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1 UNIVERSITA DEGLI STUDI DI PARMA Dottorato di ricerca in Determinazione e Comunicazione del Valore nelle Aziende Ciclo XXI LE RISORSE INTANGIBILI: PROFILI CRITICI DI DETERMINAZIONE E RAPPRESENTAZIONE NEI BILANCI D IMPRESA Coordinatore: Chiar.mo Prof. Azzali Stefano Tutor: Chiar.ma Prof. Balluchi Federica Dottoranda: Anna Petruzziello 2008/2009

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3 INDICE INTRODUZIONE.1 CAPITOLO PRIMO LA METODOLOGIA DELLA RICERCA Premessa Gli obiettivi della ricerca e il quadro di riferimento teorico Le fasi della ricerca..8 CAPITOLO SECONDO LE RISORSE INTANGIBILI: EVOLUZIONE DEGLI ORIENTAMENTI DOTTRINALI E PRESUPPOSTI TEORICI Premessa Approfondimento storico Aspetti definitori e caratteristiche qualificanti..26 CAPITOLO TERZO L IMMATERIALITÀ NEL BILANCIO D ESERCIZIO: REGOLE GENERALI E ASPETTI CONTABILI Premessa La comunicazione economico-finanziaria (cenni) Finalità e destinatari Il processo di armonizzazione contabile: ambito di applicazione degli IAS/IFRS Le attività immateriali secondo la disciplina nazionale Beni immateriali Costi ad utilità pluriennale Avviamento Le attività immateriali secondo i principi contabili IAS/IFRS Iscrizione in bilancio degli intangible assets: criteri generali Valutazione iniziale e modalità di acquisizione Valutazione successiva all iscrizione iniziale Vita utile e ammortamento Informativa integrativa di bilancio Impairment test Avviamento.106 II

4 CAPITOLO QUARTO LA DISCLOSURE SUGLI INTANGIBLES: EVIDENZE EMPIRICHE Premessa Gli intangibles iscritti nei bilanci delle società quotate italiane Le classi immateriali presenti in bilancio I beni immateriali nei settori di attività La transizione agli IAS/IFRS: impatti contabili Analisi del grado di conformità e trasparenza dell informazione contabile..130 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE. 139 ALLEGATI: A) Elenco dei bilanci consolidati oggetto di analisi (universo) 144 B) Elenco dei bilanci consolidati oggetto di analisi (campione)..147 BIBLIOGRAFIA III

5 INTRODUZIONE Appare quanto mai evidente il ruolo centrale che le risorse immateriali assumono nella creazione del valore dell impresa, costituendo una delle variabili strategiche fondamentali per la sua affermazione sul mercato. Il mutamento del contesto economico in cui le aziende si trovano ad operare, unitamente alla crescente necessità di un confronto in ambito internazionale, ha indotto gli studiosi ad approfondire il ruolo competitivo dei fattori immateriali, sia sotto il profilo di risorse legate a rapporti con l ambiente esterno di riferimento, sia quali elementi sviluppati nell ambito dei processi interni all impresa. Da qualche tempo ha preso vigore nelle ricerche aziendali il tentativo di spiegare il successo strategico dell impresa alla luce di elementi distintivi, quali le competenze e le capacità detenute unicamente dall entità economica. Le risorse immateriali divengono il fulcro di nuovi paradigmi aziendali, in quanto, essendo beni strettamene connessi al contesto in cui vengono a crearsi, garantiscono l incremento del valore economico e la permanenza sul mercato dell impresa, divenendo fattori capaci di creare un differenziale competitivo. L individuazione e la valutazione del patrimonio intangibile dell azienda costituiscono argomenti ampiamente dibattuti in Dottrina, che trovano le loro primitive radici nelle trattazioni dei Maestri dell Economia Aziendale. Il concetto di patrimonio immateriale, così come delineato dai Padri della materia, costituisce il punto nodale dal quale muovono i primi passi tutti gli studi sviluppatisi successivamente, giungendo, in particolare nell ultimo decennio, ad un intensificarsi di ricerche in tal senso. La percezione della centralità che i beni immateriali hanno assunto quale fattore di successo strategico sul mercato, anche grazie al forte impulso fornito dal contesto economico aziendale, ha fatto sorgere nell impresa l esigenza di conoscere il contributo apportato dagli intangibili alla creazione del valore, nonché di dare spazio nell informativa di bilancio alla rappresentazione e valutazione di tali risorse. Pertanto, il comprovato legame esistente tra successo d impresa e presenza di risorse intangibili ha messo in evidenza la necessità di individuare adeguate metodologie di raffigurazione e valorizzazione di tali risorse, analizzandone, altresì, i riflessi sulla evidenziazione economico-finanziaria dell azienda, alla luce dei principi contabili nazionali e internazionali. La cultura contabile e il bilancio, quale strumento fondamentale della comunicazione economico-finanziaria, sono stati recentemente investiti dai 1

6 cambiamenti intercorsi nello scenario internazionale. Il rilevante mutamento che si è delineato nello scenario economico internazionale nell ultimo decennio l apertura degli scambi commerciali, la sensibilità degli andamenti dei mercati, il ruolo giocato dallo sviluppo tecnologico ha affermato l esigenza di coerenti modalità di reporting, che siano generalmente accettate e capaci di accrescere la condivisione e la comparabilità delle informazioni contabili. L ingresso dei principi contabili internazionali IAS/IFRS nel contesto aziendale italiano è stato indotto dalla crescente integrazione degli scenari economici a livello mondiale. L analisi condotta nella presente trattazione è stata rivolta, pertanto, allo studio dell informativa contabile realizzata con riferimento alle risorse immateriali. L attenzione si è focalizzata sull individuazione delle risorse di natura intangibile espresse in bilancio e sui metodi previsti dalla disciplina contabile nazionale e internazionale per la valorizzazione delle stesse. Dal punto di vista operativo, la ricerca ha avuto l intento di comprendere quali siano le attività immateriali rappresentate nei documenti contabili e secondo quali modalità le stesse trovino evidenza nelle sintesi d esercizio delle aziende strutturate a gruppo. La prima parte del presente elaborato dopo l esplicitazione delle premesse metodologiche della ricerca, che evidenziano gli obiettivi e le ipotesi alla base della stessa esamina l evoluzione del pensiero economico dottrinale nella definizione di risorse intangibili, evidenziando i presupposti teorici per la loro individuazione. L obiettivo primario di tale fase è quello di tentare di fornire un interpretazione di patrimonio intangibile, di individuare le caratteristiche che le risorse immateriali devono possedere per essere definite tali e, secondo queste, stilare le loro possibili classificazioni. La seconda parte della ricerca illustra la disciplina contabile degli intangible assets, con particolare riferimento alla normativa nazionale, attraverso l esame del principio contabile n. 24 dedicato all argomento dall Organismo Italiano di Contabilità, nonché all introduzione dei principi contabili internazionali IAS/IFRS. Viene, infatti, illustrata l evoluzione del quadro normativo a seguito dell applicazione da parte dei gruppi d impresa dei principi IFRS e, in particolar modo, sono analizzate le metodologie di valutazione ed iscrizione in bilancio delle attività immateriali secondo quanto previsto dagli IAS 38 e IAS 36, mettendo, altresì, in evidenza le criticità del passaggio di transizione dai principi contabili nazionali a quelli internazionali. 2

