrificanti devono essere scelti a 0

11 seconda del ciclo di lavorazione applicato e anche dei materiali coinvolti nella lavorazione..5. Pressione occorrente in imbutitura L impostazione di questo problema è da sempre considerata assai complessa ed anche poco efficace. Tuttavia, è possibile ricavare una formula che offra la possibilità di valutare lo sforzo necessario ad imbutire un disco di lamiera seguendo le metodologie già esposte. Per arrivare a tale soluzione è necessario riprendere alcuni concetti fondamentali della teoria della plasticità dei metalli. Un corpo metallico, sottoposto all azione crescente di un sistema di forze esterne, tende dapprima a deformarsi elasticamente e poi plasticamente: in questo ultimo caso avviene lo scorrimento delle fibre del materiale. Facendo riferimento alla Figura.8, un punto qualsiasi P, all interno di un corpo metallico, risulta essere in equilibrio sotto l azione di un sistema di forze esterne. Si può ipotizzare che per tale punto passino tre piani, α, β e γ tra loro ortogonali e sui quali agiscono tre tensioni unitarie, siano esse di trazione o compressione, σ, σ e σ 3. Figura.8: Schema di un punto P appartenente ad un blocchetto di metallo in equilibrio sotto l azione di tre tensioni agenti su tre piani passanti per il punto stesso (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 7)

12 Si tenga presente che la tensione σ 3 in imbutitura risulta nulla in quanto non esiste alcune forza trasversale che modifica lo spessore della lamiera, anzi, in questa trattazione, si impone che lo spessore rimanga costante per tutta la deformazione. Risulta quindi σ = 3 0. E possibile, comunque, mettere in relazione tra loro le tre tensioni in questo modo σ > > (.) σ σ 3 E necessario ricordare che i solidi metallici sono a struttura cristallina, cioè sono composti da tanti grani cristallini uniti tra loro a formare un solido omogeneo; se tali grani sono molto fini tendono a dare una massa omogenea avente le stesse proprietà lungo qualsiasi direzione (materiale isotropo). In ogni punto del solido metallico esistono delle tensioni massime orientate secondo direzioni ben precise: se le azioni esterne assumono un certo valore tali tensioni producono lo slittamento dei cristalli i cui piani sono orientati secondo le direzioni di massima tensione. Come già accennato si considera una deformazione a spessore costante di una generica lastra di metallo. Si indica con r d la resistenza ideale alla deformazione e cioè la forza interna che si oppone agli slittamenti dei cristalli e che da un certo punto in poi, al crescere delle forza esterne, tende a cedere. Si può quindi porre r = σ (.) d σ Durante la deformazione plastica, lo slittamento dei piani cristallini non provoca alcuna variazione di volume nel materiale. Inoltre il valore di r d non è unico per ogni metallo in quanto esso dipende da altri fattori quali, ad esempio, la temperatura alla quale viene effettuata l imbutitura o la velocità di deformazione. Si consideri ora una porzione di lastra metallica avente dimensioni a 0, b 0 e spessore unitario (Figura.9).

13 Figura.9: Porzione di lastra metallica prima e dopo la deformazione. Lo spessore viene ritenuto costante. (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. 8) Se la deformazione avviene lungo la direzione normale agli spigoli alla fine si avranno le dimensioni a e b. Se s = ed il volume rimane costante allora a = 0 b0 = a b V c (.3) dividendo i primi due membri per a0 b0 e risolvendo con i logaritmi si ottiene a ln a 0 b + ln b 0 = 0 (.4) Tramite gli integrali a ln a 0 b ln b 0 = = a a0 b b0 da a db b (.5) quindi si può scrivere 3

14 a a0 da + a b b0 db b = 0 (.6) Se si indica con ϕ la deformazione subita dalla lastra si ottiene ϕ ϕ a b a = ln a0 b = ln b 0 = = a a0 b b0 da a db b (.7) dove ϕ a è la deformazione di restringimento o strizione e ϕ b è la deformazione di allungamento. Per quanto scritto sopra è possibile quindi porre ϕ ϕ = 0 (.8) a + b Si vuole ora determinare lo sforzo P d in funzione del rapporto r R, dove R è il raggio del disco al momento in cui si vuole calcolare lo sforzo, ed r è il raggio ideale del punzone (raggio punzone + spessore lamiera / ); in definitiva si desidera valutare lo sforzo al variare della corsa h del punzone. L elemento di disco, tratteggiato nella Figura.0, è sottoposto a sforzi radiali di tensione e tangenziali di compressione. ( x dx) dα Si considerino ora le tensioni agenti sulle superfici elementari x dα e + sulle quali agiscono rispettivamente le tensioni σ r e σ r + dσ r, dove la variazione dσ r corrisponde al tratto elementare dx. Si ricorda che, come già sottolineato in precedenza, σ > σ. r t L elemento è quindi sottoposto ad una forza radiale pari a ( x dx) dα ( σ r + dσ r ) x dα σ r + (.9) Gli sforzi tangenziali sono costanti lungo il raggio, mentre le forze radiali, considerate in direzione normale, si differenziano. 4

15 e ad una tangenziale pari a dα dx sin σ t (.0) Figura.0: Schema che considera un elemento di lamiera sottoposto all azione delle forze esterne prodotte in imbutitura (M. Rossi, Stampaggio a freddo delle lamiere, pag. ) L equilibrio dell elemento è dato dall uguaglianza delle due precedenti espressioni, la quale, eliminando gli infinitesimi di ordine superiore e dividendo per d α, risulta essere x dσ = σ dx σ dx (.) r t r che può anche essere scritta come 5

16 dσ r dx = (.) ( σ t σ r ) x Ricordando l espressione della resistenza ideale alla deformazione (.) ed introducendo la resistenza reale alla deformazione come rd R d = (.3) η dove con η si intende un coefficiente di rendimento, si può ottenere la seguente relazione dx dσ r = Rd (.4) x Il risultato che interessa è la tensione radiale sul contorno della matrice di raggio ideale r; integrando quindi tra R ed r si ottiene R σ r = R d ln (.5) r Questa semplice formula, che comunque si basa su una serie di approssimazioni, è valida solo se si considera un valore medio della resistenza reale alla deformazione, in quanto tale parametro risulta essere variabile per ogni sezione elementare che compone il foglio di lamiera. L intero sforzo deformativo che agisce sul disco risulta quindi essere P d R = π r s Rdm ln (.6) r Dall esame della (.6) si può affermare che lo sforzo deformativo, eliminando il contributo dovuto agli attriti, allo sforzo di piegamento e ad altre 6

