INDAGINE PROVINCIALE SULLE FAMIGLIE AFFIDATARIE. Presentazione dei risultati

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2 INDAGINE PROVINCIALE SULLE FAMIGLIE AFFIDATARIE Presentazione dei risultati Aprile 2009

3 Ringraziamenti: - le famiglie che hanno partecipato all Indagine - il Coordinamento provinciale infanzia e adolescenza, composto dai Responsabili dei Servizi sociali area minori dei Comuni capofila dei piani di zona, dal Direttore socio-sanitario, dal Responsabile del Servizio di Neuropsichiatria per l infanzia e l adolescenza e dalla Responsabile del Servizio Psicologia clinica dell AUsl di Modena - le assistenti sociali, le psicologhe e gli psicologi delle equipe affido dei Servizi territoriali che hanno partecipato al gruppo provinciale di coordinamento sull affido - il dr. Marco Chistolini per la progettazione dell indagine e la supervisione scientifica del percorso, oltre che per la costruzione del questionario, l analisi dei dati rilevati e la stesura dei commenti dei risultati - la dr.ssa Maria Pia Mancini per il supporto e l accompagnamento al gruppo provinciale di coordinamento sull affido, oltre che per la collaborazione all analisi dei dati - la dr.ssa Raffaella Iafrate e la dr.ssa Luisa Roncari del Centro d'ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell'università Cattolica di Milano, per il confronto scientifico sulla metodologia, per i suggerimenti e le idee fornite nell analisi dei dati Per la Provincia ha coordinato le attività la dr.ssa Roberta Savioli Questo rapporto costituisce una prima restituzione dei risultati dell Indagine conoscitiva sulle famiglie affidatarie. Osservazioni e riflessioni saranno gradite e costituiranno un arricchimento del percorso di qualificazione dell accoglienza familiare. 2

4 Indice Premessa 5 1. Il contesto della ricerca: la realtà dell affido nella provincia di Modena (R. Savioli) 7 2. Le finalità della ricerca (R. Savioli) Le caratteristiche degli affidi esaminati (M.P. Mancini) Il progetto di affido (M.P. Mancini) I rapporti con la famiglia di origine (M.P. Mancini) Caratteristiche ed andamento dei minori in affido (M.P. Mancini) 20 a. A scuola b. Percezione del minore da parte degli affidatari 7. Le famiglie affidatarie (M. Chistolini) I rapporti tra le famiglie affidatarie e i servizi socio-sanitari (M. Chistolini) I rapporti con il tribunale per i minorenni (M. Chistolini) L esperienza di affido (M. Chistolini) Conclusioni (M. Chistolini) 40 Allegato Questionario rivolto alle famiglie affidatarie 3

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6 Premessa Voglio innanzitutto ringraziare le famiglie e le associazioni di famiglie affidatarie, gli operatori dei servizi socio-sanitari, che hanno contribuito alla realizzazione dell Indagine conoscitiva sulle famiglie affidatarie e che quotidianamente sono impegnati nel perseguire e garantire un sistema qualificato di accoglienza e di tutela dei bambini, delle bambine e degli adolescenti. Un bambino una famiglia è la sintesi delle azioni promosse dall Assessorato alle Politiche Sociali con l intento di garantire ad ogni bambino il diritto alla propria famiglia naturale e, laddove non è possibile, ad essere accolto e crescere comunque in una famiglia o in un contesto familiare. Non significa solamente garantirne un diritto ma creare le condizioni affinché tale diritto possa essere praticato, esercitato e vissuto. Con l indagine conoscitiva sulle famiglie affidatarie, realizzata in questi ultimi mesi in collaborazione con il coordinamento provinciale, si è inteso partire proprio dalla conoscenza dei bisogni dei bambini in affido e dall ascolto del punto di vista dei nuclei ospitanti al fine qualificare il sistema dell accoglienza familiare. Tale percorso vede coinvolti più soggetti istituzionali e del volontariato e pone al centro l esercizio della tutela nei confronti di minori in situazioni di disagio. L affido familiare si conferma come un importante strumento di solidarietà sociale: fornisce una risposta concreta ai bambini e agli adolescenti che hanno bisogno di un aiuto, assicurando loro di poter crescere in un ambiente che li accoglie e li protegge per il periodo in cui la loro famiglia si trova in difficoltà e non può garantire le condizioni indispensabili di benessere. I principali risultati emersi dall Indagine conoscitiva sulle famiglie affidatarie possono offrire elementi utili a tutti coloro, famiglie e servizi sociali, che si occupano della tutela dei minori al fine di meglio indirizzare i percorsi di accoglienza e saranno di supporto all elaborazione delle politiche di programmazione della Provincia in quest ambito, di grande importanza come indicatore della qualità di vita dell intera comunità. Maurizio Guaitoli Assessore alla Sanità, alle Politiche Sociali e delle Famiglie, Associazionismo e Volontariato 5

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8 1. Il contesto della ricerca: la realtà dell affido nella provincia di Modena La recente Direttiva regionale n. 846/2007 in materia di affidamento familiare ed accoglienza in comunità costituisce un atto normativo importante per il rilancio, la qualificazione e il rinnovo del sistema di accoglienza per bambini e ragazzi. Sostenere le capacità genitoriali, fornendo strumenti per affrontare le normali fasi di cambiamento, così come i momenti di crisi, in un'ottica di prevenzione, e costruire risposte qualificate e flessibili per i bambini e i ragazzi le cui famiglie non sono in grado temporaneamente di sostenerli in un cammino di crescita armonica, sono gli obiettivi che la Direttiva pone e che le Istituzioni, in sinergia con il mondo del volontariato e del terzo settore, hanno la responsabilità ed il compito di attuare. L affido familiare rappresenta così la risposta preferenziale per quei bambini e ragazzi appartenenti a nuclei familiari temporaneamente in difficoltà nell esercizio delle funzioni genitoriali, ma senza che tale situazione determini un reale abbandono morale e materiale dei figli. L inserimento dei bambini in un contesto familiare e non di comunità, in una famiglia affidataria che offre un ambiente idoneo per la crescita armonica, in un contesto non distante da quello già vissuto, in attesa che intervengano i cambiamenti necessari per i loro rientri nella propria famiglia. Nella provincia di Modena vi è una lunga tradizione, in particolare nel Comune capoluogo, di promozione dell affido familiare, che ha visto aumentare la sensibilità e la disponibilità delle famiglie, oltre che una maggiore maturità nello svolgere il ruolo di tutela dei bambini loro affidati. Considerando i dati relativi ai bambini e ragazzi in affido 1 (tabella 1.1) si rileva che, nel periodo che va dal 2004 al 2007, per gli affidi eterofamiliare vi è un aumento significativo nel 2005 ed una situazione sostanzialmente stabile tra il 2005 e il 2007; mentre per quanto riguarda gli affidi parentali si registra una crescita costante. Occorre anche tener conto che, nel periodo considerato, la popolazione minorile residente è aumentata del +7%, così anche l'incidenza percentuale degli affidi (eterofamiliari e parentali) sul totale della popolazione minorile per l'anno di riferimento ha registrato un andamento simile (+9,5%), passando da 0,21 nell'anno 2004 a 0,23 nell'anno Tab. 1.1 Affidamenti eterofamiliari (consensuali e giudiziali) e parentali al 31/12 in provincia di Modena. anni Variazione % Affidamenti eterofamiliari ,0% Affidamenti parentali ,6% Totale ,1% Fonte: elaborazione su dati SISAM. Regione Emilia Romagna. 1 I dati sono rilevati attraverso il Sisa Minori, ovevro il sistema informativo e gestionale utilizzato dai Servizi sociali territoriali. A partire dalla singola scheda di presa in carico dell utente minore, il Sisa Minori permette di registrare e disporre di dati individuali sull utenza (minori e nuclei), sugli operatori, sulle famiglie affidatarie e adottive e sul percorso assistenziale del minore. 7

