f r A g LEZIONE 4 - IL MODELLO DI RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Dispensa A.A. 2010/2011 ANALISI DI BILANCIO I F.

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1 f r A g A.A. 2010/2011 ANALISI DI BILANCIO I F. Giunta LEZIONE 4 - IL MODELLO DI RICLASSIFICAZIONE DELLO STATO PATRIMONIALE Dispensa

2 1. LO STATO PATRIMONIALE A ZONE 2 Seguendo la logica della pertinenza gestionale, le poste di attivo e passivo patrimoniale vengono raccolte in determinate classi. Si perviene, così, alla costruzione di uno Stato Patrimoniale a zone. La formazione delle zone viene condotta nel seguente modo. Anzitutto, si rielabora il settore delle attività distinguendole per area gestionale di pertinenza. La prima distinzione è fra: attività operative; altre attività. Le altre attività, per quanto detto in tema di aree di gestione, sono: attività di natura finanziaria (es. titoli, valute, crediti finanziari); attività di natura accessoria (es. terreni e immobili non adibiti ad uso industriale ) La seconda distinzione riguarda le attività operative. Queste vengono distinte in: - attività relative alla dimensione strutturale della gestione. Ne costituiscono esempi: immobili industriali, impianti e attrezzature, brevetti e marchi; - attività correlate al ciclo operativo della gestione. Per quanto riguarda queste ultime, si tratta, in sostanza, di elementi patrimoniali presenti nella compagine aziendale in quanto in essa si viene svolgendo il ciclo operativo. In prima approssimazione, questi ultimi sono espressi da: consistenze delle scorte di magazzino: materie prime, semilavorati, prodotti finiti; ammontare dei crediti esclusivamente di natura commerciale. Seguendo questa logica, nessuna importanza assume la durata dei crediti commerciali. E, inoltre, evidente come scorte e crediti siano attività che riflettono il ciclo operativo colto in diversi stadi del suo svolgimento: nella fase di acquisto (le materie prime); in vari momenti della trasformazione (semilavorati e prodotti finiti); nella fase di vendita (crediti commerciali). Dopo aver rielaborato le attività, si passa a riclassificare il settore della passività. La distinzione fondamentale è fra: passività operative; passività finanziarie;

3 capitale netto. 3 Le passività operative, altrimenti dette spontanee, sono costituite da tutti i debiti di funzionamento collegabili a dilazioni di pagamento di fattori produttivi, di varia natura, impiegati nella gestione operativa, nonché dagli accantonamenti a fondi rischi e spese e dai debiti che derivano dai rapporti con il fisco. Si usa il termine passività spontanee per sottolineare il fatto che esse si formano come diretta conseguenza dell acquisizione di fattori produttivi della gestione operativa con pagamento dilazionato secondo gli usi e le condizioni che regolano gli scambi commerciali in determinati settori. Si pensi, ad esempio, ai debiti verso fornitori. Lo stesso vale per i fondi. Questi si vengono formando, nel rispetto delle logiche di rilevazione, come diretta e automatica conseguenza dello svolgimento della gestione secondo determinate modalità. Nulla a che fare, dunque, con le passività finanziarie. Queste, infatti, sorgono come diretta conseguenza dell esplicita negoziazione non già di fattori produttivi ma di denaro. Si pensi, ad esempio, ai mutui passivi. Le passività spontanee si possono, al loro volta, distinguere in: passività legate al ciclo operativo; passività legate alla struttura operativa. La passività legate al ciclo operativo sono espresse da debiti conseguenti a dilazioni di pagamento di fattori impiegati nel ciclo operativo. Anche in questo caso, a nulla rileva la lunghezza della dilazione ottenuta. Conta, piuttosto, l origine gestionale. In prima approssimazione, possono essere individuate nei debiti verso fornitori ordinari, ossia fornitori di materie prime e servizi. Per quanto detto, rientrano in quest ambito anche quei fondi rischi e oneri concernenti attività del ciclo come, ad esempio, fondi rischi su crediti commerciali e fondi oscillazione cambi relativi a crediti e debiti commerciali. Le passività legate alla struttura operativa sono rappresentate da ogni passività operativa non direttamente legata al ciclo operativo. Si tratta tipicamente di debiti verso fornitori per impianti e di altre passività espresse da fondi rischi e oneri, specie di natura pluriennale, che sono ricollegabili alla gestione operativa ma non direttamente alla sua dimensione corrente. Ne costituiscono esempi il fondo per lavori ciclici di manutenzione degli impianti e, come accennato, il fondo trattamento fine rapporto. Ancorché l ambito operativo sia quello prevalente, passività spontanee si possono individuare anche in relazione all area accessoria della gestione. Si pensi, ad esempio, a fondi rischi e oneri inerenti investimenti accessori (fondo manutenzione immobili civili). Laddove tali poste siano presenti, esse devono essere opportunamente enucleate, venendo a formare zone specifiche e separate del passivo, o, più

