L illuminazione dei luoghi di lavoro in interni UNI EN :2011

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1 Pubblicato il 23/02/2012 Aggiornato al: 23/02/2012 L illuminazione dei luoghi di lavoro in interni UNI EN :2011 di Gianfranco Ceresini 1 Introduzione L illuminazione di un ambiente di lavoro in interni deve soddisfare alcuni requisiti allo scopo di offrire ai lavoratori presenti una visione soddisfacente, sicura e invariabile nel tempo. Questi requisiti sono definiti da disposizioni legislative (tabella 1), istituzionali (tabella 2) e normative (tabella 3). Prescrizioni per l illuminazione dei luoghi di lavoro previste dal Dlgs 81/08 Integrazione tra illuminazione naturale e artificiale Sicurezza dai pericoli Illuminazione di sicurezza Allegato IV articoli: A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un'illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori Gli ambienti, i posti di lavoro ed i passaggi devono essere illuminati con luce naturale o artificiale in modo da assicurare una sufficiente visibilità Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente gli ambienti, i luoghi ed i posti indicati al punto , si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza e dalla insufficienza della illuminazione. Allegato IV art Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d'illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori. Allegato IV art I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità. Allegato IV art Le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico. Allegato IV articoli: ( illuminazione sussidiaria va letta come illuminazione di sicurezza ) 1

2 Negli stabilimenti e negli altri luoghi di lavoro devono esistere mezzi di illuminazione sussidiaria da impiegare in caso di necessità Detti mezzi devono essere tenuti in posti noti al personale, conservati in costante efficienza ed essere adeguati alle condizioni ed alle necessità del loro impiego Quando siano presenti più di 100 lavoratori e la loro uscita all'aperto in condizioni di oscurità non sia sicura ed agevole; quando l'abbandono imprevedibile ed immediato del governo delle macchine o degli apparecchi sia di pregiudizio per la sicurezza delle persone o degli impianti; quando si lavorino o siano depositate materie esplodenti o infiammabili, l illuminazione sussidiaria deve essere fornita con mezzi di sicurezza atti ad entrare immediatamente in funzione in caso di necessità e a garantire una illuminazione sufficiente per intensità, durata, per numero e distribuzione delle sorgenti luminose, nei luoghi nei quali la mancanza di illuminazione costituirebbe pericolo. Se detti mezzi non sono costruiti in modo da entrare automaticamente in funzione, i dispositivi di accensione devono essere a facile portata di mano e le istruzioni sull'uso dei mezzi stessi devono essere rese manifeste al personale mediante appositi avvisi L'abbandono dei posti di lavoro e l'uscita all'aperto del personale deve, qualora sia necessario ai fini della sicurezza, essere disposto prima dell'esaurimento delle fonti della illuminazione sussidiaria. Attrezzature di lavoro Ove sia prestabilita la continuazione del lavoro anche in caso di mancanza dell illuminazione artificiale normale, quella sussidiaria deve essere fornita da un impianto fisso atto a consentire la prosecuzione del lavoro in condizioni di sufficiente visibilità. Allegato V art Le zone di operazione ed i punti di lavoro o di manutenzione di un'attrezzatura di lavoro devono essere opportunamente illuminati in funzione dei lavori da effettuare. Allegato VI art Le zone di azione delle macchine operatrici e quelle dei lavori manuali, i campi di lettura o di osservazione degli organi e degli strumenti di controllo, di misure o indicatori in genere e ogni luogo od elemento che presenti un particolare pericolo di infortunio o che necessiti di una speciale sorveglianza, devono essere illuminati in modo diretto con mezzi particolari. Manutenzione Illuminazione in presenza di Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente i posti indicati al punto precedente, si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza o dalla insufficienza della illuminazione. Allegato IV art Le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza. Allegato XXXIV art. 2b - L'illuminazione generale e specifica (lampade da tavolo) deve garantire un illuminamento sufficiente e un contrasto appropriato tra lo schermo e l'ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e 2

3 videoterminali delle esigenze visive dell'utilizzatore. Riflessi sullo schermo, eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti dell operatore devono essere evitati disponendo la postazione di lavoro in funzione dell'ubicazione delle fonti di luce naturale e artificiale. Si dovrà tener conto dell esistenza di finestre, pareti trasparenti o traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o riflessi sullo schermo. Le finestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro. Tabella 1 Prescrizioni di illuminazione dei luoghi di lavoro previste dal Dlgs 81/08 Requisiti di illuminazione richiesti dalle Linee Guida Ex-ISPESL Quantità di illuminazione Integrazione tra illuminazione naturale e artificiale Qualità dell illuminazione Nitidezza dell immagine Adattamento alla quantità della luce E opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una quantità di luce adeguata per una corretta visibilità nell ambiente di lavoro e, in particolare, per lo specifico compito visivo da svolgere E opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una distribuzione ed una collocazione adeguata delle fonti (naturali e/o artificiali) di illuminazione, atte ad evidenziare eventuali situazioni di pericolo (ostacoli, spigoli vari, ecc.) e ad evitare fenomeni di abbagliamento E opportuno che i luoghi di lavoro siano dotati di una qualità dell illuminazione che consenta di distinguere convenientemente i colori Più l oggetto da osservare è vicino e di ridotte dimensioni, maggiore è lo sforzo che viene richiesto all apparato visivo per vedere nitidamente; più l illuminazione dell oggetto è debole, più la nitidezza è ridotta ed aumenta lo sforzo di accomodamento Gli oggetti riflettono in modo diverso la luce a seconda del loro colore (chiaro o scuro) e della loro superficie (opaca o brillante); i cambiamenti rapidi di direzione dello sguardo e/o la presenza nel campo visivo di zone a luminosità molto differenziata, impongono all occhio una complessa attività di regolazione. Per questa ragione occorre evitare tanto la visione diretta delle sorgenti luminose di notevole intensità, quanto i loro riflessi fastidiosi (dovuti a 3