9 L aumento del numero degli affidi può essere letto come un indice degli Enti locali e del privato sociale che ha portato buoni risultati, anche se rimangono ancora alti i numeri relativi all accoglienza in struttura. Se consideriamo i minori collocati fuori dalla propria famiglia, il numero degli affidi eterofamiliari rimane tuttora inferiore a quello dell accoglienza in comunità 2. Solo il 10,7% (28 casi) degli affidi familiari (eterofamiliare e parentali) è a tempo parziale. Ciò potrebbe essere un segnale della necessità di approntare politiche di precoce individuazione delle famiglie in difficoltà, attivando strategie di prossimità e di affiancamento a sostegno della genitorialità al fine di prevenire l allontanamento dei minori. L osservazione della cittadinanza al 31/12/2007 rileva che il numero degli stranieri in affido (eterofamiliare e parentale) è pari al 29,4% (77 casi) del totale dei bambini e dei ragazzi in affido, con una maggiore incidenza nel comune capoluogo (41,4%; 53 minori stranieri). Per quanto riguarda l età dei bambini e dei ragazzi in affido familiare la tabella 1.2 mostra che nella distribuzione vi è un equilibrio nelle fasce tre fasce d età scolari (scuola primaria, scuola secondaria di primo grado e scuola secondaria di secondo grado). Il 13,8% sono i bambini della prima infanzia, di cui 13 bambini hanno meno di tre anni, oltre la metà sono pre-adolescenti e adolescenti e il 9,2% permane in affido oltre il 18esimo anno di età, presumibilmente per completare gli studi e consolidare solide basi per il futuro. Tab. 1.2 Bambini e ragazzi in affido (eterofamiliare e parentale) per classe d età in provincia di Modena al 31/12/2007. Classi d età 0-2 anni 3-5 anni Oltre 18 anni anni anni anni totale v.a % sul totale 5,0 8,8 25,6 25,6 26,0 9,2 100,0 Fonte: elaborazione su dati SISAM. Regione Emilia Romagna. Per quanto riguarda la durata dell intervento si osserva che gli affidi conclusi nell anno 2007 sono stati 77 e hanno avuto una conclusione spesso molto rapida: 38 si sono risolti entro i primi sei mesi, mentre 17 si sono conclusi in un periodo superiore ai tre anni. 2 Per quanto riguarda i minori allontanati dalla propria famiglia in carico ai servizi sociali territoriali della provincia di Modena al 01/01/07, 277 sono inseriti in una struttura per minori mentre solo 187 sono accolti in affido eterofamiliare familiare. 8

10 Tab. 1.3 Bambini e ragazzi con intervento di affido concluso nell anno 2007 per durata dell intervento. 0-6 mesi oltre 6 mesi-1 anno Durata dell intervento di affido oltre 1 oltre 2 oltre 3 anno 2 anno 3 anno 8 anni anni anni oltre 8 anno 16 anni v.a % sul totale 48,1 15,2 10,1 5,1 12,7 8,9 Fonte: elaborazione su dati SISAM. Regione Emilia Romagna. totale 100,0 La tabella 1.4 analizza i dati relativi all affido soltanto di tipo eterofamiliare (consensuale e giudiziale), ne mostra la sua distribuzione negli ambiti distrettuali della provincia e l incidenza sulla popolazione residente minorile. Significativo è il dato del Comune di Modena che, pur avendo un incidenza superiore alla quella media provinciale, vede molti affidi consensuali rispetto a tutte le altre zone, dove la quasi totalità degli interventi è di carattere giudiziale. Ciò fa pensare all attivazione di politiche di conciliazione. Tab. 1.4 Bambini e ragazzi in affido eterofamiliare (consensuale e giudiziale) e incidenza sui minori residenti. Dati al 31/12/2007 Distretti Affidi eterofam. consensuali Affidi eterofam. giudiziali Totale affidi eterofamiliari % sul totale provinciale Popolazione minorile residente Incidenza % affidi su pop. minori residente Carpi , ,04 Mirandola , ,17 Modena , ,35 Sassuolo , ,14 Pavullo n/f , ,06 Vignola , ,15 Castelfranco nd nd nd nd nd Totale MO , ,16 Fonte: elaborazione su dati Sisa-Minori Regione Emilia Romagna. L incidenza degli affidi sulla popolazione minorile residente risulta essere di 0,16 su 100 minori; tale dato risulta essere leggermente inferiore al dato medio regionale (0,18%). La tabella 1.5 mostra l evoluzione negli ultimi quattro anni ( ) degli affidi di tipo giudiziale e consensuale. Si nota che gli affidi giudiziali registrano un aumento a fronte di una diminuzione di quelli consensuali. L incremento degli affidi giudiziali rispetto a quelli consensuali potrebbe rappresentare un indicatore della difficoltà dei servizi ad operare in chiave concertative con le famiglie problematiche. Ma non solo, ciò potrebbe dipendere da altri fattori come l evoluzione delle 9