7 Una volta definito concettualmente il patrimonio immateriale e delineate le condizioni d iscrizione nelle sintesi d esercizio delle risorse immateriali, nonché descritti i vari metodi di valutazione e la loro attitudine a rappresentarne il valore, viene svolta un indagine empirica per verificare se ed in quale misura i beni intangibili trovino evidenza nelle rappresentazioni di bilancio. È stato analizzato il contenuto dei bilanci consolidati dei gruppi d impresa quotati alla Borsa di Milano al fine di verificare la presenza in essi del valore degli intangibles, del loro peso sul patrimonio aziendale e delle modalità adottate per la loro valorizzazione nell informativa e nella rappresentazione contabile. 3

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9 CAPITOLO PRIMO LA METODOLOGIA DELLA RICERCA SOMMARIO: 1.1. Premessa Gli obiettivi della ricerca e il quadro di riferimento teorico Le fasi della ricerca Premessa La presente trattazione sviluppa il tema di studio e le linee metodologiche 1 adottate nel lavoro. Una ricerca di carattere scientifico deve essere realizzata secondo un impianto logico che ne giustifichi la coerenza di fondo 2. In particolare, viene descritto l obiettivo primario del ricerca, il quadro di riferimento teorico e gli aspetti metodologici inerenti all analisi effettuata. Si ritiene opportuno fare chiarezza sulla research question, in quanto gli studi, le riflessioni e le indagini realizzate sono rivolti alla sua soddisfazione. Particolare rilevanza, dunque, viene attribuita alla definizione delle finalità generali del lavoro. Gli approfondimenti teorici, necessari per elaborare i presupposti oggettivi della ricerca, traggono origine dall interesse e dalle riflessioni, svolte sull oggetto di studio 3. La lettura delle teorie economico-aziendali sviluppate dalla Letteratura sull argomento di ricerca ha consentito di verificare la rilevanza della tematica individuata. Inoltre, la definizione del framework di riferimento è stata funzionale alla 1 In merito al tema della metodologia della ricerca, è opportuno ricordare che esso costituisce un argomento ampiamente dibattuto da autorevole dottrina. A tal riguardo, proposito si citano, tra gli altri: Caramiello C., L indagine prospettiva nel campo aziendale, Pisa, Cursi, 1965; Ferraris Franceschi R., Problemi attuali dell economia aziendale in prospettiva metodologica, Milano, Giuffrè, 1998; Onida P., Le discipline economico-aziendali. Oggetto e metodo, Milano, Giuffrè, 1951; Polonelli C., Note metodologiche per l investigazione economico-aziendale, in Studi e Ricerche della Facoltà di Economia e Commercio, Bologna, Patron, «Il metodo di ricerca che è unico costituisce la sola base logica capace di garantire la razionalità tendenziale e la validità nel tempo di quanto è stato elaborato», Ferraris Franceschi R., Problemi attuali dell economia aziendale in prospettiva metodologica, op. cit., 1998, p «I principi, i concetti, gli schemi composti dall astrazione teorica sono fecondi non tanto per i risultati ai quali direttamente pervengono, quanto perché rafforzano la capacità di indagare, consentono di rendersi ragione dei metodi già seguiti e ne stimolano l applicazione a nuove e più fruttuose ricerche», Zappa G., Le produzioni nell economia delle imprese, Milano, Giuffrè, 1962, p

10 formazione e alla individuazione dei criteri necessari per delineare gli elementi e il campo di indagine. Dopo aver realizzato un analisi di tipo teorico, le finalità generali sono state tradotte e rese operative attraverso la definizione di sotto-obiettivi. L identificazione degli elementi di indagine ha consentito di articolare in fasi il processo empirico di analisi. Si è trattato, infatti, di identificare e rendere esplicite le procedure concettuali che vengono sviluppate nello svolgimento della ricerca, attraverso modalità di indagine che fossero conformi agli scopi perseguiti. In tale ambito sono stati, quindi, realizzati gli assunti metodologici 4 che rappresentano la base razionale della ricerca. Attraverso la metodologia, l oggetto fondamentale, inizialmente percepibile in via intuitiva e generica, prende forma attraverso un processo di riflessione e sintesi delle procedure logiche da seguire. Infine, è stato delineato il metodo attraverso il quale effettuare l esplorazione degli elementi di studio nella realtà dei gruppi d impresa. In tale ambito, sono state definite le modalità empiriche al fine di esplorare il tema di ricerca nella realtà aziendale Gli obiettivi della ricerca e il quadro di riferimento teorico Nello svolgimento del lavoro viene affrontato il tema dell informativa di bilancio concernente gli intangible assets. La finalità principale della ricerca è quella di comprendere il peso e le modalità di rappresentazione delle risorse intangibili nella comunicazione economico-finanziaria dei gruppi quotati alla Borsa Valori di Milano. L attenzione è stata posta su quattro aspetti fondamentali: la natura e le caratteristiche delle risorse intangibili; l individuazione dei beni immateriali che possono trovare rappresentazione nell informativa di bilancio; le problematiche connesse all applicazione dei principi contabili italiani e degli standard internazionali; i profili critici di rappresentazione e determinazione degli intangibles nei bilanci. 4 In tale prospettiva Ferraris Franceschi ritiene che il «compito che per natura spetta alla metodologia [consiste] nella rigorosa applicazione di strumenti logici i quali soltanto possono trasformare un insieme di cognizioni in una teoria scientifica, garantire un rapporto sistematico tra le teorie e la verifica empirica della loro validità». Ferraris Franceschi R., Problemi attuali dell economia aziendale in prospettiva metodologica, op. cit., p