17 cause, è continuamente variabile con legge logaritmica. Tale sforzo risulta massimo nella posizione di inizio imbutitura per poi decrescere fino a zero nel caso di imbutitura completa (cioè con bossoli senza flangia). Al contrario, gli attriti, che inizialmente sono nulli, assumono un valore massimo a fine lavorazione e ciò è dovuto alla pressione elastica del bossolo contro le pareti della matrice. Il calcolo dello sforzo deformativo è importante per poter prevedere eventuali lacerazioni nel materiale: se si calcola, infatti, il valore massimo P d max e lo si divide per la sezione resistente della lamiera si ottiene il valore di σ r max superato il quale avviene la rottura del materiale. Per avere un valore effettivo della pressione di imbutitura, è necessario dividere il valore teorico per un rendimento che dipende principalmente dagli attriti tra lamiera e matrice; quanto più piccoli saranno gli attriti, tanto minore sarà la sollecitazione radiale di imbutitura e tanto maggiore sarà la probabilità di effettuare la lavorazione con successo..6. Sviluppo iniziale di un componente imbutito Uno degli aspetti più importanti del processo di imbutitura, argomento principale del presente lavoro, è la determinazione delle dimensioni e della forma dello sviluppo iniziale della lamiera che dovrà dare vita, con il minore impiego di materiale possibile, al pezzo stampato finito. Nel passato l'unico metodo per ricavare la geometria del blank era quello delle prove successive in laboratorio dove, basandosi essenzialmente sull'esperienza degli operatori, si tagliavano geometrie diverse che mano a mano si avvicinavano sempre di più a quella definitiva. Naturalmente ad ogni prova era necessaria una imbutitura e questo portava ad uno spreco enorme di tempo e materiale. In seguito alcuni studiosi hanno ricavato una serie di formule empiriche che riassumevano in pratica le esperienze di laboratorio citate in precedenza. Nella pratica queste formule [] si basano sull assunzione che il volume di materiale del blank debba essere lo stesso di quello del componente stampato. Tale condizione, in molti casi, si traduce nel considerare la costanza dello spessore della lamiera prima e dopo 7

18 l operazione di imbutitura; le precedenti affermazioni sono, in generale, valide nel caso di operazioni che coinvolgono pezzi semplici e assialsimmetrici nei quali sono ugualmente presenti assottigliamenti e ispessimenti nelle pareti del pezzo stesso, in modo tale che lo spessore medio può essere considerato costante. Tuttavia, nel caso di imbutiture di pezzi molto complessi e sagomati, le deformazioni di stiramento possono essere localizzate solo in alcune aree e questo provoca l aumento dell area della superficie del materiale. Un ulteriore difficoltà è rappresentata dal fatto che non è possibile stabilire a priori, tramite calcoli, dove si localizzeranno gli assottigliamenti maggiori. In questo caso si dimensionerà il blank ipotizzando la costanza del volume e delle aree ed in seguito sarà modificata ed ottimizzata la geometria ricavata tramite prove sperimentali. Per componenti assialsimmetrici l area del blank viene uguagliata alla superficie del pezzo imbutito. Per pezzi composti da più elementi geometrici, l area totale è la somma delle aree di ogni parte. Il diametro del blank si può ottenere tramite la seguente formula d 0 = 4 π n A i i= (.7) Nelle immagini successive vengono riassunti i risultati ottenuti da questa formula per le più comuni forme geometriche appartenenti a pezzi assialsimmetrici imbutiti. Nel caso in cui siano presenti molte geometrie semplici all interno della forma complessiva del componente, il calcolo delle aree di ogni elemento potrebbe diventare assai lungo e macchinoso; in questi casi è possibile utilizzare metodi grafici. 8

19 Figura.: Formule per detreminare la dimensione del blank iniziale per componenti imbutiti assialsimmetrici (K. Lange, Handbook of metal drawing, tabella 0.6, pag ) Si introduce ora un esempio di calcolo del blank per un pezzo rettangolare simmetrico (Figura.), utilizzando le formule appena introdotte. Come prima operazione si sviluppano sul piano le superfici verticali delle pareti; per stabilire la forme degli angoli dello sviluppo, i quattro angoli del componente sono assemblati in una unica coppa cilindrica avente diametro d = r c, dove r c è il raggio del raccordo del pezzo. 9

20 Figura.: Schema di calcolo del blank per un pezzo rettangolare attraverso l uso di formule empiriche (K. Lange, Handbook of metal drawing, pag. 0.50) Per tale coppa il diametro del blank vale ( + 0. ) r = 0.53d + d h s 506r B (.8) mentre l altezza dello sviluppo delle pareti verticali h = 0. 57r + h + r (.9) s B C Nelle due equazioni precedenti il raggio r B è il raggio di fondo del pezzo compreso tra le pareti verticali e la superficie di fondo. Lo sviluppo del pezzo è dato dalla linea a tratto e punto della figura. In pratica, il materiale, negli angoli, viene costipato poiché la compressione tangenziale non è limitata agli angoli ma è estesa a tutte le pareti verticali. Per questa ragione le pareti verticali risultano troppo alte mentre gli angoli troppo bassi se si utilizza tale sviluppo nel processo; per tenere conto di tale fenomeno, 0

21 il diametro del blank della coppa cilindrica viene maggiorato tramite un fattore di correzione pari a k in modo che r ' = kr (.0) dove r k = (.) r C Il risultante aumento di area deve essere compensato da una riduzione dell altezza h s dello sviluppo delle pareti verticali. Tale scopo viene raggiunto rimuovendo strisce di uguale area totale aventi altezza h s, a e s b h, con spessore a e b, dove yr, = (.) a h s a h s b yr, = (.3) b con π y = ( k ) 4 (.4) A questo punto il profilo del blank è completamente definito; in genere i contorni dello sviluppo vengono arrotondati e addolciti in modo tale che la forma finale risulti quella tracciata a linea spessa nella figura. Negli ultimi anni si sono sviluppati approcci di calcolo automatici, basati sull utilizzo del metodo degli elementi finiti che restituiscono la forma del blank iniziale [5, 8-].

22 Un esempio di tale applicazione è fornito da S. H. Park, J. W. Joon, D. Y. Yang e Y. H. Kim [5], i quali hanno studiato un metodo iterativo che, a partire da un blank di prova, attraverso una serie di iterazioni e di analisi agli elementi finiti, giunge al risultato del profilo iniziale ottimale. Per calcolare un primo blank di prova, utilizzato nella successiva simulazione del processo, si può utilizzare la teoria dello stampaggio ideale. I principi su cui si basa tale teoria possono essere considerati i seguenti. Per determinare il campo di deformazione non vengono considerati parametri tecnologici quali l attrito, la forza applicata dal premilamiera e i lubrificanti eventualmente utilizzati. Il materiale viene modellizzato come rigido plastico senza incrudimento e si considera il criterio dell anisotropia normale indicato da Hill Secondo il modello di snervamento di Hill, la velocità di deformazione può essere espressa secondo la seguente relazione M M M M & ε = D & ε + & ε M D & ε & ε M (.5) dove D D = = [ ( + r) ] M ( + r) M (.6) M è l esponente utilizzato da Hill nel suo criterio di snervamento e r è il valore di anisotropia normale calcolato da Lankford. La deformazione effettiva può essere calcolata come l integrale della velocità di deformazione secondo un campo di lavoro minimo. Tale campo si può ottenere solo nel caso in cui le linee di deformazione principale mantengano la loro direzione durante tutto il processo deformativo del materiale e il rapporto tra le velocità di deformazione rimanga costante.