11 complessità dei rapporti familiari o dal modificarsi delle procedure applicate dal Tribunale per i minori di Bologna. Tab. 1.5 Bambini e ragazzi in affido eterofamiliare consensuale e giudiziale nella provincia di Modena. Anni Variazione % Affidamenti eterofamiliari consensuali ,3% Affidamenti eterofamiliari giudiziali ,0% Totale affidi eterofamiliari ,0% Fonte: elaborazione su dati SISAM. Regione Emilia Romagna. Un esempio significativo del protagonismo familiare è dato, come abbiamo visto, dalle famiglie affidatarie. La disponibilità alla solidarietà tra famiglie e delle famiglie verso i bambini in difficoltà è una componente essenziale del tessuto sociale che va promossa, alimentata e sostenuta dalle istituzioni. Le famiglie accoglienti esprimono la punta avanzata di un sistema solidale di reti formali ed informali ed associazionistiche che guarda ai bambini ed agli adolescenti ed ai loro genitori in difficoltà come ad un bene comune da salvaguardare e sostenere. L esperienza di accoglienza è un evento collettivo. Inoltre, un istituto così complesso e delicato quale quello dell affidamento familiare dovrebbe giocare, all interno del sistema integrato di servizi, il ruolo di maggiore garante del carattere familiare delle risposte di accoglienza. Qualora si rivelasse in difficoltà e se non fossero attivati interventi adeguati per la promozione delle disponibilità delle famiglie affidatarie e per il loro sostegno, ciò ricadrebbe sia sull adeguatezza delle azioni di tutela dei minori che sull entità e la produttività della spesa sociale. 10

12 2. Le finalità della ricerca Nel secondo semestre dell anno 2008 la Provincia di Modena, in collaborazione con il coordinamento provinciale sull affido, ha promosso la realizzazione dell Indagine conoscitiva sui bisogni e le percezioni delle famiglie affidatarie della provincia di Modena, al fine sia di avere una migliore cognizione delle caratteristiche degli affidi in corso e dei nuclei ospitanti, sia di poter approntare percorsi di formazione e di sostegno che possano offrire un miglior supporto sociale, psicologico ed educativo agli affidatari. L obiettivo è stato di costruire la fotografia degli affidi in corso e di ottenere indicazioni e valutazioni da chi direttamente sta vivendo l esperienza di genitore affidatario, metterne in luce i punti forza e le eventuali difficoltà che l accoglimento familiare di un bambino o di un ragazzo richiede. L indagine può quindi permettere di individuare e/o migliorare percorsi di collaborazione tra coloro che, pur con ruoli diversi, sono protagonisti attivi nei confronti dell unico protagonista passivo, cioè il minore stesso, al fine di migliorare la qualità dell intervento. L Indagine ha coinvolto n. 200 famiglie affidatarie della provincia di Modena, o comunque in contatto con i servizi territoriali della provincia di Modena, per un totale complessivo di n. 254 bambini in affido familiare nel corso dell anno Alcune famiglie accolgono infatti più di un bambino (sono 37 famiglie; il 18,5% sulla popolazione delle famiglie affidatarie). L indagine, progettata con il supporto scientifico del dr. Marco Chistolini, è stata condotta nei mesi scorsi attraverso la somministrazione di un questionario composto da n. 77 domande (prevalentemente a risposta chiusa), dopo una validazione del coordinamento provinciale sull affido e delle associazioni di famiglie affidatarie del nostro territorio. Al questionario hanno risposto n. 90 famiglie affidatarie. Le principali aree indagate attraverso il questionario riguardano le caratteristiche degli affidi in corso, le caratteristiche delle famiglie affidatarie, i loro rapporti con i servizi socio-sanitari, con il tribunale per i minorenni, con la scuola, la costruzione del progetto di affido, i rapporti con la famiglia di origine, la valutazione dell esperienza dell affido. Di seguito vengono presentati i principali risultati emersi dalla lettura dei dati quantitativi, consapevoli che si tratta di una prima analisi, la quale richiede necessariamente un'integrazione ed un approfondimento con i dati di tipo qualitativo. Si precisa, inoltre, che le non risposte alle domande del questionario sono state metodologicamente escluse nelle analisi relative alla distribuzione percentuale del campione, con la conseguenza di dare un peso maggiore a chi ha risposto. 11

13 3. Le caratteristiche degli affidi esaminati Dai dati emersi dall'indagine si osserva che, per quanto riguarda la durata attuale degli affidi, abbiamo una percentuale del 28% nel range dei due anni, seguiti da un 26% di affidi la cui durata si colloca tra i sei e i dieci anni, un 17,8% di affidi più recenti, entro l anno ed infine, pari al 12,3% sono gli affidi che durano da oltre 10 anni (tabella 3.1). Tab. 3.1 Durata attuale Meno di un anno 13 17,8 1-2 anni 21 28,8 3-5 anni 11 15, anni 19 26,0 Oltre i 10 anni 9 12,3 Totale ,0 Non rispondenti = 17 La tabella 3.2 evidenzia un dato significativo: per il 57,8% degli affidi la durata prevista è sine die. Tab. 3.2 Durata prevista Meno di un anno 15 23,4 1-2 anni 7 10,9 3-5 anni 5 7,8 Sine die 37 57,8 Totale ,0 Non rispondenti = 26 Questa alta percentuale riguarda, verosimilmente quelle situazioni in merito alle quali non sono stati rilevati né gli estremi per un adottabilità né si sono create o si prevede che si creeranno, le condizioni necessarie per un rientro presso la famiglia d origine. In questi casi la posizione delle famiglie affidatarie diventa simile a quella delle famiglie adottive, avendo però, sia per quanto la riguarda, sia per quanto riguarda il minore, uno status giuridico molto diverso. Ventisei famiglie non hanno dato risposta e ciò fa pensare che, nel momento in cui hanno compilato il questionario, il tempo di durata dell affido non era stato, dal punto di vista progettuale, definito. Le tabelle 3.3 e 3.4 evidenziano che la stragrande maggioranza degli affidi esaminati, pari all 89,5%, è di tipo residenziale. Ci troviamo di fronte a situazioni di grave inadeguatezza familiare, nei confronti della quale, nella misura del 72,2%, c è in atto un intervento dell autorità giudiziale. 12

14 Tab. 3.3 Tipologia di affido: residenziale e part time Residenziale 68 89,5 Part time 8 10,5 Totale ,0 Non rispondenti = 14 Tab. 3.4 Tipologia affido: giudiziale e consensuale Giudiziale 39 72,2 Consensuale 15 27,8 Totale ,0 Non rispondenti = 36 Trentasei famiglie, numero piuttosto consistente, non hanno risposto a questo quesito. La tabella 3.5 ci mostra l anno di avvio degli affidi. Nel 43,2% dei casi l inizio si situa tra il 2006 e il 2008, nel 56,8% l inizio si situa dal 2005 fino a risalire a prima del 2000, superando la durata prevista per legge che, salvo proroga, dovrebbe essere di due anni. Tab. 3.5 Periodo di avvio Classi Prima del ,3 Anni ,2 Anni ,3 Anni ,2 Totale ,0 Non rispondenti = 9 La tabella 3.6 indica che nel 18,2% dei casi il minore proviene da un altra esperienza di affido, per il 62,5% direttamente dalla famiglia d origine, per 14,8% da comunità e per il 4,5% dall ospedale. Tab. 3.6 Provenienza del minore Famiglia di origine 55 62,5 Altra famiglia affidataria 16 18,2 Comunità 13 14,8 Altro (ospedale) 4 4,5 Totale ,0 Non rispondenti = 2 Per quanto riguarda il genere c è una lieve maggioranza di maschi pari al 55,6%. 13