4 Limitazione e prevenzione degli effetti sulla salute schermi, cristalli, vernici brillanti, ecc.); i contrasti sono tuttavia utili: un oggetto sarà più o meno facilmente visibile a seconda del contrasto dello stesso al fondo La necessità di effettuare molteplici regolazioni della vista a causa di sfavorevoli condizioni di illuminazione, in rapporto con le operazioni da compiere, può affaticare sensibilmente l apparato visivo. Detto fenomeno, che si manifesta agli inizi con irritazione degli occhi, finisce per determinare veri e propri disturbi. Inoltre, la postura, eventualmente assunta per compensare insufficienti o inidonee condizioni di illuminazione del posto di lavoro, può provocare disturbi a carico dell apparato muscoloscheletrico. Al fine di prevenire i danni alla salute imputabili all illuminazione, occorre adottare i correttivi che le norme di legge o di buona tecnica prescrivono in relazione alle possibili causali di rischio (tendaggi, corretto posizionamento della postazione di lavoro rispetto alle fonti di illuminazione, adeguamento della intensità,...). Quanto, infine, alla intensità ed alle caratteristiche della illuminazione, è opportuno che esse vengano adeguate in relazione alle esigenze connesse al tipo di lavorazione/attività espletata. Contro l incidenza diretta o riflessa del flusso luminoso, possono essere adottate schermature, tendaggi, veneziane preferibilmente a lamelle orizzontali. Effetti positivi possono riscontrarsi, inoltre, prevedendo, ove possibile, il corretto posizionamento delle postazioni di lavoro rispetto alle fonti di illuminazione, di cui dovrà curarsi la costante manutenzione e pulizia, soprattutto per le superfici vetrate o illuminanti Tabella 2 Indicazioni di illuminazione dei luoghi di lavoro previste dall INAIL (Ex-ISPESL) 4

5 Requisiti di illuminazione richiesti dalla norma UNI EN L illuminamento dell ambiente deve indurre una Comfort visivo sensazione di benessere che faciliti il compito visivo e lavorativo delle persone Prestazione visiva Sicurezza L illuminamento dell ambiente deve garantire una buona visibilità allo scopo di poter svolgere al meglio una determinata attività ovvero riuscire a percepire con velocità, accuratezza e contrasto l oggetto della visione L illuminamento dell ambiente deve garantire un rapido e sicuro riconoscimento dei possibili pericoli presenti nel luogo di lavoro Tabella 3 Requisiti di progettazione illuminotecnica richiesti dalla norma UNI EN La nuova normativa UNI EN Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 1: posti di lavoro in interni in vigore dal 1 luglio 2003, andata a sostituire la vecchia UNI EN datata 1994 Illuminazione di interni con luce artificiale, va a definire i criteri per una corretta progettazione illuminotecnica dei luoghi di lavoro ed introduce alcuni concetti atti a migliorare la qualità dell illuminazione. L edizione 2003 della norma UNI EN è andata in pensione lo scorso 31 dicembre 2011 per essere sostituita da una nuova versione datata luglio 2011 e pubblicata per ora solo in lingua inglese dall UNI. La norma EN versione 2011 apporta alcune significative differenze rispetto alla versione del 2003, ma come la precedente riunisce nel soddisfacimento di tre fattori fondamentali (tabella 3), l idea di progettazione illuminotecnica nei luoghi di lavoro: Comfort visivo, cioè il raggiungimento di una sensazione di benessere, fisiologico e psicologico, che contribuisca a migliorare la produttività dei lavoratori; Prestazione visiva, cioè la possibilità, da parte dei lavoratori, di svolgere il loro compito anche in condizioni difficili e a lungo nel tempo. Può essere definita come il rapporto tra il lavoro svolto con un certo illuminamento e lo stesso lavoro svolto in condizioni di illuminamento ideale (se ne ricava un coefficiente inferiore ad 1 come risulta dalla tabella 4). La prestazione visiva viene influenzata dalla capacità visive della persona (giovane, anziana), dal tipo di compito visivo da svolgere (facile, medio, difficile) e dalle caratteristiche dell ambiente e del tipo di impegno richiesto (medio, elevato); Sicurezza, cioè la garanzia che l illuminazione non incida negativamente sulle condizioni di sicurezza dei lavoratori; 5

6 Livello di impegno medio Livello di impegno elevato Compito Prestazione visiva Prestazione visiva Prestazione visiva Prestazione visiva Facile 0,97 0,83 0,83 0,75 Medio 0,85 0,7 0,7 0,6 Difficile 0,7 0,45 0,6 0,4 Giovani Anziani Giovani Anziani Tabella 4 Dalla pubblicazione CIE 19.2, le variazioni delle prestazioni visive tra giovani e anziani in una situazione con illuminamento medio di 500 lx Esaminiamo in dettaglio i parametri che vanno presi in considerazione per garantire comfort, prestazione visiva e sicurezza: Illuminamento e sua uniformità Illuminamento delle pareti e del soffitto Distribuzione delle luminanze Abbagliamento e sua limitazione Direzione della luce Aspetti cromatici della luce Sfarfallamento ed effetti stroboscopici Illuminamento dello spazio interno (cilindrico, modellato, direzionale) Fattore di manutenzione Efficienza energetica Integrazione della luce diurna Illuminazione in presenza di videoterminali Valutazione del rischio dovuto all illuminazione 6

7 2 Illuminamento e sua uniformità Come nella vecchia versione, anche nella versione 2011 della UNI EN si differenzia l illuminazione concentrandola dove è richiesto un determinato compito (es. lettura, scrittura, disegno, lavoro sul computer). L area dove, per lavoro, occorre svolgere un determinato compito visivo può essere orizzontale, inclinata o anche verticale (figura 1). Figura 1 Illuminazione differente per compiti visivi differenti A questo scopo è stato definito l illuminamento medio mantenuto E m, cioè il minimo valore di illuminamento medio consentito in una zona dove deve essere svolto un determinato compito visivo: non si può mai scendere al di sotto, di conseguenza l avvicinamento a questo valore indica che è giunto il momento di effettuare una manutenzione. A questo proposito è importante sottolineare che, in sede di definizione del valore iniziale dell illuminamento medio, sarà opportuno dividere il valore di E m fornito dalla norma per il fattore di manutenzione FM per tenere conto dell inevitabile decadimento nel tempo (quindi ad esempio in una cucina di un ristorante, dove si è determinato un fattore di manutenzione di 0,8, l illuminamento medio in sede di progettazione non dovrà essere 500 lx come previsto dalla norma UNI EN , vedi tabella 21, ma bensì 500/0,8 = 625 lx). Possono ovviamente esserci diversi valori all interno di uno stesso locale, potendo convivere differenti tipologie di lavori e quindi di compiti visivi. 7