23 ε = t & dt (.7) 0 ε seguente relazione In questo caso la deformazione può essere ottenuta secondo la M M M M M D λ ( ) M ε = ln D ln λ λ + (.8) λ in cui λ e λ sono i termini principali del tensore delle deformazioni di Cauchy. Avendo calcolato la deformazione, tramite una power law, è immediato calcolare le tensioni ( ε ε ) n σ = K 0 + (.9) A questo punto, calcolate le tensioni e le deformazioni, si può ottenere il lavoro plastico interno al materiale W = σ ε dv0 (.30) V 0 Per dimensionare il blank di partenza, utilizzando la teoria appena esposta, è necessario risolvere la seguente equazione (.3) che rappresenta l ottimizzazione del lavoro totale effettuato all interno del materiale deformato. Questo significa che il lavoro di deformazione deve essere ottimizzato nel blank di partenza. dw dx i = 0 per i =,,... (.3) dove X i sono tutte le componenti del sistema di coordinate dello stato iniziale. 3

24 Le condizioni necessarie e sufficienti per il campo di tensioni affinché il corpo rigido plastico che si sta deformando sia in equilibrio al tempo t 0 +τ sono date dalla seguente relazione del principio dei lavori virtuali δ τ ( ε ) t da δw τ τ W int = σδ 0 = ext (.3) 0 che integrata secondo il metodo di Newton-Raphson, può essere espressa come i K U i = R F (.33) dove K è una matrice di rigidezza tangenziale, R un vettore di carichi esterni applicati, U i è il vettore degli spostamenti e F i- è un termine che indica la forza interna all iterazione (i-). L equazione (.33) è calcolata iterativamente fino a quando non è soddisfatta la seguente condizione U / U < δ (.34) dove δ è una costante piccola a piacere. Come è stato già accennato in precedenza, il calcolo del primo blank di prova non coinvolge parametri tecnologici come l attrito, i lubrificanti ed altri, quindi tale geometria iniziale inevitabilmente include errori di forma rispetto a quella ottimale. Per correggere tali errori è possibile seguire un percorso iterativo che tende a minimizzare gli errori passo dopo passo. Se viene riscontrata una deviazione rispetto alla linea di contorno ottimale calcolata dal solutore ad elementi finiti, l area in eccesso, ad esempio, viene sottratta dal blank iniziale. D altra parte si riscontrano errori anche sulla forma ottima calcolata agli elementi finiti ed in questo caso viene aggiunto un volume al blank pari a quello calcolato in precedenza. Il profilo corretto viene così utilizzato per la successiva simulazione al fine di poterlo confrontare con quello ottenuto. Se vengono ancora 4

25 riscontrati degli errori sulla forma, il processo viene ripetuto fino a quando tale errore non risulta essere minore di un certo valore stabilito in precedenza. Modello nominale Stampaggio ideale Analisi FEM Pezzo deformato Definizione dell'errore sulla forma Definizione di una nuova forma di blank Calcolo dell'ampiezza dell'errore Errore di forma <δ NO SI Blank ottimo FINE Figura.3: Diagramma a blocchi che riassume il procedimento iterativo per il calcolo del blank iniziale. Il blank di prova può essere ottenuto con il campo di slip-lines o anche a partire da forma geometriche precise. (S. H. Park, J. W. Yoon, D. Y. Yang, Y. H. Kim, Optimum blank design in sheet metal forming by the deformation path iteration method, Intarnational Journal of Mechanical Sciences 4, 999). 5

26 Le seguenti figure schematizzano il processo di addizione o sottrazione del volume per arrivare alla forma ottimale del blank. Figura.4: Schema riassuntivo del metodo di sottrazione ed addizione di volume al blank per la correzione degli errori di forma (S. H. Park, J. W. Yoon, D. Y. Yang, Y. H. Kim, Optimum blank design in sheet metal forming by the deformation path iteration method, Intarnational Journal of Mechanical Sciences 4, 999). Come mostrato nella Figura.3, viene introdotto un errore di forma per definire quantitativamente la deviazione geometrica dal blank ottimale. Tale errore può essere calcolato come lo scarto quadratico medio delle differenze tra la forma ottimale e quelle calcolate passo dopo passo N errore = d i N i= (.35) 6

27 dove d i è la distanza tra i punti appartenenti alla geometria ottimale e quelli appartenenti a quella calcolata tramite le iterazioni, mentre N è il numero di nodi lungo il contorno del blank. Figura.5: Schema di calcolo dell errore di forma (S. H. Park, J. W. Yoon, D. Y. Yang, Y. H. Kim, Optimum blank design in sheet metal forming by the deformation path iteration method, Intarnational Journal of Mechanical Sciences 4, 999). Nel caso in cui la geometria del blank venga calcolata seguendo la teoria della plasticità ideale e tramite il processo iterativo appena esposto, occorre tenere sotto controllo la formabilità del materiale ad ogni iterazione, in quanto tale parametro è influenzato notevolmente dalla forma del blank stesso. Per effettuare tale controllo è sufficiente controllare le curve limite di formatura in cui il valore di FLD 0 può essere ricavato tramite relazioni empiriche simili alla seguente ( t) q FLD0 = 0 (.36) 7

28 in cui, se l esponente di incrudimento è maggiore di 0. allora q= altrimenti q = n / 0. e t è lo spessore. Per determinare la formabilità delle lamiera, vengono utilizzati i valori di massima e minima deformazione calcolati dal solutore ad elementi finiti. Figura.6: Esempio di curve limite di formatura (S. H. Park, J. W. Yoon, D. Y. Yang, Y. H. Kim, Optimum blank design in sheet metal forming by the deformation path iteration method, Intarnational Journal of Mechanical Sciences 4, 999). 8

La deformazione plastica. La deformazione plastica. Lavorazioni per deformazione. Il processo di laminazione Estrusione e trafilatura La forgiatura

La deformazione plastica. La deformazione plastica. Lavorazioni per deformazione. Il processo di laminazione Estrusione e trafilatura La forgiatura La deformazione plastica La deformazione plastica Lavorazioni per deformazione Il processo di laminazione Estrusione e trafilatura La forgiatura 2 2006 Politecnico di Torino 1 Obiettivi della lezione Valutare

Dettagli

RESISTENZA DEI MATERIALI TEST

RESISTENZA DEI MATERIALI TEST RESISTENZA DEI MATERIALI TEST 1. Nello studio della resistenza dei materiali, i corpi: a) sono tali per cui esiste sempre una proporzionalità diretta tra sollecitazione e deformazione b) sono considerati

Dettagli

ESERCITAZIONE Scrittura di un programma CNC per la fresatura di un componente dato

ESERCITAZIONE Scrittura di un programma CNC per la fresatura di un componente dato ESERCITAZIONE Scrittura di un programma CNC per la fresatura di un componente dato Nella presente esercitazione si redige il programma CNC per la fresatura del pezzo illustrato nelle Figure 1 e 2. Figura