11 Sostanzialmente, le chiavi di lettura del presente lavoro sono state identificate in due temi principali, affrontati ampiamente dalla dottrina economico-aziendale: le risorse immateriali e i principi contabili nazionali e internazionali (OIC 24 Immobilizzazioni immateriali IAS 38, Attività immateriali IAS 36 Riduzione di valore delle attività IFRS 3, Aggregazioni aziendali IFRS 1, Prima adozione degli International Accountig Financial Reporting Standards e il Framework for the preparation and presentation of Financial Statements). Le risorse intangibili rappresentano un argomento che ha suscitato un crescente interesse nel tempo. Molteplici sono i contribuiti elaborati sia dai Padri dell Economia Aziendale che dagli studiosi contemporanei. Il tema è stato, infatti, inizialmente affrontato nell ambito degli studi sul bilancio, ma ha trovato, altresì, ampio rilievo negli approfondimenti effettuati relativamente alla creazione del valore e alla gestione strategica dell impresa. Pertanto, una parte rilevante del quadro di riferimento teorico della ricerca è costituito dai contributi degli studiosi che nel tempo hanno tentato di esprimere con maggiore chiarezza la definizione e le peculiarità delle risorse immateriali dell impresa. Le teorie della Dottrina economico-aziendale hanno fornito gli strumenti conoscitivi per individuare le tipologie di intangibles oggetto di rilevazione nell informativa contabile. Essendo il bilancio consolidato il principale strumento di comunicazione economico-finanziaria utilizzato dalle imprese strutturate a gruppo, appare, evidente la correlazione esistente tra la finalità generale della ricerca e lo studio principi utilizzati per la sua redazione. Il quadro di riferimento elaborato relativamente ai principi contabili internazionali, ma anche nazionali, ha permesso di acquisire le basi conoscitive necessarie per interpretare le modalità di rilevazione dei beni immateriali in bilancio. In particolare, la conoscenza della disciplina contabile italiana è funzionale alla comprensione del livello di differenziazione tra le disposizioni nazionali e quelle internazionali, alla luce del processo di armonizzazione contabile. L introduzione dei principi contabili IAS/IFRS nel contesto italiano impone cambiamenti di portata significativa nelle modalità di rilevazione e rappresentazione degli asset intangibili nell informativa contabile. Alla luce di tali innovazioni, sono fiorenti gli studi effettuati finora e, tuttora in corso, al fine di analizzare i cambiamenti intervenuti sul sistema dei valori e di informazioni presenti in bilancio a seguito dell applicazione delle citate disposizioni 7

12 innovative. Oltre allo studio dei contributi teorici, è stata, pertanto, effettuata una ricognizione delle ricerche condotte sul tema degli IAS/IFRS con particolare attenzione a quelle aventi per oggetto le attività immateriali. La disamina, in tale ambito, ha avuto l obiettivo di comprendere quali fossero le analisi effettuate in precedenza e, altresì, quali sono stati gli esiti riscontrati. La conoscenza delle indagini elaborate sui bilanci consolidati redatti secondo i principi contabili internazionali e l analisi dei risultati ai quali gli studiosi sono pervenuti hanno rappresentato una premessa conoscitiva indispensabile per elaborare alcune ipotesi guida della ricerca empirica dedicata all osservazione della realtà. In particolare, le considerazioni espresse circa gli effetti contabili sul valore e sulla classificazione delle poste intangibili nel bilancio, a seguito del processo di transizione agli IAS/IFRS, sono il frutto della rielaborazione delle teorie presenti nei contributi della letteratura e nelle ricerche svolte sul tema Le fasi della ricerca Le finalità generali della ricerca sono state soddisfatte mediante l analisi operativa di sotto-obiettivi strumentali a quelli considerati dal lavoro nel suo complesso. Sono state effettuate delle scelte necessarie per dare attuazione operativa all argomento di ricerca 5. L osservazione del tema, realizzata attraverso l indagine empirica, presuppone una fase di individuazione di aspetti oggetto di esplorazione: il valore delle attività immateriali iscritte nei bilanci in termini di incidenza sulle componenti patrimoniali; l identificazione di classi di intangibili presenti nell informativa di bilancio e il peso medio di ciascuna tipologia sull attivo immateriale; la rilevanza di alcune classi immateriali con riferimento ai settori di attività d impresa; 5 «La tendenza a individuare uniformità senza immediati scopi operativi o premesse di natura teleologica è, al contrario, dominante nell indagine svolta dal ricercatore su tutti gli andamenti reali possibili senza limitazioni aprioristiche di alcun genere. In essa trovano la loro naturale espressione i due momenti tipici nei quali si può schematicamente raffigurare il processo conoscitivo: la fase induttiva, rivolta alla raccolta di informazioni relative ai contenuti reali nei loro multiformi aspetti e quella deduttiva tesa ad individuare tra questi le possibili analogie e diversità oltre che a verificare il grado di attendibilità di quanto è stato elaborato», Ferraris Franceschi R., Problemi attuali dell economia aziendale in prospettiva metodologica, op. cit., p

13 gli effetti contabili prodotti dalla applicazione degli IAS/IFRS sulle modalità e sul valore degli intangible assets in occasione della transizione ai principi contabili internazionali; il livello di conformità agli IAS/IFRS, trasparenza e completezza informativa di bilancio riferita alle attività immateriali, con riferimento particolare ai beni immateriali (intangibili specifici). I suddetti aspetti sono stati funzionali alla guida del processo di osservazione della realtà, in quanto evidenziano i contenuti da esplorare. Inoltre, in base a tali elementi è stato definito il campo oggetto di analisi e sono state individuate le variabili sottoposte ad esame. Ai fini della ricerca empirica, sono stati considerati i bilanci consolidati relativi all esercizio 2007 dei gruppi d impresa quotati alla Borsa Valori di Milano (con esclusione dei gruppi bancari e assicurativi). Il numero di imprese individuate corrisponde a 127 e i documenti contabili da esse pubblicati rappresentano l universo di analisi. Le indagini riferite alla composizione e alla rilevanza delle immobilizzazioni immateriali nell attivo patrimoniale vengono effettuate su 125 bilanci (Allegato A), in quanto 2 gruppi d impresa non hanno iscritto alcun valore immateriale nei documenti contabili. Diversamente, la qualità e completezza delle informazioni contenute nelle sintesi d esercizio viene indagata considerando un campione di n. 50 bilanci consolidati sui 125 dell universo di analisi (Allegato B) 6. 6 Per approfondimenti sulle modalità di composizione del campione e sulle fasi operative della ricerca si rimanda alla paragrafo 4.1. del capitolo 4. 9

