Piano di gestione forestale

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Piano di gestione forestale"

Transcript

1 PARCO SOVRACOMUNALE DEI FONTANILI E DEI BOSCHI Comuni di Lurano e Pognano Provincia di Bergamo Piano di gestione forestale Quaderno delle opere ed interventi Tipo

2 1 Diradamento selettivo di tipo Libero Il diradamento di tipo libero si prefigge di utilizzare in modo efficiente, ma sostenibile, la potenzialità produttiva del popolamento in termini di massa legnosa, conservando e migliorando la fertilità del suolo e creando un ambiente migliore e assicurare la stabilità del bosco con un opportuno portamento degli alberi ed una adatta struttura d insieme, al fine di ricreare una struttura verticale coerente con la tipologia forestale presente o che si intende perseguire (rinaturalizzazione). L obiettivo si raggiunge favorendo la crescita di determinati alberi nel piano dominante sui quali si concentra l intervento e si articola la struttura, mantenendo un soprassuolo accessorio il cui compito è quello di assicurare favorevoli condizioni ambientali. Nella prima fase di vita del bosco i tagli riguardano essenzialmente il piano dominante, ma successivamente vanno ad interessare una crescente porzione di alberi intermedi o dominati. E un diradamento di tipo socialmente libero. La selezione deve tendere ad agevolare la crescita di alberi con caratteri superiori di vigoria e qualità e delle specie prescelte. E da distinguere la selezione negativa, in particolare in popolamenti giovani, ricchi di alberi con caratteristiche scadenti o appartenenti a specie indesiderate, ed una selezione positiva che destina al taglio gli alberi che ostacolano la crescita di altri alberi dotati di caratteristiche di pregio. Il taglio di alcune piante ha lo scopo di favorire il manifestarsi di caratteri positivi degli alberi scelti con la selezione e di ostacolare il manifestarsi di caratteri negativi, mediante la creazione di condizioni ambientali favorevoli. I caratteri sui quali si può operare sono la forma del fusto, la nodosità, la regolarità dell accrescimento diametrale, la presenza di danni al fusto, di rami epicornici ecc.. e elementi di tipo ecologico al fine di ricreare una struttura verticale e orizzontale coerente con gli obiettivi gestionali di tipo naturalistico. L esecuzione della martellata, nel diradamento selettivo, avviene anzitutto con l individuazione delle piante da conservare (piante scelte) nel complesso di piante di buone caratteristiche (piante candidate). Successivamente si individuano gli alberi che esercitano una concorrenza nei riguardi delle piante scelte, e si tratta spesso di piante definite inizialmente candidate, ed infine si designa per l abbattimento quell albero (o alberi) che rappresenta il concorrente più dannoso alle piante scelte, il tutto in un ottica produttiva o naturalistica. Il tutto avviene secondo il concetto della cellula di diradamento.

3 E vantaggioso eseguire precocemente il primo intervento di taglio che in realtà è più uno sfollo, ma che posside già i caratteri della selezione e dell educazione. Tenuto conto della precoce differenziazione degli individui, la selezione positiva è possibile anche in popolamenti giovani. Nel diradamento selettivo non esistono diversi gradi di intensità, ma i migliori risultati si ottengono con gradi forti, mantenendo l esistenza di un buon soprassuolo accessorio. Indicazioni di applicazione dei diradamenti liberi in funzione delle diverse fasi di sviluppo del popolamento forestale: Fase di novellato: si napplica sostanzialmente una selezione negative con un lavoro di educazione in modo da ridurre la densità del popolamento per stimolare la differenziazione, aumentare la stabilità e mantenere o migliorare le qualità individuali. Fase di spessina: in questa fase di ha la maggior differenziazione degli individui più forti, l intervento deve essere effettuato con una selezione negativa ed in uno sviluppo della selezione positiva in favore di alberi con buone caratteristiche ed uniformemente distribuiti. In generale si deve rilasciare gli individui scelti, in condizioni ottimali, ad una distanza pari a 0,5-0,7 volte l altezza. Il diradamento è più efficace quando il popolamento è giovane, in quanto la capacità di reazione delle chiome diminuisce all aumentare dell altezza. Con questo trattamento si migliora l illuminazione al suolo facilitando le piante presenti nel

4 piano intermedio o inferiore, quindi si salvaguardia una maggior quantità di piante e di speciediverse. Fase di perticaia: la perticaia originatasi dagli interventi precedenti dovrebbe essere costituita, indicativamente, da soggetti per Ha, quindi l intervento di diradamento in questa fase dovrebbe portare all individuazione di alberi candidati per un numero di individui. Fasi successive: interventi di conservazione o naturalizzazione secondo i principi della selvicoltura sistemica, ovvero una serie di trattamenti mirati a conservare e ad aumentare la diversità biologica del sistema, assecondando la disomogeneità, la diversificazione strutturale e compositiva, il chè porta all esecuzione contemporanea di tagli al popolamento adulto e cure colturali alla rinnovazione. Indicativamente la provvigione minimale deve essere mantenuta in tutto il bosco e serve come parametro di riferimento per valutare l efficacia della gestione nel mantenere o migliorare l efficienza complessiva del sistema. Orientativamente la provvigione minimale è la seguente: Popolamenti costituiti prevalentemente da specie a temperamento intermedio = mc/ha Popolamenti costituiti prevalentemente da specie che sopportano l aduggiamento (sciafile) = mc/ha.

5 2 Conversione del ceduo a fustaia disetanea con rilascio intensivo di allievi Questo metodo si applica a cedui in stazioni favorevoli per condizioni di fertilità e una sufficiente densità di ceppaie, ciascuna con almeno 1 o 2 polloni. Il modello colturale di conversione prevede dei diradamenti al fine di preparare il ceduo ai tagli di rinnovazione. La tipologia degli interventi previsti consente di osservare la reazione del bosco e quindi accertare l attitudine del soprassuolo alla costituzione di una fustaia, e indirizzare la struttura verticale e orizzontale nella fase transitoria della conversione. Il metodo prevede il rilascio di matricine e di un numero variabile di polloni (alievi) secondo le caratteristiche stazionali e quelle delle specie presenti. Al fine di migliorare la diversificazione del popolamento, normalmente, il numero di matricine e di polloni da rilasciare non è elevato. Indicativamente si rilasciano, in modo uniforme o a gruppi, sul terreno solo i soggetti migliori di buona forma, sani e vigorosi ad una distanza di metri, ovvero circa e 200 piante per ettaro. La quantità di soggetti rilasciati, al fine di estrinsecare al meglio i vantaggi ambientali, paesaggistici e produttivi, deve garantire una sufficiente copertura del suolo per evitare effetti negativi. Il diradamento è, in effetti, una razionalizzazione della selezione naturale, con il quale si persegue il raggiungimento ed il mantenimento dell efficienza funzionale del sistema forestale a livelli ottimali. Per motivi di mantenimento dell indice di stabilità il numero di polloni e matricine rilasciate può salire fino a soggetti, ad esempio è il caso di cedui invecchiati. Operativamente con il primo intervento si eliminano i pollini dominati, malformati e in stadio vegetativo precario, mentre quelli con le caratteristiche migliori che vengono rilasciati, generalmente posizionati nel piano dominante, andranno a costituire il soprassuolo transitorio al quale è affidata la rinnovazione naturale. Il modello di seguito schematizzato prevede un taglio d avviamento eseguito con un criterio colturale libero, e prevede una serie di interventi di diradamento di debole intensità, ripetuti a brevi intervalli di tempo, ogni 5-7 anni secondo la specie e la fertilità.

6 La durata della conversione non viene predefinita, e quando inizia la rinnovazione naturale si procede con tagli di rinnovazione che preferibilmente devono essere effettuati a scelta in modo da originare una fustaia disetanea a gruppi Modello colturale Conversione di ceduo a fustaia disetanea con matricinatura intensiva ( rilascio d allievi) Ceduo semplice matricinato CEDUO Tagli di avviamento con criterio colturale libero. Interventi di debole intensità ripetuti a brevi intervalli di tempo 5-7 anni Soprassuolo transitorio Taglio a scelta per favorire la rinnovazione naturale Fustaia disetanea con ecomosaico forestale diversificato Manteniemto della fustaia con trattamenti della selvicoltura sistemica

7 3 Conversione del ceduo in ceduo sotto fustaia Il ceduo composto è caratterizzato dalla presenza di matricine (componente a fustaia) ripartite in classi cronologiche, il numero di matricine appartenenti alle diverse classi decresce all aumentare dell età e dei diametri della classe dstessa. Il soprassuolo arboreo del ceduo composto è, quindi, costituito dal ceduo nel piano dominato e dalla fustaia nel piano dominante. Il popolamento risulta originato in parte dallo sviluppo di semi ed in parte dallo sviluppo di polloni. Mentre nel ceduo matricinato, normalmente, le matricine hanno un età massima pari al doppio del turno (2t), nel ceduo composto le matricine possono avere una un età massima variabile da tre a sei volte il turno (da 3t a 6t). La struttura verticale del ceduo composto è articolata in una serie di piani, di cui il primo è rappresentato dal ceduo semplice (polloni coetanei) e dalle matricine di I classe cronologica (allievi), i piani successivi sono rappresentati da alberi di dimensioni ed età diverse. Il numero complessivo di matricine che vengono rilasciate con la ceduazione è generalmente di 450 soggetti per le specie sciafile, e di soggetti nel caso di specie eliofile. In linea generale la struttura del ceduo composto sarà caratterizzata da una distribuzione delle matricine nelle classi cronologiche con il seguente rapporto 8:4:2:1 e con un numero totale di matricine pari a 300 individui. La conversione viene effettuata attraverso una matricinatura progressiva, con rilascio di 250 allievi ad ogni ceduazione, utilizzando parte delle matricine dell ultima classe cronologica e parte di quelle deperienti in tutte le classi cronologiche., il periodo di conversione dura generalmente 3 turni. Il mantenimento della struttura verticale viene poi eseguito con tagli di ceduazione e tagli a scelta a gruppi o per pedali a carico della componente a fustaia.

