Amministrative Rieccoci al toto-sindaco

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1 Amministrative 2012 Rieccoci al toto-sindaco

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4 la SICIlIA CHE produce Il console M.Haddou Essaadi ospite di Caputo all Ars Sicilia chiama Marocco apporti commerciali, che si estendo- all imprenditoria e al turismo, ol- Rno tre che alla cultura intesa anche come pubblica istruzione e ricerca intercorrono da tempo fra Marocco e Sicilia. Si tratta, ovviamente, di tutta una realtà di grande interesse reciproco. Ospite dell onorevole Salvino Caputo, in veste di presidente dell Intergruppo parlamentare per i rapporti Sicilia - Marocco all Ars, è stato il nuovo console marocchino M.Haddou Essaadi, che ha sostituito da pochi mesi M.Youssef Balla, trasferito a Bruxelles, proprio dopo essere stato a propria volte ospite all Ars. L incontro è stato organizzato dall Associazione Suggestioni mediterranee ed ha messo a confronto persone ed idee provenienti dai due territori, ma Caputo ha tenuto a sottolineare come, per i notevoli scambi, la vicinanza geografica, le problematiche comuni ed altro ancora, il Marocco tenda a considerare la Sicilia quasi come una nazione a sé stante. Varie sono già le iniziative comuni ed anche le presenze di investitori e aziende siciliane in Marocco, che spaziano dall agricoltura, all industria conserviera, alla pesca ed altro ancora. Spesso dalla Sicilia proviene una parte del know how ed insieme si confeziona il prodotto, come ad esempio pescato in scatola o anche carne in scatola. Presenti anche coltivazioni olearie e produzione di olio d oliva da parte di Siciliani. Infine, come ha sottolineato il Console, molti siciliani hanno aperto con successo attività commerciali in città come Casablanca (la capitale economica con oltre 5 milioni di abitanti, ndr) e Rabat (capitale amministrativa con 1,5 milioni di abitanti, ndr). Quanto al Turismo si è parlato anche della possibilità di mettere in rete i porti Salvino Caputo e M.Haddou Essaadi (foto Katia Conigliaro). In alto una veduta di Casablanca turistici siciliani con quelli marocchini. A trattarne è stato Paolo Esposito, presidente nazionale di Italia Turismo Cidec. Esposito estende certamente la propria visione anche a tutto il nord Africa. Segno che qualcosa si sta svegliando nelle coscienze, ma vogliamo dire nell idea di marketing turistico che dal nostro Palermoparla auspichiamo da sempre. Salvino Caputo ha affermato positivamente che il Marocco è il paese più europeo del Nord Africa, è un luogo bellissimo e ha paralato di un progetto innovativo e istituzionale già in idea, che deve assolutamente essere portato avanti in modo costruttivo e sistematico. Inoltre ha parlato di attenti studi che sono stati effettuati in sede marocchina dello Statuto siciliano e del suo contenuto democratico. Oggi - ha detto espressamente l uomo politico siciliano - il regno del Marocco è un esempio di buon funzionamento democratico nell ambito dei paesi nord africani e saremo noi a studiare, seguendo un preciso dovere, alcune istituzioni innovative ivi adottate. Fra gli altri ha parlato di pesca il presidente del Distretto di Mazara del Vallo, Giovanni Tumbiolo, auspicando una crescente collaborazione. Finora - ha detto Tumbiolo - si è guardato alle acque ed all industria peschereccia marocchina come una sorta di riserva dei francesi e degli spagnoli, che si sono affiancati agli stessi marocchini. Noi offriamo collaborazione leale e spazio per gli obiettivi da perseguire insieme. Credo molto che riusciremo a fare in un imminente futuro qualcosa che attende di essere realizzato. Infine si è auspicata l istituzione di una provvidenziale linea aerea Palermo - Casablanca e di una più intensa presenza di servizi di porta containers fra la Sicilia e il Marocco. (G.Scargiali) 4

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6 la SICIlIA CHE produce TornA A leonforte la vecchia CulTurA da CuI nacque l ArAnCInA riecco Il riso MAdE In SICIly Se avessimo fiducia nelle produzioni siciliane, se le organizzassimo meglio, se accostassimo veri piani di marketing alla capacità di produrre, alle potenzialità della nostra terra, alla vocazione dei nostri agricoltori, la Sicilia non dovrebbe ricorrere neppure al turismo. Oppure il turismo sarebbe affiancato da una tale ricchezza di prodotti tipici che se ne servirebbe a profusione. Lasciateci sfogare. Come dice Mina si sentono parole, parole, parole. Ma i fatti? Non c è pianta che non alligni bene sul suolo siciliano con l aiuto d un poco d acqua e l acqua c è. Il problema è che neppure i siciliani conoscono i loro stessi prodotti. Tralasciando il vino e l industria casearia che rappresentano le produzioni più fiorenti, saltando a piè pari i problemi del grano, dovuti alla dissennata politica europea, parliamo un attimo dell altro. L olio d oliva è potenzialmente al vertice dei valori, così come l oliva da tavola, ma mancano i marchi, le dop (o che altro siano) che consentano a vari oleifici di produrre il medesimo prodotto tipico. L operazione da compiere è del tipo Chianti, Brunello, Bojoulais, ma anche Grana, Pecorino romano Non è che manchino gli esempi. Si consideri che non c è prodotto che non abbia in Sicilia l elemento tipico del massimo valore. A parte i pomodorini, le mandorle di Avola (inimitabili) ecco le cipolle di Giarratana, le mele di Santo Stefano di Quisquina. Ma neanche i siciliani stessi sanno riconoscerle ed apprezzarle. Hanno mercati piccolissimi. Ma non c è frutto tropicale che non potrebbe essere coltivato con successo nell Isola. Le dop esistono, intendiamoci. Ce ne sono anche troppe, ma non c è di certo l approfondimento di marketing che servirebbe. E rispunta il riso Quasi per una scommessa, a Leonforte, l imprenditore agricolo Giuseppe Manna ha pensato di ripiantare anche il riso. Ha scelto l arborio ed i risultati non son tardati a venire. Siamo già al secondo raccolto e, per quanto le quantità siano ancora limitate, i risultati sembrano neanche a dirlo eccellenti. Perché neanche a dirlo? Per il semplice motivo che fino a poco più di un secolo fa il riso in Sicilia c era. Da qui la lunga tradizione delle arancine o degli arancini come le chiamano nella Sicilia orientale e, spesso, nel nord Italia, quando ne parlano con ammirazione e la classica