8 Essendo difficile in fase di progettazione individuare con esattezza la zona dove si svolgerà il compito visivo, la norma prevede un area più estesa attorno a quella sede del compito visivo, chiamata zona del compito visivo, all interno della quale mantenere l illuminamento E m (figura 2). Attorno a questa zona viene definita una zona immediatamente circostante che è una fascia attorno alla zona del compito di ampiezza minima di 0,5 m, nella quale l illuminamento può essere diminuito rispetto a quello della zona del compito visivo, in base a quanto prescritto dalla tabella 5. Attorno alla zona circostante viene considerata un altra area chiamata zona di sfondo. La zona di sfondo è una fascia di almeno 3 metri attorno all area immediatamente circostante e deve essere illuminata con un valore medio mantenuto pari ad almeno 1/3 dell'illuminamento previsto per l'area immediatamente circostante. Illuminamento nella zona del compito visivo lx Illuminamento nella zona immediatamente circostante lx Illuminamento della zona di sfondo lx > 500/ > 300/ > 200/ > 150/3 150 Uguale a quello della zona del compito visivo > (illuminamento compito visivo)/3 Tabella 5 Correlazione tra illuminamenti delle zone del compito con le zone circostanti e con la zona di sfondo Figura 2 Zona del compito visivo, area di colore blu, che comprende al suo interno l area sede del compito visivo (Zumtobel Staff) 8

9 Figura 3 - Ampiezza della zona di sfondo (novità introdotta dalla UNI EN :2011) Nel caso in cui non si riescano ad individuare le zone del compito visivo all interno dell ambiente di lavoro, ci sono due soluzioni possibili: a. estendere a tutto l ambiente la zona del compito, escludendo solo le aree nelle quali si sia certi che non si svolgerà l attività visiva legata al lavoro, oppure b. si illumina l'intera area con una uniformità U 0 0,4 con un livello di illuminamento previsto dal progettista. Se il compito visivo diventa noto in un secondo momento, il layout dell'impianto deve essere riprogettato per garantire l'illuminamento prescritto. Chiaramente non ci possono essere variazioni troppo brusche tra zone del compito e zone circostanti, pena abbagliamento e conseguente affaticamento visivo. A questo proposito, per sentirsi bene e non stancarsi precocemente è fondamentale una distribuzione equilibrata delle luminanze. Per questo 9

10 scopo va mantenuto un determinato livello minimo di uniformità d illuminamento sia nella zona del compito visivo che nella zona immediatamente circostante. L uniformità di illuminamento è un parametro definito come il rapporto fra l illuminamento minimo e l illuminamento medio su una data superficie (E min /E medio ). La norma UNI EN definisce i valori minimi di uniformità al di sotto dei quali non scendere; o per le zone del compito visivo il valore minimo di uniformità cambia a seconda del compito ed è indicato in tabella 21 o per le zone immediatamente circostanti l uniformità minima è di 0,4; o per le zone di sfondo l uniformità minima scende a 0,1. La stessa norma, per i livelli di illuminamento dei vari locali, propone una scala di valori espressi in lux, di questo tipo: Detto che 20 lx sono il livello minimo indicato, in quanto è il valore al di sotto del quale non si riesce ad identificare una persona, e che 200 lx è il valore minimo di illuminamento che la norma concede in zone occupate continuamente, si possono accettare delle deviazioni dai valori indicati dalla tabella generale dei requisiti illuminotecnici (tabella 21), aumentandone i lux di gradino (ad esempio da 300 a 500) della scale degli illuminamenti quando esista una delle seguenti condizioni particolarmente critiche di lavoro: Compito visivo critico Errori non economicamente accettabili Compito svolto per tempi eccezionalmente lunghi Dettagli del compito eccezionalmente piccoli Capacità visive del lavoratore inferiori alla norma Importanti alta produttività e accuratezza nel lavoro o diminuendone i lux dello stesso gradino (ad esempio da 200 a 150), quando le condizioni di lavoro lo consentono: Compito visivo con dettagli non particolarmente piccoli o con alti contrasti Compito svolto per tempi eccezionalmente brevi 10

11 3 Illuminamento delle pareti e del soffitto Nella versione 2004 della norma UNI EN , nessuna prescrizione era prevista per queste superfici. Invece, nella revisione 2011 sono state inserite delle prescrizioni relative ai valori di illuminamento delle principali superfici di ambienti chiusi. Le motivazioni che hanno portato a prescrivere questi illuminamenti sono giustificati dal fatto che sia le pareti, che il soffitto, entrano nel campo visivo dell osservatore ( background ), quindi queste superfici rivestono una notevole importanza nel definire il comfort visivo dell ambiente. I valori di illuminamento medi prescritti sono: per le pareti > 50 lx con U 0 0,10 per il soffitto > 30 lx con U 0 0,10 In una nota è specificato che in locali dove a causa delle dimensioni, della complessità e di costrizioni operative non è possibile rispettare quanto sopra prescritto, un valore ridotto dell illuminamento potrebbe essere accettato. Questo significa che, se ad esempio il locale da illuminare è molto alto e gli apparecchi sono molto distanti dal soffitto, le parti più elevate delle pareti saranno poco illuminate, quindi l'illuminamento medio di queste superfici sarà molto basso. In queste condizioni la norma accetta valori ridotti di illuminamento. Un altra nota prevede invece, per locali dove sono presenti attività o compiti visivi che richiedono superfici luminose come uffici, ospedali e aule scolastiche, il valore dell illuminamento medio mantenuto diventa > 75 lx per le pareti e > 50 lx per il soffitto. L uniformità rimane per ambedue le superfici U 0 0,10. 11