8 Modello colturale Conversione di ceduo a ceduo sottofustaia Ceduo semplice matricinato CEDUO Aumento del numero di matricine da ripartire nelle classi diametriche con maricinatura progressiva, con un rilascio ad ogni ceduazione 250 allievi, utilizzando parte delle matricine dell ultima classe diametrica e eliminando le matricine deperienti e malformate delle classi diamentriche. Una parte delle matricine deve essere rilasciata a tempo indefinito. Avviamento a ceduo composto Ceduo composto con ripartizione delle matricine in classi cronologiche 8:4:2:1 con una quantità di matricine pari ad un minimo di 300 individui Conservazione del ceduo composto con interventi di tagli a scelta della componente a fustaia

9 4 Conversione del ceduo a fustaia diestanea a piccoli gruppi Il modello colturale della conversione a fustaia disetanea prevede l intervento di avviamento da effettuare alla scadenza del turno consuetudinario, con il quale su ceppaie di rilasciano 1 o 2 due polloni, scelti tra quelli che presentano migliori caratteristiche,si rilasciano le migliori matricine presenti e si segue un intervento di diradamento dei polloni su tutte le restanti ceppaie. Il fine dell intervento è quello favorire l accrescimento delle piante d avvenire. Durante il periodo di transizione si effettuano 3-4 interventi di diradamento a cadenza di anni. Tali interventi dovranno essere di maggior intensità delle zone prossime agli alberi d avvenire. Quando inizia la prerinnovazione naturale si interverrà con tagli a scelta in modo da ottenere una rinnovazione per gruppi. Modello colturale Conversione di ceduo a fustaia disetanea a piccoli gruppi Ceduo semplice matricinato CEDUO Diradamento su ceppaie/ha (secondo la densità iniziale) con rilascio di polloni meglio sviluppati, diradamento sulle restanti ceppaie per eliminare i polloni che disturbano gli alberi d avvenire e rilascio dei tutte le matricine presenti. Soprassuolo transitorio 3-4 interventi di diradamento libero per faorire gli alberi d avvenire e favorire la rinnovazione. Taglio a scelta Fustaia disetanea a piccoli gruppi (ecomosaico forestale diversificato) Manteniemto della fustaia con trattamenti della selvicoltura sistemica

10 4 Conversione del ceduo a fustaia chiara Il metodo di conversione a fustaia chiara è particolarmente indicato quando il soprassuolo d origine è rappresentato da numerose matricine e la parte a ceduo è rappresentata da ceppaie di specie tendenzialmente sciafile che ostacolano la rinnovazione naturale, ciò che succede per la farnia o in maniera minore per il rovere. Con l applicazione della conversione non si deve tendere ad aver una fustaia costituita da soggetti di età diversa e di dimensioni diverse e distribuiti a piccoli gruppi, con un soprassuolo secondario (parte a ceduo) controllato attraverso sfolli e diradamenti in modo da facilitare la potatura naturale delle matricine e creare una sufficiente qualità di luce e spazio per i semenzali. Gli interventi colturali devono essere effettuati ad intervalli brevi (5-10 anni), in modo tale di poter studiare la reazione del popolamento ed eventualmente correggere gli errori commessi. La conversione del cedo a fustaia chiara si avvia con la scelta delle matricine da rilasciare aventi età e dimensione molto diverse e raggruppate in piccoli gruppi. La fustaia chiara, a converisione ultimata avrà una densità di alberi aventi un diametro a petto d uomo maggiore di 17,5 cm. Il motodo di conversione prevede un passaggio intermedio nel quale il popolamento assume le caratteristiche strutturali del ceduo composto. Raggiunta la configuarazione del ceduo composto ed iniziata la prerinnovazione si effettuano le operazioni della conversione vera e propria, ovvero si eliminano le matricine che ostacolano la rinnovazione delle specie del soprassuolo principale (fustaia) e contemporaneamente si interviene sul soprassuolo dominato secondario (ceduo) con diradamenti dei polloni e ripuliture per facilitare l insediamento e l affermazione della rinnovazione gamica. Di seguito si interviene con l applicazione del trattamento a scelta per piccoli gruppi.

11 Modello colturale Conversione di ceduo a fustaia chiara Ceduo semplice matricinato CEDUO Aumento delle matricine da ripartire in classi cronologiche con rapporto con rapporto 8:4:2:1. Avviamento a ceduo composto Ceduo composto con rapporto tra le classi di matricine 8:4:2:1 per una densità di 300 matricine/ha ceduo composto Taglio di parte delle matricine deperienti e diradamento del ceduo per favorire la rinnovazione da seme Avviamento del ceduo a fustaia chiara Taglio a scelta per piccoli gruppi Fustaia chiara

12 5 Potenziamento della biodiversità Nei sistemi forestali e agro-forestali il mantenimento ed il potenziamento della biodiversità viene perseguito anche attraverso particolari accorgimenti gestionali come il mantenimento di una certa quantità di necromassa forestale. Negli ultimi decenni la presenza di necromassa (legno morto) in bosco o nelle siepi campestri è sempri più considerata come elemento per il mantenimento di numerosissime specie e quindi per il mantenimento di un certo grado di naturalità all interno del sistema. Il legno morto rappresenta un microhabitat indispensabile per la vita di centinaia di invertebrati, di anfibi, piccoli mammiferi e uccelli. Ad esempio molti studi hanno rilevato che tra il 20% ed il 40% delle specie di uccelli di una comunità forestale è legata alla presenza di alberi con cavità. La necromassa del legno è rappresentata di alberi morti spezzati o sradicati, tronchi d alberi a terra, marcescenti o vetuste piante con cavità. Gli schemi seguenti indicano tre modi operativi per mantenere o ricreare una certa quantità di legno morto nei sistemi: mantenimento dei secconi, creazione di necromassa al suolo e le pile faunistiche, queste ultime non apportano grandi quantità di necromassa, ma sono strutture particolarmente adatte per il rifugio di numerose specie faunistiche. I secconi sono alberi morti di varie grandezze, per i quali il loro mantenimento necessita di effettuare operazioni di messa in sicurezza, al fine di evitare pericoli per le persone che frequentano il luogo. La necromassa a terra è rappresentata da tronchi abbandonati a terra e lasciati decomporre indefinitamente, mentre le pile faunistiche sono rappresentate da pezzi di tronchetti ricoperti da ramaglie.

13 5.1 Mantenimenti dei secconi Come già descritto i secconi sono alberi morti non ancora caduti a terra, che vengono utilizzati da numerose specie per il rifugio, la riproduzione e l alimentazione. I secconi che devono essere mantenuti devono possedere un diametro minimo di 18 cm, ma l ideale è un diametro maggiore di 30cm. Per non divenire un pericolo reale per le cose e le persone devono essere capitozzati ad un altezza media compresa tra i 3 e i 5 m, non si deve scendere sotto i 2m, ed il diametro del tronco al punto di capitozzatura deve essere maggiore di 10 cm. I secconi che già presentano delle cavità, e presumibilmente anche nidi, devono essere mantenuti e messi in sicurezza secondo gli schemi sotto riportati. La quantità di secconi da mantenere deve essere almeno 2 soggetti per Ha o un seccone ogni 150 ml di siepe campestre.

14 5.2 Le pile faunistiche La costruzione delle pile faunistiche è estremamente semplice, consiste nel deporre a terra dei tronchetti di diametro di circa 5-10 cm e sovrapporre ad essi altri rami aventi un diametro progressivamente minore, raggiunta l altezza voluta si ricopre con della ramaglia o delle frasche. La dimensione può variare da una larghezza compresa tra il metro ed i tre metri, ed un altezza normalmente inferiore al metro. Questi rifugi sono particolarmente indicati per i rettili, gli anfibi, per alcuni piccoli mammiferi come il coniglio selvatico e per alcune specie di uccelli.