acquolina. Il successo eventuale di una coltivazione di riso in Sicilia ha un senso particolare: quello di ottenere la Dop (denominazione d origine protetta) dell arancina, come avviene, ad esempio, per la pizza napoletana. La raccolta del riso siciliano. La varietà è l'arborio, ottimo per fare gli arancini. Si spera di avere il riso pronto per la commercializzazione Per quel che storicamente si sa, il riso in Sicilia non ha bisogno della classica risaia, che serve nei climi freddi per evitare gli sbalzi di temperatura al suolo. Ma come morì nell Isola l ultima spiga di riso? Occorre risalire alla solita unità d Italia, quando per quanto oggi qualcuno abbia scritto volumi per negarlo si mise in ginocchio il meglio dell economia delle Due Sicilie. Pare che il grande Camillo Cavour stesso sancisse immediatamente che il riso dovesse essere prerogativa delle risaie piemontesi. Altri attribuiscono il resto della colpa nientemeno che a Mussolini. Il dittatore, che pure portò avanti anche nel Sud la riforma agraria, fra iniziative azzeccate ed errori (la frammentazione fu la conseguenza della sua mentalità, originariamente socialista e si rivelò una sorta di disastro), riempiendo anche le campagne di villaggi e case coloniche, non tutte poi abbandonate, disse no ad una grande risaia del catanese. Era quella del Principe Moncada della quale si racconta che si perdesse all orizzonte. Tanto per cambiare, pare che il riso sia stato portato in Sicilia dagli Arabi, anche se è noto che, documenti alla mano, gli Arabi non ci furono mai. Erano Berberi del nord Africa che degli arabi avevano a propria volta recepito tecniche e cultura. Adesso, dicono alcuni, il riso lo faremo senza l aiuto degli arabi. E si fanno anche i nomi due cuochi locali che si sono incaricati di lanciare con ricette made in Sicily nuove forme del prezioso alimento, con piatti rivissuti al lume della tradizione, come oggi si usa: Carmelo Floridia e Carmelo Chiaramonte. Infine, ci si mettono anche gli Arancini di Adelina o di Montalbano. Camilleri ne fornisce la ricetta. Ma quale? Ce n è una (e più) per ogni provincia. E lecito preparare la farcia e arricchire il riso quasi con tutto. Per noi l arancina dop è quella che si mangia nelle rosticcerie del centro di Palermo: con carne o al burro. (G.S.) 6

7 la SICIlIA CHE produce l ue è riuscita bene se è nata per nuocere al meridione Europa male o bene vviene a Mazara ad uno dei convegni organizzati dal Di Astretto Pesca presieduto da Giovanni Tumbiolo. Una signora del giro dell economa internazionale parla una volta tanto in modo chiaro e utile nei riguardi dei tanti problemi attuali. Ci piace. Avviene così che chi scrive queste righe, vincendo un minimo di timidezza, la segua durante la pausa caffè. Come la mettiamo signora mia con l esigenza di valorizzare i nostri prodotti tipici, le nostre ditte, se i confini stessi della Sicilia hanno buchi da tutte le parti, che lasciano entrare prodotti che ci imitano a poco prezzo. Lei, pur non essendo un addetto ai lavori (non sa che l economia l ho anche studiata e perfezionata, nda) ha centrato il problema. C è soprattutto il divieto di concorrenza che danneggia la Sicilia, ma anche l Italia. Una norma cui l Ue sta attentissima. Ma le racconto un aneddoto che circola nel mio ambiente: l America ha già un cappotto, l Asia se lo sta facendo e l Europa ne ha uno vecchio e bucato, ma, continuando con queste politiche, presto non avrà più neanche quello. Certamente ciò che dice l esperta si attaglia ai problemi della Sicilia e alla volontà espressa tante volte di dar spazio ai relativi prodotti agro alimentari e della pesca. Non c è dubbio infatti che la Sicilia terra di sicura vocazione agricola, capace di resistere (come si è dimostrato) ad ogni ordine di smantellamento da parte dell Ue e del nord Italia può fare dei propri prodotti agroalimentari e pescherecci, specie applicandoli al turismo come immagine e capacità di attrazione, una ricchezza senza pari. Ma anche nello sfruttamento dei prodotti tipici, Piemonte, Lombardia, Emilia, Trentino fanno di più. L idea delle potenzialità dell agro alimentare siciliano si ha dall elenco che segue. Ma le produzioni vanno sostenute politicamente e commercialmente, con piani di marketing, pubblicità e canalizzazione comuni alle varie ditte spesso piccolissime che producono in tante il medesimo prodotto. Formaggi Dop: Pecorino Siciliano, Ragusano (DOP). Oli di oliva Dop: Monti Iblei, Val di Mazara, Valli Trapanesi, Monte Etna, Valle del Belice,Valdemone. Ortaggi e frutta: Arancia Rossa di Sicilia (IGP); Cappero di Pantelleria (IGP); Nocellara del Belice (DOP); Uva da Tavola di Canicattì (IGP); Pomodoro di Pachino (IGP); Uva da tavola di Mazzarrone (IGP); Ficodindia dell Etna (DOP). Prodotti agroalimentari tradizionali siciliani: Vengono definiti prodotti agroalimentari tradizionali quei prodotti tipici i cui metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura sono praticati in un certo territorio in maniera omogenea e secondo regole tradizionali e protratte nel tempo, per un periodo comunque non inferiore a 25 anni (art. 8 del decreto legislativo n. 173 del 30 aprile 1998 e al successivo decreto n. 350 dell 8 settembre 1999). La Regione Sicilia ha individuato circa 180 prodotti rappresentativi delle realtà territoriali. Ogni regione italiana vanta centinaia di prodotti tipici che si fregiano del riconoscimento di prodotti agroalimentari tradizionali, tuttavia la maggior parte di tali prodotti restano al di fuori dei canali commerciali e rappresentano poco più di una curiosità per il turista del gusto. FOrMAGGI: ainuzzi, belicino, caci figurati, caciocavallo palermitano, caciotta degli elimi, canestrato, canestrato vacchino, cofanetto, cosacavaddu ibleo, ericino, formaggio di capra padduni, formaggio di capra siciliana, formaggio di S. Stefano di Quisquina, maiorchino, maiorchino di novara di sicilia, mozzarella, pecorino rosso, piacentino (piacentinu), picurinu: tuma, primosale, secondo sale, stagionato, piddiato, provola, provola dei monti sicani, caciotta, provola delle madonie, provola di nebrodi, provola siciliana, tumazzu di vacca, vastedda della valle del belice, vastedda palermitana. PrODOTTI VEGETALI: aglio rosso di nubia, aglio di paceco, aglio di trapani, albicocco i scillato, alloro, anguria di siracusa, arancia