12 4 Distribuzione delle luminanze La luminanza è l unica, fra le grandezze illuminotecniche, ad essere percepita direttamente dal nostro occhio. Di conseguenza risulta di estrema importanza garantire una distribuzione bilanciata della luminanza nel campo visivo dei lavoratori, allo scopo di aumentare la nitidezza della visione, di migliorare la possibilità di distinguere piccole differenze di luminanza, di aumentare l efficienza delle funzioni oculari (quali l accomodamento, la convergenza, etc.), e di migliorare il comfort visivo. La percezione di un oggetto è in funzione del contrasto rispetto a ciò che sta intorno, ossia della differenza di luminanza fra l oggetto e lo sfondo. Poiché l entità della luminanza dipende dall illuminamento di una superficie, dall indice di riflessione della superficie illuminata e dalla direzione della luce riflessa, la norma consiglia i seguenti fattori di riflessione per le pareti di un locale adibito a lavoro (tabella 6). Tipo di superficie Fattore di riflessione consigliato (EN ) Soffitto Da 0,7 a 0,9 Pareti Da 0,5 a 0,8 Pavimento Da 0,2 a 0,4 Tabella 6 Intervalli consigliati per i fattori di riflessione di un locale Nella edizione 2011 della norma UNI EN non è più prescritto il fattore di riflessione del piano di lavoro, ma una nota specifica che il fattore di riflessione degli oggetti principali (arredi, macchinari, superfici delle scrivanie) dovrebbe essere compreso tra 0,2 e 0,7. Gli effetti negativi causati da scelte errate legate alla luminanza possono portare ad abbagliamento (nel caso di luminanze troppo elevate), ad affaticamenti oculari (nel caso di contrasti di luminanza troppo alti) e ad un ambiente di lavoro poco piacevole e poco stimolante (nel caso si ottengano luminanze e contrasti troppo bassi). In genere un rapporto di 1 a 3 fra la luminanza media della zona immediatamente circostante e quella del compito visivo e di 1 a 10 fra la luminanza media delle aree periferiche del campo visivo, ossia pareti, soffitto e pavimento, e quella del compito visivo, sono considerati valori limite da non superare. Ad esempio se la luminanza del compito visivo è di 150 cd/m 2, la luminanza negli immediati dintorni non deve scendere sotto 50 cd/m 2 e quella delle zone periferiche sotto 15 cd/m 2. Figura 4 Equilibrio errato e corretto delle luminanze 12

13 5 Abbagliamento e sua limitazione Per abbagliamento si intende la sensazione visiva causata da una distribuzione sfavorevole delle luminanze e/o da contrasti eccessivi di luminanze nel campo visivo. L abbagliamento si può dividere in due categorie: Abbagliamento diretto (chiamato molesto) che è provocato direttamente dalle sorgenti luminose, cioè dagli apparecchi di illuminazione o dalle finestre; Figura 5 Abbagliamento diretto (Zumtobel Staff) Abbagliamento riflesso che è provocato dalla riflessione della luce su oggetti e superfici che fanno da specchio (es. schermo di computer) ; Figura 6 Abbagliamento riflesso (Zumtobel Staff) Entrambi i tipi di abbagliamento sono da evitare, in quanto portano a cali di concentrazione ad aumento degli errori e a stanchezza. Abbagliamento diretto Mentre per l abbagliamento diretto provocato dalle finestre vi rimandiamo ad un punto successivo, parliamo dell abbagliamento diretto provocato dagli apparecchi di illuminazione che viene valutato nella norma UNI EN , attraverso il metodo dell indice unificato di abbagliamento UGR (Unified Glare Rating). L'UGR è un indice unificato in campo internazionale, sviluppato dalla CIE (Commission International de l'eclairage) nella pubblicazione 117 del 1995, per la valutazione 13

14 dell'abbagliamento diretto per ogni specifica applicazione, in funzione della disposizione degli apparecchi illuminanti, delle caratteristiche dell'ambiente (dimensioni, riflessioni) e del punto di osservazione degli operatori. I valori standard di riferimento dell'ugr sono compresi tra 10 (nessun abbagliamento) e 30 (abbagliamento fisiologico considerevole) distanziati di 3 unità (10, 13, 16, 19, 22, 25 e 28), da ricercarsi nelle due direzioni di vista (trasversale e longitudinale rispetto all'apparecchio): più basso è il valore, minore è l'abbagliamento diretto. In tabella 6bis viene indicato più in dettaglio il rapporto tra valori di UGR e grado di abbagliamento percepito. Nella tabella generale dei requisiti illuminotecnici dei vari locali (tabella 21), viene indicato (dove può essere definito) il valore massimo di UGR da non superare. Il fattore UGR tiene conto della luminanza di sfondo (soffitto, pareti) e della somma dell effetto di abbagliamento di ciascun apparecchio collocato nel locale riferite ad una posizione standard dell osservatore. L UGR, che dovrebbe essere fornito dal costruttore dell apparecchio di illuminazione per una certa geometria di ambiente, non è però definito per apparecchi di illuminazione che hanno una componente di illuminazione indiretta superiore al 65%. Se le posizioni degli apparecchi e dell osservatore differiscono di molto rispetto a quelle standard, il fattore UGR può cambiare anche di molto. I valori limite in questo caso sono ancora allo studio, anche se esistono tabelle del CIE che consentono di fare delle stime in base al variare della posizione dell osservatore. Ma come è possibile ridurre e/o rimediare alla distorsione di visione causata da un abbagliamento? Se l abbagliamento è provocato dalle finestre, per la sua limitazione ci si affida a tende e serrande, mentre se l abbagliamento proviene dagli apparecchi luminosi, lo si limita con una adeguata schermatura delle lampade con elementi che non siano trasparenti, come per esempio le lamelle, con un angolo minimo di schermatura indicato in tabella 7. L angolo di schermatura α di un apparecchio, viene misurato rispetto all orizzontale (figura 7). Nel caso più semplice gli apparecchi schermati possiedono lamelle metalliche o di plastica montate sia trasversalmente che longitudinalmente rispetto all asse della lampada. La norma UNI EN fornisce una formula per il calcolo manuale del fattore UGR, ma in genere viene calcolato attraverso software. 14

15 Figura 7 Esempi di angoli di schermatura di alcuni apparecchi di illuminazione (Zumtobel Staff) Entità dell abbagliamento diretto UGR Abbagliamento intollerabile > 28 Abbagliamento quasi intollerabile 28 (es. sottopassi ferroviari) Abbagliamento fastidioso 25 (es. lavori grezzi industriali) Abbagliamento quasi fastidioso 22 (es. lavori fini industriali) Abbagliamento appena accettabile 19 (es. uffici) Abbagliamento accettabile 16 Abbagliamento percepibile 13 Abbagliamento appena percepibile 10 Tabella 7 Valori dell abbagliamento diretto dovuto alla luce artificiale diretta e indice UGR Luminanza della lampada Angolo minimo di schermatura L [kcd/m 2 ] 20 L < L < L Tabella 8 Angoli di schermatura minimi in base alla luminanza della lampada (valori non validi in caso di apparecchi ad illuminazione indiretta o montati al di sotto del livello della visione) Abbagliamento riflesso A causa di superfici troppo riflettenti e del posizionamento sbagliato degli apparecchi di illuminazione e/o dei posti di lavoro, possono venire alterate le condizioni di visibilità del compito. Per evitare o ridurre l abbagliamento riflesso si possono seguire le seguenti indicazioni: Sistemazione adeguata e coerente tra apparecchi di illuminazione e posti di lavoro; 15