15 5.3 Legno morto a terra Aumentare la necromassa a terra in un bosco o in una siepe campestre è sufficiente deporre a terra, accatastandoli gli uni sugli altri, dei tronchi aventi un diametro maggiore di 20 cm fino a raggiungere un altezza massima di 1-1,5 m. Completata la costruzione delle piramide si deve stendere a ridosso di essa della ramaglia. Questo tipo di a struttura è particolarmente utile per gli insetti, i rettili e funghi.

16 5.4 Creazione di piccole radure Creazione di piccole radure all'interno delle unità forestali e localizzate ove già insiste una sona con scarsa copertura arborea. Lungo il margine dell area trattata con taglio a buca si cercherà d avere la maggior quantità di alberi di specie diversa del castagno, in modo che tale che l apertura della radura, oltre agli scopi faunistici, permetta l istaurarsi di una rinnovazione naturale che si avvantaggi dell effetto margine. In generale questi microambienti (radura all interno di un bosco) sono utilizzati sia dalla fauna legata agli ambienti aperti, sia dalle specie boschive come territori di caccia, con effetti positivi sulla diversità faunistica complessiva in stretta relazione con l eterogeneità ambientale, dovuta a differenti stadi dinamici evolutivi della vegetazione. Le maggior specie interessate sono gli ungulati, i Rapaci, Picidi, Avifauna minore silvicola e di margine, Avifauna di passo e svernante.

17 6 Realizzazione di nuovi boschi o fasce boschive La realizzazione di nuovi boschi o fasce boscate deve essere effettuata con specie e consociazioni previste nelle tipologie forestali ecologicamente coerenti, e possibilmente con i modelli selvicolturali di seguito riportati. Gli schemi di sesto d impianto sono solo esemplificativi, i sesti devono essere progettati in base alla funzione che andrà ad esplicare il nuovo bosco. 6.1 Specie e consociazione del querceto carpineto dell alta pianura Querceto-carpineto dell alta pianura Indicativamente per la realizzazione di nuovi boschi di questa tipologia la ripartizione specifica indicativa è la seguente: tipologia specie nome scentifico % specie arboree Farnia quercus robur 50% carpino bianco carpinus betulus 30% Frassino maggiore Acero Ciliegio Olmo Fraxinus excelsior Acer campestre Prunus avium Ulmus campestre 20% specie arbustive Nocciolo Lantana Frangola Biancospino Corniolo Sanguinello corylus avellana vinurnum lantana Frangula alnus crataegus monogyna Corpus mas Corpus sanguinea Rispetto al totale delle piante messe a dimora il 50% saranno piante arboree ed il 50%

18 6.2 Specie e consociazione del querceto olmeto Indicativamente per la realizzazione di nuovi boschi di questa tipologia la ripartizione specifica indicativa è la seguente: tipologia specie nome scentifico % specie arboree farnia qurcus robur 50 olmo ulmus campestre 40 ontano alnus glutinosa 5 orniello fraxinus ornus pioppo bianco populus spp. acero acer campestre campestre specie arbustive nocciolo corylus avellana biancospino crataegus monogyna pallon di viburnum opulus maggio prugnolo prunus spinosa pado prunus padus 5 Rispetto al totale delle piante messe a dimora il 50% saranno piante arboree ed il 50%

19 6.3 Modello selvicolturale impianto a macchia seriale Lo schema d impianto propone la costituzione di un impianto boschivo in cui il 50%% è rappresentato da specie arboree ed il 50%% da specie arbustive ed una piantagione realizzata attraverso la tecnica delle macchie seriali. Queste ultime si configurano come delle aree elementari, all interno delle quali sono messe a dimora le specie arboree in zolla/radice nuda contornate dalle specie arbustive in contenitore e perifericamente le specie arboree ed arbustive in fitocella. Tali aree elementari sono poi ripetute su tutta la superficie da riforestare. Questo modulo permette di avere una macchia seriale disetanea, la quale garantisce un aspetto pregevole estetico gia dai primi anni dell impianto. Tale tipologia di modulo permette alla fauna territoriale di trovare disponibilità di cibo e quindi un ambiente ottimale per insediarsi e riprodursi. Di seguito si riportano due schemi di riferimento per l impianto della macchia seriale. Schema macchia seriale con coronamento arbustivo e arbusteto interno, modulo adatto alla realizzazione di impianti a scopi faunistici

20 Schema a macchia seriale con coronamento arbustivo indicato per impianti a funzionalità produttiva o generica.

21 6.4 Modello selvicolturale impianto coetaneo Lo schema di seguito riportato illustra l indicativo il sesto d impianto per riforestazione con piante coetanee.

22 6.5 Modello selvicolturale impianto per isola boschiva faunistica polifunzionale Le isole polifunzionali sono delle piccole formazioni boschie (arboree ed arbustive) adatte alla riproduzione, al rifugio e alla alimentazione della fauna selvatica. Si tratta di interventi puntiformi che interessano pochi metri quadrati di terreno e che possono essere localizzati agli angoli degli appezzamenti coltivati per creare una copertura vegetale permanente e per spezzare la monotonia delle monocolture. Il blocco boschivo deve essere contornato da strisce inerite o con colture a perdere. Lo schema riportato è solo indicativo, le dimensioni e le forme geometriche possono essere variabili. Le specie faunistiche che più si avvantaggiano di questa tipologia d impianto sono i galliformi, i lagomorfi ma anche il tasso l albanella minore, la tottavilla, l allodola e tutta l avifauna svernante o di passo (migrazione).

23 7 Realizzazione di nuove formazioni forestali lineari (siepi campestri) Di seguito si riportano le più comuni tipologie di costruzioni delle siepi campestri adatte ai territori di pianura aventi funzionalità specifiche o polifunzionali. 7.a Schema di costruzione di una siepe campestre di tipo naturalistico Nella fase d impianto di una siepe campestre di tipo naturalistico devono essere adottati alcuni specifici accorgimenti: Zone senza vegetazione (terra lavorata); Zone con accumulo di pietre o ramaglie (pile) utili per favorire la funzione di rifugio; Zone con solo vegetazione erbacea alta e bassa; Arbusti di varie dimensioni, per migliorare le possibilità di rifugio e la funzione trofica; Alberi a diversi stadi di maturità, elemento fondamentale per dare la possibilità a più specie per trovare rifugio e riprodursi; Alberi morti, decadenti o marcescenti (necromassa); Piantare la siepe ad una quota maggiore di quella di campagna (terrapieno), questo consente di favorire la localizzazione di tane e nidi; Fasce in adiacenza alla siepe mantenute inerbite Fasce o tratti di suolo lavorato; Ampiezza minima di 2m, per permettere un minimo di diversificazione ambientale; Orientamento perpendicolare ai venti dominanti, che consente alla fauna selvatica di aver un lato protetto e più riparato dalle intemperie.

24 7.b Schema di costruzione di una siepe campestre di tipo produttivo con accorgimenti naturalistici La siepe campestre di questa tipologia prevede il preponderante utilizzo di specie arboree che sono deputate alla produzione di legno. La maggior parte dei soggetti arborei viene governata a ceduo, mentre un soggetto o gni 6-7 m viene mantenuto ad alto fusto. Intervallati fra i soggetti ad alto fusto e le ceppaie vengono inseriti gli arbusti. Lo schema riportato prevede anche degli accorgimenti, quali una strisca inerbita, sfalciata una o due volte l anno, e una striscia lavorata, al fine di creare un distacco con la superficie coltivata. Tale distacco persegue due obiettivi: Evitare delle contaminazioni dirette da parte dei materiali agrari utilizzati durante la coltivazione Creare un micro ambiente adatto ad alcune specie faunistiche. La produzione che si ottiene da questa tipologia di siepe è essenzialmente legna da ardere che può essere impiegata efficacemente come fonte energetica all interno delle aziende agrarie.

25 7.c Schema costruttivo di una siepe campestre pluristratificata Le siepi arboree presentano una struttura che può essere più o meno complessa a seconda delle specie e della loro altezza. Le combinazioni devono sempre conferire alla siepe una natura plurustratificata, ovvero la presenza di arbusti ed alberi di varie classi d'altezza.in una siepe campestre pluristratificata di media altezza devono essere presenti arbusti e alberi che abbiano al massimo altezza fino a 6-8 m, le specie da utilizzare devono avere sviluppi in altezza più diversi possibili. Valenza naturalistica Il valore naturalistico di questa tipologia strutturale è potenzialmente elevato. L'ambiente che viene creato è diversificato sulla struttura verticale, quindi adatto ad ospitare numerose specie di organismi. Schema di una siepe campestre con valenza di fascia tampone per la protezione dei corsi d acqua.