biondo di scillato, arancia di ribera, bastarduna di calatafimi, capperi, capperi e cucunci, carciofo spinoso di palermo o menfi, carciofo violetto catanese, carota di ispica. PrODOTTI VEGETALI allo stato naturale o trasformati: cavolfiore violetto natalino, cavolo broccolo o sparacello palermitano, cavolo rapa di acireale trunzu di aci, cece, ciliegia mastrantoni, cipolla di giarratana, cotognata, fagiolo di polizzi, fava di leonforte, fichi secchi, fichidindia, fico d india della valle del belice, fico d india di s. cono, ficodindia della valle del torto, ficudinia, fragola e fragolina di naletto, fragolina di ribera, fragolina di sciacca, grano duro, kaki di misilmeri, lenticchia di ustica, lenticchia di villalba, limone in seccagno di pettineo, limone verdello, mandarino tardivo di ciaculli, mandorla di avola, mandorle, manna, marmellata di arance, marmellata di mele cotogne, marmellata di pere spinelli, pira spinieddi, mele cola, mele gelate cola, melone giallo (cucumis melo var. inodorus, melone giallo di paceco, melone d inverno, melone invernale giallo cartucciaru verde purceddu, mostarda, mostarda essiccata, nespola di trabia, nocciole dei nebrodi, noce di motta, nuci da motta, oliva nebba, oliva nera passuluni, origano, ovaletto di calatafimi, patata novella di messina, patata novella di siracusa, pere butirra d estate, pere spinelli, pere ucciardona, pere virgola, pesca tardiva di leonforte, pistacchio, pistacchio di bronte, pomodoro di vittoria, pomodoro faino di licata detto buttichieddu, pomodoro seccagno pizzutello di paceco, pomodoro secco (ciappa), rosmarino, susino sanacore (u prunu ri murriali), zucchina di misilmeri detta: friscaredda PrODOTTI DI OrIGInE AnIMALE: miele della provincia di agrigento, miele delle egadi, miele delle madonie, miele di acacia, di timo, di carrubo, miele di timo, di agrumi, di cardo, di eucalyptus, di carrubo, miele di trapani, miele ibleo, miele millefiori, ricotta di pecora, ricotta di vacca, ricotta iblea, ricotta infornata, ricotta mista PASTE FrESCHE E PrODOTTI DI PAnETTErIA, PASTICCErIA, bi- SCOTTErIA E COnFETTErIA: amaretti, biancomangiare, biscotti a s, biscotti al latte, biscotti bolliti, i viscotta udduti, biscotti di natale, biscotti duri, biscotti glassati, i viscotta cà liffia o mazziati, biscotto di monreale (viscottu ri murriali), bocconetto, braccialette, buccellato, caciu all argintèra, cannillieri, cannoli, cannolo alla ricotta, cannolo siciliano, cassata siciliana, cassateddi, cassateddi di calatafimi, cassatella di agiraciambella, ciascuna, mucatuli, cioccolata di modica, colombe pasquali, i palummeddi, pastifuorti, crespelle di riso, crispelle, i crispeddi, cuccìa, cucciddata, cucciddati di calatafimi, cucuzzata, cuddrireddra, cuddureddi, cuffitelle, facciuni di san chiara, fasciatelle, frutti di martorana, gadduzzi, gelo di melone, granita di gelsi neri, granita di mandorla, guammelle, guiuggiolena o cubbiata, mandorlato (biscotto riccio), mastazzola, nfasciatiaddi di troina, nfasciatieddi, nfasciatieddi di agira, nfrigghiulata, nucàtuli, ossa di morto, ALTrI PrODOTTI DI PAnETTErIA, PASTICCErIA, biscotteria E COnFETTErIA: pagnotta alla disgraziata, pane a lievitazione naturale (pani cu cruscenti), pane di casa, u pani i casa, pane di monreale (u pani ri murriali), pane di s. giuseppe, pane votivo, a cuddura di s. paulu, panzerotti, papareddi, pasta alla crema di latte, pasta di mandorle, pasta di nocciola, pasta reale di erice, petrafennula, pignoccata, pignolata di messina, piparelle, pizzarruna, pupi cull ova, pupi di zucchero, salame turco, savoiarde, scacciata, scursunera, sfinci di san giuseppe, sfincione, sfoglio (sfogghiu), squartucciatu, taralli, testa di turco, vastedda cu sammucu, vastedda nfigghiulata. CArnI E FrATTAGLIE: carne fresca di vacca, di pecora, di capra e di maiale, gelatina di maiale, a liatina, salsiccia di maiale fresca, secca e affumicata, a sausizza, salsiccia pasqualora, salsiccione. bevande: acquavite di vino, amarena, liquore al mandarino, liquore fuoco dell etna. Condimenti: olio extravergine di oliva. Articoli correlati. 7

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9 editoriale di Germano Scargiali In copertina: Roberto Lagalla. Dopo i successi da assessore regionale alla Sanità e il lavoro avviato come Magnifico Rettore, viene indicato come possibile sindaco... Anno X - n. 84 dicembre 2011 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Francesco Italia, Grazia Gulino, Aldo Librizzi, Chiara Scargiali, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Redazione romana: M. Antonietta Gaziano Sarao, Nino Macaluso Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Alessandro Bruno Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia, Guido Guida, Marcello Malta, Marco Vaccarella, Adriana Barbera, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Nino Martinez Corrispondenti: Agostina Altieri, M. C. Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, G. Di Quattro Fotografia: FrancescoItalia. it Progetto grafico: FrancescoItalia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel info@palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le collaborazioni sono tutte a titolo gratuite. Le edicole di PalermoParla Politeama (via Turati`), R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Kilt bar e Schillaci. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Strasburgo: Belgio, Aldisio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. Mondello: Paese, P.zza Castelforte. S. Erasmo. Cefalù: V. Roma, Bar Al solito posto. Trapani: Villa comunale. Edicole Roma: Caporali & Caporali edic. n. 4, Stazione Termini (fronte bin. 14); Magliano Fiammetta via S. Pincherle, Mun. XI; Viale Marconi (ang. piazza della Radio (Mun. XV); Mondini Luciano Edicola Giornali - Piazza Colonna (Portici Veio); Ascensi via Ponzio Cominio, 50 (Mun. X) Edicola-tabacchi Shangri-La Corsetti via Algeria, 141 (Mun. XII); Eur: 2G s.a.s. di Ciocari Giovanni, via Pietro Maffi, 72 (Mun. XIX). uella che più colpisce, fra le interpreta- degli eventi che si succedono at- Qzioni torno a noi, vede una lotta piuttosto strenua fra il potere bancario e quello politico. Non diteci che facciamo fantapolitica. Perché questa disamina emerge sempre più allarmante qua e là dagli scritti e dalla viva voce, non solo di qualche giornalista, ma