15 Tab. 3.7 Genere Maschio 50 55,6 Femmina 40 44,4 Totale ,0 La tabella 3.8 ci mostra che il 23,6% di minori affidati sono in età prescolare, il restante, 76,4%, sono in età scolare. Questo comporta anche la necessità di gestire i rapporti con la scuola. Nel 46,2% ci troviamo di fronte a ragazzi tra gli 11 e 18 anni di età, in una fase di crescita particolarmente difficile e che è di solito caratterizzata da conflitti, oppositività, messa in discussione delle regole, necessità di risignificare le esperienze fatte. Tab. 3.8 Età attuale Classi d età Meno di tre anni 12 13,5 3-5 anni 9 10, anni 18 20, anni 29 32, anni 14 15,7 18 anni e oltre 7 7,9 Totale ,0 Non rispondenti = La tabella 3.9 ci mostra che la stragrande maggioranza dei minori in affido, pari all 81,6%, ha la cittadinanza italiana. Altra caratteristica degli affidi esaminati è che il 36,6% delle famiglie hanno in affido più di un minore (tabella 3.10)- Tab Cittadinanza Italiana 71 81,6 Straniera 15 17,2 Apolide 1 1,1 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Tab Avete in affido altri minori? No 56 63,6 Si 32 36,4 Totale ,0 Non rispondenti = 2 14

16 4. Il progetto di affido Dalla lettura dei dati della tabella 4.1, emerge che più della metà delle risposte date, pari al 68,3%, in merito alla regolamentazione dei rapporti decisa dai Servizi, tra il minore a loro affidato e la famiglia d origine, ha una valenza positiva, sufficiente per il 21,5 % e solo per il 10,2% la regolamentazione è ritenuta negativa. Tab Ritenete che i servizi territoriali abbiano regolamentato i rapporti tra il minore e la famiglia di origine in maniera Molto positiva 17 21,5 Positiva 37 46,8 Sufficiente 17 21,5 Negativa 7 8,9 Molto negativa 1 1,3 Totale ,0 Non rispondenti = 11 Il 65,8% delle persone che hanno risposto al questionario esprime parere positivo nei confronti dei Servizi anche per quanto riguarda la gestione di tali rapporti, seguiti da un 25,6% che li ritiene gestiti in maniera sufficiente e solo l 8,5% esprime un parere negativo (tabella 4.2). Tab Ritenete che i servizi territoriali abbiano gestito i rapporti tra il minore e la famiglia di origine in maniera Molto positiva 16 19,5 Positiva 38 46,3 Sufficiente 21 25,6 Negativa 7 8,5 Molto negativa 0 0,0 Totale ,0 Non rispondenti = 8 Per quanto riguarda le motivazioni che hanno portato le famiglie a dare un parere positivo in merito alla regolamentazione dei rapporti, emerge che il servizio si è dimostrato efficace, attento, chiaro, adeguato. Nei pochi casi in cui c è stata una risposta con valenza negativa, la motivazione data riguarda o la poca presenza degli operatori, per cui i rapporti non sono filtrati dal servizio ( gestiamo noi i rapporti con la nonna la famiglia d origine è nello stesso paese e i rapporti li gestiamo noi ) o perché si ritiene che gli operatori stessi non tengono sufficientemente conto del benessere del minore ( non hanno tutelato il minore, quando resta due giorni in famiglia è molto turbata ). 15

17 Per quanto riguarda la motivazione positiva in merito alla gestione di tali rapporti da parte dei Servizi, emerge anche qui la descrizione di un operato attento, professionale, collaborativo, presente. Nel parere espresso in termini di sufficienza, 25,6%, emerge una valutazione di poca adeguatezza nei confronti dei Servizi a causa di poca chiarezza poca presenza, assenza dello psicologo fino, solo per una bassissima percentuale, a ritenerli inadeguati in quanto non è stata presa nessuna decisione non è stata valutata la particolarità dell affido. La tabella 4.3 indaga la percezione che le famiglie hanno in merito alla capacità dei Servizi nel mantenere una posizione equilibrata nel considerare i loro bisogni e i bisogni della famiglia d origine. Emerge che per l 85,1% delle famiglie del campione esaminato, il Servizio fornisce delle risposte soddisfacenti e solo per il 14,9 poco/ molto poco/ per niente soddisfacenti. Tab Ritenete che i Servizi territoriali abbiano una posizione equilibrata nel considerare i vostri bisogni e quelli della famiglia di origine? Molto 34 39,1 Abbastanza 40 46,0 Poco 8 9,2 Molto poco 3 3,4 Per niente 2 2,3 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Per quanto riguarda la chiarezza nell esporre il progetto d affido da parte del Servizio emerge un alta percentuale, pari al 79 6%, di risposte positive (molto chiaro, abbastanza chiaro), per il 20,5% l esposizione non è stata ritenuta sufficientemente chiara e solo il 3,4% dice che non c è stata nessuna spiegazione (tabella 4.4). Tab Il modo in cui vi è stato spiegato il progetto d affido è stato: Molto chiaro 32 36,4 Abbastanza chiaro 38 43,2 Un po confuso 7 8,0 Molto confuso 8 9,1 Non ci è stato spiegato 3 3,4 Totale ,0 Non rispondenti = 2 16

18 5. I rapporti con la famiglia di origine Questa parte del questionario mira ad indagare l area che riguarda i rapporti con la famiglia d origine, di come vengono valutati in generale, di come vengono vissuti nello specifico, di come vengono gestiti dai Servizi. La tabella 5.1, come definireste i rapporti del minore con la famiglia d origine, evidenzia che il 63,1% esprime una valutazione positiva, pessimi li definisce una percentuale molto bassa, l 1,2%, sono inesistenti per il 14,3% e il 21,4% li definisce indifferenti. Tab Come definireste i rapporti del minore con la famiglia d origine? Molto buoni 20 23,8 Abbastanza buoni 33 39,3 Indifferenti 18 21,4 Pessimi 1 1,2 Inesistenti 12 14,3 Totale ,0 Non rispondenti = 6 Il 63,1% di risposte a valenza positiva è quasi sovrapponibile al 68,3% di risposte a valenza positiva per quanto riguardava la regolamentazione dei rapporti; ciò porta a pensare che se i rapporti vengono ben regolamentati risultano essere anche buoni. Dalla tabella 5.2, che indaga come in generale le famiglie ritengono il mantenimento dei rapporti tra il minore allontanato e la propria famiglia, il dato emergente, pari cioè al 66,7%, sottolinea la necessità di valutare la situazione nella sua peculiarità, caso per caso, in quanto si ritiene necessario tenere in conto la situazione della famiglia d origine e l eventuale reazione del bambino agli incontri. Le risposte date ci portano a riflettere sull importanza che può avere indagare l immagine che la famiglia affidataria porta in se, la sua flessibilità/rigidità, quanto possa essere importante curare attentamente gli incontri con il minore per potere dare una lettura adeguata delle sue reazioni in quanto, tutto ciò, può influenzare l eventuale rientro del minore stesso presso la sua famiglia d origine. Tab In generale, ritenete che per i minori in affido mantenere i rapporti con la famiglia di origine sia: Molto utile e quindi da incoraggiare 16 18,4 Utile se sono contenuti 11 12,6 Da valutare caso per caso 58 66,7 Negativo 1 1,1 Molto negativo e quindi da evitare 1 1,1 Totale ,0 Non rispondenti = 3 17