Dettagli

Forze come grandezze vettoriali

Forze come grandezze vettoriali Forze come grandezze vettoriali L. Paolucci 23 novembre 2010 Sommario Esercizi e problemi risolti. Per la classe prima. Anno Scolastico 2010/11 Parte 1 / versione 2 Si ricordi che la risultante di due

Dettagli

TECNICA DELLE COSTRUZIONI: PROGETTO DI STRUTTURE LE FONDAZIONI

TECNICA DELLE COSTRUZIONI: PROGETTO DI STRUTTURE LE FONDAZIONI LE FONDAZIONI Generalità sulle fondazioni Fondazioni dirette Plinti isolati Trave rovescia Esecutivi di strutture di fondazione Generalità Le opere di fondazione hanno il compito di trasferire le sollecitazioni

Dettagli

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche Slide Cerbara parte1 5 Le distribuzioni teoriche I fenomeni biologici, demografici, sociali ed economici, che sono il principale oggetto della statistica, non sono retti da leggi matematiche. Però dalle

Dettagli

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE STUDIO DI FUNZIONE Passaggi fondamentali Per effettuare uno studio di funzione completo, che non lascia quindi margine a una quasi sicuramente errata inventiva, sono necessari i seguenti 7 passaggi: 1.

Dettagli

DIMENSIONAMENTO DEL MARTINETTO PER RICIRCOLO DI SFERE

DIMENSIONAMENTO DEL MARTINETTO PER RICIRCOLO DI SFERE DIMENSIONAMENTO DEL MARTINETTO PER RICIRCOLO DI SFERE Per un corretto dimensionamento del martinetto a ricircolo di sfere è necessario operare come segue: definizione dei dati del dell applicazione (A)

Dettagli

tecnologia PROPRIETÀ DEI METALLI Scuola secondaria primo grado. classi prime Autore: Giuseppe FRANZÈ

tecnologia PROPRIETÀ DEI METALLI Scuola secondaria primo grado. classi prime Autore: Giuseppe FRANZÈ tecnologia PROPRIETÀ DEI METALLI Scuola secondaria primo grado. classi prime Autore: Giuseppe FRANZÈ LE PROPRIETÀ DEI MATERIALI DA COSTRUZIONE Si possono considerare come l'insieme delle caratteristiche

Dettagli

1 PREMESSE E SCOPI... 3 2 DESCRIZIONE DEI SUPPORTI SOTTOPOSTI A PROVA... 3 3 PROGRAMMA DELLE PROVE SPERIMENTALI... 5

1 PREMESSE E SCOPI... 3 2 DESCRIZIONE DEI SUPPORTI SOTTOPOSTI A PROVA... 3 3 PROGRAMMA DELLE PROVE SPERIMENTALI... 5 DI UN SISTEMA DI FISSAGGIO PER FACCIATE CONTINUE 2 INDICE 1 PREMESSE E SCOPI... 3 2 DESCRIZIONE DEI SUPPORTI SOTTOPOSTI A PROVA... 3 3 PROGRAMMA DELLE PROVE SPERIMENTALI... 5 3.1 STRUMENTAZIONE UTILIZZATA...

Dettagli

Termodinamica. Sistema termodinamico. Piano di Clapeyron. Sistema termodinamico. Esempio. Cosa è la termodinamica? TERMODINAMICA

Termodinamica. Sistema termodinamico. Piano di Clapeyron. Sistema termodinamico. Esempio. Cosa è la termodinamica? TERMODINAMICA Termodinamica TERMODINAMICA Cosa è la termodinamica? La termodinamica studia la conversione del calore in lavoro meccanico Prof Crosetto Silvio 2 Prof Crosetto Silvio Il motore dell automobile trasforma

Dettagli

SPC e distribuzione normale con Access

SPC e distribuzione normale con Access SPC e distribuzione normale con Access In questo articolo esamineremo una applicazione Access per il calcolo e la rappresentazione grafica della distribuzione normale, collegata con tabelle di Clienti,

Dettagli

1. Distribuzioni campionarie

1. Distribuzioni campionarie Università degli Studi di Basilicata Facoltà di Economia Corso di Laurea in Economia Aziendale - a.a. 2012/2013 lezioni di statistica del 3 e 6 giugno 2013 - di Massimo Cristallo - 1. Distribuzioni campionarie

Dettagli

Consideriamo due polinomi

Consideriamo due polinomi Capitolo 3 Il luogo delle radici Consideriamo due polinomi N(z) = (z z 1 )(z z 2 )... (z z m ) D(z) = (z p 1 )(z p 2 )... (z p n ) della variabile complessa z con m < n. Nelle problematiche connesse al

Dettagli

Lavorazione lamiera III

Lavorazione lamiera III Lavorazione lamiera III Imbutitura (deep drawing) Deformabilità delle lamiere Macchinari per la formatura delle lamiere Progettazione Considerazioni economiche Imbutitura (Deep Drawing) Nata nel 1700 non

Dettagli

Lavorazione delle lamiere

Lavorazione delle lamiere Lavorazione delle lamiere Lamiere Utilizzate nella produzione di carrozzerie automobilistiche, elettrodomestici, mobili metallici, organi per la meccanica fine. Le lamiere presentano una notevole versatilità

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli

Horae. Horae Software per la Progettazione Architettonica e Strutturale

Horae. Horae Software per la Progettazione Architettonica e Strutturale 1 IL MATERIALE X-LAM Nel programma CDSWin il materiale X-LAM pu ò essere utilizzato solo come elemento parete verticale. Quindi, dal punto di vista strutturale, il suo comportamento è prevalentemente a

Dettagli

CONTROLLO IN TENSIONE DI LED

CONTROLLO IN TENSIONE DI LED Applicazioni Ver. 1.1 INTRODUZIONE CONTROLLO IN TENSIONE DI LED In questo documento vengono fornite delle informazioni circa la possibilità di pilotare diodi led tramite una sorgente in tensione. La trattazione

Dettagli

ESAME DI STATO 2009/10 INDIRIZZO MECCANICA TEMA DI : MECCANICA APPLICATA E MACCHINE A FLUIDO

ESAME DI STATO 2009/10 INDIRIZZO MECCANICA TEMA DI : MECCANICA APPLICATA E MACCHINE A FLUIDO ESAME DI STATO 2009/10 INDIRIZZO MECCANICA TEMA DI : MECCANICA APPLICATA E MACCHINE A FLUIDO Lo studio delle frizioni coniche si effettua distinguendo il caso in cui le manovre di innesto e disinnesto

Dettagli

Insegnamento di Progetto di Infrastrutture viarie

Insegnamento di Progetto di Infrastrutture viarie Insegnamento di Progetto di Infrastrutture viarie Opere in terra Caratteristiche di un terreno Compressibilità e costipamento delle terre Portanza sottofondi e fondazioni stradali Instabilità del corpo