16 Uso di superfici opache e satinate, a riflessione diffusa o schermate sul posto di lavoro; Riduzione della luminanza degli apparecchi di illuminazione in modo da limitare i riflessi sull oggetto da vedere; Aumento dell area luminosa dell apparecchio di illuminazione, cioè utilizzo di luce diffusa, con forti componenti di luce indiretta; Avere pareti e soffitto di colore chiaro; 16

17 6 Direzione della luce L illuminazione diffusa dovrebbe essere miscelata in maniera equilibrata, ad una illuminazione direzionale (cioè che proviene da una ben precisa direzione), allo scopo di migliorare il riconoscimento tridimensionale degli oggetti, creando un ombreggiatura nella quale si passa dalla zone scure a quelle chiare senza traumi visivi e le forme sono rivelate in modo chiaro e piacevole. Senza un equilibrio tra illuminazione direzionale e diffusa potrebbero crearsi inconvenienti quali un ambiente senza ombre dove tutto appare monotono (eccesso di luce diffusa), oppure un ambiente con ombre troppo pronunciate con conseguenti zone completamente scure (eccesso di luce direzionale). L illuminazione direzionale può essere utilizzata inoltre per migliorare uno specifico compito visivo, aumentando la visibilità dei dettagli dell attività da svolgere. 17

18 7 Aspetti cromatici della luce Per descrivere le proprietà cromatiche di una sorgente luminosa, la norma UNI EN prende in considerazione due fattori: La temperatura di colore (T CP ) che indica l'apparenza cromatica della luce stessa; L'indice di resa del colore (R a ) che dice in che misura il colore di un oggetto illuminato artificialmente (es. pareti, mobili, oggetti di lavoro, etc.) appare naturale a chi lo osserva; Temperatura di colore Questo parametro nasce da un confronto che viene effettuato con le variazioni luminose di un corpo nero riscaldato. Man mano che aumenta la temperatura, il corpo nero passa gradualmente dal rosso all'arancio, al giallo, al bianco, fino al bianco azzurrognolo. La temperatura di colore di una sorgente luminosa è appunto la temperatura, espressa in gradi kelvin (K), alla quale il colore del corpo nero corrisponderà esattamente a quello della sorgente luminosa. Poiché per molte sorgenti luminose non è possibile ottenere una corrispondenza perfetta, in tali casi si fa riferimento alla corrispondenza più vicina possibile, ed il colore viene descritto come temperatura di colore correlata (T CP ). E questa la temperatura che viene indicata nella tabella 9, tratta dalla norma, e che mostra il colore apparente della luce in relazione alla temperatura di colore delle lampade. Si noti che le descrizioni (calda, fredda, etc.) si riferiscono al modo in cui vengono percepiti i colori, ovvero all'impatto psicologico dell'illuminazione. I colori e le sorgenti luminose nella zona blu dello spettro sono indicati come freddi e quelli verso la zona rossa-arancione sono invece descritti come caldi. Apparenza del colore Calda Neutra Fredda Temperatura correlata T CP < 3300 K 3300 K T CP 5300 K T CP > 5300 K Tabella 9 Gruppi di apparenza di colore delle lampade 18

19 Figura 8 Diagramma che mette in relazione illuminamento e temperatura di colore per ottenere un buon livello di comfort visivo. Resa del colore La resa del colore è un indice che ci permette di capire se i colori e la pelle umana, illuminati in modo artificiale, sono resi in modo naturale, cioè appaiono a chi li osserva come illuminati dalla luce del sole. Nella tabella generale dei requisiti illuminotecnici dei vari locali (tabella 21) viene indicato il valore minimo di R a, che consiste in un numero compreso tra 0 e 100. Un indice R a pari o superiore ad 80 viene normalmente considerato alto ed indica che la sorgente ha buone proprietà di resa cromatica; ad esempio le sorgenti di tipo termico, come le lampade a incandescenza, hanno un ottima resa del colore, mentre le lampade fluorescenti sono invece disponibili in diverse rese. La norma UNI EN consiglia di non utilizzare lampade con un indice inferiore ad 80 nei luoghi di lavoro dove le persone permangono e/o lavorano per lunghi periodi. Viene consentito un indice inferiore ad 80, come eccezione, se il locale da illuminare è molto alto, ma comunque va garantita un illuminazione con un indice di resa del colore più elevata in corrispondenza dei posti di lavoro fissi occupati in continuazione e dove i colori dei segnali di sicurezza devono essere riconosciuti. In generale quindi, un indice R a elevato significa che una sorgente luminosa renderà bene i colori. Dato comunque che gli indici R a sono calcolati per le sorgenti luminose a una specifica temperatura di colore, non ha senso confrontare due sorgenti luminose con differente temperatura di colore e stesso indice di resa del colore R a. Ricordiamo inoltre che l'indice R a è la media effettuata su otto differenti colori, e che di conseguenza una sorgente luminosa con un indice R a elevato non garantisce la resa naturale di uno specifico colore, ma solo la tendenza a rendere bene un ampio spettro di colori. 19

20 8 Sfarfallamento ed effetti stroboscopici Effetti assolutamente indesiderati sono lo sfarfallamento (flicker), responsabile di distrazioni e a lungo andare, anche di disturbi più gravi come le cefalee, e l effetto stroboscopico provocato dal flusso luminoso che pulsa a frequenza doppia di quella della rete (100 Hz). Normalmente questa frequenza non viene percepita, ma nel momento in cui ci sono macchinari, quali ad esempio un tornio, che ruotano velocemente, si può creare una pericolosissima illusione ottica tale per cui l attrezzo sembra addirittura fermo, determinando così una situazione di estremo pericolo. L effetto stroboscopico si può annullare utilizzando ad esempio lampade a scarica con reattori elettronici funzionanti ad alte frequenze (circa 30 khz), oppure lampade ad incandescenza alimentate in continua. 20