dagli addetti ai lavori. Vedi i rappresentanti dei sindacati bancari. Così, è stata vista come una sorta di disgrazia anche l ascesa di Monti al governo, che il nostro ottimismo e la speranza l ultima dea ci spingono a considerare comunque una chance: i tecnici al governo? Ben vengano Ma, se fosse vera la prima teoria, ecco che, inaspettatamente, gli eroi della situazione, quindi gli dei buoni diverrebbero di colpo i vituperati politici. Perché non c è dubbio che, inquadrando il problema sul piano della democrazia, sarebbero i politici che, eletti dai cittadini e in veste di loro corretti rappresentanti in quella Repubblica ideale che tanto a lungo si è coltivata, anche in omaggio all illustre Platone, oltre che ai suoi numerosi epigoni, a dover governare. A dover salvare il diritto dei singoli e della comunità dei cives da ogni palese od occulta aggressione. In questo senso, non c è dubbio alcuno che la caduta del cavalier Berlusconi dalla poltrona di palazzo Chigi e di sommario 4 Sicilia chiama Marocco 6 Riecco il riso made in Sicily 7 Europa male o bene 10 La sconfitta della democrazia 11 Le banche non sono la Croce rossa 12 Ancora un no al fisco ladrone 13 In God s name non mollare 14 No non è l economia 15 Siglata la convenzione Agcom e Coreom 16 Simona Vicari fra Roma e Palermo 17 Il Magnifico Lagalla e il cammino dell Università 18 Le troppo facili teorie sull innominabile fenomeno 19 Crescere ed educare oggi in Europa 20 Scatta la cooperazione fra la Sicilia e la Regione Likouala 21 Il governo della domenica sera 22 Rieccoci al toto sindaco 24 Il peggio che si ascolta sul clima 26 Una mattina al Politeama per ridisegnare la città moderna 27 Il Pr portuale passa al Comune 28 Inaugurato il Parco Ninni Cassarà 29 Sense 45 per vivere il mare in modo panoramico 30 A Naxos o sull Alcantara purché sia porto 31 Il turismo nautico funziona nonostante la crisi 32 A Natale puoi anzi devi 33 L arte poliedrica di Emilio Guaschino La caduta degli dei w w w. p a l e r m o p a r l a. i t tutti i suoi ministri, sia una sconfitta per la democrazia. E una sconfitta per l Italia di fronte al mondo. E una debacle per quella che le nostre aspettative, anche allora in veste di spes ultima dea, avevano riposto in una delle norme fondanti della seconda repubblica: avremmo eletto il Capo del governo a suffragio popolare. Invece, ecco che sentiamo chiamare con disinvoltura primo ministro, premier, capo appunto del governo chi non conoscevamo neppure. Ovvero una persona che noi, dal nostro sperduto angolo, avevamo già scritto nel libro nero Perché l ultima persona che si sarebbe dovuta portare al governo era proprio un rappresentante dell establishment bancario come Monti. Se poi si guardano gli eventi degli ultimi giorni e si inquadra finalmente la realtà nazionale, come troppo poco si fa, nel quadro della realtà generale, si vede che rischi non molto difformi dal Cavaliere, li corrono Sarkozy e la stessa Merkel. Anche loro troppo decisionisti per i gusti di qualcuno. Anche loro eletti direttamente dalla saggezza popolare. Altrettanti dei di quella forma di governo che avevamo elaborato nei secoli, ma ben poco graditi agli dei maligni che noi neppure conosciamo. Tanino Messina, nozze d oro con l arte 34 La mafia uccide d estate 35 I 40 anni della Thule di Tommaso Romano 36 Accordo fra Randazzo e Bertelli 37 Torna Dagli Stati alle Stelle 38 Targa Florio mondiale rally non è più un sogno 39 Il calcio eterno primattore della vita nazionale 40 Torna il Giro del Faro 41 La vela siciliana brucia le tappe 42 Fra Coppa degli Assi e Jumping Verona è partnership Nasce il nuovo centro tecnico a Ficarazzi 43 Genny Pagliaro e il peso della vittoria 44 Scienze motorie cresce e si attrezza 45 Quanto comandano questi politici 46 La prepotenza della Fiat non parte da Marchionne 48 Il Risorgimento invisibile al Soroptimist 49 Ethyca organizza InnLab & Venture Capital 50 Il preside Filippone parla di sé e del nuovo incarico 51 Sicilia e Argentina tra cultura storia tradizioni 52 Il 118 del Bacino Palermo-Trapani 53 Riconoscimenti ed appoggi da lontano e da vicino 54 Raccolta differenziata sofferenza infinita? 55 Filippo Cangemi traccia il percorso 56 Asteroide in avvicinamento... e le stelle stanno a guardare 57 La sesta edizione di Visioni d archivio 58 Marco Bellocchio e il Leone d Oro alla carriera 59 A Fiorello preferiamo lo stroncato Sgarbi 60 La cucina fra tradizione e innovazione 61 Dove andiamo stasera? 62 A Catania il Mediterraneo torna a ragionare di sé 9

10 editoriali Vano al momento il tentativo di un governo stabile ed eletto La sconfitta della democrazia aremo gli ultimi ad augurarci il male Sper quella che noi chiamiamo senza tentennamenti l Italia e non il Paese, come troppo si fa. Non è nel costume, ma neanche nella natura di noi che siamo (anche qui senza tentennamenti) liberali, liberisti e libertari, ma pure rispettosi della cultura di cui la Penisola, il Mediterraneo, l Europa ci hanno nutrito da tante generazioni, preporre al bene comune della storia imminente quello che il Guicciardini chiamò il nostro particulare. Epigono di Machiavelli, fiorentino anche lui, portò alle estreme conseguenze l utilitarismo politico, indicando nella discrezione, come egli la definì, (ma, per intenderci, nel discernimento opportunistico) la prima dote di un uomo politico. C è del vero, se una severa statua lo rappresenta ancora nel pieno degli Uffizi. E caratteristica dell opposizione nazionale italiana l opera di demolizione sistematica di tutto ciò che fa il governo, senza quelle forme collaborative cui certamente si assiste in paesi come Inghilterra e Germania, ma anche altrove. Tuttavia, c è, da chiedersi come rimanere impassibili, sentendo chiamare con tanto trasporto premier e primo ministro un personaggio che il popolo non ha eletto, dopo che al popolo (a tutti noi) era stato detto che, con la seconda repubblica, la prima potestà che, come italiani, avremmo avuto era quella di eleggere personalmente il Capo del governo. Qualcosa di strano? No. Di originale? Nemmeno. Un invenzione estemporanea? Tutt altro. Solo e puramente la medesima cosa che avviene in paesi nei quali possiamo anche specchiarci (a volte lo facciamo anche troppo, è vero), come, tanto per essere pedanti, Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia Abbiamo