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15 CAPITOLO SECONDO LE RISORSE INTANGIBILI: EVOLUZIONE DEGLI ORIENTAMENTI DOTTRINALI E PRESUPPOSTI TEORICI SOMMARIO: 2.1. Premessa Approfondimento storico Aspetti definitori e caratteristiche qualificanti Premessa L interesse dell economia aziendale relativamente al tema del patrimonio intangibile è cresciuto nel tempo e rimane, attualmente, uno degli argomenti maggiormente studiati e dibattuti. Gli approfondimenti e le ricerche condotti al riguardo perseguono la finalità principale di comprendere la natura delle risorse immateriali, di cogliere il ruolo che esse rivestono nella realtà dell impresa e di determinarne il valore. Questo crescente interesse trova giustificazione nella necessità dell impresa di sopravvivere e svilupparsi in un contesto economico sempre più dinamico e complesso; la stessa, per far fronte ai cambiamenti del mercato e per mantenere una posizione di vantaggio competitivo, deve cogliere le opportunità connesse all ambiente, organizzando al meglio l attività di gestione delle risorse di cui dispone. Pertanto, lo scenario fortemente competitivo in cui l impresa oggigiorno opera fa sì che l attenzione sia focalizzata sulle risorse critiche del processo produttivo, ossia su quelle componenti da cui può derivare un importante vantaggio competitivo. Un impresa orientata al successo deve essere in grado di mantenere una posizione di vantaggio rispetto ai concorrenti, di soddisfare le aspettative dei propri interlocutori (stakeholder) e di riuscire a conseguire un buon risultato in termini reddituali 7. Fenomeni come la globalizzazione, la deregolamentazione di alcuni settori, l innovazione, lo sviluppo tecnologico, contribuiscono alla formazione di un ambiente sempre più complesso e in continua evoluzione in cui l impresa riscontra 7 Cfr. Coda V., Valori imprenditoriali e successo dell impresa, Finanza, Marketing e Produzione, giugno 1985, p

16 l esigenza di monitorare le minacce provenienti dall esterno e percepisce le proprie possibilità di crescita e sviluppo. Appare evidente, allora, che la turbolenza ambientale espone l azienda a forti rischi in termini di equilibrio e stabilità economica che interferiscono, di conseguenza, con il perseguimento degli interessi dei soggetti coinvolti nella sua sfera di attività. Pertanto, l impresa che vuole mantenere una posizione vincente, ossia in grado di garantire una buona redditività futura e di soddisfare le attese dei propri stakeholder, è costretta a pianificare la propria strategia a partire dalla ricognizione dei fattori produttivi disponibili e delle loro caratteristiche qualificanti. Secondo Coda «la strategia definisce l identità, effettiva o ricercata, dell impresa evidenziando che cosa essa fa o vuole fare; perché lo fa o lo vuole fare; come lo fa o lo vuole fare» 8. Da un punto di vista strategico il fulcro dell attività dell impresa è visionare e indirizzare il processo di gestione delle risorse in modo tale da conseguire al meglio gli obiettivi 9. In sede di pianificazione l impresa che vuole mantenere un vantaggio competitivo ripensa alla definizione e alle peculiarità dei propri fattori produttivi e alle relazioni, nonché alle dinamiche, che li caratterizzano. Il processo decisionale non può, quindi, avvenire senza una focalizzazione volta all individuazione dei fattori critici del successo aziendale, ossia di quelle variabili che permettono all azienda di acquisire una posizione differenziale 10 nei confronti dei concorrenti. In tal senso, diversi Autori 11 ritengono che la presenza di fattori intangibili nella complessa gestione aziendale sia fondamentale per l affermazione di sinergie all interno dell impresa determinanti per la sua stessa sopravvivenza. 8 Coda V., L orientamento strategico dell impresa, Torino, Utet, 1988, p Cfr. Ansoff H. I., Strategic management, Londra, MacMillan, 1979, p Sul concetto di differenziazione all interno di una strategia competitiva di base Airoldi, Brunetti e Coda si esprimono in tal senso: «Le aziende che mirano ad una strategia di differenziazione rispetto ai concorrenti puntano ad essere uniche nel proprio settore in rapporto ad alcune variabili ritenute importanti dai clienti. La differenziazione può basarsi su numerosi elementi: la qualità intrinseca del prodotto, i tempi e le modalità di consegna, il livello tecnologico del bene offerto, l immagine, l assistenza e così via. L eccellenza riguardo ad uno o più aspetti ritenuti importanti dal consumatore consentono alle imprese che perseguono questa strategia di ottenere prezzi superiori rispetto alla concorrenza e di compensare così i maggiori costi che una strategia di differenziazione può comportare», Airoldi G. Brunetti G. Coda V., Economia aziendale, Bologna, Il Mulino, 1994, p Vicari sostiene che la capacità di sopravvivenza dell impresa nel lungo periodo è funzione del tipo di risorse immateriali possedute, le quali vengono dallo stesso identificate come fonti di successo. Si veda, Vicari S., Risorse aziendali e funzionamento d impresa, Finanza, Marketing e Produzione, n. 3, 1992, p Secondo Bruni e Campedelli il complesso di «fattori di natura immateriale connessi all accumulazione di conoscenze organizzative e tecnologiche nell ambito della varie funzioni amministrative, finanziarie, produttive e di marketing» rappresentano i fattori di successo dell impresa, Bruni G. Campedelli B., La determinazione, il controllo e la rappresentazione del valore delle risorse immateriali nell economia dell impresa, Sinergie, gennaio 1993, p. 89. Anche Buttignon analizzando dimostra come le risorse immateriali abbiano, a sempre, costituito delle 12