Dettagli

Dimensionamento delle strutture

Dimensionamento delle strutture Dimensionamento delle strutture Prof. Fabio Fossati Department of Mechanics Politecnico di Milano Lo stato di tensione o di sforzo Allo scopo di caratterizzare in maniera puntuale la distribuzione delle

Dettagli

2. SPECIFICHE PRINCIPALI

2. SPECIFICHE PRINCIPALI ! ATTENZIONE Leggere il presente manuale prima di qualsiasi operazione Prima di iniziare qualsiasi azione operativa è obbligatorio leggere il presente manuale di istruzioni. La garanzia del buon funzionamento

Dettagli

Matematica generale CTF

Matematica generale CTF Successioni numeriche 19 agosto 2015 Definizione di successione Monotonìa e limitatezza Forme indeterminate Successioni infinitesime Comportamento asintotico Criterio del rapporto per le successioni Definizione

Dettagli

Proprietà meccaniche. Prove meccaniche. prova di trazione prova di compressione prova di piegamento prova di durezza prova di fatica prova di creep

Proprietà meccaniche. Prove meccaniche. prova di trazione prova di compressione prova di piegamento prova di durezza prova di fatica prova di creep Proprietà meccaniche Prove meccaniche prova di trazione prova di compressione prova di piegamento prova di durezza prova di fatica prova di creep Prova di trazione provini di dimensione standard deformazione

Dettagli

Appunti sulla Macchina di Turing. Macchina di Turing

Appunti sulla Macchina di Turing. Macchina di Turing Macchina di Turing Una macchina di Turing è costituita dai seguenti elementi (vedi fig. 1): a) una unità di memoria, detta memoria esterna, consistente in un nastro illimitato in entrambi i sensi e suddiviso

Dettagli

Prova scritta di Fisica Generale I Corso di studio in Astronomia 22 giugno 2012

Prova scritta di Fisica Generale I Corso di studio in Astronomia 22 giugno 2012 Prova scritta di Fisica Generale I Corso di studio in Astronomia 22 giugno 2012 Problema 1 Due carrelli A e B, di massa m A = 104 kg e m B = 128 kg, collegati da una molla di costante elastica k = 3100

Dettagli

Appunti sulle funi. Le Funi Carmine Napoli

Appunti sulle funi. Le Funi Carmine Napoli Appunti sulle funi DEFINIZIONE Fune: è un organo flessibile formato da un insieme di fili di acciaio, di forma e dimensioni appropriate, avvolti elicoidalmente in uno o più gruppi concentrici attorno ad

Dettagli

www.rodacciai.it PROVA DI TRAZIONE L 0 = 5.65 S 0 PROVE MECCANICHE

www.rodacciai.it PROVA DI TRAZIONE L 0 = 5.65 S 0 PROVE MECCANICHE PROVA DI TRAZIONE La prova, eseguita a temperatura ambiente o più raramente a temperature superiori o inferiori, consiste nel sottoporre una provetta a rottura per mezzo di uno sforzo di trazione generato

Dettagli

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE PROVE SPERIMENTALI SU PIGNATTE IN PSE RELAZIONE

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE PROVE SPERIMENTALI SU PIGNATTE IN PSE RELAZIONE UNIVERSITA DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA DI INGEGNERIA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE PROVE SPERIMENTALI SU PIGNATTE IN PSE RELAZIONE Il Responsabile Scientifico Dott. Ing. Fausto Mistretta Il

Dettagli

Usando il pendolo reversibile di Kater

Usando il pendolo reversibile di Kater Usando il pendolo reversibile di Kater Scopo dell esperienza è la misurazione dell accelerazione di gravità g attraverso il periodo di oscillazione di un pendolo reversibile L accelerazione di gravità

Dettagli

Ottimizzazione Multi Obiettivo

Ottimizzazione Multi Obiettivo Ottimizzazione Multi Obiettivo 1 Ottimizzazione Multi Obiettivo I problemi affrontati fino ad ora erano caratterizzati da una unica (e ben definita) funzione obiettivo. I problemi di ottimizzazione reali

Dettagli

Corso di Tecnologia Meccanica

Corso di Tecnologia Meccanica Corso di Tecnologia Meccanica Modulo 3.8 Deformazione plastica LIUC - Ingegneria Gestionale 1 Lavorazione a freddo della lamiera LIUC - Ingegneria Gestionale 2 Lavorazione a freddo delle lamiere È il processo

Dettagli

Corso di Componenti e Impianti Termotecnici LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE

Corso di Componenti e Impianti Termotecnici LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE 1 PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE Sono le perdite di carico (o di pressione) che un fluido, in moto attraverso un condotto, subisce a causa delle resistenze

Dettagli

ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO CORSO SPERIMENTALE P.N.I. 2004

ESAME DI STATO DI LICEO SCIENTIFICO CORSO SPERIMENTALE P.N.I. 2004 ESAME DI STAT DI LICE SCIENTIFIC CRS SPERIMENTALE P.N.I. 004 Il candidato risolva uno dei due problemi e 5 dei 0 quesiti in cui si articola il questionario. PRBLEMA Sia la curva d equazione: ke ove k e

Dettagli

La forza. In movimento Marietti Scuola 2010 De Agostini Scuola S.p.A. Novara

La forza. In movimento Marietti Scuola 2010 De Agostini Scuola S.p.A. Novara La forza La definizione di forza Per forza s intende la capacità dell apparato neuro- muscolare di vincere o contrapporsi a un carico esterno con un impegno muscolare. La classificazione della forza Tipi

Dettagli

Esponenziali elogaritmi

Esponenziali elogaritmi Esponenziali elogaritmi Potenze ad esponente reale Ricordiamo che per un qualsiasi numero razionale m n prendere n>0) si pone a m n = n a m (in cui si può sempre a patto che a sia un numero reale positivo.

Dettagli

Per prima cosa si determinano le caratteristiche geometriche e meccaniche della sezione del profilo, nel nostro caso sono le seguenti;

Per prima cosa si determinano le caratteristiche geometriche e meccaniche della sezione del profilo, nel nostro caso sono le seguenti; !""##"!$%&'((""!" )**&)+,)-./0)*$1110,)-./0)*!""##"!$%&'((""!" *&)23+-0-$4--56%--0.),0-,-%323 -&3%/ La presente relazione ha lo scopo di illustrare il meccanismo di calcolo che sta alla base del dimensionamento

Dettagli

CLASSIFICAZIONE DELLE LAVORAZIONI MECCANICHE

CLASSIFICAZIONE DELLE LAVORAZIONI MECCANICHE CLASSIFICAZIONE DELLE LAVORAZIONI MECCANICHE Le lavorazioni meccaniche possono essere classificate secondo diversi criteri. Il criterio che si è dimostrato più utile, in quanto ha permesso di considerare

Dettagli

Laboratorio di Fisica 3 Ottica 2. Studenti: Buoni - Giambastiani - Leidi Gruppo: G09

Laboratorio di Fisica 3 Ottica 2. Studenti: Buoni - Giambastiani - Leidi Gruppo: G09 Laboratorio di Fisica 3 Ottica 2 Studenti: Buoni - Giambastiani - Leidi Gruppo: G09 24 febbraio 2015 1 Lunghezza d onda di un laser He-Ne 1.1 Scopo dell esperienza Lo scopo dell esperienza è quello di