scritto nel numero scorso che ciò che si prospettava (ed è avvenuto) rappresentava una sconfitta per l Italia, verso l estero e verso l interno. Le due sconfitte si bilanciano e non sappiamo neppure da quale iniziare. Verso l estero abbiamo dimostrato di non saper portare a termine una sola legislatura. Solo Berlusconi tenne per una legislatura, a dispetto della caccia all uomo già allora iniziata. Con la sinistra si videro cambi di premier (ma la maggioranza al voto era di una piuma) e poi Prodi, caduto anche lui. Berlusconi, salito con grande suffragio è stato aggredito da ogni parte possibile ed è stato fatto cadere: la prima sconfitta è l Italia, assieme alla propria democrazia. I più attenti politologi stranieri noteranno ciò che è elementare. Si spera che non scrivano sempre copiando dai media nazionali, come fanno i peggiori (tanti) corrispondenti. Il governo è caduto nonostante la legge avesse fatto il Palaszzo Chigi. In basso, Mario Monti e Silvio Berlusconi possibile perché non accadesse più, se non per impeachement (come altrove). La biasimata legge elettorale è maggioritaria ed ha il difetto di non contemplare le preferenze (porcellum). E solo qui sia chiaro che va corretta: ciò che è avvenuto comprova che, se si tornasse al proporzionale, come qualcuno tenta di fare, torneremmo ai governi da 8 mesi. Verso l interno la caduta di un governo nell ultima fase della legislatura è rovinosa, perché in ogni caso, viene interrotta la dinamica del lavoro in corso negli uffici ministeriali, la maggior parte dei cui provvedimenti sono tali per intenderci che li avrebbe adottati non un colore politico, ma chiunque fosse al timone della nazione. In Italia, in particolare, si usa cambiare i direttori e i componenti, svuotare le stanze e le scrivanie, per riempirle in altro modo. In ogni caso, questo governo di tecnici cercherà di dimostrare che sta facendo qualcosa. Dovrà dimostrare di cambiare. Cambierà molte cose che non andavano neppure cambiate. Una perdita secca, ma non l unica. Al voto crediamo che nessuno ne dubiti tutto cambierà di nuovo in ogni caso e per molti motivi. Anche se qualche ministro ci prendesse gusto e fosse dalla parte del carro vincente Qualunque cambio di passo, del resto è una perdita. In questo momento di crisi non bisognava cambiare. Ogni grande novità ha un costo: si pensi all avvento dell euro e alla sparizione della vecchia moneta. Ah se si fosse avuta più prudenza e gradualità! Ma avrebbe avuto l aria di un operazione eseguita con coscienza. Nel corso di questa legislatura, si poteva, con un azione del Presidente della Repubblica, esortare il governo a cambiare fisiologicamente un paio di ministri e prendere allo stesso modo qualche decisione specifica Purtroppo, al di là delle nostre speranze questo presidente della Repubblica eletto a suo tempo da quella maggioranza piuma ha lasciato si aprisse una sorta di falla da quella parte laddove doveva assolutamente tenere e sembrava tenesse. Ora navighiamo su una nave inclinata. Ma si dice: gli italiani ce la faranno. Sì, è sempre così, da troppo. Il Presidente ha anche ceduto in ritardo. Avrebbe dovuto farlo subito o mai. Perché la sua azione diciamolo è risultata decisiva. Analogo ragionamento può valere persino per Lombardo. Il presidente siciliano non è legittimato come Berlusconi a fare quel che fa. Guida un visibile ribaltone, incostituzionale nella sostanza, se non nella forma. Ma oggi la sua caduta sarebbe comunque un danno per l Isola. Si pensi soltanto ad un cambio di assessori dopo tutti quelli che ha già fatto lui 10

11 editoriali Non ci soccorrono e non a caso c è chi spara loro addosso Le banche non sono la Croce rossa Le banche queste continue imputate. Oggi il j accuse è sulla bocca di tutti. E anche sulla penna, come si diceva una volta, ma oggi è la tastiera. Noi additiamo da sempre la crescita spropositata del fenomeno bancario, perché l effetto, su gente come noi, (scusateci se personalizziamo) che ci siamo sempre guadagnati da vivere a mani nude è già epidermico. Anzitutto il triste moltiplicarsi delle agenzie. Loro li chiamano sportelli. Non c è mese che passi, ormai da un po, che laddove c era un bel negozio, un attività commerciale non nasca una nuova banca... Dove c era un bel pub con giardino, diurno e notturno (vorremmo accompagnarvi per mano) ce n è una con un lungo nome sconosciuto. Possibile che in una via debbano esserci più banche che panifici, bar e salumerie sommati assieme? Chiudono le attività commerciali e di servizi. Chiudono fuori città le imprese. Aprono, invece, sportelli bancari. Ma a chi servono, se quella che dovrebbe essere la loro clientela sembra, frattanto, soccombere? Poi vi sono gli episodi e le battute raccolte nel tempo. La banca che il venerdì sera chiudeva la porta davanti ai nostri occhi e non voleva accettare la cifra che non avremmo voluto tenere in casa. Ma quale dovrebbe essere quella banca che, così facilmente, rifiuta il denaro contante? Poi c è il direttore che rimprovera il cliente perché va fuori castelletto, anche se sa o dovrebbe sapere che è un caso e che avrà da lì a ore un incasso sicuro e afferma candidamente: io prima di comprarmi una moto, devo avere tutti i soldi in mano. Ma che bancario sei? Se tutti facessero come te, chiuderesti la banca e perderesti il posto. Il guaio è che non è più così. O sembra che non lo sia. Le banche diventano sempre più dei grandi salvadanai in cui ognora nuove norme ci costringono a portare i soldi in modo via via più cogente. Perché, se tutto deve avvenire tramite bonifico, assegno non trasferibile, operazione bancaria, via telematica, le banche possono mettersi con le braccia conserte, lucrare sulle competenze e non fare più le banche. Povero il nostro insegnante di storia e filosofia che ci insegnava: che cosa sono le banche? Risposta Compravendita di denaro. Na vota, come dicono a Napoli. Ma adesso si viene a sapere di peggio e, giusto alla vigilia della cosiddetta caduta di Berlusconi e proprio ad un congresso in Sala Gialla, organizzato dall Abi (Associazione bancari italiani), il più forte sindacato bancario d Italia, viene affermato quel peggio che sta dietro le quinte da tempo. Con molto coraggio, l Abi fa trasparire negli ultimi tempi che, fra informatizzazione ed esternalizzazione ed altro ancora le banche, sempre più