17 L analisi elaborata in Letteratura è focalizzata sulle risorse e, in particolare, su quelle capaci di apportare un vantaggio di ordine strategico; l attenzione si è spostata nel tempo dalle componenti materiali del patrimonio a quelle immateriali. Un immobilizzazione materiale è un elemento patrimoniale il cui requisito maggiormente evidente è quello della fisicità; ne sono esempi gli impianti, i macchinari, gli immobili, le attrezzature, i mezzi di trasporto, e così via. Tuttavia, le componenti fisiche contribuiscono solo in parte alla realizzazione del processo produttivo in cui esse sono inserite in quanto non è possibile il loro utilizzo senza il contributo apportato dagli elementi intangibili, quali, per esempio, la domanda da parte dei consumatori, le procedure operative, i sistemi distributivi, la disponibilità di materie prime e così via 12. Dunque, l impresa senza la presenza di risorse intangibili manca di quel flusso informativo e relazionale che le permette di essere considerata variabili critiche per il successo delle imprese. Si veda: Buttignon F., Le risorse immateriali: ruolo strategico e problematiche di rilevazione, Sinergie, gennaio 1993, p Al riguardo numerosi sono gli Autori che si esprimono sulla relazione esistente tra beni immateriali e materiali: «Accade poi anche, spesso, che i valori immateriali summenzionati non siano contabilmente determinati in guise dissimili da quelle seguite per non pochi valori materiali. Ché, anzi, gli stessi così detti valori immateriali debbano non di rado, seguendo consuetudini logiche, essere compresi con valori materiali in unici conti ed in univoche voci di bilancio, e debbano con essi indistintamente ammortarsi», Zappa G., Il reddito d impresa, Milano, Giuffrè, 1950, p. 469; «Vi sono poi particolari categorie di valori ove la componente di materialità è ben poca cosa nei riguardi degli elementi immateriali che hanno concorso a comporli. Si pensi alla voce Stampi delle aziende operanti ad esempio nel settore delle imbarcazioni da diporto, degli scarponi da sci, dei giocattoli, e in tutti i restanti campi in cui le materi plastiche sono di largo impiego. Alla formazione di tale voce che ha pur sempre una forma materiale, concorrono spesso ingenti spese di ricerche, sperimentazioni e prove», Sica M., Beni immateriali e costi capitalizzati nell economia e nei bilanci delle aziende, Firenze, Le Monnier, 1983, p. 5; «Finché non entrano in campo le risorse intangibili non si muove niente: mancano le procedure produttive, i progetti dei prodotti, le specifiche delle componenti da assemblare, la domanda da parte dei consumatori, le procedure di vendita e i sistemi distributivi», Parr R. L., Le risorse intangibili, Milano, Etas, 1992, p. 45; «Non esiste nell impresa risorsa materiale che, per essere utilizzata, non richieda una certa quantità di conoscenza immateriale. Analogamente è assai improbabile che un bene fisico possa essere acquistato, sul mercato, con esclusivo riferimento alla materialità: che sia il servizio, l immagine o quant altro, il cliente acquista (e richiede, anche) un bene complesso i cui elementi immateriali sono tra di loro interconnessi in modo inscindibile», Podestà S., Intangibles e valore, Atti del Convegno: Valori di capitale economico e valori di mercato delle imprese: quali strumenti per attuarne i divari?, Milano, 27 novembre 1992, pubblicati Finanza, Marketing e Produzione, n. 1, 1993 p. 99; «Le risorse non sono costituite da macchine, uomini o mezzi finanziari, ma esclusivamente dalla conoscenza che è incorporata nelle macchine e in quella messa a disposizione degli uomini, che è inglobata nella prassi e nelle procedure aziendali, che si trova nella cultura aziendale, che è sedimentata nelle menti dei clienti, fornitori e finanziatori, e che l impresa utilizza ogni giorno per il proprio funzionamento» Vicari S., Brand equity. Il potenziale generativo della fiducia, Milano, Egea, 1995, p. 12; «Le immobilizzazioni immateriali, in diverse realtà aziendali, hanno ormai assunto, come fattori produttivi strategici, un peso superiore agli elementi materiali. [ ] Non esiste risorsa materiale che, all interno dell azienda, possa essere validamente utilizzata senza ricorso ad informazioni e conoscenze immateriali. Qualunque bene fisico viene arricchito dalla presenza di un insieme di elementi immateriali, siano essi l immagine e il marchio per prodotti, ovvero la modalità di impiego per gli impianti che ne migliorano l utilizzo e l efficienza», Fellegara A.M., I valori delle immobilizzazioni immateriali nelle sintesi d esercizio, Milano, Giuffrè, 1995, pp

18 unità economica attiva nell ambiente di riferimento. L azienda composta unicamente di beni materiali può essere considerata alla stregua di un deposito o magazzino merci. Il dibattito afferente alla definizione e ai caratteri del patrimonio intangibile è cresciuto sia in ambito accademico che nel contesto imprenditoriale. A fronte del riconoscimento della rilevanza acquisita dalle risorse in esame, già da tempo, il patrimonio intangibile è oggetto specifico di studio e di ricerca da parte della Dottrina; sono numerosi gli approfondimenti e le monografie dedicati alla comprensione e al chiarimento del tema, orientati prevalentemente alla risoluzione di problemi di pianificazione strategica, di rendicontazione o di valutazione d azienda. Prima di procedere alla trattazione delle risorse immateriali con specifico riferimento alla loro valutazione ed esposizione in bilancio si ritiene opportuno affrontare l aspetto definitorio delle risorse in parola consapevoli della complessità dell argomento e dei numerosi, e non sempre concordanti, contributi dottrinali presenti al riguardo; la difficile identificazione di caratteristiche distintive delle risorse immateriali, il loro legame con l ambiente e con i processi produttivi e, in particolare, l eterogeneità degli elementi riferibili alla categoria in esame fanno sì che non esista al momento un univoca classificazione e definizione di risorsa intangibile. Tale mancanza di uniformità di pensiero nell ambito delle discipline economicoaziendali è, altresì, dovuta alla differente prospettiva di analisi che distingue gli studi di Ragioneria da quelli di strategia d impresa. I primi affrontano il problema nell ambito della determinazione del risultato economico secondo un approccio prettamente contabile, gli altri indagano gli elementi che possono influenzare e favorire lo sviluppo del benessere aziendale 13. Si avrà modo di notare che il punto di vista degli Studiosi di strategia permette un inquadramento di più ampio respiro della categoria intangibile quindi comprensiva dei beni di natura immateriale accolti nella disciplina contabile. Pertanto, i paragrafi che seguono avranno l intento di operare una sistematizzazione delle possibili definizioni e classificazioni alla luce del contributo offerto dalla Dottrina economico-aziendale. 13 A tal riguardo Fellegara si esprime nel seguente modo: «Tuttavia, mentre in quello che sinteticamente può essere definito l approccio strategico, oggetto dell indagine sono i beni (economici) intangibili cui è collegabile un effettivo o potenziale effetto sulle performance d impresa, sulle sue future possibilità di porsi in competizione con i concorrenti, sulle sue ipotesi di sviluppo, nell approccio contabile il problema si pone in termini di ruolo e peso che gli elementi intangibili possono assumere nella determinazione del risultato economico e del capitale», Fellegara A.M., I valori delle immobilizzazioni immateriali nelle sintesi d esercizio, op. cit., p