Dettagli

1 Serie di Taylor di una funzione

1 Serie di Taylor di una funzione Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 7 SERIE E POLINOMI DI TAYLOR Serie di Taylor di una funzione. Definizione di serie di Taylor Sia f(x) una funzione definita

Dettagli

L A V O R A Z I O N I D E L L E L A M I E R E S T A M P A G G I O A F R E D D O

L A V O R A Z I O N I D E L L E L A M I E R E S T A M P A G G I O A F R E D D O 1 L A V O R A Z I O N I D E L L E L A M I E R E S T A M P A G G I O A F R E D D O La più importante categoria di lavorazioni è quella delle lamiere (generalmente di spessore 5 mm), che dà origine ad una

Dettagli

Trattamenti termici degli acciai al carbonio

Trattamenti termici degli acciai al carbonio Trattamenti termici Il trattamento termico è una lavorazione attuata mediante un ciclo termico, su un metallo o una sua lega, allo stato solido, al fine di variarne le proprietà e renderle adatte alla

Dettagli

Strutture in acciaio. Unioni

Strutture in acciaio. Unioni Strutture in acciaio Unioni Tipologie di unioni Chiodi o bulloni Sono puntuali Indeboliscono le sezioni Ripristinano solo parzialmente la continuità Si eseguono in opera con relativa facilità Saldatura

Dettagli

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26 Indice L attività di recupero 6 Funzioni Teoria in sintesi 0 Obiettivo Ricerca del dominio e del codominio di funzioni note Obiettivo Ricerca del dominio di funzioni algebriche; scrittura del dominio Obiettivo

Dettagli

CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608

CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608 COSTRUIRE SERRAMENTI IN PVC CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608 1 La norma europea rivolta alla definizione delle caratteristiche dei profili in PVC per finestre

Dettagli

Lezione. Tecnica delle Costruzioni

Lezione. Tecnica delle Costruzioni Lezione Tecnica delle Costruzioni Classificazione dei collegamenti Tipi di collegamenti 1. Collegamento a parziale ripristino di resistenza In grado di trasmettere le caratteristiche di sollecitazione

Dettagli

PROCESSI DI FORMATURA PLASTICA DI LAMIERE: PIEGATURA

PROCESSI DI FORMATURA PLASTICA DI LAMIERE: PIEGATURA PROCESSI DI FORMATURA PLASTICA DI LAMIERE: PIEGATURA 1 PIEGATURA È uno tra i più comuni metodi di lavorazione delle lamiere Utilizzata sia come processo a sé stante, sia in combinazione con altre operazioni

Dettagli

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe

Dettagli

15 febbraio 2010 - Soluzione esame di geometria - 12 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 2009-2010 COGNOME... NOME... N. MATRICOLA...

15 febbraio 2010 - Soluzione esame di geometria - 12 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 2009-2010 COGNOME... NOME... N. MATRICOLA... 15 febbraio 010 - Soluzione esame di geometria - 1 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 009-010 COGNOME.......................... NOME.......................... N. MATRICOLA............. La prova dura

Dettagli

CORSO DI FONDAMENTI DI DISEGNO TECNICO LEZIONE 2 PROIEZIONI ORTOGONALI

CORSO DI FONDAMENTI DI DISEGNO TECNICO LEZIONE 2 PROIEZIONI ORTOGONALI PERCORSI ABILITANTI SPECIALI (PAS) - A.A. 2013-2014 UNIVERSITÀ DI PISA DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA CIVILE E INDUSTRIALE (DICI) CORSO DI FONDAMENTI DI DISEGNO TECNICO LEZIONE 2 PROIEZIONI ORTOGONALI 1 CENNI

Dettagli

I processi di tempra sono condotti sul manufatto finito per generare sforzi residui di compressione in superficie. Vengono sfruttate allo scopo

I processi di tempra sono condotti sul manufatto finito per generare sforzi residui di compressione in superficie. Vengono sfruttate allo scopo I processi di tempra sono condotti sul manufatto finito per generare sforzi residui di compressione in superficie. Vengono sfruttate allo scopo diverse metodologie. 1 La tempra termica (o fisica) si basa

Dettagli

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................

Dettagli

--- durezza --- trazione -- resilienza

--- durezza --- trazione -- resilienza Proprietà meccaniche Necessità di conoscere il comportamento meccanico di un certo componente di una certa forma in una certa applicazione prove di laboratorio analisi del comportamento del componente

Dettagli

IL PROBLEMA DEL PRODURRE

IL PROBLEMA DEL PRODURRE IL PROBLEMA DEL PRODURRE IL CICLO TECNOLOGICO E I PROCESSI PRIMARI E SECONDARI Ing. Produzione Industriale - Tecnologia Meccanica Processi primari e secondari - 1 IL CICLO TECNOLOGICO Il ciclo tecnologico

Dettagli

ALLEGATO II Dispositivi di attacco

ALLEGATO II Dispositivi di attacco ALLEGATO II Dispositivi di attacco. : il testo compreso fra i precedenti simboli si riferisce all aggiornamento di Maggio 2011 Nel presente allegato sono riportate le possibili conformazioni dei dispositivi

Dettagli

RAPPORTO DI PROVA Venezia,. Foglio n. 1 di 7. Protocollo: Luogo e Data della prova: Richiedente: Materiale testato:

RAPPORTO DI PROVA Venezia,. Foglio n. 1 di 7. Protocollo: Luogo e Data della prova: Richiedente: Materiale testato: Foglio n. 1 di 7 Protocollo: Luogo e Data della prova: Mestre, Richiedente: Materiale testato: Prova eseguita: Conducibilità termica Riferimento Normativo: UNI EN 12667 DESCRIZIONE DEL CAMPIONE SOTTOPOSTO

Dettagli

REGOLAMENTO (UE) N. 1235/2011 DELLA COMMISSIONE

REGOLAMENTO (UE) N. 1235/2011 DELLA COMMISSIONE 30.11.2011 Gazzetta ufficiale dell Unione europea L 317/17 REGOLAMENTO (UE) N. 1235/2011 DELLA COMMISSIONE del 29 novembre 2011 recante modifica del regolamento (CE) n. 1222/2009 del Parlamento europeo

Dettagli

DIMENSIONAMENTO DI UN PILASTRO

DIMENSIONAMENTO DI UN PILASTRO DIMENSIONAMENTO DI UN PILASTRO Si dimensioni un pilastro nelle tre diverse tecnologie: legno, acciaio e cemento armato. Osservando una generica pianta di carpenteria, il pilastro centrale sarà quello maggiormente

Dettagli

3 GRAFICI DI FUNZIONI

3 GRAFICI DI FUNZIONI 3 GRAFICI DI FUNZIONI Particolari sottoinsiemi di R che noi studieremo sono i grafici di funzioni. Il grafico di una funzione f (se non è specificato il dominio di definizione) è dato da {(x, y) : x dom

Dettagli

Inserimento di distanze e di angoli nella carta di Gauss

Inserimento di distanze e di angoli nella carta di Gauss Inserimento di distanze e di angoli nella carta di Gauss Corso di laurea in Ingegneria per l Ambiente e il Territorio a.a. 2006-2007 Inserimento della distanza reale misurata nella carta di Gauss (passaggio

Dettagli

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R Studio di funzione Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R : allo scopo di determinarne le caratteristiche principali.