19 La tabella 5.3 richiede una valutazione più personale da parte di coloro che hanno risposto al questionario, per quanto riguarda i rapporti del minore a loro affidato con la propria famiglia d origine. Il 65,2% li definisce utili/abbastanza utili. Allo specifico delle motivazioni con valenza positiva, emerge la consapevolezza di riconoscere alla famiglia d origine un ruolo fondamentale per l identità del minore ( perché sono le sue radici mantenere una propria appartenenza ), per la condivisione del progetto ( per cercare di camminare insieme, per un eventuale rientro ) e quindi da non esautorare. Tab Ritenete che per il minore a voi affidato mantenere i rapporti con la famiglia di origine sia: Molto utile 28 32,6 Abbastanza utile 28 32,6 Indifferente 9 10,5 Negativo 12 14,0 Molto negativo 9 10,5 Totale ,0 Non rispondenti = 4 Osservando i dati della tabella 5.3, che indaga il come la famiglia affidataria valuta il mantenimento dei rapporti e da cui emerge una valenza negativa/molto negativa per il 24,5%, con quelli della tabella 5.2, che indaga come vengono ritenuti in generale e dove la valenza negativa/molto negativa riguarda solo il 2,2% delle risposte per poi confrontarli con quelli della tabella 5.1 che chiede di descriverli e dove solo l 1,2% usa l aggettivazione pessimi, si può pensare che il mantenimento dei rapporti del minore con la famiglia d origine sia condivisibile come linea di principio generale ma risulti più complessa nella realtà. La tabella 5.4 ci mostra che il 57% elle famiglie affidatarie intervistate ha buoni rapporti con la famiglia d origine, sono inesistenti per il 34,9 e solo l 8,1% li definisce problematici/pessimi. Tab Come definireste i vostri rapporti con la famiglia d origine del minore? Molto buoni 14 16,3 Abbastanza buoni 35 40,7 Abbastanza problematici 5 5,8 Pessimi 2 2,3 Inesistenti 30 34,9 Totale ,0 Non rispondenti = 4 Sulla domanda aperta che tipo di sentimenti provate nei confronti della famiglia d origine è interessante notare che i sostantivi che prevalgono nel descrivere tali sentimenti non hanno una 18

20 valenza in cui traspare la rabbia, la rivendicazione, l aspra critica ma ricorre spesso la parola compassione, pena, in alcuni casi rispetto, in pochi indifferenza. Le tabelle 5.5 e 5.6 rilevano la frequenza dei contatti tra la famiglia affidataria e la famiglia d origine. Emerge che il 39,3% delle famiglie affidatarie non incontra mai la famiglia d origine, o perché i rapporti sono sospesi o perché sono andati esaurendosi e nel 14,3% gli incontri avvengono meno di una volta al mese. Tab. 5.5 Quante volte vi incontrate con la famiglia d origine del minore? Una o più volte alla settimana 19 22,6 Ogni 15 giorni 15 17,9 Una volta al mese 5 6,0 Meno di una volta al mese 12 14,3 Mai 33 39,3 Totale ,0 Non rispondenti = 6 Tab. 5.6 Quante volte avete contatti telefonici con la famiglia d origine del minore? Una o più volte alla settimana 27 31,4 Ogni 15 giorni 4 4,7 Una volta al mese 4 4,7 Meno di una volta al mese 10 11,6 Mai 41 47,7 Totale ,0 Non rispondenti = 4 La tabella 5.7 mostra invece la frequenza dei rapporti tra il minore e la sua famiglia d origine- Risulta che nel 33% dei casi il minore vede i suoi famigliari con una frequenza settimanale, nel 19,3% quindicinale, fino ad arrivare al 17% in cui non ci sono più rapporti. Se raffrontiamo questo dato con il dato della tabella precedente, in cui emerge che il 39,3% delle famiglie affidatarie non ha rapporti con quella d origine, è deducibile che nel 22% di questi casi, facendo la differenza fra i due dati, il minore continua a mantenere rapporti con la sua famiglia ma le due realtà non si confrontano mai direttamente. Tab. 5.7 Quante volte il minore si incontra con la famiglia d origine? Una o più volte alla settimana 29 33,0 Ogni 15 giorni 17 19,3 Una volta al mese 13 14,8 Meno di una volta al mese 14 15,9 Mai 15 17,0 Totale ,0 Non rispondenti = 2 19

21 6. Caratteristiche e andamento dei minori in affido 6.1 A scuola Se consideriamo le relazioni sviluppate nel mondo scolastico i risultati dell indagine mostrano che nel 90% dei casi è la famiglia affidataria che mantiene i rapporti con la scuola (tabella 6.1), e di questi, il 91% definisce i rapporti del minore con le insegnanti dal positivo al discreto (tabella 6.2). Anche i rapporti del minore con i compagni vengono descritti come positivi/abbastanza positivi dal 91% dei rispondenti al questionario (tabella 6.3). Tab Siete voi che intrattenete rapporti con la scuola? Sì 72 90,0 No 3 3,8 Sì, insieme ai genitori o altri familiari del minore 5 6,3 Totale ,0 Non rispondenti = 10 Tab Come definireste i rapporti del minore con gli insegnanti? Molto positivi 23 29,5 Positivi 34 43,6 Discreti 14 17,9 Negativi 7 9,0 Molto negativi 0 0,0 Totale ,0 Non rispondenti = 12 Tab Come definireste il rapporto del minore con i compagni di scuola? Positivo 34 44,2 Abbastanza positivo 36 46,8 Abbastanza negativo 5 6,5 Negativo 2 2,6 Totale ,0 Non rispondenti = 13 20