19 L indagine sarà prevalentemente effettuata con riferimento agli elementi immateriali oggetto di rappresentazione nella comunicazione economico finanziaria; l obiettivo è quello di identificare nella ampia e complessa categoria delle risorse intangibili quei fattori produttivi immateriali che possono essere accolti nelle sintesi d esercizio cercando, appunto, di estrapolare gli attributi che ne rendono possibile l iscrizione in bilancio. Anzitutto, nelle pagine che seguono verrà riportato il pensiero di alcuni Autori, quali Besta, Zappa, Amodeo, Amaduzzi, circa il significato delle immobilizzazioni immateriali nella realtà d impresa, cercando di comprenderne, nello specifico, l evoluzione con riferimento al ruolo da queste rivestito e all importanza ad esse attribuita dalla dottrina economico aziendale. Verrà, inoltre, posta particolare attenzione ad un elemento immateriale al quale, di frequente, è dedicata una trattazione specifica da parte degli Studiosi delle materie economiche e che risulta di particolare interesse per l indagine oggetto del presente elaborato: l avviamento Approfondimento storico Il concetto di risorsa intangibile è presente negli studi dei padri fondatori dell economia aziendale già nei primi decenni del XX secolo. Inizialmente, l argomento è affrontato in modo marginale, in quanto le problematiche afferenti al patrimonio intangibile non rappresentavano ancora motivo di interesse e dibattito come accade, viceversa, oggigiorno; le precisazioni in merito ai beni immateriali costituivano, in principio, un tema secondario di ricerca, infatti, sono ricomprese nella generale trattazione dei fondamenti concettuali dell economia aziendale, quali elementi patrimoniali del capitale di bilancio, senza rappresentare uno specifico argomento di studio 14. Pertanto, la trattazione del tema in parola richiede, anzitutto, la lettura e l approfondimento di riferimenti teorici di ordine superiore, rispetto a quello delle immobilizzazioni immateriali, quali il capitale d impresa ed il reddito d esercizio. Le nozioni di capitale e di reddito, da cui derivano le linee della dottrina tradizionale, rappresentano il punto di partenza delle precisazioni e delle illustrazioni relative al patrimonio intangibile secondo la letteratura economicoaziendale. 14 Nei primi decenni del XX secolo non sono state pubblicate monografie aventi come tema di studio le risorse immateriali. 15

20 In prima analisi 15, il capitale è definito come «il complesso dei beni di cui l azienda si avvale per realizzare il proposito diretto o indiretto della soddisfazione dei bisogni e intorno a cui si svolge l attività delle persone» 16, ovvero, corrisponde all insieme dei beni materiali ed immateriali a disposizione dell azienda, indipendentemente dal diritto di proprietà o meno che grava su di essi. Dunque, il concetto di patrimonio viene, inizialmente, interpretato come un complesso unitario di ricchezze di pertinenza dell entità economica in un determinato momento 17. I beni costituiscono gli elementi economici di cui l impresa si avvale per lo svolgimento dell attività. Le componenti del patrimonio sono espresse in valori 18 e la loro interdipendenza fa sì che il capitale assuma la nozione di fondo di valori 19. Pertanto, una prima definizione generale identifica il capitale d impresa in un insieme di elementi positivi e negativi espressi in termini di valori. 15 Relativamente all evoluzione del concetto di capitale nella dottrina economico aziendale Ceccherelli si esprime in tal senso: «Nella disciplina contabile il concetto di capitale fu per lungo tempo un concetto che si potrebbe dire istintivo: in questa sua fase embrionale se non lasciò tradizioni di analisi scientifica si può dire che ebbe, presso i primi scrittori, tradizioni di correttezza. Certo ebbe del capitale il concetto di fondo di valori l ignoto Autore del trattato dei computi inserito nell opera del Paciolo, ché, altrimenti non si potrebbe concepire l espressione corpo di facoltà attribuita al complesso di tutte le cose appartenenti all azienda. Da quell epoca, e fino a tempi relativamente recenti, gli Autori si limitarono, in genere, a ripetere gl insegnamenti dei più antichi, ed ancora nella classica opera di Francesco Villa, che risale al 1840, e nella quale [ ] il capitale viene correttamente definito come un aggregato di valori. [ ] La scuola cerboniana introducendo in tutte le teorie il concetto giuridico, concepì il capitale come il complesso di diritti e di obblighi del proprietario d azienda. [ ] Del resto, le teorie cerboniane non ressero, com è noto, alla critica di Fabio Besta, il quale, [ ] ricondusse gli studi alle tradizioni dei primi classici scrittori. [ ] Il pensiero del Besta sulla soggetta questione si ritrova sinteticamente espresso in queste sue premesse Il patrimonio di un azienda in un dato punto, si può considerare nei suoi vari aspetti, quale un aggregato di elementi attivi e passivi [ ]», Ceccherelli A., Il linguaggio dei bilanci, Firenze, Le Monnier, 1961, pp Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, terza edizione riveduta, Napoli, Giannini, p Cfr. Azzini L., Istituzioni di economia aziendale, Milano, Giuffrè, 1982, p L espressione delle componenti del patrimonio in valori è espressa da Besta: «un patrimonio particolare può riguardarsi anche come un tutto di cui debba cercarsi la misura. Ma la misura è un calcolo, e non si ha misura senza espressione di un numero. La misura di un patrimonio, come quello d ogni grandezza finita, ha da essere un numero [ ]. Vuolsi considerare questi beni, nonostante la varietà loro, in un aspetto in tutti conforme, vuolsi contemplare per tutti una grandezza comune, costante, tale insomma che possa esprimersi con uno stesso denominatore. In tutti si può riguardare il valore, che è loro attribuito essenziale e caratteristico, che anzi nella universalità dei casi è la sola grandezza comune a tutti; e i valori possono esprimersi omogeneamente considerando in luogo dei diversi elementi patrimoniali quantità varie di uno stesso bene fungibile, di una stessa moneta, ad esempio, con le quali essi possono scambiarsi», Besta F., La ragioneria, seconda edizione, vol. I, Milano, Vallardi, 1922, p Relativamente alla nozione di capitale come fondo di valori: «il capitale non è per noi che un fondo astratto di valori, una somma, un quantum dato, nell insieme, da tutti i valori che ne sono elementi», Zappa G., Il reddito d impresa, op. cit., p. 61; «il patrimonio lo si può intendere meglio se lo si considera parte dell unitario insieme di azienda espresso anche con limiti vari dall intero sistema dei valori di azienda», Masini C., Lavoro e risparmio. Corso di economia d azienda, vol. I, Pavia, Editrice Succ. Fusi, 1968, p