21 9 Illuminamento dello spazio interno (cilindrico, modellato, direzionale) Oltre all illuminazione del compito visivo, dovrebbe essere illuminato anche il volume di spazio occupato dalle persone. Questa luce è necessaria per evidenziare meglio gli oggetti, rilevarne la consistenza e migliorare l'aspetto delle persone all'interno dello spazio. I termini "illuminamento medio cilindrico", "modellato" e "illuminazione direzionale" descrivono queste condizioni di illuminazione. Un buon riconoscimento degli oggetti all'interno di uno spazio richiede che il volume di spazio nel quale le persone lavorano debbano essere illuminati. Ciò è realizzato fornendo un adeguato illuminamento medio cilindrico, Ez, nello spazio. L'illuminamento medio mantenuto cilindrico (illuminamento medio sul piano verticale) per l'attività e le aree interne non deve essere inferiore a 50 lx con Uo 0,1, su un piano orizzontale ad un'altezza specificata, ad esempio 1,2 m per persone sedute e 1,6 m per le persone in piedi sopra il pavimento. Nelle zone in cui è importante una buona comunicazione visiva, soprattutto in uffici, sale riunioni e aree di insegnamento, Ez non deve essere inferiore ai 150 lx con Uo 0,1. L'aspetto generale di un ambiente interno è esaltato quando le sue caratteristiche strutturali, le persone e gli oggetti al suo interno sono illuminati in modo tale che le forme siano rivelate in modo chiaro e piacevole. L illuminazione non dovrebbe essere né troppo direzionale, per non produrre ombre troppo dure, né troppo diffusa per non perdere completamente l effetto del modellato, rendendo l ambiente luminoso monotono. Ombre multiple causate da un illuminazione direzionale da più posizioni dovrebbe essere evitata in quanto questo può portare ad una effetto visivo confuso. Il modellato descrive l'equilibrio tra luce diffusa e luce diretta. Il rapporto cilindrico dell illuminamento orizzontale in un punto è un indicatore di modellazione. Con una disposizione uniforme di apparecchi o lucernari un valore compreso tra 0,30 e 0,60 è un indicatore di buona modellazione. L illuminazione da una direzione specifica può rilevare i dettagli di un compito visivo, aumentandone la visibilità e rendendo più facile l espletamento del compito stesso. Devono essere evitate le ombre troppo dure che interferiscono con il compito visivo, ma alcune ombre contribuiscono ad aumentare la visibilità del compito. 21

22 10 Fattore di manutenzione La manutenzione degli impianti di illuminazione è essenziale per mantenere nel tempo le prestazioni di un sistema di illuminazione entro i limiti progettuali e per promuovere un uso efficiente dell energia. Il livello di illuminazione all interno di un locale infatti decresce gradualmente nel corso della vita dell impianto. Il parametro che descrive questa riduzione viene definito fattore di manutenzione (FM), la cui definizione è la seguente: il rapporto tra l illuminamento medio sul piano di lavoro dopo un certo periodo di uso dell impianto (1 manutenzione) rispetto al valore medio dell illuminamento ottenuto sotto le stesse condizioni quando l impianto è nuovo. E FM = m E in dove E m è l illuminamento medio mantenuto ed E in è l illuminamento iniziale. E evidente quindi che stiamo parlando di un parametro di valore inferiore ad 1, di fondamentale importanza per la progettazione dell impianto di illuminazione. Il progettista deve infatti, in base alla norma UNI EN : stabilire il fattore di manutenzione ed elencare tutte le ipotesi richieste per la valutazione di questo valore; specificare gli apparecchi di illuminazione adatti per l ambiente; preparare un programma completo di manutenzione in cui si devono indicare: la frequenza con cui si devono sostituire le lampade, gli intervalli di pulizia degli apparecchi di illuminazione e del locale, ed il metodo di pulizia più adeguato. In sostanza, il fattore di manutenzione serve per valutare nel progetto il calo di illuminamento dovuto a sporcizia, usura e guasti delle lampade che si verificano nel corso del tempo, e dipende da come vengono mantenute le lampade, gli alimentatori, gli apparecchi di illuminazione, l ambiente circostante, e da come viene elaborato il programma di manutenzione. L illuminamento che il progettista calcola inizialmente E in, deve essere allora superiore a quello desiderato per l ambiente da illuminare E m, per tenere conto del fattore di manutenzione. 22

23 Figura 9 Variazione dell illuminamento attraverso la vita di un impianto. In assenza di manutenzione, l illuminamento dopo 6 anni scende al 50 % di quello iniziale. Un programma di manutenzione biennale unito alla sostituzione delle lampade ed alla pulizia delle pareti ogni 6 anni, porta ad ottenere un illuminamento dopo 6 anni pari al 98 % di quello iniziale. (Esempio di lampade fluorescenti lineari montate su apparecchi riflettori in ambito industriale) Per una valutazione più precisa ci si può rifare alla pubblicazione CIE 97/2005 Guida alla manutenzione dei sistemi di illuminazione per interni, la quale permette di calcolare il fattore di manutenzione (FM) come prodotto di quattro parametri: FM = LLMF x LSF x LMF x RSMF dove: LLMF è il fattore di manutenzione del flusso luminoso che indica la riduzione del flusso specifica di una lampada nel corso della sua durata; LSF è il fattore di durata delle lampade che indica la percentuale di lampade ancora funzionanti trascorso un certo intervallo di manutenzione; 23

24 LMF è il fattore di manutenzione dell apparecchio che indica il calo di efficienza di un apparecchio dovuto alla sporcizia che si accumula trascorso un certo intervallo di manutenzione/pulizia; RSMF è il fattore di manutenzione del locale che indica il calo degli indici di riflessione delle superfici perimetrali, dovuto alla sporcizia che si accumula trascorso un certo intervallo di manutenzione/pulizia. Le tabelle seguenti prese dalla pubblicazione CIE 97 del 2005, permettono di risalire al valore di questi quattro parametri: Durata di esercizio in 1000 ore Tipo lampade Fattore Incandescenza LLMF LSF Alogene LLMF LSF Fluorescenti LLMF trifosforo LSF Fluorescenti LLMF alofosfati LSF Fluorescenti LLMF compatte LSF Vapori di LLMF mercurio alta LSF pressione Ioduri LLMF metallici LSF Vapori di sodio LLMF alta pressione LSF LED LLMF LSF 0,1 0, ,97 0,98 0,99 0,99 0,98 0,98 0,99 0,99 0,93 0,50 0,97 0,78 0,98 0,96 0,97 0,99 0,97 0,99 0,95 0,50 0,97 0,95 0,94 0,98 0,93 0,98 0,93 0,87 0,91 0,97 0,85 0,97 0,92 0,99 0,84 0,99 0,89 0,94 0,82 0,94 0,90 0,98 0,81 0,98 0,87 0,86 0,80 0,90 0,98 0,99 0,95 0,99 0,90 0,98 0,87 0,97 0,83 0,92 0,79 0,86 0,98 0,98 0,98 0,97 0,97 0,99 0,99 0,99 I dati stanno cambiando troppo rapidamente I dati stanno cambiando troppo rapidamente 0,90 0,98 0,79 0,98 0,85 0,50 0,79 0,86 0,65 0,80 0,97 0,99 0,90 0,97 0,77 0,92 0,78 0,79 0,63 0,73 0,97 0,97 0,90 0,94 0,75 0,50 0,77 0,69 0,58 0,66 0,96 0,95 0,90 0,50 0,76 0,50 0,50 0,50 0,94 0,92 0,90 0,50 Tabella 10 Fattore di manutenzione del flusso luminoso (LLMF) e fattore di durata delle lampade (LSF) Se è prevista la sostituzione singola delle lampade, il fattore di durata delle lampade LSF sarà pari a 1 24