Dettagli

9.1 CESOIA A GHIGLIOTTINA. Scheda. Descrizione della macchina. Nelle cesoie meccaniche l energia usata per il taglio della lamiera viene fornita da un

9.1 CESOIA A GHIGLIOTTINA. Scheda. Descrizione della macchina. Nelle cesoie meccaniche l energia usata per il taglio della lamiera viene fornita da un Scheda 9 Lavorazione: Macchina: TAGLIO CESOIA Le cesoie sono macchine utilizzate per il taglio a freddo delle lamiere; se ne costruiscono fondamentalmente di due tipi: meccaniche e idrauliche. 9.1 CESOIA

Dettagli

Ai fini economici i costi di un impresa sono distinti principalmente in due gruppi: costi fissi e costi variabili. Vale ovviamente la relazione:

Ai fini economici i costi di un impresa sono distinti principalmente in due gruppi: costi fissi e costi variabili. Vale ovviamente la relazione: 1 Lastoriadiun impresa Il Signor Isacco, che ormai conosciamo per il suo consumo di caviale, decide di intraprendere l attività di produttore di caviale! (Vuole essere sicuro della qualità del caviale

Dettagli

Sistemi di bloccaggio idraulici -- Mandrini idraulici

Sistemi di bloccaggio idraulici -- Mandrini idraulici Sistemi di bloccaggio idraulici -- Mandrini idraulici La tecnologia del serraggio idraulico ad espansione si è evoluto fino a raggiungere livelli di precisione e di affidabilità tali da poter soddisfare

Dettagli

V= R*I. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro.

V= R*I. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro. PREMESSA: Anche intuitivamente dovrebbe a questo punto essere ormai chiaro

Dettagli

Energia potenziale elettrica e potenziale. In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico.

Energia potenziale elettrica e potenziale. In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico. Energia potenziale elettrica e potenziale 0. Premessa In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico. 1. La forza elettrostatica è conservativa Una o più cariche ferme

Dettagli

INTEGRATORE E DERIVATORE REALI

INTEGRATORE E DERIVATORE REALI INTEGRATORE E DERIVATORE REALI -Schemi elettrici: Integratore reale : C1 R2 vi (t) R1 vu (t) Derivatore reale : R2 vi (t) R1 C1 vu (t) Elenco componenti utilizzati : - 1 resistenza da 3,3kΩ - 1 resistenza

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t)

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t) CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti 1. Determinare lim M(sin) (M(t) denota la mantissa di t) kπ/ al variare di k in Z. Ove tale limite non esista, discutere l esistenza dei limiti laterali. Identificare

Dettagli

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo Energia e Lavoro Finora abbiamo descritto il moto dei corpi (puntiformi) usando le leggi di Newton, tramite le forze; abbiamo scritto l equazione del moto, determinato spostamento e velocità in funzione

Dettagli

LA GRAFICA E LA GEOMETRIA OPERATIVA

LA GRAFICA E LA GEOMETRIA OPERATIVA LA GRAFICA E LA GEOMETRIA OPERATIVA La geometria operativa, contrariamente a quella descrittiva basata sulle regole per la rappresentazione delle forme geometriche, prende in considerazione lo spazio racchiuso

Dettagli

SETTI O PARETI IN C.A.

SETTI O PARETI IN C.A. SETTI O PARETI IN C.A. Parete Pareti accoppiate SETTI O PARETI IN C.A. Na 20% Fh i i h i Na/M tot >=0.2 SETTI O PARETI IN C.A. IL FATTORE DI STRUTTURA VERIFICHE SETTI O PARETI IN C.A. SOLLECITAZIONI -FLESSIONE

Dettagli

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito.

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito. INTEGRALI DEFINITI Sia nel campo scientifico che in quello tecnico si presentano spesso situazioni per affrontare le quali è necessario ricorrere al calcolo dell integrale definito. Vi sono infatti svariati

Dettagli

TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA CRETA CORSO 2

TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA CRETA CORSO 2 Pagina 1 di 4 TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA CRETA CORSO 2 Realizzazione di un vaso con la tecnica a Lastra NOTE INTRODUTTIVE La tecnica di costruzione a lastra offre la possibilità di realizzare una svariata

Dettagli

CRITERI DI RESISTENZA DEI MATERIALI

CRITERI DI RESISTENZA DEI MATERIALI CRITERI DI RESISTENZA DEI MATERIALI Tutti i materiali da costruzione rimangono in campo elastico sino ad una certa entità delle sollecitazioni su di essi agenti. Successivamente, all incrementare dei carichi,

Dettagli

Interruttore automatico

Interruttore automatico Interruttore automatico Dimensionamento degli interruttori automatici adeguati per inverter soggetti ai fattori di influenza specifici degli impianti FV Contenuto La scelta dell interruttore automatico

Dettagli

Strutture in Acciaio:

Strutture in Acciaio: Strutture in Acciaio: i Verifica degli elementi strutturali STATI LIMITE DI ESERCIZIO STATI LIMITE ULTIMI DELLE SEZIONI (RESISTENZA DELLE SEZIONI) Si possono considerare due stati limite: 1. Stato

Dettagli

. Si determina quindi quale distanza viene percorsa lungo l asse y in questo intervallo di tempo: h = v 0y ( d

. Si determina quindi quale distanza viene percorsa lungo l asse y in questo intervallo di tempo: h = v 0y ( d Esercizio 1 Un automobile viaggia a velocità v 0 su una strada inclinata di un angolo θ rispetto alla superficie terrestre, e deve superare un burrone largo d (si veda la figura, in cui è indicato anche

Dettagli

I.T.I.S. «G. MARCONI» - PADOVA Via Manzoni, 80 Tel.: 049.80.40.211 Fax 049.80.40.277 e-mail: marconi@provincia.padova.it ww.itismarconipadova.

I.T.I.S. «G. MARCONI» - PADOVA Via Manzoni, 80 Tel.: 049.80.40.211 Fax 049.80.40.277 e-mail: marconi@provincia.padova.it ww.itismarconipadova. PAG. 1/5 I.T.I.S. «G. MARCONI» - PADOVA Via Manzoni, 80 Tel.: 049.80.40.211 Fax 049.80.40.277 e-mail: marconi@provincia.padova.it ww.itismarconipadova.it DIPARTIMANTO DI MECCANICA E MACCHINE A FLUIDO Rev.