21 In realtà, gli aspetti nei quali il capitale può essere osservato sono molteplici: capitale di funzionamento, capitale di liquidazione, capitale economico. Secondo Onida 20, la quantificazione del capitale d impresa varia a seconda della configurazione di reddito considerata, il quale può essere riferito ad un solo esercizio, oppure a periodi anteriori o successivi. In questa sede l attenzione è riposta sulle componenti del capitale di gestione, ossia su quella grandezza determinata in funzione della conoscenza del reddito d esercizio. In tal senso, la nozione di capitale assume un significato più ampio e complesso, poiché non si tratta di valutare la struttura patrimoniale come conglomerato di beni e ricchezze a disposizione dell impresa in un dato momento, ma di configurare il valore del reddito attraverso la determinazione del sistema unitario delle condizioni produttive interdipendenti riferite alla gestione, quale è il capitale 21. Infatti, a seconda della configurazione di reddito ricercata, la quantificazione del capitale può variare, pur considerando i medesimi elementi patrimoniali (impianti, crediti, debiti, magazzino, e così via) 22. Così, gli elementi patrimoniali esaminati nella presente trattazione vengono considerati, alla luce della logica suddetta, non più come elementi del capitale qualitativo, ma come parti del sistema di valori volto alla determinazione del reddito d esercizio 23. Zappa fornisce la seguente definizione di risultato economico d impresa: il «reddito è l accrescimento che, in un determinato periodo di tempo, il capitale di un impresa data subisce in conseguenza della gestione» 24. Pertanto, per approfondire e rivisitare il concetto di capitale è, altresì, necessario analizzare la nozione di reddito, 20 «I valori astratti del capitale, alle epoche dei consecutivi bilanci, vengono determinati in misure tali configurare convenientemente e correttamente, in rapporto agli scopi del bilancio, il reddito di un esercizio rispetto a quello degli esercizi anteriori o successivi, direttamente o indirettamente discriminando, per mezzo appunto dei detti valori, componenti di reddito di un esercizio da componenti di reddito di altri», Onida P., Economia d azienda, Torino, Utet, 1963, p In tal senso si esprime Andrei: «in stretta connessione con la formazione del reddito d esercizio può essere interpretato e osservato il valore del correlato capitale di bilancio, espressione di processi e combinazioni produttive in corso di svolgimento riferitesi all unitaria gestione. Secondo tale approccio, le valutazioni che conducono alla determinazione quantitativa del capitale non sono composte né interpretabili come apprezzamento dei singoli elementi che lo compongono, ma come valori attribuibili all insieme delle condizioni produttive a disposizione dell azienda in un dato momento e alle loro relazioni», Andrei P., Valori storici e valori correnti nel bilancio d esercizio, Milano, Giuffrè, 2004, p Cfr. Onida P., Economia d azienda, op. cit., p A tal riguardo Azzini: «gli elementi congetturati del capitale di esercizio esistono solo nella logica suddetta, al di fuori della quale possono anche non esistere, o pur nel permanere dei beni elementi del capitale qualitativo, possono avere valori ben diversi», Azzini L., Istituzioni di economia aziendale, op. cit., p Zappa G., Il reddito d impresa, op. cit., p

22 in quanto da quest ultima deriva, in modo indiretto, il significato di capitale; è opportuno soffermarsi su alcuni aspetti definitori, per offrire un concetto di reddito preciso e completo, senza la cui considerazione ogni metodologia di determinazione e di analisi non avrebbe alcun senso. Il reddito viene sovente legato alla variabile temporale; viene descritto più volte come «fenomeno che ha senso nel tempo» 25 e, proprio in base al tempo, sono possibili infinite configurazioni dello stesso. A seconda dell intervallo temporale prescelto le operazioni di gestione da considerare nel calcolo del reddito sono diverse e, di conseguenza, il risultato reddituale varia a seconda di tali considerazioni. Più chiaramente, dal momento che la gestione dell impresa si svolge con continuità e non si piega alle esigenze di misurazione, gli intervalli di tempo che si possono assumere nel valutare il risultato d impresa sono infiniti e ciascuno di essi mostrerà un valore di reddito differente. Proprio questa osservazione rappresenta il punto di partenza per le considerazioni e i problemi inerenti la concezione del reddito. Fra le diverse configurazioni d reddito, si menziona quella relativa al periodo di tempo che intercorre tra il sorgere e il finire dell impresa, ovvero quella che prende in considerazione l intera gestione: il reddito d impresa o reddito totale. Il reddito d impresa può essere inteso come un concetto limite, in quanto comprende tutti i possibili intervalli di tempo della vita dell impresa e tutti gli accadimenti relativi alla sua gestione. Indipendentemente dalla procedura di calcolo prescelta, il valore ottenuto dalla determinazione del reddito totale possiede delle caratteristiche di pratica attendibilità, in quanto non è soggetto a costrizioni in intervalli di tempo e comprende la complessità e la totalità delle operazioni di gestione poste in essere durante la vita dell impresa 26. Nonostante il reddito d impresa sia un valore non opinabile, è opportuno e, a volte, indispensabile indagare sull andamento della gestione nel corso della vita dell impresa e, per questo motivo, piegare la continuità dinamica dell attività economica ai fini della valutazione. In altre parole, il reddito totale è un risultato che si può ottenere solamente al termine della vita dell impresa e, quindi, nonostante i pregi che lo contraddistinguono, risulta inutile per coloro che nel corso della gestione devono effettuare valutazioni in merito agli andamenti imprenditoriali. Per i motivi suddetti, la configurazione del reddito ricorrente è quella del reddito d esercizio, che 25 Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, op. cit., p Cfr. Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, op. cit., p