25 Intervallo di pulizia degli apparecchi (anni) Condizioni dell ambiente Tipo apparecchi 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 Qualsiasi MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S A 1 0,98 0,95 0,92 0,88 0,96 0,93 0,89 0,83 0,95 0,91 0,87 0,80 0,94 0,89 0,84 0,78 0,93 0,87 0,82 0,75 0,92 0,85 0,79 0,73 B 1 0,96 0,95 0,91 0,88 0,95 0,90 0,86 0,83 0,94 0,87 0,83 0,79 0,92 0,84 0,80 0,75 0,91 0,82 0,76 0,71 0,89 0,79 0,74 0,68 C 1 0,95 0,93 0,89 0,85 0,94 0,89 0,81 0,75 0,93 0,84 0,74 0,66 0,91 0,80 0,69 0,59 0,89 0,77 0,64 0,54 0,87 0,74 0,61 0,52 D 1 0,94 0,92 0,87 0,83 0,94 0,88 0,82 0,77 0,93 0,85 0,79 0,73 0,91 0,83 0,77 0,71 0,90 0,81 0,75 0,68 0,89 0,79 0,73 0,65 E 1 0,94 0,96 0,93 0,91 0,96 0,94 0,90 0,86 0,92 0,92 0,88 0,83 0,93 0,91 0,86 0,81 0,92 0,90 0,85 0,80 0,92 0,90 0,84 0,79 F 1 0,94 0,92 0,89 0,85 0,93 0,86 0,81 0,74 0,91 0,81 0,73 0,65 0,88 0,77 0,66 0,57 0,86 0,73 0,60 0,51 0,85 0,70 0,55 0,45 G 1 0,99 0,98 0,99 0,96 0,93 0,99 0,97 0,94 0,89 0,99 0,96 0,92 0,87 0,98 0,95 0,91 0,86 0,98 0,95 0,90 0,85 Tabella 11 Fattore di manutenzione dell apparecchio (LMF) 25 omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

26 Intervallo di pulizia del locale (anni) Condizioni dell ambiente Fattori di riflessione di soffitto/ pareti/ pavimento 0,8/0,7/0,2 0,7/0,5/0,2 0,5/0,3/0,2 Tipo di illuminazione Diretta Diretta/Indiretta Indiretta Diretta Diretta/Indiretta Indiretta Diretta Diretta/Indiretta Indiretta 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 Qualsiasi MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S MP P N S 0,97 0,95 0,93 0,98 0,97 0,95 0,99 0,98 0,96 0,93 0,90 0,86 0,96 0,93 0,89 0,98 0,96 0,91 0,88 0,81 0,72 0,92 0,87 0,77 0,96 0,92 0,81 0,81 0,70 0,54 0,87 0,77 0,60 0,93 0,85 0,66 0,96 0,94 0,91 0,97 0,96 0,93 0,99 0,97 0,95 0,92 0,88 0,82 0,95 0,91 0,86 0,97 0,95 0,89 0,86 0,78 0,67 0,91 0,84 0,73 0,95 0,90 0,78 0,80 0,67 0,50 0,86 0,75 0,56 0,92 0,84 0,62 0,95 0,93 0,90 0,97 0,95 0,92 0,98 0,97 0,94 0,91 0,87 0,81 0,94 0,91 0,85 0,97 0,94 0,88 0,86 0,77 0,66 0,90 0,84 0,72 0,95 0,90 0,77 0,80 0,67 0,49 0,86 0,75 0,55 0,92 0,84 0,61 0,95 0,93 0,90 0,97 0,95 0,92 0,98 0,97 0,94 0,91 0,87 0,81 0,94 0,91 0,85 0,97 0,94 0,88 0,85 0,77 0,66 0,90 0,83 0,72 0,95 0,90 0,77 0,80 0,67 0,49 0,86 0,75 0,55 0,92 0,84 0,61 0,95 0,93 0,90 0,97 0,95 0,92 0,98 0,97 0,94 0,91 0,87 0,81 0,94 0,91 0,84 0,97 0,94 0,88 0,85 0,77 0,66 0,90 0,83 0,72 0,95 0,90 0,77 0,80 0,67 0,49 0,86 0,75 0,55 0,92 0,84 0,61 0,95 0,93 0,90 0,97 0,95 0,92 0,98 0,97 0,94 0,91 0,87 0,81 0,94 0,91 0,84 0,97 0,94 0,88 0,85 0,77 0,66 0,90 0,83 0,72 0,95 0,90 0,77 0,80 0,67 0,49 0,86 0,75 0,55 0,92 0,84 0,61 Tabella 12 Fattore di manutenzione del locale (RSMF) 26 omissioni sono possibili. Voltimum Italia s.r.l. a socio Unico declina qualsiasi responsabilità per errori ed omissioni eventualmente presenti nel sito.