26 7.d Schema costruttivo di una siepe campestre pluristratificata a mosaico Per migliorare la complessità ambientale dell ambiente siepe campestre si possono realizzare delle disposizioni planimetriche definite a mosaico. La siepe a mosaico è rappresentata da segmenti di siepe pluristratificata alternati a spazi privi di vegetazione arborea o arbustica. Tale disegno permette di aumentare perimetro ecotonale, soprattutto se si tratta di siepi pluristraticficate a doppio o triplo filare. Come descritto in precedenza larghezza della siepe è fondamentale per creare un ambiente altamente efficiente, nello schema vengono riportate due tipologie di siepe a mosaico a diversa ampiezza trasversale.

4.1 Interventi negli ambienti forestali Diradamento selettivo di tipo Libero

4.1 Interventi negli ambienti forestali Diradamento selettivo di tipo Libero 4. Quaderno delle opere e degli interventi TIPO 59 4.1 Interventi negli ambienti forestali 4.1.1 Diradamento selettivo di tipo Libero Il diradamento di tipo libero si prefigge di utilizzare in modo efficiente,

Dettagli

Misure per mitigare gli aspetti negativi del ceduo matricinato

Misure per mitigare gli aspetti negativi del ceduo matricinato Misure per mitigare gli aspetti negativi del ceduo matricinato - allungamento del turno (= riduzione estensione delle tagliate) - creazione di più serie di tagli (= riduzione estensione delle tagliate)

Dettagli

IL P.L.I.S. DEL BASSO CORSO DEL FIUME BREMBO UN OCCASIONE COLTA DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO

IL P.L.I.S. DEL BASSO CORSO DEL FIUME BREMBO UN OCCASIONE COLTA DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO IL P.L.I.S. DEL BASSO CORSO DEL FIUME BREMBO UN OCCASIONE COLTA DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO IL P.L.I.S. DEL BASSO CORSO DEL FIUME BREMBO BONATE SOTTO Sup. territ. 594 ha Sup. a parco 116 ha MADONE

Dettagli

Una siepe per Zelata

Una siepe per Zelata Una siepe per Zelata Ogni anno nel mese di novembre Legambiente, in collaborazione con il ministero dell Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, promuove la Festa dell albero : una giornata

Dettagli

Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali dell Umbria

Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali dell Umbria Federazione Regionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali dell Umbria Giornate di aggiornamento professionale sulla martellata nei boschi governati a ceduo 27-28 maggio 2011 Brevi cenni bio-ecologici

Dettagli

Distribuzione dei cedui in Italia Superficie dei cedui per specie (%)

Distribuzione dei cedui in Italia Superficie dei cedui per specie (%) Distribuzione dei cedui in Italia Superficie dei cedui per specie (%) Castagno 17,6 Faggio 14,4 Querce decidue 19,4 Querce sempreverdi 5,5 Carpino 11,6 Altre latifoglie 21,9 Cedui coniferati 2,9 Il governo

Dettagli

Piantare e coltivare le fasce tampone

Piantare e coltivare le fasce tampone Biella, 23 settembre 2007 Piantare e coltivare le fasce tampone Unità Complessa per le Agroenergie dott. Loris Agostinetto Effetto tampone La polifunzionalità Altre funzioni ambientali -accumulo CO 2 -Miglioramento

Dettagli

SUNLIFE La Strategia Umbra per Natura 2000 LIFE13 NAT/IT/000371

SUNLIFE La Strategia Umbra per Natura 2000 LIFE13 NAT/IT/000371 SUNLIFE La Strategia Umbra per Natura 2000 LIFE13 NAT/IT/000371 Il ruolo di agricoltura e selvicoltura per la gestione della Rete Natura 2000 Le guide Perché delle guide La RN2000 in Umbria trae la propria

Dettagli

Workshop Gestione dei boschi cedui: avanzamenti tecnicoscientifici

Workshop Gestione dei boschi cedui: avanzamenti tecnicoscientifici Workshop Gestione dei boschi cedui: avanzamenti tecnicoscientifici e applicazioni operative CREA Centro di ricerca Foreste e Legno Rende (CS) - 13 febbraio 2018 Selvicoltura dei cedui di leccio e di querce

Dettagli

COMUNE DI MIRANO Bosco Parauro. Riassunto del Piano del Gestione Forestale Associazione Forestale di Pianura

COMUNE DI MIRANO Bosco Parauro. Riassunto del Piano del Gestione Forestale Associazione Forestale di Pianura COMUNE DI MIRANO Bosco Parauro Riassunto del Piano del Gestione Forestale 2015-2025 Associazione Forestale di Pianura Obiettivi del Piano di Gestione OBIETTIVO 1: Aumento delle funzioni naturalistico-ambientali

Dettagli

I tagli successivi. Tagli successivi

I tagli successivi. Tagli successivi I tagli successivi Con il trattamento a tagli successivi, il popolamento giunto alla maturità economica viene asportato tramite più interventi selvicolturali. La progressiva apertura del popolamento ha

Dettagli

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nome del Sito Codice SIC Serra di Calvello IT9210240 RETE NATURA 2000 Rilevatori / data Falconeri Giuseppe, Ferraro Luciano

Dettagli

Buone pratiche di gestione forestale nei Siti Natura 2000: esperienze tecniche in Molise

Buone pratiche di gestione forestale nei Siti Natura 2000: esperienze tecniche in Molise Federazioni degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali dell Abruzzo, del Lazio e delle Marche Buone pratiche di gestione forestale nei Siti Natura 2000: esperienze tecniche in Molise Paolo

Dettagli

Il taglio raso. Taglio raso

Il taglio raso. Taglio raso Il taglio raso Tipo di trattamento mediante il quale vengono utilizzate contemporaneamente tutte le piante del soprassuolo giunto alla maturità economica. La rinnovazione potrà essere naturale o artificiale.

Dettagli

Pubblicato sul BURL n. 27 Serie Avvisi e Concorsi del in vigore dal

Pubblicato sul BURL n. 27 Serie Avvisi e Concorsi del in vigore dal REGOLAMENTO PER IL TAGLIO ORDINARIO DELLE PIANTE ARBOREE ISOLATE, DELLE SIEPI, DEI FILARI, DELLE FASCE ALBERATE E DEI BOSCHETTI NEL PARCO REGIONALE DI MONTEVECCHIA E VALLE DEL CURONE IN ATTUAZIONE DELL

Dettagli

La conservazione della natura nel paesaggio agrario Sistema marchio agroalimentare Linee guida per l applicazione dei disciplinari aziendali

La conservazione della natura nel paesaggio agrario Sistema marchio agroalimentare Linee guida per l applicazione dei disciplinari aziendali I Prodotti agroalimentari del Parco del Serio La conservazione della natura nel paesaggio agrario Sistema marchio agroalimentare Linee guida per l applicazione dei disciplinari aziendali GiovamBattista

Dettagli

messa in sicurezza della fascia verde, lunga circa 3 Km e larga 20m,cheseparaidue sensi di marcia di viale Fulvio Testi.

messa in sicurezza della fascia verde, lunga circa 3 Km e larga 20m,cheseparaidue sensi di marcia di viale Fulvio Testi. Il progetto per il RIPRISTINO DI UNA FASCIA VERDE IN VIALE FULVIO TESTI E CONTESTUALE STUDIO DELLO SCHEMA DI IMPIANTO ARBOREO MIGLIORE PER MASSIMIZZARE L ASSORBIMENTO DEGLI INQUINANTI ATMOSFERICI èstatoredatto

Dettagli

Tavola rotonda. Bosco ceduo : un governo per le risorse del territorio. Selvicoltura dei boschi cedui: principi e innovazioni

Tavola rotonda. Bosco ceduo : un governo per le risorse del territorio. Selvicoltura dei boschi cedui: principi e innovazioni Foresta per la società. La società delle foreste Innovazione nel settore forestale per uno sviluppo sostenibile Città di Castello (PG) 21 ottobre 2011 Tavola rotonda Bosco ceduo : un governo per le risorse

Dettagli

Allegato 2. Specificazioni normative per gli interventi nelle aree boscate o nei boschi

Allegato 2. Specificazioni normative per gli interventi nelle aree boscate o nei boschi COMUNE DI MONTECARLO REGOLAMENTO URBANISTICO Revisione quinquennale art. 55 L.R. 03.01.2005 n. 1 Disposizioni Normative Allegato 2. Specificazioni normative per gli interventi nelle aree boscate o nei

Dettagli

Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Regolamento Tagli Boschivi Deliberazione commissariale 11 settembre 2007 n.

Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Regolamento Tagli Boschivi Deliberazione commissariale 11 settembre 2007 n. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Regolamento Tagli Boschivi Deliberazione commissariale 11 settembre 2007 n. 19 VISTE La Legge 6 dicembre 1991, n. 394 Legge quadro sulle aree Protette

Dettagli

LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici

LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici Corso di formazione per guardie ecologiche volontarie Parco del Rio Vallone aprile 2011 LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici Indicazioni pratiche per i controlli sui tagli Le specie forestali

Dettagli

Forme di governo del bosco

Forme di governo del bosco Forme di governo del bosco Fustaia: prevale la rinnovazione gamica Ceduo: prevale la rinnovazione agamica Ceduo composto: vengono utilizzati entrambe i tipi di rinnovazione Superficie forestale italiana

Dettagli

Regolamento forestale e castanicoltura Regolamento forestale regionale n. 03/2018

Regolamento forestale e castanicoltura Regolamento forestale regionale n. 03/2018 Servizio Aree Protette, Foreste e Sviluppo della Montagna Viale della Fiera 8, 40127 Bologna tel. 051.527.6080/6094 fax 051.527.6957 e-mail: segrprn@regione.emilia-romagna.it e-mail certificata: segrprn@postacert.regione.emilia-romagna.it

Dettagli

Citta' di Roncade-arrivo -Prot n del Cat.6 Cl.1 Fasc.

Citta' di Roncade-arrivo -Prot n del Cat.6 Cl.1 Fasc. PIANO URBANISTICO ATTUATIVO EX OFFICINE MENON COMUNE DI RONCADE (TV) P.I.4 VARIANTE - SCHEDA DI ACCORDO 04 PRONTUARIO PER LA MITIGAZIONE AMBIENTALE 1. Premessa Il presente prontuario correda la documentazione

Dettagli

ASSESSORATO DELLA DIFESA DELL AMBIENTE. Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Vigilanza e Coordinamento Tecnico PIANO DI GESTIONE

ASSESSORATO DELLA DIFESA DELL AMBIENTE. Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Vigilanza e Coordinamento Tecnico PIANO DI GESTIONE ASSESSORATO DELLA DIFESA DELL AMBIENTE Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale Servizio Vigilanza e Coordinamento Tecnico PIANO DI GESTIONE Piano colturale/piano di gestione Struttura del Piano Il piano

Dettagli

Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25)

Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25) Provincia di Piacenza Comune di Castel San Giovanni (PC) Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25) 3/A7 Allegato 7 Schemi esemplificativi per

Dettagli

PIANO PARTICOLAREGGIATO DI INIZIATIVA PRIVATA

PIANO PARTICOLAREGGIATO DI INIZIATIVA PRIVATA PIANO PARTICOLAREGGIATO DI INIZIATIVA PRIVATA DA REALIZZARSI A EST DEL RIO MARTIGNONE, LOCALITA VIA LUNGA, COMPARTO PRODUTTIVO D4 8, SCHEDA 10/15 RELAZIONE ILLUSTRATIVA PROGETTO DEL VERDE Il progetto del

Dettagli

OASI WWF BOSCO VILLORESI CENSIMENTO FLORISTICO ARBOREO-ARBUSTIVO. Dott. Nat. Giuseppe Stablum

OASI WWF BOSCO VILLORESI CENSIMENTO FLORISTICO ARBOREO-ARBUSTIVO. Dott. Nat. Giuseppe Stablum OASI WWF BOSCO VILLORESI CENSIMENTO FLORISTICO ARBOREO-ARBUSTIVO Dott. Nat. Giuseppe Stablum MARZO 2012/ FEBBRAIO 2013 Si illustra di seguito il censimento delle specie arboree ed arbustive della seconda

Dettagli

Cedui Moderni. Prime osservazioni sullo stato attuale della selvicoltura nei boschi cedui di specie quercine e nei boschi cedui di faggio

Cedui Moderni. Prime osservazioni sullo stato attuale della selvicoltura nei boschi cedui di specie quercine e nei boschi cedui di faggio Cedui Moderni Prime osservazioni sullo stato attuale della selvicoltura nei boschi cedui di specie quercine e nei boschi cedui di faggio Il caso del territorio dell Unione di Comuni Valdarno e Valdisieve

Dettagli

COMUNE DI CALCIO. PIANO ATTUATIVO AMBITO DI TRASFORMAZIONE AT12 a destinazione logistico-produttiva

COMUNE DI CALCIO. PIANO ATTUATIVO AMBITO DI TRASFORMAZIONE AT12 a destinazione logistico-produttiva 1 COMUNE DI CALCIO allegato H PIANO ATTUATIVO AMBITO DI TRASFORMAZIONE AT12 a destinazione logistico-produttiva Via Covo (SP 102) nuova SP 98 Calciana conforme al PGT (Artt. 12 e 14, legge regionale 11

Dettagli

PI 2012 COMUNE DI MASSANZAGO

PI 2012 COMUNE DI MASSANZAGO PI 2012 COMUNE DI MASSANZAGO PAT Adottato con DCC n. 72 del 16.12.2012 Approvato con delibera di Giunta Provinciale n. 165 del 28 giugno 2012 BUR Veneto n. 55 del 13 luglio 2012 Adottato con Delibera di

Dettagli

LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici

LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici Concetti di selvicoltura Legislazione nazionale e regionale in materia di difesa dei boschi Competenze del Parco Autorizzazioni e aspetti sanzionatori

Dettagli

Classe Colturale A - Fustaia di faggio di produzione PIANO DEI TAGLI E DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO

Classe Colturale A - Fustaia di faggio di produzione PIANO DEI TAGLI E DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO Classe Colturale A - Fustaia di faggio di produzione PIANO DEI TAGLI E DEGLI INTERVENTI DI MIGLIORAMENTO N / 32 A) taglio di sementazione e liberazione nuclei di novellame 7 80 560 B) taglio di avviamento

Dettagli

Fasi evolutive di un popolamento forestale (da Oliver e Larson, 1996)

Fasi evolutive di un popolamento forestale (da Oliver e Larson, 1996) Fasi evolutive di un popolamento forestale (da Oliver e Larson, 1996) Fase adulta o di maturità economica Fase senescente o vetusta Fase giovanile Rinnovazione T E M P O Le fasi presenti nel mosaico di

Dettagli

Relazione o progetto del tecnico forestale abilitato. Raggruppamento. Regolare esecuzione. tipologia di intervento. Art. 33.

Relazione o progetto del tecnico forestale abilitato. Raggruppamento. Regolare esecuzione. tipologia di intervento. Art. 33. Art. 33 Art. 33 Art. 31 Art. 34 Art. 35 Art. 34 Taglio del ceduo semplice matricinato nel rispetto dei turni stabiliti dal Regolamento su superfici di ampiezza inferiore a 2 ettari Taglio del ceduo semplice

Dettagli

Quanta energia possiamo sottrarre dalle foreste italiane senza ferirle? Il caso Lazio 18 ottobre 2013 Sala Tirreno, Regione Lazio - Roma

Quanta energia possiamo sottrarre dalle foreste italiane senza ferirle? Il caso Lazio 18 ottobre 2013 Sala Tirreno, Regione Lazio - Roma Quanta energia possiamo sottrarre dalle foreste italiane senza ferirle? Il caso Lazio 18 ottobre 2013 Sala Tirreno, Regione Lazio - Roma Diversità strutturale e potenziale energetico delle foreste laziali.

Dettagli

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nome del Sito Codice SIC Serra di Calvello IT9210240 RETE NATURA 2000 Rilevatori / data Falconeri Giuseppe, Ferraro Luciano

Dettagli

Convegno di presentazione Arezzo, 19 Febbraio Pinus nigra. (CRA Centro di ricerca per la selvicoltura)

Convegno di presentazione Arezzo, 19 Febbraio Pinus nigra. (CRA Centro di ricerca per la selvicoltura) Il trattamento tt t selvicolturaleproposto li lt l t per accrescere la biodiversità nelle pinete di Pinus nigra Paolo Cantiani Paolo Cantiani (CRA Centro di ricerca per la selvicoltura) il trattamento

Dettagli

RILIEVO DELLO STATO DI FATTO DELLE AREE VERDI BOSCATE, TIPI DI ESSENZE, VARIETÀ DI SOTTOBOSCO, ECC.