spilorce, forniscono un servizio via via decrescente in contenuto e qualità ai loro clienti. Ciò sta già portando alla creazione di nuova disoccupazione presso i bancari, i quadri degli impiegati, sottopagati per giunta. Al contrario degli alti dirigenti che percepiscono compensi mega galattici. Ma il peggio deve ancora venire. Uno degli ultimi oratori sale sul pulpito e spiattella quanto appresso riportiamo fedelmente. Non fatevi illusioni. L Italia appartiene già a quattro famiglie proprietarie delle maggiori banche che possiedono ormai insieme anche la Banca d Italia. Esse sono collegate con i poteri bancari al di fuori dell arco alpino. Si fa il nome di un Rothschild, ma anche i nomi, sconosciuti ai più, delle famiglie italiane. Infine l oratore conclude e non è un caso che, con l aria di salvatore della patria, sia stato ora chiamato un personaggio che fa chiaramente parte dell establishment bancario. Lo spread continua a salire, piazza affari continua a scendere. Ma non è caduto Berlusconi? Non è arrivato quel toccasana di Monti? Pare che il mondo sia diventato fascista: se ne frega. Ma qualcuno deve spiegarci perché, se cambiano i ministri e il capo del governo e vanno a mettere le mani creando un break di un anno e mezzo dove altri stavano lavorando, il mondo dovrebbe commuoversi e credere che le cose in Italia si aggiustano. Non c è un solo motivo perché ciò avvenga. Monti passa i sabato sera in casa, anziché con le donnine come faceva Berlusconi e l Italia guarisce. La pruderie nazionale ne ha dette di tutti i colori. Persino che Berlusconi, sprecando il tempo con le donne trascurava il paese. Ma è impossibile non accorgersi come sia stato aggredito letteralmente da ogni parte. Come quando, prima della prima elezione si disse: tanto non lo faranno entrare nei salotti buoni. Ovvero adesso che si era venduto il posto per la salvezza delle sue ditte. Ma già prima delle elezioni s era detto che erano in fallimento. Un cofano di menzogne. Mi viene in mente il vecchio professore di matematica del liceo classico. Per insegnarci a non essere troppo aulici, visti gli studi che facevamo, legati a tanto latinorum, a poeti, letterati e simili, ci faceva l esempio dell avvocato difensore: il cielo è plumbeo, quindi il mio imputato è innocente. Non vi meravigliate se il giudice sbotterà in un avvocato, concluda. Ma la seconda repubblica è in incubatrice Per risollevarci ci vuol ben altro Ma che cosa c entra, il governo con le segrete abitudini del premier, messe in piazza da 4000 intercettazioni solo a Napoli, per indagare ciò che non è reato per il nostro codice penale. Per quei panni sporchi, forse, ma che, invece di lavare in famiglia, siamo andati a spiattellare in giro per il mondo? Poche testate più del nostro piccolo Palermoparla sono contrarie al ribaltone di Raffaele Lombardo in Sicilia, ma oggi la sua caduta sarebbe un danno quasi certo per l Isola. Troppe iniziative, fossero anche la metà del must e di queste solo la metà ottimali, sono in corso. Bisognava abbatterlo subito. Non adesso, quasi a fine legislatura. Lo diciamo meglio anche in queste stesse pagine. La citazione di Di Pietro è d obbligo: ma che ci azzecca? Solo che lui lo diceva al contrario, contro il governo. Era nella folta truppa (anche leader con meno dell 1%) capitanata da Bersani, fra quelli che ogni sera, dal primo giorno fino all ultimo, hanno solo saputo dire occorre far cadere Berlusconi. Null altro. Dopo di ciò il diluvio, nulla, non una proposta. Esattamente, del resto, come il Pci contro la Dc: mai battersi per la realizzazione di un opera. Pensiamo alla sola Palermo: non per un ospedale (l ultimo vero ospedale è stato costruito da Mussolini, ha affermato Elio Cardinale), non per una piscina (che tardò decenni), non per una palestra (che rimase a lungo la mussoliniana Gallidoro). L accanimento era pari a quello di Catone il Censore, sì proprio quel Marco Porcio Catone che ripeteva con pari risolutezza: Carthago delenda est. Bisognava distruggere Berlusconi. Era wanted, come diciamo da anni. Chi riscuoterà oggi la misteriosa taglia e da chi? Questo sì che è un bell interrogativo. Ma noi diciamo che non la riscuoterà nessuno, perché chi aveva promesso la taglia è gente che non paga i conti. Non si poteva chiedere al legittimo governo di operare un paio di cambi di ministro, con una normale operazione fisiologica (tipica dell uso politico) o di adottare un provvedimento specifico o due, senza dare questa ennesima dimostrazione di un Italia disunita, incapace di portare a termine una legislatura? Nemmeno se questo era il primo comandamento che ci si era dati sotto l auspicio di una seconda repubblica. Ma è proprio vero che non sia mai nata? Il nostro ottimismo ci fa sperare che, comunque, un po prematura, stia ugualmente in incubatrice. 11

12 PoLitiCA Quando l Italia paga il 6,5 % su decennali garantiti comunque dalla capacità e dalla ricchezza interna oltre che dalla BCE, vorrei conoscere chi, anche tra gli italiani, non è tentato di comprarli per rivenderli il giorno dopo al 4,5%! Questo è il vero motivo della crisi, ovvero la politica comunitaria ha legato indissolubilmente i governi dei 12 in un sistema monetarista che favorisce la speculazione ed è per questo motivo che non vogliono introdurre gli eurobond inventati dal nostro Tremonti! Immaginate di voler riempire una tanica con un grosso foro nella parte inferiore: più acqua imrischiano di riuscirci in Grecia e ci provano con l italia giocando allo sfascio Speculazione e destabilizzazione in agguato Lo stato si appropria di oltre la metà della ricchezza prodotta Ancora un no al fisco ladrone Irap grava anche sulle aziende in perdita e su quelle in L fallimento. Una patrimoniale esiste già ed è l Ici. E un imposta odiosa in quanto incostituzionale e sopportabile solo come imposta a termine, per un breve periodo, dovuta a motivi di impellente ed eccezionale necessità Recita, infatti, la costituzione quasi in apertura che ogni cittadino deve contribuire alle spese dello stato secondo il proprio reddito. Non secondo la propria astratta ricchezza. Essa può essere composta da terreni a pascolo o a riserva naturale, da palazzi dichiarati monumento nazionale o facenti parte di un centro storico intoccabile che casca a pezzi. In questo caso, le spese superano l introito e, tolte anche le tasse