4 propriamente, sub-zone della più vasta zona delle passività spontanee che si articola, così, in passività spontanee: operative e accessorie. 4 Le passività finanziarie sono costituite da finanziamenti di terzi negoziati sul mercato monetario e finanziario. Si tratta prevalentemente di debiti di finanziamento a breve e a medio lungo termine. Dunque, non dilazioni ottenute, ma denaro esplicitamente negoziato. Gli esempi di questa categoria di finanziamenti sono numerosi: debiti vs. banche ed altri intermediari finanziari; debiti vs. soci; prestiti obbligazionari. Infine, il patrimonio netto. Questo resta chiaramente separato dalle altre fonti di finanziamento. Esso, infatti, esprime l ammontare dei capitali, di pertinenza del soggetto economico, investiti nell impresa. Anzitutto, dunque, il Capitale Sociale. A ben vedere, anche in questo caso, come nella precedente categoria, si tratta di capitali negoziati esplicitamente sul mercato finanziario. Qui, però, il vincolo con il quale tali capitali vengono acquisiti è un vincolo di pieno rischio. Accanto al Capitale Sociale si individuano, poi, i fondi di riserva, il Risultato dell esercizio ed, eventualmente, quelli di esercizi precedenti non ancora sistemati contabilmente. La tavola 1 riassume ed esemplifica il modello di Stato Patrimoniale sin qui sinteticamente descritto. Tavola 1 Le principali zone dello Stato patrimoniale di pertinenza gestionale

5 2. LE FINALITA CONOSCITIVE DEL MODELLO DI PERTINENZA 5 Sottesa al modello di pertinenza si ritrova una visione dell impresa quale trasformatore di ricchezza che fa da cerniera fra due sistemi ambientali : il mercato dei capitali dal quale l impresa raccoglie le risorse finanziarie; le Aree Strategiche di Affari (ASA) in cui l impresa opera investendo i capitali raccolti. Dall interazione con questi sistemi scaturiscono i principali flussi economici e finanziari della gestione d impresa. E, infatti, la gestione delle diverse forze competitive presenti nelle ASA che determina l entità degli investimenti da realizzare e, di conseguenza, il vario formarsi di fabbisogni finanziari per coprire i quali occorre rivolgersi al mercato dei capitali, vuoi capitali di credito, vuoi capitali di rischio. Ed è sempre dalla gestione delle ASA che l impresa ritrae i redditi grazie ai quali offrire congrua remunerazione ai capitali finanziari raccolti, mantenendoli avvinti alla combinazione produttiva, così da permettere la continuazione dell attività aziendale. La tavola 2 cerca schematicamente di esemplificare queste relazioni proiettandole sui valori patrimoniali. Tavola 2 Mercati di riferimento e valori patrimoniali Sulla base di una siffatta rappresentazione dell impresa, emerge in modo evidente il primo, fondamentale, obiettivo conoscitivo del modello di pertinenza gestionale.

6 Le zone individuate consentono, infatti, di mettere in rilievo le principali variabili che influiscono sui fabbisogni finanziari netti dell impresa riconducibili ai vari gruppi (aree) di operazioni di gestione svolte. 6 Si pensi ad esempio, all area operativa della gestione. Grazie al modello di pertinenza è immediato individuare lo specifico fabbisogno finanziario lordo e netto derivante da quel determinato gruppo di operazioni di gestione. Il fabbisogno lordo è costituito dal totale degli investimenti operativi legati al ciclo (crediti e scorte di magazzino); il fabbisogno netto è dato dalla differenza fra il totale di quegli investimenti e i finanziamenti spontanei correlati ad essi (fornitori ordinari e fondi specifici). Quest ultimo fabbisogno indica di quanti soldi ha costantemente bisogno l imprenditore per svolgere quotidianamente le proprie operazioni di acquisto, trasformazione e vendita. Si tratta, ad evidenza, del fabbisogno finanziario più importante. Il ruolo dello stato patrimoniale di pertinenza ai fini dell analisi del fabbisogno finanziario si può comprendere meglio passando a osservare i principali margini che vengono ottenuti aggregando le zone individuate. Per questo, la determinazione dei margini rappresenta l evoluzione naturale, o meglio obbligata, del prospetto riclassificati.

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