RILIEVO DELLO STATO DI FATTO DELLE AREE VERDI BOSCATE, TIPI DI ESSENZE, VARIETÀ DI SOTTOBOSCO, ECC. RILIEVO DELLO STATO DI FATTO DELLE AREE VERDI BOSCATE, TIPI DI ESSENZE, VARIETÀ DI SOTTOBOSCO, ECC. La presente relazione mira a soddisfare quanto richiesto al punto n. 1 delle prescrizioni del Programma

Dettagli

COMUNE DI REGGIO EMILIA RELAZIONE DEL VERDE

COMUNE DI REGGIO EMILIA RELAZIONE DEL VERDE REGIONE EMILIA ROMAGNA PROVINCIA DI REGGIO NELL EMILIA COMUNE DI REGGIO EMILIA PROCEDIMENTO UNICO AI SENSI DELL ART. 53 COMMA 1 LETTERA b DELLA L.R. 24/2017 PER L AMPLIAMENTO DI COMPLESSO INDUSTRIALE SEDE

Dettagli

Selvicoltura sistemica e possibili attivitànegli habitat forestali: dalle utilizzazioni agli interventi complementari

Selvicoltura sistemica e possibili attivitànegli habitat forestali: dalle utilizzazioni agli interventi complementari Introduzione alla Gestione Forestale Sostenibile nelle Aree Protette Piano Vomano di Crognaleto - 22 settembre 2011-09-19 Selvicoltura sistemica e possibili attivitànegli habitat forestali: dalle utilizzazioni

Dettagli

REPARTO CARABINIERI BIODIVERSITA DI VERONA CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA FORESTALE BOSCO FONTANA

REPARTO CARABINIERI BIODIVERSITA DI VERONA CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA FORESTALE BOSCO FONTANA REPARTO CARABINIERI BIODIVERSITA DI VERONA CENTRO NAZIONALE PER LO STUDIO E LA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA FORESTALE BOSCO FONTANA Cap. Vincenzo Andriani Ostiglia, 10 Maggio 2017 Riserva Naturale

Dettagli

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nome del Sito Codice SIC Serra di Calvello IT9210240 RETE NATURA 2000 Rilevatori / data Falconeri Giuseppe, Ferraro Luciano

Dettagli

Il Progetto Life FT e il Consorzio di Bonifica Dese Sile Bruno Boz Bruna Gumiero Giuseppe Baldo - Paolo Cornelio

Il Progetto Life FT e il Consorzio di Bonifica Dese Sile Bruno Boz Bruna Gumiero Giuseppe Baldo - Paolo Cornelio REGIONE LOMBARDIA-DG AGRICOLTURA in collaborazione con ERSAF CONVEGNO FASCE TAMPONE CRESCONO: ALBERI, ACQUE E PAESAGGIO RURALE 23 Febbraio 2006 - Milano Il Progetto Life FT e il Consorzio di Bonifica Dese

Dettagli

E POSSIBILE MIGLIORARE GLI AMBIENTI FORESTALI PER LO SCOIATTOLO COMUNE?

E POSSIBILE MIGLIORARE GLI AMBIENTI FORESTALI PER LO SCOIATTOLO COMUNE? E POSSIBILE MIGLIORARE GLI AMBIENTI FORESTALI PER LO SCOIATTOLO COMUNE? Elisabetta Rossi Regione Lombardia UO Parchi e Aree Protette - Struttura valorizzazione Aree Protette e Biodiversità Interventi forestali

Dettagli

Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25)

Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25) Provincia di Piacenza Comune di Castel San Giovanni (PC) Allegato 7 SCHEMI ESEMPLIFICATIVI PER INTERVENTI DI POTENZIAMENTO DEL VERDE (RIF. ART. 45/V, C. 25) Indice SCHEDA N. 1: Esemplificazione di tipologia

Dettagli

Le siepi ripariali, caratteristiche gestione e valenza economica

Le siepi ripariali, caratteristiche gestione e valenza economica IL PAESAGGIO FLUVIALE. Convegno Condizionalità, fasce tampone e riqualificazione ambientale Le siepi ripariali, caratteristiche gestione e valenza economica ORDINE DEI DOTTORI AGRONOMI E DOTTORI FORESTALI

Dettagli

La scuola nel bosco Verona Maria Giulia da Sacco Fattoria Didattica La Valverde, VR

La scuola nel bosco Verona Maria Giulia da Sacco Fattoria Didattica La Valverde, VR La scuola nel bosco Verona Maria Giulia da Sacco Fattoria Didattica La Valverde, VR Fattoria Didattica La Valverde, Via A. da legnago 21, Verona www.valverde-verona.it Fattoria Didattica La Valverde, Via

Dettagli

ESCLUSIONE DALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE D INCIDENZA

ESCLUSIONE DALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE D INCIDENZA REGIONE MOLISE COMUNE DI RICCIA ESCLUSIONE DALLA PROCEDURA DI VALUTAZIONE D INCIDENZA (ai sensi della Direttiva Regionale n. 486 dell 11 maggio 2009, in attuazione del D.P.R n. 357 dell 08 settembre 1997,

Dettagli

Un esempio di progettazione

Un esempio di progettazione Agroforestazione e PSR Misura agro-ambientale 222 Un esempio di progettazione in Azienda Pilota e Dimostrativa Sasserami (Rovigo) Dott. Forestale Rizzi Andrea Libero professionista Obbiettivi Sperimentare

Dettagli

Allegato alle N.T.O.: Sussidi operativi relativi agli interventi di restauro paesistico e ambientale

Allegato alle N.T.O.: Sussidi operativi relativi agli interventi di restauro paesistico e ambientale Allegato alle N.T.O.: Sussidi operativi relativi agli interventi di restauro paesistico e ambientale 43 Prospetto n.1: parametri di ricostruzione del verde agrario In questo prospetto vengono sinteticamente

Dettagli

Restauro di habitat forestali in Comune di Bernate Ticino (MI). STUDIO DI FATTIBILITA

Restauro di habitat forestali in Comune di Bernate Ticino (MI). STUDIO DI FATTIBILITA CONSORZIO PARCO LOMBARDO DELLA VALLE DEL TICINO Settore Vegetazione e Boschi Sviluppo sostenibile tutela della biodiversità e dell ambiente, qualità della vita Restauro di habitat forestali in Comune di

Dettagli

Fondazione Universitaria. Azienda Agraria. terreni del. Collegio Pio della Sapienza REGIONE UMBRIA PROVINCIA DI PERUGIA COMUNE DI MARSCIANO

Fondazione Universitaria. Azienda Agraria. terreni del. Collegio Pio della Sapienza REGIONE UMBRIA PROVINCIA DI PERUGIA COMUNE DI MARSCIANO REGIONE UMBRIA PROVINCIA DI PERUGIA COMUNE DI MARSCIANO COMUNE DI PIEGARO Fondazione Universitaria Azienda Agraria terreni del Collegio Pio della Sapienza CATALOGO VENDITA PRIMO BIENNIO gennaio 2013 Marco

Dettagli

DESCRIZIONE QUALI- QUANTITATIVA DELLE PARTICELLE FORESTALI

DESCRIZIONE QUALI- QUANTITATIVA DELLE PARTICELLE FORESTALI DESCRIZIONE QUALI- QUANTITATIVA DELLE PARTICELLE FORESTALI Che cosa è la descrizione particellare? Insieme dei rilievi effettuati per acquisire le informazioni necessarie per la pianificazione della gestione

Dettagli

Introduzione alla filiera del legno

Introduzione alla filiera del legno via Leonardo da Vinci, 44 - Grugliasco (TO) www.agroselviter.unito.it Roberto Zanuttini Corrado Cremonini Introduzione alla filiera del legno Classificazione botanica Denominazione comune Principali caratteristiche

Dettagli

I Fontanili VALORE ECOLOGICO DEI CORSI D ACQUAD. Rogge. Fontanili. elevato valore reale o potenziale ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA

I Fontanili VALORE ECOLOGICO DEI CORSI D ACQUAD. Rogge. Fontanili. elevato valore reale o potenziale ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA Crema 26 febbraio 2008 I Fontanili dott. agr. Giambattista Merigo Studio Agriter VALORE ECOLOGICO DEI CORSI D ACQUAD Rogge Fontanili elevato valore reale o potenziale ELEMENTI DELLA RETE ECOLOGICA AMBIENTI

Dettagli

LIFE+ EC-SQUARE ROSSO SCOIATTOLO. Linee guida per la gestione degli ecosistemi. forestali per il miglioramento della qualità degli

LIFE+ EC-SQUARE ROSSO SCOIATTOLO. Linee guida per la gestione degli ecosistemi. forestali per il miglioramento della qualità degli LIFE+ EC-SQUARE ROSSO SCOIATTOLO Linee guida per la gestione degli ecosistemi forestali per il miglioramento della qualità degli habitat e l aumento della connettività per lo scoiattolo rosso Versione

Dettagli

S E T T E M B R E

S E T T E M B R E C O M P E N S A Z I O N E A M B I E N T A L E P R O G E T T O D I C O M P E N S A Z I O N E A M B I E N T A L E S E T T E M B R E 2 0 1 2 P R O G E T T O D I C O M P E N S A Z I O N E A M B I E N T A L

Dettagli

SINTESI DEL PIANO DI GESTIONE 2012 2021

SINTESI DEL PIANO DI GESTIONE 2012 2021 SINTESI DEL PIANO DI GESTIONE 2012 2021 1. Selvamar SS, in qualità di affittuaria, gestisce la proprietà boschiva della famiglia Margaritelli che si estende tra i comuni di Piegaro, Città della Pieve e