22 Per quanto riguarda l ambito dell apprendimento il 64,4 % dei minori in affido sembra non avere trovato difficoltà nell apprendimento (tabella 6.4). La tabella 6.5 ne evidenzia l entità delle difficoltà incontrate dai minori, ritenute per il 53,2% medie, per il 19,1% lievi e per 27,7% gravi. Tab Nell apprendimento delle materie scolastiche il minore ha incontrato delle difficoltà? Sì 47 64,4 No 26 35,6 Totale ,0 Non rispondenti = 17 Tab Se sì, di quale entità sono state tali difficoltà? Lieve 9 19,1 Media 25 53,2 Grave 13 27,7 Totale ,0 Alla domanda in quale ambito sono state riscontrate le maggiori difficoltà (tabella 6.6), 32 famiglie hanno dato risposta multipla. Il disagio emotivo incide sulle performance scolastiche e più significativamente sulla capacità di concentrazione, rilevata nel 36,7% dei casi. Tab Se sì, in quale ambito sono state riscontrate le maggiori difficoltà? Concentrazione 36 36,7 Calcolo 18 18,4 Lettura 15 15,3 Scrittura 15 15,3 Rispetto delle regole all interno del contesto scolastico 14 14,3 Totale ,0 * n. 32 famiglie hanno dato più di una risposta 6.2 Percezione del minore da parte degli affidatari Dai dati emerge che i minori in affido si sono complessivamente adattati al contesto famigliare che li ha accolti. La tabella 6.7 ci mostra che il minore aderisce alle regole per il 75,6 % delle famiglie che hanno risposto al questionario, anche se sono presenti comportamenti di sfida, oppositività, provocazione, rabbia, disconoscimento nel 57,9% dei casi (tabella 6.8). Questo dato è sensibile all età del minore, ai suoi vissuti, alla capacità riparativa/contenitiva della famiglia, all efficacia degli interventi dei servizi. 21

23 Tab Il minore aderisce alle regole familiari? Sì 62 75,6 No 3 3,7 Talvolta 17 20,7 Totale ,0 Non rispondenti = Tab Se è no o talvolta, la sua reazione di fronte alle vostre richieste è di: Rabbia 7 43,8 Chiusura 5 31,3 Altro (aggressività, impulsività, polemica, rifiuto) 4 25,0 Totale ,0 Tab Il minore ha manifestazioni provocatorie? Sì 15 18,1 No 35 42,2 Talvolta 33 39,8 Totale ,0 Non rispondenti = 7 Emerge un quadro sostanzialmente positivo anche nella valutazione delle relazioni del minore nel contesto famigliare e in un contesto più allargato (tabella 6.10), così come positivamente è stata la reazione iniziale all esperienza di affido sia nel contesto più ristretto, sia in quello più allargato (tabella 6.11). Tab Valutazioni delle relazioni del minore con le seguenti figure: Positive Abbastanza Abbastanza positive negative Negative Indifferenti Totale Genitori affidatari % 82,6 15,1 1,2 0,0 1,2 100,0 Figli * % 78,9 12,7 7,0 0,0 1,4 100,0 Amici % 72,2 24,1 1,3 0,0 2,5 100,0 Nonni % 79,7 12,7 5,1 0,0 2,5 100,0 Vicinato % 65,1 19,3 1,2 0,0 14,5 100,0 Altri parenti % 67,1 26,8 0,0 0,0 6,1 100,0 Insegnanti % 59,0 30,8 2,6 2,6 5,1 100,0 Compagni di scuola % 52,6 35,5 5,3 2,6 3,9 100,0 Genitori dei compagni % 47,1 21,4 2,9 1,4 27,1 100,0 * 12 famiglie affidatarie non hanno figli 22

24 Tab Quale è stata, inizialmente, nei confronti del minore, la reazione all affido da parte di: Positiva Abbastanza Abbastanza positiva negativa Negativa Indifferente Totale Figli * % 76,1 18,3 0,0 1,4 4,2 100,0 Amici % 81,4 12,8 1,2 0,0 4,7 100,0 Nonni % 50,0 37,8 7,3 2,4 2,4 100,0 Vicinato % 58,0 22,2 3,7 0,0 16,0 100,0 Altri parenti % 62,3 26,0 2,6 1,3 7,8 100,0 Insegnanti % 70,8 16,7 2,8 1,4 8,3 100,0 Compagni di scuola % 53,1 18,8 9,4 0,0 18,8 100,0 Genitori dei compagni % 54,7 17,2 6,3 1,6 20,3 100,0 * 12 famiglie affidatarie non hanno figli Nel descrivere il minore 84 famiglie hanno utilizzato più di un aggettivo. Solo in pochissimi casi gli aggettivi colgono solamente li aspetti problematici, alcuni colgono solo aspetti positivi, la maggioranza degli affidatari definisce il bambino o il ragazzo in affido con aspetti positivi che con quelli problematici. 23

25 7. Le famiglie affidatarie Vediamo ora alcune caratteristiche relative al percorso di avvicinamento compiuto dalle famiglie nei confronti dell affido, dal primo contatto con i servizi alla decisione di candidarsi. Iniziamo col prendere in esame come è avvenuto, per questi nuclei familiari, l accostamento all esperienza dell affido. Tab Abbiamo saputo dell esistenza dell affido familiare da: Amici 29 29,3 Iniziative promosse dai Servizi territoriali/gruppo affido 18 18,2 Associazioni di volontariato 14 14,1 Parrocchia 11 11,1 Mass media (locandina pubblicitaria) 8 8,1 Formazione scolastica/professionale 8 8,1 Scuola 4 4,0 Altro (conoscenza famiglia d origine,..) 7 7,1 Totale ,0 Non rispondenti = 4 * alcuni hanno dato più di una risposta La tabella 7.1 mostra che i canali di avvicinamento sono stati diversi con una prevalenza di quello rappresentato dagli amici (29,3%). Questo dato conferma che, prevalentemente, la conoscenza dell affido come possibile ambito di impegno passa attraverso la rete delle relazioni personali. Significativo è anche il ruolo svolto dalle iniziative promosse dai Servizi territoriali e dal Gruppo affido (18,2%), dalle parrocchie (14,1%) e dai mass-media (11,1%). Tab. 7.2 Abbiamo dato la nostra disponibilità all affido familiare per: Desiderio di aiutare gli altri 48 41,4 Arricchire la nostra vita familiare 33 28,4 Motivazione religiose 15 12,9 Ci siamo accolti di avere del tempo libero da impiegare utilmente 8 6,9 Altro (legame con famiglia d origine, occuparsi dei diritti dell infanzia, ) 12 10,3 Totale ,0 Non rispondenti = 2 * alcuni hanno dato più di una risposta Dal punto di vista della motivazione non sorprende l alta percentuale (41,4%) di coloro che affermano di essersi attivati con il desiderio di aiutare gli altri, seguita dal desiderio di arricchire la propria vita familiare (28,4%). Si tratta, infatti, delle due motivazioni più diffuse e più importanti che muovono le persone verso l affidamento. Se la prima può apparite scontata in quanto è evidente 24