fisse (che si pagano anche se gli immobili sono sfitti) si trasformano in perdite. Questo è un danno per l intera società civile. Lo Stato, invece di prepararsi a chiedere nuovi sacrifici agli Italiani, deve prepararsi a risparmiare. Preleva oltre il 50% della ricchezza prodotta dalla nazione, cioè dai cittadini. A parte questo, dovrebbe essere chiaro a tutti che 100, 1000 o anche 1milione di euro in mano a un privato sono più utili anche alla comunità di quanto non lo siano in mano allo Stato e alla sua organizzazione, che non sa impiegarli, gestirli e destinarli, se non con i noti sprechi e altrettanti latrocini. Questo concetto è più difficile da spiegare, rispetto ai precedenti, perché l ideologia comune è tale che si pensa di poter instaurare subito un mondo ideale ben prima di quando ciò sia realmente possibile nel tempo (nella storia). Questa è ideologia dannosa. Con ciò non vogliamo dire che uno stato civile non debba coltivare già oggi i sacrosanti obiettivi della protezione dei deboli, del welfare e soprattutto della esaltazione dei servizi in comune, degli spazi fruibili da tutti, della garanzia delle pause di lavoro, di un adeguata fruizione del tempo libero Il mondo moderno può ampiamente permettersi questi lussi, che non sono più tali, grazie soprattutto all evoluzione, al progresso, allo sviluppo. Sono quasi riusciti a portare il comunismo nella piccola Grecia nascondendo al popolo la verità! Diffidate da chi se la prende con il governo greco!!! Diffidate da chi se la prende col presidente Berlusconi!!! Adesso, tra una menzogna e l altra, stanno tentando la stessa cosa anche in Italia! Il vero problema per chi ancora non l avesse capito non sta nel governo italiano, bensì nel fallimento della politica economica comunitaria i cui accordi - per noi - sono stati sottoscritti da esponenti dei precedenti governi di centro e di centrosinistra, i quali ci hanno lasciato anche un eredità da 1500 miliardi di euro di debiti! In queste settimane, finalmente si è parlato tanto che dello sviluppo da innescare, ma quanto a lungo, a partire dagli ecologisti, la parola sviluppo è stata demonizzata? La vita moderna e l evolversi dell occidente ha comprovato ampliamente che lo sviluppo discende unicamente dalla possibilità degli imprenditori privati di investire, di disporre di capitali sotto le forme possibili: beni immobili, denaro liquido, cioè capitale fisso e circolante. A tutto ciò essi possono aggiungere capitali invisibili, come mercato, avviamento, esperienza, intuito. Se lo Stato, nell illusione di fornire i servizi meglio di quanto non facciano i privati, toglie la possibilità stessa di accumularsi del capitale in mano agli investitori e agli imprenditori è la fine. E ciò che rischia di verificarsi adesso nell economia reale. Sarebbe molto più grave della crisi del 1929 e di un suo ripetersi. Quella fu una crisi finanziaria e non economica. Nel 1932 e nel 1936 il mondo dimostrò già una vitalità superiore a quella del Perché le crisi finanziarie sono sostanzialmente delle false crisi. Un governo di tecnici, se fosse veramente tale, opererebbe una espoliazione del potere politico da tante funzioni che non gli sono proprie con il diminuirle, snellendole. Occorre dare a tutti la possibilità di lavorare, di poter contare sulla ricchezza prodotta e accantonata, per successivi investimenti e per la sicurezza propria e dei propri figli. No agli aumenti fiscali e allo strapotere attribuito ad Equitalia e alla Agenzia delle entrate, che sta strozzando i cittadini, le imprese e le famiglie italiane. Solo in tal modo potremo assistere ad una ripresa della crescita, ad una diminuzione della disoccupazione e della sottoccupazione, al diffondersi di situazioni di sofferenza e povertà diffuse, che stanno portando lo sconforto nella mente e nel cuore di tutti. o s s e r v a t o r i o Barack e burattin Chi è dunque Barack Obama? Quell ultimo arrivato con tanti crismi apparenti e ben poco decisionismo, se non formale? Quel giovane con molte doti esteriori per piacere ma che si potesse manovrare come lo descrivemmo nelle nostre sperdute pagine sin dall inizio? Ovvero si è dimostrato quel grande presidente del cambiamento. Si sentì dire, infatti, per le strade d Italia:..per fortuna che sta per arrivare Obama. Avrebbe dovuto cambiare il mondo, grazie solo al proprio soffio di democrazia. Ce ne vuole di credulità, ce ne vuole di ideologia (sono morte? No di certo) per dire e credere cose del genere. E certo che il partito repubblicano americano non sia il massimo, ma è certo anche che in quello democratico c è tanto di poco chiaro. Il mandato di Obama volge al termine: sia che venga rieletto, sia che venga tombato rimarrà il dubbio su chi sia Barack, chi siano i burattin, ma soprattutto i burattinai. Roma chiama Bruxelles Si dice che la Sicilia faccia scuola e preceda la politica nazionale. Ma è anche vero che la politica italiana può essere la vigilia di quella europea. Abbiamo, dunque, mandato a casa il governo italiano, perché l economia del Bel paese là dove il sì suona ed anche quello dove un tempo tintinnava la lira, ora va male. Ma come tintinna, adesso, l euro? Uno schifo. Che cosa si aspetta, dunque, a mandare a casa il governo europeo? Accidenti alle papere Non ci chiedete di dirvi in che anno e in quale numero, ma avevamo messo per iscritto Monti nel nostro libro nero. Avvenne in occasione di un articolino, pieno, però, di sostanza: Monti, governi belli, governi pronti. Il riferimento era ad una nota pubblicità televisiva. E già allora si parlava di Monti come un possibile salvatore della patria nei termini di oggi. 12