Dettagli

PIANO AMBIENTALE DEL PARCO DELLA ROCCA DEL GARDA

PIANO AMBIENTALE DEL PARCO DELLA ROCCA DEL GARDA PIANO AMBIENTALE DEL PARCO DELLA ROCCA DEL GARDA Allegati Responsabili dei Comuni Comune di Bardolino: Dr. Davide Lonardi Comune di Garda: Arch. Giorgio Zumiani Coordinatore: Arch. Giorgio Zumiani Gruppo

Dettagli

Le conversioni. Per conversione di un bosco si intende il cambiamento di forma di governo CEDUO COMPOSTO

Le conversioni. Per conversione di un bosco si intende il cambiamento di forma di governo CEDUO COMPOSTO Le conversioni Per conversione di un bosco si intende il cambiamento di forma di governo CEDUO MATRICINATO FUSTAIA CEDUO COMPOSTO Lo spessore della freccia indica con quale frequenza ciascun tipo di conversione

Dettagli

Esplorare i paesaggi agro-urbani

Esplorare i paesaggi agro-urbani Esplorare i paesaggi agro-urbani Forme, usi e attori nelle aree di margine Progetti di paesaggio tra l urbano ed il rurale Esplorare i paesaggi agro-urbani Forme, usi e attori nelle aree di margine Progetti

Dettagli

PIANO D ASSESTAMENTO FORESTALE

PIANO D ASSESTAMENTO FORESTALE ASP ROMAGNA FAENTINA Faenza (RA) I BOSCHI DI VILLA CORTE PIANO D ASSESTAMENTO FORESTALE - PAF _ ID 08197 - validità per il periodo 2018-2027 Foto? STUDIO FORESTALE Via D.G. Verità 22a 47015 Modigliana

Dettagli

Selvicoltura sostenibile e dinamiche naturali in foresta: il caso degli abieteti a taglio saltuario

Selvicoltura sostenibile e dinamiche naturali in foresta: il caso degli abieteti a taglio saltuario Selvicoltura sostenibile e dinamiche naturali in foresta: il caso degli abieteti a taglio saltuario Gianfranco Minotta Dip. AGROSELVITER, Università di Torino Convegno: Bosco, incendi e disturbi naturali,

Dettagli

Presentazione pag. V Prefazione...» VII CAPITOLO I - I BOSCHI DI FAGGIO pag. 1. Le esigenze ed i modi di vita del Faggio pag

Presentazione pag. V Prefazione...» VII CAPITOLO I - I BOSCHI DI FAGGIO pag. 1. Le esigenze ed i modi di vita del Faggio pag Presentazione pag. V Prefazione.....» VII CAPITOLO I - I BOSCHI DI FAGGIO pag. 1. Le esigenze ed i modi di vita del Faggio pag. 2 1.1. L'ecologia della specie.......................» 2 1.1.1. L'areale

Dettagli

Ruolo e gestione delle pinete di pino nero dopo i LIFE SelPiBio e FoResMit. Alessandra Lagomarsino e Paolo Cantiani

Ruolo e gestione delle pinete di pino nero dopo i LIFE SelPiBio e FoResMit. Alessandra Lagomarsino e Paolo Cantiani Ruolo e gestione delle pinete di pino nero dopo i LIFE SelPiBio e FoResMit Alessandra Lagomarsino e Paolo Cantiani % Stadi evolutivi delle fustaie di pino nero (IFNC 2005) 100 90 80 70 68,2 60 50 40 30

Dettagli

Rapporto trimestrale OTTOBRE-DICEMBRE gennaio 2012

Rapporto trimestrale OTTOBRE-DICEMBRE gennaio 2012 Consulenza forestale di supporto alle azioni C.1, C.6 e C.9 nell ambito del progetto LIFE07 NAT/IT/000498 ST.A.R. RAPPORTO N. Rapporto trimestrale OTTOBRE-DICEMBRE 2011 08 DATA 20 gennaio 2012 PROFESSIONISTA

Dettagli

AdV SUAP BOTALI- EDILPROGRESS VIA ARDE, CIVIDATE AL PIANO, BERGAMO. Allegato 2 Abaco di immagini di riferimento. A cura di arch. Barbara Boschiroli

AdV SUAP BOTALI- EDILPROGRESS VIA ARDE, CIVIDATE AL PIANO, BERGAMO. Allegato 2 Abaco di immagini di riferimento. A cura di arch. Barbara Boschiroli SUAP BOTALI- EDILPROGRESS VIA ARDE, CIVIDATE AL PIANO, BERGAMO Allegato 2 Abaco di immagini di riferimento A cura di arch. Barbara Boschiroli Atelier delle Verdure - www.atelierdelleverdure.it GIUGNO 2015

Dettagli

Soggetto committente: EURAL GNUTTI S.P.A. Stabilimento di Rovato Via S. Andrea, Rovato (Brescia)

Soggetto committente: EURAL GNUTTI S.P.A. Stabilimento di Rovato Via S. Andrea, Rovato (Brescia) Soggetto committente: EURAL GNUTTI S.P.A. Stabilimento di Rovato Via S. Andrea, 3 25038 Rovato (Brescia) Componente urbanistica, da Piano Attuativo e paesistica: Ermes Barba Mauro Salvadori P.zza Roma,

Dettagli

Manutenzione dei boschi: provvista di energia e benessere

Manutenzione dei boschi: provvista di energia e benessere Parco Felice Piacenza - Pollone (BI) Manutenzione dei boschi: provvista di energia e benessere La Cooperativa Sociale Il Grigio Onlus in collaborazione con lo Studio Tecnico di Arboricoltura Ornamentale

Dettagli

RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA

RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA SETTORE URBANISTICA E TRASPORTI PROTOCOLLO D INTESA PER LA VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO BOSCHIVO NELLA PROVINCIA DI NOVARA PROGETTO DI MASSIMA DI RINATURALIZZAZIONE DI AREE MARGINALI ORDINE DOTTORI AGRONOMI

Dettagli

Risultati della Ricerca

Risultati della Ricerca Risultati della Ricerca Titolo Conservazione e gestione dei popolamenti di origine agamica a prevalenza di leccio della Sardegna Descrizione estesa del risultato Nel bacino del Mediterraneo il leccio (Quercus

Dettagli

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nome del Sito Codice SIC Serra di Calvello IT9210240 RETE NATURA 2000 Rilevatori / data Falconeri Giuseppe, Ferraro Luciano

Dettagli

FARNIA. Nome scientifico Quercus robur L. Ambiente Principalmente in pianura e sui primi rilievi collinari. Necessità ecologiche

FARNIA. Nome scientifico Quercus robur L. Ambiente Principalmente in pianura e sui primi rilievi collinari. Necessità ecologiche ERSAF - CENTRO VIVAISTICO FORESTALE REGIONALE LE SPECIE ARBOREE FARNIA Quercus robur L. Principalmente in pianura e sui primi rilievi collinari. Profondo, fertile e soprattutto costantemente rifornito

Dettagli

Struttura Viabilità e rete ciclabile Erminia Falcomatà, Lidia Andreoli, Laura Coletta, Simona Ferrario, Sergio Strobelt

Struttura Viabilità e rete ciclabile Erminia Falcomatà, Lidia Andreoli, Laura Coletta, Simona Ferrario, Sergio Strobelt Gruppo di lavoro U.O. Infrastrutture viarie ed aeroportuali Aldo Colombo Struttura Viabilità e rete ciclabile Erminia Falcomatà, Lidia Andreoli, Laura Coletta, Simona Ferrario, Sergio Strobelt Consulenti

Dettagli

PROGETTO PRELIMINARE PER LA PIANTAGIONE DI SPECIE LEGNOSE: Prunus avium L., Quercus robur L. Acer campestre L., Fraxinus ornus L.

PROGETTO PRELIMINARE PER LA PIANTAGIONE DI SPECIE LEGNOSE: Prunus avium L., Quercus robur L. Acer campestre L., Fraxinus ornus L. PROGETTO PRELIMINARE PER LA PIANTAGIONE DI SPECIE LEGNOSE: Prunus avium L., Quercus robur L. Acer campestre L., Fraxinus ornus L. a) Relazione illustrativa: Caratteristiche dell impianto: Località Castel

Dettagli

Allegato alla delibera C.d.P. n. 18 del

Allegato alla delibera C.d.P. n. 18 del REGOLAMENTO PER IL TAGLIO ORDINARIO DELLE PIANTE ARBOREE ISOLATE, DELLE SIEPI, DEI FILARI, DELLE FASCE ALBERATE E DEI BOSCHETTI NEL PARCO REGIONALE DI MONTEVECCHIA E VALLE DEL CURONE, IN ATTUAZIONE DELL

Dettagli

Tipologie forestali e relative norme di taglio I boschi del Parco del Roccolo

Tipologie forestali e relative norme di taglio I boschi del Parco del Roccolo LA TUTELA DEI BOSCHI Aspetti forestali e paesistici i Piano di Assestamento forestale Piano di Indirizzo Forestale Tipologie forestali e relative norme di taglio I boschi del Parco del Roccolo Dott.ssa

Dettagli

DI INTERVENTO. Comune di Cafasse. -PREscRrzroNr PROGETTO. commitrenre, Floema. Provincia di Torino comung di Gafassg. I. -ffi.