26 che l accoglienza di un minore in difficoltà non può che basarsi su istanze di sensibilità ed altruismo verso gli altri, la seconda non è meno significativa perché segnala la legittima aspettativa degli affidatari di poter fare un esperienza gratificante ed arricchente. Questa aspirazione, di cui ribadiamo l assoluta congruenza, deve essere tenuta in debito conto dagli operatori psico-sociali che dovranno costruire un progetto di affido che la contempli, ciò significa che i desideri degli affidatari verranno considerati e la loro disponibilità utilizzata in modo equilibrato. Ci sembra che l esigenza di fare un esperienza significativa si riscontri anche in coloro che dichiarano: ci siamo accorti di avere del tempo libero da impiegare utilmente, opzione che indica la volontà di coniugare due diverse esigenze: quella di fare qualcosa di utile con quella di fare qualcosa che faccia stare bene. Meno rilevante di quanto avremmo potuto attenderci é, invece, almeno come motivazione primaria, quella di tipo religioso che viene indicata da poco più del 10% delle persone (12,9%). Altro aspetto significativo, che conferma la consuetudine di queste famiglie all impegno sociale e all attenzione verso gli altri, è quello che riscontriamo alle tabelle 7.3 e 7.4, dalle quali risulta che oltre la metà (52,9%) degli affidatari fa parte di associazioni o gruppi organizzati (con una rappresentanza di realtà associative molto variegata e una prevalenza di quelle familiari) e, dato ancora più pregnante, oltre 2/3 di esse (68,5%) ha fatto esperienze nell ambito del volontariato, ad ulteriore conferma della consuetudine di queste famiglie con le attività di solidarietà. Tab Fate parte di qualche gruppo o associazione? No 41 47,1 Sì 46 52,9 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Tab Avete fatto in passato esperienze di volontariato? No 28 31,5 Sì 61 68,5 Totale ,0 Non rispondenti = 1 Per ciò che concerne il percorso decisionale che ha condotto alla candidatura, vediamo (tabella 7.5) che in quasi la metà dei casi (47,1%), l idea di impegnarsi nell affido ha visto il coinvolgimento di entrambi i coniugi, segno di una modalità relazionale paritaria e dialogante nell assunzione delle decisioni. Quando, invece, l iniziativa è di uno dei due, assistiamo ad una netta prevalenza delle donne che propongono questa possibilità nel 39,1% dei casi, mentre solo nel 10,3% la proposta parte dall uomo. È ragionevole pensare che questo dato dipenda da una maggiore protagonismo nella vita familiare che è, tuttora, attribuibile al genere femminile. 25

27 Tab. 7.5 L idea è partita da: Entrambi 41 47,1 Moglie 34 39,1 Marito 9 10,3 Figli 3 3,4 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Molto incoraggianti, infine, i dati che emergono dalle tabelle 7.6, 7.7, 7.8, che indicano la reazione all affido delle famiglie estese e dei figli degli affidatari. In un ampia maggioranza dei casi (84% quella di lui, 82% quella di lei), infatti, le famiglie di origine degli affidatari hanno reagito in maniera positiva o abbastanza positiva all affidamento. Nel caso dei figli questa percentuale sale ulteriormente collocandosi al 93%, con un 69,4% di reazione positiva. Questi dati permettono di ipotizzare che la scelta dell affido si colloca in un back-ground familiare caratterizzato dalla sensibilità e dalla partecipazione sociale fattori che costituiscono una condizione favorente per assicurare al minore affidato una pluralità di relazioni affettive. Il valore di questo risultato è ancora più chiaro se consideriamo la naturale preoccupazione che i parenti degli affidatari, soprattutto i loro genitori, possono avere nei confronti di una scelta impegnativa e che mette in relazione con un mondo, quello della famiglia di origine, spesso caratterizzato dalla sofferenza, dalla patologia e dalla devianza. Tab. 7.6 La reazione della famiglia di origine di lei è stata: Positiva 43 51,2 Abbastanza positiva 26 31,0 Abbastanza negativa 8 9,5 Negativa 7 8,3 Totale ,0 Non rispondenti = 6 Tab. 7.7 La reazione della famiglia di origine di lui è stata: Positiva 42 51,9 Abbastanza positiva 26 32,1 Abbastanza negativa 11 13,6 Negativa 2 2,5 Totale ,0 Non rispondenti = 9 Tab. 7.8 La reazione dei figli è stata: Positiva 50 69,4 Abbastanza positiva 17 23,6 Abbastanza negativa 4 5,6 Negativa 1 1,4 Totale ,0 Non rispondenti = 18 (di cui 12 non hanno figli) 26

28 8. La relazione tra le famiglie affidatarie e i servizi socio-sanitari Analizziamo ora i risultati che emergono relativamente ad una dimensione dell affido solitamente molto critica: quella del rapporto tra famiglia affidataria e servizi socio-sanitari. Sappiamo, infatti, che non di rado la percezione che hanno le famiglie affidatarie è quella di non essere sufficientemente considerate e sostenute dagli operatori che, a diverso titolo, lavorano nell affido. Sovente, le sentiamo lamentarsi di essere state lasciate sole, senza sufficiente aiuto e con un progetto poco chiaro. Vediamo, quindi, quali elementi emergono dalla nostra ricerca. Il primo aspetto significativo è dato dal fatto che il contatto iniziale tra famiglia affidataria e servizi avviene in un modo molto diversificato (domanda n. 19: Quando siete stati contattati per la proposta di abbinamento, come e da chi è stato definito il progetto di affidamento?), anche se con una forte prevalenza del servizio sociale quale interlocutore che avanza la proposta di affido. Prevalenza confermata dalla tabella 8.1 in cui tale servizio è considerato riferimento prevalente per gli affidatari (72,4%) e per il bambino (51,7%). Questa varietà può indicare sia una positiva flessibilità nella costruzione del progetto di affido, che vede di volta in volta, servizi ed operatori diversi quali referenti principali, sia l assenza di una procedura ben definita che stabilisca in modo chiaro a chi spetta fare cosa. Tab. 8.1 Servizi di riferimento per: Per il bambino in affido Per la famiglia affidataria Servizi sociali 77 51, ,4 Ser.T. 0 0,0 0 0,0 Psicologia 29 19, ,3 Psichiatria 0 0,0 0 0,0 NPIA 22 14, ,2 Servizi educativi 21 14,1 3 3,1 Totale , ,0 Le tabelle 8.2, 8.3, 8.4 sono particolarmente importanti per inquadrare l effettiva presenza che le diverse figure professionali hanno saputo garantire nei confronti del minore. Ebbene l assistente sociale incontra il minore una o più volte al mese solo in un quinto dei casi (21,8%), una percentuale obiettivamente piuttosto bassa, soprattutto se si tiene conto del fatto che in quasi un terzo delle situazioni (28,7%) il bambino è stato incontrato una volta all anno e in un altro 13,8% non è mai stato visto. Se sommiamo queste ultime due percentuali, otteniamo un preoccupante 42,5% di minori visti una volta all anno o mai. Una frequenza decisamente insufficiente a garantire la possibilità di fare un adeguato accompagnamento. 27