27 Condizioni dell ambiente (grado di sporcizia derivante dall uso che viene fatto di un locale) Molto pulito (MP) Pulito (P) Normale (N) Sporco (S) Intervallo massimo di manutenzione 3 anni 2 anni 1 anno Settori lavorativi Ambienti asettici, centri di calcolo, reparti di assemblaggio di componenti elettronici, cliniche ospedaliere (qui per motivi igienici possono essere richiesti intervalli di manutenzione più brevi) Uffici, scuole, reparti ospedalieri Negozi, laboratori, ristoranti, magazzini, capannoni di montaggio Acciaierie, impianti chimici, fonderie, impianti metallurgici, lavorazione del legno Tabella 13 Condizioni dell ambiente (da utilizzare nelle tabelle 11 e 12) Intervallo di pulizia degli apparecchi Condizioni dell ambiente Tipo apparecchi A - Supporti a fascio libero B - Riflettori aperti verso l alto (a ventilazione naturale) C - Riflettori chiusi verso l alto (non ventilati) D - Apparecchi IP2X chiusi E - Apparecchi IP5X antipolvere F - Apparecchi a luce indiretta G - Apparecchi a ventilazione forzata MP P 3 anni 2 anni 1 anno N S MP P N X X X X X X S MP P X (X) X X (X) X X X X X (X) X X X X N S Tabella 14 Intervallo di pulizia degli apparecchi (da utilizzare nelle tabelle 11 e 12). La tabella vale per fattori di manutenzione apparecchio 0,8 27

28 Attività lavorativa Turni 24 ore su 24. Comando/controllo del sistema Doppi turni, 6 giorni alla settimana Turno unico, 6 giorni alla settimana Turno unico, 5 giorni alla settimana 6 giorni alla settimana 5 giorni alla settimana 5 giorni alla settimana 7 giorni alla settimana Durata di accensione Giorni di accensione all anno Ore al giorno Industria Vendita al dettaglio Comando sulla base della luce diurna (le lampade si accendono automaticamente quando la luce diurna è insufficiente) * No Si No Si No Si No Si Durata di esercizio per lampada (ore di accensione) No 3100 Uffici No Si 1550 Scuole No Si 1140 Ospedali No Si 3504 Tabella 15 Durata di esercizio delle lampade (da utilizzare nella tabella 10). I dati valgono a condizione che per la metà dell anno sia data luce diurna in quantità sufficiente. 28

29 Percorso logico per il calcolo di FM ed esempio pratico Procedura per determinare passo dopo passo il fattore di manutenzione Passo 1 Selezionare lampade e apparecchi di illuminazione (tabella 2) Passo 2 Determinare la durata di esercizio delle lampade (tabella 3) Passo 3 Ottenere i fattori LLMF e LSF (tabella 4) Passo 4 Valutare l intervallo di manutenzione del locale (tabella 1) Passo 5 Determinare gli intervalli di pulizia degli apparecchi e del locale Passo 6 Ottenere il fattore LMF (tabella 5) Passo 7 Ottenere il fattore RSMF (tabella 6) Passo 8 Calcolare FM = LLMF x LSF x LMF x RSMF Passo 9 E consigliabile ripetere i passi da 1 a 8, assestando i vari parametri 29

30 Luogo Fabbrica che assembla ricevitori televisivi Dimensioni Grande spazio aperto in condizioni normali Fattori di riflessione Soffitto/pareti/pavimento rispettivamente a 70/30/20 Sistema di illuminazione Riflettori di metallo con lampade fluorescenti trifosforo Ore di accensione 4000 ore all anno con sostituzione delle lampade bruciate Calendario di manutenzione Dalla tabella 4 Pulizia e cambio lampade ogni 2 anni LLMF = 0,90 per 8000 ore di durata di esercizio Dalla tabella 4 LSF = (ipotizzando la sostituzione singola delle lampade) Dalla tabella 5 LMF = 0,80 per una pulizia biennale di un apparecchio di tipo B Dalla tabella 6 RSMF = 0,93 per una pulizia delle superfici effettuata ogni 6 anni Fattore di FM = 0,90 x x 0,80 x 0,93 = 0,67 manutenzione Se la pulizia fosse effettuata annualmente e non ogni 2 anni, il fattore LMF diventerebbe 0,90 ed il fattore di manutenzione FM passerebbe a 0,72 con un incremento del 7% che si tradurrebbe in un risparmio nel dimensionamento dell impianto e nel consumo successivo di energia. Dopo aver stabilito il fattore di manutenzione ed aver scelto adeguati apparecchi di illuminazione, è di fondamentale importanza preparare un programma completo di manutenzione. Nell elaborare un programma di manutenzione vanno affrontati i seguenti punti: La modalità di sostituzione lampade, cioè singolarmente in base ai guasti (manutenzione correttiva) oppure a gruppi, pianificata secondo determinate scadenze (manutenzione preventiva); La manutenzione degli apparecchi, cioè in sostanza la pulizia degli apparecchi stessi; La manutenzione delle superfici perimetrali, cioè la pulizia regolare delle superfici perimetrali che è tanto più importante quanto più sono forti la componente di luce indiretta di un impianto e il livello di sporcizia che si sviluppa nel locale. Ad esempio, in un ambiente con forte sviluppo di sporco e con un impianto a luce prevalentemente indiretta il calo di efficienza luminosa è di circa 1/3 nel giro di tre anni; 30

31 L illuminazione dei luoghi di lavoro in interni UNI EN :2011 L attrezzatura per la manutenzione, ad esempio i vari elevatori e gru (montacarichi, carrelli elevatori, etc.), i meccanismi per apparecchi d illuminazione che permettono di abbassare gli apparecchi a livello del pavimento, le strutture per effettuare il bagno degli apparecchi mediante detergenti liquidi o ultrasuoni, etc.; I criteri per minimizzare il lavoro di manutenzione, che possono consistere in: uso di sorgenti luminose che mantengono costanti le caratteristiche illuminotecniche nel corso di tutta la loro durata; misure contro la penetrazione di oggetti estranei negli apparecchi; installazione di lampade resistenti alla polvere; scelta accurata dei materiali; uso di apparecchi che comportino il minor lavoro possibile nel montare/smontare le parti ottiche; scelta dei materiali in funzione delle condizioni dell ambiente; sfruttamento dell effetto di autopulitura degli apparecchi (es. riflettori aperti verso l alto); Il programma di manutenzione può essere impostato secondo due filosofie di intervento sull impianto: a intervalli regolari o ad intervalli variabili. Il programma di manutenzione ad intervalli regolari (figura 10) stabilisce una cadenza temporale rigida per gli interventi di pulizia, mentre il programma ad intervalli variabili è impostato su intervalli di pulizia diseguali (figura 11). Quest ultima impostazione è particolarmente vantaggiosa nell ottenere fattori di manutenzione più elevati, quando l impianto di illuminazione ha elevati costi iniziali e di consumo energetico, ma bassi costi di manutenzione. Figura 10 Programma di manutenzione ad intervalli regolari 31

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