Dettagli

Le molle. Costruzione di Macchine 2 Prof. Stefano Beretta Chiara Colombo

Le molle. Costruzione di Macchine 2 Prof. Stefano Beretta Chiara Colombo Le molle Costruzione di Macchine 2 Prof. Stefano Beretta Chiara Colombo Le molle 2 Le molle sono elementi in grado di deformarsi elasticamente, assorbendo energia. Applicazioni caratteristiche: accumulatore

Dettagli

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Teoria delle code Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Fabio Giammarinaro 04/03/2008 Sommario INTRODUZIONE... 3 Formule generali di e... 3 Leggi di Little... 3 Cosa cerchiamo... 3 Legame tra N e le

Dettagli

e-dva - eni-depth Velocity Analysis

e-dva - eni-depth Velocity Analysis Lo scopo dell Analisi di Velocità di Migrazione (MVA) è quello di ottenere un modello della velocità nel sottosuolo che abbia dei tempi di riflessione compatibili con quelli osservati nei dati. Ciò significa

Dettagli

GIROSCOPIO. Scopo dell esperienza: Teoria fisica. Verificare la relazione: ω p = bmg/iω

GIROSCOPIO. Scopo dell esperienza: Teoria fisica. Verificare la relazione: ω p = bmg/iω GIROSCOPIO Scopo dell esperienza: Verificare la relazione: ω p = bmg/iω dove ω p è la velocità angolare di precessione, ω è la velocità angolare di rotazione, I il momento principale d inerzia assiale,

Dettagli

Analisi e consolidamento di colonne e pilastri in muratura

Analisi e consolidamento di colonne e pilastri in muratura CORSO DI RECUPERO E CONSERVAZIONE DEGLI EDIFICI A.A. 2010-2011 Analisi e consolidamento di colonne e pilastri in muratura Resistenza a compressione (1) I materiali lapidei naturali ed artificiali raggiungono

Dettagli

Procedure di calcolo implicite ed esplicite

Procedure di calcolo implicite ed esplicite Procedure di calcolo implicite ed esplicite Il problema della modellazione dell impatto tra corpi solidi a medie e alte velocità. La simulazione dell impatto tra corpi solidi in caso di urti a media velocità,

Dettagli

9. Urti e conservazione della quantità di moto.

9. Urti e conservazione della quantità di moto. 9. Urti e conservazione della quantità di moto. 1 Conservazione dell impulso m1 v1 v2 m2 Prima Consideriamo due punti materiali di massa m 1 e m 2 che si muovono in una dimensione. Supponiamo che i due

Dettagli

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile Elementi di ottica L ottica si occupa dello studio dei percorsi dei raggi luminosi e dei fenomeni legati alla propagazione della luce in generale. Lo studio dell ottica nella fisica moderna si basa sul

Dettagli

Le piastre Precompresse

Le piastre Precompresse Corso di Progetto di Strutture POTENZA, a.a. 2012 2013 Le piastre Precompresse Dott. Marco VONA Scuola di Ingegneria, Università di Basilicata marco.vona@unibas.it http://www.unibas.it/utenti/vona/ PIASTRE

Dettagli

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre

Dettagli

Analisi e diagramma di Pareto

Analisi e diagramma di Pareto Analisi e diagramma di Pareto L'analisi di Pareto è una metodologia statistica utilizzata per individuare i problemi più rilevanti nella situazione in esame e quindi le priorità di intervento. L'obiettivo

Dettagli

LA MOLTIPLICAZIONE IN CLASSE SECONDA

LA MOLTIPLICAZIONE IN CLASSE SECONDA LA MOLTIPLICAZIONE IN CLASSE SECONDA Rossana Nencini, 2013 Le fasi del lavoro: 1. Proponiamo ai bambini una situazione reale di moltiplicazione: portiamo a scuola una scatola di biscotti (. ) e diamo la

Dettagli

Complementi di Termologia. I parte

Complementi di Termologia. I parte Prof. Michele Giugliano (Dicembre 2) Complementi di Termologia. I parte N.. - Calorimetria. Il calore è una forma di energia, quindi la sua unità di misura, nel sistema SI, è il joule (J), tuttavia si

Dettagli

3 PROVE MECCANICHE DEI MATERIALI METALLICI

3 PROVE MECCANICHE DEI MATERIALI METALLICI 3 PROVE MECCANICHE DEI MATERIALI METALLICI 3.1 Prova di trazione 3.1.3 Estensimetri La precisione e la sensibilità dello strumento variano a seconda dello scopo cui esso è destinato. Nella prova di trazione

Dettagli

La quotatura costituisce il complesso delle informazioni in un disegno che precisano le dimensioni di un oggetto o di un componente meccanico

La quotatura costituisce il complesso delle informazioni in un disegno che precisano le dimensioni di un oggetto o di un componente meccanico La quotatura costituisce il complesso delle informazioni in un disegno che precisano le dimensioni di un oggetto o di un componente meccanico 1 La quotatura è ottenuta con i seguenti elementi La linea

Dettagli

Appunti sul galleggiamento

Appunti sul galleggiamento Appunti sul galleggiamento Prof.sa Enrica Giordano Corso di Didattica della fisica 1B a.a. 2006/7 Ad uso esclusivo degli studenti frequentanti, non diffondere senza l autorizzazione della professoressa

Dettagli

Sistema di diagnosi CAR TEST

Sistema di diagnosi CAR TEST Data: 30/09/09 1 di 7 Sistema di diagnosi CAR TEST Il sistema di diagnosi CAR TEST venne convenientemente utilizzato per: - verificare che la scocca di un veicolo sia dimensionalmente conforme ai disegni

Dettagli

Forze, leggi della dinamica, diagramma del. 28 febbraio 2009 (PIACENTINO - PREITE) Fisica per Scienze Motorie

Forze, leggi della dinamica, diagramma del. 28 febbraio 2009 (PIACENTINO - PREITE) Fisica per Scienze Motorie Forze, leggi della dinamica, diagramma del corpo libero 1 FORZE Grandezza fisica definibile come l' agente in grado di modificare lo stato di quiete o di moto di un corpo. Ci troviamo di fronte ad una

Dettagli

Esercizio 20 - tema di meccanica applicata e macchine a fluido- 2002

Esercizio 20 - tema di meccanica applicata e macchine a fluido- 2002 Esercizio 0 - tema di meccanica applicata e macchine a fluido- 00 er regolare il regime di rotazione di un gruppo elettrogeno, viene calettato sull albero di trasmissione del motore un volano in ghisa.

Dettagli

Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms. adacher@dia.uniroma3.it

Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms. adacher@dia.uniroma3.it Automazione Industriale (scheduling+mms) scheduling+mms adacher@dia.uniroma3.it Introduzione Sistemi e Modelli Lo studio e l analisi di sistemi tramite una rappresentazione astratta o una sua formalizzazione

Dettagli

Documento #: Doc_a8_(9_b).doc

Documento #: Doc_a8_(9_b).doc 10.10.8 Esempi di progetti e verifiche di generiche sezioni inflesse o presso-tensoinflesse in conglomerato armato (rettangolari piene, circolari piene e circolari cave) Si riportano, di seguito, alcuni

Dettagli