13 PoLitiCA merge sempre più la pro- della realtà di un com- Eva plotto che non è solo nazionale. Ovvero, se lo preferiamo, si tratta di una sorta di reazione. La verità è che Berlusconi e il berlusconismo hanno denunciato a più riprese certi mali del sistema e reagito o tentato di farlo almeno ad una parte di essi. Si parla dello statalismo che vive al servizio del capitalismo di stato contro il liberalismo vero. Cioè sano. Stiamo parlando della politica finanziaria che fa soldi senza fare impresa, legata all egoismo e all egotismo amministrativo delle banche e dell intero sistema bancario. Si tratta della demagogia che ha portato alla inefficiente statalizzazione (cioè dall appropriarsi da parte dello stato) dei principali servizi e di molte imprese private, che, tuttavia, vengono affidate a manager, presidenti e amministratori delegati della società civile nominati politicamente. Scusate se è poco. Contro tutto ciò si scatena l opposizione di un organizzazione di tipo massonico che fa certamente capo a New York, Londra e, infine, all Italia. A il Financial times dovrebbe spingerci ad un esortazione contraria in God s name non mollare questa si appoggia (ormai da decenni) la falsa sinistra che vediamo davanti a noi. Essa sarebbe poca cosa senza quegli appoggi. Di essa fa parte il fenomeno del capital comunismo, il cui massimo esempio oggi si può trovare in Cina e in Russa, ma che, sotto forma di pseudo socialismo, abbiamo visto nel terzo mondo o in paesi come la Tunisia di Burghiba e Ben Alì, tanto per fare un esempio. Pochi capitalisti che, con la benedizione dello Stato, fanno impresa a colpo sicuro. Crediamo che sia difficile negare i contorni reali di questo quadro. Quanto all estraneità e all ostilità di Berlusconi a tali realtà, ecco l appello abnorme, nel titolo del Financial Times, quando affermava In God s name go, cioè Dimettiti, nel nome di Dio. Essa salta a piè pari l esortazione biblica di non nominare il nome di Dio invano. Non dipende certo dalle dimissioni di un Berlusconi il futuro del pianeta, cui God potrebbe interessarsi Una reazione, insomma, assolutamente sproporzionata rispetto all evento che vorrebbe auspicare. Specie dopo che l Europa, i singoli premier e lo stesso Obama avevano ammesso come non fosse Berlusconi il problema. Né, diciamolo, è l Italia. Tanto più che il premier avrebbe accettato di modificare varie decisioni, se fosse stato vero che voleva stare meramente attaccato alla sedia che gli italiani gli assegnano in pratica da oltre un decennio ininterrottamente. Perché chiariamo a lui si sono alternati solo i ribaltoni. Quelli sì che hanno portato scompiglio e danni incalcolabili all Italia Questi atteggiamenti da parte della stampa internazionale e anche delle vecchie colonne portanti dell informazione nazionale, in mano ai vecchi salotti buoni, ai notabilati, provano solo ciò che noi affermiamo. Contro Berlusconi si scagliano tutti coloro che odiano l uomo forte e il decisionismo. Sono coloro che credono che debbano esistere le cariche, indipendentemente dal valore di chi le occupa, cioè i ruoli a prescindere da chi li ricopre. Ma tutto è mirato alla libertà di manovra che l assenza di un governo che decida consente a giochi altrimenti impossibili. Come si spiegherebbe la defenestrazione di Guido Bertolaso, asso della protezione civile, che tanto oggi ci manca. Ovvero, fra i fatti del giorno, come si spiegherebbe, nella logica delle notizie portate avanti, il silenzio su una chiara affermazione recentissima dell Italia berlusconiana come l ascesa di Mario Draghi alla guida della Bce? Un personaggio Draghi cui ancora non si è riusciti a trovare un neo. mettete e più aumenta il flusso dall altro lato. Se il flusso immesso non è più veloce (portata) del flusso in uscita, la tanica non si riempirà mai. Così il DP nazionale e quello greco: più aumentano gli interessi e più gli speculatori acquistano e rivendono fino ad esaurire le risorse dei paesi sotto tiro (Portogallo, Irlanda, Spagna, Grecia, Italia, ma anche Francia ed Inghilterra e un po la Germania!). Il rimedio principale sono gli Eurobond che spersonalizzano la nazione emittente e sono gestiti direttamente dalla BCE con tutte le enormi risorse finanziarie comuni. L assalto degli speculatori diverrebbe impossibile perché non esisterebbero più Paesi deboli e Paesi forti con cui fare il gioco di carta vince e carta perde (Btp vince, Btp perde!). Il secondo rimedio è comprensivo della statalizzazione delle Aziende in via di fallimento/dismissione, dell evitare la svendita dei beni pubblici e impedire la privatizzazione dei servizi pubblici - tanto volute dalla cricca UE. Occorre ricreare Aziende di Stato produttive secondo la logica di mercato al fine di generare almeno di posti di lavoro entro il 2014 per soddisfare il 24% (i nuovi disoccupati)+ il 13% (i licenziati) dei senza lavoro. Solo così si potranno ridurre le tasse e rendere competitiva la produzione interna! Occorre ritornare al più presto alle politiche nazionaliste sociali, ma senza uscire dall euro, solo mandando a pescare la cricca UE e quanti se la prendono ancora con l ultimo Governo! Da Roma Lorenzo Romano o s s e r v a t o r i o Significativa ma sinceramente speriamo di no è stata una papera di quello che definiscono immancabilmente il premier o il capo del governo. Annotiamo appena che nessuno lo ha eletto, contrariamente al dictat della seconda repubblica. Monti si è lasciato andare ad un affermazione: quel che è certo è che andremo a fondo. Poi si è guardato attorno, dove era scoppiato il gelo Dei problemi, ha aggiunto. Quanto resisterà Crozza? Il comico Crozza e gli altri rischiavano di restare senza lavoro con la caduta di Berlusconi. Si diceva, infatti, umoristicamente: chi sfotteranno dunque? Invece, a sorpresa, ciò che accade è che, finalmente, fanno ridere. L accanimento è minore, mentre emerge un humor generalizzato che cade su chi meno se l aspetta e anche per il pubblico è una sorpresa. La comicità scatta prima e funziona meglio. Ma comici e cabarettisti senza posto almeno in tv vedrete che ci resteranno lo stesso. Non tutti incassano, di riffa o di raffa come il Berlusca. Rimarrà un mistero se il principe di Arcore se le facesse dire anche su canale 5 e persino sul 4 per un encomiabile senso dell umorismo o perché non riuscisse ad evitarlo. Gli altri, però, quell humor non l hanno mai avuto. E l - humor, come il coraggio di Don Abbondio, chi non ce l ha non se lo può dare. In compenso hanno il potere reale di prendere chi fa la famosa satira scomoda a calci nel sedere. Sognando Bertolaso Guido Bertolaso, pur essendo stato nominato sotto Prodi, divenne presto un mito berlusconiano, risolvendo problemi seri, molto seri, sotto l egida di un governo che andava comunque stroncato. Poi si consacrò berlusconiano quando pare prenotasse una donnina che lo facesse sognare al ritorno di una delle sue missioni più sfibranti. Questo in Italia non si fa. Ma, diciamo noi, meglio un fammi sognare > 13

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