23 si ottiene misurando l incremento o il decremento del capitale in un determinato periodo prestabilito di tempo, periodo amministrativo, ovvero, esercizio. La prima metodologia di misurazione del reddito d esercizio vede contrapposti il valore del capitale iniziale e il valore del capitale finale, ossia il capitale al momento dell apertura del periodo amministrativo e al momento della sua chiusura. Tuttavia, nel momento in cui si opera una misurazione del reddito d esercizio, la gestione dell impresa, che è caratterizzata da un continuo divenire, si trova nel pieno della propria attività funzionale e cercare di misurare il reddito è come tentare si effettuare la fotografia di un elemento in movimento. La conseguenza di tale operazione è l ottenimento di un valore che non è certo, la cui valutazione è più o meno esatta, in quanto deriva dal confronto di due grandezze opinabili, il capitale iniziale e quello finale. Quindi, la misura del reddito di esercizio dipende da valutazioni soggettive e da stime spesso arbitrarie. In altre parole, tale valore dipende dalla volontarietà del valutatore e non può essere considerato una misura esatta. Una differente metodologia di calcolo pone a confronto la somma della totalità dei costi d esercizio con quella dei ricavi. A tale riguardo, è necessario identificare i costi inclusi nell esercizio e quelli esclusi, introducendo la logica della correlazione tra costi e ricavi: «i costi e i ricavi che hanno ritrovato nella vicenda della gestione svolta nel corso dell esercizio contropartita corrispondente in ricavi e costi si dicono [ ] di competenza dell esercizio» 27. Da qui nasce, ancora una volta, la distinzione tra costi e ricavi dell esercizio e costi e ricavi sospesi 28, ovvero con imputazione differita agli esercizi successivi. Si comprende, allora, come i costi e ricavi sospesi possano essere pensati come componenti del capitale al termine dell esercizio, ovvero «cristallizzazioni in un istante del tempo di componenti reddituali futuri» 29 ; essi hanno, quindi, una duplice valenza: come elementi statici non numerari di capitale e come componenti positivi e negativi futuri di reddito. È evidente come in questa sede la concezione di capitale muti la propria natura e, da puro termine di confronto, diventi un espediente operativo per attribuire costi e ricavi di competenza e, quindi, per rimandare risultati reddituali. Particolare attenzione è dedicata allo sfasamento tra eventi numerari ed eventi lucrativi, individuando nella tecnica di rateo e risconto la modalità di assegnazione di 27 Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, op. cit., p A tal riguardo Zappa: «non sogliono essere contrapposti immediatamente ai presunti ricavi correlativi quei costi, non raramente denominati attività di natura contabile, che alla fine di ogni esercizio si sospendono in attesa della differita imputazione ai redditi dei futuri esercizi», Zappa G., Il reddito d impresa, op. cit., p Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, op. cit., p

24 costi e ricavi all esercizio di competenza. In quest ottica, il capitale diventa lo strumento attraverso il quale rimandare componenti di reddito nel tempo, in maniera funzionale all analisi reddituale. Secondo Zappa, «il capitale esprime lo stato complessivo delle attività e passività che, conferite nell investimento dell impresa, concorrono alla formazione dei redditi venturi» 30. Nella definizione suddetta il reddito è inteso come l incremento o il decremento subito dal capitale dell impresa in un certo intervallo di tempo, ottenuto dalla differenza tra due valori - capitale iniziale e capitale finale - ed è, quindi, concepito, esso stesso, come valore, essenzialmente astratto, ossia non incorporabile in specifici beni. Quanto appena detto non significa che il capitale sia fonte di reddito, in quanto il reddito è il risultato di un attività di gestione in un periodo di tempo ed il capitale non sarebbe in grado di per sé di essere causa generante di reddito. In altre parole, non è possibile separare la nozione di patrimonio da quella di reddito, in quanto il capitale assolve la funzione principale di contribuire alla determinazione del reddito d esercizio e di rimandare componenti di reddito nel tempo 31. Il risultato economico diventa il fulcro dell analisi d impresa ovvero «l unica realtà d impresa e a questo si piega, anzi alla conoscenza episodica di questo, la nozione di capitale» 32. Il capitale risulta una grandezza strumentale alla configurazione del valore del reddito d esercizio, frutto dell unitario e dinamico sistema della gestione d impresa 33. Dall approccio innanzi descritto si comprende come le risorse immateriali vengano illustrate ai fini della determinazione delle componenti del capitale di funzionamento, inteso come grandezza funzionale alla conoscenza del risultato economico d impresa. Secondo il pensiero di Besta circa la presenza di elementi immateriali nella consistenza del capitale d impresa, nella sua trattazione il punto di partenza è rappresentato dal significato attribuibile al termine beni reali o corporei. Infatti, in 30 Zappa G., Il reddito d impresa, op. cit., p Cfr. Zappa G., Il reddito d impresa, op. cit., p Amodeo D., Ragioneria generale delle imprese, op. cit., p A tal proposito Ceccherelli scrive: «Dopo il Besta, per quanto l argomento del capitale non abbia dato luogo, fino allo Zappa, a studi particolari, si osserva tuttavia, presso gli Autori nostri, una tendenza, che si può considerare di sicuro progresso, [ ]. Tale tendenza assume il carattere di definito orientamento nell opera dello Zappa, il quale ponendo la teoria del capitale in stretta connessione con quella più ampia della gestione e della determinazione del reddito, ha riesaminato le varie questioni che col capitale, nel campo dell economia aziendale, si ricollegano, tracciando nuove vie ed enunciando nuovi concetti. [ ] Il concetto di capitale diviene un concetto derivato e dipendente dalle finalità e dalle necessità della rilevazione contabile: derivato dalla finalità della ricerca periodica del reddito, dipendente dalla necessità di applicare procedimenti di classificazione e di valutazione strettamente adeguati alla predetta necessità», Ceccherelli A., Il linguaggio dei bilanci, op. cit., pp

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