DI INTERVENTO. Comune di Cafasse. -PREscRrzroNr PROGETTO. commitrenre, Floema. Provincia di Torino comung di Gafassg. I. -ffi. commitrenre, Provincia di Torino comung di Gafassg Comune di Cafasse PROGETTO DI INTERVENTO Oggetto: Utilizzazione del soprassuo/o di proprietd comunale Presso il campo spo rtivo oattuerofrrirot lmtm..re{io

Dettagli

Definizioni classiche di selvicoltura

Definizioni classiche di selvicoltura Definizioni classiche di selvicoltura La selvicoltura studia la tecnica dell impianto, dell utilizzazione e della rinnovazione dei boschi (A. De Philippis 1960/61) Selvicoltura: la scienza e la pratica

Dettagli

Piano di Riordino: Comune di Cordignano

Piano di Riordino: Comune di Cordignano Unità Conoscitiva n. 1 Fustaia Lecceta Superficie totale (ha) 1,32 Superficie boscata 1,32 Quota media (m. s.l.m.) 105 Quercus ilex 90 Carpinus betulus 5 Robinia pseudoacacia 5 Quota massima 127 Quota

Dettagli

COMUNE DI SAN MARTINO DALL ARGINE INDICAZIONI TECNICHE PER INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE PAESAGGISTICA ED AMBIENTALE Vengono definiti i criteri generali per la realizzazione delle piantumazioni

Dettagli

Sulmona (AQ), 13 settembre Per una selvicoltura prossima alla natura

Sulmona (AQ), 13 settembre Per una selvicoltura prossima alla natura Sulmona (AQ), 13 settembre 2017 BOSCHI E FORESTE TRA CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA, ECOSERVIZI E PRODUZIONE DI BENI NEI PARCHI NAZIONALI DELL APPENNINO Gli interventi forestali nei Siti Natura 2000

Dettagli

Servizio Pianificazione e Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale IL REGOLAMENTO FORESTALE DELLA REGIONE PIEMONTE

Servizio Pianificazione e Gestione Rete Ecologica, Aree Protette e Vigilanza Ambientale IL REGOLAMENTO FORESTALE DELLA REGIONE PIEMONTE IL REGOLAMENTO FORESTALE DELLA REGIONE PIEMONTE E UN BOSCO? DEFINIZIONE DI BOSCO (L.R.4/2009 e smi) Superficie > 2000 mq e larghezza media > 20 m e copertura > 20% sono considerate bosco anche le aree

Dettagli

Provincia di Torino Comune di Cafasse. Comune di Cafasse PROGETTO DI INTERVENTO

Provincia di Torino Comune di Cafasse. Comune di Cafasse PROGETTO DI INTERVENTO Committente: Provincia di Torino Comune di Cafasse Comune di Cafasse PROGETTO DI INTERVENTO Oggetto: Utilizzazione del soprassuolo di proprietà comunale presso il campo sportivo CODICE OPERA P/0222 CL

Dettagli

Elenco qc identificazione risorsa. componente territorio rurale. particelle interessate (anche in parte) tipologia. norme

Elenco qc identificazione risorsa. componente territorio rurale. particelle interessate (anche in parte) tipologia. norme Elenco qc identificazione risorsa Habitat 9210* tipologia Faggete Taxus- Ilex Habitat 9180* Valloni Tilio- Acerion Habitat 91F0, 92A0, 9340, 91E0* Boschi mesofili a leccio e carpino nero - Mosaico di boschi

Dettagli

Pagina n 1/3 COMUNE DI REDONDESCO POL RIS - Studio Associato Via Pietro Verri, Mantova (MN) - Tel INDICAZIONI TECNICHE PER INT

Pagina n 1/3 COMUNE DI REDONDESCO POL RIS - Studio Associato Via Pietro Verri, Mantova (MN) - Tel INDICAZIONI TECNICHE PER INT Pagina n 1/3 COMUNE DI REDONDESCO POL RIS - Studio Associato Via Pietro Verri, 33-46100 - Mantova (MN) - Tel. 0376.248808 INDICAZIONI TECNICHE PER INTERVENTI DI MITIGAZIONE E COMPENSAZIONE PAESAGGISTICA

Dettagli

Piantagioni 3P per coniugare produzione e biodiversità. Ing. Stefano De Pietri

Piantagioni 3P per coniugare produzione e biodiversità. Ing. Stefano De Pietri Piantagioni 3P per coniugare produzione e biodiversità Ing. Stefano De Pietri Partenariato Coordinamento:CONSORZIO DI BONIFICA VERONESE Associati: REGIONE DEL VENETO Area tutela e sviluppo del territorio

Dettagli

COMUNE DI CAMERI. Il taglio dei boschi: pratiche e permessi in Piemonte

COMUNE DI CAMERI. Il taglio dei boschi: pratiche e permessi in Piemonte Il taglio dei boschi: pratiche e permessi in Piemonte Cameri, 17 dicembre 2015 Cos è un bosco? La legge forestale piemontese definisce il bosco i terreni coperti da vegetazione forestale arborea associata

Dettagli

PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO

PROGETTO DEFINITIVO - ESECUTIVO PARCO LOMBARDO DELLA VALLE DEL TICINO U.O. 3 Settori Boschi Fauna Agricoltura Settore Vegetazione e boschi Sviluppo sostenibile, Tutela della biodiversità e dell ambiente, qualità della vita **************

Dettagli

RILIEVO DEL VERDE ESISTENTE

RILIEVO DEL VERDE ESISTENTE RILIEVO DEL VERDE ESISTENTE L area in questione ricade, nell ambito della classificazione vegetazionale-forestale delle tipologie fitoclimatiche, nel Querco-Carpinetum boreoitalicum (Pignatti, 1953) con

Dettagli

VALORIZZAZIONE DEL PARCO URBANO DI VIA PALESTRO A CIMNAGO

VALORIZZAZIONE DEL PARCO URBANO DI VIA PALESTRO A CIMNAGO RELAZIONE TECNICA VALORIZZAZIONE DEL PARCO URBANO DI VIA PALESTRO A CIMNAGO Organizzazione ONLUS per la tutela e la salvaguardia dell ambiente Via Aureggi, 5 0030 Lentate sul Seveso (Milano) CODICE FISCALE

Dettagli

Schema degli argomenti da trattare nella Relazione tecnica descrittiva.

Schema degli argomenti da trattare nella Relazione tecnica descrittiva. Misura 226 Ricostituzione del potenziale forestale e introduzione di interventi preventivi Azione 1 Investimenti materiali e immateriali per la ricostituzione di aree percorse dal fuoco. Schema degli argomenti

Dettagli

La situazione forestale italiana nel 1985

La situazione forestale italiana nel 1985 La situazione forestale italiana nel 1985 La superficie forestale italiana, secondo l ultimo inventario forestale (pubblicato nel 1988 ma riferito a dati dell 1985), è di circa 8 milioni di ettari su un

Dettagli

Seminario intermedio: Museo di Storia Naturale dell Università di Pisa, Calci 14 dicembre

Seminario intermedio: Museo di Storia Naturale dell Università di Pisa, Calci 14 dicembre GESTIONE ATTIVA DEL BOSCO Interventi possibili, azioni ammissibili e finanziabili attraverso lo strumento del PSR La sostenibilità nel tempo NICOLA ALBERTARELLI - Consulente Forestale 1 Escursionistica

Dettagli

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE

INFORMAZIONI SUPPLEMENTARI COMPONENTE FORESTALE REGIONE BASILICATA Dipartimento Ambiente, Territorio, Politiche della Sostenibilità Nome del Sito Codice SIC Serra di Calvello IT9210240 RETE NATURA 2000 Rilevatori / data Falconeri Giuseppe, Ferraro Luciano

Dettagli

REGOLAMENTO DEL PARCO DEI MUGHETTI PARCO LOCALE D INTERESSE SOVRACOMUNALE

REGOLAMENTO DEL PARCO DEI MUGHETTI PARCO LOCALE D INTERESSE SOVRACOMUNALE REGOLAMENTO DEL PARCO DEI MUGHETTI PARCO LOCALE D INTERESSE SOVRACOMUNALE ART. 1 FINALITÀ Il presente Regolamento disciplina le modalità di accesso, fruizione, prelievo e uso delle risorse dell intero

Dettagli

La Società di gestione Monti Azzurri (MC) e la costituzione di una filiera locale legno-energia

La Società di gestione Monti Azzurri (MC) e la costituzione di una filiera locale legno-energia filiera locale Progetto di Fattibilità di cui all art. 6 della L.R. n. 7/2005 La cooperazione o e forestale e nella Regione e Marche: da esecutori a gestori diretti del territorio o Scopi della ricerca

Dettagli