29 Tab. 8.2 Dall inizio dell affido ad oggi, quante volte, facendo una media indicativa, il minore ha avuto incontri con l assistente sociale? Una o più volte alla settimana 4 4,6 Ogni 15 giorni 2 2,3 Una volta al mese 13 14,9 Una volta ogni tre mesi 17 19,5 Una volta ogni sei mesi 14 16,1 Una volta all anno 25 28,7 Mai 12 13,8 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Questi dati trovano sostanziale conferma nella tabella successiva, riferita al numero di incontri medio che il bambino ha avuto con lo psicologo; in questo caso il raggruppamento di uno o più incontri al mese scende al 17%, mentre quello della frequenza annuale o mai arriva a superare la metà delle risposte attestandosi al 53,4. Tab. 8.3 Dall inizio dell affido ad oggi, quante volte, facendo una media indicativa, il minore ha avuto incontri con lo psicologo? Una o più volte alla settimana 5 5,7 Ogni 15 giorni 4 4,5 Una volta al mese 6 6,8 Una volta ogni tre mesi 8 9,1 Una volta ogni sei mesi 18 20,5 Una volta all anno 16 18,2 Mai 31 35,2 Totale ,0 Non rispondenti = 2 Più presente la figura dell educatore che, per il tipo di intervento che effettua, vede il minore con maggiore frequenza: la percentuale di incontri pari o superiore alla cadenza mensile è del 42,4%, mentre il 40% di assenza totale ha, ovviamente, un significato diverso considerato che la presenza di questa figura non è necessaria in tutti i progetti (diversamente da quelle dell assistente sociale e dello psicologo). Nel valutare la bassa frequenza degli incontri tra operatori e minore affidato, va sottolineato che questa non è da confondere con la quantità di contatti tra servizi e affidatari: spesso, infatti, gli operatori incontrano gli adulti per riflettere sulle difficoltà del minore. Inoltre, va considerato il fatto che, essendo presenti un numero di affidi sine die superiore al 50%, una certa rarefazione degli interventi può ritenersi fisiologica, ovviamente, laddove l affido proceda positivamente. Ciononostante, va detto che vedere regolarmente il bambino dovrebbe costituire una prassi 28

30 consolidata, considerato il suo bisogno di essere sostenuto ed accompagnato nel confronto con la sua difficile storia. Tab. 8.4 Dall inizio dell affido ad oggi, quante volte, facendo una media indicativa, il minore ha avuto incontri con l educatore professionale? Una o più volte alla settimana 18 21,2 Ogni 15 giorni 8 9,4 Una volta al mese 10 11,8 Una volta ogni tre mesi 6 7,1 Una volta ogni sei mesi 6 7,1 Una volta all anno 3 3,5 Mai 34 40,0 Totale ,0 Non rispondenti = 5 Se passiamo a vedere la valutazione che viene data da un punto di vista qualitativo sui rapporti tra operatori e minore e sulle modalità degli incontri (tabelle 8.5 e 8.6), troviamo risultati decisamente più confortanti: il 58,2% degli affidatari ritiene questi rapporti positivi (28,1%) o abbastanza positivi (30,3%), con una percentuale del 23,6% che li reputa non significativi (dato, probabilmente, riferibile alla scarsità degli stessi), mentre l 86,3% ritiene le modalità degli incontri molto adeguate (21,3%) o abbastanza adeguate (65%). Tab. 8.5 Come definireste i rapporti del minore con gli operatori del territorio (assistente sociale e psicologo)? Positivi 25 28,1 Abbastanza positivi 27 30,3 Abbastanza negativi 1 1,1 Negativi 5 5,6 Non significativi 21 23,6 Inesistenti 10 11,2 Totale ,0 Non rispondenti = 1 Tab Le modalità degli incontri del minore con gli operatori del territorio (assistente sociale e psicologo) vi sembrano: Molto adeguate 17 21,3 Abbastanza adeguate 52 65,0 Non sufficientemente adeguate 6 7,5 Inadeguate 5 6,3 Totale ,0 Non rispondenti = 10 29

31 Dello stesso tenore il pronunciamento degli intervistati sulla presenza degli operatori nei periodi critici: il 44,0% risponde abbastanza e il 32,1% risponde molto, per un totale pari al 76,1%. Pur non ritenendo trascurabile il 23,9% che afferma poco o per niente, possiamo dire che la cifra questo risultato indica chiaramente che gli affidatari hanno percepito la vicinanza dei servizi negli inevitabili momenti di difficoltà dell affido. Tab Nei periodi critici dell affido, gli operatori del territorio (assistente sociale e psicologo) sono stati presenti? Per niente 5 6,0 Poco 15 17,9 Abbastanza 37 44,0 Molto 27 32,1 Totale ,0 Non rispondenti = 6 Passiamo ora a vedere cosa emerge dai dati che si riferiscono in maniera più diretta alla relazione tra servizi e famiglia affidataria. Diciamo subito che il quadro che emerge è decisamente positivo con qualche aspetto di criticità che cercheremo di approfondire. Il primo elemento che abbiamo rilevato è quello di una pregressa conoscenza della famiglie dei servizi e/o del gruppo affido prima di pensare ad impegnarsi direttamente (tabella 8.8). Ciò è spiegabile sia con il fatto che si tratta di nuclei impegnati nel sociale, sia con una buona capacità dei servizi di essere visibili nel territorio. Tab Prima di pensare all affido conoscevate già la struttura dei Servizi territoriali/gruppo affido? Sì 36 41,4 No 51 58,6 Totale ,0 Non rispondenti = 3 Come detto molto positivo è il giudizio sul lavoro che il gruppo affido ha proposto. Tale valutazione viene espressa a cominciare dal materiale informativo (tabella 8.9) che viene giudicato chiaro (75%) e convincente (16,7%), solo una piccola minoranza (8,4%) lo definisce confuso e non convincente. Sono in tanti a non rispondere a questa domanda (31), probabilmente perché non hanno visionato alcun tipo di materiale. 30

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